NIENTE DI NUOVO... SU TUTTI I FRONTI


L'Unac denuncia
(Associazione dei Carabinieri)

Dall'Iraq al Celio malati di uranio

Diciannove ricoveri sospetti all'ospedale militare di Roma. Nessuna
smentita
Walter Falgio
Fonte: Liberazione - 30 giugno 2004

http://www.militari.org/rassegna_stampa/
peacelink_liberazione_30062004_03072004.htm

"Ci hanno segnalato che 19 nostri colleghi di ritorno dall'Iraq
sarebbero stati ricoverati al reparto oncologico del policlinico
militare romano del Celio. Alcuni di loro in cura, altri in
osservazione". Antonio Savino, segretario nazionale dell'Unac, Unione
arma dei carabinieri, ha il tono deciso di chi non vuole usare mezze
misure: "E abbiamo il timore che questi ragazzi possano essere stati
colpiti da tumori o gravi patologie a causa di una sospetta
contaminazione da uranio impoverito".

La sindrome del Golfo comincerebbe a farsi sentire tra i commilitoni
italiani impegnati sul fronte iracheno ma l'ordine superiore potrebbe
essere quello di mettere tutto a tacere. "Il Celio non ha ancora
smentito questa notizia", continua Savino, "non ha fornito, dietro
nostra richiesta, i nomi dei ricoverati e continua a negare l'accesso
ai rappresentanti dell'associazione. Noi vogliamo sapere se tra i
militari ammalati ci sono anche dei carabinieri e se comunque hanno
bisogno di assistenza". Questa chiusura alimenta i sospetti del
maresciallo Savino che da buon investigatore di professione vuole
vederci chiaro: "Li avrebbero ricoverati al Celio, struttura
sottoposta al controllo militare, per tenerli nascosti?".

Di questa vicenda si è fatto accenno anche al convegno organizzato
sabato scorso a Tempio Pausania in provincia di Sassari dalla sede
sarda dell'Unac. I temi dell'incontro al quale hanno partecipato
anche familiari delle vittime e militari ammalati sono di quelli che
fanno tremare i polsi ai generali: "Libertà di associazionismo,
rappresentativa sindacale nelle Forze armate. Uranio impoverito e
scorie nucleari: problemi di salute per militari e civili contaminati
e conseguenze per l'ambiente".

L'appuntato Michele Garau, organizzatore dell'iniziativa, è il
segretario regionale e responsabile legale dell'associazione dei
carabinieri: "Sono stato al Celio una ventina di giorni fa ma appena
arriviamo noi le porte si chiudono. Ho chiesto di parlare con i
responsabili dall'ospedale, nulla di fatto. Mi hanno tenuto
nell'anticamera". Garau conferma ciò che dice Savino: "Sospettiamo
che in un padiglione speciale dell'ospedale militare siano ricoverati
i militari ammalati di ritorno dall'Iraq.

Diverse segnalazioni sono arrivate al nostro call center dalle
famiglie dei soldati che ci chiedono informazioni. Dobbiamo riuscire
a penetrare questo muro di gomma". Non è da sottovalutare che
stavolta a scendere in campo sia un'associazione di militari che si
autodichiara lontana "dai palazzi del potere e dai titolati che vi
ruotano all'interno" e che rivendica "il diritto di poter liberamente
manifestare il proprio pensiero, di potersi liberamente associare,
difendere anche in forme sindacali e tutelare nella propria
professionalità".

Oltretutto L'Unac ha reso pubbliche anche una serie di fotografie
inedite scattate in Iraq, parte di un dossier di oltre 200 immagini.
Alcune di queste sono presenti in uno speciale sul sito Internet
dell'associazione,
http://www.unionecarabinieri.it , e mostrano militari che si aggirano
attorno a carri armati che potrebbero essere stati colpiti da
munizioni all'uranio impoverito. "Ne abbiamo altre che ritraggono
soldati senza adeguate protezioni vicini a zone bombardate e
residuati bellici", aggiunge Savino. Il problema della tutela delle
forze armate impegnate nelle missioni internazionali è più che mai
attuale, nonostante un documento della Brigata multinazionale West
datato 22 novembre 1999 e diffuso tra gli ufficiali che operavano in
Kosovo dimostri che già da 5 anni i generali sapevano: "L'inalazione
delle polveri insolubili di uranio impoverito è stata associata con
effetti a lungo termine sulla salute, compresi tumori e malformazioni
nei neonati", dichiara la circolare.

