Summit NATO, da Lisbona al mondo intero

1) "Guerra senza confini": la NATO si autoproclama Forza Militare Globale
Rick Rozoff trae le sue conclusioni dal vertice di Lisbona
2) "Perché la Russia dovrebbe aderire all'Alleanza Nord Atlantica?"
Gennady Zyuganov, Segretario generale del Partito Comunista della Federazione Russa, espone sue considerazioni prima del summit
3) La Russia e la NATO: “Non un pezzo d’arredamento”
Eric Walberg fornisce utili indicazioni sui rapporti Russia-NATO e Russia-Europa

(traduzioni di Curzio Bettio, che ringraziamo)

Segnaliamo inoltre che l'articolo
The US-NATO March to War and the 21st Century "Great Game" (Part II)
di Mahdi Darius Nazemroaya, da noi già diffuso
è disponibile online anche in lingua italiana:

La marcia USA-NATO verso la Guerra e il “Grande Gioco” del 21° secolo
di Mahdi Darius Nazemroaya


=== 1 ===



"Guerra senza confini": la NATO si autoproclama Forza Militare Globale

Summit di Lisbona: Concetto Strategico


di Rick Rozoff


(Traduzione di Curzio Bettio di Soccorso Popolare di Padova)



Global Research, 22 novembre 2010


Dal summit della NATO, l’Organizzazione del Trattato Nord Atlantico, conclusosi da pochi giorni in Portogallo, Washington ha ottenuto tutto ciò che pretendeva dall’Unione Europea, dalla Russia e dai suoi 27 alleati nella NATO, che aumenteranno i loro contingenti di truppa per la guerra in Afghanistan.

L’Alleanza Nord Atlantica controllata dagli Stati Uniti ha confermato, senza riserve e perfino senza dibattito e alcun deliberato, i piani usamericani di ingabbiare l’Europa intera nel sistema di intercettazione missilistica su scala mondiale del Pentagono e della sua Agenzia di Difesa Missilistica.

La dichiarazione finale del summit afferma: “La NATO conserverà un appropriato mix di forze di difesa convenzionali, nucleari e missilistiche. La difesa missilistica diverrà parte integrante della nostra posizione difensiva globale.” [1]
Inoltre, adottando questo nuovo Concetto Strategico, vengono autorizzate operazioni idonee ad uno stato di cyberguerra da estendersi in modo analogo a tutto il continente, in stretta collaborazione con il nuovo Cyber Comando del Pentagono e, a tutti gli effetti pratici, sotto la direzione degli Stati Uniti. [N.d.tr.: con il termine “cyberguerra” si indica l’insieme delle attività di preparazione e conduzione di operazioni militari atte ad alterare e a distruggere i sistemi di comunicazione, di informazione e di intelligence del nemico]
È stato riaffermato l’impegno dell’Alleanza ribadito nell’Articolo 5 per rendere collettiva l’assistenza militare ad ogni Stato membro sottoposto ad un presunto attacco ed è stato allargato oltre i limiti il concetto di attacco, per includervi categorie non propriamente di natura militare, come minacce terroristiche mediante mezzi informatici o energetici.

[N.d.tr.: Articolo V: Le parti convengono che un attacco armato contro una o più di esse in Europa o nell’America settentrionale sarà considerato come un attacco diretto contro tutte le parti, e di conseguenza convengono che se un tale attacco si producesse, ciascuna di esse, nell’esercizio del diritto di legittima difesa, individuale o collettiva, riconosciuto dall'art. 51 dello Statuto delle Nazioni Unite, assisterà la parte o le parti così attaccate intraprendendo immediatamente, individualmente e di concerto con le altre parti, l’azione che giudicherà necessaria, ivi compreso l’uso della forza armata, per ristabilire e mantenere la sicurezza nella regione dell’Atlantico settentrionale. Ogni attacco armato di questo genere e tutte le misure prese in conseguenza di esso saranno immediatamente portate a conoscenza del Consiglio di Sicurezza. Queste misure termineranno allorché il Consiglio di Sicurezza avrà preso le misure necessarie per ristabilire e mantenere la pace e la sicurezza internazionali.]

Il Concetto Strategico “riconferma i vincoli fra le nostre nazioni per la difesa reciproca contro ogni aggressione, e contro le nuove minacce alla sicurezza dei nostri cittadini.” [2]

“I membri della NATO forniranno reciproca assistenza contro ogni attacco, in accordo con l’Articolo 5 del Trattato di Washington. Questo impegno rimane fermo e vincolante. La NATO scoraggerà ed alzerà difese contro ogni minaccia di aggressione e contro le emergenti sfide alla sicurezza, quando queste compromettessero la sicurezza fondamentale di ogni Alleato o dell’Alleanza nel suo complesso.”

Mentre non esistono minacce militari convenzionali – e tanto meno nucleari – il che corrisponde a negare tutti questi pericoli militari che i membri nordamericani ed europei della NATO dovrebbero affrontare, altre preoccupazioni completamente inventate serviranno da fondamento per l’attivazione dell’Articolo 5.

Queste preoccupazioni comprenderanno timori anche per aggressioni o minacce alle reti informatiche: la NATO sottolinea come “i cyber attacchi…possono raggiungere un livello tale da minacciare la prosperità, la sicurezza e la stabilità nazionale ed euro-atlantica”, e quindi i suoi membri sono obbligati a “sviluppare ulteriormente le possibilità di prevenire, scoraggiare, difendersi e riprendersi da aggressioni cibernetiche, utilizzando anche processi di pianificazione della NATO per intensificare e coordinare le risorse nazionali di cyber difesa, trasferendo tutte le strutture NATO sotto una cyber protezione centralizzata…”
La NATO esprime preoccupazioni anche per la “dipendenza” dell’Europa dal petrolio e dal gas naturale della Russia e per il controllo delle rotte strategiche e dei corridoi marittimi:

“Alcuni paesi della NATO diventeranno ancor più dipendenti dalle risorse energetiche provenienti dall’estero, e in qualche caso da fonti energetiche e da reti di distribuzione straniere per le loro necessità energetiche. Visto che una più larga quota di risorse destinata al consumo globale viene trasportata attraverso tutto il mondo, le forniture di energia sono sempre più esposte a gravi interruzioni dovute ad incursioni aggressive.”
Ed esistono diverse altre questioni, nemmeno lontanamente imparentate a problematiche militari, a destare inquietudini [3]:

“Importanti limiti ambientali e di risorse, come pericoli sanitari, cambiamenti climatici, penuria di acqua e bisogni crescenti di fonti energetiche influenzeranno ulteriormente le future condizioni ambientali di sicurezza nelle aree di interesse della NATO e in modo latente hanno il potenziale di influenzare in modo significativo le operazioni e le pianificazioni della NATO.”

Inoltre, la NATO ha reiterato il suo impegno a mantenere in Europa le bombe nucleari tattiche statunitensi, secondo il Concetto Strategico che afferma “che fintanto che esistono armi nucleari nel mondo, la NATO rimarrà un’Alleanza nucleare.”

