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Subject: [icdsm-italia] PROCESSO MILOSEVIC: UN "PROCESSO ALLE INTENZIONI"
Date: March 11, 2006 8:46:01 PM GMT+01:00
Riportiamo di seguito un saggio pubblicato nel libro:
IN DIFESA DELLA JUGOSLAVIA.
IL J'ACCUSE DI SLOBODAN MILOSEVIC DI FRONTE AL "TRIBUNALE AD HOC" DELL'AIA
Zambon Editore (Frankfurt, 2005)
240 pagine, 10 euro, ISBN 88-87826-33-1
(VEDI IN FONDO PER L'INDICE ED ALTRE INFORMAZIONI)
Il testo risale alla scorsa estate.
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Processo Milosevic: un "processo alle intenzioni"
a cura di ICDSM-Italia (Sezione Italiana del Comitato Internazionale
per la Difesa di Slobodan Milosevic)
Con il discorso che in questo libro riproduciamo, il 31 agosto 2004 ha
avuto inizio la fase detta della "difesa" nel "processo" intentato
contro Slobodan Milosevic (1) presso il "Tribunale ad hoc per i
crimini commessi sul territorio della ex Jugoslavia" dell'Aia, in
Olanda - abbreviato: TPIJ. (2)
Al Presidente Milosevic sono stati concessi solo 150 giorni "netti"
per la presentazione della sua difesa: solo la metà del tempo usato
dalla "accusa" per i tre "capi di imputazione" - per le guerre in
Croazia, in Bosnia ed in Kosovo. Mentre scriviamo, il "processo di
difesa" è in pieno svolgimento; la sua conclusione è all'incirca
prevista per la primavera 2006; il "verdetto" dovrebbe seguire di
alcuni mesi.
Già nel corso della fase "della accusa", comunque, è risultato
evidente come, il "processo", non riuscendo di fatto a dimostrare la
colpevolezza dell'ex presidente, sia un clamoroso fallimento e dunque
motivo di estremo imbarazzo e preoccupazione per gli sponsor del TPIJ.
Contro Milosevic il "tribunale" ha infatti usato ogni mezzo di
pressione politica, mediatica e fisica (a causa del suo stato di
salute e di cure inappropriate): malgrado tutto ciò, gli accusatori ed
i giudici non sono riusciti spezzare la difesa di Milosevic.
La natura del "Tribunale ad hoc"
Il caso del TPIJ chiarisce molto bene la collateralità di certe
neonate istituzioni penali internazionali ai progetti egemonici dei
paesi imperialisti. Il TPIJ è stato fondato nel 1993 dal Consiglio di
Sicurezza delle Nazioni Unite per l'insistenza di Madeleine Albright
(3). Il normale canale per creare un Tribunale come questo, come a suo
tempo ha puntualizzato lo stesso Segretario Generale dell'ONU, avrebbe
dovuto essere "un Trattato Internazionale stabilito ed approvato dagli
Stati Membri che avrebbero permesso al Tribunale di esercitare in
pieno nell'ambito della loro sovranità". (4) Tuttavia, Washington ha
imposto un'interpretazione arbitraria del Cap.VII della Carta delle
Nazioni Unite, che consente al Consiglio di Sicurezza di prendere
"misure speciali" per restaurare la pace in sede internazionale.
Perciò il "Tribunale ad hoc" è una struttura illegittima e para-legale.
Esso è finanziato dai paesi della NATO, e soprattutto dagli USA (5),
in maniera diretta oltreché attraverso l'ONU, ma anche da altri paesi
non proprio neutrali nella problematica jugoslava, come l'Arabia
Saudita, nonché da enti "non-governativi" e personaggi "privati", come
George Soros. Per farsi una idea di quali forze muovano questa
istituzione para-legale da dietro le quinte, è forse sufficiente
guardare ai curricola di alcuni dei protagonisti. L'attuale presidente
del "Tribunale ad hoc", Theodor Meron, già ambasciatore di Israele in
Canada (sic), era stato nient'altro che l'inviato di Bill Clinton
alla Conferenza di Roma per la istituzione del Tribunale Penale
Internazionale (TPI), nel 1998: fu cioè il principale responsabile del
sabotaggio, da parte USA, della istituzione di un TPI che fosse
realmente super partes ed avesse competenze generali - non solo "ad
hoc" per la Jugoslavia o per il Ruanda... La "procuratrice" Carla Del
Ponte, dal canto suo, è da tempo al centro di polemiche in Svizzera
per lo strano modo con cui ha condotto importanti inchieste, ad
esempio quella sul narcotrafficante Escobar junior; si veda anche la
clamorosa intervista rilasciata a Jürgen Elsässer dal testimone-chiave
nella vicenda Mabetex/Pacolli, Felipe Turover, che ha accusato la Del
Ponte di avere insabbiato l'inchiesta e di aver messo a repentaglio la
vita dei testimoni. (6)
Il sostegno della NATO al TPIJ è particolarmente indicativo delle vere
finalità di questa struttura para-giudiziaria. Secondo Jamie Shea,
portavoce della NATO durante la aggressione di questa contro la
Repubblica Federale di Jugoslavia (RFJ) nel 1999, "la NATO è amica del
Tribunale, è la NATO che detiene per conto del Tribunale i criminali
di guerra sotto accusa... Sono i paesi della NATO che hanno procurato
i fondi per istituire il Tribunale, noi siamo tra i più grandi
finanziatori." (7) Oltre ad attestare il sostegno finanziario e la
"amicizia" della NATO - proprio mentre questa bombardava i convogli di
profughi ed il petrolchimico di Pancevo - Jamie Shea rivendica dunque
ad essa il ruolo di "polizia giudiziaria". La quale, come s'è visto in
decine di occasioni, specialmente in Bosnia ma anche nel caso di
Milosevic, opera attraverso colpi di mano e rapimenti, nel corso dei
quali alcuni "sospetti" sono stati persino uccisi - mentre diversi
serbi-bosniaci detenuti all'Aja sono deceduti per presunti infarti e
suicidi.
Il "Tribunale ad hoc" dell'Aja ha sistematicamente dichiarato il non
luogo a procedere per le documentate accuse di crimini di guerra mosse
da varie parti alla NATO.
La sproporzione tra le incriminazioni nei confronti di esponenti serbi
rispetto a quelle di croati, kosovari albanesi e bosniaci musulmani,
responsabili di gravi crimini, è resa evidente dai numeri. (8) Ancor
più evidente è il fatto che dei tanti "imputati", gli unici con
responsabilità eminentemente politiche siano appartenenti alla parte
serba - Milosevic, Milutinovic, Karadzic - mentre i leader delle
fazioni secessioniste sono stati tutti indistintamente "risparmiati"
nonostante (ad esempio) i loro torbidissimi trascorsi. (9)
La "giustizia" del "Tribunale ad hoc" è dunque quella di una parte in
causa contro l'altra: il contrario esatto del super partes. Il TPIJ,
analogamente al famigerato Tribunale Speciale dell'Italia fascista, è
uno strumento politico totalmente sotto controllo dei vincitori, cioè
degli aggressori, devastatori ed invasori della Jugoslavia.
Noti giuristi e commentatori hanno spiegato come, nel suo
funzionamento, il TPIJ violi tutti i principi del diritto
internazionale. In sostanza, esso non rispetta la separazione dei
poteri, né la parità fra accusa e difesa, né tantomeno la presunzione
di innocenza finché non si giunge ad una condanna: la regola 92 del
TPIJ stabilisce che le confessioni siano ritenute credibili, a meno
che l'accusato possa provare il contrario, mentre in qualsiasi altra
parte del mondo l'accusato è ritenuto innocente fino a quando non sia
provata la sua colpevolezza. Il TPIJ formula i propri regolamenti e li
modifica su ordine del Presidente o del Procuratore, assegnando ad
essi carattere retroattivo: attraverso una procedura totalmente
ridicola, il Presidente può apportare variazioni di sua propria
iniziativa e ratificarle via fax ad altri giudici (regola 6). Il
regolamento stesso non contempla un giudice per le indagini
preliminari che investighi sulle accuse. Il "Tribunale ad hoc"
utilizza testimoni anonimi, che si possono dunque sottrarre a
verifiche da parte della difesa; secreta le fonti testimoniali, che
possono essere anche servizi segreti di paesi coinvolti nei fatti.
Esso usa la segretezza anche sui procedimenti aperti (regola 53);
ricusa o rifiuta a proprio arbitrio di ascoltare gli avvocati della
difesa (regola 46), allo stesso modo dei tribunali dell'Inquisizione;
può rifiutare agli avvocati di consultare documentazione probatoria
(regola 66); può detenere sospetti per novanta giorni prima di
formulare imputazioni, con l'evidente scopo di estorcere confessioni.
Dulcis in fundo, i giudici si arrogano persino il diritto, d'accordo
con la "pubblica accusa", di revisionare la trascrizione del
dibattimento, censurandola allo scopo di impedire la divulgazione di
quegli interventi di Milosevic considerati "ad uso esterno" e dunque
irrilevanti o inopportuni per gli Atti del "processo".
L'imputazione contro l'allora Presidente della Repubblica Federale di
Jugoslavia Slobodan Milosevic veniva resa pubblica dall'allora
"procuratrice" Arbour su pressione di Madeleine Albright, proprio
durante i bombardamenti della NATO nella primavera del 1999,
nell'ambito della campagna mediatica di demonizzazione della
Jugoslavia e dei suoi dirigenti che ha accompagnato la aggressione
militare. Un tassello, insomma, della più ampia operazione di
disinformazione strategica e guerra psicologica. (10)
Per la effettiva cattura di Milosevic, però, dovevano maturare le
condizioni politiche in Jugoslavia.
Questo cambiamento è avvenuto solo nell'autunno del 2000, quando a
Belgrado si è instaurato il regime-fantoccio filo-occidentale. Tra gli
Allegati di questo libro riproduciamo il discorso tenuto dall'allora
presidente jugoslavo in vista del turno di ballottaggio alle elezioni
presidenziali, tre giorni prima del colpo di Stato che, il 5 ottobre
del 2000, portò al potere le destre filo-occidentali. Il ballottaggio
non si potè svolgere, visto che, tra l'altro, le schede elettorali del
primo turno vennero "opportunamente" distrutte nell'assalto e
nell'incendio dei locali del Parlamento da parte di alcune decine di
teppisti. Nei giorni successivi furono attaccate le sedi dei partiti
della sinistra e dei sindacati, e molti militanti verranno fatti
oggetto di vigliacche aggressioni. (11) Nel discorso che riproduciamo
nell'Allegato 2, Milosevic pronosticava, nel caso di un passaggio dei
poteri alla coalizione liberista DOS, gravi conseguenze per il paese
sia dal punto di vista politico-istituzionale, sia da quello
economico sociale. Ad anni di distanza, tutte le previsioni di
Milosevic risultano purtroppo verificate: lo Stato jugoslavo non
esiste più, essendo stato trasformato in una precaria "Unione di
Serbia e Montenegro" destinata ad ulteriormente disgregarsi, e
l'economia versa tuttora in una crisi profonda, poichè l'apertura al
capitale straniero non ha portato alcun beneficio alla produzione
bensí solo dismissioni e decomposizione. La disoccupazione e la
povertà in Serbia e Montenegro sono oggi generalizzate.
Il rapimento di Milosevic
La rocambolesca cattura di Milosevic è avvenuta mesi dopo il golpe, il
31 marzo 2001: in cambio, al nuovo governo sono stati accordati 50
milioni di dollari dagli USA. I dirigenti belgradesi, per ottemperare
ai ricatti militari ed economici degli USA, della Nato e del Tribunale
dell'Aja, hanno commesso una serie di macroscopiche illegalità.
Milosevic è stato detenuto per tre mesi senza che nessuno delle
centinaia di testimoni ascoltati avesse fornito prove a sostegno della
pretestuosa imputazione di "abuso di potere" (diversa da quella di
"crimini di guerra" usata all'Aia). Al termine delle due proroghe
della detenzione preventiva, Milosevic avrebbe dovuto essere
scarcerato; invece, un ulteriore scandalo è stata la modalità della
sua "estradizione" da Belgrado in Olanda, tramite una operazione-lampo
illegale ed anticostituzionale curata dai settori più filo-americani
del governo di Zoran Djindjic (12). Il sequestro ed il trasporto
all'Aia su velivoli della RAF inglese avveniva in base a un decreto
del solo premier e del ministro degli interni, con un governo
dimezzato dal ritiro dei ministri montenegrini; un decreto che
violava, insieme alle Costituzioni jugoslava e serba (13), la
posizione del Parlamento Federale nonché l'orientamento dei partner di
maggioranza e dello stesso presidente jugoslavo Kostunica. Il giorno
dopo il trasferimento di Milosevic, i governanti jugoslavi ottenevano
il loro ulteriore premio: la promessa (sic) di 1.360 milioni di
dollari, stanziati dalla "Conferenza dei donatori" alla condizione
della totale privatizzazione dell'economia nazionale.
All'Aia, Milosevic ha da subito tenuto un atteggiamento fermo ed
inequivocabile: si dichiara prigioniero politico, non riconosce
legittimità al "Tribunale ad hoc" (14) e rifiuta di essere assistito
da avvocati, compresi quelli designati "d'ufficio" dal "Tribunale"
stesso (15). Le prime udienze - tra luglio 2001 e gennaio 2002 - sono
state dedicate a problemi procedurali, ma Milosevic non ha mancato di
dire la sua ogni volta che gli è stato concesso di parlare, e
fintantoché il microfono non gli è stato spento in malo modo.
Il 29 ottobre 2001, ad esempio, dopo la lettura della "imputazione
sulla Croazia" ha detto testualmente:
"È assurdo accusare la Serbia ed i serbi per la secessione armata
della Croazia, che ha causato una guerra civile, conflitti e
sofferenze per la popolazione civile."
Il giorno dopo, commentando "l'imputazione sul Kosovo", egli ha fatto
notare che essa "riguarda solamente fatti avvenuti dal 24 marzo alla
fine della prima settimana di giugno [1999], laddove (...) tutto il
pianeta sa che è proprio dal 24 marzo fino alla prima settimana di
giugno compresa che la Nato ha commesso la sua criminale aggressione
contro la Jugoslavia. (...) Se la corte non vuole prendere in
considerazione questi fatti, allora è ovvio che questa non è una corte
ma solamente una parte del meccanismo atto ad eseguire crimini contro
il mio paese e la mia gente. Se quest'ultimo è il caso (...) e dunque
se la corte è parte dell'ingranaggio, allora per piacere, date lettura
ai verdetti che vi è stato detto di formulare e smettetela di annoiarmi."
Dopo la lettura del "capo d'imputazione" sulla Bosnia-Erzegovina,
Milosevic dichiarava invece: "Questo testo miserabile che abbiamo qui
ascoltato è l'apice dell'assurdità. Devono darmi credito per la pace
in Bosnia, e non per la guerra. La responsabilità per la guerra in
Bosnia è delle potenze che hanno distrutto la Jugoslavia e dei loro
satrapi in Jugoslavia, e non della Serbia, né del suo popolo, né della
sua politica. Questo è un tentativo..." Qui il microfono veniva spento.
Ancora, in dicembre, Milosevic si richiamava a fatti di estrema attualità:
"Per me è assolutamente chiaro il motivo per cui questo falso pubblico
ministero insiste sulla unificazione [dei tre "capi d'accusa"]. La
causa di questo è l'11 Settembre. Loro vogliono mettere in secondo
piano le accuse contro di me sul Kosovo perché queste inevitabilmente
aprono la questione della collaborazione della amministrazione Clinton
con i terroristi nel Kosovo, compresa la organizzazione di Bin Laden.
