Conseguenze sui rapporti Italia-Slovenia-Croazia
della operazione revisionista-revanscista
"Giornata del Ricordo + Il cuore nel pozzo"
1. Le reazioni in ex Jugoslavia al Giorno del ricordo
(L. Zanoni / Oss. Balcani)
2. Un'occasione nel pozzo (F. Juri / Oss. Balcani)
3. Tiepida reazione del governo sloveno sulle foibe (A. Brstovsek /
Dnevnik / Oss. Balcani)
4. FOIBE: FINI, AIUTARE CROATI A LIBERARSI DI DEMONI E NOSTALGIE [sic]
/ FOIBE: FINI, ORA C'E' SENSO STORIA COMUNE / ESULI: INCONTRO
ITALIA-CROAZIA PER INDENNIZZI / FOIBE: PROBABILE INCONTRO PRIMAVERA
ITALIA-CROAZIA-SLOVENIA / ITALIA-CROAZIA: COLLOQUIO FINI-BISCEVIC
ALTRI LINK:
Relazione della Commissione storico-culturale italo-slovena
Koper-Capodistria, 25 luglio 2000
http://www.kozina.com/premik/indexita_porocilo.htm#kazal
FOIBE: ANTIFASCISTI ISTRIANI CONTRO FILM IL CUORE NEL POZZO (ANSA)
JUGOINFO Mer 9 Feb 2005
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/4244
Le foibe viste dalla Croazia
http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/3870/1/51/
oppure:
JUGOINFO Mer 9 Feb 2005
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/4244
La Slovenia e “Il cuore nel pozzo”
http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/3873/1/51/
oppure:
JUGOINFO Mer 9 Feb 2005
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/4244
Foibomania nei media e libri italiani. Intervento del giornalista e
scrittore Armando Černjul
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/4233
Predrag Matvejevic e le foibe
http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/3901/1/51/
oppure:
JUGOINFO Lun 14 Mar 2005
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/messages/
REPETITA JUVANT:
10/2/2005: FINI, CROAZIA ENTRERA' SE COLLABORA SU CRIMINALI GUERRA /
8/11/1992: Fini e Roberto Menia (allora segretario della federazione
MSI-DN di Trieste) al largo dell'Istria lanciano in mare bottigliette
irredentiste
JUGOINFO Gio 10 Feb 2005
https://www.cnj.it/immagini/meniafini.jpg
Reazioni in Croazia alle dichiarazioni del vice premier italiano Fini
su Istria, Fiume e la Dalmazia...
http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/3522/1/51/
oppure:
JUGOINFO Ven 22 Ott 2004
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/3929
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http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/3892/1/67/
Le reazioni in ex Jugoslavia al Giorno del ricordo
14.02.2005 scrive Luka Zanoni
Pubblichiamo una breve rassegna di alcune delle notizie relative al
“Giorno del ricordo” e alla fiction televisiva trasmessa dalla RAI, “Il
cuore nel pozzo”, pubblicate nei giorni scorsi dalla stampa d’oltremare
La questione delle foibe e la “Giornata della memoria”, nonché la
fiction televisiva “Il cuore nel pozzo” hanno trovato ampio spazio
sulle pagine della stampa d’oltremare. Nonostante non ci siano state
reazioni ufficiali dei governi, sui quotidiani sloveni e croati sono
usciti nei giorni scorsi articoli e trafiletti su questo argomento.
Il 9 febbraio, il quotidiano sloveno “Dnevnik” riporta un lungo
articolo sulla fiction televisiva. Oltre a riportare dell’alta
percentuale di audience ricevuta in Italia dalle due puntate dello
sceneggiato, sottolinea la reazione dell’Accademia liberale slovena
alla proiezione del film, valutato come “opera di indottrinamento e di
propaganda politica”. Dal canto suo l’Accademia slovena – riporta il
Dnevnik - ha controbattuto con la proiezione di un altro film dal
titolo “Nel mio Paese”. Una pellicola sui crimini commessi dagli
Italiani e dai Tedeschi nei confronti degli Sloveni, girata nel 1948.
L’Accademia, si legge, ha esplicitamente chiesto al governo sloveno di
reagire a questa “manipolazione della storia”.
Sullo stesso tema prende posizione il quotidiano della minoranza
italiana in Slovenia e Croazia, “La voce del popolo”, con un articolo
intitolato “’Furono giustiziati 284 fascisti’ - I combattenti
dell’Istria reagiscono alla ‘campagna denigratoria’”. Nell’articolo la
fiction televisiva “Il cuore nel pozzo” viene contestata
dall’Associazione regionale dei combattenti antifascisti, la quale
dichiara che lo sceneggiato è “falso, denigratorio e fuorviante”. Il
pezzo del quotidiano di Pola prosegue citando il commento di Tomo
Ravnic, membro dell’associazione, intervenuto durante la conferenza
stampa del 9 febbraio.
“Da quando in Italia è salito al potere Berlusconi per noi le cose
sono cambiate: per certa stampa ogni occasione è buona per dire male di
noi. Ci dà fastidio il fatto che incessantemente si dice che i
partigiani, cioè i combattenti antifascisti, hanno ucciso gli italiani
solo in quanto tali. È un’atroce bugia che non possiamo tollerare”, ha
commentato Ravnic.
Nello stesso articolo viene riportata la dichiarazione del giornalista
Armando Cernjul, il quale non risparmia critiche ai collegi italiani e
al governo croato: “Noi non riusciamo a scrivere tanti articoli quanti
sono i libri che in materia si danno alle stampe in Italia.” E poi:
“Non passa giorno che alcuni giornali – Il Piccolo, TriesteOggi – non
attacchino il movimento partigiano, esagerando il numero degli
infoibati. Si vergogni il Governo (croato, n.d.a.) che non reagisce
mai. Noi facciamo da pompieri, reagiamo quando qualcuno ci colpisce, ma
le cose vanno chiarite una volta per tutte. Le foibe: non sono
invenzione nostra; cent’anni fa l’irredentismo italiano ci minacciava
con trattamenti simili.”
Sempre il 9 febbraio, il quotidiano croato “Slobodna Dalmacija” esce
con un articolo dal titolo “I media e i politici italiani alla vigilia
della celebrazione del ‘Giorno della memoria’ - Sulla tragedia degli
esuli italiani: la Zagabria ufficiale tace sulle foibe”. Nell’articolo
Senol Selimovic, giornalista del quotidiano croato, riprende ampiamente
la corrispondenza
[http://www.osservatoriobalcani.org/article/view/3870%5d inviataci da
Drago Hedl sulle foibe viste dalla Croazia, nella quale si sottolinea
il silenzio di Zagabria sulla questione delle foibe e dell’esodo
giuliano-dalmato.
Il giorno successivo in Slovenia “Delo”, “Dnevnik”, “24 Hur”,
riportano una notizia dal titolo, “Studenti italiani non desiderano
imparare la cultura croata”.
“Cinque studenti di lingua e letteratura croata dell’Istituto per
l’Europa centrale e sud-orientale dell’Università La sapienza di Roma,
mercoledì scorso (9 feb., ndt.) hanno protestato di fronte all’istituto
per cambiare il corso di studi, perché non volevano studiare la cultura
di un popolo che ha ucciso gli Italiani solo perché erano Italiani”.
Nel riportare la notizia i quotidiani aggiungono che ciò fa parte di
un’isteria collettiva che ha preso forma attraverso i media alla
vigilia del “Giorno del ricordo”, indetto dall’Italia per il 10
febbraio. Secondo i quotidiani sloveni, si tratterebbe di una campagna
del centro destra, guidata da Silvio Berlusconi, con l’intento di
attaccare gli oppositori politici del centro sinistra.
Il 10 febbraio “Slobodna Dalmacija” ritorna sulla questione con un
articolo dal titolo “L’Italia si rammarica, e la Croazia non
festeggia”, ancora a firma di Senol Selimovic. Un lungo articolo di
carattere storico in cui l’autore presenta i fatti del 1947, anno della
Conferenza di Pace di Parigi, ossia – come precisa l’autore – della
decisione sulla perdita delle “province orientali” dell’Adriatico.
Secondo Selimovic, “una perdita dolorosa solo per gli sconfitti
fascisti italiani”.
Più ad est, anche i media serbi hanno dato spazio alla notizia della
celebrazione in Italia del “Giorno della memoria” e della fiction
televisiva. Il 6 febbraio il quotidiano “Politika” ne aveva parlato
intervistando l’attore belgradese Dragan Bjelogrlic, che interpreta il
ruolo del partigiano sloveno Novak, ne “Il cuore nel Pozzo”. Il giorno
stesso della celebrazione, 10 febbraio, la notizia viene battuta da
B92, una sottolineatura va alle forti reazioni della Slovenia alla
fiction televisiva della RAI. L’11 febbraio ne parla anche il
quotidiano di orientamento progressista “Danas”. “Passerella della
destra a Trieste” è il titolo dell’articolo del quotidiano belgradese
in cui compaiono le parole del ministro Tremaglia in visita a Trieste
e le reazioni sollevate in Slovenia, oltre che alle punte di ascolto
della fiction sulle foibe. “Danas” ritorna sulla questione con un
articolo pubblicato nell’inserto settimanale, “Danas vikend”.
“Violazione nelle fosse della morte” è il titolo dell’articolo
pubblicato dal settimanale, nel quale viene presentato il quadro
storico di riferimento, date e cifre, senza dimenticare i crimini delle
camicie nere nei campi di concentramento , in particolare sull’isola di
Rab, in Croazia.
