CHI L'HA DETTO?
" (...) Non dunque di autoscioglimento dei comunisti si tratta. Ma
della costruzione di una nuova formazione politica democratica,
popolare, riformatrice, aperta a componenti progressiste laiche e
cattoliche, interprete delle nuove domande che vengono dal mondo del
lavoro e della cultura come dai movimenti dei giovani e delle donne,
dall'ambientalismo, dal pacifismo e dal movimento per la nonviolenza,
dal femminismo. Una nuova forza della sinistra che non esaurisce tutta
la sinistra. Di questa nuova formazione i comunisti vogliono essere
promotori, con il loro patrimonio ideale, organizzativo e politico.
(...) La sfida sta quindi nel porre al centro le donne e gli uomini,
che sono «il fine del socialismo e non il mezzo per realizzare un
ideale astratto». La sfida è quella di fare della soggettività degli
individui e dei popoli il motore di una nuova grande politica
democratica. È in questo senso profondamente nuovo che parliamo della
democrazia come via del socialismo. Ciò richiede un più largo spirito
unitario perché solo incontrandosi e contaminandosi reciprocamente, e
non chiudendosi in se stesse, idee, culture, religioni diverse possono
concorrere a un nuovo progetto di liberazione umana, a un umanesimo
moderno. (...)
"Ma questa impresa sarebbe impossibile se non si partisse dal fatto che
si è chiusa una intera esperienza storica segnata non solo dalle
degenerazioni di tipo staliniano ma da una determinata concezione del
socialismo caratterizzata da una visione totalizzante del partito e
dello Stato...
Le speranze, i valori, le ragioni di impegno politico dei comunisti
restano quindi un immenso patrimonio umano, culturale e morale che non
può essere cancellato, ma che deve essere reinverato. Né perdono
significato le domande da cui è sorto il movimento comunista: il
superamento di un modello di società alienante e mercificata, la
ricerca di una nuova dimensione della politica che tenda a superare
l'opposizione tra governanti e governati, la necessità di guardare ad
un possibile futuro di liberazione dell'uomo. Ma la risposta a queste
domande può venire solo dalla capacità di costruire un intreccio di
politica realistica e di tensione verso una nuova storia, un rapporto
coerente tra mezzi e fini. Questa capacità è chiamata oggi a una nuova
prova. Si tratta di realizzare nei fatti un processo che sviluppa
l'idea di terza fase della storia del movimento operaio di cui parlava
Enrico Berlinguer. (...) La nostra proposta di dar vita a una fase
costituente per la creazione di una nuova forza riformatrice nasce
anche da qui. Essa è frutto della nostra storia. Nel corso del tempo ci
siamo infatti aperti a molteplici sollecitazioni provenienti dal
riformismo socialista, da quello di origine Iiberaldemocratica e
radicale, abbiamo riflettuto su quanto poteva arricchirci
dell'elaborazione del riformismo cattolico, sui principi dell'autonomia
e del decentramento, sul valore civile a umano di esperienze come
quelle del volontariato. Oggi pensiamo si possano e si debbano trarre
le conseguenze di questa lunga opera di riconoscimento ed elaborazione.
L'obiettivo è quello di una rifondazione della politica, sulla base di
una discriminante programmatica e ideale, tra progresso e
conservazione. (...) Il fatto che funzioni pubbliche essenziali vengano
inglobate in nuovi sistemi di comando, non sottoposti ad alcun
controllo democratico, e che il mercato sia sempre più caratterizzato
da un miscuglio di politica e affari e da distorsioni profonde create
dal fatto che alcune imprese globali si sottraggono a ogni regola e
dettano stili di vita, bisogni, valori, ha creato un campo di
conflitti, potenzialmente molto radicali, che si affiancano a quello
classico tra salario e profitto. (...)
"L'alternativa deve poggiare su una proposta programmatica in grado di
rispondere a problemi che non riguardano solo le forze che si sentono
rappresentate dai partiti e dai movimenti della sinistra, ma di parlare
a un insieme composito di aspirazioni e di interessi, ai settori deboli
della società, a tutti coloro che si sentono penalizzati ed esclusi, a
tutte quelle forze dinamiche del paese che mirano a un nuovo governo
dei processi di trasformazione; il campo dell'alternativa deve essere
articolato, rappresentativo di un ampio arco di forze laiche e
cattoliche. Su questa base si parlava della necessità di far sorgere
«nuove aggregazioni». (...) Tutto quanto detto può essere facilitato e
accelerato dall'emergere di una nuova formazione politica, che non si
configura come adesione di altre forze al Partito, ma che prevede un
atto costituente capace di aggregare esperienze, percorsi, pratiche
politico-sociali diverse, che intendano diventare attivi soggetti
contrattuali della nuova formazione politica. (...) L'idea stessa della
costituente nasce dalla convinzione che esistano oggi le condizioni per
una nuova ricerca unitaria nel campo della sinistra, che non sarà il
prodotto di un pensiero solitario, ma l'atto fecondo di una rinnovata
volontà collettiva. (...)
