http://tuttomoltobello.wordpress.com/2012/03/22/la-nazionale-che-non-ce-piu/
LA NAZIONALE CHE NON C’È PIÙ
22 marzo 2012
C’era un tempo dove si poteva sentir parlare di “Brasile d’Europa”, una squadra piena zeppa di fantasia dove non era complicato trovare numeri dieci che fan sognare le platee. Una nazionale che ad Italia ‘90 presentò al mondo del calcio ragazzi destinati a formare un collettivo che quell’appellativo di “Brasile d’Europa” pareva avercelo cucito addosso. Due anni dopo una terribile guerra civile distrusse in mille pezzi una nazione e con essa la Jugoslavia del calcio, dividendo per sempre un gruppo pronto a far sognare negli stadi di tutto il mondo.
Nel 1960 si gioca la prima edizione dei campionati europei. La Jugoslavia arriva in finale contro l’URSS (altra nazione che conoscerà divisioni epocali) perdendo 2-1, e nel 1962 ai mondiali in Cile si ferma in semifinale. Di quel primo gruppo erano soprattutto attaccanti e registi a farla da padrone: Dragan Džajić, Milan Galić attaccante che vinse l’Oro alle Olimpiadi di Roma nel 1960 chiudendo da capocannoniere, e il regista Ivica Osim, che poi divenne l’ultimo allenatore della Jugoslavia unita. Nel 1976 la Jugoslavia giocò in casa gli europei chiudendo al quarto posto. Dopo quell’edizione la nuova generazione non portò grandi talenti in campo, e la nazionale conobbe un periodo nerissimo non riuscendo addirittura a qualificarsi per i mondiali nel 1978 e ai successivi europei. Gli anni Ottanta furono un periodo di rifondazione calcistica dove però cominciarono a crescere campioni indiscussi. A livello di club la nuova generazione si impose con la Stella Rossa di Belgrado, che a metà decennio era uno squadrone quasi interamente composto da giocatori jugoslavi, che sbocciarono nella nazionale dei mondiali di Italia ’90. In quell’edizione la Jugoslavia presentò in campo un gruppo di giovani terribili: Robert Prosinecki, Dejan Savicevic, Alen Boksic, Davor Suker, Dragan Stojković (che con l’Olympique Marsiglia vinse la Coppa Campioni contro il Milan). Venne eliminata solo ai calci di rigori dall’Argentina di Maradona campione del mondo, che poi perse in finale. Le basi per una squadra formidabile erano state poste, e campioni ne sarebbero arrivati altri. Ma nell’estate del 1991 leader politici cominciarono a tuonare dichiarazioni di indipendenza che portarono ad una guerra civile dai drammi immensi, dove dopo cinquant’anni di distanza si risentì parlare di pulizia etnica e crimini contro l’umanità.
Dopo la divisione avvenuta nel 1992, la Serbia [*] fu considerata dalla FIFA erede naturale della Nazionale della Jugoslavia, ed infatti mantenne quel nome fino al 2003. Tutt’ora bomber della nazionale è Savo Milosevic, che giocò anche a Parma per un breve periodo. Nella nazionale serba hanno giocato Savicevic, Sinisa Mihajlovic, Pedrag Mijatovic e Darko Kovacevic. Oggi gioca il talento della Fiorentina Adem Ljajic e il capitano sempreverde Dejan Stankovic. Dopo la divisione la nazionale che ha fatto meglio è stata la Croazia, quarta ad Euro ’96 e poi terza ai mondiali di Francia ’98. Bomber è stato per parecchi anni Davor Suker, diventando anche capocannoniere ai mondiali francesi. Giocatori del gruppo storico sono stati Robert Prosinescky, Goran Vlaovic, Alen Boksic e Mario Stanic. A dettare i tempi poi c’era il talento di Zvonimir Boban. La Slovenia può schierare a centrocampo la fantasia di Ilicic, in Italia a Palermo, e in porta la sicurezza di Handanovic dell’Udinese. C’è poi la Macedonia di Goran Pandev e la Bosnia-Erzegovina, che schiera in attacco la punta del City di Mancini Edin Dzeko e a centrocampo i due “romani” Pjanic e Lulic. Il Montenegro di Vucinic e Jovetic è invece la nazionale più giovane, nata nel 2006.