“Novi List”, quotidiano di Rijeka (Fiume), esce l’11 febbraio con una
prima pagina dedicata al tema della memoria. Due gli articoli
pubblicati. Il primo breve e di circostanza riporta le celebrazioni
del 10 febbraio a Trieste. Il secondo più esteso affonda contro la
fiction televisiva “Il cuore nel pozzo”. “Fiume ricorda ancora i
crimini fascisti”, sottotitolo “Gli antifascisti di Fiume invitano il
governo croato a reagire al film che tendenziosamente modifica la
verità storica sul fascismo e la guerra di questa regione”. Sulla
questione vengono riportate le parole dell’accademico Petar Strcic, il
quale afferma che “Questa non è una protesta solo contro un film,
perché non è né il primo né l’ultimo di tali contesti, questa è una
protesta contro il fatto che un tale tipo di film sia stato trasmesso
dalla televisione di stato italiana. E’ assurdo che in Italia si
interrompa una partita di calcio se compaiono delle scritte fasciste, e
allo stesso tempo alla televisione di stato si può mandare in onda
questo tipo di filmati”.
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http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/3929/1/51/
Un'occasione nel pozzo
22.02.2005 scrive Franco Juri
Una manipolazione storica ed un'occasione mancata. E' così che Franco
Juri, giornalista istriano, descrive la fiction "Il cuore nel pozzo".
Un articolo che affronta le sfaccettature di una storia e di una
geografia complessa e intricata qual'è quella istriana e giuliana,
italiana, slovena, croata
Con la messa in onda del film »Il cuore nel pozzo« la Rai, che negli
ultimi tempi si distingue per una ricca e spesso anche valida
produzione di fiction tv, è stata coinvolta in un'operazione
mediatico-propagandistica dagli stridenti connotati politici , forse
degna piu' dei sistemi autoritari, lasciati dietro al muro di Berlino,
che di una cultura democratica europea.
Chi l'operazione l'ha suggerita – probabilmente i padrini politici che
si sono pavoneggiati alla prima del film, sigillandolo con il marchio
di uno spot governativo - hanno in verità bruciato una grande
occasione; quella di offrire una credibile riduzione cinematografica di
quel complesso contesto storico che il 10 febbraio, da quest' anno, si
ricorda anche ufficialmente.
Ma andiamo per ordine. Un film per la tv che nasce imbastito di tanto
roccoccò politico firmato An, come omaggio alla memoria delle vittime
delle foibe e dell'esodo, tradisce in partenza il suo goffo tentativo
manipolatorio. Tanto più che per alleggerire la proporia responsabilità
artistica il regista Alberto Negrin aveva spiegato a più riprese che la
storia narrata è un'invenzione, ovvero solo un pretesto per dare forma
e vita a figure cinematografiche piene di pathos e sentimento, in un
contesto presumibilmente storico e credibile. Praticamente un western
made in Italy, con buoni e cattivi ben definiti e senza sfumature
fuorvianti. Una fiction d' impatto sentimentale il cui target è un
pubblico televisivo di cultura cinematografica e di cognizione storica
mediobassa.
Pensando un pò che da anni ormai gli indiani d'America non sono più i
cattivi selvaggi di Ombre rosse, è lecito chiedersi se il
telespettatore medio italiano nel 2005 sia disposto a recepire e fare
propria una morale in bianco e nero senza porsi un minimo di dubbio.
Ebbene la mia speranza, guardando »Il cuore nel pozzo«, è che i
telespettatori italiani siano meno sprovveduti e ignoranti di quanto
sperato dagli ispiratori della fiction in questione.
Personalmente l'ho guardata fino alla fine con una certa difficoltà
proprio da un punto di vista dell'attendibilità - se vogliamo anche
solo cinematografica - dell'operazione, tanto essa pecca di
superficialità, luoghi comuni, pregiudizi, falsità, a-geografia ,
manipolazione di sentimenti primari e persino di una manciata di
razzismo. Insomma un kitsch. Persino le fisionomie scelte ( i bei volti
mediterranei delle vittime e degli eroi italiani e i rudi tratti slavi
e balcanici dei Titini, eccezion fatta per la dolcezza slovacca tutta
treccine bionde e occhi azzurri della protagonista femminile innamorata
di un italiano vero), per non parlare delle scenografie montenegrine,
tolgono sin dalle prime immagini qualsiasi credibilità al tentativo di
riproporre un ambiente istriano alla fine del conflitto bellico.
Un secondo punto debole è la madornale esagerazione nella ricostruzione
di fatti e comportamenti che contraddistinsero la vittoria dei
partigiani in Istria ed il travaglio della popolazione italiana nelle
penisola. Nessuna storia ormai , nemmeno quella slovena o croata, nega
la repressione, le violenze, le foibe (per altro »scoperte« ed usate
non solo e per primi dai partigiani, ma precedentemente anche dai
fascisti) e le altre cause dell'esodo di alcune (due?tre?) centinaia di
migliaia di Istriani e Dalmati a guerra conclusa. Prova ne sia la
famosa relazione redatta, su proposta dei governi italiano e sloveno,
da una commissione mista e plurale di storici, che ha lavorato per ben
7 anni, relazione che il governo e grossa parte della classe politica
italiana ora insistono ad ignorare se non persino ad occultare. Già
perchè un contesto violento come quello enfatizzato televisivamente
nella fiction non può certo essere spiegato solo con una battuta
sfuggita ad uno dei protagonisti all'inizio del racconto: »Dopo quello
che hanno subito non faranno distinzioni....«. Al pubblico televisivo
italiano non è mai stato raccontato e spiegato che cosa gli altri, gli
slavi....«avevano subito«. La storia parte un'altra volta da dove
inizia il film e nel confrontro tra i rassicuranti volti civili e da
brava gente degli italiani e quelli barbari e assetati di sangue degli
slavi il messaggio che trafigge il cuore del consumatore televisivo è
inequivocabile; comunque abbiamo sempre avuto ragione noi, perchè
portatori di civiltà. Noi Istriani sappiamo bene che proprio così non
era. Ma dove sono, ad esempio, gli italiani antifascisti che hanno
combattuto a fianco dei Titini? Ad esempio quelli della divisione »Pino
Budicin« o della »Fratelli Fontanot«? Dove sono i tricolori con la
stella rossa, che sventolavano in Istria nell'immediato dopoguerra?
Com'è possibile che il bilinguismo abbia resistito nell' Istria annessa
dalla Jugoslavia, se i titini - secondo il film di Negrin - arrivavano
come Attila o come Novak il cattivo e distruggevano tutto, ammassando
la popolazione italiana come nelle più drammatiche scene della Shoah,
separando figli da genitori, pestando, ammazzando.
Quelle che avrebbero potuto essere situazioni e reazioni estreme
(comunque non documentate), nel film diventano regola. In verità le
ultime scene da shoah in Istria si erano viste nel 1944. Come ad
esempio nel paese istriano-croato di Lipa, presso Fiume, dove il 30
aprile di quell'anno 287 civili, donne, bambini e anziani, furono
trucidati da reparti misti delle SS e dei residui repubblichini. La
popolazione del paese che conosco benissimo perchè vicino a quello di
mia madre, venne ammassata nell'edificio della scuola ed arsa viva. I
superstiti vennero passati per le baionette. L'eccidio di Lipa rimane
lì, testimonianza muta e certo non unica di una realtà che in Italia
continua ad essere ignorata, occultata. Come i gas tossici di Badoglio
e Graziani in Etiopia. Come i massacri di Roatta in Montenegro. Come i
campi di concentramento di Arbe e Gonars. Come gli eccidi dell'esercito
fascista nella provincia di Lubiana.
Peccato, la fiction di Negrin è soprattutto un'occasione perduta. La
Rai ne avrebbe potuto produrre bene una più consona alla memoria,
basandola su un contesto affidabile e magari su uno dei tantissimi
fatti veri, avvenuti nelle terre in questione nel difficile periodo
della guerra e del dopoguerra. Ciò avrebbe reso maggior dignità ai
protagonisti veri di quel dramma. Si sarebbe potuta prendere in
prestito la narrazione ben documentata di un Fulvio Tomizza; Materada o
La miglior vita, si sarebbe potuto potuto contestualizzare, in
un'operazione intellettualmente e storicamente oltre che esteticamente
più onesta, la violenza delle foibe e dell'esodo cercando -come la
buona letteratura e la buona cinematografia sanno fare - di capire e
trasmettere le sfaccettature di una storia e di una geografia complessa
e intricata qual'è quella istriana e giuliana, italiana, slovena,
croata.
L' Istria con la sua variegata realtà etnica e culturale offre al
cinema infinite possibilità. Ma per tradurle in buon cinema è
necessario un minimo di approfondimento geografico, storico, culturale.
Nel »Cuore nel pozzo« l'approfondimento non c'è, nemmeno minimamente.
