* Nazismo croato: non solo ultras
* L'Italia alla conquista dell'economia croata
* Gli USA promettono altri aiuti militari alla Croazia; dispute legali
per i crimini croati in Bosnia; e' la BADURINA & ASSOCIATES che cura le
operazioni di "lobbying" della Croazia negli ambienti statunitensi che
contano
* Flashback: Haider in Croazia...


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NAZISMO CROATO: NON SOLO ULTRAS

Gli incidenti che hanno avuto luogo tra ultras del Milan e teppisti
della Dinamo Zagabria, molti dei quali reduci dalla guerra di
"indipendenza" della Croazia, lo scorso 9 agosto a Milano hanno portato
alla ribalta delle cronache l'esistenza dei neonazisti ustascia croati.

Apriti cielo! Come se nessuno sapesse che il nazismo ustascia e' vivo e
vegeto, essendo stato in questi anni uno dei principali strumenti usati
dalla NATO per distruggere la RFSJ ed edificare il nuovo stato
"indipendente" croato filo-atlantico.

*** Tre siti per farsi un'idea di cosa e' il nazismo croato oggi:

USTASA NET - http://www.ustasa.net/
NEZAVISNA DRZAVA HRVATSKA - http://www.hop.hr/
CROAT NETLINK - http://ns.cronet.com/

*** Una "guida" della mafia erzegovese e delle principali formazioni
dello squadrismo ustascia in Bosnia-Erzegovina e' leggibile su:

http://www.egroups.com/message/crj-mailinglist/39
http://www.egroups.com/message/crj-mailinglist/40

*** LA NOSTRA PAGINA SULLA CROAZIA "INDIPENDENTE":

http://www.marx2001.org/crj/hr.html

*** ALCUNI VECCHI ARTICOLI IN INGLESE SUL NEONAZISMO CROATO:

1999: UN CULT-MOVIE PER NEONAZISTI PRODOTTO DALLO STATO CROATO?
Film "In Four Rows" by Jakov Sedlar and Ivan Aralica Missed Chance to
Become Cult Film of European Neo-Nazism
1997: I PADRI FONDATORI (FASCISTI) DELLA CROAZIA INDIPENDENTE
Fascists Reborn as Croatia's Founding Fathers
1995: PERPLESSITA' EBRAICHE SUI RAPPORTI TRA USA E CROAZIA...
Open Letter to Branko Lustig, Producer of a Misunderstanding in
Washington

