Riproponiamo qui la traduzione già diffusa nel nostro invio precedente, con due correzioni significative benché non critiche per il significato complessivo dei periodi, evidenziate in grassetto rosso.

(na srpskohrvatskom: Zašto Tomislav Merčep nikada nije procesuiran? novossti.com, januar 2010.

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Perché Tomislav Merčep non fu mai processato?

http://www.novossti.com/
Numero 526


15.01.2010. 
Saša Kosanović


Molto tempo fa, quando lo incontrai per la prima volta, l'allora comunista Milan Bandić era una persona semplice e diretta e questo mi ha impressionato. Ora è una brutta cosa quando qualcuno divide i croati in rossi e neri, questo è inaccettabile, dobbiamo ripristinare la dignità del popolo croato sostenendo il candidato presidenziale Milan-centofacce-Bandic: questo ha detto, rimanendo in piedi, Tomislav Merčep, l'uomo che è diventato un simbolo dei crimini di guerra in Croazia, ma anche un simbolo del rapporto della giustizia croata con i crimini di guerra in generale. Dei Croati.

In molti hanno scritto nei giorni scorsi della comparsa di Milan Bandic in compagnia di un uomo che ha segnato con il sangue di tante persone tutti i luoghi in cui ha messo piede durante la Guerra patriottica, un uomo per cui l'elenco delle vittime delle azioni dei suoi commilitoni è superato in lunghezza solamente dall'elenco dei funzionari di ogni rango del HDZ, della polizia e dell'esercito croato (HV), che ripulivano quelle tracce di sangue dopo il suo passaggio, presumibilmente per preservare la facciata della famosa Guerra patriottica o per confermare il mantra secondo cui "in una guerra di difesa non c'è nessun crimine di guerra", ovvero quello ancora migliore secondo cui bisogna fare distinzione "tra crimine in guerra e crimine di guerra".


L'uomo del candidato


Perché Tomislav Merčep è ancora in libertà? Perché Tomislav Merčep, dopo gli eventi di Vukovar, si trova tuttora [gennaio 2010] in libertà? Perché Tomislav Merčep, dopo l'uccisione della famiglia Zec, si trova ancora in libertà? Perché Tomislav Merčep, dopo gli eventi accaduti a Gospic, si trova tuttora in libertà? Perché Tomislav Merčep, dopo gli eventi accaduti a Pakračka Poljana, si trova tuttora in libertà?

La risposta a tali quesiti è nota solo a Milan il Veggente, perché la risposta a queste domande non può essere normale. Non può essere normale che un uomo che era là dove è stato fatto, ed ha fatto, ciò che ha fatto, continui ancora a ridere in faccia alle vittime, alla giustizia, a tutte le persone normali in questo paese. Non può essere normale che un uomo simile si faccia vedere in compagnia dei candidati presidenziali. In realtà, questo può essere normale se il candidato è Milos Bandic, un eclettico; se il suo consigliere di difesa è un tale Miro Laco, il padrino del criminale di guerra Mirko Norac, che vive in un appartamento conferitogli da una certo comitato di Susak, la cui specialità era il saccheggio delle abitazioni militari... Allora si, gli può dare sostegno anche uno come Merčep.

La carriera del Presidente dell'Associazione dei volontari croati della Guerra patriottica, Tomislav Merčep, cinicamente assomiglia a tante altre carriere di quegli anni. Egli, infatti, prima della guerra era sconosciuto. Non si può dire che sia stato uno sconosciuto assoluto, ma non si può neanche dire che fosse un qualcuno. Era, insomma, un uomo mediocre che viveva in un villaggio vicino a Vukovar, e guidava la Renault 4. Era  l'ingegnere edile a capo di un certo cantiere per una ditta di costruzioni. Poi venne la guerra e con essa l'opportunità che quei centimetri, che madre natura gli aveva negato, si compensassero con il grande potere che gli derivava dalla mansione che svolgeva alla vigilia del Grande Massacro: presidente dell' HDZ Vukovar, il signor Tomislav Merčep. Figlio mio, nientemeno, e cosa vuoi di più!

Non è difficile immaginarsi Merčep che ogni mattina, preparandosi per il lavoro e guardandosi allo specchio, si va ripetendo: "Il presidente dell' HDZ di Vukovar, Tomislav Merčep!" E poi, così piccino, si solleva sulle punte dei piedi per sembrare più alto, fino a rendersi conto che è adesso il più grande in circolazione ...

