UCRAINA - aggiornamenti

1. “LA VITTORIA DI JUSCHENKO E’ LA DIVISIONE DELL’UCRAINA”
Intervista a Leonid Grac, leader dei comunisti della Crimea

2. I DUE CANDIDATI: QUALE DIFFERENZA PER I LAVORATORI?
La comunista ucraina Tamila Yabrova interviene su “Solidaire”,
settimanale del Partito del Lavoro del Belgio

3. DICHIARAZIONE DEL PARTITO PROGRESSISTA SOCIALISTA DI UCRAINA, 24
novembre 2004

4. Elezioni presidenziali ucraine: Relazione sul secondo turno
elettorale

"L’Associazione britannica Helsinki per i diritti umani (British
Helsinki Human Rights Group - BHHRG) ha inviato osservatori al
ballottaggio per le elezioni presidenziali del 21 novembre 2004 in
Ucraina..."

5. UCRAINA: DIMOSTRANTI A LEZIONE DA SERBI DI OTPOR (ANSA)

6. UCRAINA- IRAK: COME TI APPLICO DUE PESI E DUE MISURE - di Giulietto
Chiesa, 25 novembre 2004

"Noi sappiamo che Colin Powell è un bugiardo. E, essendo stato bugiardo
nell'anno 2002, non si vede perchè non potrebbe esserlo altrettanto nel
2004..."

7. IN RUSSIA CHAVEZ AFFERMA CHE DIETRO LA CRISI IN UCRAINA C’E’“LA MANO
DI WASHINGTON”, 28/11/2004


### VEDI ANCHE / VOIR AUSSI:

Ukraine : l’opposition et le «modèle serbe»

Des militants serbes d’Otpor ont joué un rôle de premier plan dans la
formation du mouvement de protestation ukrainien, notamment le groupe
Pora. Cependant, aujourd’hui, les experts en révolution du Centre pour
la Résistance Non-Violente de Belgrade se contentent d’être
spectateurs, après avoir été expulsés d’Ukraine. Après la Géorgie l’an
dernier, le «modèle serbe» va-t-il réussir une nouvelle fois à Kiev ?

http://www.balkans.eu.org/article4848.html

Besoin d’une révolution ? Appelez Otpor !

http://www.balkans.eu.org/article4676.html

Moldavie : «l’effet Géorgie» est-il contagieux ?

http://www.balkans.eu.org/article3864.html

La Moldavie : une seconde Géorgie ?

http://www.balkans.eu.org/article3863.html


=== 1 ===

“LA VITTORIA DI JUSCHENKO E’ LA DIVISIONE DELL’UCRAINA”

Intervista a Leonid Grac, leader dei comunisti della Crimea

http://www.partaktiv.info/interview/41923a02babb6/

10 novembre 2004

Alla vigilia del ballottaggio per le presidenziali, nel sito comunista
ucraino “Partaktiv.info” è apparsa (ripresa da “From-ua”) una lunga
intervista a Leonid Grac, popolare leader dei comunisti della
Repubblica autonoma di Crimea (tra i massimi dirigenti del Partito
Comunista di Ucraina), in cui viene spiegata la scelta della sua
organizzazione regionale di schierarsi senza incertezze dalla parte di
Viktor Janukovic.

Dell’intervista proponiamo la traduzione dei passaggi più significativi.

 
D. Che significato hanno i risultati del primo turno delle elezioni per
il paese, in generale, e, più in particolare, per il Partito Comunista?

R. I risultati del primo turno presentano un enorme paradosso. Da un
lato, il primo turno ha dimostrato che le idee di sinistra non sono
solo vive, ma sono radicate nella società. Non meno di 5-6 candidati,
tra cui quello del potere, sono stati costretti a fare i conti con le
opinioni presenti nella società e ad assumere posizioni di sinistra.

Oggi le idee di sinistra non assumono solo un indirizzo sociale, ma
assumono al proprio interno anche connotati geopolitici e, come dire,
una dimensione linguistica. Le opinioni di sinistra si coniugano con un
indirizzo filo-russo di sviluppo e con l’attribuzione alla lingua russa
dello status di lingua nazionale.