"Rimane tuttavia il fatto - sconvolgente sul terreno della coscienza di
grandi masse, e soprattutto dei più giovani, su scala mondiale - che la
verità interna di quell'orizzonte ideale non è stata raccolta e
inverata dal movimento comunista al potere, da quella prova dell'opera
che, sola, dà effettiva forza alle idee. Il movimento comunista e il
socialismo reale si sono caratterizzati per una determinata visione
totalitaria del potere e per un rapporto perverso tra mezzi e fini che
ha condotto a una crisi storica di proporzioni incalcolabili.
L'incontro tra diverse tradizioni progressiste e culture dell'epoca
nuova, fondando la nuova prospettiva storica sul valore universale
della democrazia, contribuirà, anche, a ridefinire i mezzi, gli
strumenti, e un nuovo rapporto tra mezzi e fini che, a partire dalla
nonviolenza, ci colloca al di fuori della tradizione storica del
movimento comunista, e la supera in avanti. (...) È necessario che il
nostro partito, anticipando gli altri, assuma sino in fondo, e partendo
da se stesso, l'esigenza di una radicale riforma della politica.
Sarebbe una grave manifestazione di boria di partito non coinvolgere in
tale discussione i nuovi soggetti, le diverse sensibilità progressiste,
quella parte della società italiana interessata alla nuova forza
riformatrice e a cui chiediamo un forte contributo di proposte nel
corso della fase costituente..."
Suggerimenti:
1. Achille Occhetto in uno degli ultimi CC del PCI (20-24 novembre 1989)
2. Fausto Bertinotti nell'ultimo CPN del PRC (3-4 luglio 2004)
Fonte: Stefano Franchi
" (...) Non dunque di autoscioglimento dei comunisti si tratta. Ma
della costruzione di una nuova formazione politica democratica,
popolare, riformatrice, aperta a componenti progressiste laiche e
cattoliche, interprete delle nuove domande che vengono dal mondo del
lavoro e della cultura come dai movimenti dei giovani e delle donne,
dall'ambientalismo, dal pacifismo e dal movimento per la nonviolenza,
dal femminismo. Una nuova forza della sinistra che non esaurisce tutta
la sinistra. Di questa nuova formazione i comunisti vogliono essere
promotori, con il loro patrimonio ideale, organizzativo e politico.
(...) La sfida sta quindi nel porre al centro le donne e gli uomini,
che sono «il fine del socialismo e non il mezzo per realizzare un
ideale astratto». La sfida è quella di fare della soggettività degli
individui e dei popoli il motore di una nuova grande politica
democratica. È in questo senso profondamente nuovo che parliamo della
democrazia come via del socialismo. Ciò richiede un più largo spirito
unitario perché solo incontrandosi e contaminandosi reciprocamente, e
non chiudendosi in se stesse, idee, culture, religioni diverse possono
concorrere a un nuovo progetto di liberazione umana, a un umanesimo
moderno. (...)
"Ma questa impresa sarebbe impossibile se non si partisse dal fatto che
si è chiusa una intera esperienza storica segnata non solo dalle
degenerazioni di tipo staliniano ma da una determinata concezione del
socialismo caratterizzata da una visione totalizzante del partito e
dello Stato...
