A Lisbona il via alla Nato globale

1) A Lisbona il via alla Nato globale
Tommaso Di Francesco Manlio Dinucci

2) Summit di Lisbona: NATO per conservare gli armamenti nucleari, per costruire lo scudo missilistico in Europa 
Rick Rozoff

3) BILANCIO DEL SUMMIT DI LISBONA. L’Europa ingabbiata dagli Usa nella Nato
Tommaso Di Francesco Manlio Dinucci


LINK:

Grande successo della manifestazione pacifista e antimperialista di Lisbona

GALLERIA FOTOGRAFICA: http://www.pcp.pt/fotografias
SITO DELLA CAMPAGNA: http://www.pazsimnatonao.org/

Manifestação da campanha «Paz Sim, NATO Não»


Мир да, НАТО не - Протести у Лисабону

http://www.beoforum.rs/index.php/komentari-beogradskog-foruma-za-svet-ravnopravnih/167-mir-da-nato-ne-lisabon-portuguese-council-for-peace-and-cooperation-pccp-and-world-peace-council-wpc-komentari-beogradskog-foruma-za-svet-ravnopravnih.html
http://www.beoforum.rs/index.php/komentari-beogradskog-foruma-za-svet-ravnopravnih/167-mir-da-nato-ne-protesti-u-lisabonu-portuguese-council-for-peace-and-cooperation-pccp-and-world-peace-council-wpc-komentari-beogradskog-foruma-za-svet-ravnopravnih.html



=== 1 ===


A Lisbona il via alla Nato globale

di Tommaso Di Francesco Manlio Dinucci

Oggi e domani si tiene a Lisbona il summit dei capi di stato e di governo della Nato, cui partecipano per l’Italia Berlusconi, La Russa e Frattini. Uno dei vertici più importanti di quella che il segretario generale Anders Rasmussen definisce «l’alleanza che ha avuto il maggior successo nella storia». Un «successo» che costituisce la nuova narrazione atlantica, una rinnovata filosofia dell’uso della guerra, per un organismo giustificato all’origine per contenere il Patto di Varsavia. Questa nuova «storia di sé» è l’introduzione necessaria, daparte dei leader occidentali, per motivare ora la sua necessità e attualità. Così Anders Rasmuss spiega che finora la Nato ha attraversato due fasi, quella della guerra fredda e quella del dopo-guerra fredda, ed in entrambe «ha funzionato molto bene». Come negarlo?


La terza fase atlantica

Terminate la prima e seconda fase, annuncia il segretario Rasmussen, è arrivato il momento della Nato-versione 3.0, una alleanza più moderna, più efficiente e più capace di lavorare con i nostri partner a livello globale. Essa ha «una potenza militare che nessun avversario può eguagliare», basata anche sulle armi nucleari che «la Nato deve mantenere finché vi saranno nel mondo tali armi». La minaccia di un attacco militare su larga scala contro il territorio dell’Alleanza è basso, afferma Rasmussen, ma vi è il rischio di attacchi terroristici e missilistici. Oltre 30 paesi stanno infatti acquisendo la capacità di costruire missili balistici. Viene così annunciato che il summit varerà ufficialmente il progetto dello «scudo» anti-missili, che gli Stati uniti vogliono estendere all’Europa. Progetto cui la Russia si oppone, considerandolo una minaccia nei propri confronti, e che la Nato cerca di far digerire a Mosca: a tal fine ha invitato il presidente Medvedev al Consiglio Nato-Russia che si svolgerà a Lisbona subito dopo il Summit, il 20 novembre, per «approfondire la cooperazione politica e rafforzare la comune sicurezza».

Oggi, sottolinea Rasmussen, la difesa del territorio dell’Alleanza e dei suoi 900 milioni di cittadini non è circoscritta all’area delimitata dai confini. La globalizzazione ha reso le nostre economie sempre più dipendenti da forniture provenienti da tutto il mondo. Ciò significa che un attacco a queste linee di rifornimento può avere effetti drammatici sulla nostra sicurezza, nel caso ad esempio che le nostre petroliere non potessero più transitare dallo Stretto di Hormuz (all’imboccatura del Golfo Persico tra Iran e Oman). Occorre quindi investire meno nelle forze statiche, dislocate all’interno dei 28 paesi membri dell’Alleanza, e di più nelle forze mobili, in grado di essere proiettate rapidamente fuori del territorio della Nato.

La Nato è già oggi impegnata, sulla scia della strategia Usa, in diverse «missioni» militari fuori della sua area geografica: in Kosovo, dove opera per «costruire la stabilità e la pace»; nel Mediterraneo, dove conduce operazioni navali «contro le attività terroristiche»; in Sudan, dove aiuta l’Unione africana a «porre fine alla violenza e migliorare la situazione umanitaria»; nel Corno d’Africa, dove conduce «operazioni anti-pirateria» controllando le rotte marittime strategiche; in Iraq, dove contribuisce a «creare efficienti forze armate»; in Afghanistan, dove ha assunto con un colpo di mano nel 2003 la leadership dell’Isaf, impantandosi però in una guerra che ora la costringe a cercare una «exit strategy». Tanto che oggi è stato convocato a Lisbona il presidente afghano Hamid Karzai. La Nato non sembra però aver imparato nulla dalla lezione afghana: si prepara infatti a nuove «missioni» fuori area.


