http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/58025
Auf den Spuren des Organhandels im Kosovo - Film von Arndt Ginzel, Martin Kraushaar und Ulrich Stoll
ZDFzoom - Sendung vom 13.07.2011
Die "ZDFzoom"-Reporter begeben sich auf Spurensuche ins Kosovo und nach Albanien. Sie treffen Menschen, deren Angehörige vor Jahren verschwanden.
Sie finden Dokumente und Zeugen, die die Verschleppung der Zivilisten nach Albanien bestätigen. Die Reporter entdecken ehemalige Geheimgefängnisse und provisorische Kliniken, in denen die tödlichen Organentnahmem abgelaufen sein sollen. Die Organe wurden laut Zeugenaussagen nach Istanbul transportiert.
Die Vereinten Nationen stoppten vor Jahren die Untersuchungen in diesem Fall. Die bis dahin gesammelten Beweismittel wurden vernichtet. Jetzt hat die Justizverwaltung für den Kosovo, EULEX, die Ermittlungen zum Organhandel wieder aufgenommen. Die Fahnder stießen dabei auch auf einen aktuellen Fall: Im Jahr 2008 fanden mehrere Dutzend illegale Organtransplantationen in einer Klinik in Pristina statt, der Hauptstadt des Kosovo. In der von einem deutschen Urologen finanzierten "Medicus"-Klinik verpflanzten Ärzte aus dem Kosovo und der Türkei die Nieren mittelloser "Spender" aus Osteuropa. Die Organempfänger zahlten sechsstellige Euro- Beträge für die verbotenen Operationen. Experten wie Prof. Nancy Scheper-Hughes von der Universität Berkeley halten es für möglich, dass ein internationaler Organhändlerring vom Kosovo-Krieg bis heute den Handel mit menschlichen Nieren in der Balkanregion betreibt.
”Le Nazioni Unite sapevano, i rappresentanti di tutte le principali istituzioni internazionali in Kosovo sapevano, ma a quel tempo e per vari anni seguenti la politica della comunità internazionale poneva la stabilità al disopra della giustizia. Per la salvaguardia della stabilità si chiudevano entrambi gli occhi”, ha detto Ljajic citato dai media.
Il traffico di organi denunciato nel rapporto da Dick Marty sarebbe stato messo in atto alla fine degli anni novanta in Kosovo e Albania dagli indipendentisti dell’Esercito di liberazione del Kosovo (Uck) ai danni di prigionieri serbi da loro uccisi. Tra gli altri a essere coinvolto sarebbe l’attuale premier kosovaro Hashim Thaci, allora leader dell’Uck, che nega ogni accusa.
Nel macabro traffico di organi umani messo in atto alla fine degli anni novanta in Kosovo e Albania vi furono anche donne e non solo prigionieri di guerra serbi. E non è escluso che gli espianti avvenissero non solo da cadaveri ma anche da persone ancora vive, che morivano successivamente agli interventi attuati nelle apposite ‘cliniche’ degli orrori. Sono alcuni dei nuovi particolari diffusi dai media serbi
Basandosi su un rapporto dell’Unmik del dicembre 2003, i media di Belgrado hanno fornito ulteriori elementi sulla vicenda, che aveva come vittime principali prigionieri serbi degli indipendenstisti dell’Esercito di liberazione del Kosovo (Uck) e che vede coinvolto fra gli altri l’attuale premier kosovaro Hashim Thaci, allora tra i leader dell’Uck.
Il trasporto dei prigionieri serbi nel nord dell’Albania, dove venivano uccisi e i loro organi prelevati e venduti, cominciò alla metà del 1999 quando tra cento e 300 persone furono rapite, si legge nel rapporto che Unmik consegnò alla fine del 2003 al Tribunale penale internazionale dell’Aja per i crimini nella ex Jugoslavia (Tpi).
Stando ai media di Belgrado, un’inchiesta ufficiale tuttavia non fu mai avviata. Gran parte delle vittime, si legge nel rapporto, erano uomini serbi del Kosovo fatti prigionieri fra giugno e ottobre 1999. A cominciare dall’agosto 1999 alcuni di quei prigionieri furono trasferiti dal nord dell’Albania in altri luoghi di detenzione (case private e stabilimenti industriali) nel centro del paese, in prevalenza nei pressi della città di Burrel, circa 110 km a sudovest di Kukes.
