da Mauro Gemma riceviamo e giriamo:

1. LITUANIA: CALPESTATI I DIRITTI DEI LAVORATORI E LE LIBERTA’
DEMOCRATICHE
2. BIELORUSSIA, UCRAINA E GEORGIA: L’IMPERIALISMO MANOVRA PER
COMPLETARE L’ACCERCHIAMENTO DELLA RUSSIA


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LITUANIA: CALPESTATI I DIRITTI DEI LAVORATORI E LE LIBERTA’ DEMOCRATICHE

Traduzione della versione russa (parzialmente ridotta rispetto
all’originale) del discorso di Vladimir Troschenko, pronunciato il 20
aprile 2004 alla seduta del Parlamento Europeo a Strasburgo

www.left.ru, 10 maggio 2004

 

Vladimir Troschenko è vicepresidente del Partito Socialista di Lituania
e presidente del sindacato dei ferrovieri lituani.

Troschenko era stato precedentemente protagonista, davanti alla sede
della Commissione Europea a Bruxelles, di un clamoroso sciopero della
fame che si proponeva di richiamare l’attenzione sulla drammatica
condizione dei diritti civili e del lavoro in Lituania.

Occorre con rammarico osservare come anche i parlamentari italiani dei
gruppi di sinistra, pur essendo già a conoscenza della protesta di
Troschenko, conclusasi con la sua espulsione dal Belgio, non abbiano
ritenuto di spendere una sola parola sull’accaduto.

 

Stimati compagni e amici,

 

E’ per me un grande onore intervenire in questa sede, centro strategico
delle decisioni fondamentali che condizionano oggi la storia della
civiltà umana e ne determinano gli indirizzi del suo sviluppo. L’unica
cosa che in questo momento provoca in me turbamento è il fatto di
essere costretto a parlare non di successi e di avvenimenti gradevoli,
ma di ciò che dovrebbe preoccupare ogni uomo libero e dignitoso: la
violazione, in larga misura attuata nel mondo contemporaneo, dei
diritti e delle libertà dell’uomo.

Tale restringimento dei diritti non si avverte solo nei nostri
paesi-candidati (all’ingresso nell’UE), anche se è evidente che nei
nostri paesi ciò si manifesti in modo particolarmente vistoso e, in
parte, in forme particolarmente distorte. Ma penso che una riduzione
della qualità della vita sia ormai avvertita o sia sul punto di essere
avvertita anche dalla maggioranza dei cittadini della cosiddetta
“vecchia Europa”. Penso, innanzitutto, alle garanzie sociali e ai
diritti dei lavoratori. Se noi non saremo in grado di opporre
resistenza a questa tendenza ad una generale riduzione dei diritti
sociali, l’Europa verrà ributtata indietro al periodo del sistema
sociale vigente tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo. E’
possibile che ciò venga realizzato in maniera più raffinata, ma resta
il fatto che i principi di vita, a mio modo di vedere, saranno gli
stessi di allora.

Tendenze di questo tipo – e non è solo un nostro problema, ma anche un
problema della “vecchia Europa” – le ho sperimentate alcune settimane
fa a Bruxelles. Io e un mio compagno abbiamo attuato un pacifico
sciopero della fame davanti alla sede della Commissione Europea.
L’obiettivo della nostra azione era quello di sollevare l’attenzione
dell’opinione pubblica e dei politici europei sulla situazione
disperata in cui versano i lavoratori dipendenti in Lituania e in altri
paesi-candidati. Tale azione si è conclusa con la nostra espulsione
violenta ed illegale da un paese che si definisce democratico. Su
quanto è avvenuto ho scritto una “lettera aperta”, che è stata
consegnata ai parlamentari europei (la sottolineatura è del traduttore).

Voglio brevemente illustrare. Vengo dalla Lituania, che è una piccola
parte dell’Europa. Per questa ragione, i problemi che caratterizzano il
nostro paese diverranno di attualità anche per gli altri europei.

Sebbene il tempo a mia disposizione sia limitato, voglio richiamare la
vostra attenzione su alcuni dei principali problemi della Lituania di
oggi.

