Sarkozy, quanti ragazzini hai ammazzato la notte scorsa?

1) Guerre umanitarie: la pulizia etnica dei Libici Neri (editoriale di Black Star News)
2) Avvocati francesi chiamano Sarkozy in giudizio per crimini contro l'umanità in Libia (A. Lerougetel, WSWS)
3) Giornalismo come arma nella guerra di Libia (M. Darius Nazemroaya, Global Research)
4) “Intervento umanitario” della NATO: il bombardamento dell'Università di Tripoli (di C. McKinney, ex deputato al Congresso USA)


LINK:


Investig'Action michelcollon.info

Sarkozy, combien d'enfants as-tu tués cette nuit ?
http://www.michelcollon.info/VIDEO-Sarkozy-combien-d-enfants-as.html?lang=fr

Non il n'existe pas de « guerre propre » ! Michel Collon nous envoie un reportage depuis la Libye. Il nous montre ce que les bombes de l'OTAN peuvent faire loin des caméras de télévision.

ATTENTION, CERTAINES IMAGES PEUVENT CHOQUER.

Voir la vidéohttp://vimeo.com/26309684

Obama, Sarkozy, how many children did you kill this night ?
Michel Collon in Libya shows a « collateral damage ».


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Guerre umanitarie: la pulizia etnica dei Libici Neri

di Black Star News

su altre testate del 04/07/2011


Editoriale di Black Star News.

I "ribelli" a Misurata in Libia hanno cacciato l'intera popolazione nera della città, secondo un racconto agghiacciante di «The Wall Street Journal» con il titolo “Città libica lacerata da faida tribale”. I "ribelli" ora si trovano in vista della città di Tawergha, a 40 km di distanza, e giurano di ripulirla da tutte le persone di colore, una volta che si impadroniscano della città. Non è questa la perfetta definizione del termine "genocidio"? Secondo l'articolo del «Wall Street Journal», i "ribelli" si riferiscono a se stessi come «la brigata per l'eliminazione degli schiavi, pelle nera». Il giornale cita un comandante ribelle, Ibrahim al-Halbous, all’atto di dichiarare sui libici neri che «dovrebbero fare le valigie,» e che «Tawergha non esiste più, solo Misurata».
Non leggerete un articolo di questo tipo nel «New York Times», che è diventato giornalisticamente corrotto e compromesso come la vecchia «Pravda» dell'era sovietica. Questa rubrica ha insistito fin dall'inizio del conflitto di Libia sul fatto che i "ribelli" hanno abbracciato il razzismo e usato l'accusa che Muammar Gheddafi avesse impiegato mercenari provenienti da altri paesi africani come un pretesto per massacrare i libici neri.

Le prove di pubblico linciaggio di persone di colore sono disponibili online attraverso semplici ricerche di Google o YouTube, anche se il «New York Times» ha completamente ignorato questa storia cruciale. Qualcuno ritiene che se gente di origine africana controllasse gli editoriali del «New York Times» o addirittura le pagine delle notizie una storia così grande e negativa sarebbe stata ignorata?

Se il caso fosse capovolto e i libici neri stessero commettendo pulizia etnica contro i libici non di colore, qualcuno crede che le persone che ora controllano gli editoriali o le pagine di news al «New York Times» ignorerebbero una storia del genere? Evidentemente, non è motivo di fastidio per i guru del «Times» il fatto che i libici neri siano presi specificamente di mira in funzione di una loro liquidazione per via del colore della loro pelle.

Invece il «New York Times» ha altro da fare, come in un recente editoriale che vantava il suo sostegno alla campagna di bombardamenti della NATO, che solo in questa settimana a quanto si riferisce ha ucciso 20 civili. Il «Times» ha anche ignorato l’appello del parlamentare Dennis Kucinich affinché la Corte penale internazionale (CPI) indaghi i comandanti della NATO su possibili crimini di guerra in relazione ai civili libici uccisi.

