http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/3939/1/51/
Indagini sui monopolisti dell’energia dei Balcani
25.02.2005 Da Podgorica, scrive Jadranka Gilić
L’azienda britannica EFT in Italia è nota per la questione legata alla
centrale idroelettrica Buk Bijela e la minaccia del canyon del fiume
Tara. Oggi tale azienda è sotto inchiesta in diversi Paesi per
malversazioni e tangenti, sospetti pure i rapporti coi politici locali
ed esteri
I giornali montenegrini ritornano a parlare della società britannica
EFT (Energy Financing Team), il principale fornitore di energia
elettrica nei Balcani ed il principale importatore per il Montenegro.
Secondo quanto riporta il quotidiano “Vijesti”, nell’edizione del 16
febbraio scorso, sono state avviate le indagini sulla EFT da parte del
Serious Fraud Office - SFO della Gran Bretagna. Questa sarà la prima
indagine del genere condotta in accordo con la legge sulle tangenti, in
vigore da tre anni in Gran Bretagna. Come attori principali figurano
Vojin Lazarević e Vuk Hamović, accusati di aver guadagnato un extra
profitto, grazie a dei contratti sospetti con l’Azienda elettrica della
Republika Srpska (Elektroprivreda RS).
Nel frattempo sono state avviate delle indagini anche in Bosnia
Erzegovina. Il procuratore speciale, Jonathan Ratel, ha affermato che
sono stati accusati gli ex leader della Elektroprivreda RS, Boško Lemez
e Svetozar Aćimović, per frode di 167 milioni di marchi tedeschi, ma
non ha voluto commentare se tra gli accusati figurano anche Hamović e
Lazarević della EFT. Il procuratore Ratel ha affermato di possedere
tutta la documentazione necessaria per proivare che la Elektroprivreda
RS vendeva l’eccedenza di energia elettrica alla EFT ad un prezzo più
basso e poi, manipolando le gare d’appalto, facilitava il monopolio
della EFT ed un profitto del 40%, mentre il profitto usuale per questo
settore va dal 1% al 5 %.
Ma, questa non è la prima volta che Hamović e Lazarević si trovano
sotto inchiesta. Il settimanale “Monitor” (11 febbraio) riporta che la
prima indagine sulla EFT fu condotta dall’Alto rappresentante per la
Bosnia Erzegovina, Paddy Ashdown, nel 2002. Risultava sospetto il fatto
che l’Elektroprivreda RS esportasse energia elettrica al Montenegro
tramite un intermediario, la londinese EFT, che per il solo 2002 ha
guadagnato 10,8 milioni di dollari. Inoltre, alla gara d’appalto per
l’acquisto dell’eccedenza di energia elettrica del 2002, soltanto la
EFT presentò la domanda, mentre l’Azienda elettrica del Montenegro
(Elektroprivreda Crne Gore) non era interessata alla gara. Più tardi
però l’Elektroprivreda Crne Gore acquistò la stessa energia elettricità
dall’EFT, ma a prezzi molto più alti. Bisogna ricordare che prima che
esistesse la EFT, le esportazioni di energia elettrica dalla Republika
Srpska al Montenegro erano dirette.
Anche se era ovvio che la EFT guadagnava decine di milioni di euro
grazie a transazioni sospette, l’inchiesta non ha dato risultati
significativi e la posizione della EFT nei Balcani è rimasta
intoccabile. Secondo “Monitor”, Lazarević e Hamović hanno avuto, a
parte l’appoggio dei politici locali, una forte protezione dall’estero.
Così, Charles Crawford, l’ex ambasciatore britannico in Bosnia
Erzegovina, era intervenuto a favore della EFT mentre Ashdown faceva
delle inchieste sul funzionamento dell’azienda. Poi, c’è anche Robert
Gelbard, allora delegato per i Balcani del presidente americano Bill
Clinton, adesso ingaggiato dalla EFT per la difesa dell’azienda in Gran
Bretagna.
Inoltre, l’anno scorso gli affari sospetti tra l’EFT e l’Azienda
elettrica della Serbia (Elektroprivreda Srbije) sono finiti sotto le
indagini della Commissione d’inchiesta del parlamento serbo. Si
sosteneva che Hamović e Lazarević avessero guadagnato un extra profitto
di 50 milioni di dollari con contratti con la Serbia relativi al 2003.
Si speculava che, addirittura, degli infiltrati distruggesse apposta il
sistema elettro-energetico serbo, per poter ottenere una maggiore
importazione di elettricità.
Ma nonostante l’inchiesta, la posizione dell’EFT in Serbia non è
mutata. Secondo “Monitor” le relazioni tra la leadership politica e la
lobby dell’energia elettrica sono molto strette. Il settimanale
montenegrino mette in relazione diretta Hamović e Lazarević con il
Presidente serbo Koštunica, intendendo i due come finanziatori del
premier serbo.