(...) Quello che si può trovare sotto la superficie di questi "capi
d'imputazione" non sono altro che i detriti ed il fango di dieci anni
di guerra mediatica, condotta con l'obiettivo di demonizzare sia la
Serbia, sia il popolo serbo e la sua dirigenza, ed anche me
personalmente, e addirittura la mia famiglia. Perché la guerra
mediatica ha preceduto quella reale, ed ha avuto come obiettivo quello
di convincere l'opinione pubblica occidentale che siamo delinquenti,
anche se non abbiamo mai dato argomenti per avvalorare questo. Voi
oggi avete letto qui che il 6 Aprile 1992 l'Unione Europea riconobbe
la Bosnia-Erzegovina. Questo è stato fatto sotto l'influenza
dell'allora Ministro degli Esteri tedesco Hans Dietrich Genscher,
perchè il 6 Aprile era il giorno in cui nel 1941 Hitler attaccò la
Jugoslavia bombardando Belgrado. C'era un desiderio di simboleggiare,
in questo modo, il capovolgimento degli esiti della II Guerra Mondiale."
Il 30 gennaio 2002, Slobodan Milosevic aveva nuovamente l'occasione di
parlare dinanzi alla "corte" dell'Aia:
"In realtà c'era un piano evidente contro quello Stato di allora che
era, direi, un modello per il futuro federalismo europeo. Quello Stato
era la Jugoslavia, dove più nazionalità erano comprese in un sistema
federativo che realizzava la possibilità di vivere con pari diritti,
con successo, con la possibilità di prosperare, svilupparsi e, direi,
di essere d'esempio al mondo intero di come si può vivere insieme. Per
tutto il tempo abbiamo lottato per la Jugoslavia, per conservare la
Jugoslavia. In fondo, tutti i fatti comprovano soltanto quello che sto
dicendo. E soltanto la Repubblica Federale di Jugoslavia tuttora
esistente ha conservato la sua struttura dal punto di vista delle
nazionalità.
(...) Con ciò che sta avvenendo li' [in Kosovo] si sta in pratica
riabilitando la politica del periodo nazista, di Hitler e Mussolini.
Questo grande parlare di "Grande Serbia", di questa presunta idea che
non è mai esistita, non serve altro che a mascherare la creazione di
una "Grande Albania" - quella stessa che crearono Hitler e Mussolini
durante la Seconda Guerra Mondiale. Guardate soltanto quello schema, e
guardate che cosa si sta facendo adesso, quello che vogliono sottrarre
alla Serbia, al Montenegro ed alla Macedonia - e un domani forse anche
alla Grecia del Nord, quando le relazioni greco-turche saranno messe
alla prova di nuovo per ordine del comune padrone, ed anche quella
sarà per loro una questione da risolvere."
Milosevic, uomo politico di orientamento socialista riformatore, parla
qui chiaramente della Jugoslavia di Tito... e la difende! Parla di un
paese nel quale si rifuggiva sia da uno jugoslavismo sovranazionale
"artificiale", sia dal nazionalismo separatista, a favore di una
cultura di sintesi, pluralista, propriamente jugoslava, in grado di
riunire le preesistenti culture in una nuova, dinamica identità,
adatta ad uno Stato fondato sui diritti di cittadinanza e non - come è
purtroppo oggi - sulle identità etniche o religiose. (16)
Il dibattimento e la sua "rimozione" mediatica
Dopo alcune incertezze legate alla intenzione della "procuratrice" Del
Ponte di unificare i tre procedimenti sul Kosovo, sulla Croazia e
sulla Bosnia, il "processo" a Milosevic è stato effettivamente
unificato ed è iniziato il 12 febbraio 2002. Da allora i mass-media,
dopo le prime giornate-shock, hanno abbassato il sipario -
gradualmente, ma completamente. In Jugoslavia, le autorità hanno
dapprima impedito il proseguimento della diretta televisiva, poi hanno
operato per isolare Milosevic in ogni maniera.
Di fatto, l'ondata repressiva scatenata con lo "stato d'emergenza"
("Operazione Sciabola") proclamato in Serbia dopo il misterioso
omicidio Djindjic (primavera 2003, nel pieno della "fase della accusa"
nel TPIJ) è servita anche ad impedire l'opera dei collaboratori di
Milosevic, vicini alla Associazione Sloboda (17) che lo assiste; e per
questo molti osservatori ritengono che lo "stato d'emergenza" sia
stato deciso di comune accordo con il governo DOS da chi "muove i
fili" all'Aia.
Per tutto il tempo, inoltre, in Serbia è proseguito un vero e proprio
linciaggio mediatico ai danni di Milosevic e della sua famiglia, da
parte dei mezzi di informazione, oramai tutti in mano al capitale
straniero (anglosassone-sorosiano, ma anche e soprattutto tedesco: ad
esempio il maggiore quotidiano, Politika, è adesso in mano alla
cordata Westdeutsche Allgemeine Zeitung di Bodo Hombach). La campagna
diffamatoria è basata su accuse, pettegolezzi ed allusioni di tutti i
tipi; i famigliari di Milosevic, temendo il peggio (in Serbia dal 2000
si susseguono gli omicidi politici), sono stati costretti ad
abbandonare il paese. (18)
In aula, nella "fase della accusa" l'atmosfera era surreale. Nel
confronto con i testimoni dell`"accusa", Milosevic agevolmente
rovesciava le imputazioni, spesso mettendo i testimoni stessi in
contraddizione: tanto che qualcuno di questi ritrattava, qualcun altro
rinunciava a deporre, qualcuno si sentiva male, qualcuno si rendeva
conto che la sua deposizione in fase istruttoria era stata
falsificata... In tutti questi mesi ed anni di dibattimento, giorno
dopo giorno, battuta dopo battuta, la "triplice accusa" a Milosevic -
pomposamente riassunta nella formula: "impresa criminale congiunta"
(joint criminal enterprise) - si è dimostrata essere un vero e proprio
"processo alle intenzioni", come recita una felice locuzione della
lingua italiana: nient'altro che un teorema, cioè, basato su ipotesi
iniziali non dimostrate, frutto di falsificazioni macroscopiche e/o di
elucubrazioni su di una presunta "catena di comando" con Milosevic al
vertice.
Ribaltando completamente il "tavolo da gioco", Milosevic ha però messo
la stessa NATO sul banco degli imputati come prima responsabile non
solo dei bombardamenti, ma proprio dell'infame squartamento della RFS
di Jugoslavia, ripercorrendo gli atti diplomatici, politici e militari
a vari livelli compiuti dai paesi dell'Alleanza. I fatti in proposito
citati da Milosevic nel corso del dibattimento, e rielencati in forma
organica nel testo centrale di questo libro, sono tutti fatti storici,
ormai, benché vengano sostanzialmente ignorati o minimizzati dai
commentatori occidentali e filo-occidentali. Sono fatti
incontrovertibili, e Milosevic, mentre ripercorre pagine e pagine di
storia balcanica e mondiale, dinanzi alla "Corte" ne scrive a tutti
gli effetti una nuova, con grande dignità, pur nel completo
isolamento, con troppi avversari e solo pochi amici attorno, e nella
astiosa disattenzione dei "balcanologi" di ogni sorta.
L'obiettivo degli sponsor del "Tribunale ad hoc" - cioè fare di
Milosevic il capro espiatorio esclusivo e "conclusivo" per le tragedie
jugoslave a cavallo dei due millenni - può essere conseguito solamente
nella misura in cui le opinioni pubbliche restino ignare di ciò che
viene effettivamente detto nell'aula dell'Aia. L'operazione di
"scaricamento" delle responsabilità in toto sulla figura di Milosevic,
attraverso l'intera costruzione del processo-farsa, rappresenta di per
se stessa un enorme tentativo di rimozione: essa vuole offrire ai veri
responsabili del magnum crimen (la distruzione della Jugoslavia e la
guerra) l`opportunità di risciacquarsi la coscienza, autoassolversi,
financo sottrarsi al pagamento dei danni dei bombardamenti. Ma tale
abnorme, disonesta operazione può avere successo solamente se, a sua
volta, sul dibattimento dell`Aia sia fatto sostanzialmente calare il
sipario, non ne sia data cioè alcuna cronaca, cosicchè tanto ostentato
sforzo di ricerca "della verità sui crimini della guerra in
Jugoslavia", tanto materiale accumulato, rimanga inutilizzato da
giornalisti, commentatori, studiosi, storici... È una rimozione dentro
l'altra, in un gioco di scatole cinesi: come la cancellazione della
Jugoslavia dalle cartine geografiche, ed analogamente all`oblio
imposto sui bombardamenti NATO e su tanti altri episodi-chiave, così
pure i momenti salienti del "processo" a Milosevic vengono ignorati
dai media. Questo silenzio giornalistico, in quanto ulteriore momento
della campagna strategica di disinformazione che ha accompagnato la
guerra di squartamento della Jugoslavia, è il peggiore nemico di
questo paese e delle popolazioni che la abitano, ed è, con tutta
evidenza, l'arma più micidiale adoperata in questa triste fase storica
contro di esse.
Perciò nessuno ha riportato i dettagli del confronto in aula tra
Milosevic e Stipe Mesic, attuale presidente croato ed ex uomo di
Tudjman, né quelli del confronto con l'ex presidente della Slovenia
Milan Kucan, benché riguardassero i momenti cruciali e drammatici
dello scoppio della guerra fratricida nel 1991. Nessuna cronaca è
stata fatta della testimonianza di Zoran Lilic, probabilmente la più
importante nel "processo" visto che Lilic fu addirittura presidente
della RF di Jugoslavia mentre Milosevic era presidente della Serbia;
non si è parlato della deposizione di un uomo dei servizi, Rade
Markovic, chiamato come testimone dell'accusa ma che poi, in aula, ha
dato ragione a Milosevic ed ha dichiarato di essere stato sottoposto a
pesanti pressioni dal governo serbo attuale affinché dichiarasse il
falso; nessuno ha commentato nemmeno il confronto con il "nonviolento
kosovaro" (19) Ibrahim Rugova; per non parlare poi degli interventi in
aula di diplomatici e politici occidentali, o dei ridicoli spettacoli
offerti da falsi esperti di storia, facilmente sbugiardati da
Milosevic nel corso di tutta la "fase dell'accusa".
Negli ultimi mesi, dedicati alla replica dell'accusato, si sono svolte
numerose importantissime sedute: come ci aspettavamo, purtroppo, i
nostri media non ne hanno riportato neanche l'eco.
La fase della "autodifesa"
Il 5 luglio 2004, l'ex Segretario di Stato USA Madeleine Albright
faceva visita al "Tribunale". Da quel momento, la dirigenza della
politica estera USA dava inizio in modo pesante ad una campagna
mediatica mirata ad imporre restrizioni al diritto del Presidente
Milosevic all'autodifesa personale.
Il 31 agosto ed il 1 settembre 2004, il Presidente Milosevic ha
presentato la sua dichiarazione in apertura del "processo di difesa" -
che qui riproduciamo per la prima volta in lingua italiana.
In seguito, prima che il Presidente Milosevic fosse in grado di
produrre il suo primo testimone (di circa 1600 da lui citati), il 2
settembre 2004 la "Corte" prendeva una decisione senza precedenti
sottraendo al Presidente Milosevic il diritto a difendersi in prima
persona ed imponendogli un "avvocato difensore" contro la sua volontà.
I britannici ex "amici curiae" (collaboratori del Tribunale), Stephen
Kay e Gillian Higgins, venivano "imposti d'ufficio" dalla "Corte" come
difensori del Presidente Milosevic, (20) in modo da tenere sotto
controllo la conduzione del "processo di difesa", a partire dalle
deposizioni dei testimoni. La partecipazione del Presidente Milosevic
al suo stesso "processo" veniva ridotta alla possibilità di presentare
ai testimoni domande "addizionali", dopo la loro deposizione e solo
dopo avere ricevuto il permesso dai "giudici". (21)
Il 29 settembre 2004, Kay ed Higgins solo dopo aver affrontato
l'opposizione più energica possibile da parte del Presidente Milosevic
presentavano appello davanti alla "Corte d'Appello" del Tribunale
contro il loro essere stati imposti, fingendo dunque di condividere la
posizione del Presidente Milosevic. Ma il loro comportamento concreto
rendeva evidente il contrario: tanto che essi prendevano contatto, di
propria iniziativa, con le persone indicate come testimoni nell'elenco
predisposto da Milosevic. Contemporaneamente, più di un centinaio di
questi possibili testimoni dichiaravano di non essere disposti a
testimoniare, a meno che non venisse ripristinato il diritto del
Presidente Milosevic all'autodifesa personale. Il 18 ottobre 2004,
l'avvocato Kay dichiarava alla "corte" che più di 90 dei testimoni
che egli aveva cercato di contattare, avevano rifiutato di
testimoniare, date le attuali circostanze. Inoltre, Kay aggiungeva che
era stato fatto ogni sforzo per convincere i testimoni a venire in
"Tribunale", e non obiettava nulla al "Giudice Presidente" Robinson
che notificava l'ordine di comparizione davanti alla Corte ai
testimoni "reticenti": si dimostrava così una volta di più che Kay ed
Higgins sono completamente dalla parte del Tribunale, e che il loro
atteggiamento è del tutto ostile a Milosevic.
Tra i tanti testimoni che hanno boicottato questa "corte" illegale, va
ricordata la posizione netta di Peter Handke - uno dei più grandi
scrittori tedeschi contemporanei, che conosce benissimo la situazione
jugoslava tanto da avere scritto numerosi testi in proposito negli
ultimi anni. Handke ha rinunciato a comparire come testimone perchè
non riconosce la legittimità di quello che egli chiama il "Grande
Tribunale":
<<La Giustizia è la Giustizia, è stata la dichiarazione di uno degli
attuali, episodici, fittizi detentori del potere in Serbia,
dichiarazione con la quale egli ha salutato il Tribunale
Internazionale e lo ha sostenuto. No, la Giustizia non è la Giustizia.
Ed "un testimone è un testimone?" No, un testimone non è un testimone.
Al limite, io mi considero un testimone di passaggio. Ed uno così -
forse non è il niente, ma certo è niente per il Tribunale. (...) La
mia "intima convinzione" mi porta non solo a ritenere che Slobodan
Milosevic sia di fronte alla corte sbagliata, ma anche che egli sia -
"innocente" proprio no (questa, come ho già detto, non è cosa che mi
riguardi), ma sicuramente: "non colpevole nel senso dell'accusa", e
neanche nel senso dell'organizzazione del processo.>> (22)
Probabilmente a causa di questa eclatante forma di boicottaggio dei
testimoni, e per la intransigenza del Presidente Milosevic, il 1
novembre 2004 la "Corte di Appello" emetteva una sentenza in base alla
quale bisognava modificare le modalità di conduzione del "processo di
difesa". Milosevic avrebbe potuto condurre da solo la propria difesa,
ma "la presenza di un Collegio di Difesa Assegnato consentirebbe al
processo di continuare anche nel caso in cui Milosevic si trovasse
temporaneamente non in grado di parteciparvi." Ad un più attento
esame, questa sentenza della "Corte di Appello", che a prima vista
sembra una quasi-vittoria per Milosevic, consente in effetti una
violazione ancora peggiore dei diritti dell'"imputato", in quanto pone
le fondamenta del dibattimento in absentia (il processo può cioè
continuare anche in assenza dell'imputato).
Prima che venisse ripristinato il diritto del Presidente Milosevic a
condurre direttamente la sua difesa, il "Collegio di Difesa Assegnato"
(cioè la coppia Kay-Higgins) aveva già condotto in aula cinque
testimoni tra quelli dell'elenco: Smilja Avramov, ex docente di
giurisprudenza; James Jatras, ex consigliere della Commissione
Repubblicana per la Politica Estera del Senato USA; Roland Keith, già
comandante Canadese dell'OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la
Cooperazione in Europa) in Kosovo; il giornalista tedesco Franz Josef
Hutsch; ed infine Liana Kanelli, una parlamentare greca.
