Moldavia, Europa
In Moldavia, il malcontento, generato dai primi anni di massacro neoliberista ad opera delle forze nazionaliste "filo-romene" che si erano impadronite del potere dopo la dissoluzione dell'URSS, proclamando l'indipendenza, è sfociato, nel 2001, nella travolgente vittoria (maggioranza assoluta e 70% dei seggi) del Partito dei Comunisti della Repubblica di Moldova. Per la prima volta, dalla fine dell'URSS, in Europa orientale i comunisti tornavano in modo assolutamente democratico alla direzione dello Stato, eleggendo quale presidente della Repubblica il loro leader Vladimir Voronin.Da quel momento i comunisti, pur tra enormi difficoltà e in un contesto internazionale non certo favorevole alle forze di progresso dopo la caduta del contrappeso socialista, hanno cercato di trovare una soluzione alla terribile crisi economica e sociale nel paese più povero d'Europa, ereditata dal decennio di potere della borghesia compradora. Si sono introdotte misure tese ad assicurare una maggiore presenza regolatrice dello Stato. Si è cercato di frenare la corruzione dilagante e di migliorare i servizi sociali. I mezzi finanziari a disposizione sono stati indirizzati allo sviiluppo della produzione industriale e dell'agricoltura. I comunisti si sono poi sforzati di ricercare l'integrazione nel mercato ex sovietico, sapendo bene che questo rappresentava l'unico modo per garantire una ragionevole ripresa della dissanguata economia nazionale. Il conseguente avvicinamento alla Russia ha comportato anche la ricerca tenace di un accordo con le autorità della Transnistria, regione moldava a prevalente composizione etnica russa, scenario di un sanguinoso conflitto seguito alla secessione avvenuta all'indomani dello scioglimento dell'URSS. Si è cercato anche di diversificare l'iniziativa internazionale, intessendo nuove relazioni, ad esempio attraverso la sigla di accordi commerciali con la Repubblica Popolare Cinese. Ma soprattutto, nel rispetto della Costituzione che impone la neutralità, si è conservata una posizione di principio di fronte alle pressioni per integrare la repubblica nei meccanismi militari delle alleanze occidentali, a cominciare dalla NATO, pur mantenendo un atteggiamento di apertura alla collaborazione con l'Unione Europea, Era dunque scontato che il cambiamento avvenuto in Moldavia dovesse provocare reazioni in ambito occidentale, e soprattutto da parte della Romania, che ha esplicitato in varie occasioni la sua contrarietà alle scelte di riavvicinamento alla Russia. Nei mesi scorsi si è completato un vero e proprio piano di destabilizzazione, appoggiato esplicitamente dalla Romania e dalla NATO, con caratteristiche analoghe a quelle delle altre "rivoluzioni colorate" che hanno cercato di destabilizzare le repubbliche ex sovietiche. A più riprese, in questi anni, violente manifestazioni hanno sconvolto la capitale Kishinev, rivendicando la discriminazione della lingua russa, inneggiando alla "Grande Romania" e invocando l'intervento della NATO, per "rovesciare il regime comunista". Il piano ha avuto il suo epilogo nella contestazione di presunti brogli elettorali e nella richiesta di ripetizione della consultazione nel 2009, sfociata nella sconfitta, anche se per un soffio, del Partito Comunista che, sebbene continui a rappresentare la prima forza politica del paese (46% dei voti), viene minacciato oggi di subire le stesse odiose persecuzioni riservate ai partiti fratelli di altri paesi della regione. Si è cercato anche di emarginare il Partito Comunista attraverso un referendum che che si proponeva di modificare le prerogative costituzionali, svoltosi il 7 settembre scorso. E' stato un autentico flop, con il mancato raggiungimento del già ridicolo quorum (un terzo del corpo elettorale): i moldavi hanno aderito in massa (oltre il 75%) alla richiesta dei comunisti di boicottare la consultazione. E' un segnale che non si presta ad equivoci. Che fa ben sperare in un drastico ridimensionamento delle speranze coltivate dal blocco reazionario e dai suoi sponsor occidentali, in vista delle elezioni politiche anticipate previste per la fine di novembre, rese necessarie dalla dura sconfitta del governo. Una consultazione, in cui molti danno quasi per scontata una vittoria dei comunisti che potrebbe permettere il loro ritorno al governo.
