E' morto il mandante dell'omicidio di Gabriele Moreno Lucatelli

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Si e' spento ieri a Sarajevo Alija Izetbegovic.

Nei prossimi giorni avremo occasione di registrare e diffondere
commenti e note su questo personaggio, al quale va ascritto il decennio
peggiore della storia recente della sua terra.
Come italiani impegnati contro la guerra di spartizione della
Jugoslavia lo ricordiamo innanzitutto per essere stato il mandante
dell'assassinio del pacifista Gabriele Moreno Lucatelli, ucciso il 3
ottobre 1993 sul ponte di Vrbanja a Sarajevo dai cecchini
bosniaco-musulmani di "Caco" nell'ambito della strategia del terrore e
della demonizzazione della parte serba di cui Izetbegovic fu il vero
artefice.

Riportiamo di seguito un primo ritratto politico di Izetbegovic,
elaborato dalla rivista marxista tedesca KONKRET e riprodotto a cura
del Coordinamento Romano per la Jugoslavia alcuni anni fa.

CNJ

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Ritratto politico di Alija Izetbegovic

Le analisi sulle cause dello scoppio della guerra fratricida in
Bosnia-Erzegovina hanno regolarmente mancato di riportare alcune
informazioni sulla personalità dell'attuale Presidente Alija
Izetbegovic, leader del Partito di Azione Democratica (SDA).
Analogamente, alcuni elementi di cronaca essenziali vengono
tralasciati: ad esempio il fatto che nel marzo 1992 un accordo tra le
tre parti (musulmana, serba e croata), il cosiddetto "Piano Cutileiro",
era stato già raggiunto e sottoscritto, e la sua applicazione avrebbe
evitato anni di guerra e pesanti strascichi che continueranno chissà
per quanto tempo. Da un articolo di Jürgen Elsässer, apparso sulla
rivista marxista tedesca "KONKRET" (n.4/1994), ricaviamo alcune delle
informazioni che ci sono state negate.
[Tra parentesi quadre le annotazioni del CRJ]


[...] Alija Izetbegovic, classe 1925, come collaboratore della rivista
"El Hidaje" fu condannato già nel 1946 a Sarajevo a tre anni di
carcere, per istigazione all'odio ed attività pan-islamiste. Secondo
fonti jugoslave questi avrebbe fatto parte dei "Giovani Musulmani", che
nella Jugoslavia di Tito erano perseguitati in quanto "filofascisti", a
partire dal 1941. Nel 1949 i "Giovani Musulmani" tentarono una aperta
ribellione che fu tuttavia velocemente sconfitta. Quanto poco
Izetbegovic abbia mutato le sue opinioni negli anni a seguire lo
dimostrano le sue due pubblicazioni "The Islamic Declaration" del 1970
[pubblicata all'estero in inglese, riedita in lingua serbocroata a
Sarajevo nel 1990; una versione non integrale è stata pubblicata in
italiano da LIMES n.1/2-1993. Nel seguito indicheremo questo libro con
le lettere "ID"] ed "Islam between East and West" del 1984 [nel seguito
"IEW"]. Ivi egli propaganda "la lotta per la creazione di una grande
federazione islamica dal Marocco all'Indonesia, dall'Africa nera
all'Asia centrale" (ID, pg.60). Un tale Stato (federale) non potrebbe
essere laicista, bensì dovrebbe orientarsi fortemente in senso
religioso: "In effetti, tutto quello che c'è stato di grande o di
degno di nota nella storia dei popoli musulmani è stato fatto sotto
l'egida dell'Islam... La Turchia come paese islamico dominava il
mondo. La Turchia come brutta copia dell'Europa è oggi un paese di
terza classe" (ID, pg.6). Come modello Izetbegovic vede "lo Stato
islamico". Per respingere l'influsso corruttore dell'Occidente, egli
propone una riorganizzazione fondamentalista della vita pubblica:
"L'educazione del popolo e soprattutto i massmedia - stampa, radio, TV
e cinema - dovrebbero essere nelle mani di persone la cui morale
islamica ed autorità intellettuale sia fuor di dubbio. I media non
possono, come troppo spesso avviene, cadere nelle mani di persone
corrotte e degenerate che poi trasmettono ad altri la vanità e la
vuotezza delle loro vite" (ID, pg.42-43). Bisogna dare un taglio al
ruolo civile della donna: "La civiltà ha disonorato particolarmente la
maternità" (IEW, pg.144). In opposizione a ciò l'Islam difende "i veri
interessi della donna normale e sana. Al posto di una eguaglianza
astratta esso assicura alla donna amore, matrimonio e bambini" (ID,
pg.48).