In seguito alla decisione della "Corte d'Appello" del 1 novembre 2004,
il Presidente Milosevic ha incominciato ad ascoltare direttamente i
suoi testimoni. Fino alla pausa estiva (2005), e dunque fino alla
pubblicazione di questo libro, dinanzi al Presidente Milosevic sono
stati convocati una cinquantina di teste: intellettuali di chiara
fama, storici e studiosi, politici di rango elevato, dalla Jugoslavia
e dall'estero, hanno prodotto le loro testimonianze sulla posizione
storica, politica e legale della Serbia, informando sul contesto della
crisi jugoslava, completamente ignorato dall'"atto di accusa", come
pure sulle prese di posizione e sulle azioni personali del Presidente
Milosevic durante il disfacimento della Jugoslavia, che sono sempre
state orientate a prevenire un bagno di sangue.
I giudici hanno costantemente interferito con la conduzione degli
interrogatori, rimproverando a Milosevic di porre ai testimoni domande
"presumibilmente concordate", di presentare prove ritenute non
pertinenti con le specifiche accuse, di introdurre documenti in
maniera non opportuna, ed altri pretesti di natura tecnica. Di fatto,
i giudici non avevano mai applicato tali restrizioni durante la fase
processuale precedente. La "Corte" e l'"Accusa", adesso, fanno a gara
a porre obiezioni di tipo puramente "tecnico", con l'ovvio intento di
sprecare il più possibile dei 150 giorni messi a disposizione per la
presentazione del "processo di difesa".
Durante l'interrogatorio incrociato dei testi a difesa da parte
dell'"accusa", il presidente Milosevic ha spesso dovuto far notare
come le traduzioni di documenti in serbocroato e di altro materiale
fossero scorrette e tendenziose. Ad esempio, Milosevic ha dimostrato,
con la conferma degli interpreti del "tribunale", che in un
documentario della BBC il "Pubblico Accusatore" , avvocato Nice,
deliberatamente traduceva in modo errato alcune frasi pronunciate in
serbocroato.
I "giudici" in particolar modo Ian Bonomy, che ha sostituito Richard
May, malato, proprio alla fine del "processo d'accusa", nel 2004,
senza avere però avuto il tempo di aggiornarsi sul dibattimento
precedente usano trattare i testimoni a difesa senza il dovuto
rispetto. Il "Pubblico Accusatore" durante i suoi controinterrogatori
si rivolge a loro con toni veramente aggressivi, senza tener conto
della loro età, della loro posizione o dei meriti professionali
contrariamente al Presidente Milosevic, che aveva trattato tutti i
testimoni dell'accusa in un modo rispettoso.
Dalla fine di gennaio 2005, le testimonianze a difesa hanno riguardato
il Kosovo.
Una delle più importanti testimonianze è stata prodotta da Dietmar
Hartwig, capo della Missione di Osservatori in Kosovo dell'Unione
Europea (la controparte europea di William Walker). Secondo Hartwig,
le forze serbe di polizia non commisero alcuna aggressione contro i
civili, ma risposero solo alle provocazioni dell'UCK (la guerriglia
dei secessionisti pan-albanesi, appoggiati dalla NATO) in una maniera
"disciplinata". L'UCK è stato descritto come una "organizzazione
terroristica", e Hartwig ha dato rilievo alla netta discrepanza tra i
rapporti che lui inviava ai governi occidentali e la versione pubblica
che questi governi davano sugli avvenimenti in Kosovo.
Una parte importante della autodifesa del Presidente Milosevic è stata
dedicata a ristabilire la verità intorno al tristemente famoso
incidente di Racak del 15 gennaio 1999, che fu dipinto all'epoca come
un massacro effettuato a sangue freddo dalla polizia serba su civili
albanesi disarmati. Il presunto massacro servì da pretesto per
l'aggressione NATO; questo è peraltro il solo incidente, menzionato
nel "procedimento formale di accusa" relativo al Kosovo, che risalga a
prima dell'aggressione NATO.
Milosevic ha convocato importanti testimoni, quali: il perito medico
legale Slavisa Dobricanin (che aveva eseguito le autopsie sui cadaveri
trovati a Racak, ed ha confermato che molti di questi avevano tracce
di polvere da sparo sulle mani); l'investigatore di polizia Dragan
Jasovic (che ha presentato prove che 30 delle persone ammazzate a
Racak erano note come membri dell'UCK); Danica Marinkovic (Giudice
Istruttore dell'inchiesta sull'incidente, che ha testimoniato che il
capo della missione OSCE, William Walker, subito dopo i fatti cercò di
impedirle di visitare il teatro degli avvenimenti, e che i suoi
collaboratori per due giorni furono sottoposti al fuoco dell'UCK
quando cercavano di avvicinarsi ai luoghi, mentre all'OSCE era
consentito di farlo); nonché il giornalista tedesco Bo Adam (che aveva
condotto per proprio conto un'inchiesta sul terreno).
Il 19 aprile 2005, lo stato precario di salute di Milosevic non gli
consentiva di presenziare al "dibattimento processuale". Il "giudice"
Robinson ordinava allora che il processo dovesse continuare in assenza
del Presidente Milosevic, malgrado tutte le Convenzioni Internazionali
(financo lo stesso Statuto del "Tribunale ad hoc") proibiscano
procedimenti in absentia. Robinson ha ovviamente basato la sua
decisione sulla Sentenza della "Corte d'Appello" del 1 novembre 2004.
Il testimone del momento, il serbo profugo dal Kosovo Kosta Bulatovic,
veniva a questo punto citato per essere controinterrogato dalla
"Pubblica Accusa". Bulatovic si rifiutava di rispondere a qualsiasi
domanda in assenza del Presidente Milosevic. La "Corte" allora
stabiliva di ascoltarlo il giorno dopo, e contestualmente lo accusava
di "oltraggio alla Corte". Il 20 aprile, il "Tribunale" sottoponeva a
giudizio Bulatovic per "oltraggio alla Corte"; il 13 maggio 2005, la
"Camera Penale" dichiarava Bulatovic "colpevole di oltraggio alla
Corte", ed emetteva una sentenza di condanna a quattro mesi di carcere
- con la sospensione di due anni, dato il suo stato precario di salute.
Questa "sentenza" vergognosa contro un anziano, che si è opposto alla
violazione di un diritto civile fondamentale di Slobodan Milosevic -
il diritto ad essere presente al proprio processo - esemplifica il
carattere arbitrario e fuori-legge di questo "tribunale", e tradisce
la volontà della "Corte" di intimidire tutti gli altri testimoni "a
difesa". È solo una questione di tempo: la "Corte" creerà ancora
situazioni analoghe - dichiarando che Milosevic "non è in condizioni
fisiche tali da poter essere presente in Aula" - ed altri testimoni
saranno costretti a deporre in absentia dell'imputato!
Subito dopo la pausa estiva, il dibattimento sarà dedicato a
controbattere alla "accusa" per i fatti della Croazia.
La campagna di solidarietà
La preparazione del "processo di difesa" è uno dei compiti per i quali
il lavoro degli assistenti legali di Milosevic (da non confondere con
gli "avvocati d'ufficio", di fatto imposti dall'accusa) e dell'ICDSM
è assolutamente indispensabile. Si tratta di raccogliere una enorme
mole di documentazione e di prendere contatto con tutti i potenziali
testimoni ed altre persone eventualmente a conoscenza di fatti o in
possesso di materiali importanti. Senza mezzi finanziari, logicamente,
questo tipo di attività, e dunque anche la autodifesa di Milosevic
dinanzi al "Tribunale ad hoc", non hanno alcuna chance.
Il "Tribunale" garantisce solamente le spese essenziali per il viaggio
dei "testimoni" in occasione delle udienze; ma tutte le altre spese di
viaggio, di documentazione e di comunicazione vanno autofinanziate. Si
valuta che sia indispensabile raccogliere almeno 10mila euro al mese
per far fronte a tutte le necessità. Le sottoscrizioni più regolari e
consistenti finora sono arrivate dalla Germania, per un ammontare
mensile di poche centinaia di euro in tutto.
Si badi bene: non esistono altre fonti di finanziamento. Una legge
passata dal Parlamento serbo nella primavera 2004 - che in linea di
principio avrebbe garantito una parziale copertura delle spese - è
stata subito "congelata" in seguito alle minacce occidentali. Una
qualsivoglia campagna di finanziamento su basi volontarie a Belgrado è
praticamente irrealizzabile. A causa delle scelte estremistiche, in
senso neoliberista, del regime instaurato il 5 ottobre 2000, la
situazione sociale è disastrosa, la disoccupazione dilaga, i salari
sono da fame, chi ha i soldi per mangiare li tiene ben stretti e solo
in pochi casi è disposto a rischiare la galera (o peggio: vedi le
torture in carcere nella primavera 2003, durante la cosiddetta
"Operazione Sciabola") in attività politiche o di solidarietà a favore
di Milosevic: il quale viene tuttora demonizzato dai media locali
esattamente come da noi. A tutti deve essere inoltre chiaro - se
ancora ci fosse bisogno di ripeterlo - che, al di là delle menzogne
giornalistiche, non esiste alcun "tesoro nascosto" di Milosevic, e che
l'impegno di simpatizzanti e sostenitori per la sua difesa è
insostituibile ed indispensabile.
Ecco perchè, il 20 luglio 2005, la polizia fiscale tedesca è entrata
in casa del tesoriere dell'ICDSM, Peter Betscher, sottraendogli il
computer e tutto quanto ritenuto utile per "investigare sulle modalità
della campagna di finanziamento della difesa di Milosevic". Inoltre,
con un atto gravissimo, che lede i diritti fondamentali della persona,
la polizia tedesca ha bloccato il conto bancario personale di Betscher.
Altri conti, aperti appositamente per la campagna di autofinanziamento
dell'ICDSM, erano stati bloccati un anno e mezzo prima, nell'ambito
di una analoga operazione mirata a "bloccare ogni forma di
finanziamento a Milosevic ed ai suoi famigliari" in base a quanto
previsto da certe persecutorie disposizioni UE; tuttavia, la
magistratura tedesca aveva quasi subito decretato l'illegittimità di
simili provvedimenti, che ledono tra l'altro il diritto inalienabile
alla difesa legale, disponendo lo sblocco di tutti i conti bloccati.
Adesso, invece, nel pieno della fase della "autodifesa" di Milosevic -
che sta causando pesantissimo imbarazzo in Occidente e che viene
dunque sottoposta a rigido silenzio-stampa -, i servizi segreti
tedeschi ripartono all'attacco del comitato di solidarietà a
Milosevic, nel tentativo di intimorirlo, di scoraggiare i donatori, di
isolare Milosevic nella galera dell'Aia.
Noi dell'ICDSM non ci faremo intimorire e continueremo fino in fondo
la battaglia per la verità e la giustizia, e per il perseguimento dei
veri responsabili della distruzione della Jugoslavia; una battaglia
che vede, nella pubblicazione e nella ampia diffusione di questo
libro, uno dei suoi momenti principali. Terminiamo dunque rivolgendo a
tutti, con vigore, un appello a contribuire ed a far contribuire anche
finanziariamente a questa battaglia:
Conto Corrente Postale numero 86557006
intestato ad Adolfo Amoroso, ROMA
causale: DIFESA MILOSEVIC
NOTE:
(1) Slobodan Milosevic è stato prima presidente della Serbia, dal 1989
al 1997, poi presidente della "terza" Jugoslavia (la federazione di
Serbia e Montenegro) fino al colpo di mano dell'ottobre 2001. Come
uomo di partito, nel 1987 è stato eletto presidente della Lega dei
Comunisti della Serbia, ed ha diretto la trasformazione di questa in
Partito Socialista della Serbia (SPS) nel 1990.
(2) Questo "Tribunale ad hoc" non va confuso con la preesistente Corte
Internazionale atta a dirimere le controversie tra gli Stati, che ha
sempre sede all'Aia ma è organismo ben più legittimato.
(3) La ex presidentessa del Tribunale, Gabrielle Kirk McDonald, il 5
aprile 1999 veniva insignita di una onoreficenza dalla Corte Suprema
degli USA. In quella occasione essa spiegava senza alcun imbarazzo:
<<Abbiamo beneficiato del forte sostegno dei governi interessati e
degli individui che si sono adoperati, come il Segretario Albright.
[Si noti che i bombardamenti sulla Jugoslavia erano iniziati da pochi
giorni] Come rappresentante permanente alle Nazioni Unite, essa ha
lavorato incessantemente per creare il Tribunale. In effetti, noi
spesso ci riferiamo a lei come alla "madre del Tribunale".>>
Dunque la "mamma" del Tribunale dell'Aia non è Emma Bonino!
(4) Rapporto ONU n. X S/25704, sez. 18.
(5) In un comunicato stampa diramato all'Aia il 19 aprile 1999
(JL/PIU/397-E) si legge: <<Per conto del Tribunale
PenaleInternazionale per la ex Jugoslavia la ex presidentessa del
Tribunale, giudice Gabrielle Kirk McDonald, ha espresso il suo grande
apprezzamento al governo degli Stati Uniti per la sua concessione di
500mila dollari USA destinati al Progetto Outreach del Tribunale.
Harold Koh, Vice segretario di Stato USA per la democrazia, i diritti
umani ed il lavoro, ha annunciato la donazione in una conferenza
stampa presso il Tribunale venerdì 16 aprile 1999. Questa generosa
contribuzione, che ammonta a più di un terzo del budget complessivo di
Outreach, "consentirà al Tribunale" - come nota lo stesso Vice
Segretario di Stato Harold Koh - "di portare il suo messaggio di
giustizia imparziale non solamente ai governi ed ai rappresentanti
legali dell'ex Jugoslavia, ma, soprattutto, alle famiglie delle
vittime".>> Una dichiarazione tanto nobile da far venire le lacrime
agli occhi, soprattutto se si pensa che questo signore mentre parlava
rappresentava uno Stato - gli USA - che proprio in quei giorni stava
causando dolori enormi e disgrazie a quelle stesse famiglie tramite i
bombardamenti.
(6) L'intervista a Turover è apparsa su KONKRET, dicembre 2002 (in
italiano su:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2137 ). Per
quanto riguarda il caso Escobar junior, vedi: Fausto Cattaneo,
Deckname Tato (Nome in codice: Tato), Zurigo 2001. A pag. 197: "Il
conflitto con Carla Del Ponte è inevitabile. Lei non vuole
assolutamente veder Escobar Junior (noto narcotrafficante, NdT) in un
carcere svizzero." E, a pagina 366, aggiunge: "La nomina di Carla Del
Ponte a Pubblico Ministero presso il Tribunale dell'Aia nell'agosto
1999 rappresentò il coronamento di una carriera che si è sempre
realizzata nel segno della politica."
(7) Conferenza stampa tenuta il 17 maggio 1999.
(8) Le recenti incriminazioni ed arresti contro alcuni esponenti
minori della "manovalanza" UCK non mutano questo quadro complessivo;
lo stesso vale per l'arresto di Nasir Oric, musulmano della Bosnia
responsabile di micidiali "sortite" delle sue truppe dalla "enclave
protetta" di Srebrenica a danno dei serbi dei villaggi circostanti nel
1992-1993 - e dunque ben prima dei fatti del 1995 sui quali la stampa
internazionale ha tanto insistito, benché la loro vera dinamica ed
entità sia tuttora da chiarire. Nel caso dei croati, mentre nessun
leader politico è stato "incriminato" dall'Aia, lo Stato croato ha
finora negato ogni tipo di collaborazione anche per i militari
responsabili della eliminazione fisica degli abitanti serbi della
Slavonia e delle Krajine.
(9) Franjo Tudjman, oggi defunto, è stato l'autore di testi
revisionisti sul genocidio nazista; Alija Izetbegovic, autore della
"Dichiarazione Islamica" e legato all'Arabia Saudita, all'Iran, al
Pakistan ed a Bin Laden, fu a capo dei filonazisti "Giovani Musulmani"
durante la II Guerra Mondiale; i leader dell'UCK, anche macedone, sono
personaggi ricercati dalle polizie di mezzo mondo per le loro
frequentazioni criminali. Tutti costoro subirono condanne e spesso
scontarono pene nella RFSJ per reati quale l'"istigazione all'odio tra
le nazionalità".