E l’Alleanza si è accompagnata con la Casa Bianca e il Pentagono nello spostamento dagli impegni iniziali ad “abbassare” il prossimo anno le truppe degli Stati Uniti e della NATO dall’Afghanistan, a ciò che Washington ha in seguito definito come progetti “sub condicione” e solo “auspicabili” per una strategia “di transizione”, che potrebbe vedere le forze armate dell’Occidente ancora impegnate in un teatro bellico nella nazione asiatica, 15 anni o più dopo il loro primo arrivo.

La Dichiarazione finale del summit di Lisbona ribadisce: “La transizione avverrà sotto condizione, non sarà calendarizzata, e non considererà il ritiro delle truppe dell’ISAF.”

Non esiste nazione, o gruppo di nazioni, che stiano lanciando alla NATO una seria sfida, nessuno costituisce una minaccia per l’unico blocco militare del mondo, e nemmeno esiste qualcuno che fa opposizione al modo in cui avviene la sua espansione globale.

“Comunque, non dovrebbero esistere dubbi sulle risoluzioni della NATO nel caso in cui la sicurezza di qualcuno dei suoi membri dovesse essere minacciata…La deterrenza, basata su un appropriato mix di risorse nucleari e convenzionali, costituisce ancora l’elemento centrale della nostra strategia generale…Fino a quando esisteranno armi nucleari, la NATO resterà un’Alleanza nucleare.”

“La suprema garanzia della sicurezza degli Alleati è provvista dalle forze strategiche nucleari dell’Alleanza, in particolare da quelle degli Stati Uniti; le forze strategiche nucleari indipendenti del Regno Unito e della Francia, che svolgono una funzione di deterrenza in favore del loro territorio, contribuiscono anche alla deterrenza e alla sicurezza generale in favore degli Alleati.”

Formalizzando gli schieramenti internazionali degli ultimi undici anni - in Europa, Asia, Africa e nel Mare Arabico – il nuovo Concetto Strategico della NATO obbliga tutti gli Stati membri e i tanti partner a “sviluppare e conservare forze convenzionali robuste, mobili e dispiegabili per adempiere sia alle nostre responsabilità espresse dall’Articolo 5, che alle operazioni di spedizioni dell’Alleanza, in coordinazione con la Response Force della NATO,” ed “assicurare la più larga partecipazione possibile degli Alleati, la pianificazione dei ruoli nucleari per la difesa collettiva, il dislocamento in tempo di pace delle forze nucleari.”
Facendo riferimento ad una frase fatta, di scarsa sottolineatura, che dal 1989 è stata utilizzata per anticipare e più tardi per ribadire la realizzazione dei progetti atti a subordinare l’Europa intera al comando militare della NATO [4], la scorsa settimana a Lisbona i capi di Stato dell’Alleanza hanno anche confermato la realizzazione completa dei piani di espansione che interessano i Balcani e l’ex Unione Sovietica:

“Il nostro obiettivo di un’Europa unita e libera, e nella condivisione di valori comuni, sarebbe stato meglio realizzato dalla conclusiva integrazione di tutti i paesi europei, che desiderino questo, nelle strutture euro-atlantiche.
Le porte ad un ingresso come membri della NATO rimangono completamente aperte a tutte le democrazie europee che condividano i valori della nostra Alleanza, che abbiano la volontà e siano in grado di assumersi le responsabilità e gli obblighi di un’appartenenza come membri, e la cui inclusione possa contribuire alla comune sicurezza e stabilità.”

In particolare, la NATO continuerà “a sviluppare il partenariato con l’Ucraina e la Georgia all’interno delle Commissioni NATO-Ucraina e NATO-Georgia, sulla base delle decisioni assunte dalla NATO al summit di Bucarest del 2008” e “a facilitare l’integrazione euro-atlantica dei Balcani occidentali.” È stata fatta specifica menzione alla Bosnia, Macedonia, Montenegro e Serbia.
La Commissione NATO-Georgia si era insediata nel settembre 2008, un mese dopo la guerra dei cinque giorni fra la Georgia e la Russia, che era stata scatenata dal governo di Mikheil Saakashvili, una settimana dopo che a Tbilisi 1.000 uomini di truppa degli Stati Uniti avevano completato le esercitazioni tattiche “Immediate Response 2008” nell’ambito del programma della NATO “Partnership for Peace”, e mentre le truppe usamericane e il loro equipaggiamento si trovavano ancora in Georgia.

La decisione presa al summit di Bucarest sul futuro ingresso a pieno titolo come membri della NATO della Georgia e dell’Ucraina e la creazione della Commissione NATO-Georgia hanno dato origine all’“Annual National Program” per accelerare l’integrazione della Georgia nella NATO.

Nel 2008, il protocollo tradizionale di accesso, il “Membership Action Plan (MAP)”, non è stato presentato subito alla Georgia, a motivo di due clausole della NATO: a) gli Stati membri non possono essere coinvolti in dispute territoriali che si protraggono nel tempo (ecco perché a Cipro non può essere assegnato un MAP, prima del suo ingresso nel programma “Partnership for Peace”), e b) non ci possono essere forze militari straniere - vale a dire non-NATO - sul suolo di un potenziale membro.
Il governo della Georgia rivendica la sovranità sulle nazioni ora indipendenti della Abkhazia e della Ossezia del Sud, e afferma che in entrambe le regioni erano presenti due anni fa solo pochi soldati russi appartenenti a contingenti di pace.

La Commissione NATO-Georgia e l’“Annual National Program” – l’unico veicolo per inserire subito la Georgia (e l’Ucraina) nella NATO, bypassando le limitazioni sopra citate del “Membership Action Plan”- vengono integrate dalla Carta Stati Uniti-Georgia con riguardo alla Partnership Strategica, che era stata annunciata concisamente dopo la guerra del 2008 e sottoscritta il 9 gennaio 2009. (La comparabile Carta Stati Uniti-Ucraina con riguardo alla Partnership Strategica era stata firmata il 19 dicembre 2008 fra il Segretario di Stato Condoleezza Rice e il Ministro degli Esteri ucraino Volodymyr Ohryzko.)
È parere di diversi osservatori, compreso il sottoscritto, che l’attacco della Georgia contro l’Ossezia del Sud del 7 agosto 2008, se a buon esito, doveva essere immediatamente seguito da quello contro l’Abkhazia, eliminando in tal modo i suddetti ostacoli alla piena espansione della NATO nel Caucaso meridionale.
La sessione autunnale dell’Assemblea Parlamentare della NATO, che si è tenuta in Polonia fra il 12 e il 16 novembre, promuoveva una risoluzione che dichiarava l’Abkhazia e l’Ossezia del Sud “territori occupati”, che provocava la risposta del Ministro degli Esteri dell’Abkhazia:

“La NATO è un’organizzazione che da molti anni ha contribuito ad intensificare la militarizzazione della Georgia, provocando la mentalità revanscista della dirigenza georgiana, sola causa dello spargimento di sangue dell’agosto 2008 nell’Ossezia del Sud.” [5]
A margine del summit di Lisbona, il 19 novembre Obama ha tenuto un incontro bilaterale con il georgiano Saakashvili.