Nel materialismo Izetbegovic vede l'errore di fondo del mondo moderno
- capitalismo e socialismo sarebbero esclusivamente due varianti di
ciò. Poichè questo materialismo secondo Izetbegovic affonda le sue
radici nell'ebraismo, l'intera ideologia del Presidente bosniaco ha il
suo culmine in un antisemitismo velato di pseudoscientificità: "Tra le
religioni l'ebraismo rappresenta la tendenza 'immanente'. Tutte le idee
e le teorie dello spirito ebraico riguardano il paradiso sulla terra.
(...) Gli Ebrei non hanno mai accettato per intero l'idea della
immortalità. (...) L'esempio di Spinoza mostra la nascita della nuova
filosofia materialista dal ventre dell'ebraismo" (IEW, pg.146-7).
Molti stereotipi della propaganda antisemita - dalla congiura comune di
ebrei e massoni al finanziamento della conquista del mondo dal tempo di
Colombo, fino alla colpa per la bomba atomica - si ritrovano in
Izetbegovic: "L'idea massonica di una rinascita etica dell'umanità
attraverso la scienza è positivistica - ed ebraica. Sarebbe
interessante ricercare i legami intrinseci ed estrinseci tra
positivismo, ebraismo e massoneria. I legami e l'influsso non sono solo
di tipo spirituale, bensì piuttosto concreti. (...) La scienza nucleare
era nota dapprima come 'scienza ebraica'. (...) Non è un caso che i
grandi nomi della fisica atomica, della economia politica e del
socialismo sono ebrei quasi senza eccezione. (...) C'è qualcosa di
simbolico nel fatto che a finanziare il viaggio di Colombo furono degli
ebrei" (IEW, pg.147-8).

Nessuna meraviglia dunque che Izetbegovic si spinga fino a dei veri e
propri accessi d'odio nei confronti di Israele: "Per conservare
Gerusalemme gli Ebrei dovrebbero sconfiggere l'Islam ed i musulmani, e
questo - sia lodato Iddio - supera le loro possibilità. (...) Vorremmo
volentieri distinguere tra ebrei e sionisti, se solo gli ebrei
avessero loro stessi la forza di fare questa distinzione. (...) Se
tuttavia continueranno a starsene sul loro bel puledro, come sembra
oltremodo probabile al momento, ci sarà un'unica soluzione per il
movimento islamico e per tutti i musulmani del mondo: continuare la
lotta, allargarla e protrarla giorno per giorno, anno per anno, per
quante che debbano essere le vittime e comnque a lungo debba durare,
finchè non saranno costretti a restituire ogni centimetro di
territorio rubato. Ogni trattativa ed ogni compromesso che possa
mettere in gioco i diritti elementari dei nostri fratelli di Palestina
è un tradimento che potrebbe distruggere il sistema morale su cui si
fonda il nostro mondo" (ID, pg.69-70).

[...] Come autore della 'Dichiarazione Islamica' ed a causa di altre
attività contro lo Stato Izetbegovic fu condannato nel 1983 a 14 anni
di prigionia, e tuttavia già nel 1988 rilasciato dal carcere. Benchè
costui non si sia mai distanziato dalle pubblicazioni citate, nella
stampa occidentale viene generalmente descritto come persona aperta e
tollerante. Come dimostrazione di una sua presunta svolta dal
fondamentalismo viene dato valore soprattutto al suo impegno per la
creazione di una nuova Confederazione Jugoslava nel 1990, nonchè alla
sua indignazione per il repentino riconoscimento di Croazia e Slovenia
da parte della Repubblica Federale Tedesca, riconoscimento tramite il
quale quel progetto fu privato delle fondamenta. Per protesta
Izetbegovic partì nel novembre 1991 [un mese prima dunque della
formalizzazione di detto riconoscimento; n.d.crj] alla volta di Bonn,
per avere dei colloqui con Kohl e Genscher - e se ne ritornò indietro
come trasformato. Già alla nascita del suo Stato nel marzo 1992 egli
lavorò con un trucco: si dichiarò d'accordo con la suddivisione
cantonale come se la erano immaginata anche i serbi ed i croati - ma
ammettè poco dopo che la sua accettazione era stata solo una messa in
scena per raggiungere velocemente il riconoscimento internazionale
della Bosnia [riferimento al piano Cutileiro del marzo 1992,
sottoscritto da tutte e tre le parti in causa un mese prima dello
scoppio della guerra civile e pochi giorni dopo sconfessato dalle parti
croata e musulmana su istigazione dell'americano Zimmermann; n.d.crj].
La multietnicità, che nella vecchia Jugoslavia era stata tentata
attraverso la divisione equilibrata di tutte le istituzioni bosniache
tra serbi, croati e musulmani ed era stata conservata anche
immediatamente dopo le elezioni del '90, viene distrutta a partire da
quel momento poco a poco sotto la guida di Izetbegovic. Qualche esempio:

1. Il Parlamento bosniaco, che era costituito essenzialmente dal
musulmano SDA (86 seggi), dal serbo SDS (72) e dal croato HDZ (44), fu
sciolto illegalmente all'inizio del 1992 senza che al Presidente
fossero mai stati conferiti i poteri dello stato d'emergenza. Ciò che
si riuniva nel settembre 1993, per rifiutare il piano di pace
internazionale, a parte l'etichetta non aveva più niente a che vedere
con l'istituzione originaria: di 240 parlamentari erano convenuti solo
in 90, dei quali per di più 32 erano a favore della soluzione di pace.
Al Parlamento è stato sovrapposto un senato, il "Sabor" bosniaco, nel
quale non vi sono nè rappresentanti serbi nè croati.

2. Tra le prime unità di combattimento di Izetbegovic c'era la
divisione Handzar, il cui nome si ispira a quello di una delle
divisioni SS musulmane. Le forze militari regolari della
Bosnia-Erzegovina furono inizialmente comandate da ex-ufficiali
dell'JNA, comandante in capo era il serbo Sefer Halilovic [ma il nome
indica inequivocabilmente che si tratta di un musulmano: evidentemente
l'autore dispone di una informazione errata; n.d.crj]. Nell'autunno
1993 l'esercito fu riformato e rigidamente centralizzato attorno al
comando del musulmano Delic. Cattolici ed ortodossi furono allontanati
dai livelli più alti.

3. Già nel '92-'93 il generale dell'ONU Morillon criticò la incalzante
islamizzazione della vita di tutti i giorni in Bosnia. Un aspetto di
questa è il fatto che a Sarajevo non esiste più [1994] nessuna scuola
per bambini croati o serbi, così che questi sono costretti a
frequentare le scuole degli 'hodza' e dei 'mullah', a seguire anche le
lezioni di religione e ad imparare il Corano. L'arcivescovo di Sarajevo
si lamentò del fatto che tutti i non-musulmani venivano poco a poco
privati di tutti i diritti civili, le chiese cristiane venivano chiuse.
Un portavoce governativo chiese alla radio bosniaca che il momento
propizio venisse sfruttato per un eventuale attacco aereo NATO, per
scacciare del tutto i serbi dalla Bosnia. Il corrispondente sul posto
della "Die Zeit" riferisce che i serbi di Sarajevo per paura dei pogrom
hanno cancellato i loro nomi dai campanelli. [...]

4. Izetbegovic ha spaccato la presidenza collettiva dello Stato. A
Sarajevo due rappresentanti fondamentalisti, vale a dire lo stesso
Izetbegovic ed il suo vice Granic, hanno usurpato il gremium. Tre
rappresentanti musulmani ruppero con Izetbegovic nel 1993 e difesero
il piano di pace di Owen e Stoltenberg (così secondo uno dei tre in una
intervista al giornale croato Slobodna Dalmacija - 14/2/94).

5. Il più famoso di questi tre ex-membri della presidenza è Fikret
Abdic. Nel '90 questi ha ottenuto alle presidenziali più voti dello
stesso Izetbegovic. La sua regione di origine, il territorio di Bihac e
Velika Kladusa, nel settembre 1993 dopo un referendum vinto con l'80%
di consensi si è separato dalla Bosnia-Erzegovina ed ha revocato la sua
fedeltà al governo di Sarajevo, perchè - così la motivazione - il suo
sabotaggio delle trattative di Ginevra peggiorava soltanto la
sofferenze delle persone. Come Presidente della 'Provincia Autonoma
della Bosnia Occidentale' fu scelto lo stesso Abdic. In quella zona
vivono 200mila persone, di religione islamica più del 90 per cento.
Queste rappresentano l'ampia corrente dei musulmani laicisti e
tolleranti che sostennero i partigiani di Tito e divennero in seguito
jugoslavi convinti. Se la opinione pubblica internazionale parla "dei"
musulmani bosniaci, questa corrente viene bellamente ignorata: Abdic
non sarebbe un rappresentante della popolazione musulmana, perchè
questi - diversamente da Izetbegovic - con la sua professione di fede
non vuole costruire nessuno Stato. "Non conta certo a suo favore il
fatto che gli è indifferente la sorte di uno stato bosniaco-musulmano",
suggerisce velenosamente E. Rathfelder sulla TaZ [l'equivalente
tedesco dell'italiano "Manifesto"] del 30/9/93.