(The original article, in english:
Kosovo is American
http://www.nspm.rs/nspm-in-english/kosovo-is-american.html
or http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/6883 )

http://sitoaurora.altervista.org/Eurasia/Balkanija70.htm

Il Kosovo è americano

Hannes Hofbauer

Strategic Culture Foundation, 24.8.2010


Traduzione di Alessandro Lattanzio

"Il Kosovo è Serbo", è uno degli slogan chiave di ogni dichiarazione politica di Belgrado e dei meeting della diaspora Serbia in tutto il mondo. I monasteri ortodossi in tutto il paese sembrano dimostrare questo punto di vista. "Il Kosovo è territorio albanese", è la risposta della maggioranza di 1,9 milioni di persone che vivono in questo territorio. La loro prova sembra essere basata sulla quantità della semplice maggioranza etnica, che - per inciso - non necessariamente ha a che fare con uno Stato. "Il Kosovo è europeo", è la dichiarazione delle autorità di Bruxelles, che sottolineano il fatto che il Kosovo fa parte dell'"Eurozona" ed è sotto sorveglianza dell'UE. Storicamente serba, etnicamente albanese, economicamente della periferia europea. Sì e no. Tuttavia, geopoliticamente, il Kosovo è statunitense.
Il 22 luglio 2010, 10 su 14 giudici della Corte Internazionale di Giustizia (ICJ) dell'Aja hanno approvato la dichiarazione d'indipendenza kosovara come compatibile con le norme del diritto internazionale. L'indipendenza è stata dichiarata il 17 febbraio 2008 da un "Assemblea del Kosovo" nel parlamento di Pristina. La dichiarazione dell'ICJ s'è limitata alla proclamazione dell'indipendenza e non fa riferimento alla legittimità della secessione. Questa è una contraddizione minore. Una contraddizione più grave sta nel fatto che l'assemblea kosovara in parlamento, al momento era (ed è ancora oggi) formalmente non in rappresentanza del Kosovo, in ambito internazionale. La risoluzione ONU 1244 del 1999, che indicava un "Rappresentante speciale del Segretario generale" come rappresentante ufficiale della provincia, che viene definita parte integrante della Jugoslavia e della Serbia, rispettivamente. Per dirla precisamente: Il parlamento kosovaro non era legittimato a rappresentare il Kosovo sulla scena internazionale. Secondo il diritto internazionale, nessun corpo legale aveva chiesto l'indipendenza. Nel comunicato stampa della Corte internazionale di giustizia, si può leggere della legittimità dell'"Assemblea del Kosovo", che ha dichiarato l'indipendenza: "Su questo punto, la Corte giunge alla conclusione che gli autori della dichiarazione di indipendenza... non hanno agito come una delle istituzioni provvisorie di autogoverno nel quadro costituzionale, ma piuttosto come persone che hanno agito nella loro veste di rappresentanti del popolo del Kosovo, al di fuori del quadro dell'amministrazione ad interim (..) Gli autori della dichiarazione d'indipendenza non erano vincolati dal quadro delle competenze stabilite per governare (...)". Pertanto, la Corte Internazionale di Giustizia, "rileva che la dichiarazione d'indipendenza non ha violato il quadro costituzionale". In altre parole: poiché l'organismo che ha dichiarato la propria indipendenza non si compone di rappresentanti legali del Kosovo, le norme del diritto internazionale non erano state violate. Questa è una grave contraddizione.
La Corte internazionale di giustizia con il suo verdetto, di fatto segue la posizione degli Stati Uniti e della maggior parte degli stati UE. L'alleanza occidentale aveva già provato, prima della dichiarazione di indipendenza, di attuare una cosiddetto "indipendenza sotto sorveglianza" delle Nazioni Unite. Il piano Ahtisaari è stato liquidato dalla Russia (e dal Sud Africa). Così Washington, Parigi, Londra e Berlino, hanno realizzato questo piano, senza mandato delle Nazioni Unite.
De jure, la risoluzione 1244 delle Nazioni Unite, è ancora valida. Il Kosovo è quindi parte della Serbia e l'amministrazione delle Nazioni Unite ha ufficialmente uno status neutrale.
Il ricorso all'ICJ pone la questione dell'indipendenza dello stato a livello internazionale. Ed è stata la Serbia che ne ha fatto richiesta. Quindi Belgrado non può semplicemente ignorare il verdetto della Corte Internazionale di Giustizia. Ripetere lo slogan "Kosovo è Serbia" non aiuterà a superare la sua posizione difensiva. Per non parlare del rifiuto serbo di prendere in considerazione la realtà kosovara. Il 90% della popolazione non è disposta ad accettare le insegne nazionali serbe. Questo fatto non può essere ignorato.


