Lunedi scorso, 6 ottobre, e' morto a Roma Antonio Jerkov.

Jerkov nasce nel 1922 presso Benkovac, tra la Krajina e Dalmatinska
Zagora. Frequenta le scuole superiori a Valjevo in Serbia. All'inizio
degli anni Quaranta, durante la guerra di Liberazione, Jerkov e' a
Zagabria. Impegnato nel movimento giovanile cattolico, egli guarda con
stupore ed angoscia a quello che sta succedendo nello Stato
Indipendente Croato degli ustascia, guidato dal nazista Ante Pavelic
con l'appoggio di tutto il clero. Sono anni di traumi e scissioni per
ogni coscienza: lo stesso Alojzije Stepinac, arcivescovo di Zagabria
collaborazionista di Pavelic, viene colto da Jerkov mentre piange la
morte del fratello partigiano. La disapprovazione di Stepinac per la
lotta partigiana non fa esitare Jerkov, che entra a far parte del
Movimento Popolare di Liberazione (NOP), per il quale svolge compiti
della massima importanza, e pericolosi.

E' il periodo della storica assemblea del Comitato Antifascista di
Liberazione Popolare della Jugoslavia (AVNOJ: Jajce, Bosnia, fine
novembre 1943), che promuove la lotta per la liberta' dall'occupazione
straniera e la creazione di una Federazione di tutti i popoli
dell'area. Jerkov e' ormai uno jugoslavista convinto, e tale rimarra'
fino alla morte. A noi diceva: dobbiamo sempre parlare di "Jugoslavia",
e lo "jugoslavo" e' la nostra lingua. Atteggiamento valido a maggior
ragione adesso, quando si vuole cancellare il nome della Jugoslavia
dalle coscienze, dalle mappe geografiche e dalla Storia.
 
Trasferitosi a Roma si laurea, nel primo dopoguerra, in Storia e
Filosofia. Diventa giornalista, analista della politica vaticana,
addetto culturale all'Ambasciata. Fonda un Centro di informazione
politica, e prosegue fino agli anni Novanta in un lavoro di
documentazione ed analisi minuziosa, sui mille risvolti della vita
politica jugoslava, che lo portera' a creare e dirigere il bimestrale
"Balcanica", unica fonte di informazione di orientamento jugoslavista
in un panorama politico-diplomatico devastato dalla guerra e dai
voltafaccia. E' l'ennesima occasione, per Jerkov, di dimostrare il suo
amore per la sua terra, i popoli e le nazionalita' che la abitano.

Negli ultimi anni continuava a viaggiare, nonostante la salute
precaria: si recava alle terme di Rogaska Slatina in Slovenia, si
fermava a Trieste, ed in ogni occasione curava i contatti con i
rappresentanti delle comunita' serba, croata, slovena, e con tutti gli
amici della Jugoslavia. Su "Balcanica" si impegno' in particolare a
promuovere la conoscenza della Macedonia di Gligorov, che del suo
grande paese ormai frammentato manteneva la struttura multinazionale,
fondata sui valori di Unita' e Fratellanza. La vittoria elettorale
delle destre nazionaliste muto' tragicamente lo scenario anche in
Macedonia, con esiti tuttora imprevedibili. I valori ai quali Antonio
Jerkov ha dedicato tutta la propria vita restano oggi piu' giusti e
indispensabili che mai.

I compagni del Coordinamento Romano