Li trovate su: http://www.egroups.com/message/crj-mailinglist/421


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> http://www.ecn.org/est/balcani/italia/italia11.htm
>
> Home L'Italia e i Balcani
>
> L'Italia...
> NOTIZIE EST #332 - ITALIA/BALCANI
> est@... 13 giugno 2000
>
> LE BANCHE ITALIANE FANNO ACQUISTI NEI BALCANI
>
> [Seguono due pezzi, uno dal settimanale di
> Zagabria "Nacional" sulla svendita delle banche
> croate, che ha visto in prima fila come
> controparti acquirenti due delle maggiori banche
> italiane, la Comit e la UniCredito, e uno
> sull'importante operazione di acquisto che
> quest'ultima, secondo il settimanale di Sofia
> "Kapital", si appresta a concludere in Bulgaria,
> nonché sui problemi che sta avendo in questo
> paese un'altra azienda italiana, la Marconi. Ai
> due pezzi fa seguito un commento sulla strana
> tempistica delle maggiori operazioni del grande
> capitale italiano nei Balcani - a.f.]
>
> LA SVENDITA DELLE BANCHE CROATE
> di Zeljko Rogosic - ("Nacional", 6 aprile 2000)
>
> [Il settimanale "Nacional" ha pubblicato, oltre
> a quello che segue qui sotto, altri due lunghi
> articoli sulla vendita della Splitska Banka e
> sul suo passato ruolo di finanziatrice, "a fondo
> perso", della cerchia di Pasalic e Kutle,
> rispettivamente uno esponente dell'ala destra
> della HDZ e l'altro miliardario legato a doppio
> filo con il regime di Tudjman, articoli
> pubblicati nel n. 222 del 17 febbraio 2000 e n.
> 224 del 2 marzo 2000 e archiviati nel sito web
> del giornale: http://www.nacional.hr Quando è
> stato pubblicato l'articolo che segue qui sotto,
> l'acquisto della Splitska Banka da parte della
> UniCredito non era ancora stato portato a
> termine - l'affare è stato comunque finalizzato
> poco dopo, il 19 aprile scorso. Data la
> lunghezza dell'articolo, abbiamo tradotto solo
> le parti riguardanti più direttamente le
> operazioni delle banche italiane. Sull'acquisto
> della Privredna Banka da parte della Comit
> segnaliamo il testo del Centro di Iniziativa
> Politica sui Balcani (http://www.ecn.org/cipb)]
>
> [...] Il governo di Ivica Racan non intende
> interrompere la privatizzazione delle banche del
> paese, illegale e altamente dannosa per i conti
> dello stato croato, avviata già dal governo di
> Matesa. Dopo la privatizzazione e la vendita
> delle quote di controllo della Slavonska Banka e
> della Privredna Banka Zagreb, e la recente
> vendita della Rijecka Banka alla tedesca
> Bayerische Landesbank, nonché l'annuncio
> dell'avvio di trattative per la scandalosa
> vendita della Splitska Banka alla banca italiana
> UniCredito di Milano - di cui "Nacional" ha già
> informato in maniera dettagliata l'opinione
> pubblica croata, senza che nessuno smentisse con
> una parola le nostre affermazioni - il danno
> arrecato ai conti dello stato croato ammonta
> ormai oggi a 14 miliardi di kune e continua a
> seguire una tendenza alla crescita. Nessuno si
> inquieta per il fatto che la piccola banca
> triestina Cassa di Risparmio di Trieste abbia
> deciso di acquistare la Splitska Banka
> presentandosi come parte del gruppo bancario
> UniCredito, che non ha mai manifestato nemmeno
> un lontano interesse d'affari riguardo a tale
> acquisto. I sospetti riguardo alla vendita e
> alla strana presa di controllo della Privredna
> Banka sotto il governo della HDZ verrà ora
> completato dalla coalizione di governo con
> un'altra vendita sospetta! Il governo di Racan
> punta unicamente a una soluzione a breve termine
> degli interessi croati, visto che con la somma
> limitata di 200 milioni di marchi che andranno a
> finire nelle casse di stato con la vendita della
> Rijecka Banka e della Splitska Banka, intende
> almeno per un breve periodo di tempo dare
> ossigeno a un bilancio statale eccessivamente
> carico di oneri. Questo desiderio degli
> strateghi del SDP, Slavko Linic e Mate Crkvenac,
> sarebbe del tutto comprensibile se in origine la
> politica della HDZ e la strategia di svendita
> delle proprietà croate avviata dal governo
> Matesa non avessero dato luogo al saccheggio più
> grande mai visto fino a oggi in Croazia. Secondo
> i dati della Banca Nazionale Croata, per il
> risanamento e le operazioni di salvataggio della
> banche croate in stato di fallimento o portate
> sull'orlo della bancarotta, sono stati spesi 48
> miliardi di kune, che hanno pagato di loro tasca
> i contribuenti croati. Per il risanamento della
> banche in bancarotta, il cui capitale è
> chiaramente diventato di proprietà dei magnati
> croati, sono stati prelevati dal bilancio
> statale, quindi, sei miliardi di dollari [...]
> [pari a] un terzo del prodotto interno lordo. Ma
> con la vendita della Privredna Banka alla
> italiana Comit, della Slavonska Banka
> all'austriaca Hypo Banka, della Rijecka e della
> Istarska alla tedesca Bayerische Landesbank e
> della Splitska Banka all'italiana UniCredito, il