Il film si sarebbe potuto fare senza avallare, come è stato fatto, una
nuova rimozione della memoria, fatta questa volta di sentimenti accesi
quanto superficiali, rivolti in negativo all'altro con l'unico scopo
strumentale di approfondire l'odio, la diffidenza e di uccidere la
ragione. Paolo Rumiz avverte, giustamente, che la rimozione è una fuga
dalle proprie responsabilità e dalle proprie sconfitte. Lubiana ha
deciso saggiamente di mettere in onda il film il 14 febbraio sulla TV
di stato slovena, trasmettendo pure uno scioccante documentario della
Bbc sui crimini petpetrati in Africa e nei Balcani dall'esercito di
Mussolini. Dopo il film la TV slovena ha trasmesso un pacato e plurale
dibattito, invitandovi pure una storica italiana ed un famoso esule
triestino, Sardos Albertini. E' stata la migliore delle risposte
possibili, un esempio di confronto aperto e democratico, specie se
paragonato con il Porta a porta di Bruno Vespa dedicato allo stesso
tema e al film in questione. Il pubblico sloveno ha avuto occasione di
riflettere autonomamente sull'operazione propagandistica di Maurizio
Gasparri e su quali manipolazioni affettive, su quale »abuso di minori«
è capace chi strumentalizza la storia, riducendo anche la verità a mero
contorno della sua falsificazione.
=== 3 ===
http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/4001/1/51/
Tiepida reazione del governo sloveno sulle foibe
10.03.2005 - Il giornalista sloveno Andrej Brstovsek (Dnevnik) descrive
l'imbarazzo del governo di Ljubljana nell'affrontare la questione delle
foibe, a seguito della messa in onda del controverso sceneggiato
italiano "Il cuore nel pozzo". Riconciliazione simbolica tra Italia,
Slovenia e Croazia?
Di Andrej Brstovsek*, Ljubljana, Transitions Online
[http://www.tol.cz/look/TOL/home%5d, 2 marzo 2005 (titolo originale:
"Moving on?"). Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Carlo Dall'Asta
Ljubljana, Slovenia – Un film italiano, massicciamente pubblicizzato,
sulle uccisioni di civili italiani alla fine della Seconda Guerra
Mondiale in quella che allora era la Jugoslavia ha irritato molti in
Slovenia e rendendo tesi i rapporti tra i due Paesi. "Il Cuore nel
Pozzo" è stato largamente condannato in Slovenia per il suo
rappresentare i partigiani jugoslavi come criminali, senza considerare
le circostanze in cui avvennero i fatti.
Il dibattito che si è innescato a causa del film mostra che i due Paesi
non hanno mai raggiunto una vera riconciliazione e non riescono neppure
ad avere una visione concorde su quanto esattamente accadde prima,
durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale.
"Io volevo fare una semplice storia. Il fine non era quello di dare un
messaggio politico," dice il regista, l'italiano Alberto Negrin. Il
film mostra immagini di famiglie messe davanti ai plotoni d'esecuzione
dei partigiani italiani e jugoslavi, bambini italiani che strillano per
essere stati separati dalle madri e civili uccisi che vengono gettati
nei pozzi carsici della Slovenia e della Croazia, le fojbe o foibe.
Il film non parla dei crimini commessi dai fascisti in quelle zone.
Una nuova vacanza romana
Se Negrin voleva fare un film non-politico, ha ottenuto il risultato
opposto. In Italia, il film ha ricevuto l'esplicita approvazione di
Alleanza Nazionale, partito della coalizione di governo del Primo
Ministro Silvio Berlusconi, che affonda le sue radici nei fascisti di
Mussolini. "Dobbiamo estrarre da un abisso di menzogne una verità
nascosta dall'imposizione di un pregiudizio culturale", ha detto il
ministro italiano delle Comunicazioni Maurizio Gasparri, membro di
Alleanza Nazionale, come riportato dalla Reuters.
Il film, in due parti, è stato trasmesso in prima visione sulla
televisione di Stato italiana appena prima del 10 febbraio, una nuova
festività nazionale che commemora le vittime delle foibe. Milioni di
Italiani lo hanno visto – e anche un buon numero di Sloveni si sono
sintonizzati.
La reazione politica da parte dei vicini ad est dell'Italia è stata
immediata e decisa.
Tra i primi a replicare sono stati i veterani sloveni e croati della
Seconda Guerra Mondiale, che hanno accusato il regista Negrin di essere
prevenuto e di cercare di dipingere l'Italia come vittima mentre in
effetti essa fu l'aggressore.
"Le forze d'occupazione italiane uccisero e violentarono, ciò che causò
rappresaglie. Le vendette sono sempre state cieche," ha detto Janez
Stanovnik, presidente dell'associazione slovena veterani della Seconda
Guerra Mondiale. Ha detto che era una "enorme menzogna" sostenere che
gli Italiani furono uccisi per il solo fatto di essere Italiani.
Anche senza il film, la nuova festività italiana avrebbe creato qualche
perplessità in Slovenia. È probabile che il parlamento sloveno
risponderà proclamando una nuova festività slovena, che celebrerà
l'annessione alla Slovenia della regione costiera di Primorje, che un
tempo era italiana.
È un fatto storico incontrovertibile che molti Italiani furono uccisi
in Slovenia e Croazia dopo la guerra – le stime sul loro numero variano
da 1.700 a 10.000. Molti Italiani abbandonarono il territorio anche per
paura di rappresaglie, oppure perché non volevano vivere in uno Stato
comunista.
Ma sia i veterani che gli storici sostengono che, mentre è importante
ammettere ufficialmente le uccisioni e le espulsioni, bisogna anche
considerare le circostanze in cui ebbero luogo. Già prima della Seconda
Guerra Mondiale, l'Italia perseguiva una politica d'aggressione verso
l'Istria (ora divisa tra Croazia e Slovenia) e la Dalmazia (oggi parte
della Croazia) e poi occupò la maggior parte di quei territori durante
la guerra.
Nel dopoguerra, diversi trattati tra Italia e Jugoslavia affrontarono
il problema dei cittadini italiani fuggiti alla fine della guerra. Gli
accordi obbligavano il governo italiano a rimborsarli delle proprietà
abbandonate in Jugoslavia; questi rimborsi erano considerati altresì
come un indennizzo italiano per i danni di guerra in Jugoslavia.
Ma nonostante la definizione legale della questione, l'argomento non
trovò mai un accomodamento politico.
Di fronte alla minaccia italiana di porre il veto all'inizio dei
negoziati per l'adesione della Slovenia all'UE, a metà degli anni '90,
la Slovenia dovette firmare uno speciale accordo con l'UE con il quale
apriva i suoi mercati immobiliari ai profughi italiani.
Nello stesso periodo, sia la Jugoslavia che la Slovenia (che divenne
indipendente nel 1991) tentarono di occuparsi della minoranza italiana
rimasta sul territorio. Uno dei 90 seggi nel parlamento sloveno è
riservato ad un rappresentante della minoranza italiana (un altro è
riservato ad un rappresentante della minoranza ungherese), e l'
Italiano è lingua ufficiale nelle aree dove vive la minoranza italiana.
Jansa in una difficile posizione
Ma la questione va oltre i diritti di una minoranza o i risarcimenti
per le passate ingiustizie, e per la perdita di proprietà immobiliari,
benché tutti questi aspetti siano stati sollevati dalle famiglie di
coloro che furono uccisi o abbandonarono il Paese. In questo caso si
tratta anche di ricostruire correttamente questa pagina di storia – e
di essere capaci di superarla e passare oltre.
Mentre l'attuale governo italiano di centro-destra, che ha sostenuto il
film, raccoglierà probabilmente dei benefici dal rivisitare il passato,
la nuova coalizione di governo di centro-destra in Slovenia si trova in
una situazione scomoda. Non è più solo una questione di rapporti
bilaterali, ma anche di politica interna. I critici accusano il governo
sloveno di essere stato lento nel reagire perché la sua posizione
anticomunista gli rende difficile difendere i partigiani comunisti.
Un certo numero di personaggi pubblici hanno fatto pressione sul Primo
Ministro Janez Jansa e sul Ministro degli Esteri Dimitrij Rupel perché
replicassero al film. Il leader dei Socialdemocratici, all'opposizione,
Borut Pahor, ha suggerito di inviare una nota diplomatica a Roma. Il
governo dapprima ha sostenuto che un film non poteva essere una base
per discutere di relazioni bilaterali, ma ha cambiato atteggiamento
dopo che la televisione slovena ha deciso di trasmettere il film – ed
ha riportato un record di ascolti.
Il governo ha emesso una dichiarazione che esprimeva il desiderio che
l'Italia si confrontasse in maniera critica con il suo passato, e
riaffermava che il governo rifiutava ogni interpretazione della storia
recente che fosse pregiudiziale o politicamente motivata. Questo poteva
anche essere visto come una critica del regime comunista jugoslavo e
della sua versione dei fatti.
Il tono conciliante sembra avere avuto qualche effetto. Un
sottosegretario del Ministero degli Esteri italiano ha menzionato la
possibilità che rappresentanti dei tre Paesi possano firmare una
"riconciliazione simbolica", presumibilmente nel corso di un summit tra
Berlusconi, il Presidente sloveno Drnovsek, e il Presidente Croato
Stipe Mesic.
D'altra parte, come ha detto Stanovnik della associazione slovena
veterani, la riconciliazione è una questione di coscienza personale. E
se a questa coscienza non è stato fatto un esame negli ultimi
sessant'anni, è poco probabile che ciò possa accadere ora.
