From: andreamartocchia
Subject: [vocedelgamadi] La ricerca storica è ricerca scientifica
Date: March 8, 2007 1:08:29 PM GMT+01:00


L'articolo che segue apparirà sul numero di aprile 2007 dell'inserto
scientifico de "La Voce" del Gruppo Atei Materialisti Dialettici
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QUESTIONI DELLA SCIENZA
A cura di A. Martocchia

LA RICERCA STORICA È RICERCA SCIENTIFICA

La comunicazione di massa nella società contemporanea assume un
carattere strategico: essa è in grado di determinare tendenze ed
equilibri politici, e persino di influenzare avvenimenti di carattere
militare. Il tipo di informazioni e di valori che vengono dati "in
pasto" alle masse, infatti, determinano alla fin fine i comportamenti
di queste in una maniera così diretta e pervasiva da inquietare
profondamente.
Alcuni anni fa i redattori della rivista "Le Monde Diplomatique"
coniavano l'espressione "Pensiero Unico", a significare proprio la
cristallizzazione del discorso collettivo attorno ad alcune idee-
guida, riflesso della egemonia economica - e quindi ideologica e
culturale - del capitalismo neoliberista. Particolarmente
interessante di quella teoria del "Pensiero Unico" era l'intreccio
tra l'analisi economica-sociale ("ideologica" in senso marxiano),
l'analisi geopolitica-militare ("Le Monde Diplomatique", come rivela
lo stesso nome della rivista, si occupa innanzitutto di questioni
internazionali!), e l'analisi - per l'appunto - dei mass-media, della
comunicazione e dell'informazione di massa.
Questo intreccio non era casuale, perchè le tre questioni sono
effettivalente legate tra loro. È un peccato che la rivista francese
si sia poi un po' "persa" assorbendo essa stessa buona parte dei
luoghi comuni e delle disinformazioni grossolane che purtroppo
dominano il sistema dell'informazione globalizzata.

Ad esemplificare benissimo questa commistione perversa di ideologia
dominante, "grande" politica, e disinformazione strategica, è l'uso
mediatico della Storia.

Il motivo è semplice: "Chi controlla il passato, controlla il
futuro", come scriveva George Orwell nel suo "1984". Il vero 1984 è
passato da ventitre anni, e purtroppo molte delle immaginazioni di
Orwell da allora si sono avverate. Il controllo delle coscienze degli
individui, nella società in cui viviamo, è di carattere
sostanzialmente totalitario. Per realizzare obiettivi politici,
"piccoli" (es. smantellamento dello stato sociale e riforme varie) o
"grandi" (distruzioni di interi paesi, guerre di aggressione,
occupazioni militari, eccetera) si usa la Storia, si manipola la
Storia in maniera sempre più sfacciata. Di questo abbiamo tanti
esempi. Basti pensare a come i libri di testo delle scuole
dell'obbligo vengano riscritti, in maniera profondamente e
genuinamente "orwelliana", in tanti paesi "in transizione", compresa
l'Italia.

La narrazione della Storia di un popolo è infatti fondamentale per
determinare atteggiamenti e scelte che riguardano quel popolo.
Possiamo fare in questa sede tre esempi, tutti riguardanti questioni
molto serie e preoccupanti:
1) la Storia dell'Olocausto e dello Stato di Israele;
2) la Storia, più o meno recente, dei Balcani;
3) nell'ambito di quest'ultima, la Storia delle fasi finali della II
Guerra Mondiale al confine orientale dell'Italia.

Si noti che per tutte e tre queste "Storie" si tenta di imporre per
legge una "verità ufficiale".

Nel caso dell'Olocausto, esistono già molte leggi in molti paesi che
puniscono i cosiddetti "negazionisti". Recentemente, si è provato ad
introdurre una legge simile anche in Italia. Per fortuna, la levata
di scudi da parte di molti ricercatori e professori di Storia è stata
immediata: un appello (1) ha ricordato che non si può scrivere la
Storia "per legge", ed è molto più efficace combattere i negazionisti
sul piano, appunto, della ricerca storica, cioè dei fatti, dei nomi,
dei dati e delle cifre. Per mezzo della scienza storica, insomma.
La legge che alla fine è passata ("Legge Mastella") (2) punisce chi
genericamente esprime approvazione per genocidi e persecuzioni
razziali, il che è sicuramente giusto; sarebbe invece inaccettabile
introdurre nuovi "reati di opinione" rivolti contro chi ad esempio
esprimesse tesi specifiche sui lager o sulla nascita dello Stato di
Israele.