I piani della NATO per ulteriori iniziative verso oriente e verso il sud di ciò che molti intendono come Europa non si limitano solo al Caucaso.
Il vertice di Lisbona, nell’approvare la nuova dottrina del blocco, per la prima volta senza mezzi termini ha anche affermato che la sfera di interesse della NATO è tanto ampia quanto il mondo stesso:

“La promozione della sicurezza euro-atlantica è meglio garantita da una vasta rete di relazioni di partenariato con paesi ed organizzazioni di tutto il mondo.”
Il Presidente Obama e gli altri 27 capi di Stato della NATO hanno approvato il nuovo Concetto Strategico, che afferma anche:


“Noi ci impegniamo con decisione allo sviluppo di relazioni, in uno spirito di amicizia e cooperazione, con tutti i paesi del Mediterraneo, e nei prossimi anni intendiamo ulteriormente sviluppare il “Dialogo Mediterraneo”. Noi assegniamo grande importanza alla pace e alla stabilità nella regione del Golfo, e intendiamo rafforzare la nostra collaborazione nell’“Iniziativa per la Cooperazione” di Istanbul.”

Il “Dialogo Mediterraneo” comprende la NATO e sette paesi dell’Africa e del Medio Oriente: Algeria, Egitto, Israele, Giordania, Mauritania, Marocco e Tunisia.
L’“Iniziativa per la Cooperazione” di Istanbul del 2004 [6] mira a promuovere i partner del Dialogo Mediterraneo allo stesso livello degli associati al programma della NATO “Partnership for Peace”, che ha predisposto 12 nazioni dell’Europa orientale a diventare membri di diritto dal 1999: Albania, Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania, Slovacchia e Slovenia.
Inoltre, questa “Iniziativa” cerca di associare i sei membri del Consiglio per la Cooperazione nel Golfo - Bahrein, Kuwait, Oman, Qatar, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti – come partner militari della NATO.

La Giordania e gli Emirati Arabi Uniti sono già ufficialmente Nazioni Contribuenti di Truppe (TCN) per la Forza di Assistenza e Sicurezza Internazionale (ISAF) della NATO in Afghanistan, così come lo sono membri del programma “Partnership for Peace”, la Georgia e l’Ucraina per l’area ex sovietica, e la Bosnia, la Macedonia e il Montenegro nella regione dei Balcani.

In questo ultimo fine settimana la NATO ha affermato solennemente di “approfondire la cooperazione con gli attuali membri del Dialogo Mediterraneo e di essere aperta ad includere nel Dialogo Mediterraneo altri paesi della regione” e “di sviluppare una più profonda collaborazione per la sicurezza con i nostri partner del Golfo e di rimanere pronta ad accogliere nuovi partner nella Iniziativa per la Cooperazione di Istanbul.” Questo, per incorporare tutto il Medio Oriente e il Nord Africa in un suo più largo vincolo militare, tenendo ben presenti nazioni come l’Iraq [7], il Libano, lo Yemen, la Libia, la Somalia, Gibuti, l’Etiopia, il Senegal, il Mali, il Niger, il Ciad e perfino il Kenia.

La dichiarazione conclusiva del summit ha confermato la continuazione dell’“Operation Active Endeavour”, “la nostra operazione marittima nel Mediterraneo secondo l’Articolo 5”, la conferma ufficiale dell’“Operation Ocean Shield” al largo del Corno d’Africa, il trasporto aereo di truppe dall’Uganda alla Somalia per fornire sostegno alle azioni militari dell’African Standby Force che combatte in Somalia, e la Missione di addestramento NATO in Iraq.

[N.d.tr.: L’“Operazione Active Endeavour”consiste nel pattugliamento del Mediterraneo da parte delle navi della NATO per contribuire ad individuare e scoraggiare attività terroristiche, creando una rete di protezione marittima. The operation evolved out of NATO's immediate response to the terrorist attacks against the United States of 11 September 2001 and, in view of its success, is being continued.L'operazione è l’evoluzione di una risposta immediata della NATO agli attacchi terroristici contro gli Stati Uniti dell’11 settembre 2001 e, in considerazione del suo successo, è stata continuata.

La NATO ha lanciato ufficialmente l’operazione “Ocean Shield” contro la pirateria al largo del Corno d’Africa, dopo il via libera del Consiglio Nord-Atlantico. Lo ha annunciato il Comando alleato a Lisbona. “Non è stata fissata alcuna scadenza per questa Operazione a lungo termine, che durerà finché sarà ritenuta necessaria”. Nel quadro di questa nuova missione, che resta incentrata essenzialmente sulle operazioni anti-pirateria, la NATO potrà anche “aiutare gli Stati regionali che ne faranno richiesta a sviluppare una propria capacità di lotta contro le attività dei pirati”, spiega un comunicato. “Questa componente dell’operazione deve completare gli sforzi internazionali in corso e contribuire a stabilire una sicurezza marittima duratura al largo del Corno d’Africa”, aggiunge il testo.]


Oltre ad esporre dettagliatamente i suoi piani di espansione in Europa, Asia e Africa nell’ordine, la NATO ha annunciato di essere ora una formazione internazionale politico-militare. La dichiarazione del vertice ha espresso “profonda gratitudine per la professionalità, la dedizione e il coraggio ai più dei 143.000 uomini e donne dell’Alleanza e delle nazioni partner, che sono stati impegnati in operazioni e missioni della NATO.”
Per di più, la sua nuova dottrina afferma: “Caso unico nella storia, la NATO è un’Alleanza per la sicurezza che mette in campo forze armate in grado di operare insieme in qualsiasi ambiente; che può controllare operazioni in ogni dove, attraverso la sua struttura di comando militare integrata…”
La Forza di Risposta NATO (NRF) “fornisce un meccanismo per generare un blocco di forza di pronto intervento e tecnologicamente avanzato, idoneo ad operare per terra, per aria e per mare, e componenti di forze speciali che possono essere dispiegate rapidamente in operazioni, dove risulti necessario.” [8]
La NRF era stata proposta nel settembre 2002 dall’allora Ministro della Difesa degli Stati Uniti Donald Rumsfeld e formalizzata al summit di Praga della NATO nel novembre dello stesso anno. La NRF conduceva la sua prima esercitazione a fuoco su larga scala, la “Steadfast Jaguar 2006 – Giaguaro risoluto (sic!)”, nell’isola nazione dell’Africa Occidentale di Capo Verde.

