SPIRALI
MONDOCANE FUORILINEA
18/2/4
Fulvio Grimaldi
Vi racconto, cari compagni, amici e osservatori, come è andata con il
"Seminario Nazionale su guerra e terrorismo" del PRC, a Roma, lunedì 16
febbraio, nella sede del Comitato Politico Nazionale. Sede non
insignificantemente underground di quel CPN che fra un paio di
settimane verrà chiamato a decidere sullo scioglimento del partito, che
avrebbe dovuto rifondare il comunismo dopo il testacoda di
Occhetto-D'Alema-Fassino-Veltroni, nella SE ("Sinistra Europea",
Europeische Linke, Gauche Europeenne, European Left, Izquierda Europea.
In greco, lussemburghese e estone non so). Il CPN, ne gioiamo tutti,
non incontrerà grandi difficoltà: deciderà sul partito deciso a gennaio
e il cui congresso fondativo è stato deciso per maggio (pare che ci sia
già l'inno, correttamente caratterizzato da un afflato femminista,
visto il ruolo che certe donne hanno avuto nell'accantonare
contraddizione capitale-lavoro e conflitto di classe a vantaggio di
quella di genere, assai più attuale e universale. Dicono che inizia
così: "E' primavera, svegliatevi bambine..."). Sono partiti che stanno
come d'autunno sugli alberi le foglie e, trovandosi nella condizione
del panda, giustamente cercano un ricupero unendo i propri inverni
dello scontento in un primaverile auspicio: se son rose fioriranno. Per
carità non rosse, però, sono fuori moda. Tanto che il partito comunista
di Boemia-Moravia e un'altra quarantina, invece in piena espansione e
che avrebbero preferito l'inno "Rose rosse per te..." sono stati
ampiamente snobbati come retrò e ne hanno tratto la conclusione che
conveniva restare a casa. E comunisti.
Ma non divaghiamo. Il mio proposito era di raccontarvi come è andato il
"Seminario Nazionale". Quello pompato con grande impegno tra militanti,
iscritti, elettori, simpatizzanti, mediante trombe, tamburi e timpani
di una clamorosa campagna: mezza dozzina di microannunci sul giornale
di partito. Per la ghiotta occasione, sicuramente attesa con impazienza
da qualche decina di migliaia di persone che si erano visti percuotere
per mesi dalla "spirale guerra-terrorismo", rifilatagli in tutte le
salse cartacee e comiziali, era stata prevista una cornice e un tempo
di grande attrattiva e accessibilità: lunedì mattina alle 9 nello
scantinato della Federazione romana. Un orario che compagni tramvieri,
automobilieri, metallurgici, campagnoli, scolastici o aziendali,
panettieri o vignaioli non avrebbero potuto chiederne uno migliore.
Faccio della cinica ironia e faccio torto agli organizzatori: si
trattava di non turbare, con iniziative di carattere contingente e un
po' estemporanee, la concentrazione dei compagni su obiettivi di ben
altra portata strategica, la SE e l'abbraccio governativo con ormai
ampiamente riscattati massacratori della Jugoslavia e della classe
lavoratrice nazionale.
E così il "seminario nazionale" ha visto la discreta, ma fervida
partecipazione di ben venti persone. Partecipazione anche qualificata:
se dico che c'erano ben tre compagni che in un qualche momento non
fossero stati, o oggi non fossero, negli organismi supremi del partito,
forse esagero. L'avvio viene dato dallo stesso Fausto Bertinotti: a
seminario "nazionale", segretario nazionale. E' un avvio brontolone e
pour cause: degli intemperanti avevano lasciato tra i documenti in
distribuzione uno con alcune domande rivolte al "giornale comunista"
Liberazione. [VEDI ALLEGATO] Si chiedeva, a me pare innocentemente, ai
responsabili di quel quotidiano se fossero in buonafede quando
pubblicavano senza commento paginoni di compagni come i neonazisti
(qualcuno li chiama "neocons") di Washington, o come Macbeth-Cossiga, o
quando nascondevano oggi una Jugoslavia frantumata e dissanguata dopo
averne esaltato la fine ieri in combutta con arnesi Cia come Otpor, o
quando ignoravano pervicacemente ogni prova sulla longa manus USA e Cia
nel terrorismo internazionale, dall'11/9 alla Cecenia, da Bali a
Istanbul, o quando flirtavano con un D'Alema bombardiere, o con un
Fassino vituperante Berlinguer e esaltante Craxi. Niente, non si
chiede, sono provocazioni, sono insulti s'infervora Bertinotti e,
ordinando la rimozione dell'obbrobrio, conclude: "La censura, quando ce
vo' ce vo'". Lo sappiamo, Fausto, lo sappiamo. E subito qualcuno nella
platea ha invocato il Collegio di garanzia. La sindrome di Beria non
muore.
Chi apre il "seminario nazionale" dei venti notabili? Ma lui, l'uomo
che sulla spirale la sa più lunga di tutti, colui che a sentire
"Intifada fino alla vittoria" brandisce subito il pastorale:
antisemiti! E', appropriatamente, il responsabile esteri del partito,
Gennaro Migliore. E' lui che indica la via, è lui che illumina le
ombre, è lui che mette i paletti, è lui che divide il giusto
dall'ingiusto, il bene dal male. Riparte la spirale che sale sale, in
tutti gli interventi, viene fugacemente interrotta dallo smanierato che
scrive, ma è subito ricomposta e rilanciata verso l'infinito proprio di
questa figura geometrica, nientemeno che dal segretario. L'ONU - dice
Migliore - è stata sprovveduta e anche negativa, specie quando
dell'occupazione ha parlato come peace keeping (risoluzione 1511), ma
ora guai a prescindere dall'ONU, è lo strumento democratico per
eccellenza. Che gli iracheni lo sappiano o no. Come si farebbe
altrimenti a garantire la democrazia, cioè un libero mercato, una
privatizzazione di tutto, una ricomposizione dei governi occidentali
nella comune rapina delle risorse irachene? Sotto i colpi della
dialettica migliorina, svaniscono anche gli ultimi dubbi ereditati da
un genocidio perseguito dall'ONU con 13 anni di embargo. Ci si consola
con i meriti ONU nella ricostruzione della Somalia, nella spaccatura
della Corea, nelle carneficine africane dal Congo al Ruanda, fino al
benemerita transizione della Jugoslavia dal gengiskhan slavo Milosevic
al democratico occidentale Al Capone. Migliore vuole l'ONU, ma per
carità non vuole la resistenza irachena. Uccide poliziotti, diomio! E'
terrorismo puro. Ha fatto fuori 100 curdi in un colpo solo! (L'episodio
verrà poi rievocato anche da un altrimenti carta carbone Musacchio che,
con la lacrima sul ciglio, ricorda quanto lui si sia speso per la causa
curda, e non importa se, nella commozione, faccia un po' di confusione
tra comunisti curdi del PKK sterminati dai turchi e dai curdi iracheni
amici dei turchi, da Clinton e Bush, e tribù narcotrafficanti e
mercenarie della Cia da trent'anni (dei capi feudali Barzani e
Talabani) che stanno pulendo etnicamente il Nord dell'Iraq e ambiscono
a spaccare un popolo unito da 3000 anni e a farsi un protettorato
fascistoide amerikano, petrolifero e narcotico. Del resto Musacchio si
occupa di ambiente e le boscose montagne del Kurdistan vanno
salvaguardate o no?.
