Argentina/Croazia
1. Prosciolti i trafficanti di armi amici degli ustascia
2. FLASHBACK: Argentina: vecchi camerati arruolano mercenari per la
Croazia
=== 1 ===
http://www.ansa.it/balcani/croazia/20030828161132671010.html
ARGENTINA: ARMI A CROAZIA, PROSCIOLTI MENEM E CAVALLO
(ANSA) - BUENOS AIRES, 28 AGO - L'ex presidente argentino Carlos
Menem e l'ex ministro dell'economia Domingo Cavallo sono stati
prosciolti dall'accusa di contrabbando nell'ambito di una vendita
illegale di armi a Ecuador e Croazia. La notizia, pubblicata oggi
in esclusiva dal quotidiano 'La nacion', e' stata confermata da fonti
vicine al giudice istruttore per i reati economici, Julio Speroni,
che hanno precisato tuttavia che il magistrato mantiene sotto
processo l'ex ministro della difesa Oscar Camilion e lo stesso Menem
per presunto arricchimento illecito. La vendita di armi a Ecuador
e Crozia fu effettuata fra il 1991 e il 1995 grazie a tre decreti
presidenziali segreti firmati da Menem e dai suoi ministri, in cui si
stipulava fra l'altro che il destino del materiale era Panama e
Croazia. Nel 2001, per questa vicenda l'ex capo dello stato fu
posto agli arresti domiciliari, cosi' come finirono in carcere il suo
ex cognato Emir Yoma, l'ex ministro della difesa Antonio Erman
Gonzalez e l'ex comandante dell'esercito Martin Balza. Ma una
sentenza della Corte suprema di giustizia del 20 novembre rigetto' le
imputazioni di associazione per delinquere, di cui Menem era ritenuto
il capo, e di falsita' ideologica. Ora contro Menem resta solo una
inchiesta riguardante un conto che lui ed i suoi collaboratori
avrebbero in Svizzera.(ANSA). SAL
28/08/2003 16:11
=== 2 ===
Argentina: vecchi camerati arruolano mercenari per la Croazia
di Gary Weber
(tratto da "WoZ-die Wochenzeitung", n.29 del 23/7/1993, Zurigo, CH)
Nessun cartello e nessuna bandiera danno ad intendere che in un
grattacielo della via Còrdoba, al n. 679, nel centro di Buenos Aires,
si svolge un pezzetto di guerra dei Balcani. Al secondo piano, nascosto
al termine di un lungo corridoio, un foglietto scritto a mano sta
appeso dietro al campanello: dice semplicemente "Croacia". Solo un paio
di giorni fa, secondo una vicina, campeggiava sulla porta un
rappresentativo cartello con la dicitura: "Ambasciata Croata". Poi però
ci sono state questioni, e lo hanno rimosso. Infatti nel Corpo
Diplomatico dell'Argentina non esiste alcuna Ambasciata croata, nè
alcun Ambasciatore croato [l'articolo risale al 1993, n.d.crj].
O almeno non ancora. Il Presidente Menem spinge per il riconoscimento
del nuovo Stato e vuole che sia nominato Ambasciatore il suo vecchio
compare Ivo Rojnica. Egli ha con lui un debito di gratitudine, visto
che il croato avrebbe sostenuto con forza il peronista nella battaglia
elettorale. Rojnica entra ed esce dalla residenza presidenziale, sempre
più preso negli ultimi giorni dalle preoccupazioni. La stampa gli dà la
caccia e cerca, invano finora, di cavargli un commento sulle ultime
rivelazioni. La comunità ebraica di Buenos Aires accusa Rojnica di
essere stato "complice attivo ed esecutore della volontà dei nazisti" -
secondo il "Semanario Israelita", che esce nella capitale. Il
settimanale ebraico cita una disposizione degli Ustascia, emanata nella
città di Dubrovnik il 25 maggio 1941, che impone il coprifuoco tra le
19 e le sette del mattino per gli ebrei e per i serbi. Questa
disposizione porta la firma di Rojnica. Fintanto che le acque non si
sono placate, il Senato, dal quale dipende la nomina dell'Ambasciatore,
non vuole prendere alcuna decisione.
