Perché la solidarietà non cessi
(le adozioni a distanza alla Zastava di Kragujevac)

PER UN DESIDERIO DI PACE
SABATO 16 DICEMBRE 2006
ore 16.00
Sala "Montes", via Trieste 17, Staranzano (GO)

Sarà presente
Gilberto Vlaic, vicepresidente dell'Associazione Non bombe ma solo
Caramelle - ONLUS

L'associazione Zastava si occupa di portare aiuti nelle zone della
Serbia bombardate dalla Nato nel 1999 e principalmente a Kragujevac
dove c'era l'omonima fabbrica di automobili. Verranno proiettati
filmati che mostrano i danni provocati dalla guerra e i progetti
umanitari realizzati per aiutare quelle popolazioni. Seguirà un
dibattito.
La cittadinanza è invitata a partecipare.

L'incontro è organizzato dall'ANPI di Staranzano con la
collaborazione di:
SPI-CGIL, AUSER. Con il patrocinio del Comune di Staranzano

L' Associazione " Z A S T A V A " di Brescia era nata, quasi
spontaneamente, subito dopo i bombardamenti Nato che avevano
distrutto i reparti essenziali della più grande fabbrica di
autoveicoli dei Balcani: la "ZASTAVA", appunto, situata a
Kragujevac, a sud di Belgrado. Su iniziativa di delegati delle RSU e
sindacalisti FIOM-CGIL era sorto un primo coordinamento presso la
Camera del Lavoro di Brescia. Lo stesso era avvenuto in tante città
e realtà aziendali di tutta Italia. Moltissimi lavoratori,
pensionati, semplici cittadini si erano resi conto della portata del
disastro economico e sociale che stava avvenendo in quella città:
36.000 operai e tecnici, che con l' indotto arrivavano a 60.000,
passavano, in un attimo, da una condizione di lavoratori con una
vita normale, ad una condizione di disoccupati estremamente poveri!
Ed allora tanti piccoli uomini, animati da una concezione
solidaristica della vita che non conosce confini, univano i loro
sforzi e davano avvio ad un progetto per affrontare l' emergenza:
innanzitutto è stato necessario dare un po' di sollievo dalle
preoccupazioni economiche a chi era più disagiato fra i tanti
disagiati, sostenere chi aveva una famiglia numerosa, chi aveva
bimbi piccoli ( le famiglie numerose sono ancora tante a
Kragujevac ) e, soprattutto, dare un segnale di solidarietà
concreta, e sappiamo bene quanto valga dal lato psicologico il non
sentirsi soli.
Molti anche gli enti pubblici, i sindacati di categoria e le
rappresentanze sindacali di tante aziende grandi e piccole , qualche
direzione aziendale, che hanno contribuito alla realizzazione del
progetto di adozione a distanza di bambini figli di lavoratori della
fabbrica distrutta che sono stati selezionati mediante l' opera del
sindacato autonomo Zastava: in pochissimi giorni 250 bambini e
bambine hanno avuto dei genitori adottanti a Brescia, ben 1.500 in
tutta Italia! L' impegno è consistito nel versare 50.000 lire al
mese (oggi 26 Euro ). L' importo può sembrare esiguo, se rapportato
al valore dei soldi in Italia; ma bisogna considerare che in
Jugoslavia il contributo che i lavoratori in mobilità ricevono(
quando lo ricevono ) non arriva alle 28.000 lire mentre quelli più
fortunati che ancora risultano occupati nella Zastava percepiscono
dalle 70 alle 80 mila lire mensili. Le somme raccolte sono state
portate, in varie spedizioni, da volontari dell' Associazione a
Kragujevac e consegnate direttamente ai bambini e ai loro familiari
in occasione di incontri pubblici. Non una lira di quanto raccolto è
stato utilizzato per spese di gestione o di viaggio: questi oneri,
che pure ci sono stati, sono stati fino ad oggi sostenuti dai
volontari dell' Associazione e ancor di più, dalla Camera del Lavoro
di Brescia che si è sobbarcato l' impegno delle spese più
consistenti (trasporti, alloggio, ecc.).
Nel gennaio 2002 l' originaria associazione si è costituita in ONLUS
ed agisce in maniera completamente autonoma dal punto di vista
gestionale ed economico mentre continua ad usufruire del patrocinio
della CGIL di Brescia per quanto riguarda il lato logistico ( uso
sale per riunioni, stampa volantini, ecc. ) La formula adottata
dell' adozione diretta a distanza è già ben conosciuta e apprezzata
sia per la semplicità di utilizzo sia, soprattutto, per le garanzie
che offre. Infatti, ogni adottante riceve, all' atto dell' adesione,
una scheda contenente la foto, il recapito e i dati essenziali del
bambino adottato. E' poi libero, se lo vuole, di stabilire un
rapporto personale con il bambino e la sua famiglia, di scrivere,
telefonare, inviare pacchi, ecc. In base al progetto originario,
l'operazione avrebbe dovuto terminare alla fine del I° anno. Ma le
condizioni economiche e sociali che abbiamo constatato nel corso
dell' ultimo viaggio, ci hanno indotto a chiedere a tutti gli
attuali adottanti di proseguire lo sforzo, rinnovando l' adesione
all' adozione . Questo appello lo rivolgiamo anche a tutti quelli
che volessero contribuire sia con una adozione completa o con somme
inferiori. Siamo inoltre alla ricerca di altre forme di intervento
che andando oltre l' emergenza, riescano a dare un respiro più ampio
e duraturo ai nostri interventi: ci riferiamo a programmi di corsi
di riqualificazione per lavoratori in mobilità finanziati dalla
Comunità Europea oppure forme di finanziamento di piccole attività
commerciali e produttive che possano servire a rimettere
gradualmente in moto una economia che adesso è costretta all'
immobilismo. La situazione infatti resta ben lontana dal ritorno ad
una condizione di vita normale: la fabbrica sta per essere smembrata
in sei parti e privatizzata; solo un reparto tornerà, forse, alla
originaria produzione di autovetture, occupando 10 -11000 addetti.
Gli altri? Dovranno adattarsi a condurre fino alla fine dei loro
giorni, una vita di stenti e di precarietà, in occasioni serie di
occupazione.
La nostra attenzione è rivolta anche alle condizione di salute di
queste famiglie: tutti siamo a conoscenza delle bombe all' uranio
impoverito e delle fabbriche chimiche colpite, che insieme hanno
scaricato sul terreno e nelle acque sostanze che producono per certo
gravissime malattie all' apparato immunitario umano. Questo, in una
realtà in cui l' assistenza sanitaria statale è ormai un ricordo del
passato e le stesse attrezzature diagnostiche e terapeutiche sono
obsolete o inservibili, ci costringe a ricercare possibilità di cura
anche in Italia oltre a intervenire sul posto, come alcuni gruppi
hanno già fatto, installando apparecchiature sanitarie che sono
riusciti a reperire nel nostro paese.