La mutazione genetica

Per capire il passaggio sancito dal summit di Lisbona, occorre ricordare quali sono state le prime due fasi della storia della Nato.

Attraverso di essa, durante la guerra fredda, gli Stati uniti mantengono il loro dominio sugli alleati europei, usando l’Europa come prima linea nel confronto, anche nucleare, col Patto di Varsavia (fondato nel 1955, sei anni dopo la Nato). Lo scenario cambia radicalmente quando, nel 1991, si dissolve il Patto di Varsavia, quindi la stessa Unione sovietica.

Ne approfittano subito gli Stati uniti, che riorientano la propria strategia con la prima guerra del Golfo. Premendo sulla Nato, perché faccia altrettanto: vi è infatti il pericolo che gli alleati europei effettuino scelte divergenti o ritengano perfino inutile la Nato nella nuova situazione geopolitica. Il 7 novembre 1991 il Consiglio atlantico, riunito a Roma, vara la prima versione del «nuovo concetto strategico», in cui si stabilisce che la «sicurezza» dell'Alleanza non è circoscritta all’area nord-atlantica.

Poco tempo dopo esso viene messo in pratica nei Balcani. In Bosnia, dopo il voluto fallimento dell’Onu, la Nato interviene nel 1994 con la prima azione di guerra dalla fondazione dell’Alleanza. Segue la guerra contro la Iugoslavia, nel 1999. Gli Stati uniti riescono così a far scoppiare una guerra (che avrebbe potuto essere evitata) nel cuore dell’Europa, rafforzando la loro influenza in questa regione nel momento critico in cui se ne ridisegnano gli assetti politici, economici e militari. Mentre è in corso la guerra, il vertice Nato convocato a Washington impegna i paesi membri a «condurre operazioni di risposta alle crisi non previste dall’articolo 5, al di fuori del territorio dell’Alleanza».

Inizia così l’espansione della Nato nel territorio dell’ex-Patto di Varsavia e dell’ex-Urss. Nel 1999 essa ingloba Polonia, Repubblica ceca e Ungheria; nel 2004 Estonia, Lettonia, Lituania, Bulgaria, Romania, Slovacchia, Slovenia; nel 2009 Albania e Croazia. Viene inoltre preparato l’ingresso nell’Alleanza di Macedonia, Ucraina, Georgia e Montenegro. Emblematica la pressione Nato sul Caucaso, con il conflitto lanciato dalla Georgia a riconquista dell’Abkhazia e la guerra che ne segue con la Russia nell’estate 2008. Cresce in tal modo l’influenza Usa in Europa, poiché i governi dei paesi dell’ex-Patto di Varsavia e dell’ex-Urss, entrati prima nella Nato e quindi quasi tutti nella Ue, sono legati più a Washington che a Bruxelles.

Ora, spiega Rasmussen, si apre la terza fase. Quella di una alleanza che, sotto l’indiscussa leadership statunitense, si propone di estendere il suo dominio su scala globale. Crescerà di conseguenza la spesa militare dei paesi della Nato, che oggi ammonta a circa 1000 miliardi di dollari annui, equivalenti ai due terzi della spesa militare mondiale.


(il manifesto, 19 novembre 2010)



=== 2 ===


Summit di Lisbona: 
NATO per conservare gli armamenti nucleari, per costruire lo scudo missilistico in Europa 

di Rick Rozoff
(traduzione di Curzio Bettio di Soccorso Popolare di Padova)
richardrozoff Stop NATO
10 novembre 2010

Fra poco più di una settimana, la NATO, la North Atlantic Treaty Organization, Organizzazione del Trattato Nord-Atlantico si riunirà in un summit di due giorni (19 e 20 novembre 2010) a Lisbona, in Portogallo, con la presenza dei capi di stato e di governo (presidenti e primi ministri) dei suoi 28 Stati membri.
A questo summit, l’unico blocco militare del mondo approverà il suo nuovo Concetto Strategico, il primo dal 1999, e quindi il primo per il XXI secolo, una dottrina che renderà ufficiale il ruolo della NATO come forza internazionale militare-sicuritaria-politica, e a questo proposito avversa alle Nazioni Unite.
I principali elementi dell’agenda NATO di Lisbona saranno: 
la guerra in Afghanistan, il primo conflitto armato dell’Alleanza lontano dall’Europa e le prime operazioni di combattimento sul campo della sua storia; 
la presentazione di un sistema di missili intercettori esteso su tutto il continente Europa, ricondotto sotto gli auspici di uno scudo missilistico globale degli Stati Uniti; 
in analogia, attività di cyber-guerra costruite sulle iniziative del centro di cyber-difesa della NATO in Estonia e subordinate al nuovo Cyber Comando del Pentagono; 
la conservazione di centinaia di bombe nucleari usamericane all’interno di basi aeree in cinque nazioni dell’Europa; 
la moltiplicazione di nuovi ruoli e missioni, dal pattugliamento strategico di corridoi del mare con navi da guerra alla protezione degli interessi energetici degli Stati membri della NATO in alcune parti (in tutte!) del mondo.
Al summit di Lisbona, i leader delle varie nazioni membri della NATO si occuperanno anche del raggio di intervento sempre più allargato dell’Alleanza militare sotto egemonia statunitense, con particolare riguardo alla guerra in Afghanistan, dove attualmente sono impegnati 140.000 uomini di truppa dagli Stati Uniti e da altre quasi 50 nazioni assegnati all’ISAF, International Security Assistance Force, la Forza di Assistenza per la Sicurezza Internazionale della NATO.
L’ISAF dovrebbe includere partecipanti da: 
Partnership for Peace, il programma della NATO di partenariato per la pace in Europa e in
Asia: Armenia, Austria, Azerbaijan, Bielorussia, Bosnia, Finlandia, Georgia, Irlanda, Kazakhstan, Kyrgyzstan, Macedonia, Malta, Moldavia, Montenegro, Serbia, Svezia, Svizzera, Tajikistan, Turkmenistan, Ucraina e Uzbekistan.
Mediterranean Dialogue in Africa e Medio Oriente: Algeria, Egitto, Israele, Giordania, Mauritania, Marocco e Tunisia.