Alla fine dell’anno, la NRF veniva dichiarata essere di totale capacità operazionale con più di 25.000 uomini di truppa “idonei ad operare per cielo, per terra e per mare e integrati da componenti di forze speciali…in grado di condurre missioni operative a largo spettro in tutto il mondo.” [9]
Alludendo in parte alla NRF, il nuovo Concetto Strategico stabilisce:

“Nel momento in cui la prevenzione di un conflitto si dimostrasse infruttuosa, la NATO sarà preparata ed in grado di gestire lo sviluppo delle ostilità. La NATO ha potenzialità uniche nella gestione dei conflitti, compresa la capacità senza pari di dispiegare e sostenere robuste forze militari in campo.”

Inoltre, la NATO impegna le sue nazioni membri ad “ulteriormente sviluppare le risorse di saperi professionali e militari per le operazioni di spedizione, tra cui le operazioni contro-insurrezionali, di stabilizzazione e di ricostruzione.”

A Lisbona, Obama e i capi di Stato al suo seguito hanno concordato che:

“Noi, leader politici della NATO, siamo determinati a continuare il rinnovamento della nostra Alleanza, cosicché questa sia in grado di saper affrontare le sfide alla sicurezza del XXI secolo. Noi siamo fermamente impegnati a preservare la sua efficacia, come l’Alleanza politico-militare di maggior successo nel mondo.”

L’unico blocco militare del pianeta non protegge l’Europa da chimeriche minacce missilistiche e nucleari o da più reali preoccupazioni sollevate dalle magistrature per questioni giudiziarie dei suoi rispettivi membri, dalle forze di sicurezza interna e dai ministeri e dipartimenti per problemi ambientali, per l’immigrazione, le fonti di energia, la sanità pubblica e per le questioni climatiche.
Piuttosto, la NATO impiega il continente europeo come base operativa per il dispiegamento e le sue campagne militari, più che in qualsiasi altra parte del globo. Questo ruolo è stato consolidato attraverso l’integrazione militare degli Stati Uniti con la NATO e l’Unione Europea. [10].

Il 19 novembre, a Lisbona, il presidente del Consiglio Europeo dell’Unione Europea, Herman Van Rompuy, si è rivolto ai dirigenti della NATO e ha dichiarato: “La capacità delle nostre due organizzazioni di condividere il nostro ambiente futuro di sicurezza dovrebbe rivelarsi enorme, se lavoreremo insieme. È arrivato il momento di abbattere i muri che si frappongono ancora fra di noi.”[11]

La nuova dottrina della NATO per il XXI secolo afferma:

“L’Unione Europea è un partner unico ed essenziale della NATO. Le due organizzazioni hanno in comune la maggior parte dei membri, e tutti i membri di entrambe le organizzazioni condividono valori comuni. La NATO riconosce l’importanza di una difesa europea più forte e più efficiente. Noi diamo il benvenuto all’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, che fornisce una cornice per il rafforzamento delle risorse dell’Unione Europea indirizzate ad affrontare le comuni sfide alla nostra sicurezza.
Gli Alleati non appartenenti all’Unione Europea forniscono un contributo significativo a questi sforzi. Per il partenariato strategico fra la NATO e l’Unione Europea, il loro coinvolgimento più completo in questi sforzi è essenziale. La NATO e l’Unione Europea possono e devono ricoprire ruoli complementari e di mutuo rinforzo.”

Inoltre, la NATO ha acquisito un nuovo partner in Eurasia, un paese con il territorio più vasto al mondo, che si estende dal Mar Baltico e il Mar Nero fino all’Oceano Pacifico: la Russia.

Questo sarà l’argomento di un prossimo articolo.


Note

1) North Atlantic Treaty Organization Lisbon Summit Declaration – Dichiarazione del Summit della NATO a Lisbona
  http://www.nato.int/cps/en/natolive/official_texts_68828.htm?mode=pressrelease

2) Strategic Concept For the Defence and Security of The Members of the North Atlantic Treaty Organisation – Concetto Strategico per la difesa e la sicurezza dei membri della NATO
   http://www.nato.int/lisbon2010/strategic-concept-2010-eng.pdf

3) Thousand Deadly Threats: Third Millennium NATO, Western Businesses
   Collude On New Global Doctrine – Mille minacce mortali: la NATO del terzo millennio, gli interessi dell’Occidente colludono con la nuova dottrina globale
   Stop NATO, 2 ottobre 2009
   http://rickrozoff.wordpress.com/2009/10/02/thousand-deadly-threats-third-millennium-nato-western-businesses-collude-on-new-global-doctrine

4) Berlin Wall: From Europe Whole And Free To New World Order – Muro di Berlino: dall’Europa unita e libera al nuovo ordine mondiale
   Stop NATO, 9 novembre 2009
   http://rickrozoff.wordpress.com/2009/11/09/berlin-wall-from-europe-whole-and-free-to-new-world-order

5) Agenzia russa di informazioni Novosti, 18 novembre 2010

6) NATO In Persian Gulf: From Third World War To Istanbul – la NATO nel Golfo Persico: dalla terza guerra mondiale a Istanbul
   Stop NATO, 6 febbraio 2009
   http://rickrozoff.wordpress.com/2009/08/26/nato-in-persian-gulf-from-third-world-war-to-istanbul

7) Iraq: NATO Assists In Building New Middle East Proxy Army – Iraq: la NATO favorisce la costruzione di un nuovo esercito per procura nel Medio Oriente
   Stop NATO, 13 agosto 2010
   http://rickrozoff.wordpress.com/2010/08/14/iraq-nato-assists-in-building-new-middle-east-proxy-army

8) North Atlantic Treaty Organization Allied Command Operations – Operazioni del Comando alleato della NATO
   http://www.aco.nato.int/page349011837.aspx

9) North Atlantic Treaty Organization; The NATO Response Force
   http://www.nato.int/cps/en/natolive/topics_49755.htm

10) EU, NATO, US: 21st Century Alliance For Global Domination – EU, NATO, US: Alleanza del XXI secolo per il dominio globale
    Stop NATO, 19 febbraio 2009
    http://rickrozoff.wordpress.com/2009/08/26/eu-nato-us-21st-century-alliance-for-global-domination

11) EUobserver, 21 novembre 2010

Stop NATO
http://groups.yahoo.com/group/stopnato

Blog sito:
http://rickrozoff.wordpress.com/


=== 2 ===


Source: http://gazeta-pravda.ru/content/view/6249/34/
Data di pubblicazione dell’articolo originale: 15/11/2010

URL di questa pagina: http://www.tlaxcala-int.org/article.asp?reference=2561


NATO: un lupo nella pelle di agnello 

Perché la Russia dovrebbe aderire all’Alleanza Nord Atlantica?


di Gennady Zyuganov

Segretario generale del Partito Comunista della Federazione Russa


(Traduzione di Curzio Bettio di Soccorso Popolare di Padova)

Sullo sfondo della crisi globale, in cui è stata coinvolta la Russia anche più profondamente di altri importanti paesi, si possono osservare nuovi pericolosi fenomeni nella politica della dirigenza del nostro Paese.

