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FABIO GALLUCCIO: "I LAGER IN ITALIA"

LA MEMORIA SEPOLTA NEI DUECENTO LUOGHI DI DEPORTAZIONE FASCISTI

Un viaggio nella memoria, in una storia non raccontata e rimossa. Una
scoperta in cui l'autore snocciola come un rosario laico uno dopo
l'altro i campi di internamento italiano durante il fascismo in un
attonito viaggio in un'Italia spesso sconosciuta, straordinariamente
bella e affascinante.

Il viaggio inizia casualmente a Ferramonti in Calabria, dove l'autore
scopre proprio sotto un cavalcavia dell'autostrada Roma-Reggio
Calabria, all'uscita di Tarsia, un campo di concentramento deturpato
dall'autostrada, ma recuperabile, con le garitte e le baracche ancora
in piedi. Da lì si avventura in un labirinto, dove ogni campo scoperto
è una crudele sorpresa per le parole non dette e la memoria non
recuperata. Fino ad arrivare ad un numero di oltre cento campi,
cosciente, alla fine, di averne trovato solo la metà. Un racconto che
si snoda come un giallo scritto da chi non si occupa di storia, ma da
un un cittadino come tanti che si indigna di fronte all' occultamento,
alla non verità.

Campagna, Alatri, Farfa Sabina, Anghiari, Roccatederighi, Civitella del
Tronto, Urbisaglia, Pollenza, Carpi, Risiera di S.Sabba, sono alcune
delle tappe nel buco nero della storia italiana. Dove l'autore spesso
si muove in una panorama onirico da incubo, quasi a voler dimostrare a
se stesso che non è vero, non è possibile. Ma il risveglio è più amaro
della realtà.

I campi furono istituiti con decreto del 4 settembre 1940, n.439 e
dovevano ospitare inizialmente soltanto cittadini stranieri dei paesi
belligeranti con l'Italia, ma diventarono ben presto campi per ebrei
stranieri, slavi, zingari, oppositori politici e omosessuali. Da circa
40 campi iniziali si arrivò ad un numero che, secondo lo storico
Luciano Casali, professore di storia contemporanea all'Università di
Bologna, ammonta a 259. L'autore ne ha catalogati 113 in Italia e 22
nei territori occupati dall'Italia. Alcuni furono campi provinciali
istituiti durante la Repubblica Sociale Italiana. Pochissima la
letteratura sulla materia e pochi gli storici che se sono occupati :
tutto rende il tema più misterioso e affascinante, ma anche più
terribile.

I campi non furono campi di sterminio, se si esclude quello della
Risiera di San Sabba, ma soprattutto nei campi del centro-nord dove
gli alleati arrivarono più tardi, i deportati furono prelevati dai
nazi-fascisti e portati in Germania per la soluzione finale. In tutto
questa storia appare, come un'ombra, la presenza della Chiesa che
sorveglia, dietro le quinte, che il regime non superi certe efferatezze.

Il libro è anche l ' occasione per ripercorrere un periodo storico
dalle leggi razziali del 1938 alla fine della guerra, dove la
maggioranza degli italiani visse con leggerezza e superficialità
quegli orrori senza accorgersi responsabilmente di quello che stava
accadendo. Ma anche un severo monito a coloro che fondarono la
democrazia e cercarono di cancellare con un colpo di spugna quello che
era avvenuto. La storia non perdona chi dimentica e i fatti e la
cronaca di questi giorni nel nostro Paese ce lo ricordano con
severità e ci ammoniscono degli errori passati e, purtroppo, presenti.


UNA RECENSIONE DEL LIBRO

Uno storico non accademico decide, dopo anni di ricerche archivistiche,
di mettersi in viaggio e di dare la caccia alle tracce dei luoghi di
deportazione che furono istituiti dal regime fascista dopo l'entrata in
guerra, sulla scorta delle leggi razziali.
È la storia del libro di Fabio Galluccio, edito da Nonluoghi Libere
Edizioni, che sarà presentato martedì 22 ottobre a Roma, alla sala
della Stampa estera (via dell'Umiltà, 83/c). Interverrà il professor
Giuseppe Tamburrano, presidente della Fondazione Nenni. Introdurrà Eric
Jozsef, corrispondente di Liberation e presidente dell'Associazione
Stampa Estera. Saranno presenti l'Autore e il direttore editoriale,
Zenone Sovilla.