Nonostante questo i proiettili al DU non sono stati ancora banditi.
Nonostante l'esposizione alle polveri radioattive delle munizioni
altamente perforanti avrebbe causato la morte di 24 soldati italiani
e la malattia di altri 240. "Da tempo abbiamo denunciato che in Iraq
è stata usata una enorme quantità di proiettili ad uranio impoverito,
che ha lasciato contaminazioni dappertutto", si legge nel sito
dell'Unione carabinieri. "Come può rilevarsi dalle foto inviateci dai
nostri colleghi rientrati dall'Iraq, i rilievi furono fatti. Perché
non sono stati comunicati ai nostri militari che continuano a
passeggiare in Iraq senza alcuna protezione? Quanti morti dobbiamo
ancora vedere prima che ci raccontino la verità?".

http://italy.peacelink.org/disarmo/articles/art_5880.html


Approfondimenti

Uranio impoverito / Consigli e precauzioni / S.O.S. soldati
http://italy.peacelink.org/disarmo/indices/index_20.html

L'uranio impoverito tra le cause della morte di Stefano Melone
http://www.militari.org/2004/melone_stefano_morte_uranio_18072004.htm


SITO URANIO IMPOVERITO
http://www.uranioimpoverito.it/

Gli effetti sanitari dell'uranio impoverito
http://www.uranioimpoverito.it/sanita.htm

I pericoli dell'uranio impoverito
http://www.dica33.it/argomenti/salute_ambiente/radiazioni/
radiazioni1.asp

I pericoli dell'uranio impoverito Questo metallo emette particelle
alfa, beta e raggi gamma. Sia le particelle alfa sia quelle beta non
hanno una grande capacità di penetrazione e, in pratica, possono
essere arrestate già dalla pelle o al massimo dal tessuto delle
uniformi. I raggi gamma no, sono radiazioni ad alta energia ma, come
si è detto, l'emissione dell'uranio impoverito è molto debole.
Inoltre si deve tenere presente che il nucleo di uranio è posto
all'interno del proiettile e, quindi, la radiazione risulta
schermata. Studi condotti dal Dipartimento della Difesa statunitense
avrebbero dimostrato che l'equipaggio dei carri che ospitano l'intero
munizionamento del carro sono esposti a una dose di radiazioni che
non supera i livelli di sicurezza stabiliti per la popolazione.
Con l'uranio impoverito, di conseguenza, i pericoli non sono legati
tanto alla radioattività quanto al fatto che come tutti i metalli
pesanti, a partire dal piombo, è tossico e tende ad accumularsi
nell'organismo (in particolare ossa e reni). Il pericolo di
intossicazione ha origine dal fatto che al momento dell'impatto il
penetratore di uranio impoverito letteralmente si polverizza
bruciando, è quindi si ha dispersione nell'aria, e poi nel terreno e
nell'acqua, di particelle che possono essere inalate, bevute,
introdotte con gli alimenti. In pratica, è come usare un gas tossico
i cui effetti, però, si manifestino con l'andare del tempo e non
immediatamente come avviene con i gas nervini o altre armi chimiche.