Il «Times» non può scrivere sulla pulizia etnica dei libici neri e dei migranti da altri paesi africani in quanto diminuirebbe la reputazione dei "ribelli" che il giornale ha pienamente preso sotto le sue amorevoli cure, perfino dopo che la Corte penale internazionale ha pure riferito che anche loro hanno commesso crimini di guerra. Invece, il «Times» si trova a suo agio con la narrazione semplicistica: «Gheddafi cattivo», e «ribelli buoni», a prescindere addirittura dal fatto che il «Wall Street Journal» ha anche riferito che i ribelli sono stati addestrati da ex leader di al-Qa‘ida che erano stati affrancati dalla detenzione statunitense nella Baia di Guantanamo.

Il «New York Times» ha anche del tutto ignorato il piano di pace dell'Unione Africana (UA), che fa appello essenzialmente a un cessate il fuoco, per dei negoziati finalizzati a una costituzione, ed elezioni democratiche, il tutto da far monitorare alla comunità internazionale.

Quindi, cosa possiamo dire del «New York Times» per il fatto di aver ignorato la pulizia etnica dei libici neri da parte dei "ribelli" di Misurata, con l'aiuto della NATO? Questo rende per caso «The New York Times» colpevole della pulizia etnica, in quanto il giornale non solo ignora deliberatamente la storia, ma altresì dipinge falsamente i "ribelli" come salvatori della Libia?

Telefonate al «New York Times» al (212) 556-1234 e domandate del redattore degli Esteri per chiedergli perché il suo giornale non stia riferendo nulla della pulizia etnica dei libici neri.

"Dire la verità per dar forza".

Fonte: http://www.blackstarnews.com/news/135/ARTICLE/7478/2011-06-21.html.

Traduzione per Megachip a cura di Pino Cabras e Melania Turudda.



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Di seguito la versione italiana dell'articolo che abbiamo già fatto circolare su questa lista

na srpskohrvatskom:
http://skbih.org/index.php?option=com_content&view=article&id=119%3Alibija&catid=25%3Athe-project&Itemid=60
WFDY o nalogu za hapsenje Moamera Gadafija od strane Medunarodnog krivicnog suda
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/7107

in english:
http://www.wfdy.org/2011/06/28/on-the-icc-capture-warrant-against-muammar-khadafi/
WFDY on the ICC capture warrant against Muammar Khadafi
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/7107

--- italiano ---

World Socialist Web Site
http://www.wsws.org/articles/2011/jun2011/sark-j17.shtml

ASSALTO ALLA LIBIA: LO STATO FRANCESE CONTRO LO STATO FRANCESE?

Avvocati francesi chiamano Sarkozy in giudizio per crimini contro l'umanità in Libia

Di Antoine Lerougetel
17 giugno 2011

Due avvocati di primi piano francesi, Jacques Vergès e l'ex ministro del Partito Socialista Roland Dumas, hanno annunciato che progettano di ricorrere in giudizio contro il presidente francese Nicolas Sarkozy francese con l'accusa di crimini contro l'umanità commessi nel corso del corrente intervento militare NATO in Libia. I due legali agiscono per conto di circa trenta famiglie libiche parenti di vittime uccise nei bombardamenti. In una conferenza stampa in Libia il 29 maggio u.s. hanno dichiarato che gli atti legali dovrebbero iniziare nei tribunali francesi lunedì, il 30 maggio.
C'è stato un black-out quasi completo dell'annuncio nei mezzi di comunicazione francesi. Solo il Marianne, rivista settimanale vicina al Partito Socialista ha commentato la notizia, attaccando Dumas e Vergès per "un'accusa grottesca contro il presidente della Repubblica".
In una conferenza stampa in Libia domenica scorsa Dumas ha detto, facendo riferimento al bombardamento NATO, "questa missione, annunciata a protezione dei civili, nei fatti li sta uccidendo". Ha dedefinito la guerra in Libia "un'aggressione brutale contro una nazione sovrana".
Appellando le nazioni dell'alleanza NATO "assassini", Vergès ha denunziato "uno stato francese capeggiato da teppisti e da assassini... Intendiamo rompere il muro del silenzio". Ha dichiarato di aver visto in un ospedale svariate vittime civili, dove da uno dei medici gli è stato riferito di un numero di vittime attorno alle 20.000.
Dumas ha detto di essere pronto a sostenere la difesa di Gaddafi stesso se egli fosse intenzionato a comparire al Tribunale Penale Internazionale (ICC) All'Aia, riferendosi al fatto che il 16 maggio, agendo per conto delle maggiori potenze Occidentali, il procuratore ("prosecutor" in originale, ndt) dell' ICC ha richiesto un mandato di cattura per crimini contro l'umanità contro Gaddafi. Dumas ha inoltre stigmatizzato la dubbia legittimità e autorità di Sarkozy e della NATO nel condurre il bombardamento basandosi sulla Risoluzione 1973 del Consiglio di sicurezza dell'ONU, definendola "l'artificiale - molto artificiale - copertura delle Nazioni Unite".