(10) La "necessità" di una indagine contro Milosevic veniva annunciata
alla conferenza stampa congiunta tenuta dalla "madre del Tribunale ad
hoc", Albright, e dall'ex-procuratore Louise Arbour (successivamente
sostituita dalla Del Ponte) a Washington D.C. il 30 aprile del 1999:
si veda il documento ufficiale dell'ufficio del portavoce del
Dipartimento di Stato USA:
http://secretary.state.gov/www/statements/1999/990430a.html .
(11) Notiamo, per inciso, che tutte le forze politiche italiane
festeggiarono quegli avvenimenti, stravolgendone completamente il
significato grazie all'opera disinformatrice dei media. Negli anni
successivi gli eventi politici di Serbia e Montenegro sono stati messi
in sordina da giornali e TV occidentali, impedendo la conoscenza della
situazione reale, soprattutto nei suoi risvolti sociali, da parte
della nostra opinione pubblica.
(12) A sottolineare il vero e proprio affronto operato da questi
agenti della NATO nel governo serbo, ai danni del paese e della sua
stessa dignità e memoria storica, basti guardare al giorno in cui il
sequestro è avvenuto: 28 giugno, una data altamente simbolica per la
nazione serba. Quel giorno, nel 1389 si concludeva la nota battaglia
contro i Turchi; nel 1914 avveniva l'attentato di Sarajevo; nel 1989
Milosevic teneva il famoso discorso a Kosovo Polje (riprodotto in
questo libro, vedi Allegati). Non è perciò un caso se alcune
manifestazioni internazionali contro il "Tribunale" dell'Aia siano
state convocate dall'ICDSM il 28 giugno, ripetutamente dal 2003 ad oggi.
(13) La opinione contraria della Corte Costituzionale è stata
formalizzata il 6 novembre 2001; il testo è stato pubblicato sulla
Gazzetta Ufficiale della RF di Jugoslavia N.70/01 il 28 dicembre 2001.
(14) ''Considero questo tribunale falso, così come le accuse a mio
carico. Questo tribunale è illegale in quanto non è stato designato
dall'Assemblea Generale della Nazioni Unite, quindi non ho alcuna
necessità di nominare un avvocato di fronte
ad un organo illegale''. Queste le parole di Milosevic nel corso
dell'udienza del 3 luglio 2001. Si veda anche la dettagliata memoria
scritta di Milosevic, datata 30 agosto 2001:
http://www.icdsm.org/more/aug30.htm .
(15) I cosiddetti "Amici curiae", la cui scarsa serietà è dimostrata
dal fatto che dopo pochi mesi uno di loro ha rilasciato alla stampa
una intervista dicendosi convinto che Milosevic sarà condannato, e per
questo è stato sostituito nell'incarico in seguito alle proteste di
Milosevic.
(16) Di questa straordinaria identità jugoslava, non a caso largamente
rimossa dal dibattito nostrano sui Balcani, ha parlato ad esempio Neil
Clark recensendo a sua volta un libro sul tema dello jugoslavismo:
"Negli anni Sessanta questi tentativi di formare una comune identità
jugoslava parevano aver avuto successo. I matrimoni misti indicavano
che un numero sempre maggiore di cittadini si facevano registrare nei
censimenti come jugoslavi. (...) Nel capitolo conclusivo, un'"orazione
funebre" personale per la Jugoslavia, Aleksa Djilas afferma che se
l'Occidente potesse tornare indietro all'inizio degli anni Novanta, le
cose andrebbero diversamente. Io non ne sono certo. La distruzione di
una nazione militarmente forte e non allineata, sostituita da una
serie di protettorati deboli della NATO e del FMI, conviene
perfettamente a chi governa il nuovo mondo. La verità, come lo stesso
Djilas riconosce, è che fin quando è esistita l'Unione Sovietica, la
Jugoslavia aveva una funzione rispetto all'Occidente, ma una volta
abbattuto il muro di Berlino, essa era solo d'impaccio. (...) La
Jugoslavia, secondo Djilas, "rimane la più pratica e sensibile, la
più anti-distruttiva risposta alla questione nazionale degli Slavi del
Sud". Essa è, come affermato da Slobodan Jovanovic all'epoca
dell'attacco delle potenze dell'Asse nel '41, il modo migliore in cui
il popolo balcanico può garantirsi l'indipendenza e proteggersi dal
dominio straniero."
(Neil Clark sul "New Statesman" del 28 aprile 2003, a proposito del
libro: "Yugoslavism: histories of a failed idea (1918-1992)" di Dejan
Djokic (editor), Hurst & co., 369 pagine, ISBN 1850656630)
(17) Sloboda vuol dire "Libertà", ma anche "Slobo-si": attualmente
questa associazione non è altro che la sezione centrale, belgradese,
dell'ICDSM (Comitato Internazionale per la Difesa di Slobodan Milosevic).
(18) Una "autodifesa" di Milosevic da alcune di queste accuse è la
Lettera Aperta che in questo libro riportiamo (Allegato 3). Segnaliamo
anche, sul caso "Telekom Serbia", la presa di posizione di
ICDSM-Italia datata 5 ottobre 2003 (e 4 marzo 2004:
http://it.groups.yahoo.com/group/icdsm-italia/ )
(19) ''Hussein e Milosevic ... in quanto dittatori si assomigliano. Il
problema che si pone il mondo civile è quello di annullare le
potenzialità dei dittatori, per andare sempre più verso la democrazia
(...) Noi kosovari dobbiamo ringraziare Dio per l'intervento della
Nato che è servito a salvare un popolo e una civiltà'' (ANSA 13/02/2003).
(20) In precedenza, la Cancelleria del Tribunale aveva richiesto a
diversi uomini di legge la loro disponibilità ad assumere questo
ruolo, fin dall'inizio dell'agosto 2004. Fra questi avvocati vi era
l'ex amicus curiae Branislav Tapuskovic, che però aveva dichiarato in
un'intervista al quotidiano Serbo "Blic" del 7 agosto 2004 che si
rifiutava di agire come difensore di ufficio contro la volontà del
Presidente Milosevic. In una lettera alla Cancelleria dell'ICTY, Mr.
Tapuskovic ribadiva: "Secondo l'Articolo 21 (4)(d) dello Statuto del
Tribunale Internazionale per la ex Jugoslavia, viene garantito
all'accusato il diritto AD ESSERE PROCESSATO IN SUA PRESENZA E DI
DIFENDERSI DA SOLO PERSONALMENTE." Viceversa, i signori Kay ed Higgins
hanno immediatamente espresso la loro disponibilità ad assumere
l'incarico, fin dall'inizio.
(21) La giustificazione addotta dal "Tribunale" (come pure dalla
"Pubblica Accusa") era che nella conduzione della propria difesa lo
stato di salute di Milosevic avrebbe potuto ulteriormente
deteriorarsi. (Non è necessario sottolineare che questa era la prima
volta che si interessavano per la sua salute). In realtà, l'"Accusa"
già da molto tempo aveva richiesto l'imposizione di un avvocato
difensore d'ufficio, la prima volta nell'agosto del 2001.
(22) Il testo "Le Tablas di Daimiel - relazione di un testimone di
passaggio sul processo contro Slobodan Milosevic", risale al gennaio
2005, ed è apparso nel fascicolo estivo 2005 del bimestrale tedesco
"Literaturen".
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IN DIFESA DELLA JUGOSLAVIA
IL J'ACCUSE DI SLOBODAN MILOSEVIC DI FRONTE AL "TRIBUNALE AD HOC" DELL'AIA
Zambon Editore (Frankfurt, 2005)
240 pagine, 10 euro, ISBN 88-87826-33-1
Il testo integrale, in lingua italiana, della dichiarazione di
Slobodan Milosevic in apertura del "processo di difesa" dinanzi al
"Tribunale ad hoc per i crimini commessi sul territorio della ex
Jugoslavia" dell'Aia (31 agosto - 2 settembre 2004), ed altri testi
inediti di Slobodan Milosevic.
A cura della Sezione Italiana del Comitato Internazionale per la
Difesa di Slobodan Milosevic (ICDSM Italia)
Da capro espiatorio ad accusatore: Milosevic punta il dito sulle
potenze che hanno voluto la distruzione della Jugoslavia vera prima
tappa della "guerra permanente" per il Nuovo Ordine Mondiale.
Distribuzione:
- per l'Italia
# distribuzione militante: rivolgersi ad
ICDSM-Italia
c/o GAMADI, Via L. Da Vinci 27
00043 Ciampino (Roma)
tel. +39-339-3873909 fax +39-06-4828957
email: icdsm-italia @ libero.it
+++ ICDSM-Italia è contattabile anche per organizzare
iniziative-dibattito e presentazioni del libro +++
# nelle librerie:
CDA Bologna
# altri:
Achab
Via Caroto 2/a 37131 Verona
Tel.: 045 8489196 Fax: 045 8403149
info @ edizioni-achab.it www.edizioni-achab.it
- per l'estero
rivolgersi a Zambon Editore, Francoforte sul Meno (Germania)
zambon @ zambon.net - Tel. 069/779223 Fax 069/773054
"Tra le idiozie e le infamie messe in circolazione dall'ideologia che
ha accompagnato la guerra contro la Jugoslavia, una spicca in modo
particolare: il processo all'Aia contro Milo?sevi´c [...] A
pronunciare tale requisitoria è in primo luogo un paese che, ancora
nel secondo dopoguerra, non è indietreggiato dinanzi ad alcuna infamia
nel tentativo (fallito) di assogettare i popoli dell'Indocina: qui,
ancora ai giorni nostri, innumerevoli bambini, donne e uomini
continuano a portare nel loro corpo martoriato i segni
dell'indscriminata guerra chimica condotta dagli aspiranti padroni del
pianeta. D'altro canto, per ironia della storia, la farsa giudiziaria
contro Milo?sevi´c va avanti mentre, nonostante la censura, trapelano
particolari agghiaccianti su Guantanamo e Abu Ghraib..." (Domenico
Losurdo)
"...Determinanti per la istituzione del Tribunale Internazionale per i
Crimini in Jugoslavia (in sigla: ICTY) le pressioni esercitate da
Madeleine Albright quale ambasciatore USA alle Nazioni Unite. Quegli
stessi USA che si sono sempre opposti alla costituzione del Tribunale
Penale Internazionale (in sigla: TPI), non consentendo che i cittadini
degli Stati Uniti vengano sottoposti al giudizio di autorità
giudiziarie diverse dalle loro, in ossequio alle ambizioni
imperialistiche degli USA. In Italia ne abbiamo avuto (fra gli altri)
un doloroso esempio per l'eccidio del Cermis ad opera di piloti USA
sottratti al giudizio dell'autorità giudiziaria italiana e
sostanzialmente assolti negli USA.
Per quanto riguarda la costituzione dell'ICTY va osservato che la
Carta dell'ONU non consente la possibilità, per il Consiglio di
Sicurezza, di creare "tribunali ad hoc" da ritenere discriminatori ed
organizzati per colpire i nemici USA..." (Giuseppe Mattina)
INDICE:
Introduzione: Domenico
Losurdo........................................................3
Processo Milosevic: un "processo alle
intenzioni"..........................9
(a cura di ICDSM-Italia)
Lettera al Presidente
Milosevic.......................................................37
di Miriam Pellegrini Ferri e Spartaco Ferri
Sulle illegalità del processo contro Slobodan Milosevic:
Giuseppe
Mattina.................................................................................39
DICHIARAZIONE DI SLOBODAN MILOSEVIC......................45
in apertura del "processo di difesa" dinanzi
al "Tribunale ad hoc per i crimini commessi
sul territorio della ex-Jugoslavia" dell'Aia (Olanda)
31 agosto-2 settembre 2004
Legenda: nomenclatura ed acronimi:
............................................199
Allegato 1:
Discorso di Milosevic a Campo dei Merli, 28 giugno 1989........211
Allegato 2:
Slobodan Milosevic si rivolge alla nazione, 2 ottobre 2000........219
Allegato 3:
Lettera di Milosevic all'opinione pubblica, agosto 2003.............229
SCHEDA: ICDSM
..............................................................................239
Questo testo è stato realizzato interamente grazie al lavoro
volontario dei membri e dei simpatizzanti dell'ICDSM e grazie ai
proventi della sottoscrizione popolare per la difesa di Slobodan
Milosevic. Il ricavato della vendita di questo libro va a copertura
delle spese dell'ICDSM e della difesa legale di Milosevic.
Per il contributo prezioso, fornito per la realizzazione di questo
libro, ringraziamo tra gli altri: A. Amoroso, C. Bettio, O. Daric , C.
Ferretti, S. Ferri, D. Losurdo, M. Marianetti, A. Martocchia, G.
Mattina, I. Pavicevac, B. Stradcutter, F. Zuddas.
La traduzione è basata sulle trascrizioni "ufficiali" in lingua
inglese e francese, che si possono reperire al sito internet del
"Tribunale ad hoc":
31 agosto 2004: http://www.un.org/icty/transe54/040831ED.htm
1 settembre 2004: http://www.un.org/icty/transe54/040901IT.htm
2 settembre 2004: http://www.un.org/icty/transe54/040902IT.htm
In lingua francese: http://www.un.org/icty/transf54/transf54.htm
Uvodna rec Predsednika Milosevica u Hagu 31. avgusta i 1. septembra 2004.:
http://www.sloboda.org.yu/uvodnarecC.htm - cirilica;
http://www.sloboda.org.yu/uvodnarecL.htm - latinica.
Invitiamo il lettore a seguire le udienze del "Tribunale ad hoc" anche
via internet sui siti:
http://www.domovina.net/Icty/eng/room1.ram
http://hague.bard.edu/video.html
http://tribunal.freeserbia.com
LE TRASCRIZIONI "UFFICIALI" DEL "PROCESSO" SI TROVANO AI SITI:
http://www.un.org/icty/transe54/transe54.htm (IN ENGLISH)
http://www.un.org/icty/transf54/transf54.htm (EN FRANCAIS)
Ulteriori informazioni ed aggiornamenti ai siti internet:
http://www.sloboda.org.yu/ (Associazione Libertà/Sloboda)
http://www.icdsm.org/ (Comitato internazionale per la difesa di
Slobodan Milosevic)
http://www.pasti.org/milodif.html (sezione italiana dell'ICDSM)
http://www.free-slobo.de/ (sezione tedesca dell'ICDSM)
http://www.free-slobo-uk.org/ (sezione britannica dell'ICDSM)
http://www.icdsm-us.org/ (sezione statunitense dell'ICDSM)
http://www.icdsmireland.org/ (sezione irlandese dell'ICDSM)
http://www.wpc-in.org/ (Consiglio mondiale per la pace/World Peace
Council)
http://www.geocities.com/b_antinato/ (Centro antiNATO dei Balcani)
http://it.groups.yahoo.com/group/jugoinfo (Notiziario JUGOINFO del
Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia, Italia)
---
COMITATO INTERNAZIONALE PER LA DIFESA DI SLOBODAN MILOSEVIC
ICDSM Sofia - New York - Mosca www.icdsm.org
* * *
Velko Valkanov, Ramsey Clark, Alexander Zinoviev (Co-Presidente),
Klaus Hartmann (Presidente del Comitato), Vladimir Krsljanin
(Segretario), Christopher Black (Presidente, Comitato Giuridico),
Tiphaine Dickson (Portavoce Legale)
* * *
ICDSM - Sezione Italiana
presidente ad interim: Miriam Pellegrini Ferri
c/o GAMADI, Via L. Da Vinci 27
00043 Ciampino (Roma)
SITO INTERNET: http://www.pasti.org/linkmilo.html
------
Subject: [icdsm-italia] PROCESSO MILOSEVIC: UN "PROCESSO ALLE INTENZIONI"
Date: March 11, 2006 8:46:01 PM GMT+01:00
Riportiamo di seguito un saggio pubblicato nel libro:
IN DIFESA DELLA JUGOSLAVIA.
