Direttiva Bolkestein, ovvero: si chiude la trappola della UE
1. La segreteria nazionale della FIOM chiede di fermare la nuova
direttiva
2. Attac Italia sulla "direttiva Bolkestein"
3. Dal FSE di Londra, 15 ottobre 2004: un APPELLO contro la
privatizzazione dei servizi sanitari ed alcune prossime SCADENZE
=== 1 ===
http://www.resistenze.org/sito/te/pr/la/prla4l28.htm
www.resistenze.org - proletari resistenti - lavoro - 28-10-04
La segreteria nazionale della FIOM chiede di fermare la nuova direttiva
sugli orari e la “direttiva Bolkenstein” dell’Unione Europea
Due direttive dell’Unione europea, in discussione in questo periodo,
possono produrre danni enormi ai diritti dei lavoratori e alla
contrattazione sindacale. La revisione della Direttiva sugli orari
peggiora ancora normative che hanno allargato flessibilità selvagge nei
tempi di lavoro. Si estenderebbe per tutto l’anno la flessibilità a 48
ore settimanali. Si darebbe la possibilità di deroghe individuali
all’orario settimanale fino a 65 ore. Si peggiorerebbe ulteriormente la
condizione dei lavoratori a chiamata e di tutti coloro che non hanno un
orario definito.
La nuova Direttiva sugli orari è quindi inaccettabile, essa distrugge
i Contratti nazionali e crea lo spazio per l’assoluto arbitrio negli
orari settimanali, per la totale individualizzazione di essi. Questa
Direttiva va quindi messa in discussione radicalmente e la Fiom chiede
a tutte le forze politiche di attivarsi affinché non vengano messi in
discussione fondamentali diritti dei lavoratori.
La Segreteria nazionale della Fiom aderisce poi con convinzione alla
campagna, lanciata nel corso del Social Forum di Londra, per fermare la
“DIRETTIVA BOLKENSTEIN” dell’Unione Europea. Tale direttiva, approvata
dalla Commissione europea nello scorso 13 gennaio verrà discussa a
partire dal prossimo 11 novembre nel Parlamento europeo e concluderà il
suo iter procedurale probabilmente nella primavera del 2005.
La gravità della Direttiva è che essa scardina i principi di
solidarietà e eguaglianza, di estensione dei diritti sociali e del
lavoro, che dovrebbero essere alla base dell’Unione e che sono
fondamentali per molte costituzioni, compresa quella della Repubblica
italiana. La Direttiva, nel nome dell’estensione del libero mercato e
della libera concorrenza, afferma il principio della più selvaggia
delle competizioni sul piano dei servizi, delle attività economiche,
dei rapporti di lavoro. Molti sono i punti inaccettabili della
Direttiva, ma quello più grave risiede nell’articolo 16, relativo al
principio del paese d’origine.
Secondo questo nuovo principio un fornitore di servizi è sottoposto
esclusivamente alla legge del paese in cui ha sede l’impresa, e non a
quella del paese dove fornisce il servizio. Un’impresa può assumere i
lavoratori e poi trasferirli in un altro stato, mantenendo leggi,
contratti, norme di sicurezza e di controllo del paese d’origine. Si
può così realizzare un gigantesco caporalato europeo, perfettamente
legalizzato, ove i lavoratori vengono assunti nei paesi a più basso
salario e con meno diritti e poi, trasferiti per lavorare nei paesi ove
le condizioni di lavoro sono migliori, senza che questo produca nessun
mutamento della loro condizione. E’ chiaro che per questa via si
scardinano i contratti, le norme di legge e di sicurezza, si crea un
meccanismo di concorrenza selvaggia tra imprese e lavoratori, che porta
allo smantellamento dei diritti sociali europei.
La Fiom ritiene necessaria la cancellazione di questa Direttiva e
chiede ai movimenti sociali e alle forze politiche, di far sì che un
tema di questa portata non sia affrontato dalle istituzioni, tenendo
all’oscuro gran parte dell’opinione pubblica.
La Fiom impegna tutte le proprie organizzazioni a partecipare alla
campagna di mobilitazione per conoscere e fermare la Direttiva sugli
orari e la “Direttiva Bolkenstein” e per riaffermare quei principi di
solidarietà sociale e di uguaglianza dei diritti che devono essere alla
base dell’Europa comunitaria.