Il primo turno presenta risultati tragici. Oggi è venuto il momento di
ricordare lo slogan dei bolscevichi“La Patria è in pericolo”.

Il fatto è che, se oggi dovesse prevalere la politica dei
nazional-liberali, dei nazional-socialisti, ciò significherebbe cadere
sotto il controllo dell’Occidente. In questo risiede attualmente il
significato dello slogan “La Patria è in pericolo”.

Le sinistre oggi si sono venute a trovare in condizioni storiche simili
a quella, in cui si trovava il nostro partito, diretto da V. Lenin,
quando dovette affrontare la questione della pace di Brest Litovsk.
Allora correttamente si comportarono i nostri predecessori, che non
seguirono la strada “né guerra, né pace”. Oggi non scegliere
significherebbe dare la possibilità ai nazional-radicali, ai
nazional-socialisti e ai filo-occidentali di vincere. Dei socialisti
(il Partito Socialista di Ucraina, ormai a rimorchio
dell’Internazionale Socialista e dei partiti socialisti dell’est
Europa, non ha avuto problemi a schierarsi con Juschenko, nota del
traduttore), dopo la loro operazione politica, che ci ha riportato allo
scenario tedesco dell’inizio degli anni ’30, non voglio neppure parlare.

Da parte della direzione del Partito Comunista sono stati avviati
alcuni passi, tra cui un incontro con il premier Janukovic, con cui si
è cercato di raggiungere punti di contatto. Questi oggi in realtà
esistono. Noi siamo pronti a lavorare, realizzando così i nostri
programmi, alla creazione di un altro clima nella sfera sociale. La
nostra scelta geopolitica era, è, e rimarrà russa. Noi siamo contro il
nazionalismo. Siamo per la lingua russa. Vale a dire molte componenti
che ancora una volta testimoniano del fatto che non possiamo rimanere
alla finestra.

Il governo, attuale e futuro, sarà costrettoa spostarsi
significativamente a sinistraper cercare di risolvere insieme ai
comunisti i problemi più acuti. I governanti non hanno alcuna
prospettiva di relazioni accomodanti con i nazional-socialisti o i
nazionalisti. Ciò significa che occorre basarsi sulla volontà del
popolo, sulle idee di sinistra. E collaborare con rispetto e
costruttivamente con il Partito comunista.

Se ciò non dovesse avvenire, non ci sarebbero le condizioni per la
realizzazione di quanto noi proponiamo per la soluzione dei problemi
sociali, geopolitici e interetnici. E ciò significa che è necessario
assumere una seria posizione reciprocamente costruttiva. Non a
vantaggio del Partito comunista, maa vantaggio della società e dello
stato.

(...)

La vittoria di Juschenko rappresenterebbe la spaccatura del paese.
Vincendo,Viktor Juschenko non si confronterebbe mai con il sud-est del
paese. Juschenko ha già affermato negli ultimi giorni che è decisamente
contrario ad ogni forma di autonomia (in particolare, quella della
Crimea). E questo è un problema di immenso significato politico e
geopolitico.

Non vedo alcuna prospettiva in questa politica. E’ come quella di
Saakashvili. Gli americani, dietro alle sue spalle, hanno già spaccato
la Georgia. Oggi V. Juschenko con gli americani può spaccare l’Ucraina.

Io non penso che Janukovic si aspetti un futuro radioso nelle relazioni
con le regioni occidentali, ma con lui ci sono certamente maggiori
prospettive di reciproca convivenza.

(...)

D. Cosa prevede per il secondo turno?

R. Il secondo turno sarà pesantissimo dal punto di vista della
situazione politica. Dal punto di vista dell’eccitazione delle piazze,
delle provocazioni, delle mistificazioni, ecc.Lo abbiamo già vissuto
nel 1990-1991, quando le stesse forze hanno preso d’assalto la capitale
e hanno fatto la controrivoluzione.