> bilancio statale croato incasserà solamente 3,6
> miliardi di kune. La sproporzione tra i soldi
> stanziati per il risanamento e ciò che secondo
> le promesse dei politici dovrebbe tornare sotto
> forma di entrate dalle privatizzazioni delle
> banche è grande. Con il modello dominante della
> privatizzazione delle banche a ogni costo, la
> Croazia perderà milioni di marchi e sarà l'unico
> stato del mondo il cui governo ha organizzato e
> messo in atto una svendita a prezzi minimi delle
> proprie banche. Grazie a una tale
> privatizzazione, nelle casse dei cosiddetti
> partner e investitori strategici esteri vengono
> riversate decine di miliardi di kune dal
> bilancio statale croato. Gli appelli, le
> informazioni e la documentazione fatti pervenire
> alle più alte cariche del Governo,
> l'avvertimento formulato pubblicamente che con
> la vendita della Rijecka, e in particolare con
> la vendita criminale della Splitska Banka si
> arreca, e prosegue, un vero e proprio colpo
> contro il bilancio statale e la stabilità
> finanziaria dello stato, non hanno dato alcun
> risultato. Il governo ha deciso di chiudere gli
> occhi di fronte ai fatti. Esso non ha nemmeno
> sottoposto a riesame l'offerta della UniCredito
> per l'acquisto della Splitska Banka, anche se è
> evidente che nei preparativi per la sua
> privatizzazione sono stati compiuti anche gravi
> atti penali. Nel governo croato si è creata
> l'immagine fantastica che la vendita
> "salvatrice" della Splitska Banka agli italiani
> sia l'unica soluzione.
>
> IL MODELLO DELLA HDZ
> Il modello della HDZ per la vendita delle banche
> statali è stato illustrato alla fine del 1998
> dall'allora premier Zlatko Matesa. Egli ha
> annunciato che nella prima fase di
> privatizzazione sarebbe stato venduto solo il 25
> per cento della Rijecka Banka e il 36 per cento
> della Privredna Banka e della Splitska Banka, e
> che lo stato avrebbe continuato a esserne
> l'azionista di maggioranza. Chissà per decisione
> di chi, e comunque senza copertura e motivi
> finanziari effettivi, gli investitori esteri
> oggi controllano praticamente quote di
> maggioranza in tutte le banche croate
> privatizzate. La Hypo Banka, che ha comprato il
> relativo pacchetto azionario dalla EBRD (la
> Banca Europea per il Rinnovo e lo Sviluppo),
> controlla il 75 per cento del capitale della
> Slavonska Banka, la Comit detiene il 66,3 per
> cento della Privredna Banka e la BLB e la
> UniCredito riceveranno in dono rispettivamente
> il 66 e il 65 per cento della Rijecka Banka e
> della Splitska Banka. Con la vendita della
> Privredna Banka alla Comit alla fine dell'anno
> scorso è stato direttamente inaugurato il
> modello di svendita delle banche croate. Tale
> modello è stato portato alla perfezione con la
> prevista vendita della Splistka Banka, a quanto
> si dice, alla milanese UniCredito per il tramite
> della piccola Cassa triestina, vendita della
> quale "Nacional" ha esaurientemente scritto
> alcune settimane fa. Per il pacchetto di
> maggioranza della Privredna Banka la Comit ha
> pagato 660 milioni di marchi, ovvero due
> miliardi e 440 milioni di kune, una cifra che
> [l'allora] ministro delle finanze Borislav
> Skegro aveva valutato di fronte all'opinione
> pubblica come un affare eccezionale. Ma la HDZ e
> Skegro hanno dimenticato di dire che con la
> vendita della Privredna Banka i danni per il
> bilancio statale sono stati di alcune volte
> maggiori. Anche la Privredna Banka [come la
> Rijecka Banka] ha risanato il proprio bilancio,
> vale a dire che ha trasferito il proprio
> portafoglio di crediti inesigibili per un valore
> di non meno di 2,5 miliardi di kune, all'Agenzia
> statale per il risanamento delle banche (DAB). A
> nome dello stato, la DAB si è impegnata a pagare
> alla banca, cioè al suo nuovo proprietario, nel
> corso dei prossimi sette anni e con un interesse
> del 6,5 per cento, attingendo al bilancio
> statale, una somma di entità identica. Solo con
> questa operazione, il partner strategico
> italiano ha compensato le spese effettuate e
> inoltre, sulla base degli interessi, ha
> guadagnato come minimo mezzo milione di kune. Ma
> con l'acquisto della Privredna Banka da parte
> della Comit è stato acquisito anche il diritto a
> obbligazioni croate per 3,2 miliardi di kune
> emesse al fine del risanamento della banca, che
> recano un interesse del 7,5 per cento, nonché il
> diritto a un miliardo e 460 milioni di kune di
> obbligazioni statali emesse al fine della
> ricapitalizzazione della banca, che hanno una
> scadenza a 15 anni a cominciare dal 1 luglio
> 1997, con un interesse del 5 per cento, il tutto
> insieme a una clausola valutaria. Quindi, la
> Comit ha pagato per la Privredna Banka 2,4
> miliardi di kune e, solo a fronte delle
> obbligazioni basate sul bilancio statale croato,
> otterrà 4,6 miliardi di kune.
>
> LA PRIVATIZZAZIONE DANNOSA