L'azione legale cade nel momento in cui gli alleati NATO hanno dichiarato che la guerra sarà estesa per almeno altri 90 giorni, fino a settembre, e mentre Gran Bretagna e Francia hanno annunciato un'incremento dei bombardamenti militari, che già ha comportato diverse azioni mirati all'assassinio politico, mediante il bombardamento di abitazioni della famiglia del leader libico Muammar Gaddafi.
Le truppe di élite britanniche EX-SAS e altri mercenari al soldo dalla NATO aiutano l'identificazione dei bersagli nella città portuale libica di Misrata. Sono lì con la benedizione di Gran Bretagna, Francia e degli altri paesi NATO, che hanno fornito loro le apparecchiatura di comunicazione. È probabile che forniscano pure informazioni ai piloti degli elicotteri di attacco di recente schierati da Francia e Gran Bretagna.
Il governo francese è stato il protagonista principale della Risoluzione 1073 del Consiglio di sicurezza della Nzioni Unita, una fragile copertura legale per uno scoperto intervento neocolonialista e imperialista, spacciaco come atto a proteggere i civili dalle forze armate libice. Nella realtà, esso si inquadra nella corsa alle risorse di petrolio e gas della Libia, e per l'imposizione di un governo filo-imperialista compiacente che già è stato assemblato e coltivato a Benghazi.
Altri avvocati che agiscono per conto di Aïcha Gaddafi, la figlia del dirigente libico Muammar Gaddafi, hanno presentato atti di accusa contro la NATO in un tribunale belga. Hanno dichiarato, "La decisione di mirare a una casa civile in Tripoli costituisce un crimine di guerra". L'accusa riguarda un'incursione aerea NATO del 30 aprile che ha ucciso il più giovane dei figli di Gaddafi e tre dei suoi nipotini.
I due avvocati, inoltre, ricorrono in giudizio anche per l'annullamento della decisione dei ministri UE di congelare i conti del regime libico nella Corte Europea di giustizia in Lussemburgo.

Non è chiaro se l'ottuagenario Vergès e Dumas, con lunghi e stretti rapporti con lo Stato francese, stiano lavorando direttamente assieme a settori dello Stato, ma di certo seri dubbi sono emersi nei circoli decisionali francesi sulla decisione di Sarkozy di intraprendere l'intervento militare in Libia.
Il sito web della TTU - informazioni della difesa ha commentato una relazione inedita di 50 pagina emessa dopo una visita di tre settimane in Libia dagli esperti di intelligence capitanati da Yves Bonnet, già capo dell'agenzia nazionale di intelligence francese DST.
Secondo il sito della di TTU, l'intervento oltrepassa la risoluzione 1973, mentre "il controllo di risorse di energia è il cuore della strategia attuale. Agli Stati Uniti piacerebbe rovesciare Gaddafi per cacciare la Cina fuori dal Paese. L'Egitto, che non ha mai accettato l'unione della Cirenaica e delle sue riserve di petrolio a Tripoli, non può vedere nient'altro che vantaggi dalle divisioni del paese". Il sito aggiunge: "La relazione esprime allarme per quest'implicazione "sconsiderata" di Parigi, che gioca nelle mani dell'amministrazione americana, che invece si è presa cura di non mostrare il suo giuoco, lasciando che sia la Francia a portarne tutti i rischi". Vengono espressi forti dubbi sul se e come il Consiglio transitorio di Benghazi possa "preservare gli interessi delle potenze coinvolti", riferendosi specificatamente a quelli dell'imperialismo francese. Il commentatore militare Jacques Borde fa notare inoltre che, mentre la Francia oltrepassa futilmente le sue capacità militari, i suoi alleati Arabi e Occidentali mieteranno le ricompense in termini della suddivisione delle spoglie.
C'è anche il pericolo della "Somalizzazione" di Libia - cioè la sua disintegrazione in tribù guerriere e signori della guerra.