Roma, 27 ottobre 2004
=== 2 ===
Da: rifondazione_paris
Data: Lun 8 Nov 2004 18:07:57 Europe/Rome
A: info_prc_paris @ yahoogroups.com
Oggetto: [info_prc_paris] Attac Italia sulla "direttiva Bolkestein"
Bolkestein. Dall'Unione Europea una direttiva contro lo stato sociale e
i diritti del lavoro
Si chiama Bolkestein - dal nome del Commissario Europeo per la
Concorrenza e il Mercato Interno dell'uscente commissione Prodi
- la Direttiva con cui l'UE si appresta a dare il colpo di
grazia a quel che resta del "modello sociale europeo", già
agonizzante dopo le privatizzazioni che si sono succedute e la
continua messa in discussione dei diritti sociali e del lavoro [Marco
Bersani, Attac Italia].
La proposta di Direttiva - approvata all'unanimità della
Commissione Europea nello scorso 13 gennaio - è entrata in
dirittura d'arrivo: il prossimo 11 novembre si terrà l'udienza al
Parlamento Europeo della Commissione per la Concorrenza e il Mercato
Interno; a fine novembre sarà sottoposta al vaglio del Consiglio
dei Ministri Europei; da lì inizierà l'iter procedurale per
giungere, probabilmente a marzo 2005, al voto finale del
Parlamento Europeo.
La Direttiva Bolkenstein -elaborata dopo la consultazione di ben
10.000 aziende europee e nessun sindacato e/o organizzazione della
società civile- è uno degli obiettivi di mobilitazione contenuti
nell'appello dei movimenti sociali uscito dal Forum Sociale Europeo
di Londra, in cui si è proposto il lancio di una campagna
continentale per il ritiro completo e immediato della stessa.
Proviamo a capire perchè.
Come il Gats
Pomposamente annunciata come un provvedimento teso a "diminuire
la burocrazia e ridurre i vincoli alla competitività nei servizi
per il mercato interno", la Direttiva Bolkenstein (IP/04/37) si
prefigge di imporre ai 25 Stati membri dell'Unione le regole
della concorrenza commerciale, senza alcun limite, in tutte le
attività di servizio"; dove, per servizio si intende (art. 4)
"ogni attività economica che si occupa della fornitura di una
prestazione oggetto di contropartita economica". E' evidente la
similitudine con i principi e le procedure già stabilite in sede
di Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) con l' Accordo generale
sul Commercio dei Servizi (Gats). Similitudine che è esplicitata
direttamente a pag. 16, laddove si dice come " i negoziati Gats
sottolineano la necessità per l'UE di stabilire rapidamente un
vero mercato interno dei servizi per assicurare la competitività
delle imprese europee e rafforzare la sua posizione negoziale".
Ed ecco svelato l'arcano: l'Europa deve privatizzare i servizi
sul mercato interno per poter pretendere, da una posizione di
forza all'interno dei negoziati Gats, la privatizzazione dei
servizi nel resto del mondo. Ovvero, siamo all'Europa che, lungi dal
proteggere le popolazioni dalla globalizzazione neoliberista, si
candida ad assumerne la guida.
Peggio del Gats
Ma la Direttiva Bolkenstein va ancora oltre. Innanzitutto perchè
- al contrario del Gats - non prevede alcuna possibilità di
restrizioni nazionali all'accordo. Configurandosi come una direttiva
"orizzontale" e non nominando alcun settore in particolare, si
applica dovunque sia possibile l'apertura di un mercato, intendendo
l'esistenza di un mercato "ogni settore di attività economica in
cui un servizio può essere fornito da un privato". In secondo
luogo perchè gli ostacoli "burocratici" alla competitività,
che si prefigge di eliminare, sono in larga parte le disposizioni
prese dai poteri pubblici per la migliore prestazione del
servizio in termini di garanzie sociali ed ambientali, di tutela
dell'accesso universale, di trasparenza delle procedure, di
qualità del servizio, di diritti del lavoro, di contenimento
delle tariffe.
In pratica, si rimette radicalmente in discussione il potere
discrezionale delle autorità locali; poco importa che queste ultime
siano elette e controllate democraticamente dai cittadini, a
differenza dei membri della Commissione Europea!