[immagine: NATO, membri di Partnership for Peace e Mediterranean Dialogue]

Istanbul Cooperation Initiative nel Golfo Persico: Bahrain, Kuwait, Oman, Qatar, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti
Contact Country, alleati dall’Asia Orientale e dal Sud Pacifico: Australia, Giappone, Nuova Zelanda, e Corea del Sud
NATO-Russia Council: il Presidente Dmitry Medvedev sarà il primo capo di stato della Russia a partecipare ad un summit della NATO
Commissione Tripartita dei comandanti militari di NATO, Afghanistan e Pakistan.

[immagine: Incontro della Commissione Tripartita]

Nazioni Contribuenti di Truppe ufficialmente all’ISAF per la NATO, non presenti in alcuna delle categorie precedenti: Malaysia, Mongolia, Singapore e Tonga.
Anche la Colombia si è impegnata a fornire truppe per l’ISAF e nazioni come il Bangladesh sono state invitate pressantemente a fare lo stesso.

I 28 membri della NATO e i partner qui sopra elencati raggiungono un totale di 75 nazioni. Quasi il 40% dei 192 membri delle Nazioni Unite. Questa è la NATO del XXI secolo, la prima Alleanza militare globale della storia, un’alleanza che ha forze militari – truppe, strutture, aerei e navi da guerra – dispiegate all’esterno del territorio dei suoi stati membri, in tre continenti: nell’Europa sud- orientale, nell’Asia centrale e meridionale, e nell’Africa nord-orientale.
Un gran numero di paesi africani stanno sviluppando relazioni con la NATO in sintonia con il nuovo Comando Africa degli Stati Uniti, che è stato istituito dal Comando Europa statunitense, il cui comandante al vertice militare è anche il comandante della NATO in Europa.

Alla vigilia del summit della NATO dello scorso anno tenutosi a Strasburgo, in Francia, e a Kehl, in Germania, il Presidente francese Nicolas Sarkozy aveva annunciato che egli avrebbe riportato il suo paese all’interno della struttura di comando militare della NATO, dalla quale si era ritirato il suo predecessore Charles de Gaulle nel 1966.
Il completo reintegro della Francia è emblematico dell’inclusione nella NATO di quasi tutti gli Stati d’Europa, come membri a pieno titolo e come candidati ad uno stadio progressivamente sempre più avanzato, secondo i seguenti accordi di partenariato, specifici per nazione: Partnership for Peace (Partenariato per la Pace), Individual Partnership Action Plans (Piani di Azione per Partenariato Individuale), Membership Action Plans (Piani di Azione per l’Insieme dei Membri) e Annual National Programs (Programmi Nazionali Annuali).
Delle 44 nazioni europee membri delle Nazioni Unite, escludendo i microstati ed includendo i paesi del Caucaso meridionale, solo una – Cipro – non è membro o partner della NATO, e il governo cipriota è sotto pressione dei partiti conservatori di opposizione per un suo ingresso nel “Partnership for Peace”.
Solo sei di queste 44 nazioni – Bielorussia, Cipro, Malta, Moldavia, Russia e Serbia – non hanno fornito truppe alla NATO per la missione ISAF in Afghanistan.