Un Precedente


Come precedente, il verdetto della Corte Internazionale di Giustizia sulla dichiarazione di indipendenza kosovara, è di vasta portata. Prima di tutto si sottolinea il passaggio dal diritto internazionale verso una preponderante gestione dei conflitti sui diritti umani. Negli ultimi due decenni, la gestione dei conflitti occidentale sempre più opera con gli argomenti dei diritti umani, invece del diritto internazionale. L'intera guerra della NATO contro la Jugoslavia, che ha spezzato il diritto internazionale, quando iniziò nel marzo 1999, seguiva l'argomento dei diritti umani per salvare la popolazione albanese dalla presunta aggressione serba. Il codice del diritto delle nazioni, in tal modo è stato messo da parte, escluso. La guerra della NATO contro la Jugoslavia pose anche fine al quadro giuridico, ad esempio, del CSCE nel garantire la sovranità nazionale, l'integrità territoriale e il rispetto dei confini nazionali. Da allora, invece del diritto internazionale codificato, i diritti umani servirono come argomenti per le aggressioni e gli interventi militari (ad esempio, anche in Afghanistan). La gamma di possibili interpretazioni dei diritti umani rende facile usare argomenti manipolativi che servano come strumenti per i propri interessi.
L'accettazione dell'indipendenza del Kosovo contro la volontà di Belgrado, è anche un precedente per molti casi concreti. Su tutto il territorio della ex-Jugoslavia. Dopo il verdetto della Corte Internazionale di Giustizia, sarà più difficile da spiegare perché "la Republika Srpska" debba rimanere all'interno della Federazione della Bosnia-Erzegovina e perché dovrebbe essere impossibile dividersi e unirsi alla Serbia. Allo stesso modo, non sarà facile spiegare alla minoranza albanese in Macedonia, perché dovrebbe essere contro il diritto internazionale dichiarare l'indipendenza da Skopje o unirsi con l'Albania e/o Kosovo. Per non parlare dei serbi nel nord del Kosovo, che non accettano l'autorità Prishtina. Perché dovrebbero rimanere in uno Stato comune con gli albanesi? La loro possibile indipendenza e/o unificazione con la Serbia avrebbe seguito la stessa logica dell'ICJ.
La dichiarazione dell'ICJ approfondisce l'argomento dell'indipendenza nazionale ben al di là dell'ex-Jugoslavia. Come precedente, è importante ad esempio anche per Tiraspol. La Repubblica Moldava di Pridnestrovia (PMR) da 20 anni chiede l'indipendenza dalla Moldavia e il riconoscimento internazionale. Solo poche ore dopo il verdetto della Corte Internazionale di Giustizia sul Kosovo, le autorità del PMR hanno sottolineato il loro punto di vista. E nella periferia georgiana, il precedente del Kosovo ha già portato ad una reazione da parte russa, quando Mosca ha riconosciuto le dichiarazioni d'indipendenza di Abkhasia e Ossezia del Sud, nell'agosto 2008.