Nel caso dei Balcani, l'uso politico della Storia e della cronaca è
persistente e sfacciato. Una recente proposta di legge del Parlamento
Europeo (3) vorrebbe sanzionare chi osasse negare quei "genocidi"
che, veri o presunti, sono l'ingrediente fondamentale del "Pensiero
Unico" sulle guerre di distruzione della Jugoslavia. Una parolina-
chiave è: Srebrenica. Se la legge passasse in sede europea, chi
volesse mettere in dubbio - anche sulla scorta di dati - che a
Srebrenica c'è stato un "genocidio", rischierebbe fino a tre anni di
carcere. Condanne analoghe verrebbero comminate a chi "negasse" il
"genocidio" dei Tutsi ruandesi, e così via. In tutti questi casi, a
"definire" i "genocidi" sarebbero le sentenze dei "tribunali ad hoc"
internazionali, cioè quei grandi baracconi creati dagli imperialisti
per assolvere se stessi dei propri crimini e fornire versioni di
comodo, "orwelliane", della Storia recente.

L'ultimo esempio è quello delle "foibe". Di questa questione si è
tanto parlato e non è il caso di entrare per l'ennesima volta nel
merito delle diatribe. L'iniziativa di proclamare il 10 Febbraio,
anniversario del Trattato di Pace tra Italia e Jugoslavia (1945),
quale "Giornata del Ricordo", è essa stessa un atto mirato ad imporre
in maniera normativa una certa visione - criminalizzatrice e bugiarda
ma "politicamente corretta" - della Resistenza Partigiana al confine
orientale dell'Italia. In occasione della ultima "Giornata del
Ricordo", alcune iniziative critiche e "controcorrente", alle quali
dovevano partecipare ricercatrici di Storia quali Alessandra Kersevan
e Claudia Cernigoi, sono state impedite per intervento addirittura di
prefetti e/o a seguito di intimidazioni fasciste (4). A Roma, il
sindaco anti-antifascista Walter Veltroni ha fatto staccare i
manifesti del "Progetto Memoria" del PRC (5) che ricordavano i
crimini fascisti in Istria e Dalmazia e ridimensionavano l'entità e
contestualizzavano il significato delle "violenze slavocomuniste".
Ripetutamente, dai fascisti e dagli opportunisti arriva la richiesta
di punire attraverso apposite leggi chi loro accusano di "negazionismo".

Tutto questo prelude a scenari gravissimi. L'opportunismo politico ed
accademico purtroppo ha raggiunto un livello tale che la "blindatura"
e la falsificazione della Storia passano inosservate e senza
opposizioni efficaci. In realtà, l'unico modo per impedire una
"scrittura per legge" della Storia è mobilitarci facendo, noi stessi,
ricerca storica: andando a verificare tutto ciò che ci viene
raccontato, con la comparazione delle fonti e la pluralità delle
"narrazioni". Perchè è solo verificando, sperimentando, "provando e
riprovando", galileianamente, empiricamente, s-c-i-e-n-t-i-f-i-c-a-m-
e-n-t-e, che possiamo costruire conoscenza, e regolarci e difenderci
nelle sfide che questo mondo disastrato sempre più pressanti ci pone
dinanzi.



Note dell'autore, successive alla redazione dell'articolo:
(1) l'Unità" del 23 gennaio 2007 / http://www.proteofaresapere.it/
contributi.asp?id=1256
(2) In realtà, mentre scriviamo (8/3/07) la "legge Mastella" deve
ancora terminare l'iter parlamentare.
(3) The Telegraph / http://www.telegraph.co.uk/news/
main.jhtml;jsessionid=XUR4E3QGTWCCBQFIQMFCFFWAVCBQYIV0?xml=/news/
2007/02/02/weu02.xml
(4) http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/5330
(5) http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/5335



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