*Andrej Brstovsek è un giornalista del quotidiano di Ljubljana "Dnevnik"
=== 4 ===
FOIBE: FINI, AIUTARE CROATI A LIBERARSI DI DEMONI E NOSTALGIE
(ANSA) - TORINO, 10 FEB - L' avvio dei negoziati per l' ingresso
della Croazia nell' Unione Europea deve essere l' occasione per
''aiutare gli amici croati a liberarsi dei demoni e delle paure del
passato''. Questo il concetto che il ministro degli Esteri Gianfranco
Fini ha espresso parlando a Palazzo Carignano, a Torino, in occasione
delle celebrazioni per il Giorno del Ricordo, insieme con il
presidente dei deputati dei Ds alla Camera, Luciano Violante. Un
tema che non e' stato apprezzato da alcuni esuli presenti alla
manifestazione, anche se il dissenso si e' limitato ad alcune
dichiarazioni rilasciate ai giornalisti alla fine della cerimonia.
''L' Europa - ha detto Fini - ha interesse a stabilizzare i Balcani.
Lungi da me quindi l' idea di dire no all' ingresso della Croazia. Ma
l' avvio dei negoziati dovra' essere l' occasione per far capire agli
amici di Zagabria che e' arrivato il momento di riconoscere i valori
europei, primo fra tutti quello che non si puo' discriminare in base
all' identita'. L' Italia riconosce i diritti delle minoranze, lo
stesso dovra' fare la Croazia, riconoscendo i diritti della minoranza
italiana che vive entro i suoi confini'' [SIC - nel frattempo la
minoranza serba è stata cancellata dalla Croazia con la complicità
europea ed italiana, ndCNJ]. ''Non e' pensabile - ha spiegato - che
a Zagabria resti in vigore una legge che impedisce agli italiani di
acquistare beni in Croazia [SIC - si noti il risvolto bassamente
economico della faccenda, ndCNJ]. E' una legge che l' Europa
cancellerebbe, la Croazia quindi lo faccia prima. Cosi' come non e'
giusto - ha aggiunto - che un italiano nato a Spalato non possa
essere sepolto dove riposano quelli della sua famiglia''. Per
Fini, con l' avvio dei negoziati ''l'' Europa ha una grande
prospettiva''. ''La Croazia - ha sottolineato - ha bisogno dell'
Europa e in questa occasione l' Italia, che e' tra i fondatori
dell' Unione Europea e che ha fatto tesoro degli errori del passato,
deve aiutare gli amici croati a liberarsi dei demoni e delle paure
del passato. A Zagabria devono capire che si puo' essere italiani e
cittadini croati. Solo cosi' il 10 febbraio non sara' solo il
Giorno del Ricordo dedicato alla tragedia delle foibe e all' esodo
degli italiani dall' Istria e dalla Dalmazia. Ma sara' anche - ha
concluso - un momento per guardare al futuro, nella speranza di
concretizzare una grande riconciliazione europea, che per noi parte
da cio' che ci e' piu' vicino: il confine orientale''. Le
contestazioni di alcuni esuli presenti, mantenute sempre a bassa
voce, si sono manifestate apertamente soltanto mentre Fini lasciava
il luogo della cerimonia. ''Non siamo venuti qui per sentire parlare
di Croazia in Europa, Fini doveva fare un altro discorso, questo era
il giorno in cui dovevamo onorare i nostri morti'', sono state alcune
delle frasi ripetute dai presenti. (ANSA). PL
10/02/2005 18:34
FOIBE: FINI, ORA C'E' SENSO STORIA COMUNE
(ANSA) - TRIESTE, 10 FEB - ''Ora che la storia e la politica sono su
binari diversi, che non ci sono piu' le ideologie che sostengono la
superiorita' di un popolo sull' altro, c' e' il senso di una storia
comune'': lo ha detto il Ministro degli Esteri, Gianfranco Fini,
intervenendo al Teatro Verdi di Trieste alle celebrazioni della
Giornata del Ricordo. Fini, dando un riconoscimento ''personale e
doveroso a coloro che nell' epoca in cui non c' era una memoria
condivisa e la percezione della tragedia, mantennero alto questo
ricordo'', ha citato in particolare padre Flaminio Rocchi [frate
francescano di estrema destra, noto per dichiarazioni mendaci e
propagandistiche sulla questione della foibe: vedi ad es.
http://italy.indymedia.org/news/2002/11/120892.php - ndCJ] e il
deputato Ferrucio De Michieli Vitturi, esponente delle associazioni
degli esuli. ''Gli esuli - ha proseguito - ebbero in sorte di
subire, accanto al dolore e al terrore, anche l' affronto dell' oblio
e dell' ignavia. Ma onestamente - ha precisato - dobbiamo dare atto
che la societa' e la cultura italiana sono state capaci negli ultimi
tempi di ricucire il filo della memoria''. ''Oggi - ha proseguito -
non c' e' piu' una versione di parte, un' opinione di comodo, una
verita' di destra e una sinistra, ma la verita'''. (ANSA).
BUO/MST 10/02/2005 18:38
ESULI: INCONTRO ITALIA-CROAZIA A FEBBRAIO PER INDENNIZZI
(ANSA) - ZAGABRIA, 10 FEB - Italia e Croazia si incontreranno il
prossimo 17 febbraio a Roma per tentare di definire la questione
degli indennizzi spettanti agli esuli italiani per i beni abbandonati
in Istria, definiti dagli accordi di Osimo del 1975 e dal trattato di
Roma del 1984 ma mai corrisposti. All'incontro parteciperanno il
capo della diplomazia italiana Gianfranco Fini e il sottosegretario
agli esteri croato Hido Biscevic, in quanto il ministro e'
dimissionario. L'esito della riunione non e' per nulla scontato e
non e' detto che si riesca ad arrivare ad una soluzione: da parte del
governo croato, assicura l'ambasciatore italiano Alessandro
Grafini, c'e' ''un'apertura'' e la presa di coscienza che ''bisogna
fare un gesto distensivo''. Allo stesso tempo pero' ''non c'e' una
posizione chiara'' su come affrontare la questione. Solo negli
ultimi anni sono state presentate tra le 2.500 e le 3.000 domande di
risarcimento alla Croazia, da italiani costretti ad abbandonare
l'Istria lasciando li' i loro beni.(ANSA). GUI
10/02/2005 17:33
[Si noti dunque il concreto risvolto economico celato dietro alla
questione dei "crimini commessi contro gli italiani dai partigiani
titini", ndCJ]
FOIBE: PROBABILE INCONTRO PRIMAVERA ITALIA-CROAZIA-SLOVENIA
(ANSA) - ZAGABRIA, 14 FEB - L'incontro trilaterale tra i presidenti
di Italia, Slovenia e Croazia per la 'riconciliazione simbolica' e
per chiudere i dibattiti storici controversi potrebbe realizzarsi in
tarda primavera. Lo ha detto alla radio slovena Ivo Vajgl,
consigliere per la politica estera del presidente sloveno Janez
Drnovsek, citato dall'agenzia di stampa croata 'Hina'. ''I
preparativi sono in corso - ha dichiarato Vajgl - ma non sono ancora
stati stabiliti i luoghi che i presidenti dovrebbero visitare, ne'
l'esatta forma dell'incontro''. Si tratta di un'iniziativa con cui
i tre presidenti vorrebbero simbolicamente chiudere le discussioni e
i dibattiti sulle due guerre mondiali che nello scorso secolo hanno
visto i tre popoli dalle parti opposte, e probabilmente visitare i
luoghi di maggiore sofferenza. Dopo la prima celebrazione lo scorso
10 febbraio in Italia della Giornata della memoria delle foibe e
dell'esodo, in alcuni ambienti politici sloveni si e' detto che
forse non e' ancora arrivato il momento per un simile incontro dato
che da parte italiana, questa parte della storia, viene ancora
strumentalizzata. (ANSA). COR 14/02/2005 19:40
ITALIA-CROAZIA: COLLOQUIO FINI-BISCEVIC OGGI A ROMA
(ANSA) - ROMA, 17 FEB - ''L'Italia guarda con fiducia ad una Croazia
europea e confida nella sua capacita' di affrontare le questioni
bilaterali con spirito costruttivo, in una condivisa ottica europea e
secondo i principii europei, con l'obiettivo di porre le basi per
potere costituire un vero partenariato adriatico''. E' quanto ha
sottolineato oggi - prima di partire per Bratislava - il Vice
Presidente del Consiglio e Ministro degli Esteri Gianfranco Fini
nell'incontro avuto alla Farnesina con il Vice Ministro degli Esteri
della Croazia, Hidajet Biscevic. Lo si e' appreso alla Farnesina dove
si rileva che Biscevic e' in visita a Roma, su invito italiano, per
una serie di colloqui dedicati ai principali temi bilaterali e
regionali e al processo di integrazione della Croazia nelle strutture
europee ed euro-atlantiche. Nell'incontro con Biscevic Fini ha
evidenziato come la piena collaborazione croata con il Tribunale
dell'Aja sia importante anche nell'ottica della prossima apertura dei
negoziati di adesione di Zagabria all'Unione Europea. La visita
di Biscevic a Roma che, oltre al Ministro Fini, ha incontrato il
Sottosegretario Roberto Antonione, ha costituito l'occasione per uno
scambio di valutazioni sulla situazione nei Balcani, su altri temi
della attualita' internazionale, nonche' per una nuova sessione dei
negoziati dedicati al tema dei Beni degli Esuli Italiani. Sono state
inoltre approfondite alcune questioni specifiche, con particolare
riguardo all'accesso al mercato immobiliare per i cittadini dei due
Paesi e alla disciplina delle sepolture civili e militari. In vista
dello sviluppo dei negoziati sui temi sopra evocati - si e' appreso
ancora alla Farnesina - stato anche stilato un documento congiunto
che individua un'agenda articolata per i futuri incontri, da tenersi
in tempi rapidi. (ANSA). RF
17/02/2005 20:27
della operazione revisionista-revanscista
"Giornata del Ricordo + Il cuore nel pozzo"
1. Le reazioni in ex Jugoslavia al Giorno del ricordo
(L. Zanoni / Oss. Balcani)
2. Un'occasione nel pozzo (F. Juri / Oss. Balcani)
3. Tiepida reazione del governo sloveno sulle foibe (A. Brstovsek /
Dnevnik / Oss. Balcani)
4. FOIBE: FINI, AIUTARE CROATI A LIBERARSI DI DEMONI E NOSTALGIE [sic]
/ FOIBE: FINI, ORA C'E' SENSO STORIA COMUNE / ESULI: INCONTRO
ITALIA-CROAZIA PER INDENNIZZI / FOIBE: PROBABILE INCONTRO PRIMAVERA
ITALIA-CROAZIA-SLOVENIA / ITALIA-CROAZIA: COLLOQUIO FINI-BISCEVIC
ALTRI LINK:
Relazione della Commissione storico-culturale italo-slovena
Koper-Capodistria, 25 luglio 2000
http://www.kozina.com/premik/indexita_porocilo.htm#kazal
FOIBE: ANTIFASCISTI ISTRIANI CONTRO FILM IL CUORE NEL POZZO (ANSA)
JUGOINFO Mer 9 Feb 2005
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/4244
Le foibe viste dalla Croazia
http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/3870/1/51/
oppure:
JUGOINFO Mer 9 Feb 2005
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/4244
La Slovenia e “Il cuore nel pozzo”
http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/3873/1/51/
oppure:
JUGOINFO Mer 9 Feb 2005
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/4244
Foibomania nei media e libri italiani. Intervento del giornalista e
scrittore Armando Černjul
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/4233
Predrag Matvejevic e le foibe
http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/3901/1/51/
oppure:
JUGOINFO Lun 14 Mar 2005
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/messages/
REPETITA JUVANT:
10/2/2005: FINI, CROAZIA ENTRERA' SE COLLABORA SU CRIMINALI GUERRA /
8/11/1992: Fini e Roberto Menia (allora segretario della federazione
MSI-DN di Trieste) al largo dell'Istria lanciano in mare bottigliette
irredentiste
JUGOINFO Gio 10 Feb 2005
https://www.cnj.it/immagini/meniafini.jpg
Reazioni in Croazia alle dichiarazioni del vice premier italiano Fini
su Istria, Fiume e la Dalmazia...
