Da: "operanomadinazionale" <operanomadinazionale@...>
Data: Ven 2 Gen 2004 12:55:55 Europe/Rome
Oggetto: devastazione razzista contro sede Opera Nomadi Milano

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COMUNICATO STAMPA

OPERA NOMADI SEZIONE DI MILANO
30 DICEMBRE 2003

DEVASTATA LA SEDE DELL’OPERA NOMADI DI MILANO

La nuova sede dell’Opera Nomadi di Milano, allestita da circa un mese
in Via De Pretis 13, al Quartiere Barona, è stata devastata questa
notte. I locali, concessi in affitto dal Comune di Milano, hanno subito
danni gravi, così come gli arredi, le attrezzature e il materiale
documentario dell’archivio.
Gli atti vandalici sono stati “firmati” con scritte fasciste, svastiche
e croci celtiche.

L’apertura di questa nuova sede era stata realizzata grazie ad un
finanziamento erogato dall’ UCEI (Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane) e destinato alla creazione di un centro permanente di
documentazione sulla Porrajmos - la persecuzione contro i Rom attuata
durante il nazifascismo - e di un osservatorio sulla discriminazione.

Il grave episodio è stato scoperto questa mattina dai responsabili
cittadini dell’associazione, che si erano recati in sede per completare
il trasferimento del materiale d’archivio.

Immediata la solidarietà del Centro di documentazione ebraica
contemporanea, trasmessa all’Opera Nomadi da Marcello Pezzetti, storico
della Shoah e ricercatore del Cdec.

Fortunatamente buona parte del materiale relativo alle ricerche sulla
Porrajmos, incluse alcune interviste ai sopravvissuti ai campi di
sterminio, si è salvato dalla distruzione. Si stava infatti concludendo
in questi giorni il montaggio di un documentario che l’Opera Nomadi
aveva commissionato in vista delle celebrazioni della Giornata della
Memoria e, per questo motivo, la documentazione non era ancora stata
restituita all’archivio.

Per ulteriori informazioni:

Maurizio Pagani
Vice Presidente Opera Nomadi di Milano 339.3684212
paganimao@...


Roberta Migliavacca Ufficio Stampa Opera Nomadi di Milano 328.9680695

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RASSEGNA STAMPA


Tratto da “Il Manifesto” 31 dicembre 2003

MILANO
Vandali contro i Rom

La nuova sede dell’Opera Nomadi di Milano è stata scassinata e
danneggiata nella notte tra lunedì e martedì. Gli atti vandalici sono
stati firmati con scritte razziste contro i Rom, svastiche e croci
celtiche. I teppisti hanno ammucchiato il poco materiale che sono
riusciti a trovare, libri e fotografie e gli hanno dato fuoco: un
piccolo falò che ha danneggiato l’impianto elettrico. La sede che si
trova in un negozio nel quartiere Barona è stata affittata dal Comune
ed avrebbe dovuto essere inaugurata il prossimo 27 gennaio. « Non c’era
mai successo niente di simile – racconta Maurizio Pagani dell’Opera
Nomadi – purtroppo a Milano cresce un’avversione diffusa contro i
nomadi, atteggiamenti aggressivi che registriamo anche da parte di
cittadini comuni».
Tratto da “l’Unità” 31 dicembre 2003


Tratto da “La Repubblica 31 dicembre 2003

Sconosciuti hanno devastato di notte la sede del centro di
documentazione sui Rom e i Sinti. Scritte naziste e svastiche sui muri