"I lager in Italia. La memoria sepolta nei duecento luoghi di
deportazione fascisti" di Fabio Galluccio (Nonluoghi Libere Edizioni,
settembre 2002, p. 226, euro 13) è un libro sui generis: più che un
saggio storico un diario di viaggio nella memoria tragica delle leggi
razziali e nel territorio che ha ospitato i luoghi della vergogna.
Luoghi nella gran parte dei casi dimenticati: caserme, ex conventi,
ville fatiscenti, sedi di vari istituti oggi non ricordano neanche con
una misera targa l'orrore che si consumò tra quelle mura.
Ma nemmeno dei campi che Mussolini fece costruire ad hoc la Repubblica
democratica ha conservato la memoria, salvo rare eccezioni come
Ferramonti di Tarsia (Cosenza) che prima fu sovrastato dall'autostrada
e offeso dai suoi viadotti, ma in un secondo tempo divenne oggetto
dell'impegno di una Fondazione guidata dallo storico Carlo Spartaco
Capogreco, autore della prefazione al libro di Galluccio.
Ad Alatri, vicino a Roma, per esempio, le baracche sono ancora in piedi
e al visitatore si presenta una visione spettrale il cui significato
non è indicato da nessuna targa, come ha spiegato l'autore presentando
in anteprima il libro alla Fiera dei piccoli editori a Belgioioso.
«Ho girato l'Italia ha raccontato Galluccio alla ricerca di questi
luoghi che oggi sono quasi sempre difficili da individuare, sia nei
paesini sperduti tra le montagne sia nelle città. Ho parlato con la
gente, ho cercato di ricostruire la storia e la vita di questi lager;
ma è una memoria in buona parte rimossa. Ho cercato i sindaci, i
parroci, ho chiesto che almeno si pensasse di mettere un cartello per
ricordare quei fatti orribili di sessant'anni fa. Per ricordare che in
quei luoghi furono rinchiuse migliaia di persone. Ebrei, dissidenti
politici, zingari, stranieri, omosessuali. Molti da quei luoghi furono
trasferiti ai lager e ai campi di sterminio nazisti e non tornarono mai
a casa».
Galluccio riapre una pagina inquietante della storia italiana, una
pagina vergognosamente coperta dall'omertà storiografica e politica nel
dopoguerra, quando l'Italia doveva rifarsi una verginità, evitare i
tribunali internazionali e alimentare la leggenda degli "italiani brava
gente". Il libro di Galluccio racconta il crescendo propagandistico
razzista, le leggi del '38 e la loro applicazione dalle prime
discriminazioni alle deportazioni verso i campi che ogni prefetto
avevfa ordine di istituire e l'autore cerca di indagare e ricostruire e
le condizioni di vita in una parte di queste prigioni per innocenti.
Dopo la guerra, fu minimizzata la responsabilità del popolo italiano e
persino quella del regime fascista: si tentò di accollare ai nazisti
anche la responsabilità dei lager in Italia. Eppure, come confermò lo
stesso De Felice, erano centinaia (per il noto storico del fascismo
400, comprendendo però anche i luoghi di confino) i campi di
concentramento voluti da Mussolini. Galluccio, nel suo libro,
ricostruisce il percorso che condusse all'orrore: mette a nudo non solo
la cinica crudeltà degli uomini del regime (ministri, sottosegretari,
prefetti...) ciecamente asserviti alla ragion di Stato, ma anche
l'ambiguità della Chiesa cattolica (presente in molti campi forse per
evitare le efferatezze che invece si tolleravano altrove, come in
Germania e in Polonia) e più in generale la connivenza di una società
che assistette senza reagire all'apoteosi razzista, celebrata per anni
sulle prime pagine dei giornali "ariani" che avevano costruito ad arte
l'idea collettiva del "pericolo del diverso".
L'Autore, nel corso di due anni, ha girato l'Italia, dall'Alto Adige
alla Calabria, per un'indagine che ha avuto quasi sempre come unico
sostegno documentale delle pubblicazioni locali sconosciute ai più,
opera di storici dilettanti. Il diario di questo percorso fa da
contrappunto alla ricostruzione storica e accompagna nella lettura,
pagina dopo pagina, sviscerando fino in fondo la doppia colpa di un
popolo che prima ha sbagliato e poi, diversamente da quanto hanno fatto
i tedeschi, ha preferito sorvolare e rimuovere tutto. Con rischi
sociali che si proiettano anche sul presente.
Le centinaia di lager istituiti in tutta Italia (e in ex Jugoslavia e
Albania), infatti, secondo l'Autore, sono una pagina che va indagata
sia per onorare le vittime di quell'orrore sia per
comprendere fino in fondo i meccanismi che lo resero possibile.
Sessant'anni fa tutto avvenne quasi sfuggendo alla percezione
collettiva dei più; eppure i giornali per anni scrissero nelle prime
pagine - con toni agiografici - delle leggi razziali, della loro
applicazione, dell'istituzione dei lager e di altre nefandezze compiute
nel nome della "Legge" e contro il pericolo straniero, ebreo,
comunista, americano...
Per questa ragione, come spiega l'autore, il libro di Galluccio vuole
essere anche un monito sul rischio che anche nell'Italia di oggi si
mettano in atto iniziative legislative, con la complicità di
un'opinione pubblica addomesticata o vile, che con forme nuove e molto
più striscianti e inafferrabili calpesti la dignità degli esseri umani
- oltre che ogni principio di giustizia e di Diritto naturale - siano
essi immigrati stranieri o zingari.
Sia pure evitando azzardati e fuorvianti parallelismi storici, l'Autore
invita a riflettere sul rischio che il formarsi di una percezione
collettiva di "pericolo" proveniente da un'idea del "diverso"
alimentata dalle istituzioni politiche e amplificata dai mass media,
possa assecondare la codificazione di norme apparentemente "difensive"
e obbligate da fenomeni preoccupanti, ma in realtà invasive e
contrastanti con i principi universali del rispetto della persona umana.
Il rischio di morte civile per qualche gruppo sociale, in altre
parole, è sempre in agguato, anche se i suoi strumenti e le sue forme
cambiano radicalmente nelle varie epoche. Questo sembra dirci un libro
che copre, con un grido, un vuoto storiografico e si propone come
spiega Galluccio di fungere da stimolo agli storici accademici affinché
il tema dei lager italiani venga indagato e fatto riemergere per
consegnarlo al dibattito collettivo e rendere possibile un tentativo di
rielaborazione della colpa. Il che non sarebbe poco, data l'aria che
tira per vari gruppi sociali deboli anche nell'Italia di oggi.