I due attempati avvocati hanno delle lunghe storie politiche e legali. 
Dumas, nato 1922, era uno stretto collaboratore di François Mitterrand, presidente della Francia da 1981 a 1995, del Partito Socialista (PS), e ha servito da ministro in diversi governi PS. Non è mai stato responsabile politico, ma piuttosto un portaborse fidato per la dirigenza. Faceva parte della corrotta politica di relazioni dell'imperialismo francese con i Governi africani, conosciuta come Françafrique. Nel 1983 era l'inviato speciale di Mitterrand presso Gaddafi. Il suo incarico era di persuadere la Libia a non invadere il Ciad a favore di una rivolta nel nord del paese contro il governo filo-francese. Alla fine, con la complicità di Gaddafi, quel governo è stato mantenuto al potere grazie all'intervento della Francia. Nel 1995 Dumas è stato nominato da Mitterrand Presidente del Consiglio Costituzionale, la Corte costituzionale francese. Ha dato le dimissioni nel gennaio 1999 gennaio a causa dell'affare di corruzione Elfo.
Vergès è nato nel 1925 da madre vietnamita e padre di Réunionese (Isole della Reunion, poss. Francese, ndt). Fra le difese legali più famose che ha sostenuto vi è quella del terrorista Carlos "lo Sciacallo" e del criminale di guerra nazista Klaus Barbie, "il macellaio di Lyon" nella Francia occupata. Ha accusato l'imperialismo francese di aver commessoo in Algeria crimini simili a quelli dei nazisti.
Dumas ha rivelato di essere stato assieme a Vergès avvicinato dal regime di Gaddafi per occuparsi del caso.

Ad ogni modo, e quali siano le loro motivazioni, non v'è dubbio che l'imputazione che portano per le criminali azioni condotte dall'imperialismo francese e Occidentale contro la popolazione libica è una fonte di imbarazzo per il governo di Sarkozy ed i suoi alleati imperialisti. Così è anche per il PS, il PCF e le falsi sinistre del NPA in Francia, che hanno fatto i tromboni dell'imperialismo diffondendo la bugia dell'intervento "umanitario" pianificato per proteggere il popolo della Libia.


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Traduzione di G. Ellero, giugno 2011


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Giornalismo come arma nella guerra di Libia