Il principio del paese d'origine
Ma il cuore della Direttiva Bolkenstein - e la sua eccezionale
gravità - risiede nell'art. 16 relativo al principio del paese
d'origine. Con questo principio, l'UE rinuncia definitivamente
alla pratica dell'armonizzazione" fra le normative dei singoli
Stati, pratica che era finora assurta ad elemento quasi
fondativo dell'Unione stessa.
Secondo il nuovo principio, un fornitore di servizi è sottoposto
esclusivamente alla legge del paese in cui ha sede l'impresa, e
non a quella del paese dove fornisce il servizio. Per dirla in parole
semplici quanto apparentemente incredibili: un' impresa polacca
che distacchi lavoratori polacchi in Francia o in Belgio, non
dovrà più chiedere l'autorizzazione alle autorità francesi o
belghe se ha già ottenuto l'autorizzazione delle autorità
polacche, e a quei lavoratori si applicherà solo la legislazione
polacca.
E' evidente, in questo principio, la novità introdotta
dall'allargamento dell'UE agli ex-paesi dell'Est: poiché entrano
nell' UE paesi le cui legislazioni fiscali, sociali e ambientali in
questi quindici anni di "transizione" sono divenute quelle
proprie dello "Stato minimo", si abbandona l'armonizzazione e si
prepara un processo di vero e proprio dumping sociale. Siamo di
fronte ad un incitamento legale a spostare le imprese verso i
Paesi a più debole protezione sociale e del lavoro, e, una volta
approvata definitivamente la Direttiva, a pressioni fortissime
sui Paesi i cui standard sociali e di lavoro sono storicamente
molto più avanzati.
Colpo di grazia allo stato sociale e ai diritti del lavoro
Senza volersi addentrare in ulteriori, ma significativi, dettagli
- come, ad esempio, il fatto che il controllo sulle condizioni di
lavoro dei lavoratori distaccati in un altro paese è affidata
agli ispettori del paese d'origine! - appaiono chiarissimi i
segni che la Direttiva Bolkestein è destinata a lasciare:
a) apertura alla concorrenza e alla privatizzazione di quasi
tutte le attività di servizio, dalle attività logistiche di
qualunque impresa produttiva ai servizi pubblici come istruzione
e sanità;
b) deregolamentazione totale dell'erogazione dei servizi con
drastica riduzione, se non annullamento, delle possibilità
d'intervento degli enti locali e delle organizzazioni sindacali;
c) destrutturazione e smantellamento del mercato del lavoro
attraverso la precarizzazione e il dumping sociale all'interno
dell'Unione Europea
Necessaria una mobilitazione di massa
Se questo è il quadro, stupisce come la risposta da parte di
partiti, sindacati e movimenti abbia tardato ad arrivare. A partire
dall'informazione, ancor oggi patrimonio di poche e volenterose
organizzazioni, ma priva della diffusione di massa che una
Direttiva così grave meriterebbe.
Al Forum Sociale Europeo di Londra, la rete europea di Attac ha
costruito due seminari ed un workshop che hanno visto la partecipazione
di componenti importanti dei sindacati e dei movimenti: dalle
marce europee alla Federazione Europea dei Trasporti,
dall'insieme dei sindacati nordici (svedesi e belgi in prima
fila) al Sud-PTT francese, da Oxfam Solidarity alla Cgil -
Funzione Pubblica. Ma tutto ciò continua ad essere largamente
insufficiente rispetto alla portata dell'attacco ai diritti, prevista
dalla direttiva Bolkenstein. Senza una forte mobilitazione dei
sindacati nazionali ed europei, dei movimenti sociali
continentali, delle forze politiche nei Parlamenti nazionali ed
Europeo, la partita del modello sociale europeo rischia di
essere definitivamente persa. Per questo e da subito, occorre
che nei luoghi di lavoro, nei territori e nelle sedi istituzionali si
costruiscano percorsi di sensibilizzazione e di mobilitazione
che, a partire dalla prossima scadenza dell' 11 novembre al
Parlamento Europeo, giungano nel marzo 2005 a Bruxelles con una
grandissima manifestazione per l'Europa sociale e per il ritiro
"senza se e senza ma" della famigerata Direttiva Bolkenstein.
