Intellettuali di servizio: Adriano Sofri (5)
Le sciocchezze di Sofri e Rampoldi
di Giulietto Chiesa
Quando il gioco si fa duro Repubblica non risparmia pagine. Di
sciocchezze. Affidandole ai suoi sciocchezzatori di punta.
Caratteristica principale dello sciocchezzatore – quando non si libri
nel vasto cielo delle bugie - è quella di aggrapparsi al dettaglio
per divagare nel grande mare delle analogie.
Specialista di queste virtù è il noto Garton Ash, quello che credette
sinceramente a tutte le panzane di Rumsfeld e di Colin Powell prima
della guerra irachena, ricamandovi sopra intere vagonate di
sciocchezze, per poi riconoscere l'abbaglio, ma anche per accusare
contestualmente Saddam Hussein, reo (oltre che novello Hitler) di
averci tutti tratti in inganno per non aver dichiarato per tempo che
non le aveva, le armi di distruzione di massa.
Ma questa volta, si presume, Garton Ash non ha ancora scritto, e
dunque ci si affida agli sciocchezzatori nostrani, cui si è aggiunto
occasionalmente anche l'inedito Michele Serra. Per altro Sofri e
Rampoldi fecero parte attiva, ai tempi delle guerre precedenti,
nell'additare Saddam Hussein, come l'Hitler di turno. E non risulta
che alcuno di loro si sia levato anche solo a suggerire che, magari,
quella fialetta memorabile sollevata dal Colin al Consiglio di
Sicurezza dell'ONU fosse piena d'inchiostro, o d'altre sostanze
coloranti innocue di quelle che servono per rendere attraenti gli
shampoo o le caramelle.
Sofri esordisce volando come un bombardiere, contro Gino Strada,
ricordandoci che l'intervento della NATO fu “autorizzato e ora
implorato dall'ONU”. Si è dimenticato che appena nel 1999, per strana
ma provvida coincidenza, le regole della NATO furono cambiate a
Washington, senza che nemmeno i parlamenti degli alleati fossero
informati. Quello italiano nemmeno ne discusse. E non si trattava di
un cambiamento da poco. Vogliamo ricordarglielo: la NATO estendeva,
con le nuove regole, il suo campo d'azione a tutto il pianeta e, al
contempo, si autorizzava a svolgere funzioni preventive (cioè ad
agire solidarmente non più solo in caso di attacco contro uno dei
membri, ma a prescindere, in base a valutazioni di altro genere,
sicurezza, prevenzione, peace keeping, peace enforcing etc ). Si è
dimenticato, lo sciocchezzatore Sofri, che l'intervento in
Afghanistan fu deciso dall'Amministrazione Bush prima che l'ONU lo
autorizzasse, anzi, per la precisione, ben prima dell'11 settembre
2001. E si è dimenticato anche che l'offensiva si chiamava
inizialmente (quale lapsus!) “ Infinite War ” e poi “ Enduring
Freedom ”. La tardiva autorizzazione dell'ONU non ha mai riguardato
la partecipazione della NATO a Enduring Freedom . Infatti la NATO, di
cui non tutti i membri sono gonzi, si limitò a inviare un contingente
che aveva, all'inizio, funzioni di polizia limitate alla regione di
Kabul e non abilitato a partecipare ad azioni di guerra. Senza
dimenticare che noi non viviamo nell'empireo dei buoni sentimenti e
che le Nazioni Unite, in questi anni, sono state bistrattate e
violentate dai membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, per cui
le loro decisioni sono anch'esse soggette allo scrutinio di
legittimità. E può accadere (perché è accaduto più di una volta) che
l'ONU abbia preso decisioni che contrastano perfino con il suo statuto.
Stiamo assistendo, per esempio, all'aggressione militare su larga
scala da parte di Israele contro il Libano sovrano. E l'ONU cosa fa?
Fa il Ponzio Pilato, di fronte alla violazione del suo statuto. E'
questa la giusta posizione, cui fare riferimento? Niente affatto, non
appena si capisca che l'ONU è costretta a riflettere anch'essa i
rapporti di forza. E se, in queste condizioni, pronuncia un verdetto,
dobbiamo sapere che esso altro non è che l'effetto dei rapporti di
forza, non la verità ultima e inappellabile.