> Ma non è tutto. Lo stato si è preso carico anche
> dei debiti della Privredna Banka conseguenti ai
> crediti contratti dalla banca all'estero e pari
> a 346 milioni di dollari, ovvero 2,7 miliardi di
> kune. Quindi alla Comit verranno pagati dal
> bilancio statale croato, e questo senza tenere
> conto del valore del portafoglio e dei crediti
> inesigibili trasferiti allo stato, ben 7,3
> miliardi di kune. La "vendita", o meglio il dono
> della Privredna Banka è stato un modello
> esemplare di come effettuare la privatizzazione
> di una banca con esiti dannosi per la Croazia.
> Il minimo che in questo saccheggio del bilancio
> statale e in questa svendita di banche statali
> poteva fare il governo di Racan sarebbe stato di
> mostrare una specifica delle quote e dei crediti
> inesigibili che la Privredna Banka ha trasferito
> allo stato, in modo tale da rendere pubblico
> quante obbligazioni nei confronti della Comit si
> è assunto lo stato croato. Per esempio, allo
> stato è stata trasferita la quota del 63 per
> cento che la Privredna Banka detiene nella
> Jadroplov di Split, per un valore di 400 milioni
> di kune - i debiti che si è così assunto lo
> stato sono pari a 80 milioni di dollari e sono
> identici ai valori delle proprietà. Si ritiene
> che oltre alla Jadroplov, tra i debiti assunti
> dallo stato ci siano anche la Ina, la Kutina e
> molte altre imprese e quindi per ora si può solo
> intuire quanti siano i crediti inesigibili e non
> pagati della Privredna Banka trasferiti a onere
> del bilancio statale. Se non vogliono mettere a
> tacere il più grande scandalo statale, il
> governo e la DAB devono rendere pubblico ai
> contribuenti l'accordo sul trasferimento allo
> stato delle quote e dei crediti inesigibili
> della Privredna Banka, della Rijecka Banka e
> della Splitska Banka, perché sono tenuti a
> farlo. Il governo dovrebbe rispondere alla
> domanda del perché la Privredna Banka è stata
> comprata attraverso la filiale lussemburghese
> della Comit e in quali rapporti è tale filiale
> con la sede centrale del nuovo proprietario di
> maggioranza della Privredna Banka, del quale si
> segnala che è un membro del "Gruppo Intesa", il
> maggiore gruppo finanziario italiano.
> Bisognerebbe rispondere chi è veramente il nuovo
> proprietario della Privredna Banka, se si tratta
> di cittadini italiani o croati, qual è il ruolo
> di alcuni ex ministri croati in tutto questo e
> perché la Comit ha acquistato la Privredna Banka
> con una linea di credito in features che,
> mediante un indebitamento sul mercato locale dei
> capitali, è stata procurata dalla filiale
> brasiliana della Comit. L'elenco delle quote e
> dei crediti inesigibili della Splitska Banka
> trasferiti allo stato, per un valore di 1,166
> milioni di kune, è noto a "Nacional", che lo
> possiede. Alla DAB sono state trasferite quote
> bancarie senza valore in residenze turistiche
> (629 milioni di kune), crediti inesigibili (345
> milioni di kune), imprese con enormi perdite
> (Plodina, Slobodna Dalmacija, Dalmacijavino),
> crediti nei confronti di imprese che sono in
> bancarotta (Tisak, Jadrantekstil, Mornar). In
> cambio di tutto ciò, lo stato è tenuto a pagare
> alla Splitska Banka 687 milioni di kune. Quello
> che non sapevamo ce lo ha raccontato Tomo
> Bolotin, in un'intervista su commissione alla
> rivista d'affari "Banka", con la quale ha
> cercato assolutamente senza successo di smentire
> il testo pubblicato da "Nacional". Bolotin
> ammette che il partner italiano ha ordinato il
> risanamento del bilancio della banca, che
> l'accordo con la DAB è effettivamente
> un'obbligazione contrattuale a sette anni con
> interessi del 6,5 per cento insieme alla
> clausola valutaria. Questo significa che
> l'obbligazione dello stato non è più la
> restituzione al proprietario della banca di 687
> milioni di kune, ma la stessa somma maggiorata
> di 150 milioni di kune per interessi. [...] Le
> residenze turistiche non sono più proprietà
> della Splitska Banka, bensì dello stato, ma nei
> libri della banca vengono ancora registrati
> stanziamenti approvati destinati a tali imprese
> per un valore di 140 milioni di marchi, ovvero
> 570 milioni di kune. Si tratta di crediti
> "vivi", che la banca ha assicurato mediante
> ipoteca sugli immobili, ma, ammette lo stesso
> Bolotin, anche con garanzie che devono essere
> pagate dallo stato alla prima richiesta.
>
> Quindi con l'operazione di risanamento del
> bilancio grazie all'"eccellente" vendita alla
> UniCredito lo stato non ha la possibilità di
> vendere gli alberghi, perché il nuovo
> proprietario ha registrato un'ipoteca su di essi
> e garanzie da pagarsi alla prima richiesta.
> Dunque, oltre ai 687 milioni di kune
> contrattuali, oltre ai 150 milioni di kune di
> interessi, oltre ai 1,193 miliardi di
> obbligazioni della Croazia, oltre alle proprietà
> della Splitska Banka per il valore di 137