IL J'ACCUSE DI SLOBODAN MILOSEVIC DI FRONTE AL "TRIBUNALE AD HOC" DELL'AIA
Zambon Editore (Frankfurt, 2005)
240 pagine, 10 euro, ISBN 88-87826-33-1
(VEDI IN FONDO PER L'INDICE ED ALTRE INFORMAZIONI)
Il testo risale alla scorsa estate.
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Processo Milosevic: un "processo alle intenzioni"
a cura di ICDSM-Italia (Sezione Italiana del Comitato Internazionale
per la Difesa di Slobodan Milosevic)
Con il discorso che in questo libro riproduciamo, il 31 agosto 2004 ha
avuto inizio la fase detta della "difesa" nel "processo" intentato
contro Slobodan Milosevic (1) presso il "Tribunale ad hoc per i
crimini commessi sul territorio della ex Jugoslavia" dell'Aia, in
Olanda - abbreviato: TPIJ. (2)
Al Presidente Milosevic sono stati concessi solo 150 giorni "netti"
per la presentazione della sua difesa: solo la metà del tempo usato
dalla "accusa" per i tre "capi di imputazione" - per le guerre in
Croazia, in Bosnia ed in Kosovo. Mentre scriviamo, il "processo di
difesa" è in pieno svolgimento; la sua conclusione è all'incirca
prevista per la primavera 2006; il "verdetto" dovrebbe seguire di
alcuni mesi.
Già nel corso della fase "della accusa", comunque, è risultato
evidente come, il "processo", non riuscendo di fatto a dimostrare la
colpevolezza dell'ex presidente, sia un clamoroso fallimento e dunque
motivo di estremo imbarazzo e preoccupazione per gli sponsor del TPIJ.
Contro Milosevic il "tribunale" ha infatti usato ogni mezzo di
pressione politica, mediatica e fisica (a causa del suo stato di
salute e di cure inappropriate): malgrado tutto ciò, gli accusatori ed
i giudici non sono riusciti spezzare la difesa di Milosevic.
La natura del "Tribunale ad hoc"
Il caso del TPIJ chiarisce molto bene la collateralità di certe
neonate istituzioni penali internazionali ai progetti egemonici dei
paesi imperialisti. Il TPIJ è stato fondato nel 1993 dal Consiglio di
Sicurezza delle Nazioni Unite per l'insistenza di Madeleine Albright
(3). Il normale canale per creare un Tribunale come questo, come a suo
tempo ha puntualizzato lo stesso Segretario Generale dell'ONU, avrebbe
dovuto essere "un Trattato Internazionale stabilito ed approvato dagli
Stati Membri che avrebbero permesso al Tribunale di esercitare in
pieno nell'ambito della loro sovranità". (4) Tuttavia, Washington ha
imposto un'interpretazione arbitraria del Cap.VII della Carta delle
Nazioni Unite, che consente al Consiglio di Sicurezza di prendere
"misure speciali" per restaurare la pace in sede internazionale.
Perciò il "Tribunale ad hoc" è una struttura illegittima e para-legale.
Esso è finanziato dai paesi della NATO, e soprattutto dagli USA (5),
in maniera diretta oltreché attraverso l'ONU, ma anche da altri paesi
non proprio neutrali nella problematica jugoslava, come l'Arabia
Saudita, nonché da enti "non-governativi" e personaggi "privati", come
George Soros. Per farsi una idea di quali forze muovano questa
istituzione para-legale da dietro le quinte, è forse sufficiente
guardare ai curricola di alcuni dei protagonisti. L'attuale presidente
del "Tribunale ad hoc", Theodor Meron, già ambasciatore di Israele in
Canada (sic), era stato nient'altro che l'inviato di Bill Clinton
alla Conferenza di Roma per la istituzione del Tribunale Penale
Internazionale (TPI), nel 1998: fu cioè il principale responsabile del
sabotaggio, da parte USA, della istituzione di un TPI che fosse
realmente super partes ed avesse competenze generali - non solo "ad
hoc" per la Jugoslavia o per il Ruanda... La "procuratrice" Carla Del
Ponte, dal canto suo, è da tempo al centro di polemiche in Svizzera
per lo strano modo con cui ha condotto importanti inchieste, ad
esempio quella sul narcotrafficante Escobar junior; si veda anche la
clamorosa intervista rilasciata a Jürgen Elsässer dal testimone-chiave
nella vicenda Mabetex/Pacolli, Felipe Turover, che ha accusato la Del
Ponte di avere insabbiato l'inchiesta e di aver messo a repentaglio la
vita dei testimoni. (6)
Il sostegno della NATO al TPIJ è particolarmente indicativo delle vere
finalità di questa struttura para-giudiziaria. Secondo Jamie Shea,
portavoce della NATO durante la aggressione di questa contro la
Repubblica Federale di Jugoslavia (RFJ) nel 1999, "la NATO è amica del
Tribunale, è la NATO che detiene per conto del Tribunale i criminali
di guerra sotto accusa... Sono i paesi della NATO che hanno procurato
i fondi per istituire il Tribunale, noi siamo tra i più grandi
finanziatori." (7) Oltre ad attestare il sostegno finanziario e la
"amicizia" della NATO - proprio mentre questa bombardava i convogli di
profughi ed il petrolchimico di Pancevo - Jamie Shea rivendica dunque
ad essa il ruolo di "polizia giudiziaria". La quale, come s'è visto in
decine di occasioni, specialmente in Bosnia ma anche nel caso di
Milosevic, opera attraverso colpi di mano e rapimenti, nel corso dei
quali alcuni "sospetti" sono stati persino uccisi - mentre diversi
serbi-bosniaci detenuti all'Aja sono deceduti per presunti infarti e
suicidi.
Il "Tribunale ad hoc" dell'Aja ha sistematicamente dichiarato il non
luogo a procedere per le documentate accuse di crimini di guerra mosse
da varie parti alla NATO.
La sproporzione tra le incriminazioni nei confronti di esponenti serbi
rispetto a quelle di croati, kosovari albanesi e bosniaci musulmani,
responsabili di gravi crimini, è resa evidente dai numeri. (8) Ancor
più evidente è il fatto che dei tanti "imputati", gli unici con
responsabilità eminentemente politiche siano appartenenti alla parte
serba - Milosevic, Milutinovic, Karadzic - mentre i leader delle
fazioni secessioniste sono stati tutti indistintamente "risparmiati"
nonostante (ad esempio) i loro torbidissimi trascorsi. (9)
La "giustizia" del "Tribunale ad hoc" è dunque quella di una parte in
causa contro l'altra: il contrario esatto del super partes. Il TPIJ,
analogamente al famigerato Tribunale Speciale dell'Italia fascista, è
uno strumento politico totalmente sotto controllo dei vincitori, cioè
degli aggressori, devastatori ed invasori della Jugoslavia.
Noti giuristi e commentatori hanno spiegato come, nel suo
funzionamento, il TPIJ violi tutti i principi del diritto
internazionale. In sostanza, esso non rispetta la separazione dei
poteri, né la parità fra accusa e difesa, né tantomeno la presunzione
di innocenza finché non si giunge ad una condanna: la regola 92 del
TPIJ stabilisce che le confessioni siano ritenute credibili, a meno
che l'accusato possa provare il contrario, mentre in qualsiasi altra
parte del mondo l'accusato è ritenuto innocente fino a quando non sia
provata la sua colpevolezza. Il TPIJ formula i propri regolamenti e li
modifica su ordine del Presidente o del Procuratore, assegnando ad
essi carattere retroattivo: attraverso una procedura totalmente
ridicola, il Presidente può apportare variazioni di sua propria
iniziativa e ratificarle via fax ad altri giudici (regola 6). Il
regolamento stesso non contempla un giudice per le indagini
preliminari che investighi sulle accuse. Il "Tribunale ad hoc"
utilizza testimoni anonimi, che si possono dunque sottrarre a
verifiche da parte della difesa; secreta le fonti testimoniali, che
possono essere anche servizi segreti di paesi coinvolti nei fatti.
Esso usa la segretezza anche sui procedimenti aperti (regola 53);
ricusa o rifiuta a proprio arbitrio di ascoltare gli avvocati della
difesa (regola 46), allo stesso modo dei tribunali dell'Inquisizione;
può rifiutare agli avvocati di consultare documentazione probatoria
(regola 66); può detenere sospetti per novanta giorni prima di
formulare imputazioni, con l'evidente scopo di estorcere confessioni.
Dulcis in fundo, i giudici si arrogano persino il diritto, d'accordo
con la "pubblica accusa", di revisionare la trascrizione del
dibattimento, censurandola allo scopo di impedire la divulgazione di
quegli interventi di Milosevic considerati "ad uso esterno" e dunque
irrilevanti o inopportuni per gli Atti del "processo".
L'imputazione contro l'allora Presidente della Repubblica Federale di
Jugoslavia Slobodan Milosevic veniva resa pubblica dall'allora
"procuratrice" Arbour su pressione di Madeleine Albright, proprio
durante i bombardamenti della NATO nella primavera del 1999,
nell'ambito della campagna mediatica di demonizzazione della
Jugoslavia e dei suoi dirigenti che ha accompagnato la aggressione
militare. Un tassello, insomma, della più ampia operazione di
disinformazione strategica e guerra psicologica. (10)
Per la effettiva cattura di Milosevic, però, dovevano maturare le
condizioni politiche in Jugoslavia.
Questo cambiamento è avvenuto solo nell'autunno del 2000, quando a
Belgrado si è instaurato il regime-fantoccio filo-occidentale. Tra gli
Allegati di questo libro riproduciamo il discorso tenuto dall'allora
presidente jugoslavo in vista del turno di ballottaggio alle elezioni
presidenziali, tre giorni prima del colpo di Stato che, il 5 ottobre
del 2000, portò al potere le destre filo-occidentali. Il ballottaggio
non si potè svolgere, visto che, tra l'altro, le schede elettorali del
primo turno vennero "opportunamente" distrutte nell'assalto e
nell'incendio dei locali del Parlamento da parte di alcune decine di
teppisti. Nei giorni successivi furono attaccate le sedi dei partiti
della sinistra e dei sindacati, e molti militanti verranno fatti
oggetto di vigliacche aggressioni. (11) Nel discorso che riproduciamo
nell'Allegato 2, Milosevic pronosticava, nel caso di un passaggio dei
poteri alla coalizione liberista DOS, gravi conseguenze per il paese
sia dal punto di vista politico-istituzionale, sia da quello
economico sociale. Ad anni di distanza, tutte le previsioni di
Milosevic risultano purtroppo verificate: lo Stato jugoslavo non
esiste più, essendo stato trasformato in una precaria "Unione di
Serbia e Montenegro" destinata ad ulteriormente disgregarsi, e
l'economia versa tuttora in una crisi profonda, poichè l'apertura al
capitale straniero non ha portato alcun beneficio alla produzione
bensí solo dismissioni e decomposizione. La disoccupazione e la
povertà in Serbia e Montenegro sono oggi generalizzate.
Il rapimento di Milosevic
La rocambolesca cattura di Milosevic è avvenuta mesi dopo il golpe, il
31 marzo 2001: in cambio, al nuovo governo sono stati accordati 50
milioni di dollari dagli USA. I dirigenti belgradesi, per ottemperare
ai ricatti militari ed economici degli USA, della Nato e del Tribunale
dell'Aja, hanno commesso una serie di macroscopiche illegalità.
Milosevic è stato detenuto per tre mesi senza che nessuno delle
centinaia di testimoni ascoltati avesse fornito prove a sostegno della
pretestuosa imputazione di "abuso di potere" (diversa da quella di
"crimini di guerra" usata all'Aia). Al termine delle due proroghe
della detenzione preventiva, Milosevic avrebbe dovuto essere
scarcerato; invece, un ulteriore scandalo è stata la modalità della
sua "estradizione" da Belgrado in Olanda, tramite una operazione-lampo
illegale ed anticostituzionale curata dai settori più filo-americani
del governo di Zoran Djindjic (12). Il sequestro ed il trasporto
all'Aia su velivoli della RAF inglese avveniva in base a un decreto
del solo premier e del ministro degli interni, con un governo
dimezzato dal ritiro dei ministri montenegrini; un decreto che
violava, insieme alle Costituzioni jugoslava e serba (13), la
posizione del Parlamento Federale nonché l'orientamento dei partner di
maggioranza e dello stesso presidente jugoslavo Kostunica. Il giorno
dopo il trasferimento di Milosevic, i governanti jugoslavi ottenevano
il loro ulteriore premio: la promessa (sic) di 1.360 milioni di
dollari, stanziati dalla "Conferenza dei donatori" alla condizione
della totale privatizzazione dell'economia nazionale.
All'Aia, Milosevic ha da subito tenuto un atteggiamento fermo ed
inequivocabile: si dichiara prigioniero politico, non riconosce
legittimità al "Tribunale ad hoc" (14) e rifiuta di essere assistito
da avvocati, compresi quelli designati "d'ufficio" dal "Tribunale"
stesso (15). Le prime udienze - tra luglio 2001 e gennaio 2002 - sono
state dedicate a problemi procedurali, ma Milosevic non ha mancato di
dire la sua ogni volta che gli è stato concesso di parlare, e
fintantoché il microfono non gli è stato spento in malo modo.
Il 29 ottobre 2001, ad esempio, dopo la lettura della "imputazione
sulla Croazia" ha detto testualmente:
"È assurdo accusare la Serbia ed i serbi per la secessione armata
della Croazia, che ha causato una guerra civile, conflitti e
sofferenze per la popolazione civile."
Il giorno dopo, commentando "l'imputazione sul Kosovo", egli ha fatto
notare che essa "riguarda solamente fatti avvenuti dal 24 marzo alla
fine della prima settimana di giugno [1999], laddove (...) tutto il
pianeta sa che è proprio dal 24 marzo fino alla prima settimana di
giugno compresa che la Nato ha commesso la sua criminale aggressione
contro la Jugoslavia. (...) Se la corte non vuole prendere in
considerazione questi fatti, allora è ovvio che questa non è una corte
ma solamente una parte del meccanismo atto ad eseguire crimini contro
il mio paese e la mia gente. Se quest'ultimo è il caso (...) e dunque
se la corte è parte dell'ingranaggio, allora per piacere, date lettura
ai verdetti che vi è stato detto di formulare e smettetela di annoiarmi."
Dopo la lettura del "capo d'imputazione" sulla Bosnia-Erzegovina,
Milosevic dichiarava invece: "Questo testo miserabile che abbiamo qui
ascoltato è l'apice dell'assurdità. Devono darmi credito per la pace
in Bosnia, e non per la guerra. La responsabilità per la guerra in
Bosnia è delle potenze che hanno distrutto la Jugoslavia e dei loro
satrapi in Jugoslavia, e non della Serbia, né del suo popolo, né della
sua politica. Questo è un tentativo..." Qui il microfono veniva spento.
Ancora, in dicembre, Milosevic si richiamava a fatti di estrema attualità:
"Per me è assolutamente chiaro il motivo per cui questo falso pubblico
ministero insiste sulla unificazione [dei tre "capi d'accusa"]. La
causa di questo è l'11 Settembre. Loro vogliono mettere in secondo
piano le accuse contro di me sul Kosovo perché queste inevitabilmente
aprono la questione della collaborazione della amministrazione Clinton
con i terroristi nel Kosovo, compresa la organizzazione di Bin Laden.