All’epoca delle cosiddette “rivoluzioni delle capitali”, in realtà è
passata la controrivoluzione. Ma coloro che si apprestano a mettere
sottosopra Kiev, devono sapere cheoggi esistono potenti opinioni
pubbliche regionali. Le regioni diranno la loro. E sicuramente, tra
queste, ci sarà la Crimea.

Se qualche signore pensa che controllare il viale Kreshatik significhi
avere già conquistato il potere, pensi bene a quello che fa,perché
allora in piazza potrebbe scendere il resto dell’Ucraina.

(...)

Traduzione dal russo di Mauro Gemma


=== 2 ===

I DUE CANDIDATI: QUALE DIFFERENZA PER I LAVORATORI?

La comunista ucraina Tamila Yabrova interviene su “Solidaire”,

settimanale del Partito del Lavoro del Belgio

http://www.ptb.be/scripts/article.phtml?lang=2&obid=25300

27 novembre 2004

(...) Forse che ai lavoratori importa di sapere chi sarà presidente?
“Si tratta di due rappresentanti del capitale monopolistico, ma c’è una
differenza”, rispondeTamila Yabrova, presidente dell’Unione dei
Comunisti di Ucraina. “Juschenko rappresenta unicamente il capitale
americano. Si serve dei fascisti e dei nazionalisti come truppe
d’assalto. Noi non idealizziamo l’altro candidato, Janukovic. Ma egli
rappresenta anche gli interessi della borghesia ucraina. Quella che
vuole mantenere integra l’industria nell’Est e nel Sud del paese. Che è
favorevole allo sviluppo della classe operaia. Quando c’è lavoro, il
movimento operaio è più forte. Janukovic riconosce anche i diritti dei
russofoni, e questo è un bene per l’unità dei lavoratori. Il nostro
obiettivo, qui, non è al momento quello di rovesciare il capitalismo,
madi difendere la nostra indipendenza contro gli Stati Uniti.
L’imperialismo americano vuole estendere la sua influenza e stabilire
il suo monopolio sulla regione. Vuole privare la Russia del petrolio
attorno al Caspio. In questa situazione concreta, noi di conseguenza
sosteniamo Janukovic contro Juschenko. Lenin ci insegna che non
dobbiamo solamente utilizzare le contraddizioni tra capitalisti, ma
persino la più piccola crepa nel fronte dei capitalisti”.

Traduzione a cura del C.C.D.P.  


=== 3 ===

DICHIARAZIONE DEL PARTITO PROGRESSISTA SOCIALISTA DI UCRAINA

www.levij.ru

24 novembre 2004

La posizione del Partito Progressista Socialista di Ucraina, la
formazione leninista, nata nel 1996 da una scissione di sinistra del
Partito Socialista di Ucraina, schieratasi senza tentennamenti per la
vittoria di Viktor Janukovic al ballottaggio per le presidenziali.

 
Viktor Janukovic ha vinto le elezioni presidenziali. Però, né Viktor
Juschenko, né la sua cerchia intende riconoscerlo, violando i principi
democratici e le normali procedure legali di contestazione dei
risultati.

Costoro di fatto si sono avviati sulla strada della realizzazione di un
colpo di stato, della presa illegale del potere.

Utilizzando slogan democratici e la demagogia politica, che nascondono
i loro autentici obiettivi, Juschenko e il suo entourage spingono a
compiere azioni illegali decine di migliaia di persone ingannate e
confuse, soprattutto giovani.

Il Partito Progressista Socialista di Ucraina dichiara: tutti gli
slogan dei “nashisti” (da “Nasha Ucraina”, il blocco di Jushenko) sono
menzogneri. Né Viktor Jushenko né la sua cerchia porteranno alcunché di
buono all’Ucraina! Sono una forza distruttiva, che opera coscientemente
per le “riforme” e per la riabilitazione delle strutture fasciste.