Naturalmente hanno ragione gli occupanti e Bush a dire che lì, in Iraq,
a tirare le fila c'è Al Qaida e, quindi, anatema a coloro che
sostengono la resistenza irachena e la chiamano guerra di liberazione!
Al Migliore devono essere fischiate le orecchie al ricordo di quelle
migliaia di compagni fuorilinea - non più di un paio ne sono tracimati
nelle lettere a Liberazione - che hanno mentalmente - ma in alcuni casi
anche fisicamente - vomitato a leggere sul "giornale comunista"
coprofile esternazioni di certi sedicenti comunisti iracheni (anche di
questo si parlava nel documentino buttato sul rogo dal segretario) in
omaggio all'occupazione "liberatrice" USA. Vomito diventato
irrefrenabile a sapere che il PCR si era gemellato con questo "PC
iracheno" che, mentre tantissimi comunisti si battono in armi o in
marcia contro l'occupante colonialista e stragista, siede nel governo
fantoccio nominato e pagato dagli USA e capeggiato da gangster come
Ahmed Chalabi e Jalal Talabani. Il "responsabile esteri" ha una parola
risolutrice e risanatrice: "Non si può mica dire che quelli del PC
iracheno siano agenti della Cia. Non erano forse contro Saddam e,
quando stavano a Londra (tra i computer e negli appartamenti regalati
dalla Cia. N.d.r.), anche contro la guerra?" E vogliamo forse
soffermarci su queste quisquilie quando il ragionamento è talmente
degno del cognome di Gennaro e pure corazzato dal nobile anatema
sionista contro ogni "Intifada fino alla vittoria", che poi quella
vittoria (immaginata dai palestinesi come la pacifica e paritaria
coesistenza tra due popoli) non è davvero altro che una
"destabilizzazione terroristica". Già, come la troppo angelicata
resistenza partigiana, o come la rivoluzione d'ottobre dell'orrendo
novecento. Migliore finisce con un'impennata di originalità: dalla
ormai stra-acquisita "spirale guerra-terrorismo" passa con balzo
estetico nientemeno che alla "morsa guerra-terrorismo" ed è
comprensibile che, anziché dalla scontata ovazione, il responsabile
venga accolto alla fine da uno stupefatto e ammirato silenzio.
E' l'ora ormai del panino e della birretta, proprio quando Franco
Grisolia osa una deviazione dal liturgico paradigma affermando che la
resistenza irachena va appoggiata, ma anche criticata perché non
diretta da un partito comunista rivoluzionario (gli iracheni in armi ne
sono rimasti mortificati e provvederanno). Di Ramon Mantovani è sempre
difficile ricordare cosa dice, ma mi pare che abbia costruito una
specie di gerarchia, con in fondo, nella merda, la resistenza irachena,
un po' più su, a galla, le Farc colombiane e in cima, ad altezze
irraggiungibili, Marcos e gli zapatisti nella loro sublime formula
sparo-non sparo. Una sua intuizione formidabile mi è rimasto però
impressa: non è vero niente che Francia e Germania abbiano alimentato
un'opposizione alla guerra imperiale (guai a pronunciare la parolaccia
"imperialista"). E l'idea di un polo alternativo che inglobi Russia,
Cina e India è una vera stronzata. Sbavano tutte a entrare nella Nato.
Ah, perché mai non abbiamo più il Ramon responsabile, lui, degli
esteri, a spiegarci come va il mondo!
Non sto a tediarvi con il resoconto degli interventi di Nicotra, Ricci,
Gianni, o del citato Musacchio. Nessuno avrebbe potuto essere più
coerentemente e originalmente fedele alla linea, anzi, alla spirale.
Con il capo copertomi di cenere e di sdegno dal successivo Bertinotti,
riferisco la terribile caduta culturale e politica del sottoscritto.
Accecato da narcisistica deformazione professionale, avevo osato
presentare, documenti alla mano, alcuni dati informativi e le deduzioni
che pensavo se ne potessero trarre. Acchiappando la coda della spirale,
avevo tentato di disarticolarla, nientemeno, illustrando il collasso
della versione ufficiale degli attentati dell'11 settembre 2001,
citando le innumerevoli contraddizioni e menzogne risultanti dalle
ricerche e dalle rivelazioni di investigatori, luminari, testimoni,
famigliari delle vittime: la paralisi durante due ore di attacco del
più attrezzato apparato di difesa area del mondo, il crollo controllato
delle torri, il buco di 5 metri fatto nel Pentagono da un aereo di 39 x
12 metri che non lascia neanche un briciolo di rottame, l'allegra
visita di Bush a una scuola durante tutto l'attacco, le speculazioni
preventive in borsa sulle azioni delle compagnie aeree e
d'assicurazione, dirette da Buzzy Krongard, direttore operativo della
Cia, la scomparsa delle scatole nere, il sabotaggio governativo
dell'inchiesta parlamentare, i precedenti storici degli autoattentati
statunitensi da almeno un secolo a questa parte per giustificare
aggressioni militari, i legami della Cia con Al Qaida dall'Afghanistan
dell'Armata Rossa, alla Bosnia, al Kosovo e, ancora oggi, alla
Macedonia, gli analoghi legami, societari e famigliari tra i Bush e i
Bin Laden, il disastro che dall'11/9 e seguenti è derivato al mondo
islamico e alle classi lavoratrici e l'inenarrabile vantaggio che ne è
venuto ai guerrafondai preventivi e permanenti, i piani di
un'aggressione a Afghanistan e Iraq giustificati con l'11/9, ma già
pronti da mesi e anni, e dai e dai e dai, ne sapete quanto e più di me.
Ho chieste, impertinentemente, lo ammetto, che questa mole di lavoro di
controinformazione sull'operato della notoriamente più bugiarda e
cinica amministrazione della storia umana alimentasse almeno qualche
dubbio, una pratolina nelle distese ghiacciate delle certezze assolute,
un piccolo sbandamento della spirale guerra-terrorismo, per sospettare
che, forse, forse, le guerre e gli attentati terroristici li fanno gli
stessi, gli stessi che guadagnano cornucopie come piovesse da tutti e
due. Che la dicotomia guerra contro terrorismo e terrorismo contro
guerra, avallando esattamente quello che i guerrafondai vogliono, che
cioè il terrorismo sta fuori, dall'altra parte, soprattutto nell'Islam
(dove certamente imitatori e sicari fanatizzati proliferano), potrebbe
forse agevolare la strategia dei nuovi conquistadores contro popoli e
classi. E che allora il dogma resistenza uguale terrorismo, a parte
l'incongruità storica, avrebbe potuto rivelare qualche lieve
incrinatura e che, impostasi così una logica e doverosa solidarietà con
chi resiste, in qualsiasi modo, il rosario della non violenza poteva
anche perdere qualcuno dei suoi grani... Speculazioni, arzigogoli,
dietrologie. E Chomsky? E Gore Vidal? E Chosuddovski? E Giulietto
Chiesa? E l'ex-ministro della difesa e della tecnologia tedesco,
Andreas von Buelow che, insieme a tanti altri, da anni fantastica su un
terrorismo tutto USA? Intellettuali fuori della realtà, innamorati dei
propri complottismi. Infine, un dubbio minuscolo come un microbo non
potrebbe nascere dalle gigantesche bugie con le quali i governi della
guerra permanente hanno giustificato carneficine e devastazioni di
paesi e popoli? Non avrebbero potuto mentire anche su tutto il resto,
Milosevic, Osama, Saddam, terrorismi compresi?