Un'altra Europa è possibile, ma a condizione che ciascuno si assuma
la sua parte nel difficile compito di costruirla.
Comunicato stampa di Attac Italia
(fonte: www.contropiano.org)
=== 3 ===
APPELLO PER UNA MOBILIZZAZIONE PER LA DIFESA DEL DIRITTO ALLA SALUTE
CONTRO LA PRIVATIZZAZIONE DEI SERVIZI SANITARI
Londra 15 ottobre 2004
I partecipanti ai seminari sul diritto alla salute, svoltisi nel FORUM
SOCIALE EUROPEO di Londra, propongono all’Assemblea dei Movimenti
Sociali di assumere come obiettivo prioritario, nelle mobilitazioni
contro le privatizzazioni dei servizi sociali, la difesa del diritto
alla salute della popolazione. In Europa, la negazione di questo
diritto che è il frutto delle politiche neoliberiste, sta assumendo per
donne e uomini aspetti drammatici. Le politiche sanitarie neoliberiste
hanno trasformato la salute della gente in merce da cui trarre profitto.
L’attacco ai sistemi sanitari pubblici in tutta Europa e le politiche
di privatizzazione dei servizi stanno di fatto impedendo a molti
cittadini l’accesso all’assistenza sanitaria.
I servizi privatizzati sono piu’ costosi e meno accessibili per la
gente. Questa logica di privatizzazione impedisce una ricerca
indipendente perche’ assoggettata agli interessi delle multinazionali.
Il Trattato sulla Costituzione Europea sta cancellando il diritto alla
salute che in molti casi esisteva nelle Costituzioni Nazionali.
I partecipanti al seminario dichiarano la loro totale opposizione a
questo Trattato, frutto di accordi tra banche e potere economico, che
non ha tenuto in considerazione il soggetto piu’ importante rispetto a
queste scelte: le popolazioni europee. Per questo motivo invitano a
votare contro I referendum nazionali sul Trattato.
Rifiutano altresì gli accordi che vanno in questa direzione ed in
particolare la Direttiva Bolkestein che rende ancora piu’ duro
l’accordo generale sul commercio dei servizi (GATS).
PHM (People’s Health Movement), GHW (Global Health Watch), REDS (Rete
Europea per il Diritto alla Salute) si battono contro l’esclusione e
per il diritto all’accesso ai servizi sanitari pubblici senza
discriminazioni.
Si mobilitano altresi’ per ottenere in tutti i paesi servizi sanitari
pubblici gratuiti in grado di soddisfare i bisogni della popolazione.
Le reti si battono contro l’Europa “Fortezza” che nega i diritti ai
migranti impedendo loro di accedere alle strutture sanitarie e di
vivere in condizioni dignitose.
Per questo motivo le reti si propongono di costruire uno spazio
specifico sulla salute nel Forum Sociale Mediterraneo nel giugno 2005.
Inoltre PHM, GHW e REDS stanno collaborando all’organizzazione, insieme
alle reti latino amercicane e afro asiatiche del Forum Mondiale sulla
Salute che si terra’ a Porto Alegre dal 23 al 25 gennaio 2005 prima del
Forum Sociale Mondiale e dell’Assemblea Mondiale per la Salute dei
Popoli che si terra’ a Cuenca (Eq) nel luglio 2005.
Le reti che hanno organizzato I seminari sulla salute - PHM, GHW e REDS
- propongono una campagna di mobilitazione contro la privatizzazione
dei servizi sanitari a partire dal sostegno alla lotta dei cittadini
ungheresi, che stanno organizzando un referendum nazionale contro la
privatizzazione degli ospedali pubblici.
Fanno appello a tutti i presenti all’Assemblea dei Movimenti Sociali
per contribuire attivamente alla realizzazione delle giornate di
mobilitazione contro la privatizzazione dei servizi sanitari.
3 DICEMBRE 2004 giornata contro la privatizzazione della salute in
appoggio al referendum in Ungheria
18 FEBBRAIO 2005 giornata contro la Costituzione Europea e la Direttiva
Bolkestein in coincidenza con il Referendum sul trattato di
Costituzione Europea che si svolgerà nello stato Spagnolo.
