I rumeni dicono oggi, che è meglio vivere sotto il comunismo che sotto il capitalismo
James Cross Patria Grande 01 Novembre 2010
Secondo un recente sondaggio effettuato in Romania, la maggioranza della popolazione sostiene che la vita era migliore con il Partito comunista al potere che sotto il capitalismo di oggi. La maggior parte degli intervistati ha dato una visione positiva del comunismo, e più del 60% l’ha considerata una “buona idea” in linea di principio. Gli intervistatori hanno osservato un significativo aumento delle affinità con l’ideologia comunista, rispetto ad un analogo sondaggio di quattro anni prima.
Condotta tra agosto e settembre di quest’anno dall’Istituto Rumeno di sondaggi CSOP, l’indagine ha mostrato che oltre il 49% ritiene che la vita era migliore sotto il governo dell’ex leader comunista Nicolae Ceausescu, mentre solo il 23% pensa che la vita sia meglio oggi. Il resto ha dato una risposta neutra o ns/nc.
I motivi addotti per la valutazione positiva del periodo comunista erano principalmente economici, un 62% ha indicato la disponibilità dei posti di lavoro, il 26% le condizioni di vita dignitose e il 19% l’alloggio universalmente garantito.
L’indagine è stata sponsorizzata dall’organizzazione IICM (Istituto per la Ricerca dei Crimini del Comunismo e la memoria dei rumeni esiliati), finanziata con fondi pubblici al fine di contribuire al lavoro per “educare” la gente sui mali del comunismo. Tra le delusioni più amare che i risultati del sondaggio hanno fornito a questa organizzazione, si contavano le risposte alla domanda sul fatto che gli intervistati e le loro famiglie avrebbero sofferto sotto il regime comunista.
Solo il 7% degli intervistati ha dichiarato di aver sofferto sotto il comunismo, con un ulteriore 6% che non ha subito lesioni personali, ma sostiene che ne abbia avuto un familiare. Ancora una volta, le ragioni erano principalmente economiche: La maggior parte riguardava la penuria che si è verificato negli anni 1980, quando la Romania ha lanciato un programma di austerità per rimborsare il debito estero. Una piccola parte di quella minoranza che aveva sofferto durante il periodo comunista, credeva che fosse stata danneggiata dall’avere le proprietà nazionalizzate, e una manciata (il 6% di chi ricordava esperienze negative sotto il comunismo) ha detto che mentre i comunisti erano al potere loro, o un membro della famiglia, era stato arrestato ad un certo punto.
Torcendo a discrezione i risultati dell’indagine, l’IICM ha notato che molti degli interpellati (41% e 42% rispettivamente) è d’accordo con l’affermazione che il regime comunista era o criminale o illegale. Una minoranza significativa (37% e 31%) è in disaccordo con queste affermazioni in modo esplicito, e il resto erano neutrale o silenzioso.
Inoltre, sebbene la maggior parte dei partecipanti ha accolto favorevolmente il comunismo -solo il 27% ha dichiarato di non essere d’accordo in linea di principio con esso-, la maggior parte di coloro che hanno dato un parere definitivo, pensano anche che le idee comuniste non sono mai state attuate nel modo migliore, prima del cambio di regime del 1989. Il 14% ha dato la risposta inequivocabile che il comunismo era una buona idea e che l’aveva attuato nella migliore in Romania. Inoltre, una buona parte dei rumeni è indeciso se il comunismo fosse o meno legale e una legittima forma di governo, e una vasta maggioranza di coloro che dicono che il comunismo è stato attuato in modo non corretto, tuttavia, è univoco quando ritiene che il sistema attuato dal Partito Comunista Rumeno, con tutti i suoi difetti, ha offerto una vita migliore alle persone, di quanto oggi ha offerto il capitalismo.
Obiettivi comunisti
Prima dell’ascesa al potere dei comunisti in Romania, la maggior parte della popolazione era analfabeta e non aveva accesso alle cure sanitarie. Solo una minoranza della popolazione rurale, che era il predominante, hanno avuto accesso ai servizi igienici o di potenza disponibile fornitura. Il tasso di mortalità infantile sono stati tra i peggiori in Europa, e la prognosi di vita era inferiore a 40 anni, a causa della fame e altre malattie. Il regime di destra rumeno, alleato di Hitler durante la Seconda Guerra Mondiale, nel quadro di alleanza capitalista, ha inviato la maggior parte della popolazione ebraica del paese nei campi di sterminio nazisti.
Portati al potere dalla vittoria sovietica sulla Germania nazista nel 1945, i comunisti rumeni, finora un gruppo clandestino illegale in lotta contro il governo pro-fascista rumeno e i nazisti, ammontavano a poche migliaia. Riuscirono anche a mobilitare l’entusiasmo del popolo nel ricostruire il loro paese devastato dalla guerra. Eliminarono praticamente l’analfabetismo, migliorarono e ampliarono in maniera massiccia i servizi sanitari e, come rilevato dai lavori del CSOP, un alloggio e un dignitoso tenore di vita diventarono accessibile a tutti.
Incoraggiati da questi successi, il governo comunista guidato da Nicolae Ceausescu prese dei prestiti negli anni ‘70, per l’acquisto di costose attrezzature industriali dall’Occidente, per aumentare il tasso di crescita economica del Paese, con la speranza che i paesi occidentali avrebbero aumentato le importazioni di prodotti rumeni. Questa strategia non riuscì, e poi fu attuato un programma di austerità per pagare il debito pubblico, portando ad un crescente risentimento.
