VESNA PESIC:
BISOGNA DISTRUGGERE L'SPS E SPARTIRE IL
KOSOVO IN ZONE ETNICAMENTE DISTINTE
---
I giorni 18, 19, 20 si e'
svolto a Torino un convegno sui Balcani organizzato dalla Fondazione
Agnelli a cui ho partecipato a nome dell'Ass. Naz. Slavisti. Vi mandero'
tutti gli appunti che ho preso ppena li avro' ribattuti al computer. Il
tenore degli interventi credo lo possiate immaginare fin da ora: saturnali
sul cadavere della Jugoslavia e liturgia liberista-europeista-atlantista in
tutte le salse. Ma qualcosa di interessante e' pure venuto fuori. Giudicate
voi e fatene l'uso che ritenete piu' opportuno.
Per ora vi mando una chicca: l'intervento della Pesic come saggio di
oratoria minacciosamente delirante. Se questa e' la piu' equilibrata della
coalizione DOS, chissa' gli altri. Credo che questa roba, opportunamente
"commentata", sara' illuminante per chiarire ai compagni che razza di gente
ha preso il potere a Belgrado.
Concludo segnalando che solo i brani virgolettati sono citazioni letterali.
Il resto comunque si discosta poco dall'originale ed e' solo una versione
piu' stringata.
Saluti
Guido Carpi
--------------------------------------
Dopo l'intervento dell'ex Presidente macedone K. Gligorov, contrassegnato
da un'appassionata denuncia alle pressioni internazionali contro la stessa
esistenza del proprio paese, prende la parola Vesna Pesic, che porta un
tono di ottimismo alla luce degli avvenimenti di Belgrado. Nell'analisi di
Pesic, le varie fasi della crisi in ex Jugoslavia sono state determinate
non tanto da fattori etnonazionali quanto, pi� semplicemente, dalla linea
politica costantemente perseguita da Milosevic, definita come consapevole
"politica della crisi".
"Ora che non c'e' pi� Milosevic", - perora la pasionaria serba - "non
dobbiamo pi� nasconderci, possiamo mostrare i nostri veri volti. Ad
esempio, si accusa Kustunica di essere un nazionalista. E perche' no? Forse
che Hashim Thaci non lo e'?"
Finche' Milosevic era al potere l'opposizione stessa aveva le mani legate,
non poteva avanzare proposte costruttive e perseguire la politica che
riteneva giusta, perche' questo avrebbe rafforzato proprio il dittatore di
Belgrado. Ora e' diverso: ora e' possibile mettere sul tavolo diverse
posizioni e vedere qual'e' la pi� valida. "Ad esempio, quando parliamo del
Kosovo, prima molte soluzioni non potevamo accettarle neanche noi, ma
adesso, se alcuni paesi della NATO dicono che si potrebbe dividere il
Kosovo in due parti, perche' no? Con Milosevic questa proposta non sarebbe
stata neanche presa in considerazione, ma ora, senza pi� questo tumore
cerebrale, se ne puo' parlare..."
Si trattava di un ancient re'gime militar poliziesco. Per decenni, quelli
dell'e'lite andavano in pensione e si stabilivano a Belgrado, che era piena
di questa gente, e Milosevic cercava di trovare le strategie per difendere
questa gente decrepita. Il trucco fu quello di inventarsi che eravamo "una
nazione a repentaglio", ossia sfogare all'esterno le magagne interne. Ma
quando si comincia a fare la guerra, essa sfugge di mano, si ingigantisce,
cosi' lui diceva: "Ecco, ci odiano! I Serbi sono in pericolo!" Per certi
versi era pure vero, ma a Milosevic in fondo faceva comodo.
Per il Kosovo e' stato diverso perche' da esterno il conflitto e' diventato
interno, e noi siamo riusciti a rompere questo schema che tante volte aveva
funzionato: "La gente pensava che Milosevic e l'esercito potessero
difenderli, ma quando siamo stati sconfitti in Kosovo e abbiamo corso il
rischio di essere occupati militarmente, tutti hanno capito che non era
vero".