[immagine: Truppe italiane ISAF in Afghanistan]

Quando la Francia è rientrata nel comando militare integrato della NATO, le sono state assegnate due cariche ai vertici militari: il luogotenente generale Philippe Stoltz è diventato comandante del Comando delle Forze Congiunte Alleate a Lisbona, uno dei tre comandi operativi della NATO, e il generale dell’areonautica militare Stéphane Abrial ha assunto il comando dell’Allied Command Transformation (ACT) a Norfolk, Virginia, uno dei due comandi strategici della NATO, l’altro essendo l’Allied Command Operations presso il quartier generale supremo delle Forze alleate europee in Belgio. Abrial è il primo non-Usamericano a comandare l’ACT nei sette anni della sua esistenza.
Al Forum sulla Sicurezza Internazionale di Halifax, nella Nuova Scozia, Canada, durato tre giorni, dal 5 al 7 novembre, il general Abrial ha reiterato la posizione della NATO di mantenere armamenti nucleari statunitensi in Europa, negli stessi termini dei recenti commenti del Segretario generale della NATO Anders Fogh Rasmussen e della Segretaria di Stato degli Stati Uniti Hillary Clinton.
Il comandante dell’ACT ha dichiarato: “Finché il mondo è nucleare, l’Alleanza (NATO) deve conservare armi nucleari.” [1] Il mese scorso “la Clinton ha preso posizione contro le intenzioni di rimuovere dall’Europa le 200 restanti armi nucleari tattiche dell’Alleanza, affermando che la NATO deve rimanere un’Alleanza nucleare fintantoché esisteranno armi nucleari.”[2] Praticamente nello stesso momento Rasmussen affermava che “il sistema di difesa anti-missilistico è un complemento al sistema di deterrenza nucleare, e non un sostituto.” [3] Sempre il mese scorso, la Cancelliera tedesca Angela Merkel, il cui paese è stato rappresentato come fautore della rimozione dall’Europa delle testate nucleari degli Stati Uniti, comprese quelle presenti in Germania, ha dichiarato il suo appoggio alla loro conservazione, in occasione del summit della NATO a Lisbona, dichiarando: “Fino a che vi saranno armi nucleari nel mondo, noi abbiamo la necessità di possedere queste risorse, come afferma la NATO.” [4]

Il 4 novembre, Rasmussen si è incontrato con il Primo Ministro britannico David Cameron a Londra, due giorni dopo la firma di un innovativo Patto anglo-francese atto “a creare una forza militare congiunta e a condividere gli impianti per i test nucleari e una portaerei.” [5] Uno sviluppo non irrilevante, visto che “la Gran Bretagna e la Francia insieme coprono per il 50 % la capacità operativa militare di Europa, per il 45 % la spesa per la sua difesa e per il 70% la ricerca e lo sviluppo indispensabili per combattere le guerre del futuro.” [6]
In un editoriale pubblicato prima della firma di questo Trattato, il Ministro della Difesa britannico Liam Fox ha scritto: “Vi sono molteplici ragioni per cui questa operazione diventa significativa. In Europa, noi siamo le uniche due potenze nucleari.” Di fatto, in Europa esiste un’altra nazione con armamento nucleare, la sola a non essere membro della NATO, l’unica contro la quale è indirizzato l’accoppiata “scudo missilistico-armi nucleari”, e questa è la Russia.
Fox continuava, vantandosi che la Gran Bretagna e la Francia “sono i paesi che sostengono la maggior spesa per la difesa in Europa e i soli due paesi in Europa con una reale possibilità di spedizioni militari su larga scala.” “Dal momento in cui il Presidente Sarkozy ha assunto la sua carica, abbiamo assistito allo sforzo, con rinnovato vigore, di portare l’Europa e l’America a più stretto collegamento nel partenariato e nella cooperazione, e alla effettiva determinazione di inserire la Francia in ruoli di alta responsabilità all’interno della NATO, che molti di noi ritengono siano di sua competenza...La portaerei francese Charles de Gaulle, per la quale è prevista la presenza a bordo di un ufficiale di collegamento britannico, starà già arrivando nell’Oceano Indiano per fornire una maggior potenza aerea alla NATO in Afghanistan.” [7]

A Lisbona, il 19 e il 20 novembre, la NATO manterrà le sue posizioni sulle armi nucleari statunitensi collocate all’interno di basi aeree della NATO in Belgio, Germania, Italia, Olanda e Turchia, come è stato confermato nel suo ultimo Concetto Strategico adottato undici anni fa: “La suprema garanzia della sicurezza degli Alleati è fornita dalle forze nucleari strategiche dell’Alleanza, in particolare da quelle degli Stati Uniti; le forze nucleari indipendenti del Regno Unito e della Francia, che rivestono un ruolo di deterrenza a favore delle due nazioni, comunque contribuiscono alla deterrenza e alla sicurezza di tutti gli Alleati.”

Nelle cinque nazioni sopraindicate sono collocate fra le 200 e le 350 bombe atomiche a gravità di proprietà degli Stati Uniti, parte delle quali viene definita alternativamente di “burden sharing” (condivisione degli oneri) e di “nuclear sharing” (condivisione nucleare) [N.d.tr.: Per i paesi partecipanti all’Alleanza, la condivisione nucleare e la condivisione degli oneri consistono nel prendere decisioni comuni in materia di politica sulle armi nucleari, nel mantenere le attrezzature tecniche necessarie per l’uso delle armi nucleari (tra cui aerei da guerra, sottomarini e così via) e conservare le armi nucleari sul loro territorio.], mentre tecnicamente sono di proprietà degli Stati Uniti e sono date in assegnamento ai paesi ospitanti, che le trasportano con i loro bombardieri. Questa disposizione è una palese violazione del Trattato di Non-Proliferazione delle Armi Nucleari (Nuclear Non-Proliferation Treaty), che stabilisce: “ Ogni Stato firmatario del Trattato sulle armi nucleari si impegna di non trasferire a qualsivoglia destinatario armi nucleari o altri congegni esplosivi nucleari, o il controllo diretto o indiretto su tali armi o congegni esplosivi...” [8]