Adriano Sofri non lo sa? Ma se non lo sa perché scrive di cose che
non sa? E se lo sa perché mescola criteri etici astratti a
considerazioni di realismo politico spicciolo, usando gli uni e le
altre come meglio gli fa comodo, volta a volta, per esercizio polemico?
La prima sciocchezza di Sofri è dunque palese. Parla di cose che non
conosce, per sentito dire. Come gli sciocchi, appunto.
E che dire del titolo che il giornale ha dato all'intera paginata di
Sofri? “Cari pacifisti, sulla guerra vi sbagliate”. E su cosa
dovrebbero i pacifisti essere nel giusto o nel torto, se non sulla
guerra? E se si sbagliano sulla guerra e sulla pace, che è il loro
pane quotidiano, cosa resta loro se non il suicidio? Ma lasciamo
perdere perché ci sarebbe da morire dal ridere se dovessimo fare il
fascio completo delle bugie e delle sciocchezze e di tutti i loro
autori.
Proseguiamo nell'arduo percorso. Subito dopo la prima perla, Sofri
salta il fosso e passa apertamente sul terreno della destra più
sfegatata: come mai non manifestaste contro i taliban? Solita
scemenza di quelli che non manifestano mai, della maggioranza
silenziosa dei menefreghisti più incalliti, che pensano solo ai fatti
loro. Ma anche un furbesco ammiccare all'accusa del tipo di quelle
che piacciono tanto a “Betulla”: voi siete amici, complici dei
terroristi. Siamo già alle soglie del maccartismo.
Domanda, a lui e a Rampoldi: avete mai manifestato contro i taliban?
Per quanto riguarda me, e molti altri pacifisti, la risposta è sì.
Quando scrivemmo, ben prima della guerra afgana, che i taliban erano
stati organizzati dai servizi segreti pakistani, che a loro volta
agivano in combutta con la Unocal e la Delta Oil, compagnie
petrolifere rispettivamente americana e saudita, che progettavano di
far passare oleodotti e gasdotti dal Turkmenistan al Golfo Persico,
via Afghanistan.
Di che si occupavano allora Sofri e Rampoldi? Non ricordo di avere
letto loro infuocati commenti contro i servizi segreti pakistani e
americani. Ma aggiungo un'altra domanda ai due sciocchezzatori: avete
mai manifestato contro i mujaheddin? Sì, contro gli eroi democratici
come Gulbuddin Hekhmatiar che eroicamente combatterono, con le armi e
i dollari americani, per cacciare l'invasore sovietico? Questi li
ricordo bene: gl'inni alla “resistenza popolare” afgana “contro il
comunismo”. Salvo che poi, quando i sovietici se ne andarono, l'oblio
più totale cadde sull'Afghanistan e nessuno si accorse (e
naturalmente manifestò nelle piazze) del fatto che i mujaheddin si
stavano scannando tra di loro, che ammazzavano i loro compatrioti
come le mosche, che Kabul venne rasa al suolo dai cannoni delle
diverse fazioni, che le donne che portavano la gonna sopra le
caviglie venivano fucilate in piazza, eccetera, eccetera. Adesso
Sofri ci parla del regime talibano come di una “tirannide oscena”, e
accusa Strada di preferire i taliban a Karzai. Falsa, ovviamente
l'accusa. Ma bugiarda l'argomentazione, perché Sofri salta a piè pari
i misfatti dei mujaheddin, mettendo tutto in un sacco buio. Quando
invece dovrebbe essere chiaro che i taliban arrivarono al potere, nel
1996, dopo quattro anni di scempi, i cui autori non furono i taliban,
creati dagli americani, ma i mujaheddin (tra cui Osama bin Laden)
alleati degli americani. Dov'erano Sofri e Rampoldi in quel periodo?