I prigionieri venivano condotti inoltre in campi di detenzione vicino a Peshkopi, 50 km a est di Burrel. Stando al rapporto, i prigionieri portati nell’Albania centrale venivano trasferiti ulteriormente ,a piccoli gruppi, verso una casa privata a sud di Burrel, trasformata in una clinica di fortuna. Lì venivano eseguiti gli espianti di organi sui prigionieri, che poi morivano e venivano sepolti nelle vicinanze. L’età delle vittime oscillava fra i 27 e i 50 anni.
Gli organi espiantati venivano quindi trasportati all’aeroporto di Rinas, presso Tirana, da dove partivano per paesi esteri, di regola con voli commerciali, il lunedì e il mercoledì per Istanbul. Tra i prigionieri condotti alla clinica presso Burrel vi era anche un piccolo numero di donne provenienti dal Kosovo, dall’Albania e dall’Europa dell’est. L’ultimo trasporto di prigionieri verso la clinica si registrò nella primavera o inizio estate del 2000.
Il rapporto di Unmik, secondo i media serbi, si basa su interviste con almeno otto testimoni. Le operazioni di trasporto delle vittime e le procedure mediche e churgiche venivano attuate con il contributo o con il coinvolgimento diretto di esponenti di alto e medio rango dell’Esercito di liberazione del Kosovo (Uck), come pure di medici kosovari e di altri paesi. L’intera operazione, afferma il rapporto di Unmik, fu appoggiata da uomini legati alla polizia segreta albanese del passato governo di Sali Berisha. (Fonte: www.blitzquotidiano.it)
Organhandel im Kosovo. Spuren nach Deutschland
von A. Ginzel, M. Kraushaar und U. Stoll
Die europäische Strafverfolgungsbehörde Eulex erhebt Anklage gegen mutmaßliche Organhändler im Kosovo. Im Zentrum der Ermittlungen steht die private Medicus-Klinik am Stadtrand von Pristina. Dort wurden laut Anklageschrift, die Frontal21 vorliegt, mehrere illegale Nieren-Transplantationen durchgeführt.
Lutfi Dervishi. Quelle: ZDF
Der Arzt Lutfi Dervishi soll an illegalen Transplantationen beteiligt gewesen sein.
Unter den Organempfängern ist demnach auch ein deutscher Dialysepatient aus Nordrhein-Westfalen. Er habe dafür 81.892 Euro an einen israelischen Vermittler gezahlt. Spender der Niere war eine 50-jährige Frau aus Osteuropa. Zudem haben die Recherchen ergeben, dass ein deutscher Urologe Teilhaber und Mitbegründer der Medicus-Klinik ist. Er streitet jede Mitverantwortung für den illegalen Organhandel ab. Die Medicus-Klinik firmierte als "Deutsche Klinik für Herz- und Gefäßerkrankungen."
2008 hoben Ermittler im Kosovo ein internationales Netzwerk von Ärzten und Mittelsmännern aus, die in ärmeren Ländern Organspender anwarben und an wohlhabende Nieren-Patienten vermittelten. In der am 27.04.2011 vom Gericht zugelassenen Anklageschrift heißt es: "Die Opfer waren Roma und Bürger aus Moldawien, Kasachstan, Russland und der Türkei. Sie wurden mit dem falschen Versprechen geködert, dass sie für die Organentnahme Geld bekommen würden."
Unter den Ärzten, die in der Medicus-Klinik illegale Transplantationen vornahmen, soll auch der türkische Chirurg Yusuf S. sein, gegen den laut Anklage bereits international wegen Menschenhandels und illegaler Organentnahmen ermittelt wird.
© ZDF 2011
Kosovo, epicentro europeo di droga
24.08.2011, 09:04
Nel suo intervento all’Accademia della polizia a Belgrado, il capo dell’Agenzia antidroga della Russia, ha annunciato che il Kosovo si trasforma nell’epicentro del traffico degli stupefacenti in Europa. Qui, ha aggiunto Viktor Ivanov, si intrecciano i flussi della cocaina che arriva dall’Africa, e dell’eroina che va dalla Turchia (si tratta di 50 tonnellate l’anno circa). Il reddito di questo traffico raggiunge i 3 miliardi di euro, il doppio rispetto al bilancio del Kosovo.
Il procuratore Williamson in Kosovo
L’americano John Clint Williamson si metterà a capo dell’indagine sul caso della “trapiantologia nera” in Kosovo. La sua nomina alla carica di procuratore capo da parte della Commissione speciale EULEX ha suscitato la perplessità presso i kosovari.