> milioni di kune, il nuovo proprietario della
> Splitska Banka otterrà anche 570 milioni di kune
> di crediti approvati per il turismo con garanzie
> del governo croato, cosa che finora ancora non
> sapevamo. I nuovi dati dicono che con la
> svendita delle proprietà croate e l'acquisto
> della Splitska Banka, UniCredito guadagnerà due
> miliardi e 588 milioni di kune. [...]
>
> Rimane l'amaro sapore del dovere prendere atto
> che, per mettere delle pezze temporanee al
> bilancio, il governo di Racan ha amnistiato la
> politica della HDZ e copre tutte le mancanze, le
> illegalità e gli affari dubbi nella politica
> creditizia delle banche. In tal modo vengono
> amnistiati dalle loro responsabilità tutti i
> consigli di amministrazione e i collegi di
> controllo che sono sempre stati al servizio dei
> più grandi magnati. Se si apre il caso della
> Splitska Banka, bisognerà farlo anche con la
> Privredna Banka e questo per il governo,
> evidentemente, sarebbe un peso troppo grosso
> [...].
>
> LA UNICREDITO E LA BULGARIA
> La banca milanese UniCredito non limita i suoi
> interessi di acquisto alla Croazia. Nelle scorse
> settimane è stato annunciato dal viceministro
> bulgaro Zotev che la UniCredito è stata
> selezionata dal governo per l'acquisto della
> Bulbank, la maggiore banca bulgara. La
> UniCredito ha presentato un'offerta in consorzio
> con la tedesca Allianz AG, che tuttavia
> partecipa in misura minima (5%) all'operazione
> di acquisto. Il contratto dovrà essere
> finalizzato entro la fine di giugno e finora
> sono ignoti i dettagli dell'operazione, anche se
> secondo dati non ufficiali citati dal
> settimanale economico "Kapital" (n. 19, maggio
> 2000) la cifra offerta da UniCredito/Allianz
> sarebbe di 350 milioni di euro che, sempre
> secondo il settimanale, rappresenterebbero una
> cifra maggiore rispetto a quanto prevedeva di
> incassare il governo bulgaro, che l'anno scorso,
> per bocca del ministro delle finanze Radev,
> aveva detto di attendersi di incassare 300
> milioni di dollari. La quota acquistata dal
> consorzio guidato dalla UniCredito sarà comunque
> di controllo, ma non ne è ancora nota l'esatta
> percentuale - l'ente venditore, la Società di
> consolidazione bancaria bulgara, detiene il 98%
> delle azioni, ma è possibile che una quota di
> circa il 9-10% venga riservata ai dirigenti e ai
> dipendenti della banca. Secondo altre
> informazioni non ufficiali citate da "Kapital"
> la UniCredito sarebbe stata disposta a pagare
> una somma ancora maggiore per la Bulbank se
> fosse stata prescelta anche per l'acquisto della
> OBB, la terza banca bulgara in ordine di
> grandezza. Per quest'ultima, tuttavia, sembra
> che il governo bulgaro sia orientato a dare la
> preferenza alla Banca Nazionale Greca, secondo
> indiscrezioni dell'agenzia Reuters riportate da
> "Kapital" (n. 21, maggio 2000). La banca greca
> sarebbe disposta a pagare 240 milioni di euro,
> un cifra decisamente maggiore rispetto alle
> offerte degli altri contendenti, la Piraeus Bank
> SA e la UniCredito. Nel caso della Bulbank, la
> cui privatizzazione, a differenza di quella
> della OBB, è stata oggetto di una procedura il
> cui esito è stato ufficializzato, la UniCredito
> aveva battuto la Canovas Consortium SA, formata
> da capitali della famiglia greca Vardinojanis e
> della banca francese Credit Agricole Indosuez.
> Il prezzo che pagherà la UniCredito potrebbe
> comunque variare di molto in funzione della
> decisione della banca di avvalersi dello schema
> "debito contro proprietà" concordato l'anno
> scorso tra il governo italiano e quello bulgaro,
> con il quale i debiti (124 milioni di marchi) di
> due banche bulgare nei confronti della
> assicuratrice italiana SACE sono stati
> trasformati in debito statale, che la Bulgaria
> può rimborsare con quote di aziende da
> privatizzare. Da parte sua, la Canovas SA si è
> immediatamente lamentata di irregolarità nella
> gara e ha rilasciato una serie di dichiarazioni
> dalle quali risulta chiaro che effettuerà lavoro
> di lobby in parlamento per ottenere una
> revisione delle varie offerte. Se andrà in
> porto, questo sarà solo l'ultimo della serie di
> acquisti effettuati dalla UniCredito nell'Europa
> Orientale: oltre alla Splitska Banka (si veda
> sopra), la banca milanese ha di recente
> acquistato una quota di controllo della Pekao
> Bank SA, la seconda banca polacca, per più di un
> miliardo di dollari.
>
> Meno fortunata è stata la genovese Marconi
> Communications, affiliata italiana della General
> Electrics, che si era aggiudicata in Bulgaria
> alla fine del 1998 un importante contratto da 58
> milioni di dollari per la costruzione di un
> sistema di comunicazioni militari conforme agli
> standard NATO, dopo un'opera di lobby degli
> allora primo ministro Prodi e ministro della
> difesa Andreatta (si veda "La Marconi e i
> miliardi bulgari per la NATO" di Momcil Milev,