Oggi a mettere questi nomi tutti insieme fa impressione. Ideologie etniche invece hanno ridotto a brandelli una nazione, un territorio e una squadra di calcio. Quella che, ancora oggi e forse più che nel passato, sarebbe stata il “Brasile d’Europa”.
Nel 1960 si gioca la prima edizione dei campionati europei. La Jugoslavia arriva in finale contro l’URSS (altra nazione che conoscerà divisioni epocali) perdendo 2-1, e nel 1962 ai mondiali in Cile si ferma in semifinale. Di quel primo gruppo erano soprattutto attaccanti e registi a farla da padrone: Dragan Džajić, Milan Galić attaccante che vinse l’Oro alle Olimpiadi di Roma nel 1960 chiudendo da capocannoniere, e il regista Ivica Osim, che poi divenne l’ultimo allenatore della Jugoslavia unita. Nel 1976 la Jugoslavia giocò in casa gli europei chiudendo al quarto posto. Dopo quell’edizione la nuova generazione non portò grandi talenti in campo, e la nazionale conobbe un periodo nerissimo non riuscendo addirittura a qualificarsi per i mondiali nel 1978 e ai successivi europei. Gli anni Ottanta furono un periodo di rifondazione calcistica dove però cominciarono a crescere campioni indiscussi. A livello di club la nuova generazione si impose con la Stella Rossa di Belgrado, che a metà decennio era uno squadrone quasi interamente composto da giocatori jugoslavi, che sbocciarono nella nazionale dei mondiali di Italia ’90. In quell’edizione la Jugoslavia presentò in campo un gruppo di giovani terribili: Robert Prosinecki, Dejan Savicevic, Alen Boksic, Davor Suker, Dragan Stojković (che con l’Olympique Marsiglia vinse la Coppa Campioni contro il Milan). Venne eliminata solo ai calci di rigori dall’Argentina di Maradona campione del mondo, che poi perse in finale. Le basi per una squadra formidabile erano state poste, e campioni ne sarebbero arrivati altri. Ma nell’estate del 1991 leader politici cominciarono a tuonare dichiarazioni di indipendenza che portarono ad una guerra civile dai drammi immensi, dove dopo cinquant’anni di distanza si risentì parlare di pulizia etnica e crimini contro l’umanità.
Dopo la divisione avvenuta nel 1992, la Serbia [*] fu considerata dalla FIFA erede naturale della Nazionale della Jugoslavia, ed infatti mantenne quel nome fino al 2003. Tutt’ora bomber della nazionale è Savo Milosevic, che giocò anche a Parma per un breve periodo. Nella nazionale serba hanno giocato Savicevic, Sinisa Mihajlovic, Pedrag Mijatovic e Darko Kovacevic. Oggi gioca il talento della Fiorentina Adem Ljajic e il capitano sempreverde Dejan Stankovic. Dopo la divisione la nazionale che ha fatto meglio è stata la Croazia, quarta ad Euro ’96 e poi terza ai mondiali di Francia ’98. Bomber è stato per parecchi anni Davor Suker, diventando anche capocannoniere ai mondiali francesi. Giocatori del gruppo storico sono stati Robert Prosinescky, Goran Vlaovic, Alen Boksic e Mario Stanic. A dettare i tempi poi c’era il talento di Zvonimir Boban. La Slovenia può schierare a centrocampo la fantasia di Ilicic, in Italia a Palermo, e in porta la sicurezza di Handanovic dell’Udinese. C’è poi la Macedonia di Goran Pandev e la Bosnia-Erzegovina, che schiera in attacco la punta del City di Mancini Edin Dzeko e a centrocampo i due “romani” Pjanic e Lulic. Il Montenegro di Vucinic e Jovetic è invece la nazionale più giovane, nata nel 2006.
Oggi a mettere questi nomi tutti insieme fa impressione. Ideologie etniche invece hanno ridotto a brandelli una nazione, un territorio e una squadra di calcio. Quella che, ancora oggi e forse più che nel passato, sarebbe stata il “Brasile d’Europa”.
(Alberto Lucchini)
[*] In realtà il riferimento è alla federazione tra Serbia e Montenegro (ndCNJ).
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