(...) Quello che si può trovare sotto la superficie di questi "capi
d'imputazione" non sono altro che i detriti ed il fango di dieci anni
di guerra mediatica, condotta con l'obiettivo di demonizzare sia la
Serbia, sia il popolo serbo e la sua dirigenza, ed anche me
personalmente, e addirittura la mia famiglia. Perché la guerra
mediatica ha preceduto quella reale, ed ha avuto come obiettivo quello
di convincere l'opinione pubblica occidentale che siamo delinquenti,
anche se non abbiamo mai dato argomenti per avvalorare questo. Voi
oggi avete letto qui che il 6 Aprile 1992 l'Unione Europea riconobbe
la Bosnia-Erzegovina. Questo è stato fatto sotto l'influenza
dell'allora Ministro degli Esteri tedesco Hans Dietrich Genscher,
perchè il 6 Aprile era il giorno in cui nel 1941 Hitler attaccò la
Jugoslavia bombardando Belgrado. C'era un desiderio di simboleggiare,
in questo modo, il capovolgimento degli esiti della II Guerra Mondiale."
Il 30 gennaio 2002, Slobodan Milosevic aveva nuovamente l'occasione di
parlare dinanzi alla "corte" dell'Aia:
"In realtà c'era un piano evidente contro quello Stato di allora che
era, direi, un modello per il futuro federalismo europeo. Quello Stato
era la Jugoslavia, dove più nazionalità erano comprese in un sistema
federativo che realizzava la possibilità di vivere con pari diritti,
con successo, con la possibilità di prosperare, svilupparsi e, direi,
di essere d'esempio al mondo intero di come si può vivere insieme. Per
tutto il tempo abbiamo lottato per la Jugoslavia, per conservare la
Jugoslavia. In fondo, tutti i fatti comprovano soltanto quello che sto
dicendo. E soltanto la Repubblica Federale di Jugoslavia tuttora
esistente ha conservato la sua struttura dal punto di vista delle
nazionalità.
(...) Con ciò che sta avvenendo li' [in Kosovo] si sta in pratica
riabilitando la politica del periodo nazista, di Hitler e Mussolini.
Questo grande parlare di "Grande Serbia", di questa presunta idea che
non è mai esistita, non serve altro che a mascherare la creazione di
una "Grande Albania" - quella stessa che crearono Hitler e Mussolini
durante la Seconda Guerra Mondiale. Guardate soltanto quello schema, e
guardate che cosa si sta facendo adesso, quello che vogliono sottrarre
alla Serbia, al Montenegro ed alla Macedonia - e un domani forse anche
alla Grecia del Nord, quando le relazioni greco-turche saranno messe
alla prova di nuovo per ordine del comune padrone, ed anche quella
sarà per loro una questione da risolvere."
Milosevic, uomo politico di orientamento socialista riformatore, parla
qui chiaramente della Jugoslavia di Tito... e la difende! Parla di un
paese nel quale si rifuggiva sia da uno jugoslavismo sovranazionale
"artificiale", sia dal nazionalismo separatista, a favore di una
cultura di sintesi, pluralista, propriamente jugoslava, in grado di
riunire le preesistenti culture in una nuova, dinamica identità,
adatta ad uno Stato fondato sui diritti di cittadinanza e non - come è
purtroppo oggi - sulle identità etniche o religiose. (16)
Il dibattimento e la sua "rimozione" mediatica
Dopo alcune incertezze legate alla intenzione della "procuratrice" Del
Ponte di unificare i tre procedimenti sul Kosovo, sulla Croazia e
sulla Bosnia, il "processo" a Milosevic è stato effettivamente
unificato ed è iniziato il 12 febbraio 2002. Da allora i mass-media,
dopo le prime giornate-shock, hanno abbassato il sipario -
gradualmente, ma completamente. In Jugoslavia, le autorità hanno
dapprima impedito il proseguimento della diretta televisiva, poi hanno
operato per isolare Milosevic in ogni maniera.
Di fatto, l'ondata repressiva scatenata con lo "stato d'emergenza"
("Operazione Sciabola") proclamato in Serbia dopo il misterioso
omicidio Djindjic (primavera 2003, nel pieno della "fase della accusa"
nel TPIJ) è servita anche ad impedire l'opera dei collaboratori di
Milosevic, vicini alla Associazione Sloboda (17) che lo assiste; e per
questo molti osservatori ritengono che lo "stato d'emergenza" sia
stato deciso di comune accordo con il governo DOS da chi "muove i
fili" all'Aia.
Per tutto il tempo, inoltre, in Serbia è proseguito un vero e proprio
linciaggio mediatico ai danni di Milosevic e della sua famiglia, da
parte dei mezzi di informazione, oramai tutti in mano al capitale
straniero (anglosassone-sorosiano, ma anche e soprattutto tedesco: ad
esempio il maggiore quotidiano, Politika, è adesso in mano alla
cordata Westdeutsche Allgemeine Zeitung di Bodo Hombach). La campagna
diffamatoria è basata su accuse, pettegolezzi ed allusioni di tutti i
tipi; i famigliari di Milosevic, temendo il peggio (in Serbia dal 2000
si susseguono gli omicidi politici), sono stati costretti ad
abbandonare il paese. (18)
In aula, nella "fase della accusa" l'atmosfera era surreale. Nel
confronto con i testimoni dell`"accusa", Milosevic agevolmente
rovesciava le imputazioni, spesso mettendo i testimoni stessi in
contraddizione: tanto che qualcuno di questi ritrattava, qualcun altro
rinunciava a deporre, qualcuno si sentiva male, qualcuno si rendeva
conto che la sua deposizione in fase istruttoria era stata
falsificata... In tutti questi mesi ed anni di dibattimento, giorno
dopo giorno, battuta dopo battuta, la "triplice accusa" a Milosevic -
pomposamente riassunta nella formula: "impresa criminale congiunta"
(joint criminal enterprise) - si è dimostrata essere un vero e proprio
"processo alle intenzioni", come recita una felice locuzione della
lingua italiana: nient'altro che un teorema, cioè, basato su ipotesi
iniziali non dimostrate, frutto di falsificazioni macroscopiche e/o di
elucubrazioni su di una presunta "catena di comando" con Milosevic al
vertice.
Ribaltando completamente il "tavolo da gioco", Milosevic ha però messo
la stessa NATO sul banco degli imputati come prima responsabile non
solo dei bombardamenti, ma proprio dell'infame squartamento della RFS
di Jugoslavia, ripercorrendo gli atti diplomatici, politici e militari
a vari livelli compiuti dai paesi dell'Alleanza. I fatti in proposito
citati da Milosevic nel corso del dibattimento, e rielencati in forma
organica nel testo centrale di questo libro, sono tutti fatti storici,
ormai, benché vengano sostanzialmente ignorati o minimizzati dai
commentatori occidentali e filo-occidentali. Sono fatti
incontrovertibili, e Milosevic, mentre ripercorre pagine e pagine di
storia balcanica e mondiale, dinanzi alla "Corte" ne scrive a tutti
gli effetti una nuova, con grande dignità, pur nel completo
isolamento, con troppi avversari e solo pochi amici attorno, e nella
astiosa disattenzione dei "balcanologi" di ogni sorta.
L'obiettivo degli sponsor del "Tribunale ad hoc" - cioè fare di
Milosevic il capro espiatorio esclusivo e "conclusivo" per le tragedie
jugoslave a cavallo dei due millenni - può essere conseguito solamente
nella misura in cui le opinioni pubbliche restino ignare di ciò che
viene effettivamente detto nell'aula dell'Aia. L'operazione di
"scaricamento" delle responsabilità in toto sulla figura di Milosevic,
attraverso l'intera costruzione del processo-farsa, rappresenta di per
se stessa un enorme tentativo di rimozione: essa vuole offrire ai veri
responsabili del magnum crimen (la distruzione della Jugoslavia e la
guerra) l`opportunità di risciacquarsi la coscienza, autoassolversi,
financo sottrarsi al pagamento dei danni dei bombardamenti. Ma tale
abnorme, disonesta operazione può avere successo solamente se, a sua
volta, sul dibattimento dell`Aia sia fatto sostanzialmente calare il
sipario, non ne sia data cioè alcuna cronaca, cosicchè tanto ostentato
sforzo di ricerca "della verità sui crimini della guerra in
Jugoslavia", tanto materiale accumulato, rimanga inutilizzato da
giornalisti, commentatori, studiosi, storici... È una rimozione dentro
l'altra, in un gioco di scatole cinesi: come la cancellazione della
Jugoslavia dalle cartine geografiche, ed analogamente all`oblio
imposto sui bombardamenti NATO e su tanti altri episodi-chiave, così
pure i momenti salienti del "processo" a Milosevic vengono ignorati
dai media. Questo silenzio giornalistico, in quanto ulteriore momento
della campagna strategica di disinformazione che ha accompagnato la
guerra di squartamento della Jugoslavia, è il peggiore nemico di
questo paese e delle popolazioni che la abitano, ed è, con tutta
evidenza, l'arma più micidiale adoperata in questa triste fase storica
contro di esse.
Perciò nessuno ha riportato i dettagli del confronto in aula tra
Milosevic e Stipe Mesic, attuale presidente croato ed ex uomo di
Tudjman, né quelli del confronto con l'ex presidente della Slovenia
Milan Kucan, benché riguardassero i momenti cruciali e drammatici
dello scoppio della guerra fratricida nel 1991. Nessuna cronaca è
stata fatta della testimonianza di Zoran Lilic, probabilmente la più
importante nel "processo" visto che Lilic fu addirittura presidente
della RF di Jugoslavia mentre Milosevic era presidente della Serbia;
non si è parlato della deposizione di un uomo dei servizi, Rade
Markovic, chiamato come testimone dell'accusa ma che poi, in aula, ha
dato ragione a Milosevic ed ha dichiarato di essere stato sottoposto a
pesanti pressioni dal governo serbo attuale affinché dichiarasse il
falso; nessuno ha commentato nemmeno il confronto con il "nonviolento
kosovaro" (19) Ibrahim Rugova; per non parlare poi degli interventi in
aula di diplomatici e politici occidentali, o dei ridicoli spettacoli
offerti da falsi esperti di storia, facilmente sbugiardati da
Milosevic nel corso di tutta la "fase dell'accusa".
Negli ultimi mesi, dedicati alla replica dell'accusato, si sono svolte
numerose importantissime sedute: come ci aspettavamo, purtroppo, i
nostri media non ne hanno riportato neanche l'eco.
La fase della "autodifesa"
Il 5 luglio 2004, l'ex Segretario di Stato USA Madeleine Albright
faceva visita al "Tribunale". Da quel momento, la dirigenza della
politica estera USA dava inizio in modo pesante ad una campagna
mediatica mirata ad imporre restrizioni al diritto del Presidente
Milosevic all'autodifesa personale.
Il 31 agosto ed il 1 settembre 2004, il Presidente Milosevic ha
presentato la sua dichiarazione in apertura del "processo di difesa" -
che qui riproduciamo per la prima volta in lingua italiana.
In seguito, prima che il Presidente Milosevic fosse in grado di
produrre il suo primo testimone (di circa 1600 da lui citati), il 2
settembre 2004 la "Corte" prendeva una decisione senza precedenti
sottraendo al Presidente Milosevic il diritto a difendersi in prima
persona ed imponendogli un "avvocato difensore" contro la sua volontà.
I britannici ex "amici curiae" (collaboratori del Tribunale), Stephen
Kay e Gillian Higgins, venivano "imposti d'ufficio" dalla "Corte" come
difensori del Presidente Milosevic, (20) in modo da tenere sotto
controllo la conduzione del "processo di difesa", a partire dalle
deposizioni dei testimoni. La partecipazione del Presidente Milosevic
al suo stesso "processo" veniva ridotta alla possibilità di presentare
ai testimoni domande "addizionali", dopo la loro deposizione e solo
dopo avere ricevuto il permesso dai "giudici". (21)
Il 29 settembre 2004, Kay ed Higgins solo dopo aver affrontato
l'opposizione più energica possibile da parte del Presidente Milosevic
presentavano appello davanti alla "Corte d'Appello" del Tribunale
contro il loro essere stati imposti, fingendo dunque di condividere la
posizione del Presidente Milosevic. Ma il loro comportamento concreto
rendeva evidente il contrario: tanto che essi prendevano contatto, di
propria iniziativa, con le persone indicate come testimoni nell'elenco
predisposto da Milosevic. Contemporaneamente, più di un centinaio di
questi possibili testimoni dichiaravano di non essere disposti a
testimoniare, a meno che non venisse ripristinato il diritto del
Presidente Milosevic all'autodifesa personale. Il 18 ottobre 2004,
l'avvocato Kay dichiarava alla "corte" che più di 90 dei testimoni
che egli aveva cercato di contattare, avevano rifiutato di
testimoniare, date le attuali circostanze. Inoltre, Kay aggiungeva che
era stato fatto ogni sforzo per convincere i testimoni a venire in
"Tribunale", e non obiettava nulla al "Giudice Presidente" Robinson
che notificava l'ordine di comparizione davanti alla Corte ai
testimoni "reticenti": si dimostrava così una volta di più che Kay ed
Higgins sono completamente dalla parte del Tribunale, e che il loro
atteggiamento è del tutto ostile a Milosevic.
Tra i tanti testimoni che hanno boicottato questa "corte" illegale, va
ricordata la posizione netta di Peter Handke - uno dei più grandi
scrittori tedeschi contemporanei, che conosce benissimo la situazione
jugoslava tanto da avere scritto numerosi testi in proposito negli
ultimi anni. Handke ha rinunciato a comparire come testimone perchè
non riconosce la legittimità di quello che egli chiama il "Grande
Tribunale":
<<La Giustizia è la Giustizia, è stata la dichiarazione di uno degli
attuali, episodici, fittizi detentori del potere in Serbia,
dichiarazione con la quale egli ha salutato il Tribunale
Internazionale e lo ha sostenuto. No, la Giustizia non è la Giustizia.
Ed "un testimone è un testimone?" No, un testimone non è un testimone.
Al limite, io mi considero un testimone di passaggio. Ed uno così -
forse non è il niente, ma certo è niente per il Tribunale. (...) La
mia "intima convinzione" mi porta non solo a ritenere che Slobodan
Milosevic sia di fronte alla corte sbagliata, ma anche che egli sia -
"innocente" proprio no (questa, come ho già detto, non è cosa che mi
riguardi), ma sicuramente: "non colpevole nel senso dell'accusa", e
neanche nel senso dell'organizzazione del processo.>> (22)
Probabilmente a causa di questa eclatante forma di boicottaggio dei
testimoni, e per la intransigenza del Presidente Milosevic, il 1
novembre 2004 la "Corte di Appello" emetteva una sentenza in base alla
quale bisognava modificare le modalità di conduzione del "processo di
difesa". Milosevic avrebbe potuto condurre da solo la propria difesa,
ma "la presenza di un Collegio di Difesa Assegnato consentirebbe al
processo di continuare anche nel caso in cui Milosevic si trovasse
temporaneamente non in grado di parteciparvi." Ad un più attento
esame, questa sentenza della "Corte di Appello", che a prima vista
sembra una quasi-vittoria per Milosevic, consente in effetti una
violazione ancora peggiore dei diritti dell'"imputato", in quanto pone
le fondamenta del dibattimento in absentia (il processo può cioè
continuare anche in assenza dell'imputato).
Prima che venisse ripristinato il diritto del Presidente Milosevic a
condurre direttamente la sua difesa, il "Collegio di Difesa Assegnato"
(cioè la coppia Kay-Higgins) aveva già condotto in aula cinque
testimoni tra quelli dell'elenco: Smilja Avramov, ex docente di
giurisprudenza; James Jatras, ex consigliere della Commissione
Repubblicana per la Politica Estera del Senato USA; Roland Keith, già
comandante Canadese dell'OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la
Cooperazione in Europa) in Kosovo; il giornalista tedesco Franz Josef
Hutsch; ed infine Liana Kanelli, una parlamentare greca.