Ci rivolgiamo al popolo dell’Ucraina: non fatevi strumentalizzare!
Sappiate che, facendo affidamento sulla vostra buona fede, la
criminalità dell’Ucraina, i neonazisti, gli agenti USA stanno dando la
scalata al potere.

Non cedete alle provocazioni!

L’Ucraina deve rimanere uno stato di diritto!

Assicuriamo il passaggio dei poteri al presidente legittimo, eletto
legalmente! E in tal modo assicuriamo la pace, la tranquillità e la
stabilità nel nostro stato.

Ci rivolgiamo al presidente dell’Ucraina Leonid Kuchma con la richiesta
di difendere i diritti dei cittadini, che hanno votato per Viktor
Janukovic, di non permettere il colpo di stato e la rivincita delle
forze nazionaliste, filo-americane.

Il Presidente del Partito Progressista Socialista di Ucraina
Natalja Vitrenko         

Traduzione dal russo di Mauro Gemma


=== 4 ===

www.resistenze.org - popoli resistenti - ucraina - 29-11-04

Fonte: http://www.bhhrg.org/CountryReport.asp?Countryid=22&reportid=230

24 novembre, 2004

Elezioni presidenziali ucraine

Relazione sul secondo turno elettorale


L’Associazione britannica Helsinki per i diritti umani (British
Helsinki Human Rights Group - BHHRG) ha inviato osservatori al
ballottaggio per le elezioni presidenziali del 21 novembre 2004 in
Ucraina. BHHRG ha monitorato le elezioni nella città e nel distretto di
Kiev, di Chernigov e in Transcarpazia. Lo spoglio è stato osservato a
Kiev centro ed a Uzhgorod.

Contrariamente alle condanne pubblicate dal gruppo di politici e
diplomatici di professione schierati dall'OSCE, principalmente dalla
NATO e dagli Stati dell’Unione Europea, gli osservatori di BHHRG non
hanno riscontrato prove di frode governative né atti di repressione sui
media di opposizione. E’ stata ampiamente citata l’inverosimilmente
elevata preferenza nell’Ucraina sud-orientale per il Primo Ministro,
Viktor Yanukovich, ma minor attenzione si è prestata alla percentuale
del 90% favorevole a Yushchenko registrata nell’Ucraina occidentale.

Sebbene i media occidentali abbiano ampiamente rivendicato che
l'opposizione in Ucraina sia stata esclusa dai media di informazione di
massa, in verità si è dato il caso contrario soprattutto nell’Ucraina
dell’Ovest. Alla vigilia del voto, in aperta violazione alla legge che
proibisce propaganda elettorale per i candidati, sono passate sulla
televisione di stato una serie di “comunicazioni sociali” in cui note
pop star (come Ruslana, vincitore di Eurovision) esortavano a votare,
vestite del colore arancione simbolo del candidato Yushchenko!

Anche se BHHRG non ha riscontrato evidenti violazioni né al primo né
al secondo turno elettorale, gli osservatori del Gruppo hanno avvertito
un allarmate e palpabile cambiamento nell'atmosfera nelle sezioni
elettorali, in particolare nell’Ucraina centrale. Al primo turno, è
prevalso per tutto il giorno, un umore rilassato ed ordinato. Al
ballottaggio la situazione si è fatta caotica e si avvertiva
un’indistinta tensione. Secondo BHHRG il cambio di umore nel secondo
turno è attribuibile principalmente alla sovrabbondante presenza di
osservatori locali, che hanno esercitato un’indebita pressione,
talvolta intimidatoria, sul processo. La stragrande maggioranza degli
osservatori nelle sezioni elettorali visitate erano in rappresentanza
di Viktor Yushchenko.

Le urne elettorali trasparenti adottate hanno dato la possibilità a
questi osservatori di riscontrare il voto degli elettori. Questa
innovazione approvata dall’OSCE in qualsiasi distretto provoca una più
facile forma di intimidazione sugli elettori del candidato meno
popolare, poiché pochi sostenitori della minoranza si augurerebbero di
essere visti mentre esprimono il voto.

