Gli USA finanziano gruppi terroristici in Iran
di William Lowther in Washington DC e Colin Freeman, Sunday Telegraph
L'America sta segretamente finanziando gruppi etnici armati separatisti in Iran nel tentativo di far montare la pressione contro il regime islamico perché abbandoni il suo programma nucleare.
In una mossa che riflette la crescente preoccupazione di Washington per il fallimento delle iniziative diplomatiche, si ritiene che gli ufficiali CIA corrano in aiuto di milizie di opposizione presenti fra i numerosi gruppi di minoranza etnica stanziati nelle regioni di confine dell'Iran.
Le operazioni sono controverse perché comportano relazioni con movimenti che, per ottenere ragione delle proprie istanze, ricorrono a metodi terroristi contro il regime iraniano.
L'anno passato si è verificata un'ondata di tumulti nelle zone di confine abitate dalle minoranze etniche dell'Iran, con una campagna di attentati anche dinamitardi contro soldati e rappresentanti governativi.
Questi incidenti sono stati eseguiti dai Curdi nell'ovest, gli Azeri nel nord-ovest, gli Ahwazi (arabi-iraniani) nel sud-ovest e dai Baluchi nel sud-est. Quasi il 40% dei 69 milioni di abitanti dell'Iran non sono persiani, con circa 16 milioni di Azeri, sette milioni di Curdi, cinque milioni di Ahwazis ed un milione di Baluchi. La maggior parte di Baluchi vive sul confine col Pakistan.
Fondi per le cause separatiste provengono direttamente dal bilancio riservato della CIA ma questo non è più "un grande segreto", secondo un ex alto ufficiale delle fila della CIA di Washington che anonimamente ne ha parlato a The Sunday Telegraph.
Le sue dichiarazioni sono supportate da quelle di Fred Burton, un ex agente del dipartimento di stato per il contro-terrorismo USA, che disse: "Gli ultimi attacchi verificatisi in Iran hanno visto il coinvolgimento statunitense nell'approvvigionamento e la formazione delle minoranze etniche iraniane per destabilizzare il regime."
Anche se Washington ufficialmente nega, Teheran sostiene da molto tempo di aver scoperto la mano statunitense ed inglese sotto gli attacchi della guerriglia contro le forze di sicurezza interne. Lunedì scorso, l'Iran ha pubblicamente giustiziato un uomo, Nasrollah Shanbe Zehi, per la sua partecipazione ad un attacco bomba che ha ucciso 11 Guardie Rivoluzionarie nella città di Zahedan nel Sistan-Baluchistan. Un anonimo ufficiale locale ha detto all'agenzia stampa Fars che le armi usate nell'attacco erano di costruzione britannica e USA.
Ieri, forze iraniane hanno rivendicato l'uccisione di 17 ribelli descritti come "mercenari" in scontri vicino al confine turco, roccaforte del Pejak, partito armato curdo collegato al PKK, il Kurdistan Workers' Party fuori legge in Turchia.
John Pike, capo dell'influente think tank Sicurezza Globale di Washington ha dichiarato: "Le attività dei gruppi etnici si sono surriscaldate negli ultimi due anni e sarebbe uno scandalo se non fosse almeno in parte il risultato dell'attività della CIA".
E' però una politica carica di rischi. La maggior parte di questi gruppi hanno poco in comune con la causa di Washington se non l'opposizione al Presidente Mahmoud Ahmadinejad, accusato di reprimere cultura e diritti delle minoranze.
La "Brigata di Dio" dei Baluchi, che l'anno scorso rapì ed uccise otto soldati iraniani, è un'organizzazione sunnita dagli obiettivi incerti e che potrebbe, dopo averne preso i danari, rivoltarsi contro Washington.
E' anche in corso una dura polemica a Washington se sguinzagliare o meno il braccio armato del Mujahedeen-e Khalq (MEK), un gruppo di opposizione iraniano con una lunga e insanguinata storia di opposizione armata al regime.
Il gruppo è attualmente nell'elenco delle organizzazioni terroriste del dipartimento di stato USA, ma Pike ha detto che una fazione del Dipartimento della Difesa li vuole usare perché anche se non sono in grado di rovesciare il regime iraniano possono comunque provocare molto danno.
Attualmente nessuno dei gruppi di opposizione costituisce una vera preoccupazione per Teheran, ma gli analisti USA credono possano essere rinvigoriti da un attacco statunitense e israeliano al regime. Questa prospettiva è diventata più probabile nel corso della scorsa settimana, quando il Consiglio di Sicurezza dell'ONU ha fissato il termine ultimo entro il quale l'Iran deve sospendere il suo programma di arricchimento dell'uranio ed una seconda portaerei americana ha raggiunto il concentramento delle forze navali statunitensi nelle acque litoranee meridionali dell'Iran.
Gli Stati Uniti hanno inoltre trasferito sei caccia bombardieri pesanti dalla base britannica dell'isola Diego Garcia nel Pacifico alla base di Al Udeid nel Qatar, che permetterebbe loro di sferrare attacchi contro l'Iran senza cercare l'autorizzazione di Downing Street.
Mentre Tony Blair la settimana scorsa ribadiva che l'Inghilterra vuole ancora una soluzione diplomatica alla crisi, il vice-presidente USA Dick Cheney ieri ha sottolineato come l'intervento militare costituisca una alternativa realistica.
"Sarebbe un grave errore se una nazione come l'Iran divenisse una potenza nucleare" ha ammonito Cheney durante una visita in Australia. "Tutte le opzioni sono ancora possibili."
I cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell'ONU più la Germania si incontreranno a Londra domani per decidere nuove sanzioni contro l'Iran. In dicembre erano state imposte misure per impedire il trasferimento di tecnologie e know-how nucleari. È probabile che nuove sanzioni includano il divieto di viaggio per gli ufficiali superiori iraniani e restrizioni economiche.
Traduzione dall'inglese a cura del CCDP per www.resistenze.org