 

Non esiste un sistema di difesa sociale per i lavoratori dipendenti e
le loro organizzazioni. I sindacati più attivi e i loro leader vengono
perseguitati. Allo scopo di “mettere la briglia” ad uno dei più
influenti dirigenti del sindacato dell’istruzione, A. Bruzhas, sono
state messe in moto la procura e la macchina giudiziaria. Con l’accusa
di aver organizzato manifestazioni, sono stati aperti procedimenti
giudiziari nei confronti del presidente del sindacato “Solidarnost’” A.
Balzene e del presidente del sindacato dei lavoratori dell’industria
alimentare V. Vizhinis. Una causa penale è stata avviata nei confronti
del presidente della “Casa dell’agricoltura” J. Ramonas, per aver
organizzato, testualmente, “disordini di massa”. Personalmente sono
stato denunciato alla Procura Generale, per iniziativa del
primo-ministro, nonché presidente del Partito social-democratico della
Lituania (aderente all’Internazionale Socialista, nota del traduttore)
A. Brazauskas.

 

In Lituania sono ormai fatti quotidiani il licenziamento degli
attivisti sindacali “sgraditi”, l’intimidazione, il terrore psicologico
ed altri simili metodi di “pressione”. In questo clima appare
comprensibile che le altre organizzazioni sindacali intendano adattarsi
alla situazione e sottolineino in ogni occasione la loro lealtà ai
datori di lavori e alle autorità.

 

L’intenzione dei partiti, che rappresentano gli interessi del grande
capitale, di imporre il loro monopolio nella società. A tal scopo è
stata approvata dalla maggioranza del Sejm (il parlamento)una nuova
legge discriminatoria nei confronti delle organizzazioni politiche più
piccole, che di fatto limita il diritto costituzionale dei cittadini a
riunirsi in partiti politici e a partecipare ad elezioni democratiche.
Ciò viene favorito anche da un forte ostacolo, rappresentato dal
contributo finanziario richiesto per la registrazione elettorale di
candidature individuali e di liste di partito.

 

I prigionieri politici sono la vergogna della Lituania. Ormai da oltre
10 anni si trova in carcere il primo segretario del Partito Comunista
di Lituania Mikolas Burokjavitsious. Egli è accusato di “attività
antinazionale” e di “lotta contro l’aspirazione della Lituania ad
ottenere l’indipendenza”. E’ un’accusa assurda e cinica. Attualmente,
se si dovesse seguire questa logica, dovrebbero essere incriminati i
politici lituani, dal momento che sono loro ad aver tradito e venduto
l’indipendenza dello stato lituano.

 

Le proprietà sindacali in Lituania, accumulate per lunghi anni, sono
state di fatto confiscate e attualmente ridistribuite tra
organizzazioni dalle finalità non chiare. Tutto ciò si realizza con il
consenso degli organi statali e dei politici.

 

A tutti questi processi è possibile dare una sola logica spiegazione.
Nel mondo non esiste più quella forza che era in grado di contrastare
il diktat del capitale e di incidere sul miglioramento della qualità
della vita di tutti gli uomini. Mi riferisco al poderoso stato degli
operai e dei contadini: l’Unione Sovietica. Molti comprendono che la
vita dei lavoratori era cambiata in meglio dopo la Rivoluzione
d’Ottobre del 1917 in Russia. Da allora il capitale mondiale,
preoccupato per il proprio destino è stato costretto a scegliere la
“meno peggiore” tra le varianti che potessero garantire la propria
salvezza, vale a dire la variante della politica socialdemocratica. Di
conseguenza furono significativamente ampliati i diritti e le libertà
delle persone meno privilegiate. Ma gli ideologi socialdemocratici
hanno cercato, senza alcun fondamento, di attribuire il merito di
questa tendenza alla socializzazione della vita sociale dei paesi
occidentali a sé e ai loro partiti.

A mio avviso, tutto ciò è solo la conferma dell’aspirazione dei partiti
socialdemocratici di adattarsi a qualsiasi costo, della loro profonda
natura opportunistica. Dal momento che allora per il capitale
esistevano possibilità più ridotte di manovra, per i socialdemocratici
era più facile rivendicare il merito di ciò che in linea di principio
non dipendeva da loro.

Purtroppo oggi non esiste più una forza in grado di contrastare
efficacemente il capitale e, di conseguenza, viene a galla la vera
natura della socialdemocrazia. La Lituania, sotto questo punto di
vista, non è certo un’eccezione. In tutto il periodo dell’indipendenza
la proprietà statale non è stata privatizzata, o meglio depredata,
tanto come quando al potere si sono trovati i socialdemocratici. Non
esiste in Lituania un partito politico così pieno di ricchi come quello
socialdemocratico e quello social-liberale, alleato nella coalizione di
governo. Non è mai stato così difficile difendere i lavoratori e i loro
interessi, quanto nelle condizioni dell’ideologia “vincente” di
pseudo-sinistra.

Per difendere gli interessi nostri e dei nostri figli, della nostra
società, dobbiamo riunirci, rifiutare le logiche dello scontro interno
e formare, nella nuova Europa, una forte e seria politica di sinistra.