Dal 1996-97 Milosevic aveva perso la sua legittimazione. Fino ad allora
c'erano organismi democratici e nessuno era in prigione, ma poi le cose
cambiarono: repressione, desaparecidos (es. Stambolic). Quest'anno abbiamo
avuto pi� di 2000 persone in prigione, ma cio' non ha fatto che logorare
ulteriormente il consenso. "La gente ha capito che non era la NATO il
nemico. E' vero, ci avevano bombardato, ma come si potevano vedere gli
Americani come nemici? Gli Albanesi si che si potevano vedere come nemici,
ma gli Americani..."
La gente si stanco' di queste storie che qualcuno voleva distruggerci,
cominciammo a lottare e quando ci trovammo a scegliere fra cambiamento e
conservazione la gente fece la scelta giusta. "Posso garantirvi io che ora
tutto sara' pi� facile! Non ci sara' pi� violenza e instabilita', ne' la
devastazione delle istituzioni (intendo quelle serbe, perche' in Montenegro
e' da tre anni che hanno un governo nuovo): non ci sono giudici, manager,
nulla funziona, lo stipendio medio e' di 90 DM, non ci sono giornalisti,
non ci sono programmi, mancano proprio le persone..."
In questo periododi due mesi fino alle elezioni di dicembre in Serbia
dobbiamo creare una discontinuita' totale col regime passato. "Milosevic ha
salvato bene o male la vita, ha ancora le guardie del corpo e forse qualche
carro armato. Bisogna vigilare... Io non accetterei che l'ex partito di
Milosevic venga trattato come in Inghilterra: andrebbe smantellata del
tutto come organizzazione criminale e malefica. Costoro vanno distrutti,
devono sparire dal nostro orizzonte".
Conclusione in tono maggiore: "Cercheremo di risolvere i problemi in un
modo amichevole e creativo che non avevamo trovato finora".
Durante il dibattito chiedono alla Pesic perche' secondo lei in giugno
Milosevic abbia fatto gli emendamenti alla Costituzione, rischiando cosi'
di venir battuto. Si levano voci sconcertate di fronte a una terminologia
poco "democratica", come "eliminare", "distruggere" uomini e partiti (ma
c'e' anche chi fa paragoni con l'Italia del 1946, quando "un'intera classe
dirigente fu epurata e venne fuori un nuovo ordine democratico").
Stefano Bianchini si dice colpito dal fatto che "ora si possa parlare di
spartizione del Kosovo". Milosevic o non Milosevic, un simile passo
rimetterebbe in discussione tutti i confini della regione e si
rifletterebbe in modo drammatico in Bosnia e in Macedonia. Quella dei
confini e' una politica delicata da costruire su base regionale.
Inoltre, Bianchini si dice scettico di fronte alle reali possibilita' del
nuovo governo di operare una "chiara rottura" col passato. Cio'
significherebbe dire al popolo che tutta la politica dall'1987 ora e'
stata sbagliata. Stipe Mesic ci sta provando in Croazia ma incontra grandi
difficolta', e per certi versi e' in una posizione migliore rispetto a
Kustunica. Infatti nella base elettorale di quest'ultimo sono largamente
presenti anche coloro che volevano punire Milosevic per aver perso Krajna,
Bosnia e Kosovo.
Replica della Pesic. Milosevic ha cambiato la costituzione e ha accettato
di andare a elezioni subito perche' rimanendo in carica fino al giugno 2001
avrebbe dato pi� tempo all'opposizione per organizzarsi, e non si aspettava
la scesa in campo cosi' tempestiva di Kustunica.