Dall’altra parte il Montenegro non ha avviato alcuna indagine
sull’azienda EFT. E il Ministro dell’economia, Darko Uskoković, ha
dichiarato che il Montenegro non è interessato alle indagini in corso
sulla EFT, anche se detta azienda è l’importatore esclusivo di
elettricità del Paese.
Allora perché il Montenegro non è interessato ad aprire un’inchiesta?
Anche qui “Monitor” cerca spiegazione nei numerosi ed oscuri legami tra
i rappresentanti governativi del Montenegro e la EFT.
Prima di tutto, bisogna ricordare che Vojin Lazarević ha fatto parte
del governo montenegrino per 3 anni. Prima è stato Ministro senza
portafoglio e poi, a partire dal 1998 al 2001, consulente sull’energia
del Primo ministro montenegrino, allora Filip Vujanović, attuale
presidente montenegrino. Inoltre, Lazarević controllava le donazioni
dell’USAID, approvate per risolvere i problemi energetici, nel 1999. Si
sospetta che le donazioni fossero manipolate da parte della GML
International Limited, allora l’azienda intermediaria per il commercio
dell’elettricità, di proprietà di Hamović, con sede in Gran Bretagna
(la EFT è stata creata nell’ottobre del 2000).
Va ricordato che Vuk Hamović, attuale comproprietario della EFT, era il
direttore della «Energoprojekt» - Belgrado, la quale ha sviluppato la
controversa analisi ambientale a favore della centrale idroelettrica a
Buk Bijela, in Republika Srpska, che prevedeva l’inondamento del canyon
del fiume Tara, protetto da tempo dall’UNESCO come patrimonio mondiale.
Anche qui la EFT figurava come partecipante alla gara d’appalto per la
centrale idroelettrica, è come più che probabile futuro concessionario,
dove il contratto prevedeva degli alti profitti per il concessionario.
Per il momento le attività sulla centrale Buk Bijela sono state sospese
perché il parlamento montenegrino ha adottato la Dichiarazione sulla
difesa del fiume Tara, ma resta ancora da vedere come finirà il
progetto della centrale idroelettrica.
Un’altra considerazione: è possibile che il funzionamento della EFT sia
ovunque sospetto, ma non in Montenegro? Per avere un’idea completa
sulla EFT bisogna raccogliere sia le informazioni provenienti dalla
Republika Srpska, Bosnia Erzegovina, Serbia e Gran Bretagna, dove sono
state avviate alcune indagini, sia dal Montenegro, dove siamo ancora in
attesa di eventuali indagini. Soltanto così si potrebbe avere una
storia oggettiva sul funzionamento controverso della EFT.
Indagini sui monopolisti dell’energia dei Balcani
25.02.2005 Da Podgorica, scrive Jadranka Gilić
L’azienda britannica EFT in Italia è nota per la questione legata alla
centrale idroelettrica Buk Bijela e la minaccia del canyon del fiume
Tara. Oggi tale azienda è sotto inchiesta in diversi Paesi per
malversazioni e tangenti, sospetti pure i rapporti coi politici locali
ed esteri
I giornali montenegrini ritornano a parlare della società britannica
EFT (Energy Financing Team), il principale fornitore di energia
elettrica nei Balcani ed il principale importatore per il Montenegro.
Secondo quanto riporta il quotidiano “Vijesti”, nell’edizione del 16
febbraio scorso, sono state avviate le indagini sulla EFT da parte del
Serious Fraud Office - SFO della Gran Bretagna. Questa sarà la prima
indagine del genere condotta in accordo con la legge sulle tangenti, in
vigore da tre anni in Gran Bretagna. Come attori principali figurano
Vojin Lazarević e Vuk Hamović, accusati di aver guadagnato un extra
profitto, grazie a dei contratti sospetti con l’Azienda elettrica della
Republika Srpska (Elektroprivreda RS).
Nel frattempo sono state avviate delle indagini anche in Bosnia
Erzegovina. Il procuratore speciale, Jonathan Ratel, ha affermato che
sono stati accusati gli ex leader della Elektroprivreda RS, Boško Lemez
e Svetozar Aćimović, per frode di 167 milioni di marchi tedeschi, ma
non ha voluto commentare se tra gli accusati figurano anche Hamović e
Lazarević della EFT. Il procuratore Ratel ha affermato di possedere
tutta la documentazione necessaria per proivare che la Elektroprivreda
RS vendeva l’eccedenza di energia elettrica alla EFT ad un prezzo più
basso e poi, manipolando le gare d’appalto, facilitava il monopolio
della EFT ed un profitto del 40%, mentre il profitto usuale per questo
settore va dal 1% al 5 %.