Milano, assalto fascista all'Opera Nomadi

di Laura Matteucci

Milano L'hanno devastata nella notte. Hanno divelto la cancellata che
dà sulla strada, rotto la porta a vetri, fracassato mobili e
attrezzature. Hanno ammassato suppellettili e libri, ne hanno fatto un
mucchio in mezzo alla stanza. E lasciato, come firma, scritte razziste
sui muri, svastiche e croci uncinate. Oltre alla scritta «Non vi
vogliamo qui».
Assalto nella notte
La nuova sede dell'Opera Nomadi di Milano, aperta da poco più di un
mese in via De Pretis alla Barona, un quartiere della periferia
sud-ovest, è stata presa di mira da sconosciuti nella notte tra lunedì
e martedì. Morale: l'impianto elettrico non funziona più, i danni sono
gravi per arredi, attrezzature e per il materiale documentario
dell'archivio.
«Siamo rimasti esterrefatti davanti alla devastazione, quando siamo
arrivati stamattina (ieri, ndr) - dice Maurizio Pagani, vicepresidente
dell'Opera Nomadi di Milano - Un fatto che dimostra, una volta di più,
come non esista alcun controllo del territorio. Non nel senso di
militarizzazione, ci mancherebbe, ma nel senso di visibilità».
«A questo punto - prosegue Pagani - dovremo valutare se sia il caso di
rimanere ancora nella stessa sede, o se provare a fare richiesta al
Comune per un altro luogo». Il che, comunque, non è semplice, vista
anche l'attenzione del Comune di Milano per progetti di questo tipo.
«Valuteremo la cosa più giusta da fare. Anche perché l’Opera è un luogo
aperto, un centro di documentazione cui si rivolgono Rom e Sinti». Che
a Milano sono circa 3.500, tra i l2Omila e i l30mila in tutta Italia.
Da notare che all'ingresso della sede non era stata affissa alcuna
targa che indicasse la presenza dell'Opera Nomadi, di cui però, negli
ultimi tempi, si era sparsa voce nel quartiere.
I locali della sede devastata l'altra notte erano stati concessi in
affitto dal Comune nel luglio scorso. L'apertura era stata realizzata
grazie ad un finanziamento dell’UCEI (l'Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane), e destinato alla creazione di un centro permanente di
documentazione sulla Porrajmos - la persecuzione contro i Rom durante
il nazifascismo - e di un osservatorio sulla discriminazione razziale.
Fortunatamente, buona parte del materiale relativo alle ricerche sulla
Porrajmos, incluse alcune interviste ai sopravvissuti ai campi di
sterminio, si è salvato dall'atto di vandalismo. Proprio in questi
giorni, infatti, si stava concludendo il montaggio di un documentario
che l'Opera Nomadi aveva commissionato in vista della Giornata della
Memoria, il 27 gennaio. «Si tratta di un video - spiega Pagani - che
testimonia della persecuzione dei nomadi in Italia durante il regime
fascista».
Presi di mira
Le precedenti sedi dell'Opera Nomadi non avevano mai dovuto subire atti
di questo genere. Quest'ultima, invece, per la verità, era già stata
presa di mira da qualche settimana, praticamente dalla sua apertura.
Pagani, infatti, parla di sassi conficcati nella vetrata, lanciati con
delle fionde.
La devastazione dell'altra notte, certo, ha ben altra portata. «Anche
perché questa volta - riprende Pagani - la matrice è ben riconoscibile
come di destra, visto che i muri sono stati imbrattati da scritte
razziste, svastiche e croci uncinate».


Tratto da “L’Unità” 31 dicembre 2003

Distrutta la nuova sede alla Barona: svastiche e croci celtiche come
firma

Assalto all’Opera Nomadi "Qui non vi vogliamo"

di Oriana Liso

Non c’era ancora la targa sulla porta, né c'era stata l’inaugurazione
ufficiale. Ma qualcuno aveva ugualmente individuato la nuova sede
dell’Opera Nomadi, trasferita da un mese in via De Pretis, alla Barona.
Sono entrati lunedì notte ed hanno devastato i tre locali: i mobili
sfasciati, libri e documenti bruciati, l'impianto elettrico manomesso.
Come firma svastiche croci celtiche e una scritta “Non vi vogliamo”.
«Avevamo già avuto qualche avvisaglia - racconta Maurizio Pagani,
vicepresidente della fondazione - due sassate che avevano spaccato un
vetro, la prima quindici giorni fa, la seconda la settimana scorsa, e
poi una delle grate di protezione della vetrina divelta. Ma all’inizio
pensavamo fosse solo vandalismo». Un’ipotesi giustificata dal fatto che
intorno al centro non c'e molto movimento di negozi, e l’allestimento
di una nuova attività non sarà passata inosservata.
Prima di questi episodi, infatti, la presenza del centro era diventata
più visibile, grazie ad un video – documentario che avevano girato
proprio in quei locali. La nuova sede è nata in locali affittati dal
Comune, grazie ad un finanziamento dell’Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane. Erano stati rimessi a posto anche con l’aiuto delle Comunità
Rom. L’idea è quella di fare un Centro permanente di Documentazione
sulla “Porrajmos”, la persecuzione nazifascista contro i Rom, oltre ad
un Osservatorio sulla Discriminazione. « Un luogo ideale per gli
studenti universitari che ci chiedono materiale per la Tesi, gli
studiosi, i mediatori culturali», aggiunge Pagani. Ma ieri, dopo
pranzo, Pagani e alcuni collaboratori sono arrivati al centro, per
portare altro materiale d’archivio. Scoperta la devastazione, hanno
chiamato la polizia. Sono arrivate la Digos e la scientifica per i
rilievi: «La polizia ci ha detto che questo luogo è indifendibile. Un
atto come questo è anche figlio della politica del Comune, che sfratta
le associazioni dal centro e le manda in periferia » denuncia Pagani.
Il primo messaggio di solidarietà è arrivato dal Centro di
documentazione ebraica contemporanea attraverso lo storico della Shoah
Marcello Pezzotti.
Chi è entrato nella sede di via De Pretis, però, non è riuscito a
distruggere perché al sicuro in un altro luogo il materiale
sull’olocausto zingaro, tra cui interviste ai sopravvissuti ai campi di
sterminio, che fa parte del documentario che verrà presentato il 27
gennaio, in occasione della Giornata della Memoria.