Mi riferisco ai progetti di ulteriore messa in liquidazione di imprese strategiche, di privatizzazione commerciale dell’istruzione, della sanità e della cultura, e alla spinte per trascinare la Russia nell’ambito del WTO, World Trade Organization, l’Organizzazione mondiale del commercio.

Di recente, le lunghe trattative per l’ingresso della Russia nella NATO, che erano giunte ad una posizione di stallo, improvvisamente sono state riprese. Esperti e giornalisti filo-governativi si sono tanto impegnati per dimostrare che questo è un passo necessario.

Ad un forum internazionale tenutosi in settembre a Yaroslav, il presidente del Direttivo dell’Istituto per un Moderno Sviluppo (INSOR), il signor Yurgens, ha pubblicamente ventilato l’idea di trascinare la Russia all’interno della NATO. Il presidente del Consiglio di amministrazione dell’INSOR è il Presidente della Russia, Dmitrij Medvedev.

Questo potrebbe significare che il signor Yurgens ha lanciato la sua iniziativa con il tacito consenso dell’Amministrazione presidenziale? Lo stesso Presidente russo intende prendere parte [N.d.Tr.: e vi ha preso parte] al vertice NATO di Lisbona, fra il 19 e il 20 novembre. Nel corso di un recente incontro con il Segretario generale della NATO Anders Rasmussen, Dmitry Medvedev ha affermato che il summit di Lisbona potrebbe non solo “dare un brillante avvio alle relazioni fra NATO e Russia, ma contrassegnare la modernizzazione di mutue relazioni.”

Non vi è nulla di nuovo rispetto a questo “brillante avvio”. Il percorso di riavvicinamento con l’Occidente in termini di capitolazione è stato aperto da Mikhail Gorbachev con i suoi “valori umani universali”. L’amoreggiare con gli Stati Uniti e i loro alleati ha prodotto conseguenze nefaste per il nostro paese. Tuttavia, i dirigenti della Russia hanno mancato di trarre utili insegnamenti da tutto ciò. 

Yeltsin aveva permesso la prima ondata espansiva della NATO verso i confini della Russia. Aveva spalleggiato l’aggressione della NATO contro la Jugoslavia, nostro personale alleato in Europa. Ma verso la fine del regime, a Yeltsin, diveniva più chiaro che i “partners” ci avevano cinicamente menato per il naso. Irritato, Yeltsin autorizzava la famosa marcia di una compagnia di truppe aerotrasportate russe verso Pristina, la capitale del Kosovo, ma non era dato di più. Dopo poco tempo, il signor Putin riportava ogni cosa alla situazione iniziale. 

Uno dei primi passi del nuovo Presidente è stato quello che la Duma ratificasse l’infame Trattato START-II, che avrebbe portato allo smantellamento dei nostri missili pesanti. Le forze nucleari strategiche della Russia sono state salvate solo perché il Congresso degli Stati Uniti si è rifiutato di ratificare il Trattato. In seguito, le autorità russe hanno dato di fatto il loro consenso alla seconda ondata di espansione della NATO, questa volta a raggiungere i paesi del Baltico.

Subito dopo, con il pretesto di prendere parte alla coalizione internazionale contro il terrorismo, il signor Putin contribuiva in buona sostanza all’insediamento di basi NATO nell’Asia Centrale. Contemporaneamente, venivano liquidate basi essenziali russe a Cuba e nel Vietnam.

 

Tuttavia, dopo sei anni di inesauribili sforzi concentrati a rafforzare le relazioni con la NATO, il signor Putin improvvisamente ha scoperto che l’Occidente non aveva alcuna intenzione di ricambiare, ma continuava a presentare sempre nuove richieste, minacciando di trascinare la dirigenza russa davanti alla Corte internazionale per le azioni belliche della Russia in Cecenia.

Perciò, nel febbraio 2007, a Monaco il Presidente russo pronunciava il suo famoso discorso anti-NATO, in cui esprimeva profonda indignazione per la perfidia e slealtà dei “partners”.

Ora, il Presidente Medvedev viene istigato a seguire il medesimo percorso. Alcuni importanti passi preparatori sono stati presi alla vigilia della sessione di Lisbona della NATO. È stato sottoscritto un altro trattato di “disarmo” con gli Stati Uniti. Mosca ha sostenuto sanzioni più severe contro l’Iran e ha stracciato il contratto per la fornitura a Teheran di sistemi di difesa anti-aerea. Sono stati lanciati in modo sconsiderato alcuni attacchi verbali contro la Corea del Nord. I rapporti con la Bielorussia si sono aggravati senza una precisa causa. Un grande regalo è stato presentato alla Norvegia, il più stretto alleato degli Stati Uniti nella NATO, a cui è stato concesso il controllo su gran parte del Mare di Barents, sul quale il nostro paese non ha mai riconosciuto la sovranità straniera.

Attualmente, sembra che le relazioni tra la Russia e la NATO stiano per arrivare ad un nuovo livello, ad un passo verso l’adesione della Russia a questo blocco aggressivo.

  

NATO: Da poliziotto europeo a poliziotto globale

Bisogna ricordare che l’Alleanza era stata creata il 4 aprile 1949, presumibilmente per proteggere l’Europa contro l’invasione delle “orde rosse” provenienti dall’Oriente. Eppure, al momento, uno dei dirigenti della NATO ammetteva che lo scopo vero del blocco era quello “di proteggere l’America, di controllare la Germania, e di escludere e reprimere la Russia.”

L’Unione Sovietica è stata distrutta. Allora, potrebbe sembrare che non vi sia alcuna ragione perché la NATO debba esistere ancora. Ma l’Alleanza continua a vivere, e anzi è in espansione e mostra i suoi muscoli potenziati. Il vero significato del mantenimento della NATO è stato messo in luce dagli interventi sfrontati contro la nazione amica Jugoslavia, e poi contro l’Iraq e l’Afghanistan.

È diventato chiaro che la NATO è ancora uno strumento per promuovere le ambizioni globali degli Stati Uniti e dei loro alleati. È un dato oggettivo che strateghi occidentali concordano sul fatto che il ruolo della NATO è sempre più importante.

L’equilibrio delle forze nel mondo sta rapidamente mutando. Nel 1999, quando i membri della NATO adottavano entusiasticamente il nuovo Concetto Strategico, che trasformava la NATO da alleanza per la difesa dell’Europa in un blocco offensivo con un raggio di azione esteso al mondo, a tutto questo non si sono verificate resistenze, e nemmeno ne venivano previste. La Russia giaceva fra le rovine delle “riforme”, mentre la Cina doveva ancora affermare il proprio potere politico ed economico.