Di quali farfalle si occupavano? E sono a conoscenza del fatto che
alcuni di quei massacratori (pre-taliban) sono adesso al governo con
il democraticissimo Ahmid Karzai, ex dipendente della Unocal? Non
parliamo del crociato Rampoldi, che si spinge ad accusare i pacifisti
(Fini o Calderoli non saprebbero fare di meglio) di volere che i
talibani si riprendano l'Afghanistan e che Al Qaeda “riassuma il
controllo delle più grandi piantagioni di papavero da oppio del
pianeta, ricavandone abbastanza per finanziare il terrorismo
ovunque”. Untorello che non si accorge di scrivere quello che
esattamente sta accadendo adesso, quando il governo Karzai sta in
piedi fino a che farà comodo ai signori della guerra, controllori
delle grandi piantagioni di papavero. E poiché dietro agli uni e
all'altro sta l'ISI pakistano, possiamo essere certi che una parte
grande di quei denari vada proprio a finanziare il terrorismo che gli
Stati Uniti fingono di combattere. Ma, vien da chiedersi, questo
Rampoldi, che pare non sapere come gira il mondo, ci fa o ci è? I
pacifisti - per lo meno quelli che conosco io, ma forse Rampoldi ne
frequenta altri - non hanno alcun bisogno di “volere a tutti i costi
che la guerra americana si concluda con una sconfitta”. Non siamo noi
a determinare l'esito della guerra americana, bastano gli americani
stessi. Il nostro problema è che questi Stati Uniti, armati fino ai
denti e determinati a vincere, rischiano di finire male loro stessi
e, insieme, di far finire male tutti noi. Ecco la nostra preoccupazione.
Altra costante di tutti questi ragionamenti (si fa per dire), che
accomunano Sofri e Rampoldi alla larga schiera di commentatori di
destra e di centro, è l'accusa ai pacifisti di essere degli
inguaribili moralisti, capaci soltanto di posizioni di principio,
incapaci dunque di ogni realismo. Ma la cosa più curiosa è che questi
fustigatori del moralismo sono poi i moralisti a oltranza, che
leggono la politica mondiale come una successione di puri principi,
dove s'invoca (di nuovo Sofri) l'uso di una “forza legittima e
proporzionata e trasparente; il contrario della potenza tracotante e
smisurata e opaca della guerra”. Come se non sapessero, ad esempio,
chi ha armato l'UCK in Kosovo, preparando la guerra “umanitaria”;
come non sapessero in che modo è stata preparata la guerra irachena;
come non avessero mai sentito parlare dei dubbi, sempre più pesanti
con il passare del tempo, su quell'11 settembre 2001 (per meglio
dire: sulla versione ufficiale dell'evento tragico) che cambiò la
storia del mondo e avviò la guerra infinita contro il cosiddetto
terrorismo internazionale. Chi è il moralista ipocrita, qui? Chi
ritiene, con ben fondati motivi, che ci troviamo nel bel mezzo, come
scrive inorridito Sofri, di “una guerra globale asservita agli Stati
Uniti”, oppure chi, anima bella, sembra ritenere che gli Stati Uniti
stanno guidando il mondo verso la democrazia e la giustizia
universale a colpi di cannone e di missile?
Ma Sofri, che predica realismo, pensa che viviamo nel mondo della
“forza legittima e proporzionata e trasparente”. Proprio mentre è in
corso, in Libano e in Palestina, sotto i nostri occhi, l'uso di una
forza illegittima, sproporzionata, menzognera. Mentre i forti, che
ammazzano i deboli che cercano di difendersi, vengono assolti per
legittima difesa e, al massimo, si fa loro presente, con timidezza,
che forse sarebbe utile che reagissero con meno violenza, ammazzando
un po' meno civili innocenti, bambini, vecchi e donne.
Ci vuole davvero una bella faccia tosta per fare prediche ai
pacifisti in una situazione come questa. Solo Magdi Allam potrebbe
fare di peggio.