La legge elettorale in Ucraina consente ai soli candidati e partiti
politici di schierare osservatori, mentre le organizzazioni non
governative sono escluse. Ma anche i giornalisti possono svolgere
funzioni di osservazione. Così il Comitato KVU (Committee of Voters of
Ucraine, sponsorizzato dall’occidente), simpatizzante dell'opposizione,
ha inviato “corrispondenti” in tutta l'Ucraina per il giornale Tochka
Zora. Il 31 ottobre, BHHRG non ha incontrato alcun rappresentante di
questo giornale, ma il 21 novembre questi “giornalisti-osservatori”
erano visibilissimi in Ucraina centrale. In Chernigov 11/208, per
esempio, tutti i giornalisti-osservatori presenti (6) erano
corrispondenti dei giornali di opposizione ed uno in particolare, il
corrispondente di Tochka Zora, si è posizionato molto vicino alle urne
elettorali in modo da vedere come i voti erano assegnati. Poiché le
schede elettorali nel ballottaggio erano più piccole rispetto al primo
turno e non era previsto di imbustarle prima di inserirle nelle urne
elettorali trasparenti, la segretezza del voto è stata compromessa.
L'impressione immediata che si ricavava da questa situazione era che il
giovane corrispondente di Zora Tochka esercitasse un maggior controllo
sul processo rispetto allo stesso presidente della commissione
elettorale.

In Chernigov (7/208), tutti i 7 giornalisti-osservatori
rappresentavano la stampa di opposizione. Talvolta si tratta di
pubblicazioni meramente temporanee volte alla campagna elettorale come
il giornale di propaganda favorevole ad Yushchenko Tak, cioè Yes, suo
slogan elettorale. Gli osservatori del BHHRG hanno assistito ad una
scena paradigmatica dell’atmosfera elettorale il 21 novembre:
un’anziana signora visibilmente nervosa è emersa dalla cabina e si è
avvicinata ai tre osservatori di opposizione che sedevano proprio
dietro alle urne, ed ha chiesto se avesse correttamente compilato la
scheda. Uno dei tre, presa visione e constatato che il voto fosse stato
assegnato a Viktor Yushchenko, ha risposto Yes. La scheda spiegata
della donna era chiaramente visibile all’interno dell’urna elettorale
trasparente.

Questi giornalisti-osservatori dell’opposizione non erano visibili
nella regione della Transcarpazia visitata dagli osservatori di BHHRG.
Esperti nell’analisi sugli exit polls in Mukachevo hanno ammesso di
essere sostenitori di Yushchenko e hanno condotto il sondaggio in
maniera a dir poco semplicistica, intervistando un elettore ogni venti
senza categorizzazione di età, classe, ecc. Il 40% degli elettori ha
rifiutato di rivelare la scelta elettorale, ma l’80% di chi ha risposto
ha dichiarato di aver appoggiato Yushchenko. Gli exit polls non sono
stati propriamente attendibili, meno ancora di quelli che hanno
predetto la vittoria di Kerry su Gorge W. Bush in Florida e Ohio!

In una sezione elettorale allestita nell’università di Uzhgorod, un
gruppo di giovani osservatori maschi, sostenitori di Yushenko,
sostavano all'ingresso della stanza elettorale e vicino alle urne.
L’OSCE condanna la presenza di tale personale non autorizzato. Il
presidente della commissione di questa sezione ha dichiarato che
quattro membri della commissione avevano diffidato gli osservatori di
Yushenko dall’adempiere i loro “compiti”. Ma gli altri membri della
commissione, quando il caso è stato sottoposto alla loro attenzione,
non si sono espressi ed anzi hanno negato che un tale incidente avesse
avuto luogo. […]

Concludendo: qualunque cosa sia accaduta nell’Ucraina sud-orientale, è
stato chiaro per gli osservatori di BHHRG che in Ucraina centrale e in
Ucraina occidentale l'opposizione ha esercitato un controllo quasi
completo. I mezzi di comunicazione di massa si sono schierati per
Yushchenko in queste aree, particolarmente in Ucraina occidentale dove
Yanukovich è rimasto invisibile (non è neanche passata l’immagine di
lui al seggio elettorale il giorno delle elezioni). È ingenuo pensare
che solo il governo abbia avuto la possibilità di esercitare
un’indebita influenza sul voto.