Gli Ustascia governarono la Croazia insieme all'Italia e alla Germania
dal 1941 al '45. Per quanto di loro competenza essi presero parte alla
persecuzione dei partigiani, dei serbi e degli ebrei. Ante Pavelic,
fondatore degli Ustascia (1) e capo del governo della Croazia nazista,
dopo la capitolazione della Germania di Hitler scappò nell'Argentina di
Juan Peròn, travestito da frate francescano, con l'aiuto del Vaticano.
Anche Rojnica nell'Europa del dopoguerra temette la giustizia alleata.
In principio si rifugiò a Trieste. Ma lì fu arrestato, dopo che una
delle sue vittime, una ebrea, lo ebbe riconosciuto. I suoi commilitoni
ustascia lo fecero scappare dal carcere e lo condussero lungo le
cosiddette "linee dei topi" fino alla sicura Argentina. Di lì Pavelic e
Rojnica proseguirono le loro attività ustascia, tra l'altro pubblicando
a Buenos Aires la "Gazzetta Croata".
Dopo la caduta di Peròn, negli anni cinquanta, Pavelic ebbe delle
difficoltà. La Jugoslavia lo aveva accusato di essere responsabile
della creazione di 22 campi di concentramento e dell'assassinio di un
milione di serbi e 60mila ebrei, e ne aveva chiesto la estradizione al
governo argentino. In effetti la estradizione fu negata nel 1957. Dopo
essere scampato ad un attentato, il "Duce", come si definiva lui
stesso, riuscì a portarsi nella Spagna di Franco, dove morì nel 1959.
Rojnica rimase a Rio de la Plata, e divenne una delle maggiori figure
dell'imprenditoria tessile del paese. Secondo il quotidiano "Pàgina
12", egli avrebbe fornito dieci milioni di dollari ai suoi fratelli
croati per l'acquisto di armi. Però dall'Argentina i vecchi camerati
non inviano soltanto denaro. Nell'ufficio della via Còrdoba si è
indaffarati anche a reclutare mercenari, compito questo del quale si
occupa in special modo Domagoj Antonio Petric, che ufficialmente appare
come l'addetto-stampa della ipotetica Ambasciata. La "mano destra" di
Rojnica appartenne per dieci anni al Battaglione n.601 del servizio
segreto militare, ai tempi della dittatura argentina dei Generali,
tristemente noto per la pratica della tortura. Tra i suoi ex-colleghi,
Petric è soggetto ad una particolare attenzione, poichè la maggior
parte di loro non ha mai appreso un vero mestiere, a parte la "guerra
sporca", ed è pertanto oggi disoccupata. Particolarmente entusiasti per
il nuovo compito nella ex-Jugoslavia sono i cosiddetti "carapintadas",
l'ala fascista interna all'esercito, cui sono dovute svariate rivolte
contro il governo. I legionari vengono preparati al loro intervento in
Bosnia-Erzegovina in un campo di addestramento segreto, a Villa Alpina,
distante circa 700 km. da Buenos Aires.
Finora sono stati inviati in Croazia 329 mercenari argentini. Secondo
fonti argentine, 34 di loro sono già morti. Generalmente i combattenti
vengono imbarcati su voli di linea diretti a Roma o a Budapest, di qui
essi sono condotti a Zagabria in pullman. Il metodo di inviare Caschi
Blu argentini nelle zone di guerra si è rivelato particolarmente
economico. Tanti soldati, sottoposti dal governo Menem al comando
dell'ONU, svolgono nel frattempo il loro servizio nelle file della
legione straniera croata.
