E’ convocata per giovedì 6 dicembre
alle ore 12.00 presso la Sala Stampa del CRT
( Firenze, via Cavour 4, I° piano )
la CONFERENZA STAMPA dei primi firmatari
del seguente APPELLO sulla questione KOSOVO
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A P P E L L O
i sottoscritti
esponenti, al livello della rappresentanza politica, delle istituzioni locali della città di Firenze e della Regione Toscana e/o impegnati in enti, strutture ed attività che nel nostro territorio si muovono a favore dei soggetti profughi o migranti, preoccupati si rivolgono alle istituzioni internazionali e nazionali preposte per chiedere
che ogni ventilata decisione riguardante la Regione Autonoma del Kosovo, in Serbia, tenga conto dei riflessi che può sortire sia dal punto di vista della pace in quella terra balcanica già tanto martoriata, sia dal punto di vista delle ricadute sociali concrete ed immediatamente visibili sul nostro territorio.
Bisogna infatti sapere che sin dall'inizio degli anni Novanta e fino ad oggi la nostra città e la nostra regione hanno vissuto in maniera diretta le conseguenze tragiche degli eventi che hanno interessato la Jugoslavia in generale e la provincia del Kosovo in particolare. Questo coinvolgimento è passato non solo attraverso alcune iniziative di solidarietà che hanno animato singoli, gruppi ed istituzioni, rivolte direttamente a quei territori, ma si è palesato anche nel massiccio afflusso di profughi che da quei territori sono venuti a cercare una vita migliore, o almeno una garanzia di sopravvivenza, in Toscana, poichè la loro stessa esistenza fisica nelle terre dove erano nati ed avevano vissuto era stata messa in discussione.
In particolare, ai bombardamenti della primavera del 1999 conclusisi con la occupazione militare del territorio kosovaro da parte di forze internazionali ha fatto seguito una massiccia fuga di centinaia di migliaia di persone che hanno ritenuto in questo modo di sottrarsi alle persecuzioni di carattere etnico-razziale e politico ed alle violenze di cui si sono resi protagonisti i miliziani nazionalisti già inquadrati nell'UCK assieme agli elementi di quel potere criminale che condiziona la vita sociale ed economica del Kosovo post-jugoslavo.
Tali persecuzioni e violenze si sono effettivamente protratte fino ad oggi: l'episodio più noto è quello dei pogrom del marzo 2004, ma gli omicidi e le devastazioni - contro le proprietà ma anche contro i tesori del patrimonio storico-artistico - continuano a spingere forzosamente i kosovari di etnia non albanese, oltre a tutti i kosovari non irredentisti, al di fuori e lontano dalla propria madrepatria.
Nella città di Firenze e nella Regione Toscana sono arrivati esuli jugoslavi appartenenti all'una o all'altra parte sin dall'inizio del conflitto ed in particolare sin dai tempi della approvazione della Legge Amato (390/1992) che stanziava fondi proprio a questo scopo - benchè questi fondi siano stati probabilmente messi a disposizione troppo parzialmente ed episodicamente. Ricordiamo esperienze come quelle dei quartieri 4 e 5 di Firenze, in particolare nel quartiere 4 da alcuni anni sono state costruiti due villaggi, cittadelle prefabbricate dotate dei servizi essenziali, che ospitano centinaia di kosovari delle etnie oggi perseguitate - soprattutto rom ed askalija; oppure i casi, non molti ma che infondono speranza, di famiglie ritornate ad essere stanziali, sistemate in decorose abitazioni, dopo gli anni della guerra in cui erano state costrette ad un "nomadismo di ritorno". E ricordiamo i tantissimi altri kosovari anche di altre etnie - gorani, "egiziani", slavo-musulmani ("bosgnacchi"), "turchi" e serbi - che sono ospitati in molte località toscane ed italiane in condizioni spesso non altrettanto accettabili.
Potremmo menzionare molti singoli casi, come quello della famiglia di 5 persone, askali provenienti da Kosovska Mitrovica, dove non potrebbero ritornare vista l'uccisione di 4 parenti nell'ambito della suddetta pulizia etnica; o il caso delle famiglie del Campo dell'"Olmatello" - definito "campo nomadi" benchè nessun “nomade” viva in questo luogo, bensì tutti ex-cittadini jugoslavi normalmente stanziali. Il problema, che è di portata internazionale, a Firenze è particolarmente grave. Una dopo l'altra, le ondate di fuggitivi si sono sovrapposte creando crescenti difficoltà di integrazione in un contesto sociale-politico nel quale, soprattutto adesso, la problematica dell'immigrazione e dei rom in particolare è agitata in senso razzista e con finalità strumentali.
Rispetto alla ventilata “indipendenza” del Kosovo, riteniamo scandaloso che si debbano fronteggiare ulteriori crisi e nuovi afflussi di esseri umani in fuga dalle proprie case a cause di politiche internazionali irresponsabili, fondate su interessi egoistici e sull'ansia di dividere e spaccare secondo impossibili delimitazioni etniche paesi che erano e devono rimanere a carattere multinazionale e multiculturale. È ovvio che la proclamazione di nuove "indipendenze" nei Balcani non chiude, bensì prelude ad un ulteriore "effetto domino", viste le rivendicazioni annessioniste dell'Albania e viste le aspirazioni indipendentiste di altre comunità - ad esempio in Bosnia.
Lo scorso 29 Novembre, lo stesso Parlamento italiano, con il voto di maggioranza e opposizione, ha approvato mozioni che impegnano il governo a spingere per «arrivare a una soluzione condivisa» sulla questione kosovara e a «non riconoscere un'eventuale dichiarazione unilaterale di indipendenza da parte kosovara». Da parte nostra, accogliamo e sosteniamo questo impegno come condizione minimale perchè il nostro paese non si renda corresponsabile di ulteriori sanguinose spartizioni del territorio balcanico, le cui conseguenze portano la loro scìa di sangue fino in Toscana, fino a Firenze, come abbiamo già visto negli anni passati e come non vogliamo più che succeda.