Da ciò che BHHRG ha potuto constatare, l'opposizione ha esercitato un
controllo sproporzionato sul processo elettorale in molti luoghi,
accrescendo la preoccupazione che l'opposizione, non solo le autorità,
abbia commesso violazioni e abbia falsificato il voto in aree
controllate. Le cosiddette "risorse amministrative" nei luoghi visitati
da BHHRG sembravano essere nelle mani dell'opposizione, non in quelle
del governo, e questo ha potuto spaventare gli elettori. Da domenica la
polizia ed il personale di sicurezza nelle città occidentali hanno
dichiarato la loro lealtà al "presidente" Yushchenko.

L’aperta influenza esercitata dai governi occidentali e dai loro
osservatori designati nella delegazione OSCE, alcuni dei quali sono
apparsi nelle tribune dell’opposizione, rendono irragionevole far
affidamento sul quel rapporto.

A dispetto delle preoccupazioni, BHHRG non vede ragioni di credere che
il risultato finale delle presidenziali del 2004 in Ucraina non siano
in generale rappresentative della volontà popolare. L'elezione ha posto
in evidenza una reale alternativa tra i candidati, un’attiva campagna
pre-elettorale, ed un’alta partecipazione al voto. È chiaro che
l’opinione ucraina è estremamente polarizzata. Ciò significa che molti
di quelli che appoggiano il candidato perdente troveranno difficile
accettare la sconfitta. Gli stranieri non dovrebbero incoraggiare uno
scontro civile solo perché il candidato per il quale hanno prodigato un
costoso appoggio risulta essere il perdente.

traduzione dall'inglese a cura del Ccdp


=== 5 ===

UCRAINA: DIMOSTRANTI A LEZIONE DA SERBI DI OTPOR / ANSA

(di Beatrice Ottaviano) (ANSA) - BELGRADO, 26 NOV - Da un mese a questa
parte le frontiere ucraine per loro sono chiuse, non senza motivi
precisi: i ragazzi del movimento giovanile serbo Otpor (resistenza),
che fu uno dei principali protagonisti del crollo del regime di
Slobodan Milosevic, sono andati spesso in Ucraina negli ultimi anni per
preparare i loro coetanei alla resistenza non violenta. ''La situazione
di questi giorni comunque e' preoccupante - ha detto all'Ansa Nenad
Belcevic, uno degli istruttori piu' quotati del movimento - e non so se
in Ucraina si riuscira' a realizzare quello che e' stato fatto da noi,
una rivoluzione democratica incruenta. Aspettiamo con ansia i risultati
delle mediazioni in corso, soprattutto quella dell'Unione europea, e
incrociamo le dita''. ''Quello che abbiamo fatto a Kiev, come d'altro
canto in Georgia ai tempi della lotta contro Eduard Shevardnadze, e'
stato offrire ai giovani la nostra esperienza organizzativa: come fare
una petizione senza incorrere nelle manette - racconta Belcevic - o
come organizzare una dimostrazione lampo in piazza, come contattare i
media, come raccogliere fondi. E anche le nostre tecniche per resistere
alle cariche della polizia: difendersi dai lacrimogeni con limoni e
fazzoletti, portare con se' uno zaino imbottito di giornali per
assorbire i colpi di manganello, le scarpe migliori da indossare''.
L'accoglienza dei coetanei ucraini e' stata entusiasta: ''per loro e'
molto diverso dalle solite conferenze sulla democrazia o dai discorsi
dei politici e dei diplomatici di turno. Noi siamo come loro,
proveniamo dalla stessa esperienza, la difesa di un voto democratico,
siamo slavi, vogliamo le stesse cose, vivere in un libero stato di
diritto. Tutto ci accomuna, nulla ci divide'', dice Belcevic, che a
Kiev va in media due o tre volte l'anno. Un mese fa pero' la
cooperazione si e' interrotta: le guardie di frontiera ucraine hanno
rifiutato l'ingresso a un altro esponente di Otpor, Aleksandar Maric, e
da allora il territorio della repubblica ex sovietica e' off limits per
gli aderenti al movimento serbo. ''Quello che potevamo fare comunque e'
stato fatto, ora la situazione in Ucraina ha raggiunto la sua massa
critica. Spero tanto che ce la facciano, e senza spargimento di sangue
- conclude Belcevic - e soprattutto spero che a loro vada meglio che a
noi. L'attuale assetto del mio paese non e' quello per il quale io ho
lottato: cambiano i governi, ma si moltiplicano gli scandali''. Dopo la
caduta di Milosevic dell'ottobre del 2000, Otpor aveva promesso di non
appendere i guantoni al chiodo e di esercitare un ruolo di cane da
guardia della neonata democrazia. La stragrande maggioranza del
movimento pero' e' poi confluita in un partito politico riformista, il
Partito democratico del defunto premier Zoran Djindjic, proprio in
seguito all'uccisione di questi. Belcevic e altri sono rimasti fuori,
fondando il Centro per la resistenza non violenta. (ANSA). OT
26/11/2004 17:58