(1) Il fondatore del movimento Ustascia fu in realtà Ante Starcevic,
morto nel 1896, che riteneva i serbi "carne da macello" (cfr. Karlheinz
Deschner, "Die Politik der Päpste im XX Jahrhundert", ed. Rowohlt, Leck
(RFT) 1991 [n.d.crj]
(Tratto da:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/1038 )
1. Prosciolti i trafficanti di armi amici degli ustascia
2. FLASHBACK: Argentina: vecchi camerati arruolano mercenari per la
Croazia
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http://www.ansa.it/balcani/croazia/20030828161132671010.html
ARGENTINA: ARMI A CROAZIA, PROSCIOLTI MENEM E CAVALLO
(ANSA) - BUENOS AIRES, 28 AGO - L'ex presidente argentino Carlos
Menem e l'ex ministro dell'economia Domingo Cavallo sono stati
prosciolti dall'accusa di contrabbando nell'ambito di una vendita
illegale di armi a Ecuador e Croazia. La notizia, pubblicata oggi
in esclusiva dal quotidiano 'La nacion', e' stata confermata da fonti
vicine al giudice istruttore per i reati economici, Julio Speroni,
che hanno precisato tuttavia che il magistrato mantiene sotto
processo l'ex ministro della difesa Oscar Camilion e lo stesso Menem
per presunto arricchimento illecito. La vendita di armi a Ecuador
e Crozia fu effettuata fra il 1991 e il 1995 grazie a tre decreti
presidenziali segreti firmati da Menem e dai suoi ministri, in cui si
stipulava fra l'altro che il destino del materiale era Panama e
Croazia. Nel 2001, per questa vicenda l'ex capo dello stato fu
posto agli arresti domiciliari, cosi' come finirono in carcere il suo
ex cognato Emir Yoma, l'ex ministro della difesa Antonio Erman
Gonzalez e l'ex comandante dell'esercito Martin Balza. Ma una
sentenza della Corte suprema di giustizia del 20 novembre rigetto' le
imputazioni di associazione per delinquere, di cui Menem era ritenuto
il capo, e di falsita' ideologica. Ora contro Menem resta solo una
inchiesta riguardante un conto che lui ed i suoi collaboratori
avrebbero in Svizzera.(ANSA). SAL
28/08/2003 16:11
=== 2 ===
Argentina: vecchi camerati arruolano mercenari per la Croazia
di Gary Weber
(tratto da "WoZ-die Wochenzeitung", n.29 del 23/7/1993, Zurigo, CH)
Nessun cartello e nessuna bandiera danno ad intendere che in un
grattacielo della via Còrdoba, al n. 679, nel centro di Buenos Aires,
si svolge un pezzetto di guerra dei Balcani. Al secondo piano, nascosto
al termine di un lungo corridoio, un foglietto scritto a mano sta
appeso dietro al campanello: dice semplicemente "Croacia". Solo un paio
di giorni fa, secondo una vicina, campeggiava sulla porta un
rappresentativo cartello con la dicitura: "Ambasciata Croata". Poi però
ci sono state questioni, e lo hanno rimosso. Infatti nel Corpo
Diplomatico dell'Argentina non esiste alcuna Ambasciata croata, nè
alcun Ambasciatore croato [l'articolo risale al 1993, n.d.crj].
O almeno non ancora. Il Presidente Menem spinge per il riconoscimento
del nuovo Stato e vuole che sia nominato Ambasciatore il suo vecchio
compare Ivo Rojnica. Egli ha con lui un debito di gratitudine, visto
che il croato avrebbe sostenuto con forza il peronista nella battaglia
elettorale. Rojnica entra ed esce dalla residenza presidenziale, sempre
più preso negli ultimi giorni dalle preoccupazioni. La stampa gli dà la
caccia e cerca, invano finora, di cavargli un commento sulle ultime
rivelazioni. La comunità ebraica di Buenos Aires accusa Rojnica di
essere stato "complice attivo ed esecutore della volontà dei nazisti" -
secondo il "Semanario Israelita", che esce nella capitale. Il
settimanale ebraico cita una disposizione degli Ustascia, emanata nella
città di Dubrovnik il 25 maggio 1941, che impone il coprifuoco tra le
19 e le sette del mattino per gli ebrei e per i serbi. Questa
disposizione porta la firma di Rojnica. Fintanto che le acque non si
sono placate, il Senato, dal quale dipende la nomina dell'Ambasciatore,
non vuole prendere alcuna decisione.