 

Grazie per l’attenzione!

 

Traduzione dal russo di Mauro Gemma     

  
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BIELORUSSIA, UCRAINA E GEORGIA: L’IMPERIALISMO MANOVRA PER COMPLETARE
L’ACCERCHIAMENTO DELLA RUSSIA

 

Riprendiamo da agenzie russe e ucraine

 

“LA NATO VERIFICA LA DISPONIBILITA’ DELLA GEORGIA AD ENTRARE
NELL’ALLEANZA”

www.partaktiv.info, 12 maggio 2004

 

Una delegazione della NATO ha confermato la disponibilità delle forze
armate della Georgia ad entrare nell’alleanza nord-atlantica.

“La delegazione della NATO, guidata dal capo della direzione per i
piani della NATO Frank Boland, ha effettuato una visita di quattro
giorni in Georgia. Stando alle prime dichiarazioni, la delegazione ha
valutato positivamente le riforme militari attuate in Georgia nel
contesto dell’integrazione nella NATO”, - ha comunicato il responsabile
del coordinamento del programma NATO “Partnership per la pace” in seno
al Quartier Generale delle forze armate della Georgia Iraklij
Batkuashvili.

Egli ha affermato che, nel corso della visita, sono state analizzate
nel dettaglio le misure adottate dalla Georgia per adempiere agli
impegni assunti in preparazione dell’entrata nella NATO.

“All’inizio di giugno, nella sede del Quartier Generale della NATO a
Bruxelles, verranno esaminati questi problemi con i rappresentanti
della Georgia”, - ha detto I. Batkuashvili.

 

“LUKASHENKO E’ PREOCCUPATO PER I CONTATTI DI ALCUNI PAESI-MEMBRI
DELL’ORGANIZZAZIONE DEL TRATTATO DI SICUREZZA COLLETTIVA CON LA NATO

RIA “Novosti”, 14 maggio 2004

ripreso da www.materik.ru

 

Il presidente della Bielorussia Aleksandr Lukashenko è preoccupato per
i contatti in corso tra alcuni paesi-membri dell’ Organizzazione del
Trattato di Sicurezza Collettiva (trattato militare tra i paesi della
CSI) e la NATO.

“Non riesco assolutamente a capire il comportamento di alcuni
paesi-membri del Trattato”, - ha detto Lukashenko, incontrando il
segretario generale dell’Organizzazione Nikolay Bordiuzha.

Alcuni paesi del Trattato avviano e concludono accordi con la NATO, e
la Bielorussia lo viene a sapere dalla stampa, ha osservato il
presidente bielorusso.

A suo parere, L’Organizzazione sarà realmente efficace, quando i
paesi-membri concorderanno le misure da attuare, o almeno si
scambieranno informazioni sulla conduzione dei colloqui con gli altri
blocchi.

“I fatti testimoniano che la NATO si sta espandendo e rafforzando. Non
bisogna certo far finta che nulla stia accadendo”, - ha affermato
Lukashenko.

Egli ha detto che in questo momento “Bielorussia e Russia promuovono
rapporti in ambito militare, che è attivo un gruppo militare misto di
lavoro, e che ciò è incoraggiante”. Comunque, ritiene Lukashenko, è
giunto il momento di affermare con i fatti che “i paesi del Trattato di
Sicurezza Collettiva preservano insieme la sicurezza”.

 

“BRZEZINSKI SI RECA IN UCRAINA PER SONDARE L’AMBIENTE POLITICO ALLA
VIGILIA DELLE ELEZIONI”

www.partaktiv.info, 12 maggio 2004

 

Il 13 maggio ha inizio la visita in Ucraina di Zbignew Brzezinski,
famoso politologo, analista ed esperto di strategia, “padre” della
politica del nuovo espansionismo americano.

Abbiamo raccolto alcuni pareri sui veri motivi e le possibili
conseguenze della visita di Brzezinski in Ucraina.

 

Anton Fin’ko, esperto del Centro di ricerche politiche di Kiev:

La visita di Zbignew Brzezinski, evidentemente, non è casuale ed è da
mettersi in relazione con la necessità di sondare gli umori alla
vigilia delle elezioni presidenziali. Allo stesso tempo, ritengo che
dal punto di vista della situazione interna all’Ucraina questa visita
assumerà un particolare significato ed avrà ampia risonanza, come, del
resto, tutte le precedenti visite di Brzezinski nel nostro paese.