Bertinotti non ha esitato a rispondere subito, da par suo, con l'
ironia che simili fantasticherie meritano. Dichiarato, con idonea
espressione facciale, che le "argomentazioni di Grimaldi mi hanno fatto
ammutolire" (ammutolimento che, interpretato tendenziosamente, avrebbe
anche potuto accendere una scintilla di speranza in molti comunisti),
ha subito promesso che si sarebbe "mantenuto nello schema costruito
dai precedenti oratori e avrebbe evitato rigorosamente di riferirsi a
quello di Grimaldi. Quindi, nei successivi trenta minuti, Bertinotti
non ha fatto altro che replicare alle fesserie dette da Grimaldi,
negando in primis che ci si possa inventare un mondo del male insediato
a Washington e sostituire la Cia ai meccanismi di accumulazione del
capitale. "Responsabilizzare il mefistofelico gruppo dirigente USA a
scapito della critica del capitalismo e dei suoi poteri costituenti? E
no!" E poi, altra doccia fredda sugli infantili entusiasmi del
dietrologo fissato: "Il potere va destrutturato con la disobbedienza,
sottraendo le masse al consenso, costruendo criticità e luoghi, spazi,
alternativi critici con la non violenza che è la forza critica della
nuova fase capitalistica. La violenza è una critica graffiante al cuore
del potere e al suo carattere oppressivo".
Compagni, amici, osservatori, che dire davanti a tanta critica, a tanta
elaborazione teorico-pratica. La testa gira, gli occhi si inumidiscono,
il cuore batte, l'anima si eleva a spirale. L'avessero detto a
Spartaco, alla donna violentata, a Marx, a 400 anni di rivoltosi
irlandesi, agli arabi che cacciarono re e governatori coloniali, ai
partigiani che cacciarono i nazifascisti, agli indiani sparacchioni di
Wounded Knee, ai serbi che a forza di fucilate si liberarono dei
tedeschi, ai bolscevichi che, sparando, costruirono la prima
alternativa all'essere soggiogati e sfruttati, agli iracheni che stanno
costringendo i nuovi barbari a mollare la preda, ai palestinesi che se
non avessero combattuto dal 1967 in poi non ci sarebbero proprio più,
ai comunisti che pensavano, contro le mediazioni di Turati, che si
sarebbe potuto fermare i fascisti con la forza, agli aborigeni
australiani dell'altro giorno a Sidney che, castigando manipoli di
poliziotti al servizio della più feroce apartheid del mondo (dopo
quella di Israele), hanno finalmente attirato l'attenzione del mondo
sul loro genocidio... L'avessero detto a tutta l'umanità, durante tutta
la storia, che criticare bisognava, perdio, non lottare, non combattere
rischiando di diventare simili al proprio aguzzino, magari come quei
corrotti di Giovanni Pesce, o Giorgio Bocca, o Gerry Adams, o Che
Guevara!
Quanto sarebbe stata più rosea, la vicenda umana, dolce, senza
preoccupazione per il potere: se lo tengano quello schifo, ne facciano
quello che vogliono. Noi critichiamo. E, ve lo giuriamo padroni, senza
alzare un dito.
E cantiamo: "E' primavera, svegliatevi bambine..."
--- ALLEGATO ---
(vedi anche:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/3195 )
"Liberazione - giornale comunista" ?
"Belgrado ride"? "Spirale guerra-terrorismo"? "Non violenza"? Alcune
domande al giornale
1) Perché avete sostenuto la parola d'ordine "Né con la Nato, né con
Milosevic" e avete avvallato tutte le falsità - ora ampiamente smentite
- su stragi serbe, pulizia etnica, nazionalismo serbo, crimini di
Milosevic, inneggiando all'organizzazione Cia "Otpor" e alla
"rivoluzione democratica" di Belgrado, dimostrati già allora e
riconfermati dagli stessi responsabili oggi elementi di una vasta
cospirazione imperialista europeo-statunitense tesa a frantumare la
Jugoslavia, liquidare un modello sociale inviso al FMI, aprire i
Balcani alle rotte dei traffici di petrolio e stupefacenti dominate
dagli interessi occidentali? Perché avete, da tre anni, imposto il
silenzio sulla catastrofe dei Balcani colonizzati e sottoposti a domini
criminali e taciuto le prove delle vostre menzogne (BBC, "Diario",
"Shadowplay" del giornalista Sky e agente britannico Tim Marshall,
indagini ONU) ?
2) Perché nelle vostre interviste ai massimi dirigenti DS, D'Alema e
Fassino, all'atto della proclamazione dell'alleanza governativa con
l'Ulivo, non avete sollevato le loro responsabilità negli inciuci con
Berlusconi, nella criminale aggressione e colonizzazione imperialista
alla Jugoslavia, nella traformazione della Nato in alleanza aggressiva,
nell'amicizia con l'Opus Dei e con ambienti massonici, nell'opera di
smantellamento dello stato sociale e dei principi democratici della
Costituzione? Perché date patenti di "alto giornalismo" a
disinformatori di regime come Paolo Mieli, Gad Lerner, o Stefano Folli?
3) Perché insistete ossessivamente sulla fuorviante parola d'ordine
della "spirale guerra-terrorismo", avvallando implicitamente il
paradigma imperialista della guerra fatta contro il terrorismo e del
terrorismo che risponderebbe alla guerra e quindi agevolando sia la
fascistizzazione progressiva degli stati e delle società con l'alibi
della sicurezza, sia le aggressioni militari anglo-sionisto-americane,
con il seguito di ascari vari, contro popoli e paesi detentori di
risorse o renitenti al dominio colonialista? E, a questo proposito,
4) Perché ignorate pervicacemente l'enorme mole di prove, documenti,
testimonianze prodotta da ricercatori di ogni paese, in particolare
degli USA, da prestigiosi uomini di Stato come Andreas von Buelow
(ex-ministro della difesa ed ex-ministro della tecnologia della
Germania), dai più qualificati intellettuali statunitensi, o da centri
di ricerca di altissimo livello come il "Global Research"
dell'Università di Toronto, che smascherano il complotto terroristico
statunitense, a partire dagli attentati dell'11 settembre e dalla
versione ufficiale, del resto ampiamente boicottata e censurata dal
golpista Bush?
5) Non ritenete che sia vostro primario compito politico e
giornalistico attingere a tutte le fonti, ben al di là della vostra
pigra subalternità alle fonti ufficiali della borghesia imperialista,
allo scopo di offrire all'opinione pubblica e al popolo di sinistra
strumenti di conoscenza e di maturazione che disintegrino la fandonia
di un terrorismo islamico autonomo ed antimperialista e rivelino
l'orrore di classi dirigenti che(del resto storicamente)utilizzano
gruppi di fanatici eterodiretti dalle proprie centrali terroristiche
per soggiogare opinioni pubbliche e fare accettare guerre preventive e
permanenti di genocidio?