10-16 APRILE 2005 settimana di mobilitazione contro gli accordi sul
Commercio
1. La segreteria nazionale della FIOM chiede di fermare la nuova
direttiva
2. Attac Italia sulla "direttiva Bolkestein"
3. Dal FSE di Londra, 15 ottobre 2004: un APPELLO contro la
privatizzazione dei servizi sanitari ed alcune prossime SCADENZE
=== 1 ===
http://www.resistenze.org/sito/te/pr/la/prla4l28.htm
www.resistenze.org - proletari resistenti - lavoro - 28-10-04
La segreteria nazionale della FIOM chiede di fermare la nuova direttiva
sugli orari e la “direttiva Bolkenstein” dell’Unione Europea
Due direttive dell’Unione europea, in discussione in questo periodo,
possono produrre danni enormi ai diritti dei lavoratori e alla
contrattazione sindacale. La revisione della Direttiva sugli orari
peggiora ancora normative che hanno allargato flessibilità selvagge nei
tempi di lavoro. Si estenderebbe per tutto l’anno la flessibilità a 48
ore settimanali. Si darebbe la possibilità di deroghe individuali
all’orario settimanale fino a 65 ore. Si peggiorerebbe ulteriormente la
condizione dei lavoratori a chiamata e di tutti coloro che non hanno un
orario definito.
La nuova Direttiva sugli orari è quindi inaccettabile, essa distrugge
i Contratti nazionali e crea lo spazio per l’assoluto arbitrio negli
orari settimanali, per la totale individualizzazione di essi. Questa
Direttiva va quindi messa in discussione radicalmente e la Fiom chiede
a tutte le forze politiche di attivarsi affinché non vengano messi in
discussione fondamentali diritti dei lavoratori.
La Segreteria nazionale della Fiom aderisce poi con convinzione alla
campagna, lanciata nel corso del Social Forum di Londra, per fermare la
“DIRETTIVA BOLKENSTEIN” dell’Unione Europea. Tale direttiva, approvata
dalla Commissione europea nello scorso 13 gennaio verrà discussa a
partire dal prossimo 11 novembre nel Parlamento europeo e concluderà il
suo iter procedurale probabilmente nella primavera del 2005.
La gravità della Direttiva è che essa scardina i principi di
solidarietà e eguaglianza, di estensione dei diritti sociali e del
lavoro, che dovrebbero essere alla base dell’Unione e che sono
fondamentali per molte costituzioni, compresa quella della Repubblica
italiana. La Direttiva, nel nome dell’estensione del libero mercato e
della libera concorrenza, afferma il principio della più selvaggia
delle competizioni sul piano dei servizi, delle attività economiche,
dei rapporti di lavoro. Molti sono i punti inaccettabili della
Direttiva, ma quello più grave risiede nell’articolo 16, relativo al
principio del paese d’origine.
Secondo questo nuovo principio un fornitore di servizi è sottoposto
esclusivamente alla legge del paese in cui ha sede l’impresa, e non a
quella del paese dove fornisce il servizio. Un’impresa può assumere i
lavoratori e poi trasferirli in un altro stato, mantenendo leggi,
contratti, norme di sicurezza e di controllo del paese d’origine. Si
può così realizzare un gigantesco caporalato europeo, perfettamente
legalizzato, ove i lavoratori vengono assunti nei paesi a più basso
salario e con meno diritti e poi, trasferiti per lavorare nei paesi ove
le condizioni di lavoro sono migliori, senza che questo produca nessun
mutamento della loro condizione. E’ chiaro che per questa via si
scardinano i contratti, le norme di legge e di sicurezza, si crea un
meccanismo di concorrenza selvaggia tra imprese e lavoratori, che porta
allo smantellamento dei diritti sociali europei.
La Fiom ritiene necessaria la cancellazione di questa Direttiva e
chiede ai movimenti sociali e alle forze politiche, di far sì che un
tema di questa portata non sia affrontato dalle istituzioni, tenendo
all’oscuro gran parte dell’opinione pubblica.
La Fiom impegna tutte le proprie organizzazioni a partecipare alla
campagna di mobilitazione per conoscere e fermare la Direttiva sugli
orari e la “Direttiva Bolkenstein” e per riaffermare quei principi di
solidarietà sociale e di uguaglianza dei diritti che devono essere alla
base dell’Europa comunitaria.