> in "Notizie Est" #96 del 22 ottobre 1998). Il
> ministero della difesa bulgaro (dopo il recente
> cambio ai vertici di quest'ultimo in seguito al
> rimpasto di governo del dicembre scorso) ha
> rescisso il contratto con l'azienda italiana,
> asserendo il mancato rispetto da parte di
> quest'ultima di alcune clausole contrattuali. La
> Marconi, da parte sua, ha affermato che la
> decisione è dovuta a "motivi interni" della
> Bulgaria. La rottura di questo contratto pone
> problemi non indifferenti al governo bulgaro: da
> una parte, metà del prezzo era già stato pagato
> a fronte della consegna di strumentazioni e pare
> che ora la parte bulgara intenda chiedere un
> difficilmente ottenibile rimborso, dall'altra la
> Bulgaria rischia ora di non essere pronta per
> una serie di appuntamenti del suo processo per
> l'adesione alla NATO. Nel 1998 la Marconi aveva
> vinto il concorso battendo la svedese Ericsson e
> la tedesca Daimler-Benz. La procedura era stata
> seguita da alcune dimissioni all'interno del
> ministero della difesa bulgaro, che alcuni
> organi di stampa di Sofia avevano messo in
> collegamento con l'assegnazione del contratto
> alla Marconi (da "Pari", 4 maggio 2000)
>
> COMMENTO: LA STRANA TEMPISTICA DEGLI
> INVESTIMENTI ITALIANI NEI BALCANI
> di Andrea Ferrario
>
> Sarà un caso, ma la scelta dei tempi di
> intervento da parte del grande capitale italiano
> nei Balcani sembra ricalcare un modello ben
> preciso che si ripete a più riprese: laddove c'è
> un regime autoritario o un'oligarchia in crisi,
> il più delle volte si trova anche un'azienda
> italiana pronta a riversare centinaia di
> miliardi nelle loro casse (beninteso, facendo
> molta attenzione ai propri interessi). E'
> avvenuto così con la privatizzazione della
> Telekom serba nel 1997, che ha visto l'italiana
> STET "finanziarie" indirettamente il bilancio
> del regime di Belgrado con centinaia di miliardi
> nel momento in cui le casse dello stato serbo
> erano vuote e gli oligarchi di Milosevic si
> preparavano alla resa dei conti in Kosovo. E'
> avvenuto così ancora una volta nel dicembre
> scorso, quando la Comit ha trattato e concluso
> con il ministro Skegro, uomo di Tudjman e
> corresponsabile con quest'ultimo della
> catastrofe economica del paese, un affare da
> centinaia di miliardi che ha nei fatti aiutato,
> non i croati, ma l'oligarchia
> politico-finanziaria del regime, a rendere più
> "indolore" il passaggio dei poteri dopo la morte
> di Tudjman, a scapito dei lavoratori del paese
> (si vedano nell'articolo di "Nacional" i costi
> del risanamento delle banche di svariate volte
> superiori agli introiti generati dalla loro
> successiva vendita) e questo al di fuori di ogni
> controllo democratico (l'affare è stato concluso
> quando il parlamento era sciolto, in attesa
> delle elezioni). Il modello si replica poi in
> buona parte, anche se in un contesto politico
> diverso, con il recente acquisto, sempre in
> Croazia, della Splitska Banka da parte della
> UniCredito. Anche la "variante bulgara", pur
> nella sua diversità contestuale, rimane analoga
> nella sostanza: l'offerta e il probabile accordo
> finale della UniCredito per l'acquisto della
> Bulbank arrivano nel momento in cui il regime di
> Sofia è in piena crisi, travagliato da violente
> lotte intestine e in preda a paranoici timori
> "golpisti", in un'atmosfera che ricorda quella
> che regnava nel regime di Tudjman mentre andava
> verso la disfatta (e anche qui, come scrive il
> settimanale "Kapital" [n. 22, giugno 2000] in
> edicola la settimana scorsa, si apre la
> possibilità che, grazie a una recente operazione
> della Bulbank ancora statale, la Bulbank
> "italianizzata" riesca in futuro a mettere le
> mani sugli attivi della Parva Castna Banka, la
> ex maggiore banca bulgara, fallita anni fa per
> malversazioni con esiti disastrosi per
> l'economia del paese). Anche gli affari che non
> sono andati bene, come il contratto della
> Marconi con il governo bulgaro, sono indicativi
> del contesto in cui si svolgono gli affari:
> l'accordo, siglato nell'inverno '98, è stato
> disdetto nei mesi scorsi, poco dopo un
> avvicendamento ai vertici del ministero della
> difesa bulgaro in seguito alla "purga" messa in
> atto dal premier Kostov e con la quale sono
> state emarginate importanti lobby
> politico-finanziarie (a vantaggio di altre).
> Quello che rimane più esemplare, tuttavia, di
> questo affare è il fatto che il governo bulgaro
> si sia impegnato a stanziare cento miliardi per
> la costruzione di un sistema di
> telecomunicazioni militari il cui unico scopo è
> quello di facilitare le operazioni NATO
> nell'area, mentre nel paese la disoccupazione
> continua a fare balzi in avanti e sono decine di
> migliaia i lavoratori che non ricevono lo
> stipendio da mesi e, in alcuni casi, anche da
> anni. Anche in questo caso, il capitale italiano
> è stato subito presente all'appello.