http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/3522/1/51/
oppure:
JUGOINFO Ven 22 Ott 2004
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/3929
=== 1 ===
http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/3892/1/67/
Le reazioni in ex Jugoslavia al Giorno del ricordo
14.02.2005 scrive Luka Zanoni
Pubblichiamo una breve rassegna di alcune delle notizie relative al
“Giorno del ricordo” e alla fiction televisiva trasmessa dalla RAI, “Il
cuore nel pozzo”, pubblicate nei giorni scorsi dalla stampa d’oltremare
La questione delle foibe e la “Giornata della memoria”, nonché la
fiction televisiva “Il cuore nel pozzo” hanno trovato ampio spazio
sulle pagine della stampa d’oltremare. Nonostante non ci siano state
reazioni ufficiali dei governi, sui quotidiani sloveni e croati sono
usciti nei giorni scorsi articoli e trafiletti su questo argomento.
Il 9 febbraio, il quotidiano sloveno “Dnevnik” riporta un lungo
articolo sulla fiction televisiva. Oltre a riportare dell’alta
percentuale di audience ricevuta in Italia dalle due puntate dello
sceneggiato, sottolinea la reazione dell’Accademia liberale slovena
alla proiezione del film, valutato come “opera di indottrinamento e di
propaganda politica”. Dal canto suo l’Accademia slovena – riporta il
Dnevnik - ha controbattuto con la proiezione di un altro film dal
titolo “Nel mio Paese”. Una pellicola sui crimini commessi dagli
Italiani e dai Tedeschi nei confronti degli Sloveni, girata nel 1948.
L’Accademia, si legge, ha esplicitamente chiesto al governo sloveno di
reagire a questa “manipolazione della storia”.
Sullo stesso tema prende posizione il quotidiano della minoranza
italiana in Slovenia e Croazia, “La voce del popolo”, con un articolo
intitolato “’Furono giustiziati 284 fascisti’ - I combattenti
dell’Istria reagiscono alla ‘campagna denigratoria’”. Nell’articolo la
fiction televisiva “Il cuore nel pozzo” viene contestata
dall’Associazione regionale dei combattenti antifascisti, la quale
dichiara che lo sceneggiato è “falso, denigratorio e fuorviante”. Il
pezzo del quotidiano di Pola prosegue citando il commento di Tomo
Ravnic, membro dell’associazione, intervenuto durante la conferenza
stampa del 9 febbraio.
“Da quando in Italia è salito al potere Berlusconi per noi le cose
sono cambiate: per certa stampa ogni occasione è buona per dire male di
noi. Ci dà fastidio il fatto che incessantemente si dice che i
partigiani, cioè i combattenti antifascisti, hanno ucciso gli italiani
solo in quanto tali. È un’atroce bugia che non possiamo tollerare”, ha
commentato Ravnic.
Nello stesso articolo viene riportata la dichiarazione del giornalista
Armando Cernjul, il quale non risparmia critiche ai collegi italiani e
al governo croato: “Noi non riusciamo a scrivere tanti articoli quanti
sono i libri che in materia si danno alle stampe in Italia.” E poi:
“Non passa giorno che alcuni giornali – Il Piccolo, TriesteOggi – non
attacchino il movimento partigiano, esagerando il numero degli
infoibati. Si vergogni il Governo (croato, n.d.a.) che non reagisce
mai. Noi facciamo da pompieri, reagiamo quando qualcuno ci colpisce, ma
le cose vanno chiarite una volta per tutte. Le foibe: non sono
invenzione nostra; cent’anni fa l’irredentismo italiano ci minacciava
con trattamenti simili.”
Sempre il 9 febbraio, il quotidiano croato “Slobodna Dalmacija” esce
con un articolo dal titolo “I media e i politici italiani alla vigilia
della celebrazione del ‘Giorno della memoria’ - Sulla tragedia degli
esuli italiani: la Zagabria ufficiale tace sulle foibe”. Nell’articolo
Senol Selimovic, giornalista del quotidiano croato, riprende ampiamente
la corrispondenza
[http://www.osservatoriobalcani.org/article/view/3870%5d inviataci da
Drago Hedl sulle foibe viste dalla Croazia, nella quale si sottolinea
il silenzio di Zagabria sulla questione delle foibe e dell’esodo
giuliano-dalmato.
Il giorno successivo in Slovenia “Delo”, “Dnevnik”, “24 Hur”,
riportano una notizia dal titolo, “Studenti italiani non desiderano
imparare la cultura croata”.
“Cinque studenti di lingua e letteratura croata dell’Istituto per
l’Europa centrale e sud-orientale dell’Università La sapienza di Roma,
mercoledì scorso (9 feb., ndt.) hanno protestato di fronte all’istituto
per cambiare il corso di studi, perché non volevano studiare la cultura
di un popolo che ha ucciso gli Italiani solo perché erano Italiani”.
Nel riportare la notizia i quotidiani aggiungono che ciò fa parte di
un’isteria collettiva che ha preso forma attraverso i media alla
vigilia del “Giorno del ricordo”, indetto dall’Italia per il 10
febbraio. Secondo i quotidiani sloveni, si tratterebbe di una campagna
del centro destra, guidata da Silvio Berlusconi, con l’intento di
attaccare gli oppositori politici del centro sinistra.
Il 10 febbraio “Slobodna Dalmacija” ritorna sulla questione con un
articolo dal titolo “L’Italia si rammarica, e la Croazia non
festeggia”, ancora a firma di Senol Selimovic. Un lungo articolo di
carattere storico in cui l’autore presenta i fatti del 1947, anno della
Conferenza di Pace di Parigi, ossia – come precisa l’autore – della
decisione sulla perdita delle “province orientali” dell’Adriatico.
Secondo Selimovic, “una perdita dolorosa solo per gli sconfitti
fascisti italiani”.
Più ad est, anche i media serbi hanno dato spazio alla notizia della
celebrazione in Italia del “Giorno della memoria” e della fiction
televisiva. Il 6 febbraio il quotidiano “Politika” ne aveva parlato
intervistando l’attore belgradese Dragan Bjelogrlic, che interpreta il
ruolo del partigiano sloveno Novak, ne “Il cuore nel Pozzo”. Il giorno
stesso della celebrazione, 10 febbraio, la notizia viene battuta da
B92, una sottolineatura va alle forti reazioni della Slovenia alla
fiction televisiva della RAI. L’11 febbraio ne parla anche il
quotidiano di orientamento progressista “Danas”. “Passerella della
destra a Trieste” è il titolo dell’articolo del quotidiano belgradese
in cui compaiono le parole del ministro Tremaglia in visita a Trieste
e le reazioni sollevate in Slovenia, oltre che alle punte di ascolto
della fiction sulle foibe. “Danas” ritorna sulla questione con un
articolo pubblicato nell’inserto settimanale, “Danas vikend”.
“Violazione nelle fosse della morte” è il titolo dell’articolo
pubblicato dal settimanale, nel quale viene presentato il quadro
storico di riferimento, date e cifre, senza dimenticare i crimini delle
camicie nere nei campi di concentramento , in particolare sull’isola di
Rab, in Croazia.