Roma, 27 ottobre 2004
=== 2 ===
Da: rifondazione_paris
Data: Lun 8 Nov 2004 18:07:57 Europe/Rome
A: info_prc_paris @ yahoogroups.com
Oggetto: [info_prc_paris] Attac Italia sulla "direttiva Bolkestein"
Bolkestein. Dall'Unione Europea una direttiva contro lo stato sociale e
i diritti del lavoro
Si chiama Bolkestein - dal nome del Commissario Europeo per la
Concorrenza e il Mercato Interno dell'uscente commissione Prodi
- la Direttiva con cui l'UE si appresta a dare il colpo di
grazia a quel che resta del "modello sociale europeo", già
agonizzante dopo le privatizzazioni che si sono succedute e la
continua messa in discussione dei diritti sociali e del lavoro [Marco
Bersani, Attac Italia].
La proposta di Direttiva - approvata all'unanimità della
Commissione Europea nello scorso 13 gennaio - è entrata in
dirittura d'arrivo: il prossimo 11 novembre si terrà l'udienza al
Parlamento Europeo della Commissione per la Concorrenza e il Mercato
Interno; a fine novembre sarà sottoposta al vaglio del Consiglio
dei Ministri Europei; da lì inizierà l'iter procedurale per
giungere, probabilmente a marzo 2005, al voto finale del
Parlamento Europeo.
La Direttiva Bolkenstein -elaborata dopo la consultazione di ben
10.000 aziende europee e nessun sindacato e/o organizzazione della
società civile- è uno degli obiettivi di mobilitazione contenuti
nell'appello dei movimenti sociali uscito dal Forum Sociale Europeo
di Londra, in cui si è proposto il lancio di una campagna
continentale per il ritiro completo e immediato della stessa.
Proviamo a capire perchè.
Come il Gats
Pomposamente annunciata come un provvedimento teso a "diminuire
la burocrazia e ridurre i vincoli alla competitività nei servizi
per il mercato interno", la Direttiva Bolkenstein (IP/04/37) si
prefigge di imporre ai 25 Stati membri dell'Unione le regole
della concorrenza commerciale, senza alcun limite, in tutte le
attività di servizio"; dove, per servizio si intende (art. 4)
"ogni attività economica che si occupa della fornitura di una
prestazione oggetto di contropartita economica". E' evidente la
similitudine con i principi e le procedure già stabilite in sede
di Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) con l' Accordo generale
sul Commercio dei Servizi (Gats). Similitudine che è esplicitata
direttamente a pag. 16, laddove si dice come " i negoziati Gats
sottolineano la necessità per l'UE di stabilire rapidamente un
vero mercato interno dei servizi per assicurare la competitività
delle imprese europee e rafforzare la sua posizione negoziale".
Ed ecco svelato l'arcano: l'Europa deve privatizzare i servizi
sul mercato interno per poter pretendere, da una posizione di
forza all'interno dei negoziati Gats, la privatizzazione dei
servizi nel resto del mondo. Ovvero, siamo all'Europa che, lungi dal
proteggere le popolazioni dalla globalizzazione neoliberista, si
candida ad assumerne la guida.
Peggio del Gats
Ma la Direttiva Bolkenstein va ancora oltre. Innanzitutto perchè
- al contrario del Gats - non prevede alcuna possibilità di
restrizioni nazionali all'accordo. Configurandosi come una direttiva
"orizzontale" e non nominando alcun settore in particolare, si
applica dovunque sia possibile l'apertura di un mercato, intendendo
l'esistenza di un mercato "ogni settore di attività economica in
cui un servizio può essere fornito da un privato". In secondo
luogo perchè gli ostacoli "burocratici" alla competitività,
che si prefigge di eliminare, sono in larga parte le disposizioni
prese dai poteri pubblici per la migliore prestazione del
servizio in termini di garanzie sociali ed ambientali, di tutela
dell'accesso universale, di trasparenza delle procedure, di
qualità del servizio, di diritti del lavoro, di contenimento
delle tariffe.
In pratica, si rimette radicalmente in discussione il potere
discrezionale delle autorità locali; poco importa che queste ultime
siano elette e controllate democraticamente dai cittadini, a
differenza dei membri della Commissione Europea!