[immagine: La bomba nucleare B61]

In aggiunta alle armi nucleari usamericane depositate nelle basi NATO – nel caso della Turchia, in un paese confinante con l’Iran e la Siria e separato dalla Russia sola dalla Georgia e dall’Azerbaijan – la Francia possiede testate nucleri valutate sulle 300 unità e la Gran Bretagna 225. Quindi, vi possono essere in Europa non meno di 900 armi nucleari sotto il controllo delle potenze della NATO.
Il summit di Lisbona porterà la NATO ad assumere un ulteriore impegno per l’addestramento dell’esercito e delle forze di sicurezza Afghani, che presumibilmente dovranno assumere il controllo della guerra nel loro paese nei prossimi quattro o cinque anni, proprio mentre la forza dei reparti statunitensi e della NATO è a livelli record, e sono in arrivo ancora truppe. Tuttavia, la decisione più importante e significativa che verrà formalizzata in Portogallo è quella di subordinare tutta l’Europa al sistema missilistico di intercettazione globale degli Stati Uniti. Nel mese di maggio, il Pentagono ha rafforzato in Europa il primo dispiegamento a lungo termine di missili anti-balistici, posizionando una batteria di missili Patriot Advanced Capability-3 (PAC-3) a Morag, in Polonia, 35 miglia dal territorio della Russia. In febbraio, la Romania e la Bulgaria avevano concordato di consentire agli Stati Uniti di posizionare componenti dello scudo missilistico sul loro territorio, un adattamento di posizionamento a terra di missili intercettori Standard Missile-3 (SM-3) in Romania, integrato da un sistema radar missilistico in Bulgaria. Anche la Polonia ha consentito di ospitare gli SM-3, che sono missili sia anti-satellitari che anti- balistici. [9]

[immagine: Lancio di un missile Patriot]

Il Sottosegretario di Stato per il controllo degli armamenti e per gli affari internazionali sulla sicurezza degli Stati Uniti, Ellen Tauscher, sta promuovendo l’insediamento nella Repubblica Ceca di un radar per lo scudo missilistico e il Segretario della NATO Rasmussen, interpellato l’1 novembre sulla costituzione di una base missilistica radar nella città di Mukachevo, in Ucraina, nell’ambito del sistema missilistico NATO, ha affermato: “Penso che questa spinta propulsiva dovrebbe allargarsi anche ai nostri partner euro-atlantici, così come all’Ucraina, se l’Ucraina lo desidera.” [10]
Malgrado il rullo di tamburi dei fabbricanti di panico rispetto a minacce, inesistenti, contro l’Europa – contro tutta l’Europa, fino alle Isole britanniche più ad occidente – provenienti dal Golfo Persico e dalla penisola di Corea, si concentrano nell’Europa orientale I progetti di posizionamento di missili intercettori degli Stati Uniti e della NATO, tranne che per impianti accessori di minore portata in Gran Bretagna, Norvegia e Groenlandia. Dal Mar Baltico al Mar Nero, lungo il fianco occidentale della Russia!

[immagine: Lancio di uno Standard Missile-3]

Nel clima di cooperazione della NATO con l’Europa – e non solo con l’Europa - la parte preponderante delle più recenti discussioni e polemiche verte sulla componente, che interessa la Turchia, dei progetti di missili intercettori degli Stati Uniti con estensione mondiale.

Fonti all’interno della Turchia e dai paesi confinanti hanno commentato la questione, mettendo in guardia sul fatto che il dispiegamento di elementi del sistema di missili intercettori in Turchia comporterebbe numerose conseguenze negative, perfino pericolose. La pressione su Ankara da parte degli Stati Uniti e della NATO, esercitata inevitabilmente a causa degli impegni della NATO, è designata al conseguimento di diversi obiettivi geopolitici, che non hanno nulla a che vedere con le supposte minacce missilistiche provenienti dall’Iran, dalla Siria o – cosa ancora più assurda – dalla Corea del Nord.