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GLI USA PROMETTONO ALTRI AIUTI MILITARI ALLA CROAZIA

U.S. Promises To Increase Military Aid To Croatia
WASHINGTON, Aug 9, 2000 -- (Agence France Presse) The United States on
Tuesday signaled its readiness to increase military aid to Croatia and
help the country's new reformist government strengthen its ties with
NATO.
"It's on the way up, and it's up from basically zero the year before,"
said Defense Department spokesman Kenneth Bacon.
The current amount of US military aid to Croatia is less than one
million dollars, according to the Pentagon.
The comment came after US Secretary of Defense William Cohen hosted at
the Pentagon a full honors arrival ceremony for Croatian President Stipe
Mesic and Prime Minister Ivica Racan.
During their visit to Washington, the two leaders were expected to
discuss a broad array of cooperation projects designed to bolster
Croatia's economy and its standing in the international community.
"We see this visit as an important step in strengthening the growing
cooperation between the United States and the Republic of Croatia in the
wake of that country's democratic transition," State Department
spokesman Richard Boucher said.
Topics during a lunchtime discussion at the Pentagon included Croatia's
role in the Partnership for Peace program, created in 1994 to establish
cooperation and security partnerships between NATO and former Eastern
Bloc countries.
This is Mesic's first visit to the Pentagon as president, said Bacon.
Mesic and Cohen discussed an assessment by US officials on how best to
reform the Croatian military, according to the spokesman.
"They also talked about Croatia's steps toward civilian control of the
military," he added.
Croatia "has taken a big step forward to democracy which we're
encouraging," Bacon said. ((c) 2000 Agence France Presse)

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PROBLEMINI LEGALI PER LA CROAZIA
A CAUSA DEI CRIMINI COMMESSI IN BOSNIA...

http://washingtonpost.com/cgi-bin/gx.cgi/AppLogic+FTContentServer?pagename=wpni/print&articleid=A27787-2000Jun30

D.C. Lawyer in Dispute With Croatia

By R. Jeffrey Smith
Washington Post Foreign Service
Saturday , July 1, 2000 ; A18

ZAGREB, Croatia –– Top Croatian ministers looked to a Washington
attorney for advice in recent
years as they weighed demands from the international war crimes tribunal
for information about
alleged atrocities committed by Croatian troops in the 1991-95 Bosnian
war...

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BADURINA & ASSOCIATES: PUBLIC RELATIONS PER SFASCIARE UN PAESE

Below you will find a page from the Badurina and Associtates site. This
PR
firm partly is responsible for the creation and speard of anti-Serb
hatred
and racism among US Congressmen.
The link goes to a page which list those Congressmen backing anti-Serb,
racist actions through NATO.
If you are a Serb, consider these people your enemy!
Hummm. . .

http://www.dalmatia.net/croatia/badurina/us_backs_croatia.htm

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"Il Manifesto" del 24 Maggio 2000