“Novi List”, quotidiano di Rijeka (Fiume), esce l’11 febbraio con una
prima pagina dedicata al tema della memoria. Due gli articoli
pubblicati. Il primo breve e di circostanza riporta le celebrazioni
del 10 febbraio a Trieste. Il secondo più esteso affonda contro la
fiction televisiva “Il cuore nel pozzo”. “Fiume ricorda ancora i
crimini fascisti”, sottotitolo “Gli antifascisti di Fiume invitano il
governo croato a reagire al film che tendenziosamente modifica la
verità storica sul fascismo e la guerra di questa regione”. Sulla
questione vengono riportate le parole dell’accademico Petar Strcic, il
quale afferma che “Questa non è una protesta solo contro un film,
perché non è né il primo né l’ultimo di tali contesti, questa è una
protesta contro il fatto che un tale tipo di film sia stato trasmesso
dalla televisione di stato italiana. E’ assurdo che in Italia si
interrompa una partita di calcio se compaiono delle scritte fasciste, e
allo stesso tempo alla televisione di stato si può mandare in onda
questo tipo di filmati”.
=== 2 ===
http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/3929/1/51/
Un'occasione nel pozzo
22.02.2005 scrive Franco Juri
Una manipolazione storica ed un'occasione mancata. E' così che Franco
Juri, giornalista istriano, descrive la fiction "Il cuore nel pozzo".
Un articolo che affronta le sfaccettature di una storia e di una
geografia complessa e intricata qual'è quella istriana e giuliana,
italiana, slovena, croata
Con la messa in onda del film »Il cuore nel pozzo« la Rai, che negli
ultimi tempi si distingue per una ricca e spesso anche valida
produzione di fiction tv, è stata coinvolta in un'operazione
mediatico-propagandistica dagli stridenti connotati politici , forse
degna piu' dei sistemi autoritari, lasciati dietro al muro di Berlino,
che di una cultura democratica europea.
Chi l'operazione l'ha suggerita – probabilmente i padrini politici che
si sono pavoneggiati alla prima del film, sigillandolo con il marchio
di uno spot governativo - hanno in verità bruciato una grande
occasione; quella di offrire una credibile riduzione cinematografica di
quel complesso contesto storico che il 10 febbraio, da quest' anno, si
ricorda anche ufficialmente.
Ma andiamo per ordine. Un film per la tv che nasce imbastito di tanto
roccoccò politico firmato An, come omaggio alla memoria delle vittime
delle foibe e dell'esodo, tradisce in partenza il suo goffo tentativo
manipolatorio. Tanto più che per alleggerire la proporia responsabilità
artistica il regista Alberto Negrin aveva spiegato a più riprese che la
storia narrata è un'invenzione, ovvero solo un pretesto per dare forma
e vita a figure cinematografiche piene di pathos e sentimento, in un
contesto presumibilmente storico e credibile. Praticamente un western
made in Italy, con buoni e cattivi ben definiti e senza sfumature
fuorvianti. Una fiction d' impatto sentimentale il cui target è un
pubblico televisivo di cultura cinematografica e di cognizione storica
mediobassa.
Pensando un pò che da anni ormai gli indiani d'America non sono più i
cattivi selvaggi di Ombre rosse, è lecito chiedersi se il
telespettatore medio italiano nel 2005 sia disposto a recepire e fare
propria una morale in bianco e nero senza porsi un minimo di dubbio.
Ebbene la mia speranza, guardando »Il cuore nel pozzo«, è che i
telespettatori italiani siano meno sprovveduti e ignoranti di quanto
sperato dagli ispiratori della fiction in questione.
Personalmente l'ho guardata fino alla fine con una certa difficoltà
proprio da un punto di vista dell'attendibilità - se vogliamo anche
solo cinematografica - dell'operazione, tanto essa pecca di
superficialità, luoghi comuni, pregiudizi, falsità, a-geografia ,
manipolazione di sentimenti primari e persino di una manciata di
razzismo. Insomma un kitsch. Persino le fisionomie scelte ( i bei volti
mediterranei delle vittime e degli eroi italiani e i rudi tratti slavi
e balcanici dei Titini, eccezion fatta per la dolcezza slovacca tutta
treccine bionde e occhi azzurri della protagonista femminile innamorata
di un italiano vero), per non parlare delle scenografie montenegrine,
tolgono sin dalle prime immagini qualsiasi credibilità al tentativo di
riproporre un ambiente istriano alla fine del conflitto bellico.
Un secondo punto debole è la madornale esagerazione nella ricostruzione
di fatti e comportamenti che contraddistinsero la vittoria dei
partigiani in Istria ed il travaglio della popolazione italiana nelle
penisola. Nessuna storia ormai , nemmeno quella slovena o croata, nega
la repressione, le violenze, le foibe (per altro »scoperte« ed usate
non solo e per primi dai partigiani, ma precedentemente anche dai
fascisti) e le altre cause dell'esodo di alcune (due?tre?) centinaia di
migliaia di Istriani e Dalmati a guerra conclusa. Prova ne sia la
famosa relazione redatta, su proposta dei governi italiano e sloveno,
da una commissione mista e plurale di storici, che ha lavorato per ben
7 anni, relazione che il governo e grossa parte della classe politica
italiana ora insistono ad ignorare se non persino ad occultare. Già
perchè un contesto violento come quello enfatizzato televisivamente
nella fiction non può certo essere spiegato solo con una battuta
sfuggita ad uno dei protagonisti all'inizio del racconto: »Dopo quello
che hanno subito non faranno distinzioni....«. Al pubblico televisivo
italiano non è mai stato raccontato e spiegato che cosa gli altri, gli
slavi....«avevano subito«. La storia parte un'altra volta da dove
inizia il film e nel confrontro tra i rassicuranti volti civili e da
brava gente degli italiani e quelli barbari e assetati di sangue degli
slavi il messaggio che trafigge il cuore del consumatore televisivo è
inequivocabile; comunque abbiamo sempre avuto ragione noi, perchè
portatori di civiltà. Noi Istriani sappiamo bene che proprio così non
era. Ma dove sono, ad esempio, gli italiani antifascisti che hanno
combattuto a fianco dei Titini? Ad esempio quelli della divisione »Pino
Budicin« o della »Fratelli Fontanot«? Dove sono i tricolori con la
stella rossa, che sventolavano in Istria nell'immediato dopoguerra?
Com'è possibile che il bilinguismo abbia resistito nell' Istria annessa
dalla Jugoslavia, se i titini - secondo il film di Negrin - arrivavano
come Attila o come Novak il cattivo e distruggevano tutto, ammassando
la popolazione italiana come nelle più drammatiche scene della Shoah,
separando figli da genitori, pestando, ammazzando.
Quelle che avrebbero potuto essere situazioni e reazioni estreme
(comunque non documentate), nel film diventano regola. In verità le
ultime scene da shoah in Istria si erano viste nel 1944. Come ad
esempio nel paese istriano-croato di Lipa, presso Fiume, dove il 30
aprile di quell'anno 287 civili, donne, bambini e anziani, furono
trucidati da reparti misti delle SS e dei residui repubblichini. La
popolazione del paese che conosco benissimo perchè vicino a quello di
mia madre, venne ammassata nell'edificio della scuola ed arsa viva. I
superstiti vennero passati per le baionette. L'eccidio di Lipa rimane
lì, testimonianza muta e certo non unica di una realtà che in Italia
continua ad essere ignorata, occultata. Come i gas tossici di Badoglio
e Graziani in Etiopia. Come i massacri di Roatta in Montenegro. Come i
campi di concentramento di Arbe e Gonars. Come gli eccidi dell'esercito
fascista nella provincia di Lubiana.
Peccato, la fiction di Negrin è soprattutto un'occasione perduta. La
Rai ne avrebbe potuto produrre bene una più consona alla memoria,
basandola su un contesto affidabile e magari su uno dei tantissimi
fatti veri, avvenuti nelle terre in questione nel difficile periodo
della guerra e del dopoguerra. Ciò avrebbe reso maggior dignità ai
protagonisti veri di quel dramma. Si sarebbe potuta prendere in
prestito la narrazione ben documentata di un Fulvio Tomizza; Materada o
La miglior vita, si sarebbe potuto potuto contestualizzare, in
un'operazione intellettualmente e storicamente oltre che esteticamente
più onesta, la violenza delle foibe e dell'esodo cercando -come la
buona letteratura e la buona cinematografia sanno fare - di capire e
trasmettere le sfaccettature di una storia e di una geografia complessa
e intricata qual'è quella istriana e giuliana, italiana, slovena,
croata.
L' Istria con la sua variegata realtà etnica e culturale offre al
cinema infinite possibilità. Ma per tradurle in buon cinema è
necessario un minimo di approfondimento geografico, storico, culturale.
Nel »Cuore nel pozzo« l'approfondimento non c'è, nemmeno minimamente.
