Fenomenologia dei cortei pacifisti

di Pietro Ancona,  02.04.2011
 
Sarebbe interessante per un sociologo analizzare i cortei per la pace che si svolgeranno oggi in alcune  città italiane. Oramai è chiaro che il colore prevalente non è più né il rosso né l'arcobaleno. Arcobaleno distrutto da quasi un decennio di polemiche contro i "pacifinti", la diserzione della CGIL, delle organizzazioni cattoliche e del PD. L'ultimo corteo pacifista fu raggiunto a metà percorso da Fassino il quale marciò per un po' di strada e poi si ritirò per non parteciparvi mai più. Era il 2004. Il PD  si porta a casa oggi la condanna di Gheddafi  che costituisce il  suo grande regalo  agli americani. In futuro forse qualcuno del PD  parteciperà  ancora  a cortei di pacifisti, forse alla marcia Assise-Perugia, oramai entrata tra le "feste comandate" della Repubblica, costruita attorno ad un cosiddetto tavolo della pace al quale fanno capo i volontari di Santo Egidio che non  disdegnano tuttavia donazioni, se del caso, anche da fabbricanti di armi.  
Il corteo di oggi sarà disertato da alcuni degli  esponenti più autorevoli del PD che non vogliono destare sospetti all'Ambasciata USA proprio mentre lavorano per  approntare una alternativa di governo al centro-destra italiano. Nel PD si è sollevato un vespaio di polemiche. 
Moltissimi non ci saranno e coloro che andranno al corteo vi daranno una connotazione "gentile", alcune parole non ci saranno più, tra queste: guerrafondai, imperialismo, colonialismo, capitalismo..parole oramai obsolete e veterotutto. 
Per una sorta di follia della politica le parole colonialismo ed imperialismo vengono bandite anche dai comunisti del Manifesto. Dice la Rossanda che la guerra contro Gheddafi non è stata fatta per il petrolio o la posizione geostrategica della Libia, non ha motivazioni imperialiste o neocolonialiste. La guerra è fatta perché Sarkozy non vuole perdere le elezioni in Francia e Cameron vuole stornare l'attenzione dalle sue scelte che suscitano ire sempre più furibonde tra gli studenti, gli statali, i pensionati...  Insomma, la categoria per capire quanto sta accadendo nel quadrante mediterraneo, non è quella dell'analisi "marxiana" dell'economia e della politica!
Ciò non spiega lo straordinario spiegamento di forze statunitensi nel Mediterraneo e l'impiego di centinaia di grandi missili caricati ad uranio impoverito per uccidere subito ed in futuro. Ma pare che questo particolare non interessi. Naturalmente il corteo è pervaso  tutto da profonda antipatia per Gheddafi. Non gli si perdona di essere stato amico di Berlusconi ed a questi di avergli baciato l'anello (o la mano) non ho capito bene! Non gli si perdona di avere tenuto una lezione di islamismo a cinquecento ragazze italiane e di avere portato in Italia un campionario di focosi cavallini arabi. Non gli si perdona ancora l'esibizione degli aerei italiani sul cielo di Tripoli che, tuttavia, patriotticamente tracciarono un tricolore e non il verde della jamahiria come richiesto dal Colonnello. Questo disprezzo per il Colonnello è stato alimentato da settimane di attacchi e di sfottò praticato dalla stampa nazionale e da una casta di oligarchi della politica che si sono divertiti a lungo attorno al Colonnello. Anche la Littizzetto si è lasciata andare a schernire il vestiario di Gheddafi.
Questo sentimento di antipatia è sovrastante su tutto. Non credo che ci sia molta  pietà o alcuna commozione per la piccola nazione di appena sei milioni di persone devastata dal più possente esercito alleato del mondo. Ed è, senza saperlo, un sentimento profondamente autolesionistico e masochista. La guerra contro Gheddafi è guerra contro l'Italia!  Perderemo tutto. La Libia è stata rapinata dei fondi sovrani. Circa cento miliardi di dollari proprietà del popolo che sono stati incassati dalle banche USA ed europee. L'Italia perderà il suo piedistallo economico e sociale che gli dà prosperità da quaranta anni. Si tratta di qualcosa come trenta miliardi di euro di export-import e del pane di migliaia e migliaia di operai, tecnici, ingegneri italiani. Quando gli ultimi fumi delle cannonate saranno svaniti ci troveremo più poveri, più piccoli, senza sapere dove sbattere la testa....
Il corteo vivrà di un sentimento che non promana da se stesso ma dai ricordi della gente che vi partecipa. La gente, ricordando di essere stata pacifista, no global, antinuclearista, per il lavoro, per i diritti crederà di essere sempre dentro la stessa onda emotiva e politica della sua storia. Ma le cose non stanno così. La contraddizione del corteo per la pace ma anche contro Gheddafi che oggi è il punto della lotta antimperialistica da difendere con maggiore forza c'è e resta.  Resta anche odio ed antipatia nei suoi confronti. Odio ed antipatia del tutto immotivati che in parte vengono dal substrato culturale razzista della Italia di Graziani e Magliocco che per trenta anni uccise, squartò, impalò i libici. 
Il corteo dirà no alla guerra ma il risultato sarà eguale a zero perché dirà no anche a Gheddafi cioè alla libertà ed alla indipendenza della Libia. Si sa benissimo che gli insorti sono una specie di UCK di Bengasi e che i tre che si spartiranno le spoglie di uno Stato finora prospero e felice saranno gli USA, la Gran Bretagna e la Francia.
Cortei sempre meno colorati, sempre più educati, gentili, giudiziosi, animati da palloncini e striscioni con colori leggeri in cui vengono scritte paroline gradevoli.