COMUNICATO STAMPA
Nel febbraio 2003 scrivevamo: Tale progetto, realizzato su procura delle consorterie occidentali da indegni rappresentanti politici (quelli oggi al potere in tutte le Repubbliche ex-federate), si è articolato in un arco di tempo simbolicamente collocabile tra il 5 novembre 1990 - quando il Congresso degli USA approvò la legge 101/513, che sanciva la dissoluzione della Jugoslavia attraverso il finanziamento diretto di tutte le nuove formazioni "democratiche" (nazionaliste e secessioniste) - al 4 febbraio 2003 - con la nascita di questa formale "Unione di Serbia e Montenegro" e la cancellazione dello stesso nome della "Jugoslavia" dalle cartine geografiche dell'Europa. [...] Il nuovo status è considerato transitorio ed è funzionale solo all'ulteriore disgregazione del paese, dunque alla creazione di nuove frontiere a dividere gli abitanti di quelle terre. Il voto del Parlamento Federale viene accolto con grande giubilo dall'ideatore di questa ennesima "impresa", Xavier Solana, già ben noto alle popolazioni locali per avere comandato la aggressione militare del 1999. Tutta questa soddisfazione, palese o malcelata, da parte dei responsabili politici internazionali e locali tradisce l'ispirazione profonda delle scelte criminali compiute in tutti questi anni, a partire dal riconoscimento diplomatico delle Repubbliche secessioniste. Scelte che hanno causato indicibili tragedie umane, ridisegnando i Balcani secondo protettorati coloniali come ai tempi dell'occupazione nazifascista, trasformandone i territori in servitù militari occidentali e bacini di sfruttamento delle risorse e della forza-lavoro, devastando le basi della convivenza civile e della cultura comune di quelle genti. Per noi del Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia quello che continua a svolgersi in Jugoslavia è un immenso e protratto crimine contro l'umanità, del quale ancora purtroppo non si vede la fine, e del quale dovranno rispondere quelli che ne portano la responsabilità. >> (1) Febbraio 2008 (1) https://www.cnj.it/POLITICA/serimo2003.htm http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/ http://tv.repubblica.it/home_page.php?playmode=player&cont_id=17579&showtab=Copertina http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/5793
<<Il voto del Parlamento Federale Jugoslavo del 4 febbraio [2003] rappresenta un compimento simbolico del progetto revanscista sanguinario messo in atto ai danni del paese balcanico e dei suoi cittadini a partire dal 1990.
La facile "profezia" dell'ulteriore smembramento della "Unione di Serbia e Montenegro" si è regolarmente verificata, non solo con la secessione del Kosovo, ma già nel maggio 2006 con la secessione del Montenegro - altro micro-Stato retto dalle mafie - attraverso una farsa referendaria piena di irregolarità, eppure sostenuta e "legittimata" da NATO e UE.
Tante altre facili considerazioni sono possibili adesso, prendendo spunto dalla vicenda del Kosovo. Ma in questo frangente, lasciando da parte valutazioni e note che pure divulghiamo e divulgheremo in innumerevoli occasioni e modi (2), riteniamo prioritario concentrarci sull'Italia. Benchè impegnati in campo internazionalista, sul fronte della conoscenza e dell'amicizia tra i popoli, siamo infatti una organizzazione con base in Italia, e dobbiamo pertanto necessariamente cominciare da quanto ci è più vicino.
La responsabilità che l'Italia, attraverso il suo governo, si sta prendendo, è devastante, sia sul fronte internazionale che su quello interno.
Le dichiarazioni di D'Alema, che da molte settimane va preannunciando l'intenzione italiana di riconoscere in ogni caso l'improbabile "Stato" del Kosovo, dimostrano cinismo e disprezzo sia nei confronti del diritto internazionale e dell'ONU, sia nei confronti dei rapporti con tanti Stati e popoli europei, sia nei confronti della democrazia, che nei confronti della pace e della convivenza.
Il Kosovo viene riconosciuto come Stato da un governo dimissionario, spaccato al suo interno, con giustificazioni del tipo: "Se non riconoscessimo sollecitamente il Kosovo [i militari italiani della KFOR] non avrebbero la necessaria copertura politica e diplomatica per operare sul terreno" (3). Ma chi obbliga questi soldati ad "operare sul terreno" ad ogni costo? Evidentemente c'è qualcosa di inespresso. Bexhet Pacolli, magnate della finanza e leader del partito “Alleanza per il nuovo Kosovo”, ha dichiarato di aver «lavorato fino a tarda notte per mettere a punto la dichiarazione di indipendenza con l’ambasciatore italiano» (4).