Haider al palio dell'anello

CROAZIA
L'invito al leader razzista corona l'offensiva di destra
GIACOMO SCOTTI

Continua in Croazia l'offensiva dell'estrema destra che ha
lo scopo dichiarato di seminare il caos nel paese governato
dalla coalizione di centrosinistra. Tutte le occasioni sono
buone. Ieri è stato annunciato che il leader degli
xenofobi-liberali austriaci e governatore della Carinzia
Jorg Haider sarà "ospite d'onore" al 285esimo Palio
dell'Anello: il più celebre torneo cavalleresco della zona
che si corre ogni anno ad agosto dal 1715 nella cittadina
croata di Sinj (retroterra della Dalmazia). La competizione
dei cavalieri in uniformi settecentesche che galoppano
lancia in resta per centrare un anello di ferro ebbe dal
1990 al 1999 per supremo "carambascià" il defunto Franjo
Tudjman. Gli organizzatori, come dimostra l'invito,
accettato, a Haider e da questi accettato sono ancor sempre
estremisti di destra che vorrebbero trasformare l'edizione
2000 in raduno di filonazisti decisi a sferrare un ennesimo
colpo al governo post-tudjmaniano. Il pretesto per invitare
Haider a Sinj è stato trovato nella tradizione popolare
secondo la quale nel villaggio di Pribude, sulle pendici
del monte Svilaja, a una trentina di chilometri da Sinj,
vivono gli Haider croati. Un Haider austriaco, ufficiale
dell'esercito asburgico, dopo la prima guerra mondiale
decise di ritirarsi sul monte dove mise famiglia; i suoi
discendenti stanno ancora lassù.
L'annunciata presenza di Jorge Haider in Croazia è
un'ennesima provocazione, naturalmente, ma preoccupa il
fatto che il governo di Zagabria - condizionato dalla
presenza dei social-liberali di Budisa che non nascondono
la loro parentela con l'Hdz, il loro orientamento
nazionalistico e l'avversione agli antifascisti - lascia
ampi spazio alle sfide dei movimenti estremisti capeggiati
da Anto Djapic, Ivan Gabelica, Mladen Schwartz, Lioyic ed
altri caporioni neonazisti che sono riusciti, anche col
sostegno della destra accadizeta, a mobilitare in più
occasioni parte dei reduci della "guerra patriottica".
Negli ultimi 100 giorni, quasi ogni giorno, i neoustascia
croati, legati alla criminalità organizzata ed a schegge
deviate dei servizi segreti, hanno organizzato provocazioni
fino al tentativo di golpe. Ricordiamone alcune.
A Veljun, nella seconda guerra mondiale gli ustascia
massacrarono 520 civili di etnia serba: lì i neoustascia
hanno impedito agli ex partigiani di deporre corone sul
monumento che ricorda quelle vittime, hanno devastato il
monumento e una donna - fra gli applausi delle camicie nere
- si è calata le mutandine urinando sull'ossario; al
danneggiamento hanno preso parte cinque ufficiali
dell'esercito, ma la polizia ha lasciato fare.
In più comizi, il capo delle camicie nere Djapic ha
minacciato di far scorrere il sangue se i profughi serbi
dovessero tornare alle loro case e pretendessero di
prenderne possesso; il governo non ha reagito. Nella Piazza
dei martiri antifascisti a Zagabria, ribattezzata da
Tudjman "Piazza dei Grandi croati", gli ustascia hanno
aggredito e bastonato gli ex partigiani venuti per
celebrare la Giornata della vittoria sul fascismo; la
polizia ha lasciato fare.
A Bleiburg, in Austria, diverse migliaia di nostalgici
ustascia croati hanno celebrato la "giornata delle vittime"
commemorando con discorsi filonazisti i camerati caduti il
15 maggio '45. A quella manifestazione hanno portato il
saluto e l'adesione del Governo croato, ben tre ministri e
il vicepresidente del Parlamento, tutti social-liberali.
Uno di essi ha detto che "l'esercito partigiano non fu il
nostro esercito", aggiungendo che l'odierna Croazia
indipendente "è nata sulle ossa di questi caduti".
E non si contano le manifestazioni di protesta, organizzate
dai neoustascia, che si susseguono a Gospic, a Spalato, a
Zagabria, a Vukivar a difesa dei criminali di guerra,
contro le "interferenze" del Tribunale internazionale
dell'Aja. Ecco: impedire le indagini sulle stragi in
Croazia, impedire la consegna al tribunale dell'Aja degli
autori di quei crimini; impedire il rientro dei profughi
serbi cacciati dalla Croazia con la pulizia etnica dal 1991
al 1995; impedire la costruzione della democrazia e la
liquidazione delle strutture dell'ex regime; destabilizzare
il paese: questi sono gli obiettivi dei neoustascia e dei
loro alleati in questa sfrenata catena di provocazioni.
Un'esigua minoranza, infiltrata nei più delicati tessuti
dello stato, cerca di gettare la Croazia nel disordine, di
provocare una nuova guerra civile; una minaccia anche per i
paesi vicini dell'aera balcanico-adriatica. L'Europa, e
l'Italia in primo luogo, non può chiudere gli occhi.


--------- COORDINAMENTO ROMANO PER LA JUGOSLAVIA -----------
RIMSKI SAVEZ ZA JUGOSLAVIJU
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