Sugli sviluppi in Moldavia che, non dimentichiamo, non solo è un paese europeo, ma la patria di molti migranti presenti in Italia, dovrebbe concentrarsi l'attenzione della nostra sinistra. Purtroppo questo non avviene. E la cosa che sorprende è il fatto che neppure l'adesione del PCRM (che peraltro non ha mai manifestato la minima intenzione di rinunciare alla propria identità comunista) alla "Sinistra Europea" sembra avere provocato anche solo un minimo movimento di solidarietà da parte delle forze progressiste , a cominciare da quelle, come PRC e SEL, che della "Sinistra Europea" sono componente fondativa.
Mauro Gemma
http://www.lernesto.it/index.aspx?m=77&f=2&IDArticolo=19820
Moldavia: il fallimento del referendum costituzionale
su www.pcrm.md del 27/10/2010
Dichiarazione del Partito Comunista della Repubblica di Moldova (PCRM)
Traduzione dal russo di Mauro Gemma per l'Ernesto online
Il 5 settembre scorso, il nostro popolo e il nostro partito hanno superato una seria prova storica. Indetto per quel giorno dalle autorità al governo, il referendum costituzionale avrebbe dovuto non solamente rafforzare il potere dell'alleanza liberale nel paese, ma anche aprire il cammino all'annientamento del nostro Stato, pianificato dai partiti del tradimento della nazione e dai loro protettori stranieri. La lunga e minuziosa preparazione, le enormi risorse amministrative, la massiccia propaganda nei media, la grossolana manipolazione della legislazione, l'abbassamento senza precedenti del quorum, la feroce pressione su tutti gli elettori del paese avrebbero dovuto garantire ai promotori di questa farsa antipopolare una sicura, facile e convincente vittoria. Una vittoria che, a loro parere, sarebbe risultata decisiva nella lotta contro il Partito dei Comunisti, la principale forza politica, che non permette ai poteri liberali di realizzare i propri perfidi disegni.
Ma l'alleanza ha sbagliato i calcoli. Poiché non ha capito che non combatteva solo contro il Partito dei Comunisti, ma con la maggioranza del popolo, con tutto il popolo. I risultati del referendum mancato, che ha rappresentato senza esagerazione la più grande disfatta dell'alleanza liberale da quando si trova al potere, dimostrano in modo esemplare che i nostri concittadini sono pronti a difendere la propria dignità, le proprie opinioni, la propria libertà e il proprio paese, persino in così difficili condizioni di feroce pressione degli strumenti amministrativi in mano al potere. Il nostro popolo ha dimostrato di essere capace di gesti rivoluzionari: gesti rivoluzionari di disobbedienza nei confronti di un potere ad esso estraneo.
Per questo, la vittoria, conseguita dal nostro partito in questa difficile battaglia, rappresenta non solo una nostra vittoria, ma quella di tutto il popolo, di tutto il paese!
Il Comitato Centrale del PCRM rivolge il suo più sentito ringraziamento e la sua riconoscenza a tutti quei cittadini della Repubblica Moldova, che hanno dato prova di consapevolezza e coraggio e hanno risposto al nostro appello a boicottare il referendum antipopolare e antistatale.
Il Comitato Centrale ringrazia anche in modo particolare i rappresentanti degli organi locali del potere, i consiglieri, i sindaci e i rappresentanti delle organizzazioni sociali che non hanno avuto paura di invitare pubblicamente la popolazione ad ignorare la farsa inscenata dal potere. Nonostante le minacce dirette e le azioni pratiche di pressione, lo scorso mese sono state approvate e pubblicate più di duecento dichiarazioni e appelli al boicottaggio da parte di rappresentanti delle amministrazioni locali in tutto il territorio della Moldova. Il vostro contributo alla nostra vittoria comune è stato significativo.
Un apporto di grande valore è venuto dal lavoro della maggior parte delle nostre organizzazioni di partito, che sono state capaci di trasmettere agli elettori il nostro appello, e sono riuscite ad assicurare un'affluenza bassissima praticamente in tutto il territorio del paese.
Particolarmente efficace e proficuo è stato il lavoro anche del nostro gruppo parlamentare. Il Comitato Centrale esprime un grande apprezzamento per il contributo alla vittoria di ogni nostro deputato al Parlamento, che ha operato sia con un confronto diretto con gli elettori, che attraverso gli strumenti di comunicazione di massa.
Il Comitato Centrale del PCRM si congratula con tutto il popolo moldavo per la convincente vittoria che non ha precedenti per la causa della difesa dell'indipendenza e della sovranità della Repubblica Moldova e del suo ritorno sulla strada di un normale sviluppo.
Il Partito dei Comunisti considera la fiducia politica accordatagli come un incoraggiamento a sviluppare il massimo sforzo per la vittoria nelle prossime elezioni parlamentari anticipate, per il ritorno di un potere autenticamente popolare, pro-moldavo ed effettivamente democratico nel nostro paese.