Mahdi Darius Nazemroaya Global Research, 29 Giugno 2011

La verità è stata capovolta in Libia. La NATO e il governo libico stanno dicendo cose contraddittorie. La NATO afferma che il regime libico cadrà nel giro di pochi giorni, mentre il governo libico afferma che i combattimenti a Misurata si concluderanno in circa due settimane.
Durante la notte il rumore dei jet della NATO che sorvolano Tripoli può essere ascoltato nelle città costiere del Mediterraneo. Tripoli non è stata bombardata da alcuni giorni, ma i i sorvoli sono stati numerosi. L’Alleanza Atlantica sceglie deliberatamente la notte come mezzo per disturbare il sonno dei residenti, nel tentativo di diffondere la paura. I bambini piccoli in Libia hanno perso parecchio sonno durante questa guerra. Questa è parte della guerra psicologica. Ha lo scopo di spezzare lo spirito della Libia. Tutto ciò si aggiunge alle gravi ferite inflitte alla Libia, con falsità e sedizione.
Nello stesso contesto, la guerra mediatica contro la Libia è continuata. L’Hotel Rixos nella capitale libica di Tripoli, dove si trova la maggior parte della stampa internazionale, è un nido di menzogne e di deformazione, in cui i giornalisti stranieri distorcono la realtà, mistificano i fatti e pubblicano articoli inesatti per giustificare la guerra della NATO contro la Libia. Ogni relazione e dispaccio di agenzia viene inviato dalla Libia, dai reporter internazionali, deve essere attentamente controllo incrociato e analizzato. I giornalisti stranieri hanno messo parole in bocca ai libici e sono volontariamente ciechi. Hanno ignorato i civili morti in Libia, i crimini di guerra perpetrati chiaramente contro il popolo libico, ed i danni alle infrastrutture civili, dagli hotel agli ospedali e alle banchine.
Un gruppo di giovani libici ha spiegato, in una conversazione privata, che quando si parla con i giornalisti dovrebbero intervistare a due a due. Uno porrebbe la domanda seguito immediatamente dall’altro. Nel processo, la risposta alla prima domanda, verrebbe utilizzata come risposta per la seconda.  Negli ospedali libici i report esteri cercano di non riprendere le immagini dei feriti e dei moribondi. Vanno negli ospedali solo per dipingersi un’immagine di imparzialità, ma praticamente non rapportano sui nulla e ignorano quasi tutto ciò che faccia notizia. Si rifiutano di raccontare l’altro lato della storia.  Sfacciatamente di fronte a civili gravemente feriti, il tipo di domande che molti giornalisti stranieri pongono a medici, infermieri e personale ospedaliero è se hanno curato personale militare e della sicurezza negli ospedali.
La CNN ha anche pubblicato un rapporto da Misurata di Sara Sidner, che mostra la sodomizzazione di una donna con un manico di scopa, che è stato compiuto dai militari libici (che attribuisce alle truppe di Gheddafi, come strumento di demonizzazione). In realtà il video è stato un caso nazionale e da prima del conflitto. In origine si è svolto a Tripoli e l’uomo ha anche un accento di Tripoli. Questo è il tipo di invenzioni che i media mainstream portano avanti per sostenere la guerra e l’intervento militare.
Ora ci sono indagini in corso per dimostrare che l’uranio impoverito è stato usato contro libici. L’uso di uranio impoverito è un crimine di guerra assoluto.  Non è solo un attacco al presente, ma lascia anche una traccia radioattiva che attacca i bambini non ancora nati di domani. Le generazioni future saranno ferite da queste armi. Queste future generazioni sono innocenti. L’uso di uranio impoverito è come se gli Stati Uniti avessero lasciato delle armi nucleari in Germania o in Giappone, durante la seconda guerra mondiale, e lasciando che i timer le facessero esplodere nel 2011. Questo è un tema importante e degno di nota in Libia, e tutti i giornalisti stranieri ne hanno sentito parlare, ma quanti ne hanno effettivamente parlato?
La Ionis, una nave di Bengasi che è attraccato a Tripoli il 26 giugno 2011, trasportava oltre 100 persone che volevano lasciare Bengasi e ricongiungersi con le loro famiglie a Tripoli. I reporter stranieri erano lì in massa, giunti da tutto il mondo. CNN, RT e Reuters erano tra loro. Tra i giornalisti stranieri c’erano molti che non avevano alcun indizio circa la situazione in Libia, e stavano lavorando sulla base della disinformazione sostenuta dai loro rispettivi network e paesi. Ad una discussione informale, quando questi giornalisti sono sfidati sulla base delle loro valutazioni, non riuscono a rispondere e sembrano ridicoli. Un giornalista occidentale ha detto che le defezioni governative a Tripoli sono una valanga, ma quando viene sfidato da un collega a spiegare, ha potuto solo citare la cosiddetta defezione di un atleta libico.
L’arrivo della nave passeggeri è stato significativa, perché è un sintomo che la partizione politica della Libia è in corso. Quando le famiglie e gli individui sono trasportati in diverse parti della Libia, c’è l’indicazione che una sorta di linea di demarcazione sarà tracciata in modo temporaneo o permanente.
La Chiesa cattolica romana in Libia è stato distrutta e ferita. La posizione di padre Giovanni Martinelli, vescovo di Tripoli, è in contraddizione con quella degli Stati Uniti e della NATO. Il contatto con le chiese cattolica e le comunità a Bengasi e dintorni è stato perso. Mons. Martinelli ha anche perso dei cari amici nella guerra, che non avevano niente a che fare con qualsiasi sorta di combattimento o ostilità. Quali giornalisti e agenzie di stampa stranieri ha parlato di ciò?
I giornalisti hanno la responsabilità di dire la verità e segnalare tutte le notizie. Alcuni lo fanno, ma le loro storie o sono modificate o non vengono mai pubblicate o trasmesse. Altri non dicono nulla e invece inventano storie. E’ ora responsabilità del pubblico leggere i report che escono dalla Libia da tutti le parti cum grano salis. La diversità delle notizie è solo un inizio.
Mahdi Darius Nazemroaya è un ricercatore associato del Centre for Research on Globalization (CRG). Attualmente è in Libia come osservatore internazionale e membro di un gruppo internazionale di giornalisti e scrittori provenienti da Europa, Nord America e il Medio Oriente.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – Aurora03.da.ru