Negli anni 2001-2002 nell’ambito della missione ONU in Kosovo Williamson era il responsabile del sistema carcerario nel Territorio. A giudicare dai fatti svolgeva le sue funzioni in modo poco efficace: proprio in quel periodo erano falliti tutti i tentativi di Belgrado di dare il via all’indagine sui casi di commercio clandestino di organi umani. Vladimir Bojovic, ex capo della Commissione per gli affari delle persone rapite e disperse, dice che le autorità della Serbia sapevano dei casi di commercio di organi ancora nel 2001 ma le istanze giudiziarie dell’UNMIC (Missione Civile dell’ONU in Kosovo) sotto la sua guida non desideravano collaborare.
A proposito, nel rapporto sulla “trapiantologia nera” in Kosovo, preparato dal relatore speciale dell’Assemblea Parlamentre del Consiglio d’Europa Dick Marti, si legge che la missione EULEX che alla fine del 2008 aveva assunto la maggioranza dei potgeri dell’UNMIC, si era scontrata con grandi difficoltà nell’ambito dell’indagine sui gravi crimini poiché nei precedenti anni molti documenti e prove testimoniali erano andati stramemente perduti. Dick Marti sottolinea nel suo rapporto che all’inizio degli anni 2000 (proprio ai temi di Williamson) indagini relativamente all’implicazione di politici kosovari ai crimini contro i non albanesi praticamente non c’erano.
Della nomina di Williamson è scontento anche Marco Jakshic, vice presidente della Skupshina della comunità dei municipi del Kosovo e della Metochia.
Questa nomina è uno strumento per nascondere tutti i dettagli e particolari dei casi di commercio clandestino di organi umani nel Territorio. La Serbia doveva far sì che l’indagine fosse controllata dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU e non dall’EULEX.
Il capo della delegazione serba ai negoziati con Pristina Borislav Stefanovich pure ritiene che la nomina di Williamson non corrisponda all’esigenza di Belgrado che insiste nella sua richiesta che l’indagine sul caso della “trapiantologia nera” sia svolta sotto l’egida del Consiglio di Sicurezza dell’ONU come è stato praticato nei confronti di tutti gli altri crimini di guerra commessi nello spazio dell’ex Jugoslavia. Intanto in seno al Consiglio di Sicurezza dell’ONU contro un simile formato si sono pronunciati gli USA, la Gran Bretagna, la Francia e la Germania.
Il Ministro per gli affari del Kosovo e della Metochia ha dichiarato di volere credere che l’indagine possa essere imparziale. Ma secondo le sue parole, il popolo serbo non si fida di Williamson.
Solo il Procuratore serbo per i crimini di guerra Vladimir Vukchevic ha dichiarato di sostenere Williamson. Ciò è logico: Vukchevic ha diretto la maggioranza delle operazioni kper la consegna dei serbi al Tribunale Internazionale per l’ex Jugoslavia presso cui l’americano ha lavorato dal 1994 al 2001. A proposito, ha partecipato esclusivamente ai processi a carico degli imputati serbi.TRAFFICO DI ORGANI UMANI IN KOSOVO - DALLA CASA GIALLA AL MEDICUS
L’inchiesta era bloccata a lungo a causa di varie forme di ostruzione, cosa in genere taciuta dall’EULEX, limitandosi ad ammettere che ci sono problemi seri nella protezione dei testimoni. Gli inquirenti russi e dell’EULEX, hanno confermato ufficialmente che almeno due cittadini russi sono vittime del traffico di organi umani in Kosovo, e che nella clinica privata „Medicus“ gli è stato esportato un rene. Nel frattempo si è fatto vivo un altro testimone, di cui deposizione, a quanto pare, sarà cruciale per il processo. Si tratta del cittadino canadese Raul Fain, al quale è stato trapiantano il rene a Pristina, dopo che ha pagato agli organizzatori di questo ignobile atto 87mila euro. Le prove raccolte finora, secondo la stampa russa, indicano che la „clinica della morte“ a Pristina ha ingannato i serbi, i turchi, i moldavi, i kazakistani, i bielorussi e i russi, offrendogli 15mila euro per un rene. Nessuno di loro, però, è stato pagato, anche se gli organi sono stati venduti sul mercato nero fra gli 80 e i 100mila euro. L’inchiesta russa si occupa anche degli avvenimenti accaduti una decina di anni prima, nella cosiddetta Casa gialla nel nord dell’Albania, e delle scomparsa di 300 serbi, rom e cittadini di altri paesi. È stato confermato che venivano trasferiti in Albania dove gli venivano estratti i reni e gli altri organi.