6) Non credete che per fermare l'apocalisse planetaria programmata da
classi dirigenti criminali sia anzittutto indispensabile sottrarsi al
loro dominio informativo e delegittimarne il diritto a governare
rivelandone le demenziali efferatezze terroristiche, anziché avallarne
bugie funzionali alla guerra e agli stati di polizia? Perché
Liberazione ripete, a ogni ricorrenza dell'11/9, gli stereotipi e i
silenzi che proteggono e coprono responsabili e responsabilità ormai
incontrovertibili, offrendo loro ulteriori spazi e ragioni d'azione?
Perché non concede a sé e ai lettori almeno il beneficio del dubbio?
7) Perché Liberazione sposa incondizionatamente da sempre pregiudizi e
menzogne internazionali, che si tratti di una Cecenia destabilizzata da
mostruosi gruppi di terroristi Al Qaida, totalmente isolati dalla
popolazione, che, agli ordini della Cia, tentano con orrende stragi di
civili di sottrarre a Russia ed Europa vitali vie di comunicazione
energetiche alla luce del programma PNAC (Program for the New American
Century) dei governanti USA teso a neutralizzare Europa, Russia e Cina;
o che si tratti dell'Iran della logora distinzione tra "progressisti"
(studenti che si riconoscono, come Otpor, nei "valori americani") e
"conservatori", di sovietica memoria, scimmiottando le veline
occidentali ed evitando di vedere sotto la superficie le manovre
d'infiltrazione imperialista (Otpor, poi clonato in "Kmara" per
consegnare la Georgia agli USA, non ha insegnato nulla?); o che si
tratti di un'Algeria dove numerosi analisti seri, ma non Liberazione,
hanno visto lo scontro tra interessi USA e interessi francesi, per
interposti terroristi islamici e insorti berberi; o che ancora si
tratti di Haiti, dove i tentativi di ricolonizzazione statunitensi
tramite la mobilitazione di bande armate legate ai Duvalier vengono
fatte passare per "rivolta democratica" contro il "tiranno" Aristide
(e meno male che c'è Angela Necioni a dire cose giuste sul Venezuela di
Chavez, criminalizzato dall'"alleato" D'Alema)?
8) Perché Liberazione ignora sistematicamente la volontà, i giudizi e
gli obiettivi di larghe masse palestinesi e delle loro rappresentanze
politiche e si affretta a rincorrere qualsiasi trucco sionista, teso a
tirare fuori Israele dalle difficoltà causate dall'Intifada, che si
ammanti di "dialogo per la pace", che sia Camp David, la Road Map, o
adesso Ginevra, tutti sostenuti da gruppi dirigenti largamente corrotti
e collaborazionisti e decisamente respinti dalla maggioranza del popolo
palestinese, dentro e fuori dai confini della Palestina, senza nemmeno
mai darsi cura di dare voce a tutte le parti. Quando mai avete sentito
la sinistra palestinese?
9) Perché nel momento in cui una resistenza armata di massa in Iraq,
secondo ogni esperto militare e di intelligence (vedi le numerose
analisi USA in rete) preparata da molti anni in vista di una guerra di
liberazione di lunga durata e condotta dalla Guardia Repubblicana, dal
Baath insieme ai comunisti veri e a gruppi religiosi patrioti, che va
infliggendo giornalmente sconfitte gravi all'occupante e ai suoi
mercenari, anzichè schierarsi, secondo una tradizione di giustizia e di
solidarietà consolidata a sinistra nei secoli, con i combattenti del
popolo per la sovranità e l'indipendenza, Liberazione perpetua la
sporca equiparazione tra lotta di liberazione e terrorismo (altro
favore agli USA), usa l'arma di distrazione di massa di un alluvionale,
demagogico, fuorviante, antiscientifico e astutamente sbilanciato
dibattito su violenza e non violenza e arriva a pubblicare e promuovere
le oscene falsità di un collaborazionista iracheno?
10) Perché Liberazione si presta alla falsificazione storica - che
offende milioni di tibetani schiavizzati nel passato da una casta
tirannica e pedofila di monaci, sequestratori di bambini, padroni della
vita e della morte dei contadini - di consacrare l'agente CIA Dalai
Lama come maestro di vita e di libertà?
11) E' concepibile che un "giornale comunista" pubblichi SENZA
COMMENTO (dopo aver rifiutato lo scoop dell'ultima intervista al
presidente jugoslavo cacciato da un golpe USA), in prima e seconda
pagina, cioè con il massimo rilievo, articoli dei neonazisti USA
chiamati "neocons" che giustificano la guerra preventiva e l'assedio
alla Cina, o rappresentano l'oligarca mafioso russo Khodorkovski come
impegnato nelle "riforme democratiche" (9 e 5/12/03), o addirittura -
sotto il titolo, nientemeno, "Terrorismo, politica e libertà"
(24/12/03) - di Francesco Cossiga, mandante dell'assassinio di
Giorgiana Masi, sponsor di Gladio, protagonista della repressione,
responsabile dei depistaggi del suo comitato sul rapimento Moro
rimpinzato di delinquenti P2?
12) Ora che è stato dimostrato oltre ogni dubbio che quelli che
chiamavate "intellettuali dissidenti" erano terroristi mercenari al
soldo degli USA, protagonisti di un piano criminale di
destabilizzazione di Cuba finalizzato a un'aggressione statunitense,
avete chiesto scusa a chi avevate cacciato dal giornale solo per aver
scritto che, scontata il rifiuto della pena di morte, gli autori dei
sequestri e del complotto erano terroristi manovrati da Miami e
Washington?
13) E' accettabile che in un "giornale comunista" appaia, all'indomani
della vergognosa esibizione del presidente iracheno Saddam Hussein da
parte degli aggressori USA, una prosa del tipo in uso nei più luridi
tabloid: "Lo sguardo di Saddam è infantile, spaventato, tondo e acquoso,
come quello dei cani che chiedono di non essere bastonati. Il primo
sguardo umano della sua vita. Almeno pubblica, a, sospettiamo, anche
privata. I suoi occhi sino a ieri li abbiamo dovuti sempre scrutare
dietro le lenti nere (???), oppure tra le fessure gelide del suo
odio... Saddam che carezza un bambino e poi, paranoico e ipocondriaco,
si lava le mani con l'amuchina (???)... Saddam che sparge ettolitri di
sangue senza mai sporcare i marmi dei suoi palazzi... Non possiamo
distogliere gli occhi, non possiamo non guardarlo e provare un
animalesco grugnito di sollievo..." (L'hai detto, Ronconi, "animalesco
grugnito")? A casa delle persone perbene non si chiama questo, al
meglio, oscenità e, al peggio, connivenza col nemico?
Compagni di Liberazione se siete in buonafede cercate di allargare le
vostre fonti e di fare un giornale onesto e comunista. Se perseguite
scopi incompatibili con la testata, cambiatela.