Settembre 2010
In Moldavia, il malcontento, generato dai primi anni di massacro neoliberista ad opera delle forze nazionaliste "filo-romene" che si erano impadronite del potere dopo la dissoluzione dell'URSS, proclamando l'indipendenza, è sfociato, nel 2001, nella travolgente vittoria (maggioranza assoluta e 70% dei seggi) del Partito dei Comunisti della Repubblica di Moldova. Per la prima volta, dalla fine dell'URSS, in Europa orientale i comunisti tornavano in modo assolutamente democratico alla direzione dello Stato, eleggendo quale presidente della Repubblica il loro leader Vladimir Voronin.Da quel momento i comunisti, pur tra enormi difficoltà e in un contesto internazionale non certo favorevole alle forze di progresso dopo la caduta del contrappeso socialista, hanno cercato di trovare una soluzione alla terribile crisi economica e sociale nel paese più povero d'Europa, ereditata dal decennio di potere della borghesia compradora. Si sono introdotte misure tese ad assicurare una maggiore presenza regolatrice dello Stato. Si è cercato di frenare la corruzione dilagante e di migliorare i servizi sociali. I mezzi finanziari a disposizione sono stati indirizzati allo sviiluppo della produzione industriale e dell'agricoltura. I comunisti si sono poi sforzati di ricercare l'integrazione nel mercato ex sovietico, sapendo bene che questo rappresentava l'unico modo per garantire una ragionevole ripresa della dissanguata economia nazionale. Il conseguente avvicinamento alla Russia ha comportato anche la ricerca tenace di un accordo con le autorità della Transnistria, regione moldava a prevalente composizione etnica russa, scenario di un sanguinoso conflitto seguito alla secessione avvenuta all'indomani dello scioglimento dell'URSS. Si è cercato anche di diversificare l'iniziativa internazionale, intessendo nuove relazioni, ad esempio attraverso la sigla di accordi commerciali con la Repubblica Popolare Cinese. Ma soprattutto, nel rispetto della Costituzione che impone la neutralità, si è conservata una posizione di principio di fronte alle pressioni per integrare la repubblica nei meccanismi militari delle alleanze occidentali, a cominciare dalla NATO, pur mantenendo un atteggiamento di apertura alla collaborazione con l'Unione Europea, Era dunque scontato che il cambiamento avvenuto in Moldavia dovesse provocare reazioni in ambito occidentale, e soprattutto da parte della Romania, che ha esplicitato in varie occasioni la sua contrarietà alle scelte di riavvicinamento alla Russia. Nei mesi scorsi si è completato un vero e proprio piano di destabilizzazione, appoggiato esplicitamente dalla Romania e dalla NATO, con caratteristiche analoghe a quelle delle altre "rivoluzioni colorate" che hanno cercato di destabilizzare le repubbliche ex sovietiche. A più riprese, in questi anni, violente manifestazioni hanno sconvolto la capitale Kishinev, rivendicando la discriminazione della lingua russa, inneggiando alla "Grande Romania" e invocando l'intervento della NATO, per "rovesciare il regime comunista". Il piano ha avuto il suo epilogo nella contestazione di presunti brogli elettorali e nella richiesta di ripetizione della consultazione nel 2009, sfociata nella sconfitta, anche se per un soffio, del Partito Comunista che, sebbene continui a rappresentare la prima forza politica del paese (46% dei voti), viene minacciato oggi di subire le stesse odiose persecuzioni riservate ai partiti fratelli di altri paesi della regione. Si è cercato anche di emarginare il Partito Comunista attraverso un referendum che che si proponeva di modificare le prerogative costituzionali, svoltosi il 7 settembre scorso. E' stato un autentico flop, con il mancato raggiungimento del già ridicolo quorum (un terzo del corpo elettorale): i moldavi hanno aderito in massa (oltre il 75%) alla richiesta dei comunisti di boicottare la consultazione. E' un segnale che non si presta ad equivoci. Che fa ben sperare in un drastico ridimensionamento delle speranze coltivate dal blocco reazionario e dai suoi sponsor occidentali, in vista delle elezioni politiche anticipate previste per la fine di novembre, rese necessarie dalla dura sconfitta del governo. Una consultazione, in cui molti danno quasi per scontata una vittoria dei comunisti che potrebbe permettere il loro ritorno al governo.
Sugli sviluppi in Moldavia che, non dimentichiamo, non solo è un paese europeo, ma la patria di molti migranti presenti in Italia, dovrebbe concentrarsi l'attenzione della nostra sinistra. Purtroppo questo non avviene. E la cosa che sorprende è il fatto che neppure l'adesione del PCRM (che peraltro non ha mai manifestato la minima intenzione di rinunciare alla propria identità comunista) alla "Sinistra Europea" sembra avere provocato anche solo un minimo movimento di solidarietà da parte delle forze progressiste , a cominciare da quelle, come PRC e SEL, che della "Sinistra Europea" sono componente fondativa.