In seguito alla decisione della "Corte d'Appello" del 1 novembre 2004,
il Presidente Milosevic ha incominciato ad ascoltare direttamente i
suoi testimoni. Fino alla pausa estiva (2005), e dunque fino alla
pubblicazione di questo libro, dinanzi al Presidente Milosevic sono
stati convocati una cinquantina di teste: intellettuali di chiara
fama, storici e studiosi, politici di rango elevato, dalla Jugoslavia
e dall'estero, hanno prodotto le loro testimonianze sulla posizione
storica, politica e legale della Serbia, informando sul contesto della
crisi jugoslava, completamente ignorato dall'"atto di accusa", come
pure sulle prese di posizione e sulle azioni personali del Presidente
Milosevic durante il disfacimento della Jugoslavia, che sono sempre
state orientate a prevenire un bagno di sangue.
I giudici hanno costantemente interferito con la conduzione degli
interrogatori, rimproverando a Milosevic di porre ai testimoni domande
"presumibilmente concordate", di presentare prove ritenute non
pertinenti con le specifiche accuse, di introdurre documenti in
maniera non opportuna, ed altri pretesti di natura tecnica. Di fatto,
i giudici non avevano mai applicato tali restrizioni durante la fase
processuale precedente. La "Corte" e l'"Accusa", adesso, fanno a gara
a porre obiezioni di tipo puramente "tecnico", con l'ovvio intento di
sprecare il più possibile dei 150 giorni messi a disposizione per la
presentazione del "processo di difesa".
Durante l'interrogatorio incrociato dei testi a difesa da parte
dell'"accusa", il presidente Milosevic ha spesso dovuto far notare
come le traduzioni di documenti in serbocroato e di altro materiale
fossero scorrette e tendenziose. Ad esempio, Milosevic ha dimostrato,
con la conferma degli interpreti del "tribunale", che in un
documentario della BBC il "Pubblico Accusatore" , avvocato Nice,
deliberatamente traduceva in modo errato alcune frasi pronunciate in
serbocroato.
I "giudici" in particolar modo Ian Bonomy, che ha sostituito Richard
May, malato, proprio alla fine del "processo d'accusa", nel 2004,
senza avere però avuto il tempo di aggiornarsi sul dibattimento
precedente usano trattare i testimoni a difesa senza il dovuto
rispetto. Il "Pubblico Accusatore" durante i suoi controinterrogatori
si rivolge a loro con toni veramente aggressivi, senza tener conto
della loro età, della loro posizione o dei meriti professionali
contrariamente al Presidente Milosevic, che aveva trattato tutti i
testimoni dell'accusa in un modo rispettoso.
Dalla fine di gennaio 2005, le testimonianze a difesa hanno riguardato
il Kosovo.
Una delle più importanti testimonianze è stata prodotta da Dietmar
Hartwig, capo della Missione di Osservatori in Kosovo dell'Unione
Europea (la controparte europea di William Walker). Secondo Hartwig,
le forze serbe di polizia non commisero alcuna aggressione contro i
civili, ma risposero solo alle provocazioni dell'UCK (la guerriglia
dei secessionisti pan-albanesi, appoggiati dalla NATO) in una maniera
"disciplinata". L'UCK è stato descritto come una "organizzazione
terroristica", e Hartwig ha dato rilievo alla netta discrepanza tra i
rapporti che lui inviava ai governi occidentali e la versione pubblica
che questi governi davano sugli avvenimenti in Kosovo.
Una parte importante della autodifesa del Presidente Milosevic è stata
dedicata a ristabilire la verità intorno al tristemente famoso
incidente di Racak del 15 gennaio 1999, che fu dipinto all'epoca come
un massacro effettuato a sangue freddo dalla polizia serba su civili
albanesi disarmati. Il presunto massacro servì da pretesto per
l'aggressione NATO; questo è peraltro il solo incidente, menzionato
nel "procedimento formale di accusa" relativo al Kosovo, che risalga a
prima dell'aggressione NATO.
Milosevic ha convocato importanti testimoni, quali: il perito medico
legale Slavisa Dobricanin (che aveva eseguito le autopsie sui cadaveri
trovati a Racak, ed ha confermato che molti di questi avevano tracce
di polvere da sparo sulle mani); l'investigatore di polizia Dragan
Jasovic (che ha presentato prove che 30 delle persone ammazzate a
Racak erano note come membri dell'UCK); Danica Marinkovic (Giudice
Istruttore dell'inchiesta sull'incidente, che ha testimoniato che il
capo della missione OSCE, William Walker, subito dopo i fatti cercò di
impedirle di visitare il teatro degli avvenimenti, e che i suoi
collaboratori per due giorni furono sottoposti al fuoco dell'UCK
quando cercavano di avvicinarsi ai luoghi, mentre all'OSCE era
consentito di farlo); nonché il giornalista tedesco Bo Adam (che aveva
condotto per proprio conto un'inchiesta sul terreno).
Il 19 aprile 2005, lo stato precario di salute di Milosevic non gli
consentiva di presenziare al "dibattimento processuale". Il "giudice"
Robinson ordinava allora che il processo dovesse continuare in assenza
del Presidente Milosevic, malgrado tutte le Convenzioni Internazionali
(financo lo stesso Statuto del "Tribunale ad hoc") proibiscano
procedimenti in absentia. Robinson ha ovviamente basato la sua
decisione sulla Sentenza della "Corte d'Appello" del 1 novembre 2004.
Il testimone del momento, il serbo profugo dal Kosovo Kosta Bulatovic,
veniva a questo punto citato per essere controinterrogato dalla
"Pubblica Accusa". Bulatovic si rifiutava di rispondere a qualsiasi
domanda in assenza del Presidente Milosevic. La "Corte" allora
stabiliva di ascoltarlo il giorno dopo, e contestualmente lo accusava
di "oltraggio alla Corte". Il 20 aprile, il "Tribunale" sottoponeva a
giudizio Bulatovic per "oltraggio alla Corte"; il 13 maggio 2005, la
"Camera Penale" dichiarava Bulatovic "colpevole di oltraggio alla
Corte", ed emetteva una sentenza di condanna a quattro mesi di carcere
- con la sospensione di due anni, dato il suo stato precario di salute.
Questa "sentenza" vergognosa contro un anziano, che si è opposto alla
violazione di un diritto civile fondamentale di Slobodan Milosevic -
il diritto ad essere presente al proprio processo - esemplifica il
carattere arbitrario e fuori-legge di questo "tribunale", e tradisce
la volontà della "Corte" di intimidire tutti gli altri testimoni "a
difesa". È solo una questione di tempo: la "Corte" creerà ancora
situazioni analoghe - dichiarando che Milosevic "non è in condizioni
fisiche tali da poter essere presente in Aula" - ed altri testimoni
saranno costretti a deporre in absentia dell'imputato!
Subito dopo la pausa estiva, il dibattimento sarà dedicato a
controbattere alla "accusa" per i fatti della Croazia.
La campagna di solidarietà
La preparazione del "processo di difesa" è uno dei compiti per i quali
il lavoro degli assistenti legali di Milosevic (da non confondere con
gli "avvocati d'ufficio", di fatto imposti dall'accusa) e dell'ICDSM
è assolutamente indispensabile. Si tratta di raccogliere una enorme
mole di documentazione e di prendere contatto con tutti i potenziali
testimoni ed altre persone eventualmente a conoscenza di fatti o in
possesso di materiali importanti. Senza mezzi finanziari, logicamente,
questo tipo di attività, e dunque anche la autodifesa di Milosevic
dinanzi al "Tribunale ad hoc", non hanno alcuna chance.
Il "Tribunale" garantisce solamente le spese essenziali per il viaggio
dei "testimoni" in occasione delle udienze; ma tutte le altre spese di
viaggio, di documentazione e di comunicazione vanno autofinanziate. Si
valuta che sia indispensabile raccogliere almeno 10mila euro al mese
per far fronte a tutte le necessità. Le sottoscrizioni più regolari e
consistenti finora sono arrivate dalla Germania, per un ammontare
mensile di poche centinaia di euro in tutto.
Si badi bene: non esistono altre fonti di finanziamento. Una legge
passata dal Parlamento serbo nella primavera 2004 - che in linea di
principio avrebbe garantito una parziale copertura delle spese - è
stata subito "congelata" in seguito alle minacce occidentali. Una
qualsivoglia campagna di finanziamento su basi volontarie a Belgrado è
praticamente irrealizzabile. A causa delle scelte estremistiche, in
senso neoliberista, del regime instaurato il 5 ottobre 2000, la
situazione sociale è disastrosa, la disoccupazione dilaga, i salari
sono da fame, chi ha i soldi per mangiare li tiene ben stretti e solo
in pochi casi è disposto a rischiare la galera (o peggio: vedi le
torture in carcere nella primavera 2003, durante la cosiddetta
"Operazione Sciabola") in attività politiche o di solidarietà a favore
di Milosevic: il quale viene tuttora demonizzato dai media locali
esattamente come da noi. A tutti deve essere inoltre chiaro - se
ancora ci fosse bisogno di ripeterlo - che, al di là delle menzogne
giornalistiche, non esiste alcun "tesoro nascosto" di Milosevic, e che
l'impegno di simpatizzanti e sostenitori per la sua difesa è
insostituibile ed indispensabile.
Ecco perchè, il 20 luglio 2005, la polizia fiscale tedesca è entrata
in casa del tesoriere dell'ICDSM, Peter Betscher, sottraendogli il
computer e tutto quanto ritenuto utile per "investigare sulle modalità
della campagna di finanziamento della difesa di Milosevic". Inoltre,
con un atto gravissimo, che lede i diritti fondamentali della persona,
la polizia tedesca ha bloccato il conto bancario personale di Betscher.
Altri conti, aperti appositamente per la campagna di autofinanziamento
dell'ICDSM, erano stati bloccati un anno e mezzo prima, nell'ambito
di una analoga operazione mirata a "bloccare ogni forma di
finanziamento a Milosevic ed ai suoi famigliari" in base a quanto
previsto da certe persecutorie disposizioni UE; tuttavia, la
magistratura tedesca aveva quasi subito decretato l'illegittimità di
simili provvedimenti, che ledono tra l'altro il diritto inalienabile
alla difesa legale, disponendo lo sblocco di tutti i conti bloccati.
Adesso, invece, nel pieno della fase della "autodifesa" di Milosevic -
che sta causando pesantissimo imbarazzo in Occidente e che viene
dunque sottoposta a rigido silenzio-stampa -, i servizi segreti
tedeschi ripartono all'attacco del comitato di solidarietà a
Milosevic, nel tentativo di intimorirlo, di scoraggiare i donatori, di
isolare Milosevic nella galera dell'Aia.
Noi dell'ICDSM non ci faremo intimorire e continueremo fino in fondo
la battaglia per la verità e la giustizia, e per il perseguimento dei
veri responsabili della distruzione della Jugoslavia; una battaglia
che vede, nella pubblicazione e nella ampia diffusione di questo
libro, uno dei suoi momenti principali. Terminiamo dunque rivolgendo a
tutti, con vigore, un appello a contribuire ed a far contribuire anche
finanziariamente a questa battaglia:
Conto Corrente Postale numero 86557006
intestato ad Adolfo Amoroso, ROMA
causale: DIFESA MILOSEVIC
NOTE:
(1) Slobodan Milosevic è stato prima presidente della Serbia, dal 1989
al 1997, poi presidente della "terza" Jugoslavia (la federazione di
Serbia e Montenegro) fino al colpo di mano dell'ottobre 2001. Come
uomo di partito, nel 1987 è stato eletto presidente della Lega dei
Comunisti della Serbia, ed ha diretto la trasformazione di questa in
Partito Socialista della Serbia (SPS) nel 1990.
(2) Questo "Tribunale ad hoc" non va confuso con la preesistente Corte
Internazionale atta a dirimere le controversie tra gli Stati, che ha
sempre sede all'Aia ma è organismo ben più legittimato.
(3) La ex presidentessa del Tribunale, Gabrielle Kirk McDonald, il 5
aprile 1999 veniva insignita di una onoreficenza dalla Corte Suprema
degli USA. In quella occasione essa spiegava senza alcun imbarazzo:
<<Abbiamo beneficiato del forte sostegno dei governi interessati e
degli individui che si sono adoperati, come il Segretario Albright.
[Si noti che i bombardamenti sulla Jugoslavia erano iniziati da pochi
giorni] Come rappresentante permanente alle Nazioni Unite, essa ha
lavorato incessantemente per creare il Tribunale. In effetti, noi
spesso ci riferiamo a lei come alla "madre del Tribunale".>>
Dunque la "mamma" del Tribunale dell'Aia non è Emma Bonino!
(4) Rapporto ONU n. X S/25704, sez. 18.
(5) In un comunicato stampa diramato all'Aia il 19 aprile 1999
(JL/PIU/397-E) si legge: <<Per conto del Tribunale
PenaleInternazionale per la ex Jugoslavia la ex presidentessa del
Tribunale, giudice Gabrielle Kirk McDonald, ha espresso il suo grande
apprezzamento al governo degli Stati Uniti per la sua concessione di
500mila dollari USA destinati al Progetto Outreach del Tribunale.
Harold Koh, Vice segretario di Stato USA per la democrazia, i diritti
umani ed il lavoro, ha annunciato la donazione in una conferenza
stampa presso il Tribunale venerdì 16 aprile 1999. Questa generosa
contribuzione, che ammonta a più di un terzo del budget complessivo di
Outreach, "consentirà al Tribunale" - come nota lo stesso Vice
Segretario di Stato Harold Koh - "di portare il suo messaggio di
giustizia imparziale non solamente ai governi ed ai rappresentanti
legali dell'ex Jugoslavia, ma, soprattutto, alle famiglie delle
vittime".>> Una dichiarazione tanto nobile da far venire le lacrime
agli occhi, soprattutto se si pensa che questo signore mentre parlava
rappresentava uno Stato - gli USA - che proprio in quei giorni stava
causando dolori enormi e disgrazie a quelle stesse famiglie tramite i
bombardamenti.
(6) L'intervista a Turover è apparsa su KONKRET, dicembre 2002 (in
italiano su:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2137 ). Per
quanto riguarda il caso Escobar junior, vedi: Fausto Cattaneo,
Deckname Tato (Nome in codice: Tato), Zurigo 2001. A pag. 197: "Il
conflitto con Carla Del Ponte è inevitabile. Lei non vuole
assolutamente veder Escobar Junior (noto narcotrafficante, NdT) in un
carcere svizzero." E, a pagina 366, aggiunge: "La nomina di Carla Del
Ponte a Pubblico Ministero presso il Tribunale dell'Aia nell'agosto
1999 rappresentò il coronamento di una carriera che si è sempre
realizzata nel segno della politica."
(7) Conferenza stampa tenuta il 17 maggio 1999.
(8) Le recenti incriminazioni ed arresti contro alcuni esponenti
minori della "manovalanza" UCK non mutano questo quadro complessivo;
lo stesso vale per l'arresto di Nasir Oric, musulmano della Bosnia
responsabile di micidiali "sortite" delle sue truppe dalla "enclave
protetta" di Srebrenica a danno dei serbi dei villaggi circostanti nel
1992-1993 - e dunque ben prima dei fatti del 1995 sui quali la stampa
internazionale ha tanto insistito, benché la loro vera dinamica ed
entità sia tuttora da chiarire. Nel caso dei croati, mentre nessun
leader politico è stato "incriminato" dall'Aia, lo Stato croato ha
finora negato ogni tipo di collaborazione anche per i militari
responsabili della eliminazione fisica degli abitanti serbi della
Slavonia e delle Krajine.
(9) Franjo Tudjman, oggi defunto, è stato l'autore di testi
revisionisti sul genocidio nazista; Alija Izetbegovic, autore della
"Dichiarazione Islamica" e legato all'Arabia Saudita, all'Iran, al
Pakistan ed a Bin Laden, fu a capo dei filonazisti "Giovani Musulmani"
durante la II Guerra Mondiale; i leader dell'UCK, anche macedone, sono
personaggi ricercati dalle polizie di mezzo mondo per le loro
frequentazioni criminali. Tutti costoro subirono condanne e spesso
scontarono pene nella RFSJ per reati quale l'"istigazione all'odio tra
le nazionalità".