Nessuno o pochi, tra i pacifisti di mia conoscenza, dice o scrive che
la Kabul di oggi è “peggio” di quella dei taliban. Ma è qui il
trucco: nel proporre questo confronto. Siete voi che affermate che la
Kabul di oggi “è meglio” di quella dei taliban. E qui vi sbagliate, o
mentite, o, peggio ancora, vi arrogate il diritto di decidere prima e
meglio degli afgani. Vi ricordo che un anno fa l'Afghanistan era dato
per pacificato e le elezioni farsa che vi si tennero erano presentate
come un grande passo avanti verso la democrazia. Oggi nemmeno voi
riuscireste a fare un'affermazione del genere. Perché anche voi
sapete che le cose stanno andando male, molto male, per gli
occupanti. Dunque abbiate la prudenza di aspettare a formulare
giudizi. Poi si vedrà qual'è l'Afghanistan “più fasullo”: quello di
Gino Strada o quello di Guido Rampoldi. Potreste trovarvi presto
nella condizione di Fassino, che esaltò la grande vittoria
democratica delle elezioni irachene, con “oltre otto milioni e mezzo
di votanti” (e ancora adesso c'è da chiedersi chi gli diede quella
cifra). Con il solo, piccolo problema che ora l'Irak è in preda alla
guerra civile e che, nel solo mese di giugno di quest'anno (cifre
riferite da Le Figaro) si sono verificati oltre 1200 attacchi
militari, mentre i media italiani, tra cui quello per cui voi
scrivete, continuano a raccontarci solo la favole di Al Qaeda e dei
suoi kamikaze.
Del governo e della sua sopravvivenza non voglio neppure parlare. Se
non per ricordare a Sofri e a Rampoldi che il risultato elettorale
dice una cosa inequivocabile: la vittoria contro Berlusconi è il
frutto di una battaglia comune, alla quale hanno preso parte tutti,
inclusi naturalmente i pacifisti. I numeri, invero risicati, dicono
che ogni voto è stato utile anzi necessario. E, quindi, la
responsabilità della tenuta del governo grava in misura eguale su
tutte le sue componenti. Non c'è qualcuno “più responsabile” e
qualcuno “meno responsabile” . Tanto meno la responsabilità può
essere assegnata in modo inversamente proporzionale alla quantità di
deputati, per cui coloro che sono in minoranza dentro la maggioranza
dovrebbero cedere e accettare le valutazioni della maggioranza nella
maggioranza. E chi ha mai stabilito questa regola?
E in base a quale criterio, imperante un sistema maggioritario
demenziale che ha chiuso la bocca agli elettori, la minoranza
pacifista (che, appunto stando ai recentissimi sondaggi d'opinione, è
larga maggioranza nel paese), contraria al rifinanziamento della
missione afgana, dovrebbe cedere, mentre gli altri, impegnati
esclusivamente a garantirsi la benevola approvazione di Washington,
non cercano neppure la strada di un compromesso?
Infine una piccola e banale considerazione. Il voto della destra,
identico a quello del centro sinistra alla Camera dei Deputati, dice
più e meglio di ogni altra considerazione che sul tema della guerra e
della pace questo governo di centro sinistra ha mantenuto una
continuità con quello di centro destra. So bene che, anche quando
Berlusconi era al governo, e anche prima che vi arrivasse, spesso e
volentieri, su queste questioni, i leader del centro sinistra
adottarono una politica bipartisan, appoggiando, quando non
promuovendo, opzioni belliche. Male allora, male adesso, quando la
destra vota con il centro sinistra. Male per tutti, cari Sofri e
Rampoldi. Male anche per voi, che siete così impegnati a giustificare
le azioni del potere. Viene da chiedersi: ma pensate davvero che ve
ne verrà gloria e merito?
http://www.megachip.info/modules.php?
name=Sections&op=viewarticle&artid=2264
Fonte: http://www.contropiano.org
Sulla propaganda guerrafondaia di A. Sofri rispetto alla Jugoslavia
si veda:
Visnjica broj 522: GIORNALISMO UMANITARIO
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/4649
Visnjica broj 472
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/4163
F. Grimaldi : IL RATTO GLORIFICATO
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/3191
Intellettuali di servizio: Adriano Sofri (4)
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2650
Intellettuali di servizio: Adriano Sofri (3)
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2647
Intellettuali di servizio: Adriano Sofri (2)
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2069
Intellettuali di servizio: Adriano Sofri
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2010
Le sciocchezze di Sofri e Rampoldi
di Giulietto Chiesa
Quando il gioco si fa duro Repubblica non risparmia pagine. Di
sciocchezze. Affidandole ai suoi sciocchezzatori di punta.