FABIO GALLUCCIO

"I LAGER IN ITALIA. LA MEMORIA SEPOLTA NEI DUECENTO LUOGHI DI
DEPORTAZIONE FASCISTI"

(Nonluoghi Libere Edizioni, settembre 2002, p. 226, euro 13)


I LAGER IN ITALIA - INDICE DEL LIBRO

Prefazione di Carlo Spartaco Capogreco
1 - La banalità del male
2 - L'Italia e le leggi razziali
3 - Perché dimenticare?
4 - Chiesa, monarchia e fascismo
5 - Il fascismo e l'antifascismo
6 - Bottai e il «fascismo famigliare»
7 - Il censimento razzista del fascismo
8 - Le disposizioni antiebraiche del 1938
9 - L'incontro con il mondo ebraico
10 - I conti con il passato
11 - Revisionismi
12 - Per tornare a credere nella mia gente
13 - La storia che non c'è
14 - Palermo
15 - Ferramonti
16 - Civitella del Tronto
17 - Tuscania
18 - Emanuele
19 - Campagna
20 - Carpi - Fossoli
21 - La storia di Fossoli
22 - Alatri - Le Fraschette
23 - Il racconto di Luigi Centra
24 - Urbisaglia
25 - Petriolo - Pollenza - Treia
26 - Sforzacosta
27 - Anghiari - Renicci
28 - Agnone
29 - Estate e autunno 1999
30 - Risiera di San Sabba
31 - L'incontro con Luigi
32 - Trieste e Padova
33 - Roccatederighi
34 - Farfa Sabina
35 - Bolzano
36 - Il processo di Bolzano
37 - Ferrara
38 - Scipione
39 - Montechiarugolo e Monticelli
40 - Mantova
Epilogo
Documenti e bibliografia

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Fabio Galluccio, nato a Messina il 13 luglio del 1954, laureato a Roma
in giurisprudenza con una tesi su "La libertà nelle prospettive
politico-giuridiche di Karl Jaspers", ha studiato in particolar modo la
colpa del popolo tedesco durante il nazismo.
Scrive per Nonluoghi.it il diario, "Le Berluscate", sulle malefatte del
governo di destra. È uno studioso di Gobetti e del mondo
liberal-socialista. Al suo primo libro storico-narrativo. Il suo lavoro
è nell'ambito della comunicazione attraverso i nuovi media.