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More NATO “Humanitarian Intervention” 
The Bombing of Al Fateh University, Campus B
By Cynthia McKinney



“Intervento umanitario” della NATO: il bombardamento dell'Università di Tripoli

di Cynthia McKinney*

su www.informationclearinghouse.info del 27/06/2011


Traduzione di l'Ernesto online

* Cynthia McKinney è stata deputato della Georgia al Congresso degli Stati Uniti 

Fin dal mio arrivo a Tripoli per vedere sul posto le conseguenze delle operazioni militari della NATO, mi è risultato evidente che, nonostante il continuo silenzio della stampa internazionale che si trova qui sul terreno, in Libia esiste una chiara evidenza che sono stati attaccati obiettivi civili e che civili libici sono stati feriti e uccisi.

La mattina di martedì mi hanno condotto dal mio hotel, attraverso la città, in mezzo a un intenso traffico, fino all'Università Al Fateh.

Il 9 giugno, il decano Ali Mansur si trovava all'esterno nel parcheggio. Il cielo era di un azzurro intenso. Le nubi bianche. Gonfie e bianche. Il decano Mansur era visibilmente irritato. Sembrava che alcuni ragazzi del Campus B dell'Università Al Fateh stessero litigando per delle ragazze. Mi ha spiegato che i libici sono di sangue ardente. Con un sorriso, mi ha detto: “le ragazze sono importanti per i giovani”.

Si, era evidente mentre mi stavo avvicinando all'Università Al Fateh, al Campus B, noto in precedenza come Università Nasser. Sotto gli alberi, sul prato mentre ci avvicinavamo alle porte del campus, ho potuto vedere giovani uomini e donne conversare, parlare con i telefoni mobili, camminare da un lato all'altro, riuniti, probabilmente commentando le notizie più recenti del campus, non importa quali. Il campus Al Fateh è traboccante di vita. La vita studentesca pare vibrare. Il sentimento e il clima di questa università non pare diverso da quello di centinaia di università che ho visitato negli Stati Uniti e in tutto il mondo.

I ragazzi e le ragazze libici sono come i nostri. Mio figlio si troverebbe facilmente bene in questa università.

Anche il campus sembra traboccare di vita. Le gru stanno ad indicare un solido programma di costruzione, allo scopo di aggiungere nuovi edifici per migliorare l'ambiente educativo. Nonostante il chiasso degli studenti, il decano aveva tutte le ragioni del mondo per sentirsi contento nel vedere che la sua università si sta ingrandendo, sta migliorando e rafforzandosi. Mi ha detto che era stato firmato un accordo con un'università britannica per avviare programmi in inglese. Non corsi di inglese, ma tutto un programma insegnato in lingua inglese. Certamente, disse, è una delusione che tutto ciò sia andato in fumo.

L'Università Al Fateh, Campus B, è formata da circa 10.000 studenti, 800 candidati a master, e 18 studenti del dottorato, 150 professori ad hoc, 120 impiegati. Ha otto auditorium, 19 aule, 4 aule più grandi. Ha anche un campus rurale a Al Azizia dove studiano 700 studenti e che fa parte del sistema universitario. Il decano Mansur si paragona a un sindaco perché ha tante responsabilità nella direzione di una grande comunità di studenti impegnati in una vita accademica ricca e vivace.

Il decano mi ha detto che la vita nell'università, e la sua personale, è cambiata per sempre la sera di giovedì 9 giugno 2011.

Ha ricordato che l'università aveva aperto come sempre alle 8 circa del mattino e avrebbe dovuto chiudere la sera alle 8.