Autodeterminazione contro governo coloniale


La dichiarazione di indipendenza del Kosovo, il suo riconoscimento da parte - al momento – di 69 stati (su 192) e il verdetto dell'ICG non può nascondere che il Kosovo, in realtà, non è indipendente per nulla. Ciò non è previsto dal comunque dagli USA. L'autodeterminazione è assai fuori portata.
Per quanto riguarda l'aspetto militare, questo è più evidente. Dopo che le truppe russe si ritirarono nel giugno 1999 e successivamente nel 2003, la NATO a guida USA si stabilì in ogni angolo del paese. A Camp Bondsteel, dal nome di una ufficiale USA che fu ucciso in Vietnam, l'esercito USA ha installato il suo più grande campo militare in Europa, che copre un territorio di quasi 4 chilometri quadrati. Ma anche l'amministrazione civile non è nelle mani del governo o del parlamento locale. Il Piano Ahtisaari del marzo 2007, è il progetto della costituzione kosovara. Questa costituzione rileva chiaramente lo stato coloniale, nell'articolo 143: "Tutte le autorità della Repubblica del Kosovo devono rispettare tutti gli obblighi della Repubblica del Kosovo, sotto la proposta globale per lo status del Kosovo del 26 marzo 2007 (che è il Piano Ahtisaari; HH). (...) Le disposizioni della proposta globale per lo status del Kosovo del 26 marzo 2007 devono avere la precedenza (priorità, HH) su tutte le altre disposizioni giuridiche in Kosovo. (...) Se ci sono incongruenze tra le disposizioni di questa Costituzione, le leggi o altri atti giuridici della Repubblica del Kosovo e le disposizioni di detto regolamento, prevalgono queste ultime".
"L'indipendenza sotto sorveglianza" è stata (ed è) la parola chiave della politica occidentale in programma per il Kosovo. I profittatori di questa "indipendenza sotto sorveglianza", oltre alla criminalità organizzata che infatti gestisce le attività tra le strutture legali e illegali, sono decine di migliaia di colonizzatori. Sotto abbreviazioni come UNMIK, EULEX e migliaia di ONG, riempiono i loro conti in banca con un salario mensile da 10 a 20 volte superiore a quello di un dipendente medio del paese. Il Kosovo è un enorme campo di sperimentazione: militare, politico, giuridico, amministrativo. Rispetto al fatto che il potere esecutivo e legislativo non sono divisi, sotto l'amministrazione dell'UNMIK del "Rappresentante speciale del Segretario generale" (SRSG) e dell'"International Civilian Representative" (ICR) dell'EULEX, si dimostra come la politica può essere fatta senza i procedimenti politici occidentali. Il Rappresentante speciale e le amministrazioni dell'ICR, sono al di sopra delle leggi locali e degli standard internazionali.
Da quando la Russia non ha potuto fermare l'attuazione del piano Ahtisaari, non sembra esserci alcuna alternativa allo status coloniale della regione. La proposta di Belgrado dal 2007, per unire l'integrità territoriale e la sostanziale autonomia del Kosovo, non ha nemmeno trovare un sostegno sufficiente in Serbia. La soluzione più ragionevole sarebbe quella di dividere il Kosovo lungo il fiume La popolazione serba a nord di esso sarebbe diventata quello che di fatto è: cittadina della Serbia. A sud di Ibar, un secondo stato albanese è diventato realtà dal 1999. Parallelamente a questa divisione, una mossa anti-coloniale potrebbe portare all'autodeterminazione all'interno del Kosovo albanese.
Diversi ostacoli si oppongono a questa visione: il governo di Pristina, che agisce come un corpo esteso di Washington ha recentemente minacciato un intervento militare, in caso in cui i serbi nel nord dichiarassero l'indipendenza da Prishtina; il governo di Belgrado, che segue le linee guida di Bruxelles e gli interessi geopolitici ed economici degli Stati Uniti e dell'Unione europea. Le vaghe promesse da parte di Bruxelles d'inserire il Kosovo nel quadro dell'Unione europea, non devono essere prese sul serio. Già oggi Bruxelles ha tutti i mezzi economici nelle sue mani, e valuta e controlla il processo di privatizzazione. Una più stretta integrazione avrebbe confrontato Bruxelles agli interessi USA. Così lo status quo è utile per entrambe le parti, anche se viene realizzato mettendo i serbi e gli albanesi gli uni contro gli altri.