Oggi, come la crisi ha dimostrato, l’ordine dell’oligarchia mondiale, tutto centrato sul Nord America e l’Europa, è in fase di arretramento. Sotto l’influenza della Cina comunista, i paesi asiatici, la cui funzione fino a poco tempo fa era stata quella di rifornire di risorse naturali e di lavoro a buon mercato l’Europa e gli Stati Uniti, stanno emergendo come fattori chiave nelle politiche mondiali. Processi consimili stanno prendendo piede in America Latina. I paesi del “Continente nero”, campo sconfinato per il saccheggio da parte delle imprese transnazionali (TNC), stanno unendosi nell’Unione Africana contro il colonialismo. Il Medio Oriente e il mondo islamico, come un tutt’uno, costituiscono un blocco ben saldo in un duro scontro con l’Occidente.

La lotta per la leadership si sta intensificando. La crisi economica indebolisce ulteriormente il sistema capitalista. L’oligarchia internazionale è composta dalle persone più ricche del pianeta, alla direzione di più di 500 potenti imprese transnazionali, che gestiscono un capitale di 16 miliardi di dollari e incidono su più del 25% della produzione industriale mondiale. Questa “élite” non ha alcuna intenzione di rinunciare alla propria egemonia sul pianeta, acquisita attraverso secoli di guerre di conquista. Da qui la nuova serie di conflitti militari, l’atteggiamento aggressivo nei confronti dell’Iran e della Corea del Nord e la crescente pressione sulla Cina.

 

L’Occidente è alla ricerca di un maggiore consolidamento al fine di perpetuare il proprio dominio. Mentre negli anni ’90 la questione se la NATO avesse ancora un qualche significato era oggetto di dibattito, oggi l’oligarchia, preoccupata per il mutato equilibrio di forze nel mondo, sta energicamente imponendo la costruzione della NATO come gendarme del mondo. Si prefigge il compito di implementare sistemi di controllo globale su tutte le superfici delle terre emerse e dei mari e di essere in grado di scatenare attacchi in qualsiasi punto del pianeta. La NATO sta risultando come una struttura sovranazionale che tenta di sovvertire il sistema del diritto internazionale, che aveva preso forma dopo la Seconda Guerra mondiale e a cui erano soggette le Nazioni Unite. 

Tornando al 1993, Zbigniew Brzezinski nel suo libro “Il mondo fuori controllo” dichiarava apertamente che, se gli Stati Uniti pretendevano il controllo del mondo, per ottenere ciò dovevano affermare la loro preminenza sull’Eurasia, in modo particolare sulla “periferia dell’Occidente” (l’Unione Europea), sulla sua zona centrale (la Russia), sul Medio Oriente, sull’Asia Centrale e sulle sue riserve petrolifere.

Secondo l’illustre analista usamericano John Kaminski, le truppe statunitensi non stanno combattendo per la libertà. La loro è una battaglia per i profitti delle corporation…l’esercito esiste per conquistare e saccheggiare altri paesi e popoli.  

Al vertice di Lisbona, i suoi partecipanti vanno per approvare un nuovo Concetto Strategico della NATO, che deve sostituire quello adottato nel maggio 1999, quando il blocco aveva dichiarato di avere il diritto di intervento globale. Verosimilmente, il nuovo Concetto confermerà l’espansione continua della NATO verso oriente. Verranno mantenute in Europa le bombe nucleari tattiche degli Stati Uniti. Sarà creato un sistema di difesa missilistica europeo in collaborazione con gli Stati Uniti, che ovviamente verrà diretto contro la Russia. 

Il capitale oligarchico, consapevole della minaccia alla sua egemonia mondiale proveniente da Asia, America Latina e Medio Oriente, sta cercando di contrattaccare. Ma le sue risorse continuano a ridursi.


La Russia sta per essere trascinata nella guerra in Afghanistan

Qual è la preoccupazione più grande per la NATO? Il fatto di non avere abbastanza “carne da cannone” per le sue spedizioni coloniali. La NATO sta febbrilmente guardandosi in giro nel campo degli alleati. Attualmente, in Afghanistan sono dispiegati 150.000 uomini da 47 nazioni. Molte ex repubbliche sovietiche sono state coinvolte: l’Estonia ha inviato 160 uomini, la Lettonia 170, la Lituania 245, l’Azerbaijan 90, l’Armenia 40, l’Ucraina 15 e la Georgia 925.

Ai nostri alleati dell’ultimo Patto di Varsavia sono state presentate richieste di aumentare i loro contingenti. Così, la Polonia ha impegnato in Afghanistan 2630 uomini, la Romania 1750, l’Ungheria 360, la Bulgaria 540, la Repubblica Ceca 500 e la Slovacchia 300. Perfino la Mongolia ha inviato quasi 200 soldati. Esiste forse qualche dubbio sul fatto che alla Russia verrà chiesto di dare un contributo più “degno” per la “lotta per la democrazia” in Afghanistan? 

Qual è il significato dell’Articolo 5 della Carta della NATO? L’Articolo recita che tutti i membri del blocco devono accorrere in difesa di ognuno dei membri, quando questo fosse soggetto ad un’aggressione. La natura dell’attacco non viene chiaramente esplicitata. Potrebbe benissimo corrispondere alla “minaccia terroristica”, che sta assumendo un ruolo di così grande importanza in Occidente. Coloro che stanno trascinando a forza la Russia all’interno della NATO devono capire che la Russia sarà obbligata a proteggere gli interessi collettivi dell’Alleanza. E non solo in Afghanistan…

Con tutta evidenza Washington ritiene “ragionevolmente” inammissibile che il governo russo stia ancora sottraendosi dal fare quello che è il “sacro dovere” di tutti i partner degli Stati Uniti, ossia la lotta per gli interessi usamericani. A Washington si sentono sempre più voci assillanti che invocano un intervento in Iran. Quindi, sarà necessaria sempre più “carne da cannone”.

L’opinione pubblica occidentale respinge la guerra senza senso in Medio Oriente, soprattutto dopo che i “nobili” obiettivi della “lotta contro il terrorismo internazionale” stanno rapidamente perdendo la loro lucentezza, e il costo e il numero di bare di ritorno dall’Afghanistan stanno spiccando il volo.

Quindi, per i leader della NATO è estremamente importante creare l’impressione che questa guerra abbia il più largo consenso internazionale. In generale, questo è uno degli espedienti favoriti dagli Statunitensi: ripartire fra tutti i loro alleati le responsabilità delle loro avventure colonialiste. Questo è stato il caso in Corea negli anni ’50 e in Vietnam negli anni ’60. Questo è quello che sta accadendo in Afghanistan.

Il Segretario Generale della NATO parla apertamente dell’invio di piloti di elicotteri russi in quella regione, e in un incontro di pochi mesi fa al Pentagono con il signor Serdyukov, Ministro della Difesa russo, il Ministro della Difesa degli Stati Uniti ha sollevato la questione dell’invio in Afghanistan di reparti speciali ed aviotrasportati russi. Fino ad ora, non abbiamo sentito notizia di un deciso rifiuto da parte russa di fare questo. 