Caratteristica principale dello sciocchezzatore – quando non si libri
nel vasto cielo delle bugie - è quella di aggrapparsi al dettaglio
per divagare nel grande mare delle analogie.
Specialista di queste virtù è il noto Garton Ash, quello che credette
sinceramente a tutte le panzane di Rumsfeld e di Colin Powell prima
della guerra irachena, ricamandovi sopra intere vagonate di
sciocchezze, per poi riconoscere l'abbaglio, ma anche per accusare
contestualmente Saddam Hussein, reo (oltre che novello Hitler) di
averci tutti tratti in inganno per non aver dichiarato per tempo che
non le aveva, le armi di distruzione di massa.
Ma questa volta, si presume, Garton Ash non ha ancora scritto, e
dunque ci si affida agli sciocchezzatori nostrani, cui si è aggiunto
occasionalmente anche l'inedito Michele Serra. Per altro Sofri e
Rampoldi fecero parte attiva, ai tempi delle guerre precedenti,
nell'additare Saddam Hussein, come l'Hitler di turno. E non risulta
che alcuno di loro si sia levato anche solo a suggerire che, magari,
quella fialetta memorabile sollevata dal Colin al Consiglio di
Sicurezza dell'ONU fosse piena d'inchiostro, o d'altre sostanze
coloranti innocue di quelle che servono per rendere attraenti gli
shampoo o le caramelle.
Sofri esordisce volando come un bombardiere, contro Gino Strada,
ricordandoci che l'intervento della NATO fu “autorizzato e ora
implorato dall'ONU”. Si è dimenticato che appena nel 1999, per strana
ma provvida coincidenza, le regole della NATO furono cambiate a
Washington, senza che nemmeno i parlamenti degli alleati fossero
informati. Quello italiano nemmeno ne discusse. E non si trattava di
un cambiamento da poco. Vogliamo ricordarglielo: la NATO estendeva,
con le nuove regole, il suo campo d'azione a tutto il pianeta e, al
contempo, si autorizzava a svolgere funzioni preventive (cioè ad
agire solidarmente non più solo in caso di attacco contro uno dei
membri, ma a prescindere, in base a valutazioni di altro genere,
sicurezza, prevenzione, peace keeping, peace enforcing etc ). Si è
dimenticato, lo sciocchezzatore Sofri, che l'intervento in
Afghanistan fu deciso dall'Amministrazione Bush prima che l'ONU lo
autorizzasse, anzi, per la precisione, ben prima dell'11 settembre
2001. E si è dimenticato anche che l'offensiva si chiamava
inizialmente (quale lapsus!) “ Infinite War ” e poi “ Enduring
Freedom ”. La tardiva autorizzazione dell'ONU non ha mai riguardato
la partecipazione della NATO a Enduring Freedom . Infatti la NATO, di
cui non tutti i membri sono gonzi, si limitò a inviare un contingente
che aveva, all'inizio, funzioni di polizia limitate alla regione di
Kabul e non abilitato a partecipare ad azioni di guerra. Senza
dimenticare che noi non viviamo nell'empireo dei buoni sentimenti e
che le Nazioni Unite, in questi anni, sono state bistrattate e
violentate dai membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, per cui
le loro decisioni sono anch'esse soggette allo scrutinio di
legittimità. E può accadere (perché è accaduto più di una volta) che
l'ONU abbia preso decisioni che contrastano perfino con il suo statuto.
Stiamo assistendo, per esempio, all'aggressione militare su larga
scala da parte di Israele contro il Libano sovrano. E l'ONU cosa fa?
Fa il Ponzio Pilato, di fronte alla violazione del suo statuto. E'
questa la giusta posizione, cui fare riferimento? Niente affatto, non
appena si capisca che l'ONU è costretta a riflettere anch'essa i
rapporti di forza. E se, in queste condizioni, pronuncia un verdetto,
dobbiamo sapere che esso altro non è che l'effetto dei rapporti di
forza, non la verità ultima e inappellabile.