Il principio del paese d'origine
Ma il cuore della Direttiva Bolkenstein - e la sua eccezionale
gravità - risiede nell'art. 16 relativo al principio del paese
d'origine. Con questo principio, l'UE rinuncia definitivamente
alla pratica dell'armonizzazione" fra le normative dei singoli
Stati, pratica che era finora assurta ad elemento quasi
fondativo dell'Unione stessa.
Secondo il nuovo principio, un fornitore di servizi è sottoposto
esclusivamente alla legge del paese in cui ha sede l'impresa, e
non a quella del paese dove fornisce il servizio. Per dirla in parole
semplici quanto apparentemente incredibili: un' impresa polacca
che distacchi lavoratori polacchi in Francia o in Belgio, non
dovrà più chiedere l'autorizzazione alle autorità francesi o
belghe se ha già ottenuto l'autorizzazione delle autorità
polacche, e a quei lavoratori si applicherà solo la legislazione
polacca.
E' evidente, in questo principio, la novità introdotta
dall'allargamento dell'UE agli ex-paesi dell'Est: poiché entrano
nell' UE paesi le cui legislazioni fiscali, sociali e ambientali in
questi quindici anni di "transizione" sono divenute quelle
proprie dello "Stato minimo", si abbandona l'armonizzazione e si
prepara un processo di vero e proprio dumping sociale. Siamo di
fronte ad un incitamento legale a spostare le imprese verso i
Paesi a più debole protezione sociale e del lavoro, e, una volta
approvata definitivamente la Direttiva, a pressioni fortissime
sui Paesi i cui standard sociali e di lavoro sono storicamente
molto più avanzati.
Colpo di grazia allo stato sociale e ai diritti del lavoro
Senza volersi addentrare in ulteriori, ma significativi, dettagli
- come, ad esempio, il fatto che il controllo sulle condizioni di
lavoro dei lavoratori distaccati in un altro paese è affidata
agli ispettori del paese d'origine! - appaiono chiarissimi i
segni che la Direttiva Bolkestein è destinata a lasciare:
a) apertura alla concorrenza e alla privatizzazione di quasi
tutte le attività di servizio, dalle attività logistiche di
qualunque impresa produttiva ai servizi pubblici come istruzione
e sanità;
b) deregolamentazione totale dell'erogazione dei servizi con
drastica riduzione, se non annullamento, delle possibilità
d'intervento degli enti locali e delle organizzazioni sindacali;
c) destrutturazione e smantellamento del mercato del lavoro
attraverso la precarizzazione e il dumping sociale all'interno
dell'Unione Europea
Necessaria una mobilitazione di massa
Se questo è il quadro, stupisce come la risposta da parte di
partiti, sindacati e movimenti abbia tardato ad arrivare. A partire
dall'informazione, ancor oggi patrimonio di poche e volenterose
organizzazioni, ma priva della diffusione di massa che una
Direttiva così grave meriterebbe.
Al Forum Sociale Europeo di Londra, la rete europea di Attac ha
costruito due seminari ed un workshop che hanno visto la partecipazione
di componenti importanti dei sindacati e dei movimenti: dalle
marce europee alla Federazione Europea dei Trasporti,
dall'insieme dei sindacati nordici (svedesi e belgi in prima
fila) al Sud-PTT francese, da Oxfam Solidarity alla Cgil -
Funzione Pubblica. Ma tutto ciò continua ad essere largamente
insufficiente rispetto alla portata dell'attacco ai diritti, prevista
dalla direttiva Bolkenstein. Senza una forte mobilitazione dei
sindacati nazionali ed europei, dei movimenti sociali
continentali, delle forze politiche nei Parlamenti nazionali ed
Europeo, la partita del modello sociale europeo rischia di
essere definitivamente persa. Per questo e da subito, occorre
che nei luoghi di lavoro, nei territori e nelle sedi istituzionali si
costruiscano percorsi di sensibilizzazione e di mobilitazione
che, a partire dalla prossima scadenza dell' 11 novembre al
Parlamento Europeo, giungano nel marzo 2005 a Bruxelles con una
grandissima manifestazione per l'Europa sociale e per il ritiro
"senza se e senza ma" della famigerata Direttiva Bolkenstein.