Il film si sarebbe potuto fare senza avallare, come è stato fatto, una
nuova rimozione della memoria, fatta questa volta di sentimenti accesi
quanto superficiali, rivolti in negativo all'altro con l'unico scopo
strumentale di approfondire l'odio, la diffidenza e di uccidere la
ragione. Paolo Rumiz avverte, giustamente, che la rimozione è una fuga
dalle proprie responsabilità e dalle proprie sconfitte. Lubiana ha
deciso saggiamente di mettere in onda il film il 14 febbraio sulla TV
di stato slovena, trasmettendo pure uno scioccante documentario della
Bbc sui crimini petpetrati in Africa e nei Balcani dall'esercito di
Mussolini. Dopo il film la TV slovena ha trasmesso un pacato e plurale
dibattito, invitandovi pure una storica italiana ed un famoso esule
triestino, Sardos Albertini. E' stata la migliore delle risposte
possibili, un esempio di confronto aperto e democratico, specie se
paragonato con il Porta a porta di Bruno Vespa dedicato allo stesso
tema e al film in questione. Il pubblico sloveno ha avuto occasione di
riflettere autonomamente sull'operazione propagandistica di Maurizio
Gasparri e su quali manipolazioni affettive, su quale »abuso di minori«
è capace chi strumentalizza la storia, riducendo anche la verità a mero
contorno della sua falsificazione.
=== 3 ===
http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/4001/1/51/
Tiepida reazione del governo sloveno sulle foibe
10.03.2005 - Il giornalista sloveno Andrej Brstovsek (Dnevnik) descrive
l'imbarazzo del governo di Ljubljana nell'affrontare la questione delle
foibe, a seguito della messa in onda del controverso sceneggiato
italiano "Il cuore nel pozzo". Riconciliazione simbolica tra Italia,
Slovenia e Croazia?
Di Andrej Brstovsek*, Ljubljana, Transitions Online
[http://www.tol.cz/look/TOL/home%5d, 2 marzo 2005 (titolo originale:
"Moving on?"). Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Carlo Dall'Asta
Ljubljana, Slovenia – Un film italiano, massicciamente pubblicizzato,
sulle uccisioni di civili italiani alla fine della Seconda Guerra
Mondiale in quella che allora era la Jugoslavia ha irritato molti in
Slovenia e rendendo tesi i rapporti tra i due Paesi. "Il Cuore nel
Pozzo" è stato largamente condannato in Slovenia per il suo
rappresentare i partigiani jugoslavi come criminali, senza considerare
le circostanze in cui avvennero i fatti.
Il dibattito che si è innescato a causa del film mostra che i due Paesi
non hanno mai raggiunto una vera riconciliazione e non riescono neppure
ad avere una visione concorde su quanto esattamente accadde prima,
durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale.
"Io volevo fare una semplice storia. Il fine non era quello di dare un
messaggio politico," dice il regista, l'italiano Alberto Negrin. Il
film mostra immagini di famiglie messe davanti ai plotoni d'esecuzione
dei partigiani italiani e jugoslavi, bambini italiani che strillano per
essere stati separati dalle madri e civili uccisi che vengono gettati
nei pozzi carsici della Slovenia e della Croazia, le fojbe o foibe.
Il film non parla dei crimini commessi dai fascisti in quelle zone.
Una nuova vacanza romana
Se Negrin voleva fare un film non-politico, ha ottenuto il risultato
opposto. In Italia, il film ha ricevuto l'esplicita approvazione di
Alleanza Nazionale, partito della coalizione di governo del Primo
Ministro Silvio Berlusconi, che affonda le sue radici nei fascisti di
Mussolini. "Dobbiamo estrarre da un abisso di menzogne una verità
nascosta dall'imposizione di un pregiudizio culturale", ha detto il
ministro italiano delle Comunicazioni Maurizio Gasparri, membro di
Alleanza Nazionale, come riportato dalla Reuters.
Il film, in due parti, è stato trasmesso in prima visione sulla
televisione di Stato italiana appena prima del 10 febbraio, una nuova
festività nazionale che commemora le vittime delle foibe. Milioni di
Italiani lo hanno visto – e anche un buon numero di Sloveni si sono
sintonizzati.
La reazione politica da parte dei vicini ad est dell'Italia è stata
immediata e decisa.
Tra i primi a replicare sono stati i veterani sloveni e croati della
Seconda Guerra Mondiale, che hanno accusato il regista Negrin di essere
prevenuto e di cercare di dipingere l'Italia come vittima mentre in
effetti essa fu l'aggressore.
"Le forze d'occupazione italiane uccisero e violentarono, ciò che causò
rappresaglie. Le vendette sono sempre state cieche," ha detto Janez
Stanovnik, presidente dell'associazione slovena veterani della Seconda
Guerra Mondiale. Ha detto che era una "enorme menzogna" sostenere che
gli Italiani furono uccisi per il solo fatto di essere Italiani.
Anche senza il film, la nuova festività italiana avrebbe creato qualche
perplessità in Slovenia. È probabile che il parlamento sloveno
risponderà proclamando una nuova festività slovena, che celebrerà
l'annessione alla Slovenia della regione costiera di Primorje, che un
tempo era italiana.
È un fatto storico incontrovertibile che molti Italiani furono uccisi
in Slovenia e Croazia dopo la guerra – le stime sul loro numero variano
da 1.700 a 10.000. Molti Italiani abbandonarono il territorio anche per
paura di rappresaglie, oppure perché non volevano vivere in uno Stato
comunista.
Ma sia i veterani che gli storici sostengono che, mentre è importante
ammettere ufficialmente le uccisioni e le espulsioni, bisogna anche
considerare le circostanze in cui ebbero luogo. Già prima della Seconda
Guerra Mondiale, l'Italia perseguiva una politica d'aggressione verso
l'Istria (ora divisa tra Croazia e Slovenia) e la Dalmazia (oggi parte
della Croazia) e poi occupò la maggior parte di quei territori durante
la guerra.
Nel dopoguerra, diversi trattati tra Italia e Jugoslavia affrontarono
il problema dei cittadini italiani fuggiti alla fine della guerra. Gli
accordi obbligavano il governo italiano a rimborsarli delle proprietà
abbandonate in Jugoslavia; questi rimborsi erano considerati altresì
come un indennizzo italiano per i danni di guerra in Jugoslavia.
Ma nonostante la definizione legale della questione, l'argomento non
trovò mai un accomodamento politico.
Di fronte alla minaccia italiana di porre il veto all'inizio dei
negoziati per l'adesione della Slovenia all'UE, a metà degli anni '90,
la Slovenia dovette firmare uno speciale accordo con l'UE con il quale
apriva i suoi mercati immobiliari ai profughi italiani.
Nello stesso periodo, sia la Jugoslavia che la Slovenia (che divenne
indipendente nel 1991) tentarono di occuparsi della minoranza italiana
rimasta sul territorio. Uno dei 90 seggi nel parlamento sloveno è
riservato ad un rappresentante della minoranza italiana (un altro è
riservato ad un rappresentante della minoranza ungherese), e l'
Italiano è lingua ufficiale nelle aree dove vive la minoranza italiana.
Jansa in una difficile posizione
Ma la questione va oltre i diritti di una minoranza o i risarcimenti
per le passate ingiustizie, e per la perdita di proprietà immobiliari,
benché tutti questi aspetti siano stati sollevati dalle famiglie di
coloro che furono uccisi o abbandonarono il Paese. In questo caso si
tratta anche di ricostruire correttamente questa pagina di storia – e
di essere capaci di superarla e passare oltre.
Mentre l'attuale governo italiano di centro-destra, che ha sostenuto il
film, raccoglierà probabilmente dei benefici dal rivisitare il passato,
la nuova coalizione di governo di centro-destra in Slovenia si trova in
una situazione scomoda. Non è più solo una questione di rapporti
bilaterali, ma anche di politica interna. I critici accusano il governo
sloveno di essere stato lento nel reagire perché la sua posizione
anticomunista gli rende difficile difendere i partigiani comunisti.
Un certo numero di personaggi pubblici hanno fatto pressione sul Primo
Ministro Janez Jansa e sul Ministro degli Esteri Dimitrij Rupel perché
replicassero al film. Il leader dei Socialdemocratici, all'opposizione,
Borut Pahor, ha suggerito di inviare una nota diplomatica a Roma. Il
governo dapprima ha sostenuto che un film non poteva essere una base
per discutere di relazioni bilaterali, ma ha cambiato atteggiamento
dopo che la televisione slovena ha deciso di trasmettere il film – ed
ha riportato un record di ascolti.
Il governo ha emesso una dichiarazione che esprimeva il desiderio che
l'Italia si confrontasse in maniera critica con il suo passato, e
riaffermava che il governo rifiutava ogni interpretazione della storia
recente che fosse pregiudiziale o politicamente motivata. Questo poteva
anche essere visto come una critica del regime comunista jugoslavo e
della sua versione dei fatti.
Il tono conciliante sembra avere avuto qualche effetto. Un
sottosegretario del Ministero degli Esteri italiano ha menzionato la
possibilità che rappresentanti dei tre Paesi possano firmare una
"riconciliazione simbolica", presumibilmente nel corso di un summit tra
Berlusconi, il Presidente sloveno Drnovsek, e il Presidente Croato
Stipe Mesic.
D'altra parte, come ha detto Stanovnik della associazione slovena
veterani, la riconciliazione è una questione di coscienza personale. E
se a questa coscienza non è stato fatto un esame negli ultimi
sessant'anni, è poco probabile che ciò possa accadere ora.
*Andrej Brstovsek è un giornalista del quotidiano di Ljubljana "Dnevnik"
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FOIBE: FINI, AIUTARE CROATI A LIBERARSI DI DEMONI E NOSTALGIE
(ANSA) - TORINO, 10 FEB - L' avvio dei negoziati per l' ingresso
della Croazia nell' Unione Europea deve essere l' occasione per
''aiutare gli amici croati a liberarsi dei demoni e delle paure del
passato''. Questo il concetto che il ministro degli Esteri Gianfranco
Fini ha espresso parlando a Palazzo Carignano, a Torino, in occasione
delle celebrazioni per il Giorno del Ricordo, insieme con il
presidente dei deputati dei Ds alla Camera, Luciano Violante. Un
tema che non e' stato apprezzato da alcuni esuli presenti alla
manifestazione, anche se il dissenso si e' limitato ad alcune
dichiarazioni rilasciate ai giornalisti alla fine della cerimonia.