Adriano Sofri non lo sa? Ma se non lo sa perché scrive di cose che
non sa? E se lo sa perché mescola criteri etici astratti a
considerazioni di realismo politico spicciolo, usando gli uni e le
altre come meglio gli fa comodo, volta a volta, per esercizio polemico?
La prima sciocchezza di Sofri è dunque palese. Parla di cose che non
conosce, per sentito dire. Come gli sciocchi, appunto.
E che dire del titolo che il giornale ha dato all'intera paginata di
Sofri? “Cari pacifisti, sulla guerra vi sbagliate”. E su cosa
dovrebbero i pacifisti essere nel giusto o nel torto, se non sulla
guerra? E se si sbagliano sulla guerra e sulla pace, che è il loro
pane quotidiano, cosa resta loro se non il suicidio? Ma lasciamo
perdere perché ci sarebbe da morire dal ridere se dovessimo fare il
fascio completo delle bugie e delle sciocchezze e di tutti i loro
autori.
Proseguiamo nell'arduo percorso. Subito dopo la prima perla, Sofri
salta il fosso e passa apertamente sul terreno della destra più
sfegatata: come mai non manifestaste contro i taliban? Solita
scemenza di quelli che non manifestano mai, della maggioranza
silenziosa dei menefreghisti più incalliti, che pensano solo ai fatti
loro. Ma anche un furbesco ammiccare all'accusa del tipo di quelle
che piacciono tanto a “Betulla”: voi siete amici, complici dei
terroristi. Siamo già alle soglie del maccartismo.
Domanda, a lui e a Rampoldi: avete mai manifestato contro i taliban?
Per quanto riguarda me, e molti altri pacifisti, la risposta è sì.
Quando scrivemmo, ben prima della guerra afgana, che i taliban erano
stati organizzati dai servizi segreti pakistani, che a loro volta
agivano in combutta con la Unocal e la Delta Oil, compagnie
petrolifere rispettivamente americana e saudita, che progettavano di
far passare oleodotti e gasdotti dal Turkmenistan al Golfo Persico,
via Afghanistan.
Di che si occupavano allora Sofri e Rampoldi? Non ricordo di avere
letto loro infuocati commenti contro i servizi segreti pakistani e
americani. Ma aggiungo un'altra domanda ai due sciocchezzatori: avete
mai manifestato contro i mujaheddin? Sì, contro gli eroi democratici
come Gulbuddin Hekhmatiar che eroicamente combatterono, con le armi e
i dollari americani, per cacciare l'invasore sovietico? Questi li
ricordo bene: gl'inni alla “resistenza popolare” afgana “contro il
comunismo”. Salvo che poi, quando i sovietici se ne andarono, l'oblio
più totale cadde sull'Afghanistan e nessuno si accorse (e
naturalmente manifestò nelle piazze) del fatto che i mujaheddin si
stavano scannando tra di loro, che ammazzavano i loro compatrioti
come le mosche, che Kabul venne rasa al suolo dai cannoni delle
diverse fazioni, che le donne che portavano la gonna sopra le
caviglie venivano fucilate in piazza, eccetera, eccetera. Adesso
Sofri ci parla del regime talibano come di una “tirannide oscena”, e
accusa Strada di preferire i taliban a Karzai. Falsa, ovviamente
l'accusa. Ma bugiarda l'argomentazione, perché Sofri salta a piè pari
i misfatti dei mujaheddin, mettendo tutto in un sacco buio. Quando
invece dovrebbe essere chiaro che i taliban arrivarono al potere, nel
1996, dopo quattro anni di scempi, i cui autori non furono i taliban,
creati dagli americani, ma i mujaheddin (tra cui Osama bin Laden)
alleati degli americani. Dov'erano Sofri e Rampoldi in quel periodo?