Ma, questa non è la prima volta che Hamović e Lazarević si trovano
sotto inchiesta. Il settimanale “Monitor” (11 febbraio) riporta che la
prima indagine sulla EFT fu condotta dall’Alto rappresentante per la
Bosnia Erzegovina, Paddy Ashdown, nel 2002. Risultava sospetto il fatto
che l’Elektroprivreda RS esportasse energia elettrica al Montenegro
tramite un intermediario, la londinese EFT, che per il solo 2002 ha
guadagnato 10,8 milioni di dollari. Inoltre, alla gara d’appalto per
l’acquisto dell’eccedenza di energia elettrica del 2002, soltanto la
EFT presentò la domanda, mentre l’Azienda elettrica del Montenegro
(Elektroprivreda Crne Gore) non era interessata alla gara. Più tardi
però l’Elektroprivreda Crne Gore acquistò la stessa energia elettricità
dall’EFT, ma a prezzi molto più alti. Bisogna ricordare che prima che
esistesse la EFT, le esportazioni di energia elettrica dalla Republika
Srpska al Montenegro erano dirette.
Anche se era ovvio che la EFT guadagnava decine di milioni di euro
grazie a transazioni sospette, l’inchiesta non ha dato risultati
significativi e la posizione della EFT nei Balcani è rimasta
intoccabile. Secondo “Monitor”, Lazarević e Hamović hanno avuto, a
parte l’appoggio dei politici locali, una forte protezione dall’estero.
Così, Charles Crawford, l’ex ambasciatore britannico in Bosnia
Erzegovina, era intervenuto a favore della EFT mentre Ashdown faceva
delle inchieste sul funzionamento dell’azienda. Poi, c’è anche Robert
Gelbard, allora delegato per i Balcani del presidente americano Bill
Clinton, adesso ingaggiato dalla EFT per la difesa dell’azienda in Gran
Bretagna.
Inoltre, l’anno scorso gli affari sospetti tra l’EFT e l’Azienda
elettrica della Serbia (Elektroprivreda Srbije) sono finiti sotto le
indagini della Commissione d’inchiesta del parlamento serbo. Si
sosteneva che Hamović e Lazarević avessero guadagnato un extra profitto
di 50 milioni di dollari con contratti con la Serbia relativi al 2003.
Si speculava che, addirittura, degli infiltrati distruggesse apposta il
sistema elettro-energetico serbo, per poter ottenere una maggiore
importazione di elettricità.
Ma nonostante l’inchiesta, la posizione dell’EFT in Serbia non è
mutata. Secondo “Monitor” le relazioni tra la leadership politica e la
lobby dell’energia elettrica sono molto strette. Il settimanale
montenegrino mette in relazione diretta Hamović e Lazarević con il
Presidente serbo Koštunica, intendendo i due come finanziatori del
premier serbo.
Dall’altra parte il Montenegro non ha avviato alcuna indagine
sull’azienda EFT. E il Ministro dell’economia, Darko Uskoković, ha
dichiarato che il Montenegro non è interessato alle indagini in corso
sulla EFT, anche se detta azienda è l’importatore esclusivo di
elettricità del Paese.
Allora perché il Montenegro non è interessato ad aprire un’inchiesta?
Anche qui “Monitor” cerca spiegazione nei numerosi ed oscuri legami tra
i rappresentanti governativi del Montenegro e la EFT.
Prima di tutto, bisogna ricordare che Vojin Lazarević ha fatto parte
del governo montenegrino per 3 anni. Prima è stato Ministro senza
portafoglio e poi, a partire dal 1998 al 2001, consulente sull’energia
del Primo ministro montenegrino, allora Filip Vujanović, attuale
presidente montenegrino. Inoltre, Lazarević controllava le donazioni
dell’USAID, approvate per risolvere i problemi energetici, nel 1999. Si
sospetta che le donazioni fossero manipolate da parte della GML
International Limited, allora l’azienda intermediaria per il commercio
dell’elettricità, di proprietà di Hamović, con sede in Gran Bretagna
(la EFT è stata creata nell’ottobre del 2000).
Va ricordato che Vuk Hamović, attuale comproprietario della EFT, era il
direttore della «Energoprojekt» - Belgrado, la quale ha sviluppato la
controversa analisi ambientale a favore della centrale idroelettrica a
Buk Bijela, in Republika Srpska, che prevedeva l’inondamento del canyon
del fiume Tara, protetto da tempo dall’UNESCO come patrimonio mondiale.
Anche qui la EFT figurava come partecipante alla gara d’appalto per la
centrale idroelettrica, è come più che probabile futuro concessionario,
dove il contratto prevedeva degli alti profitti per il concessionario.
Per il momento le attività sulla centrale Buk Bijela sono state sospese
perché il parlamento montenegrino ha adottato la Dichiarazione sulla
difesa del fiume Tara, ma resta ancora da vedere come finirà il
progetto della centrale idroelettrica.
Un’altra considerazione: è possibile che il funzionamento della EFT sia
ovunque sospetto, ma non in Montenegro? Per avere un’idea completa
sulla EFT bisogna raccogliere sia le informazioni provenienti dalla
Republika Srpska, Bosnia Erzegovina, Serbia e Gran Bretagna, dove sono
state avviate alcune indagini, sia dal Montenegro, dove siamo ancora in
attesa di eventuali indagini. Soltanto così si potrebbe avere una
storia oggettiva sul funzionamento controverso della EFT.