D’altro canto, sappiamo che i legami tra le forze armate della Russia e della NATO sono stati completamente ristabiliti in occasione della visita al quartier generale dell’Alleanza a Bruxelles del capo di Stato Maggiore Generale N. Makarov, all’inizio di quest’anno. Sono stati sottoscritti diversi accordi su esercitazioni regolari a livello di stati maggiori per rendere operative la compatibilità e l’interoperabilità delle truppe e per lo scambio di militari per la formazione e altre attività volte a integrare le forze armate russe nelle strutture della NATO. 

Gli strateghi occidentali decidono di ammettere la Russia nell’Alleanza solo come un membro della truppa, di rango inferiore, mettendo in chiaro che il blocco ha un solo padrone, gli Stati Uniti. La Russia si trasformerebbe da un rivale pericoloso, tale da essere tenuto fuori dall’Europa, in un vassallo docile.

In altre parole, la formula sta cambiando. Ora l’obiettivo principale della NATO è di “mantenere in posizione prominente gli Stati Uniti e in posizione sottomessa la Germania e la Russia”.


Conseguenze dell’entrata della Russia nella NATO

Se il nostro paese aderirà all’Alleanza, la nostra indipendenza nell’affrontare le questioni mondiali verrà drammaticamente compromessa. La Russia dovrà coordinare le sue azioni con gli alti ufficiali della NATO, o, in termini pratici, cercherà di ottenere il loro permesso per ogni sua iniziativa internazionale. Avremo “nemici comuni”. Noi tutti dovremmo renderci conto che, nell’eventualità di un’adesione della Russia alla NATO, le nostre frontiere meridionali e dell’Estremo Oriente potrebbero diventare per la prima volta zone di alta tensione e quindi campi di battaglia.

Similmente a tutti gli altri membri dell’Alleanza, la Russia dovrà affrontare “l’occupazione amichevole” con la comparsa sul nostro territorio di basi NATO e forze di intervento rapido, e i trasporti senza controllo delle forniture militari della NATO attraverso il nostro territorio. Come risultato di questa trasformazione, il ruolo geopolitico eurasiatico della Russia muterà. Quindi, l’adesione della Russia alla NATO rappresenterà il prologo della sua autodistruzione.

Per l’economia russa questa mossa potrebbe suonare come la campana a morto per il nostro complesso militare-industriale, che è stato a lungo il motore di spettacolari risultati scientifici e tecnologici e ha utilizzato le forme più avanzate di organizzazione del lavoro.

Inevitabilmente, saremo costretti ad assumere gli standard della NATO e ad acquistare strutture militari straniere. Il processo è in pieno svolgimento. Noi abbiamo già acquisito fucili inglesi, droni israeliani, veicoli corazzati italiani e il “contratto del secolo” vedrà la Marina russa acquistare navi portaelicotteri francesi, assolutamente non necessarie. Il generale Ivashov stima che nei prossimi anni la Russia si procurerà almeno il 30% dei suoi armamenti dai paesi della NATO e da Israele.

Nel frattempo, il blocco effettivo della produzione degli aerei TU-2004 e IL-96 significa che non stiamo solo diventando totalmente dipendenti dall’Occidente per gli aerei passeggeri, ma anche che presto non saremo in grado di produrre i nostri aerei da trasporto militare.

In caso di conflitto non avremo i pezzi di ricambio o la capacità di riparare gli aerei passeggeri, che sono stati da sempre una riserva di emergenza.

La distruttiva “riforma” delle Forze Armate rientra nel medesimo disegno. È da associarsi sempre al nome del signor Serdyukov. Ma, a quanto pare, la sua attività ha il sostegno della dirigenza del nostro Paese.

Esiste già la triste esperienza di tali “riforme”. Gli eserciti, una volta validi, dei paesi del precedente Patto di Varsavia - Polonia, Cecoslovacchia, Ungheria, Bulgaria e Romania - sono stati trasformati in “contingenti” totalmente inidonei a difendere i loro paesi e le loro popolazioni, ma che forniscono mercenari per le guerre coloniali degli Stati Uniti d’America.

La stessa sorte ha dovuto subire quello che una volta era il potente Esercito Popolare di Jugoslavia. Dopo il colpo di stato del governo nell’ottobre del 2000, quando le forze filo-occidentali si sono impadronite del potere a Belgrado, una serie di “riforme” dell'Esercito jugoslavo lo hanno trasformato nella pallida ombra della forza armata tanto efficace che solo di recente era stata in grado di respingere l’invasione da terra della NATO.

Le autorità russe hanno distrutto la scienza e l’industria di difesa, che avevano ereditato dall’Unione Sovietica, a tal punto che abbiamo perso la capacità di produrre in modo bastante i nostri stessi armamenti, per non parlare della potenzialità di svilupparne di nuovi. L’Esercito, che una volta era temuto dai suoi nemici, demoralizzato e disarmato dai “riformatori”, non è più in grado di difendere la Russia.

La riorganizzazione della struttura delle Forze Armate, l’adozione del sistema di brigata, gli acquisti di attrezzature militari straniere, le esercitazioni congiunte negli Stati Uniti e in Europa, il rifiuto di ammettere cadetti e allievi negli istituti di istruzione superiore militare non è altro se non la piattaforma di lancio per preparare un modulo militare per far aggangiare ciò che resta dell’Armata e della Marina russa alle forze di spedizione degli Stati Uniti e della NATO. 

Il messaggio è chiaro: la Russia volontariamente rinuncia al suo status di leader mondiale e diventa subordinata alle forze più aggressive.

Il nostro popolo vittorioso merita di subire un simile trattamento?


È possibile fidarsi dell’atteggiamento amichevole della NATO?

I fatti sono refrattari a questo. Attestano che la NATO sta in tutta tranquillità continuando a preparare l’invasione della Russia. Le nostre truppe sul teatro europeo sono surclassate per 10-12 volte da quelle della NATO. Nella sola Europa la NATO può dispiegare 36 divisioni, 120 brigate, 11.000 carri armati, 23.000 pezzi d’artiglieria e 4.500 aerei da guerra. Qual è lo scopo di disporre di una tale enorme potenza militare? Per combattere il terrorismo internazionale, che oggi è presentato come la principale giustificazione dell’esistenza della NATO? 

Nel frattempo, gli specialisti ritengono che il 70% di tutte le attività operative, le esercitazioni, i piani di guerra elaborati a livello degli alti comandi dalla NATO costituiscono le prove di ingresso in un periodo iniziale di guerra su vasta scala, prove intraprese per guadagnare la superiorità aerea e per mettere in esecuzione operazioni offensive.

Attualmente, la NATO non ha altri potenziali nemici contro cui scatenare operazioni su larga scala, fatta eccezione della Russia. Si può senza dubbio affermare quindi che la NATO desidera occuparci! 