Le prove raccolte finora potranno difficilmente essere smentite dai sospettati principali nello scandalo Medicus, da alcuni albanesi kosovari, dagli ex impiegati nella clinica, dai dottori turchi e israeliani, e da Iljir Recaj ex alto funzionario del ministero kosovaro della salute. L’inchiesta russa conferma quello che si supponeva e che è emerso anche dalle nostre indagini, cioè che i principali sospetatti in questo caso non sono anche le persone più importanti nella catena di traffico di organi umani, ma che a capo si trovavano le persone che oggi fanno parte del vertice politico kosovaro. Dall’altra parte, è semplicemente impossibile separare lo scandalo Medicus – traffico di organi umani in una casa privata a Pristina, scoperto nel 2008, dallo scandalo Casa gialla in Albania – dove venivano esportati e venduti gli organi dei serbi kosovari e dei rom rapiti nel 1999, anche se i rappresentanti dell’EULEX avevano affermato in precedenza che i due casi non sono affatto collegati fra loro. Tutto si svolgeva secondo lo stesso principio. I trapianti nella Medicus, modesto ambulatorio, venivano eseguit da una squadra ben addestrata con la loggistica sviluppata in tante parti del mondo. E alla fine, la cosa significativa, in tutti e due i casi come gli organizzatori principali vengono menzionati l’attuale premier kosovaro, Hasim Taci, e i suoi più stretti collaboratori. Resta però aperta la domanda chi sono „le forze misteriose“ che rinviano la decisione di portare davanti alla giustizia gli esecutori di questo mostruoso crimine.
MOSKAU, 01. Februar (RIA Novosti).
La Nato ha impedito al Tribunale per la ex Yugoslavia di investigare sul traffico di organi in Kosovo e Albania.
Pubblicato il 01 febbraio 2012
Ria Novosti – Traduzione a cura del CeSPIn – Puntocritico
http://sp.rian.ru/international/20120201/152603736.html
L’Alleanza Atlantica e la Missione dell’ONU in Kosovo UNMIK hanno impedito al Tribunale Penale Internazionale per la Yuguslavia di investigare sul traffico di organi umani nella regione, ha informato l’ex giudice del tribunale Carla Del Ponte, intervistata oggi dall’agenzia serba Tanjug.
Secondo Del Ponte, il suo dipartimento ha ricevuto nel 2004 un’informativa segreta dell’UNMIK sul traffico illegale di organi nei Balcani, ma non ha potuto investigare in merito a causa dei numerosi ostacoli.
“La NATO e la UNMIK ci hanno negato importanti documenti, così come le autorità albanesi non ci hanno permesso di ispezionare tombe e cimiteri nel loro territorio” ha dichiarato l’ex giudice.
I casi di traffico di organi in Kosovo sono stati denunciati per la prima volta dall’ex giudice del Tribunale Penale Internazionale per la ex Yugoslavia, Carla Del Ponte. Nel suo libro pubblicato la primavera scorsa, Del Ponte afferma che a fine anni 90′ centinaia di persone non albanesi sono state condotte forzatamente dal Kosovo all’Albania per la sottrazione illegale di organi.
Il commercio illegale della clinica Medicus è venuto alla luce nel 2008, dopo il caso di un cittadino turco di 23 anni che è stato vittima di una sottrazione illegale di reni a beneficio di un cittadino israeliano di 70 anni che pagò 120.000 euro per il suddetto organo.
In seguito furono arrestati due urologi e un dirigente del centro medico. Seguentemente le autorità fermarono anche un ex segretario del Ministero della Sanità kosovara, sospettato di collaborare con gli accusati.
Secondo quanto rivelato, i potenziali donatori di organi venivano intercettati nei paesi dell’Europa dell’Est e Asia Centrale, come Turchia, Kazakistan, Moldavia o Azerbaijan, con la promessa di una ricompensa di 20.000 euro. Sebbene molti donatori non poterono mai riceverla.
Il Kosovo ha proclamato la propria indipendenza in modo unilaterale nel 2008, appoggiato dagli Stati Uniti e vari paesi europei. Molti altri paesi tra cui Russia, Cina e India si sono rifiutati di riconoscere tale indipendenza.
E' nata indoona : chiama, videochiama e messaggia Gratis.
Scarica indoona per iPhone, Android e PC