"Metafisica della dittatura": il dittatore prova il bisogno ciclico di
rinnovarsi, cambiar pelle, ringiovanire. Essere rieletto per altri quattro
anni direttamente dal popolo invece che dal parlamento avrebbe lanciato al
mondo esterno un messaggio molto forte. I dittatori sono persone isolate
dal mondo e dal popolo: tutti sapevano che avrebbe vinto Kustunica, tranne
Milosevic. Kustunica era molto difficile da battere perche' aveva posizioni
in un certo senso molto simili a Milosevic: si preoccupava del Kosovo, dei
Serbi, agitava un certo nazionalismo, etc. Infatti Milosevic attaccava pi�
volentieri Djindjic, pi� scopertamente filooccidentale.
"A chi importa che l'Albania sia grande o piccola? Per me e' la stessa
cosa. Il Kosovo diviso? Perche' no? Se questo si ripercuote sulla
Macedonia, e' un problema che riguarda i rapporti fra la Macedonia e gli
Stati Uniti". Il Kosovo e' un carico troppo grosso per la Serbia. E' meglio
ed e' anche pi� equo darne un pezzo all'Albania. Se la Serbia riterra'
questo positivo per se', lo faremo. Non possiamo farci carico dei problemi
della Macedonia.
Sul fatto di "dire la verita' al popolo". Bisognera' avere un po' di
sostegno dai mass media e dalla comunita' internazionale, perche' alla
gente non piace sentire la verita', ma "se voi ci spingete un po'
riusciremo a fare trasparenza".
"Io non ho detto che bisogna eliminare fisicamente i socialisti, anche se
tutti quelli che siedono li' in Parlamento sono dei criminali". I servizi
segreti tedeschi hanno rivelato che "quelli" hanno rubato e messo
all'estero centinaia di milioni. "Non voglio andare in giro con una pistola
ad ammazzare questo centinaio di persone. Va bene: non linciamoli, pero' in
galera ci devono andare. Non auspico nulla che non sia del tutto legale".
---
Bollettino di controinformazione del
Coordinamento Nazionale "La Jugoslavia Vivra'"
> http://digilander.iol.it/lajugoslaviavivra
I documenti distribuiti non rispecchiano necessariamente le
opinioni delle realta' che compongono il Coordinamento, ma vengono
fatti circolare per il loro contenuto informativo al solo scopo di
segnalazione e commento ("for fair use only")
Per contributi e segnalazioni: jugocoord@...
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KOSOVO IN ZONE ETNICAMENTE DISTINTE
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I giorni 18, 19, 20 si e'
svolto a Torino un convegno sui Balcani organizzato dalla Fondazione
Agnelli a cui ho partecipato a nome dell'Ass. Naz. Slavisti. Vi mandero'
tutti gli appunti che ho preso ppena li avro' ribattuti al computer. Il
tenore degli interventi credo lo possiate immaginare fin da ora: saturnali
sul cadavere della Jugoslavia e liturgia liberista-europeista-atlantista in
tutte le salse. Ma qualcosa di interessante e' pure venuto fuori. Giudicate
voi e fatene l'uso che ritenete piu' opportuno.
Per ora vi mando una chicca: l'intervento della Pesic come saggio di
oratoria minacciosamente delirante. Se questa e' la piu' equilibrata della
coalizione DOS, chissa' gli altri. Credo che questa roba, opportunamente
"commentata", sara' illuminante per chiarire ai compagni che razza di gente
ha preso il potere a Belgrado.
Concludo segnalando che solo i brani virgolettati sono citazioni letterali.
Il resto comunque si discosta poco dall'originale ed e' solo una versione
piu' stringata.
Saluti
Guido Carpi
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Dopo l'intervento dell'ex Presidente macedone K. Gligorov, contrassegnato
da un'appassionata denuncia alle pressioni internazionali contro la stessa
esistenza del proprio paese, prende la parola Vesna Pesic, che porta un
tono di ottimismo alla luce degli avvenimenti di Belgrado. Nell'analisi di
Pesic, le varie fasi della crisi in ex Jugoslavia sono state determinate
non tanto da fattori etnonazionali quanto, pi� semplicemente, dalla linea
politica costantemente perseguita da Milosevic, definita come consapevole
"politica della crisi".