Un gruppo di lettori
MONDOCANE FUORILINEA
18/2/4
Fulvio Grimaldi
Vi racconto, cari compagni, amici e osservatori, come è andata con il
"Seminario Nazionale su guerra e terrorismo" del PRC, a Roma, lunedì 16
febbraio, nella sede del Comitato Politico Nazionale. Sede non
insignificantemente underground di quel CPN che fra un paio di
settimane verrà chiamato a decidere sullo scioglimento del partito, che
avrebbe dovuto rifondare il comunismo dopo il testacoda di
Occhetto-D'Alema-Fassino-Veltroni, nella SE ("Sinistra Europea",
Europeische Linke, Gauche Europeenne, European Left, Izquierda Europea.
In greco, lussemburghese e estone non so). Il CPN, ne gioiamo tutti,
non incontrerà grandi difficoltà: deciderà sul partito deciso a gennaio
e il cui congresso fondativo è stato deciso per maggio (pare che ci sia
già l'inno, correttamente caratterizzato da un afflato femminista,
visto il ruolo che certe donne hanno avuto nell'accantonare
contraddizione capitale-lavoro e conflitto di classe a vantaggio di
quella di genere, assai più attuale e universale. Dicono che inizia
così: "E' primavera, svegliatevi bambine..."). Sono partiti che stanno
come d'autunno sugli alberi le foglie e, trovandosi nella condizione
del panda, giustamente cercano un ricupero unendo i propri inverni
dello scontento in un primaverile auspicio: se son rose fioriranno. Per
carità non rosse, però, sono fuori moda. Tanto che il partito comunista
di Boemia-Moravia e un'altra quarantina, invece in piena espansione e
che avrebbero preferito l'inno "Rose rosse per te..." sono stati
ampiamente snobbati come retrò e ne hanno tratto la conclusione che
conveniva restare a casa. E comunisti.
Ma non divaghiamo. Il mio proposito era di raccontarvi come è andato il
"Seminario Nazionale". Quello pompato con grande impegno tra militanti,
iscritti, elettori, simpatizzanti, mediante trombe, tamburi e timpani
di una clamorosa campagna: mezza dozzina di microannunci sul giornale
di partito. Per la ghiotta occasione, sicuramente attesa con impazienza
da qualche decina di migliaia di persone che si erano visti percuotere
per mesi dalla "spirale guerra-terrorismo", rifilatagli in tutte le
salse cartacee e comiziali, era stata prevista una cornice e un tempo
di grande attrattiva e accessibilità: lunedì mattina alle 9 nello
scantinato della Federazione romana. Un orario che compagni tramvieri,
automobilieri, metallurgici, campagnoli, scolastici o aziendali,
panettieri o vignaioli non avrebbero potuto chiederne uno migliore.
Faccio della cinica ironia e faccio torto agli organizzatori: si
trattava di non turbare, con iniziative di carattere contingente e un
po' estemporanee, la concentrazione dei compagni su obiettivi di ben
altra portata strategica, la SE e l'abbraccio governativo con ormai
ampiamente riscattati massacratori della Jugoslavia e della classe
lavoratrice nazionale.
E così il "seminario nazionale" ha visto la discreta, ma fervida
partecipazione di ben venti persone. Partecipazione anche qualificata:
se dico che c'erano ben tre compagni che in un qualche momento non
fossero stati, o oggi non fossero, negli organismi supremi del partito,
forse esagero. L'avvio viene dato dallo stesso Fausto Bertinotti: a
seminario "nazionale", segretario nazionale. E' un avvio brontolone e
pour cause: degli intemperanti avevano lasciato tra i documenti in
distribuzione uno con alcune domande rivolte al "giornale comunista"
Liberazione. [VEDI ALLEGATO] Si chiedeva, a me pare innocentemente, ai
responsabili di quel quotidiano se fossero in buonafede quando
pubblicavano senza commento paginoni di compagni come i neonazisti
(qualcuno li chiama "neocons") di Washington, o come Macbeth-Cossiga, o
quando nascondevano oggi una Jugoslavia frantumata e dissanguata dopo
averne esaltato la fine ieri in combutta con arnesi Cia come Otpor, o
quando ignoravano pervicacemente ogni prova sulla longa manus USA e Cia
nel terrorismo internazionale, dall'11/9 alla Cecenia, da Bali a
Istanbul, o quando flirtavano con un D'Alema bombardiere, o con un
Fassino vituperante Berlinguer e esaltante Craxi. Niente, non si
chiede, sono provocazioni, sono insulti s'infervora Bertinotti e,
ordinando la rimozione dell'obbrobrio, conclude: "La censura, quando ce
vo' ce vo'". Lo sappiamo, Fausto, lo sappiamo. E subito qualcuno nella
platea ha invocato il Collegio di garanzia. La sindrome di Beria non
muore.
Chi apre il "seminario nazionale" dei venti notabili? Ma lui, l'uomo
che sulla spirale la sa più lunga di tutti, colui che a sentire
"Intifada fino alla vittoria" brandisce subito il pastorale:
antisemiti! E', appropriatamente, il responsabile esteri del partito,
Gennaro Migliore. E' lui che indica la via, è lui che illumina le
ombre, è lui che mette i paletti, è lui che divide il giusto
dall'ingiusto, il bene dal male. Riparte la spirale che sale sale, in
tutti gli interventi, viene fugacemente interrotta dallo smanierato che
scrive, ma è subito ricomposta e rilanciata verso l'infinito proprio di
questa figura geometrica, nientemeno che dal segretario. L'ONU - dice
Migliore - è stata sprovveduta e anche negativa, specie quando
dell'occupazione ha parlato come peace keeping (risoluzione 1511), ma
ora guai a prescindere dall'ONU, è lo strumento democratico per
eccellenza. Che gli iracheni lo sappiano o no. Come si farebbe
altrimenti a garantire la democrazia, cioè un libero mercato, una
privatizzazione di tutto, una ricomposizione dei governi occidentali
nella comune rapina delle risorse irachene? Sotto i colpi della
dialettica migliorina, svaniscono anche gli ultimi dubbi ereditati da
un genocidio perseguito dall'ONU con 13 anni di embargo. Ci si consola
con i meriti ONU nella ricostruzione della Somalia, nella spaccatura
della Corea, nelle carneficine africane dal Congo al Ruanda, fino al
benemerita transizione della Jugoslavia dal gengiskhan slavo Milosevic
al democratico occidentale Al Capone. Migliore vuole l'ONU, ma per
carità non vuole la resistenza irachena. Uccide poliziotti, diomio! E'
terrorismo puro. Ha fatto fuori 100 curdi in un colpo solo! (L'episodio
verrà poi rievocato anche da un altrimenti carta carbone Musacchio che,
con la lacrima sul ciglio, ricorda quanto lui si sia speso per la causa
curda, e non importa se, nella commozione, faccia un po' di confusione
tra comunisti curdi del PKK sterminati dai turchi e dai curdi iracheni
amici dei turchi, da Clinton e Bush, e tribù narcotrafficanti e
mercenarie della Cia da trent'anni (dei capi feudali Barzani e
Talabani) che stanno pulendo etnicamente il Nord dell'Iraq e ambiscono
a spaccare un popolo unito da 3000 anni e a farsi un protettorato
fascistoide amerikano, petrolifero e narcotico. Del resto Musacchio si
occupa di ambiente e le boscose montagne del Kurdistan vanno
salvaguardate o no?.