Ciò è legato al fatto che malumore nei confronti delle posizioni di
Brzezinski non verrà espresso solo dagli esponenti dello spettro
politico di sinistra, ma anche da coloro che non sono affatto contenti
della frenetica attività di personalità, riconducibili alla cerchia di
Brzezinski, che stanno operando contro il regime politico attualmente
esistente in Ucraina.

Il clima di diffidenza nei confronti della visita di Brzezinski è
determinato anche dall’attuale situazione della politica estera in
relazione agli Stati Uniti e al mondo arabo. E’ vero che Brzezinski è
legato al partito democratico, che si oppone all’attuale
amministrazione della Casa Bianca e che critica la politica USA in
Iraq. Ma le opinioni di Brzezinski sul mondo, le particolarità della
sua dottrina politica si caratterizzano per un indirizzo militarista ed
espansionista. Le sue teorie sembrano fatte apposta per confermare le
posizioni dei teorici radicali di sinistra circa la pericolosità
dell’imperialismo.

Infine, le sfacciate dichiarazioni di Brzezinski in relazione ai paesi
europei quale protettorato degli USA non gli hanno procurato certo
popolarità né in Europa occidentale, né in quella orientale, oltre che
in Ucraina. In Polonia, ad esempio, alla tesi del “protettorato” ha
reagito bruscamente persino Adam Michnik, una volta appartenente alla
“nuova sinistra”, ma oggi in piena sintonia con i valori euroatlantici
e d’accordo con la veloce integrazione dell’Ucraina nella NATO. Egli,
in particolare, ha affermato: “Sbaglia colui che ritiene che può
ridurre noi (polacchi) al ruolo di servitori della politica USA”.

 

Aleksandr Bondarciuk, deputato dell’Ucraina, membro del gruppo
parlamentare del Partito Comunista di Ucraina, direttore del giornale
“Rabocij Klass” (Classe Operaia):

Uno degli scopi della visita di Brzezinski è quello di impedire il
rientro del contingente ucraino dall’Iraq e dagli altri “punti caldi”,
che sono apparsi sulla carta geografica come conseguenza
dell’espansione economica e politica degli USA.

Un altro scopo evidente è rappresentato dalla preparazione delle
condizioni che permettano a un convinto sostenitore degli USA di
conquistare il posto di presidente dell’Ucraina. Mi riferisco,
innanzitutto, a Juschenko (esponente nazionalista e liberista, fautore
di una politica di rottura con la Russia e della definitiva
integrazione dell’Ucraina nel sistema di alleanze USA, nota del
traduttore). Anche se si cercherà di mettersi d’accordo pure con
l’altro pretendente, Viktor Janukovic.

 

Aleksandr Golub, deputato dell’Ucraina, membro del gruppo parlamentare
del Partito Comunista di Ucraina, direttore del giornale “Kommunist”:

Purtroppo, negli ultimi 13 anni l’Ucraina si è trasformata da soggetto
ad oggetto della politica. E’ proprio nel nostro paese che si
effettuano gli esperimenti, considerati necessari alla realizzazione di
determinati disegni politici.

Per questa ragione, la visita di Brzezinski, come le altre precedenti,
non è dovuta al caso. Brzezinski è noto per le sue “ricette”
finalizzate al dissolvimento dell’URSS e della società sovietica. Oggi
tutte le sue azioni sono indirizzate alla disgregazione dell’Ucraina,
al suo indebolimento. Egli intende assoggettare definitivamente il
paese, ponendo alla sua testa una sua marionetta. Brzezinski viene con
l’intento di sostenere con tutte le forze Juschenko e, allo stesso
tempo, esercitare pressioni sulle attuali autorità.

 

Georghij Kriuchkov, deputato dell’Ucraina, membro del gruppo
parlamentare del Partito Comunista di Ucraina, presidente del Comitato
parlamentare per la sicurezza nazionale e la difesa:

L’Ucraina si trova al centro dell’attenzione degli USA. Per questo, la
visita di Brzezinski non è casuale, esattamente come quella di Soros.

Gli obiettivi di Brzezinski sono più che chiari. In primo luogo,
intende impedire il ritiro del contingente ucraino dal territorio
dell’Iraq, soprattutto dopo che tale intenzione è stata manifestata
dalla Polonia. In secondo luogo, ci sono obiettivi più profondi e
strategici. Brzezinski vuole influenzare la situazione interna. Non è
certo un segreto che gli USA vorrebbero portare Juschenko alla
presidenza ucraina. Per ottenere lo scopo, gli Stati Uniti sembrano
disposti ad usare qualsiasi mezzo, compresa la più dura pressione
politica ed economica.

 

Traduzione dal russo di Mauro Gemma