=== 6 === 

UCRAINA- IRAK: COME TI APPLICO DUE PESI E DUE MISURE

Data: Friday, 26 November @ 13:47:54 CET
Argomento: Articoli

di Giulietto Chiesa, del 25 novembre 2004,
in uscita sul settimanale russo Kompania

 
I miei abituali lettori non si arrabbieranno, spero, se intervengo
anch'io negli affari interni di qualcuno. Ma, visto che lo fanno tutti,
a destra e a manca, anch'io vorrei esercitare questo diritto.

Adesso leggo che il signor Colin Powell (quello che andò al Consiglio
di Sicurezza delle Nazioni Unite, prima che cominciasse la guerra
diaggressione contro un paese sovrano denominato Irak, e dichiarò di
avere le prove che Saddam Hussein aveva armi di distruzione di massa)
considera invalide le elezioni in Ucraina, perchè - così ha affermato -
"non soddisfano gli standard internazionali e non ci sono state
indagini sui numerosi e credibili resocontidi brogli e di abusi"...

Noi sappiamo che Colin Powell è un bugiardo. E, essendo stato bugiardo
nell'anno 2002, non si vede perchè non potrebbe esserlo altrettanto nel
2004.

Tuttavia, io dichiaro solennemente di non avere visto con i miei occhi
le elezioni in Ucraina. Io non c'ero. Ero da un'altra parte. Non c'era
neanche Colin Powell.

Anche lui era da un'altra parte. Siamo pari. E non mi sogno neppure di
affermare che le elezioni in Ucraina si siano svolte in modo
ineccepibile.

Se, anzi, qualcuno mi chiedesse cosa ne penso, risponderei che sarei
davvero oltremodo stupito se quelle elezioni fossero state regolari.
Non mi risulta che ci siano state elezioni regolari nello spazio
ex-sovietico dal 1991 ai giorni nostri. Ma non mi risulta nemmeno che
gli osservatori stranieri, inviati a controllarne la regolarità, si
siano molto indignati.

Per la verità si potrebbe riassumere così: si sono indignati
selettivamente, qua e là, qualche volta sì, qualche volta no. Spesso
no, anche quando i sospetti erano più che evidenti. Gli ambasciatori
occidentali convocavano gli osservatori internazionali dei rispettivi
paesi e, di regola, comunicavano loro, qualche volta addirittura in
anticipo, che, a loro avviso, le elezioni sarebbero state regolari. E
gli osservatori - se non avevano ancora capito l'antifona - la capivano
in quel momento, e si adeguavano.

Parlo non per sentito dire, ma in qualità di testimone.