Naturalmente hanno ragione gli occupanti e Bush a dire che lì, in Iraq,
a tirare le fila c'è Al Qaida e, quindi, anatema a coloro che
sostengono la resistenza irachena e la chiamano guerra di liberazione!
Al Migliore devono essere fischiate le orecchie al ricordo di quelle
migliaia di compagni fuorilinea - non più di un paio ne sono tracimati
nelle lettere a Liberazione - che hanno mentalmente - ma in alcuni casi
anche fisicamente - vomitato a leggere sul "giornale comunista"
coprofile esternazioni di certi sedicenti comunisti iracheni (anche di
questo si parlava nel documentino buttato sul rogo dal segretario) in
omaggio all'occupazione "liberatrice" USA. Vomito diventato
irrefrenabile a sapere che il PCR si era gemellato con questo "PC
iracheno" che, mentre tantissimi comunisti si battono in armi o in
marcia contro l'occupante colonialista e stragista, siede nel governo
fantoccio nominato e pagato dagli USA e capeggiato da gangster come
Ahmed Chalabi e Jalal Talabani. Il "responsabile esteri" ha una parola
risolutrice e risanatrice: "Non si può mica dire che quelli del PC
iracheno siano agenti della Cia. Non erano forse contro Saddam e,
quando stavano a Londra (tra i computer e negli appartamenti regalati
dalla Cia. N.d.r.), anche contro la guerra?" E vogliamo forse
soffermarci su queste quisquilie quando il ragionamento è talmente
degno del cognome di Gennaro e pure corazzato dal nobile anatema
sionista contro ogni "Intifada fino alla vittoria", che poi quella
vittoria (immaginata dai palestinesi come la pacifica e paritaria
coesistenza tra due popoli) non è davvero altro che una
"destabilizzazione terroristica". Già, come la troppo angelicata
resistenza partigiana, o come la rivoluzione d'ottobre dell'orrendo
novecento. Migliore finisce con un'impennata di originalità: dalla
ormai stra-acquisita "spirale guerra-terrorismo" passa con balzo
estetico nientemeno che alla "morsa guerra-terrorismo" ed è
comprensibile che, anziché dalla scontata ovazione, il responsabile
venga accolto alla fine da uno stupefatto e ammirato silenzio.
E' l'ora ormai del panino e della birretta, proprio quando Franco
Grisolia osa una deviazione dal liturgico paradigma affermando che la
resistenza irachena va appoggiata, ma anche criticata perché non
diretta da un partito comunista rivoluzionario (gli iracheni in armi ne
sono rimasti mortificati e provvederanno). Di Ramon Mantovani è sempre
difficile ricordare cosa dice, ma mi pare che abbia costruito una
specie di gerarchia, con in fondo, nella merda, la resistenza irachena,
un po' più su, a galla, le Farc colombiane e in cima, ad altezze
irraggiungibili, Marcos e gli zapatisti nella loro sublime formula
sparo-non sparo. Una sua intuizione formidabile mi è rimasto però
impressa: non è vero niente che Francia e Germania abbiano alimentato
un'opposizione alla guerra imperiale (guai a pronunciare la parolaccia
"imperialista"). E l'idea di un polo alternativo che inglobi Russia,
Cina e India è una vera stronzata. Sbavano tutte a entrare nella Nato.
Ah, perché mai non abbiamo più il Ramon responsabile, lui, degli
esteri, a spiegarci come va il mondo!
Non sto a tediarvi con il resoconto degli interventi di Nicotra, Ricci,
Gianni, o del citato Musacchio. Nessuno avrebbe potuto essere più
coerentemente e originalmente fedele alla linea, anzi, alla spirale.
Con il capo copertomi di cenere e di sdegno dal successivo Bertinotti,
riferisco la terribile caduta culturale e politica del sottoscritto.
Accecato da narcisistica deformazione professionale, avevo osato
presentare, documenti alla mano, alcuni dati informativi e le deduzioni
che pensavo se ne potessero trarre. Acchiappando la coda della spirale,
avevo tentato di disarticolarla, nientemeno, illustrando il collasso
della versione ufficiale degli attentati dell'11 settembre 2001,
citando le innumerevoli contraddizioni e menzogne risultanti dalle
ricerche e dalle rivelazioni di investigatori, luminari, testimoni,
famigliari delle vittime: la paralisi durante due ore di attacco del
più attrezzato apparato di difesa area del mondo, il crollo controllato
delle torri, il buco di 5 metri fatto nel Pentagono da un aereo di 39 x
12 metri che non lascia neanche un briciolo di rottame, l'allegra
visita di Bush a una scuola durante tutto l'attacco, le speculazioni
preventive in borsa sulle azioni delle compagnie aeree e
d'assicurazione, dirette da Buzzy Krongard, direttore operativo della
Cia, la scomparsa delle scatole nere, il sabotaggio governativo
dell'inchiesta parlamentare, i precedenti storici degli autoattentati
statunitensi da almeno un secolo a questa parte per giustificare
aggressioni militari, i legami della Cia con Al Qaida dall'Afghanistan
dell'Armata Rossa, alla Bosnia, al Kosovo e, ancora oggi, alla
Macedonia, gli analoghi legami, societari e famigliari tra i Bush e i
Bin Laden, il disastro che dall'11/9 e seguenti è derivato al mondo
islamico e alle classi lavoratrici e l'inenarrabile vantaggio che ne è
venuto ai guerrafondai preventivi e permanenti, i piani di
un'aggressione a Afghanistan e Iraq giustificati con l'11/9, ma già
pronti da mesi e anni, e dai e dai e dai, ne sapete quanto e più di me.
Ho chieste, impertinentemente, lo ammetto, che questa mole di lavoro di
controinformazione sull'operato della notoriamente più bugiarda e
cinica amministrazione della storia umana alimentasse almeno qualche
dubbio, una pratolina nelle distese ghiacciate delle certezze assolute,
un piccolo sbandamento della spirale guerra-terrorismo, per sospettare
che, forse, forse, le guerre e gli attentati terroristici li fanno gli
stessi, gli stessi che guadagnano cornucopie come piovesse da tutti e
due. Che la dicotomia guerra contro terrorismo e terrorismo contro
guerra, avallando esattamente quello che i guerrafondai vogliono, che
cioè il terrorismo sta fuori, dall'altra parte, soprattutto nell'Islam
(dove certamente imitatori e sicari fanatizzati proliferano), potrebbe
forse agevolare la strategia dei nuovi conquistadores contro popoli e
classi. E che allora il dogma resistenza uguale terrorismo, a parte
l'incongruità storica, avrebbe potuto rivelare qualche lieve
incrinatura e che, impostasi così una logica e doverosa solidarietà con
chi resiste, in qualsiasi modo, il rosario della non violenza poteva
anche perdere qualcuno dei suoi grani... Speculazioni, arzigogoli,
dietrologie. E Chomsky? E Gore Vidal? E Chosuddovski? E Giulietto
Chiesa? E l'ex-ministro della difesa e della tecnologia tedesco,
Andreas von Buelow che, insieme a tanti altri, da anni fantastica su un
terrorismo tutto USA? Intellettuali fuori della realtà, innamorati dei
propri complottismi. Infine, un dubbio minuscolo come un microbo non
potrebbe nascere dalle gigantesche bugie con le quali i governi della
guerra permanente hanno giustificato carneficine e devastazioni di
paesi e popoli? Non avrebbero potuto mentire anche su tutto il resto,
Milosevic, Osama, Saddam, terrorismi compresi?