Aveva pensato che il 9 giugno sarebbe stato un giorno normale, se non fosse stato per il litigio per le ragazze che aveva spinto molti ragazzi ad abbandonare il campus per non partecipare alla disputa. Fuori, nel parcheggio del campus, il dottor Mansur era preoccupato pensando a come affrontare il problema disciplinare che si preannunciava.

Improvvisamente, si sentì un forte rumore nel cielo.

Era come un ruggito fortissimo. Subito dopo un sibilo ad alta frequenza. Mansur dice di aver guardato verso il cielo e di non aver creduto a quello che vedevano i suoi occhi: è apparso qualcosa di luccicante nel cielo che si agitava di fronte a lui. Si muoveva come un gioco atari o qualcosa di somigliante. Si agitava e zigzagava per tutto il cielo. Dice di essere rimasto paralizzato davanti a questo oggetto per un tempo che sembrava di minuti, ma in realtà era solo di pochi secondi.

Accelerava nel cielo, alzandosi, abbassandosi e virando, andando a schiantarsi sul terreno circostante. Era un missile della NATO.

Tragicamente aveva trovato il suo bersaglio: l'Università Fateh, Campus B.

Il Decano Mansur afferma di aver visto solo un missile, molto fuoco, molti colori diversi da tutte le parti, e subito dopo un'immensa colonna di fumo. Ha visto un missile, ma ha sentito quelle che sembravano essere molte esplosioni. Non può dire esattamente quante.

Il dottor Mansur dice che la forza e l'impatto dell'esplosione lo hanno lasciato paralizzato. Che il suo cuore ha cessato di battere per un momento. Non aveva paura, era solo come paralizzato. Non si è messo a correre; non è stato sopraffatto dalla paura; era semplicemente stupefatto.

La forza dell'esplosione ha penetrato strutture in cemento armato, ha rotto centinaia di vetri e ha fatto crollare i tetti delle sale di riunione.

Nessuno sa se si trattava di un missile Tomahawk o di una bomba guidata da un laser mal indirizzata. Nessuno è in grado di saperlo.

I suoi primi pensieri sono stati per le migliaia di studenti dell'università e per i suoi tre figli che vi studiano.

Dopo circa 30 minuti, è arrivata la stampa libica per vedere cosa era successo. Sono arrivati anche il presidente dell'Università ed altri funzionari dell'istituzione. Ma, con sorpresa del dottor Mansur, non si è visto nessuno della stampa internazionale.

E che cosa hanno visto?

I media hanno constatato un rilevante danno strutturale in molti degli edifici, tutte le finestre rovesciate in ognuno degli otto auditorium. Porte strappate dai cardini. La biblioteca ridotta in un ammasso di rovine. Libri e detriti ovunque. La moschea del campus danneggiata. Vetri dappertutto. Si stava già tentando di ripulire.

Il dottor Mansur dice, che in tutti i posti in cui è stato possibile farlo, si è rimesso a posto come prima dell'attacco. Con l'eccezione dell'ala principale in cui lavorano gli studenti, che si sta ripulendo e che verrà ribattezzata Seif Al-Arab in memoria del figlio di Muammar Gheddafi assassinato dalle bombe della NATO a casa sua, il 30 aprile 2011.

Giovedì, i missili della NATO. Venerdì e sabato qui vengono considerati fine settimana. Domenica, lunedì e martedì, gli studenti sono tornati nelle loro aule senza lasciarsi intimidire dalle bombe. In molte aule che ho visitato, gli studenti stavano svolgendo i loro esami finali tra le macerie. Mentre camminavo per il campo, una voce virile ha gridato in arabo: “Dove sta Obama?”

Buona domanda, ho pensato.

Sempre mi sono domandata se i politici che inviano regolarmente i nostri giovani uomini e donne in guerra e che bombardano regolarmente la gente povera del mondo, si siano trovati a fare, essi stessi, da bersaglio di un attacco di missili da crociera o se abbiano provato gli effetti di una bomba all'uranio impoverito guidata da un laser. Ho pensato che se fosse accaduto, se avessero sperimentato di persona l'orrore di un attacco della NATO contro un obiettivo civile, potrebbero fermarsi un momento a riflettere, mettendo in discussione la necessità di inviare le nostre forze armate ad attaccare il popolo della Libia.