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Comunicato stampa del 1. settembre 2002

ESCE A META' SETTEMBRE "I LAGER IN ITALIA. LA MEMORIA SEPOLTA NEI
DUECENTO LUOGHI DI DEPORTAZIONE FASCISTI" DI FABIO GALLUCCIO

A metà settembre uscirà il secondo volume edito da Nonluoghi Libere
edizioni. Si tratta di un lavoro che per noi rappresenta un'operazione
culturale significativa. Si tratta del saggio, in forma quasi
diaristica, "I lager in Italia. la memoria sepolta nei duecento luoghi
di internamento fascisti" di Fabio Galluccio. Il libro riapre una
pagina inquietante della storia italiana che fu chiusa frettolosamente
dopo la guerra per togliere un grave imbarazzo alla neonata Repubblica
in cerca di sostegni internazionali. Purtroppo, in questo modo fu
cancellato l'orrore delle leggi razziali e delle deportazioni che ne
seguirono, fu minimizzata la sresponsabilità del popolo italiano e
persino quella del regime fascista: si tentò di accollare ai nazisti
anche la responsabilità dei lager in Italia. eppure, come confermò lo
stesso Renzo De Felice, erano centinaia (per il noto storico del
fascismo 400, comprendendo però anche i luoghi di confino) i campi di
concentramento voluti da Mussolini, diversi dei quali costruiti ad hoc.

Fabio Galluccio, nel suo libro, ricostruisce il percorso che condusse
dapprima alle leggi razziali e poi alle deportazioni di ebrei,
stranieri, dissidenti politici, zingari e omosessuali. L'Autore, nel
corso di due anni, ha girato l'Italia, dall'Alto Adige alla Calabria,
alla ricerca delle tracce - spesso quasi completamente cancellate - dei
lager fascisti. Ne ha ricostruito - in qualche caso con l'aiuto di
pubblicazioni locali sconosciute ai più - le vicende, ha indagato il
destino degli internati, che spesso da questi campi di internamento
furono trasferiti al centro di smistamento di Fossoli, con destinazione
finale i campi di sterminio tedeschi.
Galluccio, studioso della colpa dei popoli tedesco e italiano nel
nazismo e nel fascismo, con questo lavoro vuole contribuire alla
riapertura di una pagina tragica della storia italiana che fu subito
chiusa perché scomoda e imbarazzante. Ma le centinaia di lager
istituiti in tutta Italia (e in Grecia e Albania) dal regime fascista
con la con nivenza di una società silenziosa, secondo l'Autore, sono
una pagina che va indagata sia per onorare le vittime di quell'orrore
sia per comprendere fino in fondo i meccanismi che lo resero possibile.
Sessant'anni fa tutto avvenne quasi sfuggendo alla percezione
collettiva dei più; eppure i giornali per anni scrissero nelle prime
pagine - con toni celebrativi - delle leggi razziali, della loro
applicazione, dell'istituzione dei lager e di altre nefandezze compiute
nel nome della "Legge".
Per questa ragione, il libro di Galluccio vuole essere un saggio
storico ma anche un monito sul rischio che anche nell'Italia di oggi si
mettano in atto iniziative legislative, con la complicità di
un'opinione pubblica addomesticata o vile, che con forme nuove e molto
più striscianti e inafferrabili calpesti la dignità degli esseri umani
- oltre che ogni principio di giustizia e di Diritto naturale - siano
essi immigrati stranieri o zingari.
Il viaggio di Galluccio ha toccato numerose località italiane e solo in
rari casi ha trovato nel luogo della vergogna (campi istituiti ad hoc,
ex caserme, ex conventi o altri edifici) un segno che ricordasse gli
avvenimenti del periodo 1940-1945. Uno dei rari casi di tentativo di
restituire la memoria storica di quei fatti è la Fondazione Ferramonti,
a Tarsia (Calabria), dove solo ora si sta ricostruendo la fisionomia
del campo che oggi è sovrastato dai viadotti dell'autostrada. Il
presidente della Fondazione, lo storico Carlo Spartaco Capogreco, ha
scritto la prefazione al volume di Fabio Galluccio.