Bertinotti non ha esitato a rispondere subito, da par suo, con l'
ironia che simili fantasticherie meritano. Dichiarato, con idonea
espressione facciale, che le "argomentazioni di Grimaldi mi hanno fatto
ammutolire" (ammutolimento che, interpretato tendenziosamente, avrebbe
anche potuto accendere una scintilla di speranza in molti comunisti),
ha subito promesso che si sarebbe "mantenuto nello schema costruito
dai precedenti oratori e avrebbe evitato rigorosamente di riferirsi a
quello di Grimaldi. Quindi, nei successivi trenta minuti, Bertinotti
non ha fatto altro che replicare alle fesserie dette da Grimaldi,
negando in primis che ci si possa inventare un mondo del male insediato
a Washington e sostituire la Cia ai meccanismi di accumulazione del
capitale. "Responsabilizzare il mefistofelico gruppo dirigente USA a
scapito della critica del capitalismo e dei suoi poteri costituenti? E
no!" E poi, altra doccia fredda sugli infantili entusiasmi del
dietrologo fissato: "Il potere va destrutturato con la disobbedienza,
sottraendo le masse al consenso, costruendo criticità e luoghi, spazi,
alternativi critici con la non violenza che è la forza critica della
nuova fase capitalistica. La violenza è una critica graffiante al cuore
del potere e al suo carattere oppressivo".
Compagni, amici, osservatori, che dire davanti a tanta critica, a tanta
elaborazione teorico-pratica. La testa gira, gli occhi si inumidiscono,
il cuore batte, l'anima si eleva a spirale. L'avessero detto a
Spartaco, alla donna violentata, a Marx, a 400 anni di rivoltosi
irlandesi, agli arabi che cacciarono re e governatori coloniali, ai
partigiani che cacciarono i nazifascisti, agli indiani sparacchioni di
Wounded Knee, ai serbi che a forza di fucilate si liberarono dei
tedeschi, ai bolscevichi che, sparando, costruirono la prima
alternativa all'essere soggiogati e sfruttati, agli iracheni che stanno
costringendo i nuovi barbari a mollare la preda, ai palestinesi che se
non avessero combattuto dal 1967 in poi non ci sarebbero proprio più,
ai comunisti che pensavano, contro le mediazioni di Turati, che si
sarebbe potuto fermare i fascisti con la forza, agli aborigeni
australiani dell'altro giorno a Sidney che, castigando manipoli di
poliziotti al servizio della più feroce apartheid del mondo (dopo
quella di Israele), hanno finalmente attirato l'attenzione del mondo
sul loro genocidio... L'avessero detto a tutta l'umanità, durante tutta
la storia, che criticare bisognava, perdio, non lottare, non combattere
rischiando di diventare simili al proprio aguzzino, magari come quei
corrotti di Giovanni Pesce, o Giorgio Bocca, o Gerry Adams, o Che
Guevara!
Quanto sarebbe stata più rosea, la vicenda umana, dolce, senza
preoccupazione per il potere: se lo tengano quello schifo, ne facciano
quello che vogliono. Noi critichiamo. E, ve lo giuriamo padroni, senza
alzare un dito.
E cantiamo: "E' primavera, svegliatevi bambine..."
--- ALLEGATO ---
(vedi anche:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/3195 )
"Liberazione - giornale comunista" ?
"Belgrado ride"? "Spirale guerra-terrorismo"? "Non violenza"? Alcune
domande al giornale
1) Perché avete sostenuto la parola d'ordine "Né con la Nato, né con
Milosevic" e avete avvallato tutte le falsità - ora ampiamente smentite
- su stragi serbe, pulizia etnica, nazionalismo serbo, crimini di
Milosevic, inneggiando all'organizzazione Cia "Otpor" e alla
"rivoluzione democratica" di Belgrado, dimostrati già allora e
riconfermati dagli stessi responsabili oggi elementi di una vasta
cospirazione imperialista europeo-statunitense tesa a frantumare la
Jugoslavia, liquidare un modello sociale inviso al FMI, aprire i
Balcani alle rotte dei traffici di petrolio e stupefacenti dominate
dagli interessi occidentali? Perché avete, da tre anni, imposto il
silenzio sulla catastrofe dei Balcani colonizzati e sottoposti a domini
criminali e taciuto le prove delle vostre menzogne (BBC, "Diario",
"Shadowplay" del giornalista Sky e agente britannico Tim Marshall,
indagini ONU) ?
2) Perché nelle vostre interviste ai massimi dirigenti DS, D'Alema e
Fassino, all'atto della proclamazione dell'alleanza governativa con
l'Ulivo, non avete sollevato le loro responsabilità negli inciuci con
Berlusconi, nella criminale aggressione e colonizzazione imperialista
alla Jugoslavia, nella traformazione della Nato in alleanza aggressiva,
nell'amicizia con l'Opus Dei e con ambienti massonici, nell'opera di
smantellamento dello stato sociale e dei principi democratici della
Costituzione? Perché date patenti di "alto giornalismo" a
disinformatori di regime come Paolo Mieli, Gad Lerner, o Stefano Folli?
3) Perché insistete ossessivamente sulla fuorviante parola d'ordine
della "spirale guerra-terrorismo", avvallando implicitamente il
paradigma imperialista della guerra fatta contro il terrorismo e del
terrorismo che risponderebbe alla guerra e quindi agevolando sia la
fascistizzazione progressiva degli stati e delle società con l'alibi
della sicurezza, sia le aggressioni militari anglo-sionisto-americane,
con il seguito di ascari vari, contro popoli e paesi detentori di
risorse o renitenti al dominio colonialista? E, a questo proposito,
4) Perché ignorate pervicacemente l'enorme mole di prove, documenti,
testimonianze prodotta da ricercatori di ogni paese, in particolare
degli USA, da prestigiosi uomini di Stato come Andreas von Buelow
(ex-ministro della difesa ed ex-ministro della tecnologia della
Germania), dai più qualificati intellettuali statunitensi, o da centri
di ricerca di altissimo livello come il "Global Research"
dell'Università di Toronto, che smascherano il complotto terroristico
statunitense, a partire dagli attentati dell'11 settembre e dalla
versione ufficiale, del resto ampiamente boicottata e censurata dal
golpista Bush?
5) Non ritenete che sia vostro primario compito politico e
giornalistico attingere a tutte le fonti, ben al di là della vostra
pigra subalternità alle fonti ufficiali della borghesia imperialista,
allo scopo di offrire all'opinione pubblica e al popolo di sinistra
strumenti di conoscenza e di maturazione che disintegrino la fandonia
di un terrorismo islamico autonomo ed antimperialista e rivelino
l'orrore di classi dirigenti che(del resto storicamente)utilizzano
gruppi di fanatici eterodiretti dalle proprie centrali terroristiche
per soggiogare opinioni pubbliche e fare accettare guerre preventive e
permanenti di genocidio?