Un'altra Europa è possibile, ma a condizione che ciascuno si assuma
la sua parte nel difficile compito di costruirla.
Comunicato stampa di Attac Italia
(fonte: www.contropiano.org)
=== 3 ===
APPELLO PER UNA MOBILIZZAZIONE PER LA DIFESA DEL DIRITTO ALLA SALUTE
CONTRO LA PRIVATIZZAZIONE DEI SERVIZI SANITARI
Londra 15 ottobre 2004
I partecipanti ai seminari sul diritto alla salute, svoltisi nel FORUM
SOCIALE EUROPEO di Londra, propongono all’Assemblea dei Movimenti
Sociali di assumere come obiettivo prioritario, nelle mobilitazioni
contro le privatizzazioni dei servizi sociali, la difesa del diritto
alla salute della popolazione. In Europa, la negazione di questo
diritto che è il frutto delle politiche neoliberiste, sta assumendo per
donne e uomini aspetti drammatici. Le politiche sanitarie neoliberiste
hanno trasformato la salute della gente in merce da cui trarre profitto.
L’attacco ai sistemi sanitari pubblici in tutta Europa e le politiche
di privatizzazione dei servizi stanno di fatto impedendo a molti
cittadini l’accesso all’assistenza sanitaria.
I servizi privatizzati sono piu’ costosi e meno accessibili per la
gente. Questa logica di privatizzazione impedisce una ricerca
indipendente perche’ assoggettata agli interessi delle multinazionali.
Il Trattato sulla Costituzione Europea sta cancellando il diritto alla
salute che in molti casi esisteva nelle Costituzioni Nazionali.
I partecipanti al seminario dichiarano la loro totale opposizione a
questo Trattato, frutto di accordi tra banche e potere economico, che
non ha tenuto in considerazione il soggetto piu’ importante rispetto a
queste scelte: le popolazioni europee. Per questo motivo invitano a
votare contro I referendum nazionali sul Trattato.
Rifiutano altresì gli accordi che vanno in questa direzione ed in
particolare la Direttiva Bolkestein che rende ancora piu’ duro
l’accordo generale sul commercio dei servizi (GATS).
PHM (People’s Health Movement), GHW (Global Health Watch), REDS (Rete
Europea per il Diritto alla Salute) si battono contro l’esclusione e
per il diritto all’accesso ai servizi sanitari pubblici senza
discriminazioni.
Si mobilitano altresi’ per ottenere in tutti i paesi servizi sanitari
pubblici gratuiti in grado di soddisfare i bisogni della popolazione.
Le reti si battono contro l’Europa “Fortezza” che nega i diritti ai
migranti impedendo loro di accedere alle strutture sanitarie e di
vivere in condizioni dignitose.
Per questo motivo le reti si propongono di costruire uno spazio
specifico sulla salute nel Forum Sociale Mediterraneo nel giugno 2005.
Inoltre PHM, GHW e REDS stanno collaborando all’organizzazione, insieme
alle reti latino amercicane e afro asiatiche del Forum Mondiale sulla
Salute che si terra’ a Porto Alegre dal 23 al 25 gennaio 2005 prima del
Forum Sociale Mondiale e dell’Assemblea Mondiale per la Salute dei
Popoli che si terra’ a Cuenca (Eq) nel luglio 2005.
Le reti che hanno organizzato I seminari sulla salute - PHM, GHW e REDS
- propongono una campagna di mobilitazione contro la privatizzazione
dei servizi sanitari a partire dal sostegno alla lotta dei cittadini
ungheresi, che stanno organizzando un referendum nazionale contro la
privatizzazione degli ospedali pubblici.
Fanno appello a tutti i presenti all’Assemblea dei Movimenti Sociali
per contribuire attivamente alla realizzazione delle giornate di
mobilitazione contro la privatizzazione dei servizi sanitari.
3 DICEMBRE 2004 giornata contro la privatizzazione della salute in
appoggio al referendum in Ungheria
18 FEBBRAIO 2005 giornata contro la Costituzione Europea e la Direttiva
Bolkestein in coincidenza con il Referendum sul trattato di
Costituzione Europea che si svolgerà nello stato Spagnolo.
10-16 APRILE 2005 settimana di mobilitazione contro gli accordi sul
Commercio