E' diventato ancora più grande da quando si è convinto di poter fare quello che vuole e nessuno gli si è potuto opporre perché lo ha protetto il partito. Poi è iniziata le barbarie. Naturalmente, gli obiettivi principali erano i serbi, e i croati ribelli, così come mezzo secolo prima. Dapprima ci fu il saccheggio. Prima hanno attaccato i serbi ricchi e le loro proprietà.


Con dinamite industriale, micce, cartucce...


Merčep, come ha scritto in seguito "Feral Tribune", prese da una cava 500 kg di dinamite, dieci metri di micce a combustione lenta, mille metri di cavi di detonazione e 200 capsule di innesco. "Feral" ha pubblicato documenti che dimostrano che a rifornirlo di dinamite era Branimir Glavas che, a differenza di lui, oggi è un criminale di guerra condannato.

"Inviami 50 chili di salame e la quantità più grande che puoi di capsule", scriveva in un'occasione all'amico Branimir Tomica, visto che a Vukovar il numero di case serbe e negozi che dovevano essere minati superava di gran lunga la quantità di dinamite a disposizione. In quell'epoca "eroica", che la storiografia ufficiale nazionale omette come se non fosse mai accaduta, sono stati uccisi decine di cittadini di nazionalità serba. Secondo alcune fonti, il bilancio delle vittime si esprimeva con numeri a tre cifre. E' stato un tempo in cui i leader di SDS e HDZ non lasciavano niente al caso, perché doveva essere la guerra...

E' incredibile, ma sui crimini del "Napoleone di Vukovar", come i media guerrafondai chiamavano Merčep, si è saputo fino a Zagabria. In particolare ha fatto scalpore la lettera di un commissario del governo per Vukovar, Marin Bilog Vidic, che il 18 ottobre 1991 scrive al Presidente Tudjman e al primo ministro Francesco Greguric di come Merčep si fosse circondato di oscura gentaglia ed ex-criminali, che seminavano il terrore nella città, conducendo serbi noti e benestanti agli interrogatori presso la Segreteria della Difesa Nazionale, il cui capo nel frattempo diventava Merčep. Dopo gli interrogatori molti sparivano, e si sussurrava di cadaveri che galleggiavano nel Danubio - così era scritto nella lettera.

"Non per dire che a Vukovar non galleggiasse proprio nessun cadavere, ma erano meno di quanti avrebbero potuto essere", dirà più tardi Merčep, forse aspettandosi la gratitudine dai parenti dei serbi sopravvissuti... Pare che lo stesso Blago Zadro, che protesse molti serbi durante i più feroci combattimenti a Vukovar, una volta arrestò Merčep e alcuni dei suoi militi. Purtroppo, dopo un colloquio telefonico con Josip, Merčep fu rilasciato. Alla fine lo arrestò di nuovo il controverso membro della Polizia Ferdinand Jukic, che lo condusse via da Vukovar, nascosto nel bagagliaio dell'automobile e portato a Zagabria. Si ritiene che Tomica abbia preso un po' troppo sul serio il suo evidente ruolo da guerrafondaio.


Il terrore dell' "autore ignoto"


Naturalmente, né Franjo Tudjman né la sua mano destra Gojko Susak hanno pensato di arrestare Merčep. Infatti è stato promosso consigliere del Ministro degli Affari Interni Ivan Vekic. Sicuramente i consigli di Merčep erano preziosi perché l' "autore ignoto" che imperversava allora in tutta la Croazia, seminava il terrore tra i serbi, facendo saltare in aria le loro proprietà, licenziando e sfrattando, uccidendo e umiliando la gente, costringendoli a fuggire dal proprio paese. A quel tempo Merčep alla Fiera di Zagabria costituisce una sua propria unità, con la quale si reca sul campo di battaglia della Slavonia occidentale. Più precisamente, non solo sul campo di battaglia, ma accanto al campo di battaglia, nei villaggi vicino a Pakrac. Il terrore che hanno instaurato tra i serbi è stato descritto solo in parte nel processo a Sinisa Rimac e ad alcuni camerati di Merčep che sono stati poi condannati per diversi omicidi.