Che cosa risulta finora
Per capire gli effetti sull'organismo del metallo è bene distinguere
tra esposizione interna ed esterna. La pericolosità dell'esposizione
esterna dipende dall'emissione di radiazioni: è vero che l'uranio
impoverito e l'uranio naturale sono debolmente radioattivi, ma è
anche vero che oggi si tende a credere che non esistano dosi di
radiazioni innocue. Comunque, a oggi non risulta che l'esposizione
esterna all'uranio impoverito causi direttamente tumori del sangue o
tumori solidi. Vero è che secondo alcuni studiosi aumenta comunque il
rischio di tumori.
Per l'esposizione interna, invece, il discorso cambia e anche la
debole radioattività delle particelle del metallo diviene pericolosa:
infatti queste si arrestano nei polmoni, se riescono a superare lo
sbarramento delle prime vie aeree, e lì restano per parecchi anni
esercitando il loro effetto distruttivo.
Nei polmoni, però, si fermano soltanto le particelle insolubili,
mentre quelle che si sciolgono nei fluidi passano in circolo e vanno
a esercitare una serie di effetti tossici in primo luogo a carico dei
reni, come avviene per il piombo. Non è ancora chiarito se, come per
il piombo, anche per l'uranio impoverito si possano avere effetti
neurologici a livelli inferiori a quelli necessari perché si presenti
la tossicità renale. Secondo alcuni studi, condotti però con un
occhio di riguardo all'establishment militare, il rischio della
contaminazione ambientale è poco più che trascurabile, ma non
esistono indagini serie e controllate al riguardo.
Altre fonti, vicine ai movimenti pacifisti, fanno invece presente che
dopo la guerra del Golfo in Iraq la leucemia è balzata dal settimo al
quarto posto per diffusione tra i tumori. Di certo almeno uno studio,
condotto su reduci americani dal conflitto in Iraq dimostrerebbe
conseguenze sul sistema nervoso, minore efficienza cognitiva, tra
coloro che hanno subito l'esposizione interna, provata dai superiori
livelli di uranio riscontrati nelle urine. Studi in vitro molto
recenti, poi, hanno mostrato che l'uranio impoverito induce la
mutazione degli osteoblasti umani (le cellule che costruiscono le
ossa) nella variante cancerogena, anche se poi gli autori dicono che
questo non significa necessariamente che lo stesso effetto si produca
nell'organismo. Tutti indistintamente proclamano comunque che sono
necessari altri studi. Intanto, senza sapere quali possano essere gli
effetti, si continuano a usare i proiettili incriminati.

Maurizio Imperiali

Fonti

Fetter s, von Hippel N. The hazard posed by depleted uranium
munitions. Science & Global Security 1\999 8:2; 125-161

McDiarmid MA et al. Health effects of depleted uranium on exposed
Gulf War veterans. Environ Res 2000 Feb;82(2):168-80

Durakovic A. Medical effects of internal contamination with uranium.
Croat Med J 1999 Mar;40(1):49-66

Miller AC et al. Transformation of human osteoblast cells to the
tumorigenic phenotype by depleted uranium-uranyl chloride.
Environ Health Perspect 1998 Aug;106(8):465-71

Il rapporto del Dipartimento della Difesa statunitense
sull'esposizione durante la guerra del Golfo
http://www.gulflink.osd.mil/du/


Lo scandalo dell'uranio impoverito

http://www.sapere.it/tca/minisite/storia/guerre_tecnologie/
chimica_07.html

[...] In base ai più recenti studi, quindi, l'uranio è più pericoloso
come
tossico chimico che si insedia nelle ossa che per la sua
radioattività, eppure, quando alla fine del 2000 ci sono stati i sei
decessi per leucemia tra i militari italiani in Bosnia, la stampa ha
subito gridato allo scandalo. Alla fine del 2001 tra i contingenti
NATO si sono contati una quindicina di decessi e parecchi casi di
leucemia ma l'Organizzazione Mondiale della Sanità sostiene che non
ci sono prove certe sul legame tra la radioattività dell'uranio
impoverito e quei decessi dato che la radioattività provoca tumori
solidi di altra natura, oltre alla leucemia, non riscontrati in
questa vicenda; inoltre la leucemia può essere causata anche
dall'inalazione di idrocarburi aromatici o da virus e, di solito,
quella indotta da radiazione ha un lungo periodo di latenza in
contrasto con l'insorgere immediato della malattia nei soldati;
bisognerebbe sapere, con esattezza, a che cosa sono stati esposti i
militari ma mancano notizie certe. In tutta questa faccenda ci si è
dimenticati dei civili della regione balcanica esposti agli stessi
rischi dei contingenti armati. Sembra chiaro che l'esatta valutazione
dei rischi sanitari legati alle operazioni belliche si scontra sempre
con la reticenza delle autorità militari e la difficoltà di reperire
dati scientifici certi.


"L'uranio impoverito resterà in Iraq per generazioni"
http://www.nuovimondimedia.it/
modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=149

L'arroganza della guerra, uranio impoverito e Kuwait
http://www.newmediaexplorer.org/ivaningrilli/2003/10/22/
larroganza_della_guerra_uranio_impoverito_e_kuwait.htm