Quindi mi pare lecito, come minimo, sottolineare che l'atteggiamento
dell'Occidente non è sempre stato equanime. I sacri principi qualche
volta - per non dire spesso - sono stati lasciati da parte in nome dei
meno sacri (ma molto più concreti) interessi.

Ecco perchè io penso che il popolo diUcraina, quale che sia la sua
volontà maggioritaria - della qual cosa difficilmente potremo avere
dimostrazioni concrete e attendibili - sia oggi vittima non solo della
poca onestà dei suoi governanti, ma anche della scarsissima obiettività
degli Occidentali.

E' chiaro come il sole quali sono gl'interessi in gioco. Mezza Ucraina
vuole andare con la Russia, l'altra mezza vuole andare con l'America e
con l'Europa. Questo è lo stato delle cose e, America e Europa da una
parte, Russia dall'altra, tirano ciascuna la coperta dalla parte che
loro interessa, cioè dalla propria.

Saggezza avrebbe voluto che, per evitare drammi, i dirigenti politici
ucraini si mettessero d'accordo prima per gestire politicamente e
pacificamente il contrasto. Sfortunatamente la piccolezza degli uni e
degli altri ha portato il paese sull'orlo dello scontro. Ci sarebbe da
augurarsi, adesso, che la saggezza che è mancata a Kiev la si ripeschi
in extremis nelle capitali che contano: Mosca e Washington, in primo
luogo, ma anche Berlino, Parigi, Bruxelles.

E speriamo che vada tutto, bene, incrociamo le dita dietro la schiena,
come si fa a Napoli per scongiurare il malocchio. Poi segniamo sul
calendario la data del 30 gennaio 2005. E' quella in cui voteranno gli
iracheni. Un intero grande paese sarà portato alle urne in guerra,
senza osservatori internazionali, senza regole che non siano quelle
delle truppe occupanti. Ma volete scommettere? Colin Powell non sarà
più al suo posto, sostituito da Condoleeza Rice, ma si può essere certi
fin da ora che la signora dirà che le elezioni irachene sono state
valide, validissime, ineccepibili.

 
=== 7 ===

IN RUSSIA CHAVEZ AFFERMA CHE DIETRO LA CRISI IN UCRAINA C’E’“LA MANO DI
WASHINGTON”

http://www.vermelho.org.br/diario/2004/1128/1128_vezuela-ucrania.asp

28 novembre 2004

Il quotidiano del Partito Comunista del Brasile (PCdoB), “Diario
Vermelho”, ha pubblicato la seguente notizia

 
Il presidente del Venezuela, Hugo Chavez, ha affermato di vedere “la
mano di Washington” dietro la crisi politica esplosa in Ucraina in
conseguenza delle elezioni presidenziali tra un candidato appoggiato da
Mosca e l’altro dai nordamericani e dagli europei. L’affermazione, con
la quale si chiede alla comunità mondiale di non interferire negli
affari interni del paese slavo, è stata fatta alla fine di una visita
di tre giorni a Mosca, secondo quanto riferisce l’agenzia Interfax.

In dichiarazioni alla stampa locale, Chavez ha detto che “quasi tutte
le crisi simili a quella registrata in Ucraina vengono stimolate
dall’estero per ragioni geopolitiche”. E ha aggiunto che “se ci fossero
elezioni sulla Luna o su Marte, gli Stati Uniti sarebbero lì”. Per il
presidente venezuelano, “è doveroso rispettare la sovranità
dell’Ucraina e non immischiarsi nei suoi affari interni”. Secondo
Chavez, “la volontà popolare può manifestarsi in forme diverse, ma in
democrazia è la maggioranza che decide”.

Chavez si è augurato che questo conflitto che ha diviso l’Ucraina si
risolva con metodi pacifici, e ha chiesto ai dirigenti e alla
popolazione che evitino di trascinare la situazione verso una
“carneficina”.

Le dichiarazioni sono state fatte poco dopo che il Parlamento ucraino
aveva invalidato le elezioni (…)

Traduzione di Mauro Gemma