(10) La "necessità" di una indagine contro Milosevic veniva annunciata
alla conferenza stampa congiunta tenuta dalla "madre del Tribunale ad
hoc", Albright, e dall'ex-procuratore Louise Arbour (successivamente
sostituita dalla Del Ponte) a Washington D.C. il 30 aprile del 1999:
si veda il documento ufficiale dell'ufficio del portavoce del
Dipartimento di Stato USA:
http://secretary.state.gov/www/statements/1999/990430a.html .
(11) Notiamo, per inciso, che tutte le forze politiche italiane
festeggiarono quegli avvenimenti, stravolgendone completamente il
significato grazie all'opera disinformatrice dei media. Negli anni
successivi gli eventi politici di Serbia e Montenegro sono stati messi
in sordina da giornali e TV occidentali, impedendo la conoscenza della
situazione reale, soprattutto nei suoi risvolti sociali, da parte
della nostra opinione pubblica.
(12) A sottolineare il vero e proprio affronto operato da questi
agenti della NATO nel governo serbo, ai danni del paese e della sua
stessa dignità e memoria storica, basti guardare al giorno in cui il
sequestro è avvenuto: 28 giugno, una data altamente simbolica per la
nazione serba. Quel giorno, nel 1389 si concludeva la nota battaglia
contro i Turchi; nel 1914 avveniva l'attentato di Sarajevo; nel 1989
Milosevic teneva il famoso discorso a Kosovo Polje (riprodotto in
questo libro, vedi Allegati). Non è perciò un caso se alcune
manifestazioni internazionali contro il "Tribunale" dell'Aia siano
state convocate dall'ICDSM il 28 giugno, ripetutamente dal 2003 ad oggi.
(13) La opinione contraria della Corte Costituzionale è stata
formalizzata il 6 novembre 2001; il testo è stato pubblicato sulla
Gazzetta Ufficiale della RF di Jugoslavia N.70/01 il 28 dicembre 2001.
(14) ''Considero questo tribunale falso, così come le accuse a mio
carico. Questo tribunale è illegale in quanto non è stato designato
dall'Assemblea Generale della Nazioni Unite, quindi non ho alcuna
necessità di nominare un avvocato di fronte
ad un organo illegale''. Queste le parole di Milosevic nel corso
dell'udienza del 3 luglio 2001. Si veda anche la dettagliata memoria
scritta di Milosevic, datata 30 agosto 2001:
http://www.icdsm.org/more/aug30.htm .
(15) I cosiddetti "Amici curiae", la cui scarsa serietà è dimostrata
dal fatto che dopo pochi mesi uno di loro ha rilasciato alla stampa
una intervista dicendosi convinto che Milosevic sarà condannato, e per
questo è stato sostituito nell'incarico in seguito alle proteste di
Milosevic.
(16) Di questa straordinaria identità jugoslava, non a caso largamente
rimossa dal dibattito nostrano sui Balcani, ha parlato ad esempio Neil
Clark recensendo a sua volta un libro sul tema dello jugoslavismo:
"Negli anni Sessanta questi tentativi di formare una comune identità
jugoslava parevano aver avuto successo. I matrimoni misti indicavano
che un numero sempre maggiore di cittadini si facevano registrare nei
censimenti come jugoslavi. (...) Nel capitolo conclusivo, un'"orazione
funebre" personale per la Jugoslavia, Aleksa Djilas afferma che se
l'Occidente potesse tornare indietro all'inizio degli anni Novanta, le
cose andrebbero diversamente. Io non ne sono certo. La distruzione di
una nazione militarmente forte e non allineata, sostituita da una
serie di protettorati deboli della NATO e del FMI, conviene
perfettamente a chi governa il nuovo mondo. La verità, come lo stesso
Djilas riconosce, è che fin quando è esistita l'Unione Sovietica, la
Jugoslavia aveva una funzione rispetto all'Occidente, ma una volta
abbattuto il muro di Berlino, essa era solo d'impaccio. (...) La
Jugoslavia, secondo Djilas, "rimane la più pratica e sensibile, la
più anti-distruttiva risposta alla questione nazionale degli Slavi del
Sud". Essa è, come affermato da Slobodan Jovanovic all'epoca
dell'attacco delle potenze dell'Asse nel '41, il modo migliore in cui
il popolo balcanico può garantirsi l'indipendenza e proteggersi dal
dominio straniero."
(Neil Clark sul "New Statesman" del 28 aprile 2003, a proposito del
libro: "Yugoslavism: histories of a failed idea (1918-1992)" di Dejan
Djokic (editor), Hurst & co., 369 pagine, ISBN 1850656630)
(17) Sloboda vuol dire "Libertà", ma anche "Slobo-si": attualmente
questa associazione non è altro che la sezione centrale, belgradese,
dell'ICDSM (Comitato Internazionale per la Difesa di Slobodan Milosevic).
(18) Una "autodifesa" di Milosevic da alcune di queste accuse è la
Lettera Aperta che in questo libro riportiamo (Allegato 3). Segnaliamo
anche, sul caso "Telekom Serbia", la presa di posizione di
ICDSM-Italia datata 5 ottobre 2003 (e 4 marzo 2004:
http://it.groups.yahoo.com/group/icdsm-italia/ )
(19) ''Hussein e Milosevic ... in quanto dittatori si assomigliano. Il
problema che si pone il mondo civile è quello di annullare le
potenzialità dei dittatori, per andare sempre più verso la democrazia
(...) Noi kosovari dobbiamo ringraziare Dio per l'intervento della
Nato che è servito a salvare un popolo e una civiltà'' (ANSA 13/02/2003).
(20) In precedenza, la Cancelleria del Tribunale aveva richiesto a
diversi uomini di legge la loro disponibilità ad assumere questo
ruolo, fin dall'inizio dell'agosto 2004. Fra questi avvocati vi era
l'ex amicus curiae Branislav Tapuskovic, che però aveva dichiarato in
un'intervista al quotidiano Serbo "Blic" del 7 agosto 2004 che si
rifiutava di agire come difensore di ufficio contro la volontà del
Presidente Milosevic. In una lettera alla Cancelleria dell'ICTY, Mr.
Tapuskovic ribadiva: "Secondo l'Articolo 21 (4)(d) dello Statuto del
Tribunale Internazionale per la ex Jugoslavia, viene garantito
all'accusato il diritto AD ESSERE PROCESSATO IN SUA PRESENZA E DI
DIFENDERSI DA SOLO PERSONALMENTE." Viceversa, i signori Kay ed Higgins
hanno immediatamente espresso la loro disponibilità ad assumere
l'incarico, fin dall'inizio.
(21) La giustificazione addotta dal "Tribunale" (come pure dalla
"Pubblica Accusa") era che nella conduzione della propria difesa lo
stato di salute di Milosevic avrebbe potuto ulteriormente
deteriorarsi. (Non è necessario sottolineare che questa era la prima
volta che si interessavano per la sua salute). In realtà, l'"Accusa"
già da molto tempo aveva richiesto l'imposizione di un avvocato
difensore d'ufficio, la prima volta nell'agosto del 2001.
(22) Il testo "Le Tablas di Daimiel - relazione di un testimone di
passaggio sul processo contro Slobodan Milosevic", risale al gennaio
2005, ed è apparso nel fascicolo estivo 2005 del bimestrale tedesco
"Literaturen".
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IN DIFESA DELLA JUGOSLAVIA
IL J'ACCUSE DI SLOBODAN MILOSEVIC DI FRONTE AL "TRIBUNALE AD HOC" DELL'AIA
Zambon Editore (Frankfurt, 2005)
240 pagine, 10 euro, ISBN 88-87826-33-1
Il testo integrale, in lingua italiana, della dichiarazione di
Slobodan Milosevic in apertura del "processo di difesa" dinanzi al
"Tribunale ad hoc per i crimini commessi sul territorio della ex
Jugoslavia" dell'Aia (31 agosto - 2 settembre 2004), ed altri testi
inediti di Slobodan Milosevic.
A cura della Sezione Italiana del Comitato Internazionale per la
Difesa di Slobodan Milosevic (ICDSM Italia)
Da capro espiatorio ad accusatore: Milosevic punta il dito sulle
potenze che hanno voluto la distruzione della Jugoslavia vera prima
tappa della "guerra permanente" per il Nuovo Ordine Mondiale.
Distribuzione:
- per l'Italia
# distribuzione militante: rivolgersi ad
ICDSM-Italia
c/o GAMADI, Via L. Da Vinci 27
00043 Ciampino (Roma)
tel. +39-339-3873909 fax +39-06-4828957
email: icdsm-italia @ libero.it
+++ ICDSM-Italia è contattabile anche per organizzare
iniziative-dibattito e presentazioni del libro +++
# nelle librerie:
CDA Bologna
# altri:
Achab
Via Caroto 2/a 37131 Verona
Tel.: 045 8489196 Fax: 045 8403149
info @ edizioni-achab.it www.edizioni-achab.it
- per l'estero
rivolgersi a Zambon Editore, Francoforte sul Meno (Germania)
zambon @ zambon.net - Tel. 069/779223 Fax 069/773054
"Tra le idiozie e le infamie messe in circolazione dall'ideologia che
ha accompagnato la guerra contro la Jugoslavia, una spicca in modo
particolare: il processo all'Aia contro Milo?sevi´c [...] A
pronunciare tale requisitoria è in primo luogo un paese che, ancora
nel secondo dopoguerra, non è indietreggiato dinanzi ad alcuna infamia
nel tentativo (fallito) di assogettare i popoli dell'Indocina: qui,
ancora ai giorni nostri, innumerevoli bambini, donne e uomini
continuano a portare nel loro corpo martoriato i segni
dell'indscriminata guerra chimica condotta dagli aspiranti padroni del
pianeta. D'altro canto, per ironia della storia, la farsa giudiziaria
contro Milo?sevi´c va avanti mentre, nonostante la censura, trapelano
particolari agghiaccianti su Guantanamo e Abu Ghraib..." (Domenico
Losurdo)
"...Determinanti per la istituzione del Tribunale Internazionale per i
Crimini in Jugoslavia (in sigla: ICTY) le pressioni esercitate da
Madeleine Albright quale ambasciatore USA alle Nazioni Unite. Quegli
stessi USA che si sono sempre opposti alla costituzione del Tribunale
Penale Internazionale (in sigla: TPI), non consentendo che i cittadini
degli Stati Uniti vengano sottoposti al giudizio di autorità
giudiziarie diverse dalle loro, in ossequio alle ambizioni
imperialistiche degli USA. In Italia ne abbiamo avuto (fra gli altri)
un doloroso esempio per l'eccidio del Cermis ad opera di piloti USA
sottratti al giudizio dell'autorità giudiziaria italiana e
sostanzialmente assolti negli USA.
Per quanto riguarda la costituzione dell'ICTY va osservato che la
Carta dell'ONU non consente la possibilità, per il Consiglio di
Sicurezza, di creare "tribunali ad hoc" da ritenere discriminatori ed
organizzati per colpire i nemici USA..." (Giuseppe Mattina)
INDICE:
Introduzione: Domenico
Losurdo........................................................3
Processo Milosevic: un "processo alle
intenzioni"..........................9
(a cura di ICDSM-Italia)
Lettera al Presidente
Milosevic.......................................................37
di Miriam Pellegrini Ferri e Spartaco Ferri
Sulle illegalità del processo contro Slobodan Milosevic:
Giuseppe
Mattina.................................................................................39
DICHIARAZIONE DI SLOBODAN MILOSEVIC......................45
in apertura del "processo di difesa" dinanzi
al "Tribunale ad hoc per i crimini commessi
sul territorio della ex-Jugoslavia" dell'Aia (Olanda)
31 agosto-2 settembre 2004
Legenda: nomenclatura ed acronimi:
............................................199
Allegato 1:
Discorso di Milosevic a Campo dei Merli, 28 giugno 1989........211
Allegato 2:
Slobodan Milosevic si rivolge alla nazione, 2 ottobre 2000........219
Allegato 3:
Lettera di Milosevic all'opinione pubblica, agosto 2003.............229
SCHEDA: ICDSM
..............................................................................239
Questo testo è stato realizzato interamente grazie al lavoro
volontario dei membri e dei simpatizzanti dell'ICDSM e grazie ai
proventi della sottoscrizione popolare per la difesa di Slobodan
Milosevic. Il ricavato della vendita di questo libro va a copertura
delle spese dell'ICDSM e della difesa legale di Milosevic.
Per il contributo prezioso, fornito per la realizzazione di questo
libro, ringraziamo tra gli altri: A. Amoroso, C. Bettio, O. Daric , C.
Ferretti, S. Ferri, D. Losurdo, M. Marianetti, A. Martocchia, G.
Mattina, I. Pavicevac, B. Stradcutter, F. Zuddas.
La traduzione è basata sulle trascrizioni "ufficiali" in lingua
inglese e francese, che si possono reperire al sito internet del
"Tribunale ad hoc":
31 agosto 2004: http://www.un.org/icty/transe54/040831ED.htm
1 settembre 2004: http://www.un.org/icty/transe54/040901IT.htm
2 settembre 2004: http://www.un.org/icty/transe54/040902IT.htm
In lingua francese: http://www.un.org/icty/transf54/transf54.htm
Uvodna rec Predsednika Milosevica u Hagu 31. avgusta i 1. septembra 2004.:
http://www.sloboda.org.yu/uvodnarecC.htm - cirilica;
http://www.sloboda.org.yu/uvodnarecL.htm - latinica.
Invitiamo il lettore a seguire le udienze del "Tribunale ad hoc" anche
via internet sui siti:
http://www.domovina.net/Icty/eng/room1.ram
http://hague.bard.edu/video.html
http://tribunal.freeserbia.com
LE TRASCRIZIONI "UFFICIALI" DEL "PROCESSO" SI TROVANO AI SITI:
http://www.un.org/icty/transe54/transe54.htm (IN ENGLISH)
http://www.un.org/icty/transf54/transf54.htm (EN FRANCAIS)
Ulteriori informazioni ed aggiornamenti ai siti internet:
http://www.sloboda.org.yu/ (Associazione Libertà/Sloboda)
http://www.icdsm.org/ (Comitato internazionale per la difesa di
Slobodan Milosevic)
http://www.pasti.org/milodif.html (sezione italiana dell'ICDSM)
http://www.free-slobo.de/ (sezione tedesca dell'ICDSM)
http://www.free-slobo-uk.org/ (sezione britannica dell'ICDSM)
http://www.icdsm-us.org/ (sezione statunitense dell'ICDSM)
http://www.icdsmireland.org/ (sezione irlandese dell'ICDSM)
http://www.wpc-in.org/ (Consiglio mondiale per la pace/World Peace
Council)
http://www.geocities.com/b_antinato/ (Centro antiNATO dei Balcani)
http://it.groups.yahoo.com/group/jugoinfo (Notiziario JUGOINFO del
Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia, Italia)
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COMITATO INTERNAZIONALE PER LA DIFESA DI SLOBODAN MILOSEVIC
ICDSM Sofia - New York - Mosca www.icdsm.org
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Velko Valkanov, Ramsey Clark, Alexander Zinoviev (Co-Presidente),
Klaus Hartmann (Presidente del Comitato), Vladimir Krsljanin
(Segretario), Christopher Black (Presidente, Comitato Giuridico),
Tiphaine Dickson (Portavoce Legale)
* * *
ICDSM - Sezione Italiana
presidente ad interim: Miriam Pellegrini Ferri
c/o GAMADI, Via L. Da Vinci 27
00043 Ciampino (Roma)
SITO INTERNET: http://www.pasti.org/linkmilo.html
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