''L' Europa - ha detto Fini - ha interesse a stabilizzare i Balcani.
Lungi da me quindi l' idea di dire no all' ingresso della Croazia. Ma
l' avvio dei negoziati dovra' essere l' occasione per far capire agli
amici di Zagabria che e' arrivato il momento di riconoscere i valori
europei, primo fra tutti quello che non si puo' discriminare in base
all' identita'. L' Italia riconosce i diritti delle minoranze, lo
stesso dovra' fare la Croazia, riconoscendo i diritti della minoranza
italiana che vive entro i suoi confini'' [SIC - nel frattempo la
minoranza serba è stata cancellata dalla Croazia con la complicità
europea ed italiana, ndCNJ]. ''Non e' pensabile - ha spiegato - che
a Zagabria resti in vigore una legge che impedisce agli italiani di
acquistare beni in Croazia [SIC - si noti il risvolto bassamente
economico della faccenda, ndCNJ]. E' una legge che l' Europa
cancellerebbe, la Croazia quindi lo faccia prima. Cosi' come non e'
giusto - ha aggiunto - che un italiano nato a Spalato non possa
essere sepolto dove riposano quelli della sua famiglia''. Per
Fini, con l' avvio dei negoziati ''l'' Europa ha una grande
prospettiva''. ''La Croazia - ha sottolineato - ha bisogno dell'
Europa e in questa occasione l' Italia, che e' tra i fondatori
dell' Unione Europea e che ha fatto tesoro degli errori del passato,
deve aiutare gli amici croati a liberarsi dei demoni e delle paure
del passato. A Zagabria devono capire che si puo' essere italiani e
cittadini croati. Solo cosi' il 10 febbraio non sara' solo il
Giorno del Ricordo dedicato alla tragedia delle foibe e all' esodo
degli italiani dall' Istria e dalla Dalmazia. Ma sara' anche - ha
concluso - un momento per guardare al futuro, nella speranza di
concretizzare una grande riconciliazione europea, che per noi parte
da cio' che ci e' piu' vicino: il confine orientale''. Le
contestazioni di alcuni esuli presenti, mantenute sempre a bassa
voce, si sono manifestate apertamente soltanto mentre Fini lasciava
il luogo della cerimonia. ''Non siamo venuti qui per sentire parlare
di Croazia in Europa, Fini doveva fare un altro discorso, questo era
il giorno in cui dovevamo onorare i nostri morti'', sono state alcune
delle frasi ripetute dai presenti. (ANSA). PL
10/02/2005 18:34
FOIBE: FINI, ORA C'E' SENSO STORIA COMUNE
(ANSA) - TRIESTE, 10 FEB - ''Ora che la storia e la politica sono su
binari diversi, che non ci sono piu' le ideologie che sostengono la
superiorita' di un popolo sull' altro, c' e' il senso di una storia
comune'': lo ha detto il Ministro degli Esteri, Gianfranco Fini,
intervenendo al Teatro Verdi di Trieste alle celebrazioni della
Giornata del Ricordo. Fini, dando un riconoscimento ''personale e
doveroso a coloro che nell' epoca in cui non c' era una memoria
condivisa e la percezione della tragedia, mantennero alto questo
ricordo'', ha citato in particolare padre Flaminio Rocchi [frate
francescano di estrema destra, noto per dichiarazioni mendaci e
propagandistiche sulla questione della foibe: vedi ad es.
http://italy.indymedia.org/news/2002/11/120892.php - ndCJ] e il
deputato Ferrucio De Michieli Vitturi, esponente delle associazioni
degli esuli. ''Gli esuli - ha proseguito - ebbero in sorte di
subire, accanto al dolore e al terrore, anche l' affronto dell' oblio
e dell' ignavia. Ma onestamente - ha precisato - dobbiamo dare atto
che la societa' e la cultura italiana sono state capaci negli ultimi
tempi di ricucire il filo della memoria''. ''Oggi - ha proseguito -
non c' e' piu' una versione di parte, un' opinione di comodo, una
verita' di destra e una sinistra, ma la verita'''. (ANSA).
BUO/MST 10/02/2005 18:38
ESULI: INCONTRO ITALIA-CROAZIA A FEBBRAIO PER INDENNIZZI
(ANSA) - ZAGABRIA, 10 FEB - Italia e Croazia si incontreranno il
prossimo 17 febbraio a Roma per tentare di definire la questione
degli indennizzi spettanti agli esuli italiani per i beni abbandonati
in Istria, definiti dagli accordi di Osimo del 1975 e dal trattato di
Roma del 1984 ma mai corrisposti. All'incontro parteciperanno il
capo della diplomazia italiana Gianfranco Fini e il sottosegretario
agli esteri croato Hido Biscevic, in quanto il ministro e'
dimissionario. L'esito della riunione non e' per nulla scontato e
non e' detto che si riesca ad arrivare ad una soluzione: da parte del
governo croato, assicura l'ambasciatore italiano Alessandro
Grafini, c'e' ''un'apertura'' e la presa di coscienza che ''bisogna
fare un gesto distensivo''. Allo stesso tempo pero' ''non c'e' una
posizione chiara'' su come affrontare la questione. Solo negli
ultimi anni sono state presentate tra le 2.500 e le 3.000 domande di
risarcimento alla Croazia, da italiani costretti ad abbandonare
l'Istria lasciando li' i loro beni.(ANSA). GUI
10/02/2005 17:33
[Si noti dunque il concreto risvolto economico celato dietro alla
questione dei "crimini commessi contro gli italiani dai partigiani
titini", ndCJ]
FOIBE: PROBABILE INCONTRO PRIMAVERA ITALIA-CROAZIA-SLOVENIA
(ANSA) - ZAGABRIA, 14 FEB - L'incontro trilaterale tra i presidenti
di Italia, Slovenia e Croazia per la 'riconciliazione simbolica' e
per chiudere i dibattiti storici controversi potrebbe realizzarsi in
tarda primavera. Lo ha detto alla radio slovena Ivo Vajgl,
consigliere per la politica estera del presidente sloveno Janez
Drnovsek, citato dall'agenzia di stampa croata 'Hina'. ''I
preparativi sono in corso - ha dichiarato Vajgl - ma non sono ancora
stati stabiliti i luoghi che i presidenti dovrebbero visitare, ne'
l'esatta forma dell'incontro''. Si tratta di un'iniziativa con cui
i tre presidenti vorrebbero simbolicamente chiudere le discussioni e
i dibattiti sulle due guerre mondiali che nello scorso secolo hanno
visto i tre popoli dalle parti opposte, e probabilmente visitare i
luoghi di maggiore sofferenza. Dopo la prima celebrazione lo scorso
10 febbraio in Italia della Giornata della memoria delle foibe e
dell'esodo, in alcuni ambienti politici sloveni si e' detto che
forse non e' ancora arrivato il momento per un simile incontro dato
che da parte italiana, questa parte della storia, viene ancora
strumentalizzata. (ANSA). COR 14/02/2005 19:40
ITALIA-CROAZIA: COLLOQUIO FINI-BISCEVIC OGGI A ROMA
(ANSA) - ROMA, 17 FEB - ''L'Italia guarda con fiducia ad una Croazia
europea e confida nella sua capacita' di affrontare le questioni
bilaterali con spirito costruttivo, in una condivisa ottica europea e
secondo i principii europei, con l'obiettivo di porre le basi per
potere costituire un vero partenariato adriatico''. E' quanto ha
sottolineato oggi - prima di partire per Bratislava - il Vice
Presidente del Consiglio e Ministro degli Esteri Gianfranco Fini
nell'incontro avuto alla Farnesina con il Vice Ministro degli Esteri
della Croazia, Hidajet Biscevic. Lo si e' appreso alla Farnesina dove
si rileva che Biscevic e' in visita a Roma, su invito italiano, per
una serie di colloqui dedicati ai principali temi bilaterali e
regionali e al processo di integrazione della Croazia nelle strutture
europee ed euro-atlantiche. Nell'incontro con Biscevic Fini ha
evidenziato come la piena collaborazione croata con il Tribunale
dell'Aja sia importante anche nell'ottica della prossima apertura dei
negoziati di adesione di Zagabria all'Unione Europea. La visita
di Biscevic a Roma che, oltre al Ministro Fini, ha incontrato il
Sottosegretario Roberto Antonione, ha costituito l'occasione per uno
scambio di valutazioni sulla situazione nei Balcani, su altri temi
della attualita' internazionale, nonche' per una nuova sessione dei
negoziati dedicati al tema dei Beni degli Esuli Italiani. Sono state
inoltre approfondite alcune questioni specifiche, con particolare
riguardo all'accesso al mercato immobiliare per i cittadini dei due
Paesi e alla disciplina delle sepolture civili e militari. In vista
dello sviluppo dei negoziati sui temi sopra evocati - si e' appreso
ancora alla Farnesina - stato anche stilato un documento congiunto
che individua un'agenda articolata per i futuri incontri, da tenersi
in tempi rapidi. (ANSA). RF
17/02/2005 20:27