Le speranze, i valori, le ragioni di impegno politico dei comunisti
restano quindi un immenso patrimonio umano, culturale e morale che non
può essere cancellato, ma che deve essere reinverato. Né perdono
significato le domande da cui è sorto il movimento comunista: il
superamento di un modello di società alienante e mercificata, la
ricerca di una nuova dimensione della politica che tenda a superare
l'opposizione tra governanti e governati, la necessità di guardare ad
un possibile futuro di liberazione dell'uomo. Ma la risposta a queste
domande può venire solo dalla capacità di costruire un intreccio di
politica realistica e di tensione verso una nuova storia, un rapporto
coerente tra mezzi e fini. Questa capacità è chiamata oggi a una nuova
prova. Si tratta di realizzare nei fatti un processo che sviluppa
l'idea di terza fase della storia del movimento operaio di cui parlava
Enrico Berlinguer. (...) La nostra proposta di dar vita a una fase
costituente per la creazione di una nuova forza riformatrice nasce
anche da qui. Essa è frutto della nostra storia. Nel corso del tempo ci
siamo infatti aperti a molteplici sollecitazioni provenienti dal
riformismo socialista, da quello di origine Iiberaldemocratica e
radicale, abbiamo riflettuto su quanto poteva arricchirci
dell'elaborazione del riformismo cattolico, sui principi dell'autonomia
e del decentramento, sul valore civile a umano di esperienze come
quelle del volontariato. Oggi pensiamo si possano e si debbano trarre
le conseguenze di questa lunga opera di riconoscimento ed elaborazione.
L'obiettivo è quello di una rifondazione della politica, sulla base di
una discriminante programmatica e ideale, tra progresso e
conservazione. (...) Il fatto che funzioni pubbliche essenziali vengano
inglobate in nuovi sistemi di comando, non sottoposti ad alcun
controllo democratico, e che il mercato sia sempre più caratterizzato
da un miscuglio di politica e affari e da distorsioni profonde create
dal fatto che alcune imprese globali si sottraggono a ogni regola e
dettano stili di vita, bisogni, valori, ha creato un campo di
conflitti, potenzialmente molto radicali, che si affiancano a quello
classico tra salario e profitto. (...)
"L'alternativa deve poggiare su una proposta programmatica in grado di
rispondere a problemi che non riguardano solo le forze che si sentono
rappresentate dai partiti e dai movimenti della sinistra, ma di parlare
a un insieme composito di aspirazioni e di interessi, ai settori deboli
della società, a tutti coloro che si sentono penalizzati ed esclusi, a
tutte quelle forze dinamiche del paese che mirano a un nuovo governo
dei processi di trasformazione; il campo dell'alternativa deve essere
articolato, rappresentativo di un ampio arco di forze laiche e
cattoliche. Su questa base si parlava della necessità di far sorgere
«nuove aggregazioni». (...) Tutto quanto detto può essere facilitato e
accelerato dall'emergere di una nuova formazione politica, che non si
configura come adesione di altre forze al Partito, ma che prevede un
atto costituente capace di aggregare esperienze, percorsi, pratiche
politico-sociali diverse, che intendano diventare attivi soggetti
contrattuali della nuova formazione politica. (...) L'idea stessa della
costituente nasce dalla convinzione che esistano oggi le condizioni per
una nuova ricerca unitaria nel campo della sinistra, che non sarà il
prodotto di un pensiero solitario, ma l'atto fecondo di una rinnovata
volontà collettiva. (...)
"Rimane tuttavia il fatto - sconvolgente sul terreno della coscienza di
grandi masse, e soprattutto dei più giovani, su scala mondiale - che la
verità interna di quell'orizzonte ideale non è stata raccolta e
inverata dal movimento comunista al potere, da quella prova dell'opera
che, sola, dà effettiva forza alle idee. Il movimento comunista e il
socialismo reale si sono caratterizzati per una determinata visione
totalitaria del potere e per un rapporto perverso tra mezzi e fini che
ha condotto a una crisi storica di proporzioni incalcolabili.
L'incontro tra diverse tradizioni progressiste e culture dell'epoca
nuova, fondando la nuova prospettiva storica sul valore universale
della democrazia, contribuirà, anche, a ridefinire i mezzi, gli
strumenti, e un nuovo rapporto tra mezzi e fini che, a partire dalla
nonviolenza, ci colloca al di fuori della tradizione storica del
movimento comunista, e la supera in avanti. (...) È necessario che il
nostro partito, anticipando gli altri, assuma sino in fondo, e partendo
da se stesso, l'esigenza di una radicale riforma della politica.
Sarebbe una grave manifestazione di boria di partito non coinvolgere in
tale discussione i nuovi soggetti, le diverse sensibilità progressiste,
quella parte della società italiana interessata alla nuova forza
riformatrice e a cui chiediamo un forte contributo di proposte nel
corso della fase costituente..."
Suggerimenti:
1. Achille Occhetto in uno degli ultimi CC del PCI (20-24 novembre 1989)
2. Fausto Bertinotti nell'ultimo CPN del PRC (3-4 luglio 2004)
Fonte: Stefano Franchi