6) Non credete che per fermare l'apocalisse planetaria programmata da
classi dirigenti criminali sia anzittutto indispensabile sottrarsi al
loro dominio informativo e delegittimarne il diritto a governare
rivelandone le demenziali efferatezze terroristiche, anziché avallarne
bugie funzionali alla guerra e agli stati di polizia? Perché
Liberazione ripete, a ogni ricorrenza dell'11/9, gli stereotipi e i
silenzi che proteggono e coprono responsabili e responsabilità ormai
incontrovertibili, offrendo loro ulteriori spazi e ragioni d'azione?
Perché non concede a sé e ai lettori almeno il beneficio del dubbio?
7) Perché Liberazione sposa incondizionatamente da sempre pregiudizi e
menzogne internazionali, che si tratti di una Cecenia destabilizzata da
mostruosi gruppi di terroristi Al Qaida, totalmente isolati dalla
popolazione, che, agli ordini della Cia, tentano con orrende stragi di
civili di sottrarre a Russia ed Europa vitali vie di comunicazione
energetiche alla luce del programma PNAC (Program for the New American
Century) dei governanti USA teso a neutralizzare Europa, Russia e Cina;
o che si tratti dell'Iran della logora distinzione tra "progressisti"
(studenti che si riconoscono, come Otpor, nei "valori americani") e
"conservatori", di sovietica memoria, scimmiottando le veline
occidentali ed evitando di vedere sotto la superficie le manovre
d'infiltrazione imperialista (Otpor, poi clonato in "Kmara" per
consegnare la Georgia agli USA, non ha insegnato nulla?); o che si
tratti di un'Algeria dove numerosi analisti seri, ma non Liberazione,
hanno visto lo scontro tra interessi USA e interessi francesi, per
interposti terroristi islamici e insorti berberi; o che ancora si
tratti di Haiti, dove i tentativi di ricolonizzazione statunitensi
tramite la mobilitazione di bande armate legate ai Duvalier vengono
fatte passare per "rivolta democratica" contro il "tiranno" Aristide
(e meno male che c'è Angela Necioni a dire cose giuste sul Venezuela di
Chavez, criminalizzato dall'"alleato" D'Alema)?
8) Perché Liberazione ignora sistematicamente la volontà, i giudizi e
gli obiettivi di larghe masse palestinesi e delle loro rappresentanze
politiche e si affretta a rincorrere qualsiasi trucco sionista, teso a
tirare fuori Israele dalle difficoltà causate dall'Intifada, che si
ammanti di "dialogo per la pace", che sia Camp David, la Road Map, o
adesso Ginevra, tutti sostenuti da gruppi dirigenti largamente corrotti
e collaborazionisti e decisamente respinti dalla maggioranza del popolo
palestinese, dentro e fuori dai confini della Palestina, senza nemmeno
mai darsi cura di dare voce a tutte le parti. Quando mai avete sentito
la sinistra palestinese?
9) Perché nel momento in cui una resistenza armata di massa in Iraq,
secondo ogni esperto militare e di intelligence (vedi le numerose
analisi USA in rete) preparata da molti anni in vista di una guerra di
liberazione di lunga durata e condotta dalla Guardia Repubblicana, dal
Baath insieme ai comunisti veri e a gruppi religiosi patrioti, che va
infliggendo giornalmente sconfitte gravi all'occupante e ai suoi
mercenari, anzichè schierarsi, secondo una tradizione di giustizia e di
solidarietà consolidata a sinistra nei secoli, con i combattenti del
popolo per la sovranità e l'indipendenza, Liberazione perpetua la
sporca equiparazione tra lotta di liberazione e terrorismo (altro
favore agli USA), usa l'arma di distrazione di massa di un alluvionale,
demagogico, fuorviante, antiscientifico e astutamente sbilanciato
dibattito su violenza e non violenza e arriva a pubblicare e promuovere
le oscene falsità di un collaborazionista iracheno?
10) Perché Liberazione si presta alla falsificazione storica - che
offende milioni di tibetani schiavizzati nel passato da una casta
tirannica e pedofila di monaci, sequestratori di bambini, padroni della
vita e della morte dei contadini - di consacrare l'agente CIA Dalai
Lama come maestro di vita e di libertà?
11) E' concepibile che un "giornale comunista" pubblichi SENZA
COMMENTO (dopo aver rifiutato lo scoop dell'ultima intervista al
presidente jugoslavo cacciato da un golpe USA), in prima e seconda
pagina, cioè con il massimo rilievo, articoli dei neonazisti USA
chiamati "neocons" che giustificano la guerra preventiva e l'assedio
alla Cina, o rappresentano l'oligarca mafioso russo Khodorkovski come
impegnato nelle "riforme democratiche" (9 e 5/12/03), o addirittura -
sotto il titolo, nientemeno, "Terrorismo, politica e libertà"
(24/12/03) - di Francesco Cossiga, mandante dell'assassinio di
Giorgiana Masi, sponsor di Gladio, protagonista della repressione,
responsabile dei depistaggi del suo comitato sul rapimento Moro
rimpinzato di delinquenti P2?
12) Ora che è stato dimostrato oltre ogni dubbio che quelli che
chiamavate "intellettuali dissidenti" erano terroristi mercenari al
soldo degli USA, protagonisti di un piano criminale di
destabilizzazione di Cuba finalizzato a un'aggressione statunitense,
avete chiesto scusa a chi avevate cacciato dal giornale solo per aver
scritto che, scontata il rifiuto della pena di morte, gli autori dei
sequestri e del complotto erano terroristi manovrati da Miami e
Washington?
13) E' accettabile che in un "giornale comunista" appaia, all'indomani
della vergognosa esibizione del presidente iracheno Saddam Hussein da
parte degli aggressori USA, una prosa del tipo in uso nei più luridi
tabloid: "Lo sguardo di Saddam è infantile, spaventato, tondo e acquoso,
come quello dei cani che chiedono di non essere bastonati. Il primo
sguardo umano della sua vita. Almeno pubblica, a, sospettiamo, anche
privata. I suoi occhi sino a ieri li abbiamo dovuti sempre scrutare
dietro le lenti nere (???), oppure tra le fessure gelide del suo
odio... Saddam che carezza un bambino e poi, paranoico e ipocondriaco,
si lava le mani con l'amuchina (???)... Saddam che sparge ettolitri di
sangue senza mai sporcare i marmi dei suoi palazzi... Non possiamo
distogliere gli occhi, non possiamo non guardarlo e provare un
animalesco grugnito di sollievo..." (L'hai detto, Ronconi, "animalesco
grugnito")? A casa delle persone perbene non si chiama questo, al
meglio, oscenità e, al peggio, connivenza col nemico?
Compagni di Liberazione se siete in buonafede cercate di allargare le
vostre fonti e di fare un giornale onesto e comunista. Se perseguite
scopi incompatibili con la testata, cambiatela.
Un gruppo di lettori