"Ora che non c'e' pi� Milosevic", - perora la pasionaria serba - "non
dobbiamo pi� nasconderci, possiamo mostrare i nostri veri volti. Ad
esempio, si accusa Kustunica di essere un nazionalista. E perche' no? Forse
che Hashim Thaci non lo e'?"
Finche' Milosevic era al potere l'opposizione stessa aveva le mani legate,
non poteva avanzare proposte costruttive e perseguire la politica che
riteneva giusta, perche' questo avrebbe rafforzato proprio il dittatore di
Belgrado. Ora e' diverso: ora e' possibile mettere sul tavolo diverse
posizioni e vedere qual'e' la pi� valida. "Ad esempio, quando parliamo del
Kosovo, prima molte soluzioni non potevamo accettarle neanche noi, ma
adesso, se alcuni paesi della NATO dicono che si potrebbe dividere il
Kosovo in due parti, perche' no? Con Milosevic questa proposta non sarebbe
stata neanche presa in considerazione, ma ora, senza pi� questo tumore
cerebrale, se ne puo' parlare..."
Si trattava di un ancient re'gime militar poliziesco. Per decenni, quelli
dell'e'lite andavano in pensione e si stabilivano a Belgrado, che era piena
di questa gente, e Milosevic cercava di trovare le strategie per difendere
questa gente decrepita. Il trucco fu quello di inventarsi che eravamo "una
nazione a repentaglio", ossia sfogare all'esterno le magagne interne. Ma
quando si comincia a fare la guerra, essa sfugge di mano, si ingigantisce,
cosi' lui diceva: "Ecco, ci odiano! I Serbi sono in pericolo!" Per certi
versi era pure vero, ma a Milosevic in fondo faceva comodo.
Per il Kosovo e' stato diverso perche' da esterno il conflitto e' diventato
interno, e noi siamo riusciti a rompere questo schema che tante volte aveva
funzionato: "La gente pensava che Milosevic e l'esercito potessero
difenderli, ma quando siamo stati sconfitti in Kosovo e abbiamo corso il
rischio di essere occupati militarmente, tutti hanno capito che non era
vero".
Dal 1996-97 Milosevic aveva perso la sua legittimazione. Fino ad allora
c'erano organismi democratici e nessuno era in prigione, ma poi le cose
cambiarono: repressione, desaparecidos (es. Stambolic). Quest'anno abbiamo
avuto pi� di 2000 persone in prigione, ma cio' non ha fatto che logorare
ulteriormente il consenso. "La gente ha capito che non era la NATO il
nemico. E' vero, ci avevano bombardato, ma come si potevano vedere gli
Americani come nemici? Gli Albanesi si che si potevano vedere come nemici,
ma gli Americani..."
La gente si stanco' di queste storie che qualcuno voleva distruggerci,
cominciammo a lottare e quando ci trovammo a scegliere fra cambiamento e
conservazione la gente fece la scelta giusta. "Posso garantirvi io che ora
tutto sara' pi� facile! Non ci sara' pi� violenza e instabilita', ne' la
devastazione delle istituzioni (intendo quelle serbe, perche' in Montenegro
e' da tre anni che hanno un governo nuovo): non ci sono giudici, manager,
nulla funziona, lo stipendio medio e' di 90 DM, non ci sono giornalisti,
non ci sono programmi, mancano proprio le persone..."
In questo periododi due mesi fino alle elezioni di dicembre in Serbia
dobbiamo creare una discontinuita' totale col regime passato. "Milosevic ha
salvato bene o male la vita, ha ancora le guardie del corpo e forse qualche
carro armato. Bisogna vigilare... Io non accetterei che l'ex partito di
Milosevic venga trattato come in Inghilterra: andrebbe smantellata del
tutto come organizzazione criminale e malefica. Costoro vanno distrutti,
devono sparire dal nostro orizzonte".
Conclusione in tono maggiore: "Cercheremo di risolvere i problemi in un
modo amichevole e creativo che non avevamo trovato finora".