Di quali farfalle si occupavano? E sono a conoscenza del fatto che
alcuni di quei massacratori (pre-taliban) sono adesso al governo con
il democraticissimo Ahmid Karzai, ex dipendente della Unocal? Non
parliamo del crociato Rampoldi, che si spinge ad accusare i pacifisti
(Fini o Calderoli non saprebbero fare di meglio) di volere che i
talibani si riprendano l'Afghanistan e che Al Qaeda “riassuma il
controllo delle più grandi piantagioni di papavero da oppio del
pianeta, ricavandone abbastanza per finanziare il terrorismo
ovunque”. Untorello che non si accorge di scrivere quello che
esattamente sta accadendo adesso, quando il governo Karzai sta in
piedi fino a che farà comodo ai signori della guerra, controllori
delle grandi piantagioni di papavero. E poiché dietro agli uni e
all'altro sta l'ISI pakistano, possiamo essere certi che una parte
grande di quei denari vada proprio a finanziare il terrorismo che gli
Stati Uniti fingono di combattere. Ma, vien da chiedersi, questo
Rampoldi, che pare non sapere come gira il mondo, ci fa o ci è? I
pacifisti - per lo meno quelli che conosco io, ma forse Rampoldi ne
frequenta altri - non hanno alcun bisogno di “volere a tutti i costi
che la guerra americana si concluda con una sconfitta”. Non siamo noi
a determinare l'esito della guerra americana, bastano gli americani
stessi. Il nostro problema è che questi Stati Uniti, armati fino ai
denti e determinati a vincere, rischiano di finire male loro stessi
e, insieme, di far finire male tutti noi. Ecco la nostra preoccupazione.
Altra costante di tutti questi ragionamenti (si fa per dire), che
accomunano Sofri e Rampoldi alla larga schiera di commentatori di
destra e di centro, è l'accusa ai pacifisti di essere degli
inguaribili moralisti, capaci soltanto di posizioni di principio,
incapaci dunque di ogni realismo. Ma la cosa più curiosa è che questi
fustigatori del moralismo sono poi i moralisti a oltranza, che
leggono la politica mondiale come una successione di puri principi,
dove s'invoca (di nuovo Sofri) l'uso di una “forza legittima e
proporzionata e trasparente; il contrario della potenza tracotante e
smisurata e opaca della guerra”. Come se non sapessero, ad esempio,
chi ha armato l'UCK in Kosovo, preparando la guerra “umanitaria”;
come non sapessero in che modo è stata preparata la guerra irachena;
come non avessero mai sentito parlare dei dubbi, sempre più pesanti
con il passare del tempo, su quell'11 settembre 2001 (per meglio
dire: sulla versione ufficiale dell'evento tragico) che cambiò la
storia del mondo e avviò la guerra infinita contro il cosiddetto
terrorismo internazionale. Chi è il moralista ipocrita, qui? Chi
ritiene, con ben fondati motivi, che ci troviamo nel bel mezzo, come
scrive inorridito Sofri, di “una guerra globale asservita agli Stati
Uniti”, oppure chi, anima bella, sembra ritenere che gli Stati Uniti
stanno guidando il mondo verso la democrazia e la giustizia
universale a colpi di cannone e di missile?
Ma Sofri, che predica realismo, pensa che viviamo nel mondo della
“forza legittima e proporzionata e trasparente”. Proprio mentre è in
corso, in Libano e in Palestina, sotto i nostri occhi, l'uso di una
forza illegittima, sproporzionata, menzognera. Mentre i forti, che
ammazzano i deboli che cercano di difendersi, vengono assolti per
legittima difesa e, al massimo, si fa loro presente, con timidezza,
che forse sarebbe utile che reagissero con meno violenza, ammazzando
un po' meno civili innocenti, bambini, vecchi e donne.
Ci vuole davvero una bella faccia tosta per fare prediche ai
pacifisti in una situazione come questa. Solo Magdi Allam potrebbe
fare di peggio.