La NATO sta imponendo la sua presenza ovunque. La Russia è strategicamente circondata. Attorno alla Russia è stata creata una cintura di stati ostili. Basi statunitensi stanno spuntando in Polonia, Bulgaria e in Romania sulla costa del Mar Nero. I Paesi Baltici sono già sotto il controllo della NATO. In queste regioni, sono stati modernizzati basi navali e aeroporti militari in grado di ospitare fino a 200 aerei da guerra in qualsiasi momento. E l’Estonia si trova nel raggio di 200 km da Leningrado! L’aviazione NATO può lanciare i suoi missili perfino senza invadere il nostro spazio aereo.

L’Ucraina e la Moldavia stanno facendo anticamera per essere ammesse nella NATO. La Georgia è già stata guadagnata dalla NATO. L’Azerbaigian è progressivamente orientato verso la NATO. Basi aeree del blocco si trovano in Tagikistan e Kirghizistan.

I nuovi membri dell’Alleanza, compresi i Paesi Baltici, non hanno limitazioni nel dispiegamento di armi nucleari sul loro territorio, non sono condizionati dalle limitazioni previste dal Trattato sulle Forze Armate Convenzionali in Europa (CFE), fattore che rende possibile la creazione di gruppi di attacco nei loro territori.

C’è un’azione costante per stabilire il controllo sulla nostra Flotta del Nord, il più potente raggruppamento di forze nucleari marittime della Russia. La NATO utilizza stazioni di monitoraggio in Norvegia e nei Paesi Baltici, e posti di controllo radio elettronico su Spitzbergen (un’isola della Norvegia). Boe acustiche, satelliti e aerei da ricognizione Orion mettono sotto traccia tutti i movimenti dei nostri sottomarini nucleari. La ricognizione aerea della NATO, lungo le nostre frontiere, sta diventando di giorno in giorno sempre più attiva.

 

Cosa ci sta dietro ai tentativi di trascinare la Russia all’interno della NATO?

L’élite russa già da lungo tempo tenta di andare a far parte dell’oligarchia mondiale. Ma le è stato fatto capire che l’unico permesso per entrare al “club” passa attraverso l’organizzazione militare della NATO. Il messaggio insito a questo, che per noi costituisce primario motivo di conflitto, è: “Versate il sangue dei vostri cittadini in nome dei valori occidentali, e poi valuteremo se ammettervi al club”.

 L’impennata “improvvisa”di interesse ad aderire alla NATO è una prova ulteriore del fatto che le élite della Russia e dei paesi della NATO hanno la stessa natura di classe. Il gruppo che oggi governa la Russia è ritenuto così modernista da “occidentalizzare” la Russia. E la preparazione all’“occidentalizzazione” è in atto da tempo.

L’élite filo-occidentale della Russia continua a dire che la Russia non ha nemici. Fatta eccezione per i fantomatici “terroristi internazionali”. Gli artefici della nostra politica estera rifiutano di ammettere il fatto evidente che gli obiettivi storici dell’Occidente non sono cambiati e che la Russia è vista ancora come fonte di risorse a buon mercato e come un mercato di beni occidentali di scarsa qualità, sopravvissuti alla loro data di scadenza. 

La sfilata di reparti incolonnati della NATO sulla Piazza Rossa il Giorno della Vittoria, il 9 maggio 2010, un giorno sacro per tutti i Russi, ha dimostrato che le élite della Russia e della NATO si stanno muovendo a diventare “anime gemelle”. Stanno tentando di inculcarci che il nostro popolo, che per primo ha inviato un suo figlio - Yuri Gagarin – nello spazio, è solo capace di raccogliere le briciole dalle tavole occidentali.

Stiamo assistendo alla rivincita del liberismo rabbioso, quando più di 900 imprese, tra cui alcune di interesse strategico, stanno per essere privatizzate, e questo significa che la sicurezza nazionale del Paese è sacrificata per smania di guadagno e di interessi egoistici.


Per inciso, l'élite russa continua a mostrare incoerenza. Mentre si sta opponendo con fermezza all’ammissione nella NATO di Ucraina e della Georgia, Mosca improvvisamente dichiara che intende lei aderire all’Alleanza! La Dottrina Militare della Russia indica la NATO come il principale avversario. Ma allora, stiamo per integrarci nell’organizzazione del nostro principale avversario?

Naturalmente, secondo la Costituzione della Russia di Yeltsin, è il Presidente che determina la politica estera del Paese. Allo stesso tempo, i dirigenti della Russia non dovrebbero dimenticare il principio costituzionale che afferma come la fonte del potere in Russia sgorga dal suo popolo. In termini evidenti, un cambiamento così netto del corso della storia del Paese richiede il consenso del popolo. Il meccanismo per verificare tale consenso è ben noto. Questo è il referendum. Se le autorità della Russia attuale ritengono di essere infallibili, poniamo loro il quesito dell’ingresso nella NATO in un referendum. Ma sono scarse le possibilità che lo faranno!

Loro sanno benissimo che il popolo conserva nei suoi geni il ricordo di precedenti “visite” alla Russia da parte dei suoi vicini europei, sia nella forma di intervento polacco durante il Periodo dei Torbidi [N.d.Tr.: con il nome di Periodo dei Torbidi si intende quel periodo di interregno nella Russia dominato da un’anarchia assoluta seguente alla fine della Dinastia dei Rurik (1598) e precedente alla Dinastia dei Romanov (1613). Fu uno dei periodi più foschi e torbidi della storia russa, e nello stesso tempo più importanti insieme alla Rivoluzione d’Ottobre del 1917], sia di invasione da parte del grande esercito di Napoleone o delle orde di Hitler con legioni di SS, che vedevano nei loro ranghi rappresentanze di quasi tutti i paesi membri attuali della NATO. 

La Russia ha già pagato per la sua sicurezza con milioni di vite nella Seconda Guerra mondiale ed ha contribuito così a liberare l’Europa dal fascismo. Per rafforzare la sicurezza della Russia, non dobbiamo chiedere di essere ammessi alla NATO, ma dobbiamo sviluppare la nostra industria, l’istruzione e la scienza. Dobbiamo rivitalizzare le nostre Forze Armate. Dobbiamo recuperare la cerchia dei nostri amici ed alleati fra i Paesi membri dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai e dell’Organizzazione del Patto per la Sicurezza Collettiva.

Soprattutto, dobbiamo cercare di ricreare una unione fra Russia, Bielorussia e Ucraina, che riporti insieme le potenzialità dei tre popoli slavi. Questa è la migliore garanzia per la nostra sicurezza. Questo è avvenuto per secoli in un nostro Stato comune. Così sarà anche in futuro.


=== 3 ===


Fonte: http://ericwalberg.com/index.php?option=com_content&view=article&id=291:russia-and-nato-not-a-piece-of-furniture&catid=37:russia-and-ex-soviet-union-english&Itemid=90
Data di pubblicazione dell’articolo originale: 24/11/2010
URL di questa pagina: http://www.tlaxcala-int.org/article.asp?reference=2649

La Russia e la NATO: “Non un pezzo d’arredamento”


di Eric Walberg
giornalista canadese che scrive per il settimanale Al-Ahram Weekly