Gli Ustascia governarono la Croazia insieme all'Italia e alla Germania
dal 1941 al '45. Per quanto di loro competenza essi presero parte alla
persecuzione dei partigiani, dei serbi e degli ebrei. Ante Pavelic,
fondatore degli Ustascia (1) e capo del governo della Croazia nazista,
dopo la capitolazione della Germania di Hitler scappò nell'Argentina di
Juan Peròn, travestito da frate francescano, con l'aiuto del Vaticano.
Anche Rojnica nell'Europa del dopoguerra temette la giustizia alleata.
In principio si rifugiò a Trieste. Ma lì fu arrestato, dopo che una
delle sue vittime, una ebrea, lo ebbe riconosciuto. I suoi commilitoni
ustascia lo fecero scappare dal carcere e lo condussero lungo le
cosiddette "linee dei topi" fino alla sicura Argentina. Di lì Pavelic e
Rojnica proseguirono le loro attività ustascia, tra l'altro pubblicando
a Buenos Aires la "Gazzetta Croata".
Dopo la caduta di Peròn, negli anni cinquanta, Pavelic ebbe delle
difficoltà. La Jugoslavia lo aveva accusato di essere responsabile
della creazione di 22 campi di concentramento e dell'assassinio di un
milione di serbi e 60mila ebrei, e ne aveva chiesto la estradizione al
governo argentino. In effetti la estradizione fu negata nel 1957. Dopo
essere scampato ad un attentato, il "Duce", come si definiva lui
stesso, riuscì a portarsi nella Spagna di Franco, dove morì nel 1959.
Rojnica rimase a Rio de la Plata, e divenne una delle maggiori figure
dell'imprenditoria tessile del paese. Secondo il quotidiano "Pàgina
12", egli avrebbe fornito dieci milioni di dollari ai suoi fratelli
croati per l'acquisto di armi. Però dall'Argentina i vecchi camerati
non inviano soltanto denaro. Nell'ufficio della via Còrdoba si è
indaffarati anche a reclutare mercenari, compito questo del quale si
occupa in special modo Domagoj Antonio Petric, che ufficialmente appare
come l'addetto-stampa della ipotetica Ambasciata. La "mano destra" di
Rojnica appartenne per dieci anni al Battaglione n.601 del servizio
segreto militare, ai tempi della dittatura argentina dei Generali,
tristemente noto per la pratica della tortura. Tra i suoi ex-colleghi,
Petric è soggetto ad una particolare attenzione, poichè la maggior
parte di loro non ha mai appreso un vero mestiere, a parte la "guerra
sporca", ed è pertanto oggi disoccupata. Particolarmente entusiasti per
il nuovo compito nella ex-Jugoslavia sono i cosiddetti "carapintadas",
l'ala fascista interna all'esercito, cui sono dovute svariate rivolte
contro il governo. I legionari vengono preparati al loro intervento in
Bosnia-Erzegovina in un campo di addestramento segreto, a Villa Alpina,
distante circa 700 km. da Buenos Aires.
Finora sono stati inviati in Croazia 329 mercenari argentini. Secondo
fonti argentine, 34 di loro sono già morti. Generalmente i combattenti
vengono imbarcati su voli di linea diretti a Roma o a Budapest, di qui
essi sono condotti a Zagabria in pullman. Il metodo di inviare Caschi
Blu argentini nelle zone di guerra si è rivelato particolarmente
economico. Tanti soldati, sottoposti dal governo Menem al comando
dell'ONU, svolgono nel frattempo il loro servizio nelle file della
legione straniera croata.
(1) Il fondatore del movimento Ustascia fu in realtà Ante Starcevic,
morto nel 1896, che riteneva i serbi "carne da macello" (cfr. Karlheinz
Deschner, "Die Politik der Päpste im XX Jahrhundert", ed. Rowohlt, Leck
(RFT) 1991 [n.d.crj]
(Tratto da:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/1038 )