Non ho voluto disturbare gli studenti impegnati negli esami e ho incontrato alcuni che stavano fuori dalle aule. Ho chiesto se avevano qualcosa da dire al presidente Obama. Una professoressa ha subito risposto, dicendo: “Lavoriamo sotto il fuoco, fisico e psicologico”. Uno studente ha affermato che Obama dovrebbe “liberare la Palestina e lasciare in pace la Libia”. E ha proseguito: “noi siamo una sola famiglia”.

Rispetto a questa affermazione, in breve, c'è da dire che ogni libico è membro di una tribù e che ogni tribù si governa e seleziona i suoi dirigenti: dopo, i dirigenti di tutte le tribù eleggono i loro leader, e così di seguito fino a quando emerga il leader di tutte le tribù della Libia. Ho incontrato questo leader tribale a Tripoli che mi dicono essere il vero leader di questo paese. Presiede il Consiglio Tribale che costituisce il vero organo di decisione politica della Libia. Di modo che quando il giovane ha affermato “siamo una sola famiglia”, dice realmente la verità.

Il dottor Mansur, formato negli Stati Uniti, ha ricordato con affetto la sua permanenza negli USA e i molti amici che ha in questo paese. E' orgoglioso dei suoi studenti e della ricchezza di vita della comunità universitaria. Esattamente come qualsiasi altro decano universitario.

Penso che Dio sia intervenuto il 9 giugno 2011.

Il giorno che è caduto il missile, non è morto un solo studente. Sarebbe potuto andare ben diversamente. Poteva essere una catastrofe, che sarebbe costata la vita a centinaia di giovani.

Mi dicono che nell'area circostante, nei dintorni dell'università, altri non sono stati così fortunati. Dicono che ci sono stati morti nelle case vicine.

C'è qualcosa di strano nella guerra. Coloro che la causano sembrano inconsapevoli ed estranei alle sue conseguenze; sembrano felici di infliggere danno ad altri e sono assolutamente insensibili di fronte alle conseguenze, mentre le vittime della guerra si danno da fare per normalizzare l'anormale e adattarsi a vivere sotto la costante minaccia della morte e della distruzione.

Dopo aver visitato Tripoli, mi oppongo più che mai alla guerra.

Gli studenti dell'Università Al Fateh continuano i loro studi nonostante l'accerchiamento che subisce il paese.

Al gruppo di studenti con cui ho parlato ho chiesto anche quanto pagano per l'iscrizione. Mi hanno guardato sconcertati dopo la traduzione. Ho domandato quanto pagano per i libri. Di nuovo, gli stessi volti sconcertati. L'iscrizione all'Università Al Fateh è di 16 dinari all'anno – circa 9 dollari -. E a causa dell'embargo della NATO sulle importazioni di benzina, la scuola ha inaugurato 10 linee gratuite di bus nelle aree vicine, allo scopo di garantire che gli studenti possano arrivare a scuola, gratis.

Ho detto che anch'io mi sono trovata sul punto di entrare in un programma di dottorato negli USA e che per l'iscrizione e i libri avrei avuto bisogno di decine di migliaia di dollari. Ho spiegato che mia cugina ha un debito di 100.000 dollari per pagare un master nell'università che ha scelto.

Mi hanno risposto: “Ringraziamo Muammar Gheddafi. Perchè grazie a Muammar Gheddafi abbiamo l'istruzione gratuita. Allah, Muammar, Libia obes!”

In quanto alla NATO, continua a sostenere la favola che i suoi attacchi sono solo contro obiettivi militari e che il suo è un “intervento umanitario”.

Ancora continuo ad aspettare che mi si dimostri, in qualche luogo del mondo, che il bombardamento dall'aria di povere popolazioni civili del Terzo Mondo vada bene per il loro diritto al voto, alla democrazia, all'assistenza medica, all'educazione, all'assistenza sociale, e per migliorare le loro entrate personali e la distribuzione della ricchezza. Mi sembra ovvio che i problemi complessi della vita richiedono un intervento più complesso di quello che può fornire un missile da crociera.