Nessuno o pochi, tra i pacifisti di mia conoscenza, dice o scrive che
la Kabul di oggi è “peggio” di quella dei taliban. Ma è qui il
trucco: nel proporre questo confronto. Siete voi che affermate che la
Kabul di oggi “è meglio” di quella dei taliban. E qui vi sbagliate, o
mentite, o, peggio ancora, vi arrogate il diritto di decidere prima e
meglio degli afgani. Vi ricordo che un anno fa l'Afghanistan era dato
per pacificato e le elezioni farsa che vi si tennero erano presentate
come un grande passo avanti verso la democrazia. Oggi nemmeno voi
riuscireste a fare un'affermazione del genere. Perché anche voi
sapete che le cose stanno andando male, molto male, per gli
occupanti. Dunque abbiate la prudenza di aspettare a formulare
giudizi. Poi si vedrà qual'è l'Afghanistan “più fasullo”: quello di
Gino Strada o quello di Guido Rampoldi. Potreste trovarvi presto
nella condizione di Fassino, che esaltò la grande vittoria
democratica delle elezioni irachene, con “oltre otto milioni e mezzo
di votanti” (e ancora adesso c'è da chiedersi chi gli diede quella
cifra). Con il solo, piccolo problema che ora l'Irak è in preda alla
guerra civile e che, nel solo mese di giugno di quest'anno (cifre
riferite da Le Figaro) si sono verificati oltre 1200 attacchi
militari, mentre i media italiani, tra cui quello per cui voi
scrivete, continuano a raccontarci solo la favole di Al Qaeda e dei
suoi kamikaze.
Del governo e della sua sopravvivenza non voglio neppure parlare. Se
non per ricordare a Sofri e a Rampoldi che il risultato elettorale
dice una cosa inequivocabile: la vittoria contro Berlusconi è il
frutto di una battaglia comune, alla quale hanno preso parte tutti,
inclusi naturalmente i pacifisti. I numeri, invero risicati, dicono
che ogni voto è stato utile anzi necessario. E, quindi, la
responsabilità della tenuta del governo grava in misura eguale su
tutte le sue componenti. Non c'è qualcuno “più responsabile” e
qualcuno “meno responsabile” . Tanto meno la responsabilità può
essere assegnata in modo inversamente proporzionale alla quantità di
deputati, per cui coloro che sono in minoranza dentro la maggioranza
dovrebbero cedere e accettare le valutazioni della maggioranza nella
maggioranza. E chi ha mai stabilito questa regola?
E in base a quale criterio, imperante un sistema maggioritario
demenziale che ha chiuso la bocca agli elettori, la minoranza
pacifista (che, appunto stando ai recentissimi sondaggi d'opinione, è
larga maggioranza nel paese), contraria al rifinanziamento della
missione afgana, dovrebbe cedere, mentre gli altri, impegnati
esclusivamente a garantirsi la benevola approvazione di Washington,
non cercano neppure la strada di un compromesso?
Infine una piccola e banale considerazione. Il voto della destra,
identico a quello del centro sinistra alla Camera dei Deputati, dice
più e meglio di ogni altra considerazione che sul tema della guerra e
della pace questo governo di centro sinistra ha mantenuto una
continuità con quello di centro destra. So bene che, anche quando
Berlusconi era al governo, e anche prima che vi arrivasse, spesso e
volentieri, su queste questioni, i leader del centro sinistra
adottarono una politica bipartisan, appoggiando, quando non
promuovendo, opzioni belliche. Male allora, male adesso, quando la
destra vota con il centro sinistra. Male per tutti, cari Sofri e
Rampoldi. Male anche per voi, che siete così impegnati a giustificare
le azioni del potere. Viene da chiedersi: ma pensate davvero che ve
ne verrà gloria e merito?
http://www.megachip.info/modules.php?
name=Sections&op=viewarticle&artid=2264
Fonte: http://www.contropiano.org
Sulla propaganda guerrafondaia di A. Sofri rispetto alla Jugoslavia
si veda:
Visnjica broj 522: GIORNALISMO UMANITARIO
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/4649
Visnjica broj 472
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/4163
F. Grimaldi : IL RATTO GLORIFICATO
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/3191
Intellettuali di servizio: Adriano Sofri (4)
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2650
Intellettuali di servizio: Adriano Sofri (3)
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2647
Intellettuali di servizio: Adriano Sofri (2)
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2069
Intellettuali di servizio: Adriano Sofri
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2010