La Turchia viene pressata perché riassuma il ruolo che giocava nella seconda metà del secolo scorso, come avamposto della NATO, il più ad oriente e il più a sud, come testa di ponte militare dell’Occidente contro l’Unione Sovietica, più tardi Russia, a nord, e contro il Medio Oriente a sud e ad est, stazionando aerei e bombe atomiche degli Stati Uniti e della NATO per un loro potenziale uso in queste tre direzioni. In anni recenti, la Turchia ha intrapreso relazioni e vincoli di sicurezza su piano paritario con l’Iran, la Russia e la Siria. Accogliendo il programma di scudo missilistico di Washington e di Brussels, la Turchia comprometterebbe – sarebbe inteso come un sabotaggio – queste nascenti relazioni di partenariato. In aggiunta alla prefissata inaugurazione di siti per missili intercettori in Romania e in Bulgaria, paesi confinanti con la Turchia sul Mar Nero, due anni fa il Pentagono ha aperto in Israele una base radaristica Forward-Based X-Band Radar per missili intercettori, dotata di personale militare statunitense approssimativamente sulle 100 unità, primo dispiegamento di truppe straniere nella storia di Israele. [11]

Inoltre, Washington ha progettato di espandere le sue vendite di missili anti-balistici ai partner degli Stati Uniti e della NATO nel Golfo Persico - Bahrain, Kuwait, Qatar, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti - come parte di una fornitura di armamenti senza precedenti, del valore di 123 miliardi dollari. Questi cinque Stati sono stati equipaggiati con, o riceveranno, missili anti-balistici statunitensi, che annoverano i missili a corto raggio Patriot Advanced Capability-3, fino a quelli a medio raggio Standard Missile-3 e a gittata media ed intermedia Terminal High Altitude Area Defense. [12]

[immagine: Lancio di un missile Terminal High Altitude Area Defense]

Per di più, gli Stati Uniti hanno dispiegato missili SM-3 posizionati su navi nel Mar Mediterraneo orientale e nel Golfo Persico, e hanno in progetto di ottenere e di migliorare basi missilistiche terrestri nel Caucaso meridionale. [13]

La Turchia è la chiave di volta per consolidare un potenziale sistema di intercettazione missilistica di primo intervento [14], dal Mar Baltico al Mar Caspio, dal Mar Rosso al Golfo Persico. Con i complementari dispiegamenti ad Oriente – Giappone, Corea del Sud, Australia, Taiwan ed in Alaska, sia sulla terraferma che sulle isole Aleutine, – e sull’Oceano Artico, che la Direttiva presidenziale sulla sicurezza nazionale 66 del 9 gennaio 2009 ha identificato come area da impegnare per scopi di difesa missilistica [15], e con gli elementi dello scudo missilistico posizionati nello spazio e con un laser aviotrasportato, gli Stati Uniti progettano di costruire una cupola missilistica impenetrabile, coordinata con strutture per cyber-guerra e per un Prompt Global Strike (Pronto Attacco Globale), che dovrebbe renderli invulnerabili da attacchi di rappresaglia. E per circondare il cuore dell’Eurasia, non solo la Corea del Nord, ma la Russia, l’Iran e la Cina, con un sistema stratificato di missili intercettori.

[immagine: Il Radar X-Band posizionato sul mare nei pressi del porto di Adak, Alaska, nelle isole Aleutine]

Un editoriale apparso di recente nella stampa russa affermava: “Se la Turchia dovesse aderire ai piani di difesa missilistica degli Stati Uniti e della NATO, sorgeranno pochi dubbi sul sistema di difesa di missili a gittata diversificata che Washington sta introducendo su larga scala. La Polonia, la Repubblica Ceca, la Bulgaria e la Romania hanno già annunciato di essere pronte a parteciparvi. Senza ombra di dubbio, un potente “ombrello anti-missile” di questa natura è ingiustificato per respingere una minaccia immaginaria proveniente dall’Iran. Precisamente, l’Iran ancora non è arrivato a possedere alcuna sorta di misssile balistico.
Molti esperti politici e militari in Russia sono arrivati alla conclusione che, per costruire un tale sistema, gli Stati Uniti cercano di controbilanciare il potenziale missilistico della Russia, dispiegando basi di difesa missilistica lungo l’intera lunghezza dei confini con il territorio russo. Washington sta puntando su uno scudo di difesa missilistica globale, i cui elementi sono già in fase di installazione in Estremo Oriente, nell’Oceano Indiano e nei mari del nord.” [16]
L’ex Capo degli Stati Maggiori Congiunti delle Forze armate russe, Leonid Ivashov, di recente ha avvertito che un’ulteriore espansione del programma di scudo missilistico degli Stati Uniti in collaborazione con la NATO ha come obiettivo quello di “neutralizzare il potenziale missilistico nucleare della Russia.”
“Noi non abbiamo altre possibilità, eccetto il potenziale missilistico nucleare, per proteggere anche una sola parte dei nostri territori.” [17] .... Alla fine del mese, i leader delle 28 nazioni della NATO festeggeranno un accordo sulla installazione di uno scudo missilistico a copertura dell’intero continente europeo, in tanti discorsi apparentemente per proteggere il Lussemburgo e l’Islanda dai missili dell’Iran e della Corea del Nord. Quello che di fatto andranno a ratificare è la perniciosa escalation del progetto di difesa strategica globale del XXI secolo, la Strategic Defense Initiative. Guerre Stellari!