Durante il dibattito chiedono alla Pesic perche' secondo lei in giugno
Milosevic abbia fatto gli emendamenti alla Costituzione, rischiando cosi'
di venir battuto. Si levano voci sconcertate di fronte a una terminologia
poco "democratica", come "eliminare", "distruggere" uomini e partiti (ma
c'e' anche chi fa paragoni con l'Italia del 1946, quando "un'intera classe
dirigente fu epurata e venne fuori un nuovo ordine democratico").
Stefano Bianchini si dice colpito dal fatto che "ora si possa parlare di
spartizione del Kosovo". Milosevic o non Milosevic, un simile passo
rimetterebbe in discussione tutti i confini della regione e si
rifletterebbe in modo drammatico in Bosnia e in Macedonia. Quella dei
confini e' una politica delicata da costruire su base regionale.
Inoltre, Bianchini si dice scettico di fronte alle reali possibilita' del
nuovo governo di operare una "chiara rottura" col passato. Cio'
significherebbe dire al popolo che tutta la politica dall'1987 ora e'
stata sbagliata. Stipe Mesic ci sta provando in Croazia ma incontra grandi
difficolta', e per certi versi e' in una posizione migliore rispetto a
Kustunica. Infatti nella base elettorale di quest'ultimo sono largamente
presenti anche coloro che volevano punire Milosevic per aver perso Krajna,
Bosnia e Kosovo.
Replica della Pesic. Milosevic ha cambiato la costituzione e ha accettato
di andare a elezioni subito perche' rimanendo in carica fino al giugno 2001
avrebbe dato pi� tempo all'opposizione per organizzarsi, e non si aspettava
la scesa in campo cosi' tempestiva di Kustunica.
"Metafisica della dittatura": il dittatore prova il bisogno ciclico di
rinnovarsi, cambiar pelle, ringiovanire. Essere rieletto per altri quattro
anni direttamente dal popolo invece che dal parlamento avrebbe lanciato al
mondo esterno un messaggio molto forte. I dittatori sono persone isolate
dal mondo e dal popolo: tutti sapevano che avrebbe vinto Kustunica, tranne
Milosevic. Kustunica era molto difficile da battere perche' aveva posizioni
in un certo senso molto simili a Milosevic: si preoccupava del Kosovo, dei
Serbi, agitava un certo nazionalismo, etc. Infatti Milosevic attaccava pi�
volentieri Djindjic, pi� scopertamente filooccidentale.
"A chi importa che l'Albania sia grande o piccola? Per me e' la stessa
cosa. Il Kosovo diviso? Perche' no? Se questo si ripercuote sulla
Macedonia, e' un problema che riguarda i rapporti fra la Macedonia e gli
Stati Uniti". Il Kosovo e' un carico troppo grosso per la Serbia. E' meglio
ed e' anche pi� equo darne un pezzo all'Albania. Se la Serbia riterra'
questo positivo per se', lo faremo. Non possiamo farci carico dei problemi
della Macedonia.
Sul fatto di "dire la verita' al popolo". Bisognera' avere un po' di
sostegno dai mass media e dalla comunita' internazionale, perche' alla
gente non piace sentire la verita', ma "se voi ci spingete un po'
riusciremo a fare trasparenza".
"Io non ho detto che bisogna eliminare fisicamente i socialisti, anche se
tutti quelli che siedono li' in Parlamento sono dei criminali". I servizi
segreti tedeschi hanno rivelato che "quelli" hanno rubato e messo
all'estero centinaia di milioni. "Non voglio andare in giro con una pistola
ad ammazzare questo centinaio di persone. Va bene: non linciamoli, pero' in
galera ci devono andare. Non auspico nulla che non sia del tutto legale".
---
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Coordinamento Nazionale "La Jugoslavia Vivra'"
> http://digilander.iol.it/lajugoslaviavivra
I documenti distribuiti non rispecchiano necessariamente le
opinioni delle realta' che compongono il Coordinamento, ma vengono
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