In quanti siano morti a Pakračka Poljana ancora non si sa. E' noto soltanto che attraverso le camere di tortura nella regione sono stati fatti passare tanti serbi, provenienti da Zagabria e Pakrac - dapprima saccheggiati, di molti di loro si perdono poi le tracce. In una delle azioni ordinarie dei soldati di Merčep - Sinisa Rimac, Munib SuljicIgor Mikola e Nebojsa Hodak - nel 1991 è morta anche la famiglia del macellaio zagabrese Mihajlo Zec. Il ricco macellaio Zec è stato rapinato e ucciso nella sua casa a Trešnjevka; sua moglie e la figlia di 12 anni, Alessandra, sono state portate sul monte Sljeme, fucilate e sepolte. Questo crimine è stato presto scoperto, e di più disgustoso c'è soltanto il modo in cui gli assassini sono stati tutti rimessi in libertà. Il ruolo principale in questa vergogna giudiziaria, senza precedenti rispetto alla già forte... concorrenza nel sistema giudiziario croato, che ancora si ricorda delle istruzioni di Milan Vukovic, lo ha svolto Vladimir Seks, Pubblico ministero dell'epoca. Li ha rilasciati a causa di errori procedurali, perché pare siano stati interrogati senza la presenza di un avvocato!

"Ci sarà bisogno di voi ragazzi" ha detto Franjo Tudjman ai camerati di Merčep dopo il loro rilascio. La morte ha impedito a Tudjman di recarsi all'Aia, dove avrebbe dovuto un pochino chiarire questa ed altre sue simili dichiarazioni.


Appartamento a Zagabria, villetta, terreni...


In quel 1991 eccezionalmente produttivo, Tomislav Merčep si recò a Gospic, città che aveva la sfortuna di essere al centro del territorio del gruppo di azione militare e intelligence, riunito intorno a Nikola Stedul, nonché di una organizzazione marginale ma pericolosissima: Il Movimento Croato per la Costituzione dello Stato. Non si è mai chiarito quale fosse la parte assegnata ai camerati di Merčep nei crimini commessi a Gospic - dal criminale Tihomir Oreskovic, e dall'allora 23enne cameriere di provincia Mirko Norac, che - almeno per quanto ne sa l'autore di queste righe - è noto per essere stato l'unico alto comandante militare ad essere giudicato colpevole di aver personalmente ucciso dei civili. Perchè fosse più grande il suo eroismo, Norac ha ucciso una donna, una madre, presa in una fila di decine di cittadini di Gospic, sparandole un colpo in testa. Sei anni dopo, un complice ne ha parlato. Miroslav Bajramovic, secondo la confessione fatta al giornalista di "Feral", non poteva sopportare la pressione psicologica che gli creava il fatto che Ivica Dikic, membro dell'unità di Merčep, avesse ucciso decine di civili. Dopo la sua scioccante confessione fu aperto il fascicolo contro alcuni ex-soldati di Merčep. Il nome di Tomislav Merčep, anche questa volta, non risultava; anche questo processo è finito con un fiasco - tutti sono stati assolti, nonostante la montagna di prove.

Sette anni fa, i giornali croati brulicavano di informazioni su come le accuse dell'Aia contro Merčep fossero ormai pronte, e che era solo una questione di giorni perché arrivassero a Zagabria. Più tardi si disse che il suo caso era stato trasmesso al sistema giudiziario croato - in altre parole, gettato nel dimenticatoio.

Nel frattempo, Tomislav Merčep vive la sua vita. Molto tempo fa ha lasciato l'HDZ, ed ha fondato un partito, il Partito popolare croato, nel 2000. Si è candidato per la presidenza. Ed ora riceve milioni di euro l'anno per la sua Associazione dei volontari. Questo convinto antifascista di famiglia partigiana, durante governo di Racan, partecipava ai banchetti nelle Giornate dell'Antifascismo. In un'intervista ha detto che a sua moglie regala i ciclamini. Quindi, vivacchia. Un appartamento a Zagabria, una casa nel Donji Dragonosac, un cottage in riva al mare, terreni a Lukovo Sugarje... Insomma, non manca niente...

Non si sa di che cosa abbia paura Tomislav Merčep. Una cosa è certa: non ha paura che la Procura della Repubblica lo citi in giudizio per i crimini di guerra che lui avrebbe ordinato, che sarebbero stati commessi dai cani da guerra di cui si era attorniato. E sarebbe interessante sentire cosa avrebbe detto Merčep se lo si fosse messo a sedere sulla panca dell'accusato. Cosa avrebbe detto di tutti questi TudjmanSeksVekicVukojevic e gli altri che lo hanno protetto in tutti questi anni... O in verità, volevano proteggere se stessi?



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Traduzione a cura di CNJ-onlus