Note

1) Agenzia France-Presse, 7 novembre 2010 
2) Associated Press, 14 ottobre 2010 
3) Deutsche Presse-Agentur, 15 ottobre 2010, “Nuclear Weapons And Interceptor Missiles: Twin Pillars Of U.S.-NATO Military Strategy In Europe – Armi nucleari e missili intercettori: due pilastri della strategia militare in Europa degli Stati Uniti-NATO” ; Stop NATO, 23 aprile 2010 http://rickrozoff.wordpress.com/2010/04/23/nuclear-weapons-and-interceptor-missiles-twin-pillars- of-u-s-nato-military-strategy-in-europe
4) Deutsche Presse-Agentur, 22 ottobre 2010, “Germany And NATO’s Nuclear Nexus – Interrelazioni nucleari fra Germania e NATO”; Stop NATO, 18 luglio 2009 http://rickrozoff.wordpress.com/2009/09/01/germany-and-natos-nuclear-nexus 
5) Agenzia France-Presse, 4 novembre 2010
6) Agenzia France-Presse, 1 novembre 2010 
7) Sunday Telegraph, 31 ottobre 2010 
8) “NATO’s Sixty-Year Legacy: Threat Of Nuclear War In Europe – Eredità di sessanta anni di NATO: pericolo di guerra nucleare in Europa”; Stop NATO, 31 marzo 2009 http://rickrozoff.wordpress.com/2009/08/27/natos-sixty-year-legacy-threat-of-nuclear-war-in- europe “NATO’s Secret Transatlantic Bond: Nuclear Weapons In Europe – Vincolo segreto transatlantico della NATO: armi nucleari in Europa”; Stop NATO, 3 dicembre 2009 http://rickrozoff.wordpress.com/2009/12/03/natos-secret-transatlantic-bond-nuclear-weapons-in- europe 
9) “Rasmussen In Poland: Expeditionary NATO, Missile Shield And Nuclear Weapons – Rasmussen in Polonia: missione NATO, scudo missilistico ed armi nucleari”; Stop NATO, 14 marzo 2010 http://rickrozoff.wordpress.com/2010/03/14/rasmussen-in-poland-expeditionary-nato-missile- shield-nuclear-weapons 
10) Russian Information Agency Novosti, 3 novembre 2010 
11) “Israel: Forging NATO Missile Shield, Rehearsing War With Iran – Israele: lo scudo missilistico della NATO in fase di avanzamento, prove di guerra con l’Iran”; Stop NATO, 5 novembre 2009 http://rickrozoff.wordpress.com/2009/11/05/israel-forging-nato-missile-shield-rehearsing-war-with- iran 
12) “U.S. Extends Missile Buildup From Poland And Taiwan To Persian Gulf – Gli Stati Uniti estendono l’armamento missilistico dalla Polonia e Taiwan fino al Golfo Persico”; Stop NATO, 3 febbraio 2010 http://rickrozoff.wordpress.com/2010/02/03/u-s-extends-missile-buildup-from-poland-and-taiwan- to-persian-gulf 
13) “Black Sea, Caucasus: U.S. Moves Missile Shield South And East – Mar Nero, Caucaso: gli Stati Uniti mettono in azione lo scudo missilistico a sud e ad est”; Stop NATO, 19 settembre 2009 http://rickrozoff.wordpress.com/2009/09/19/283 
14) “U.S. Accelerates First Strike Global Missile Shield System - Gli Stati Uniti accelerano il sistema di scudo missilistico globale di primo attacco”; Stop NATO, 19 agosto 2009 http://rickrozoff.wordpress.com/2009/09/02/u-s-accelerates-first-strike-global-missile-shield-system 
15) “NATO’s, Pentagon’s New Strategic Battleground: The Arctic – Nuovo campo di battaglia strategico del Pentagono e della NATO: l’Artico”; Stop NATO, 2 febbraio 2009 http://rickrozoff.wordpress.com/2009/08/26/natos-pentagons-new-strategic-battleground-the-arctic 
16) “Victor Yenikeev, US and NATO missile defenses in Turkey get negative response - Victor Yenikeev, la difesa dei missili statunitensi e della NATO in Turchia ottengono una risposta negativa”; Voice of Russia, 9 novembre 2010


=== 3 ===

BILANCIO DEL SUMMIT DI LISBONA

L’Europa ingabbiata dagli Usa nella Nato

Tommaso Di Francesco   Manlio Dinucci

Nella dichiarazione del summit Nato di Lisbona (20 novembre) si annuncia la creazione di una nuova struttura di comando, più snella ed efficiente. Immutata resta però la gerarchia. Il Comandante  supremo alleato in Europa (Saceur) non può essere un militare europeo. Deve, per regolamento, essere un generale o ammiraglio nominato dal presidente e confermato dal senato degli Stati uniti. Solo dopo, formalmente,  il Consiglio atlantico viene chiamato ad approvare la scelta. L’attuale Saceur è l’ammiraglio James Stavridis, già a capo del Comando meridionale Usa, la cui area di responsabilità abbraccia l’intera America latina. 
Lo stesso criterio vale per gli altri comandi chiave dell’Alleanza. Ad esempio, a capo della Forza congiunta  alleata a Napoli c’è l’ammiraglio Sam Locklear III, allo stesso tempo comandante delle Forze navali Usa in Europa e delle Forze navali Usa per l’Africa. Poiché tutti questi alti ufficiali fanno parte della catena di comando statunitense, che per loro ha priorità assoluta, anche le forze alleate europee ai loro ordini sono di fatto inserite nella stessa catena di comando che fa capo al presidente degli Stati uniti. Si capisce quindi perché, anche dopo la guerra fredda, l’Alleanza atlantica sia rimasta così importante per Washington. 