Mauro Gemma
http://www.lernesto.it/index.aspx?m=77&f=2&IDArticolo=19820
Moldavia: il fallimento del referendum costituzionale
su www.pcrm.md del 27/10/2010
Dichiarazione del Partito Comunista della Repubblica di Moldova (PCRM)
Traduzione dal russo di Mauro Gemma per l'Ernesto online
Il 5 settembre scorso, il nostro popolo e il nostro partito hanno superato una seria prova storica. Indetto per quel giorno dalle autorità al governo, il referendum costituzionale avrebbe dovuto non solamente rafforzare il potere dell'alleanza liberale nel paese, ma anche aprire il cammino all'annientamento del nostro Stato, pianificato dai partiti del tradimento della nazione e dai loro protettori stranieri. La lunga e minuziosa preparazione, le enormi risorse amministrative, la massiccia propaganda nei media, la grossolana manipolazione della legislazione, l'abbassamento senza precedenti del quorum, la feroce pressione su tutti gli elettori del paese avrebbero dovuto garantire ai promotori di questa farsa antipopolare una sicura, facile e convincente vittoria. Una vittoria che, a loro parere, sarebbe risultata decisiva nella lotta contro il Partito dei Comunisti, la principale forza politica, che non permette ai poteri liberali di realizzare i propri perfidi disegni.
Ma l'alleanza ha sbagliato i calcoli. Poiché non ha capito che non combatteva solo contro il Partito dei Comunisti, ma con la maggioranza del popolo, con tutto il popolo. I risultati del referendum mancato, che ha rappresentato senza esagerazione la più grande disfatta dell'alleanza liberale da quando si trova al potere, dimostrano in modo esemplare che i nostri concittadini sono pronti a difendere la propria dignità, le proprie opinioni, la propria libertà e il proprio paese, persino in così difficili condizioni di feroce pressione degli strumenti amministrativi in mano al potere. Il nostro popolo ha dimostrato di essere capace di gesti rivoluzionari: gesti rivoluzionari di disobbedienza nei confronti di un potere ad esso estraneo.
Per questo, la vittoria, conseguita dal nostro partito in questa difficile battaglia, rappresenta non solo una nostra vittoria, ma quella di tutto il popolo, di tutto il paese!
Il Comitato Centrale del PCRM rivolge il suo più sentito ringraziamento e la sua riconoscenza a tutti quei cittadini della Repubblica Moldova, che hanno dato prova di consapevolezza e coraggio e hanno risposto al nostro appello a boicottare il referendum antipopolare e antistatale.
Il Comitato Centrale ringrazia anche in modo particolare i rappresentanti degli organi locali del potere, i consiglieri, i sindaci e i rappresentanti delle organizzazioni sociali che non hanno avuto paura di invitare pubblicamente la popolazione ad ignorare la farsa inscenata dal potere. Nonostante le minacce dirette e le azioni pratiche di pressione, lo scorso mese sono state approvate e pubblicate più di duecento dichiarazioni e appelli al boicottaggio da parte di rappresentanti delle amministrazioni locali in tutto il territorio della Moldova. Il vostro contributo alla nostra vittoria comune è stato significativo.
Un apporto di grande valore è venuto dal lavoro della maggior parte delle nostre organizzazioni di partito, che sono state capaci di trasmettere agli elettori il nostro appello, e sono riuscite ad assicurare un'affluenza bassissima praticamente in tutto il territorio del paese.
Particolarmente efficace e proficuo è stato il lavoro anche del nostro gruppo parlamentare. Il Comitato Centrale esprime un grande apprezzamento per il contributo alla vittoria di ogni nostro deputato al Parlamento, che ha operato sia con un confronto diretto con gli elettori, che attraverso gli strumenti di comunicazione di massa.
Il Comitato Centrale del PCRM si congratula con tutto il popolo moldavo per la convincente vittoria che non ha precedenti per la causa della difesa dell'indipendenza e della sovranità della Repubblica Moldova e del suo ritorno sulla strada di un normale sviluppo.
Il Partito dei Comunisti considera la fiducia politica accordatagli come un incoraggiamento a sviluppare il massimo sforzo per la vittoria nelle prossime elezioni parlamentari anticipate, per il ritorno di un potere autenticamente popolare, pro-moldavo ed effettivamente democratico nel nostro paese.
Settembre 2010