Nicolae Ceausescu e sua moglie Elena furono fucilati il giorno di Natale del 1989. La loro condanna a morte è stata emessa dopo un processo sommario ordinato dai nuovi leader riformisti del paese, furono giudicati colpevoli di crimini contro il popolo rumeno.
Ma nonostante questa convinzione, e anche se l’opinione generale si riflette nei risultati del sondaggio del CSOP, è che il sistema comunista, come applicato in Romania, abbia fallito, solo una piccola minoranza degli intervistati nel sondaggio (15%), dice che l’ex leader comunista Nicolae Ceausescu era un pessimo leader. La maggior parte è neutrale o indecisa, e il 25% afferma che la leadership di Ceausescu era stato buona per il paese.
Nel valutare i risultati del sondaggio, rileva IICM che i romeni sono ben lungi dall’essere unici nella loor valutazione positiva del comunismo del secolo scorso. Según una encuesta realizada en varios países del Centro y el Este de Europa en 2009 por el Centro de Investigación estadounidense Pew, el porcentaje de población en países exsocialistas que considera la vida bajo el capitalismo peor de lo que fue durante el período comunista, es la siguiente: Secondo un sondaggio condotto in diversi paesi dell’Europa centrale e orientale, nel 2009, dal Pew Research Center degli USA, la percentuale della popolazione nei paesi ex socialisti che ritengono che la vita sotto il capitalismo è peggiore che durante il periodo comunista, è la seguente:
Polonia: 35%
Repubblica Ceca: 39%
Slovacchia: 42%
Lituania: 42%
Russia: 45%
Bulgaria: 62%
Ucrania: 62%
Ungheria: 72%
Particolarmente significativo nei risultati del sondaggio CSOP/IICM del 2010 in Romania, è che mentre acquisiscono più esperienza della vita sotto la “economia di mercato“, la gente diventa sempre più negativa rispetto al capitalismo e più positiva nei confronti del comunismo. Nella precedente indagine, condotta nel 2006, il 53% ha espresso un parere favorevole al comunismo, nel 2010, la percentuale di favorevoli è salita al 61%.
I risultati del sondaggio del CSOP non sono sorprendenti, se vi ricordate cosa è successo da quando vi è stata la reintroduzione del capitalismo: povertà crescente, aumento della disoccupazione e dell’insicurezza. Il sistema sanitario rumeno è in crisi, e i lavoratori del settore pubblico hanno visto i loro salari ridursi del 25%. [1]
NOTA:
[1] Le informazioni tecniche su questo sondaggio: 1133 persone dai 15 anni in su sono stati intervistati tra il 27 agosto e il 2 settembre 2010. Le interviste sono state condotte sulla base di un questionario standardizzato, faccia a faccia a casa. Margine di errore: 2,9%.
James Cross è un collaboratore regolare alla rivista elettronica redantliberationarmy.worpress.com
Traduzione di Alessandro Lattanzio – Aurora03.da.ru
‘Free market’ brings disaster to Eastern Europe
The Central Intelligence Agency, a ruthless enforcer of Wall Street’s drive for profits, publishes “The World Factbook.” It gives updated statistics for every country, some of which measure quality of life and societal health, such as life expectancy, infant mortality, literacy, unemployment and industrial production. In this series, Workers World examines some surprising conclusions, all using the CIA’s own statistics. Even though these statistics often understate gains compared to United Nations figures, they can’t help but show that countries benefit by breaking with imperialism.
When the Soviet Union dissolved and the socialist countries of Eastern Europe experienced counterrevolutions, the press proclaimed that the “free market” would bring prosperity to the people there. The media claimed that the collapse of the USSR was due not to 72 years of hot and cold war against the socialist regime, but to an inherent flaw in socialism.
They claimed that now that capitalism had returned to the USSR and Eastern Europe, prosperity and increased quality of life would ensue.
Statistics show that the actual results of the massive counterrevolutions were otherwise.
Belarus is the only country in the former USSR still attempting to maintain a socialist economic model. The rest of the former USSR and Eastern Europe have largely succumbed to the economics of the “free market.”
National infant mortality rates are universally recognized as basic quality of life barometers. The socialist economy of Belarus has achieved a relatively low infant mortality rate of 6.34 deaths per 1,000 births in the first year. Estonia, Hungary, Slovakia, Lithuania and Poland all have higher infant mortality than socialistic Belarus. The infant mortality rate in capitalist Ukraine is 8.73.
Capitalist Georgia, whose pro-Western regime attacked Russia in 2008, has a very high infant mortality rate of 15.67, while Bulgaria’s infant mortality is 17.26.
The highest infant mortality in Eastern Europe is suffered by Romania. Romania was the victim of a brutal capitalist counterrevolution in 1989 and its president was executed. Under the free market, the infant mortality rate has climbed to 22.09.
It seems that the restoration of capitalism in Eastern Europe has hardly been an “economic miracle.” Almost 20 years after the collapse, Eastern Europe has entered the “free world” of high infant mortality and shorter life expectancies.
It seems that Belarus, dubbed “the last Soviet Republic” by Western media, and demonized for its refusal to adopt capitalist economics, has a much better quality of life than the regimes that “reformed” themselves into the system of free-market chaos and impoverishment.
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