L’effetto Nato sull’Europa

Per oltre 60 anni, ha sottolineato il presidente Obama nella conferenza stampa al termine del Summit, la Nato si è dimostrata l’alleanza che ha avuto il maggior successo nella storia: essa ha difeso l’indipendenza dei suoi membri e allevato le giovani democrazie in una Europa unita a libera. Questione di punti di vista. Il successo c’è stato, ma soprattutto a vantaggio degli Stati uniti.  Essi sono riusciti a mantenere l’Unione europea, di cui temono la crescente forza economica, sotto la loro tutela politica e militare. Ciò perché i governi europei di ogni segno politico non hanno attuato una politica estera e della difesa diversa da quella degli Stati uniti, ma si sono accodati a loro in cambio di una fetta della torta nell’area di dominio e influenza dell’impero Usa. Come spiega la Commissione europea, la difesa collettiva, in origine di competenza della Ueo, è ora entrata a far parte delle competenze della Nato. 
E quelle che Obama definisce le giovani democrazie allevate dalla Nato, ossia i 12 paesi dell’ex-Patto di Varsavia e dell’ex-Urss inglobati nell’Alleanza tra il 1999 e il 2009, sono legate tramite i loro governi più a Washington che a Bruxelles. Ciò ha permesso agli Stati uniti di avere maggiore influenza nella Ue e di estendere la loro presenza militare sul territorio europeo, allargandola verso est, in particolare nelle repubbliche baltiche, in Romania e Bulgaria. E nella dichiarazione del summit si indicano i paesi cui guarda la Nato per un ulteriore allargamento: Bosnia-Erzegovina, Montenegro, Macedonia, Ucraina, Georgia. 
La presa militare Usa sull’Europa si rafforzerà enormemente con lo «scudo» missilistico, che i governi europei hanno ufficialmente accettato al summit di Lisbona. L’intera architettura dello «scudo» (batterie missilistiche mobili, radar terrestri mobili, radar e altri sensori su aerei e satelliti) sarà gestita dal Pentagono nel quadro della sua rete globale di comando, controllo e comunicazioni. Le conseguenze sono facilmente immaginabili. Il contenzioso con la Russia è tutt’altro che superato dal clima distensivo, creato ad arte al summit di Lisbona, e sarà acuito dall’ulteriore spinta della Nato verso est. L’Europa rischia quindi di trovarsi ancora una volta in prima linea. Per di più, gli Stati uniti potrebbero un giorno usare l’architettura dello «scudo», da loro controllata, per mettere i paesi europei in allarme su un imminente attacco missilistico (ad esempio da parte dell’Iran) e giustificare così la necessità di un attacco preventivo. Soprattutto a questo è destinato lo «scudo», concepito per proteggere le forze militari proiettate in aree esterne al territorio della Nato.
Questa – ha chiarito al summit il premio Nobel per la pace Barack Obama – resterà un’alleanza nucleare e gli Stati uniti manterranno un efficiente arsenale nucleare per assicurare la difesa di tutti i loro alleati.  Ciò significa che gli Usa manterranno le loro bombe nucleari tattiche in Europa e useranno il suo territorio quale base avanzata delle loro forze strategiche nucleari.    

L’Italia a stelle e strisce


Ancora più critica diverrà la situazione del nostro paese nel quadro del nuovo concetto strategico, varato dal summit di Lisbona.  Acquisterà ulteriore importanza il quartier generale della Forza congiunta alleata a Napoli, che nel 2011 si trasferirà da Bagnoli a Lago Patria in una nuova sede di 85000 m2, con un personale di 2.100 militari e 350 civili. Aumenterà anche l’attività del Comando marittimo alleato e delle Forze navali Nato di supporto e attacco, i cui quartieri generali sono a Napoli, e del Corpo di spiegamento rapido Nato di Solbiate Olona (Varese). A Sigonella entrerà in funzione il sistema Ags, il più sofisticato sistema di spionaggio elettronico non per la difesa del territorio dell’Alleanza, ma per il potenziamento della sua capacità offensiva fuori area, soprattutto in quella mediorientale. A tutto questo si aggiungeranno i missili e altri componenti dello «scudo» Usa e l’Hub aereo militare di Pisa, che sarà messo a disposizione della Nato. 
Sarà allo stesso tempo potenziata l’intera rete delle basi Usa. Da quella aerea di Aviano, dove probabilmente saranno concentrate tutte le bombe nucleari Usa in Europa, a quella di Vicenza, base della 173a brigata aviotrasportata e dello U.S. Army Africa (Esercito Usa per l’Africa). Da Camp Darby, la base logistica che rifornisce le forze terrestri e aeree Usa, a quella aeronavale di Sigonella, dove si trova uno dei due centri di rifornimento della U.

(Message over 64 KB, truncated)