La dittatura della borghesia (4)

IMPORTANTI INIZIATIVE DEL PARTITO COMUNISTA DI GRECIA CONTRO LA
VIOLAZIONE DEI DIRITTI UMANI E POLITICI NEI PAESI DELL’EUROPA ORIENTALE

Nelle scorse settimane il PC di Grecia è intervenuto per richiamare
l’attenzione del Parlamento Europeo e delle forze democratiche e
progressiste del continente su due gravi episodi, che testimoniano
delle precarie condizioni della vita democratica nei paesi dell’Europa
centrale e orientale “liberati dal comunismo”

Traduzioni a cura di Mauro Gemma

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"IN LETTONIA VENGONO VIOLATI I DIRITTI UMANI"

Intervento di Stratis Korakas, europarlamentare del Partito Comunista
di Grecia nella seduta plenaria del Parlamento Europeo

www.communist.ru                                                        
                                         4 settembre 2003

Il 2 settembre Stratis Korakas, europarlamentare del Partito Comunista
di Grecia, intervenendo nel corso della seduta plenaria del Parlamento
Europeo, ha affermato:

“Alcune settimane fa mi sono recato in Lettonia su invito del Partito
Socialista di Lettonia. Sono stato informato in merito ad alcune
preoccupanti violazioni dei più elementari diritti umani, che hanno
luogo in Lettonia, al contrario di quanto si sente nei discorsi
ascoltati in sede UE che parlano di “progresso del paese”.

In particolare:

- Il Partito Comunista di Lettonia è fuori legge.

- Più di 70.000 abitanti non godono di diritti politici e sono stati
privati completamente del diritto alla cittadinanza lettone perché,
negli 8 mesi che hanno preceduto il dissolvimento dell’URSS, sono
rimasti nelle file del Partito Comunista.

- Migliaia di cittadini della Lettonia, per la stessa ragione, non
hanno alcun diritto a presentare le proprie candidature alle elezioni.
Ad esempio, tale divieto è stato esteso ad Alfred Rubiks, presidente
del Partito Socialista di Lettonia, presente nel parlamento del paese,
e ad altre note personalità politiche.

- Centinaia di migliaia di persone, su una popolazione di 2,5 milioni,
non hanno la cittadinanza lettone, sebbene le loro famiglie vivano in
Lettonia da decine, se non da centinaia di anni.

- Il 30% della popolazione non ha diritto di voto. Perciò il referendum
sull’adesione del paese all’UE non può essere considerato valido.

- Sebbene il 45% degli abitanti della Lettonia sia di lingua russa, dal
1998 viene proibito il funzionamento di istituti superiori in lingua
russa. La stessa misura era in programma anche per le scuole di grado
inferiore, ma grazie alla protesta, è stata parzialmente modificata. E’
stato proibito l’insegnamento in lingua russa del 40% delle materie.

Di fronte ad una situazione simile, l’UE tiene un atteggiamento di
colpevole tolleranza, se non di consenso. Continua così la ben nota
politica dei “due pesi e due misure”. Ad esempio, nella FYROM (l’ex
Repubblica Jugoslava di Macedonia), dove il 30% della popolazione parla
la lingua albanese, l’UE ha costretto il governo del paese ad aprire
università, in cui l’insegnamento deve essere obbligatoriamente
impartito in albanese. Per quanto riguarda la Lettonia, l’UE permette
la chiusura degli istituti scolastici russi ed altre violazioni dei
diritti di metà della popolazione.

Signor Presidente, come intende reagire a tale situazione, dal momento
che problemi simili si presentano anche nella vicina Estonia, dove, tra
l’altro, si costruiscono monumenti alle SS fasciste?”.

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LETTERA DI PROTESTA DEL PARTITO COMUNISTA DI GRECIA ALL’AMBASCIATORE
DELLA ROMANIA AD ATENE

www.solidnet.org

Atene, 29-08-2003

Signor Ambasciatore,

Con questa lettera intendiamo esprimere la più ferma protesta del
Partito Comunista di Grecia contro i tentativi di eliminare il Partito
Socialista del Lavoro (PSM, PSL) e contro la decisione presa dal
Tribunale di Bucarest di rimuovere il partito dal registro dei partiti
politici romeni.

In base alle informazioni fornite dal PSL, alcune forze tentano di
smantellare il partito promovendo la fusione con un’altra formazione
politica romena, in violazione delle regole del PSL, la volontà della
stragrande maggioranza dei suoi membri e persino la legge 14/2003 sui
partiti politici in Romania.

Ciò ci ha molto sorpreso, dal momento che noi abbiamo avuto la
possibilità di assistere al suo congresso straordinario, che ha potuto
contare su un significativo risalto e riconoscimento a livello
nazionale e internazionale e che ha riaffermato la continuità del
Partito.

Esprimiamo la nostra preoccupazione in merito ai più recenti sviluppi,
non solo per la violazione dei diritti democratici più elementari ma
anche in relazione all’importante influenza del PSL nella società
romena, quale risultato delle sue iniziative in difesa delle
rivendicazioni sociali, per la promozione degli ideali di giustizia
sociale, pace, non allineamento, sovranità nazionale e amicizia tra i
popoli. Nonostante le immense difficoltà, il PSL è conosciuto non solo
in Grecia, ma anche in parecchi paesi europei, nell’Assemblea
parlamentare del Consiglio d’Europa, nel Parlamento Europeo e in altre
organizzazioni internazionali, per il suo impegno coerente a favore
delle rivendicazioni del popolo romeno.

A tal proposito, esprimiamo ancora una volta la nostra piena
solidarietà con le azioni che aspirano ad assicurare il funzionamento
del PSL e chiediamo al governo romeno misure che garantiscano le
libertà democratiche del popolo romeno.

Sinceramente, Suo

Babis Angourakis
Responsabile della Sezione Internazionale