Il ruolo politico dell'Italia, dunque, in questa vicenda è di primo piano, come lo fu nel 1999 - quando questo paese fu base di lancio dei bombardamenti su ponti, piazze, case, industrie della Repubblica Federale di Jugoslavia. Allora furono centinaia i morti ammazzati per i quali nessuno dei responsabili ha scontato la colpa: i procedimenti penali sono stati tutti insabbiati secondo la peggiore tradizione mafiosa di questo paese. Un paese di "brava gente" che senza colpo ferire rimette in scena le politiche verso i Balcani già praticate dal nazifascismo nel 1941-1943.
Ora come allora, il Kosovo è zona di occupazione militare dell'Italia e di altre potenze straniere. Ora come allora, tali potenze fomentano l'irredentismo pan-albanese e consentono l'instaurazione di un regime di apartheid.
Ora come allora, si prospetta il miraggio della Grande Albania, con la messa a repentaglio dei confini di almeno altri tre Stati balcanici.
Oggi, come durante il Fascismo, la politica estera italiana non disdegna allenze con i settori più criminali presenti sulla scena internazionale: come negli anni '30 si addestravano e finanziavano i terroristi ustascia perchè uccidessero il Re di Jugoslavia e spaccassero quel paese, così adesso si vezzeggiano e si sostengono in tutti i modi i killer dell'UCK, trafficanti di droga, armi ed esseri umani, aguzzini del loro stesso popolo al quale hanno fatto compiere un balzo indietro di almeno un secolo dal punto di vista civile e dei diritti, reintroducendo il "kanun" e stabilendo alleanze con le peggiori bande del globo - dai produttori di oppio afghani ai camorristi e mafiosi italiani.
Sul fronte interno, ora come allora, l'occupazione militare e la guerra sono condotte con toni paternalistici carichi di menzogne. In realtà, è negato ogni controllo democratico: siamo in assenza di votazioni parlamentari, anzi di fronte a votazioni che impegnavano a non riconoscere dichiarazioni unilaterali di indipendenza (5). Peraltro, dopo i bombardamenti del 1999, siamo stati abituati a queste smaccate infrazioni del dettato costituzionale. In effetti, siamo di fronte al disprezzo della volontà popolare, che è contraria alla guerra e chiede solo il rientro dei soldati impegnati all'estero in missioni neo-coloniali che costano tra l'altro cifre esorbitanti al provato bilancio dello Stato.
Ora come allora si dimostra assoluto disprezzo per le istituzioni internazionali: allora era la Società delle Nazioni; adesso sono l'ONU (essendo stata violata la Risoluzione 1244 ed essendo stato calpestato lo stesso Consiglio di Sicurezza), e persino la UE (dove si è determinata una netta frattura; il balordo ministro degli Esteri francese Bernard Kouchner declama con paradossale soddisfazione: “ognuno è libero di fare la scelta che vuole circa il riconoscimento dello Stato del Kosovo”).
Ora come allora si instaurano rapporti ostili con i paesi ed i popoli a noi più vicini: oltre alla persistente umiliazione della Serbia e dei serbi, ricordiamo le vibranti reazioni da parte croata e slovena per i toni irredentistici usati dalle autorità italiane in occasione del revanscista "Giorno del Ricordo". (6)
Per tutti questi motivi, la politica italiana nei confronti dei Balcani appare da una quindicina d'anni ricalcare le politiche imperialistiche ed ostili del Fascismo. Come Coordinamento dei soggetti impegnati, su tutto il territorio nazionale, in iniziative per la pace, l'amicizia e l'unità fraterna di tutti i nostri popoli, nutriamo profonda preoccupazione per quello che ci può ancora riservare il futuro.
(2) Si veda tutta la documentazione raccolta sul sito e nell'archivio della newsletter del CNJ:
(3) Si vedano l'articolo ed il video:
(4) Si vedano il Corriere della Sera e La Stampa del 17/02/2008
(5) Camera dei deputati, seduta n. 252 di Giovedì 29 novembre 2007:
(6) https://www.cnj.it/documentazione/IRREDENTE/presidenti.htm