Sette anni fa moriva Sergio Endrigo

Nell'anniversario della morte del grande Sergio Endrigo, il cantautore nato a Pola nel 1933, vogliamo ricordarlo con le sue canzoni più "jugoslave".


La famiglia di Endrigo aveva optato per l'emigrazione in Italia nel 1947, in base a quanto previsto dal Trattato di Pace (1). Da poeta quale poi divenne, Endrigo seppe tramutare le memorie lontane della sua infanzia nella nostalgia struggente della canzone "1947", dedicata alla sua città natale; ma da amico della pace e della fratellanza fra i popoli (2), e particolarmente amico dei popoli della Jugoslavia, egli continuò a frequentare quelle terre, anche quando era all'apice della sua carriera, partecipando tra l'altro al festival della Canzone di Spalato, e con innumerevoli apparizioni televisive e radiofoniche sui canali jugoslavi. 

Fu amico personale di Arsen Dedić, grande cantante dell'altra sponda adriatica, e con Ivan Pavičevac (3) imparò a pronunciare correttamente i testi in lingua serbocroata delle canzoni che presentava al pubblico jugoslavo.

Da vivo, Endrigo non si definiva "esule". E non si sarebbe mai prestato a quelle strumentalizzazioni di grande squallore sulla sua vicenda personale, iniziate solo di recente da settori revanscisti-irredentisti istriano-dalmati. Le speculazioni su "Endrigo esule" sono possibili solo post-mortem poiché in vita Endrigo fu piuttosto un internazionalista, un antifascista, tra l'altro militante del Partito Comunista Italiano (4), e di sicuro non le avrebbe mai gradite, tantomeno alimentate! Esse sono solamente il segno del cinismo dei tempi in cui viviamo: per un ventennio prima della sua morte, Endrigo era stato quasi dimenticato e pressoché espulso dai palcoscenici "che contano"; dopo la sua morte, qualcuno se ne approfitta perché lui, Endrigo, non può più parlare.

Ma al suo posto parlano le sue canzoni, che vi proponiamo di seguito.

(a cura di I. Slavo per JUGOINFO)

(1) TRATTATO DI PACE CON L’ITALIA (10 FEBBRAIO 1947):
Il testo originale in inglese completo anche degli allegati dal VI al XVII si può scaricare qui:
(2) Fu legato a Cuba - tanto da creare una canzone sui versi della "Rosa bianca" di José Martì - e più in generale all'America Latina.
(3) Pavičevac è attualmente presidente del Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia - onlus.
(4) Sul tema si veda ad esempio:
Il ricordo di Aldo Garzia su Liberazione del 9 settembre 2005
Il ricordo di Leoncarlo Settimelli su l'Unità dell'8 settembre 2005

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Arsen Dedić i Sergio Endrigo - Spletka pjesama

Sergio Endrigo - Više te volim (1970)

Sergio Endrigo - Kud plovi ovaj brod (1970)

Kemal Monteno i Arsen Dedić - Kud Plovi Ovaj Brod
(il ricordo commosso di Sergio Endrigo da parte dei grandi cantanti jugoslavi Kemal Monteno e Arsen Dedić)


... e ancora:

Sergio Endrigo - La ballata dell'ex
[sul tradimento della Resistenza antifascista]

Sergio Endrigo e Max Manfredi - Il tango rosso

Il sito ufficiale del cantante, creato poco prima della sua morte:

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Da quella volta 
non l'ho rivista più, 
cosa sarà 
della mia città. 

Ho visto il mondo 
e mi domando se 
sarei lo stesso 
se fossi ancora là. 

Non so perché 
stasera penso a te, 
strada fiorita 
della gioventù. 

Come vorrei 
essere un albero, che sa 
dove nasce 
e dove morirà. 

È troppo tardi 
per ritornare ormai, 
nessuno più 
mi riconoscerà. 

La sera è un sogno 
che non si avvera mai, 
essere un altro 
e, invece, sono io. 

Da quella volta 
non ti ho trovato più, 
strada fiorita 
della gioventù. 

Come vorrei 
essere un albero, che sa 
dove nasce 
e dove morirà. 

Come vorrei 
essere un albero, che sa 
dove nasce 
e dove morirà!

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Sergio Endrigo - Ljubica (1971)

Je m' promenais par les Balkans,
De Sarajevo a' Dieu sais ou',
Au milieu d' brumeux palais
Pleins de memoires.
Les boulevards deja' jaunis,
L'hiver se glisse dans mon coeur
Et soudain, sans y songer,
J'ai rencontre' la joie.

Oh, ljepa Ljubica, Ljubica,
Avec tes dix-sept ans
Sur la bouche et tes cheveux,
Odeur de mer et du printemps.
Ljubica, Ljubica,
Ton beau rire dans ta gorge
Est comme un fleuve qui vient a' moi.

Tu dessines mon visage,
Me touchant du bout du doigt,
Tu dis q' ton coeur 
E trop petit pour moi,
Dans la chambre liberty, 
Les rideaux deja' tires,
Ton parfum sur l'oreiller,
Tu peux me croire, j'etais content.

Oh, moja Ljubica, Ljubica,
J'oublie tout mon passe',
Le present, ca m' fait du mal,
Si je pense au lendemain.
Ljubica, Ljubica,
Tu me donnes a' pleines mains
L'illusion d'avoir vingt ans...

C'etait pareil a' la chanson
Que tue les reves au petit jour,
Le soleil fait un p'tit tour
Et fit le soir,
Le train noir qui te prendra
Dernier sourire dans la fumee,
Nous crions: ''on se verra'',
Mais nul n'y croit, ni toi, ni moi.

Souviens toi, Ljubica, Ljubica
Et moi j'essais de rire,
Puis je perds au premier bar
L'illusion d'avoir vingt ans...

Oh, moja Ljubica, Ljubica,
Sur ta bouche et dans ton corps 
Odeur de mer et du printemps.

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In tutti i miei pensieri
di sempre o nati ieri,
insiste.
Uno che ha voglia di cantare,
come un valzer che ti fa girare
la testa.
Come una musica ostinata,
sentita e mai scordata,
Trieste.
Un vento all'improvviso,
che ti bacia forte il viso,
Trieste.
Mare e cielo senza fondo,
ombelico del mio mondo,
Trieste.
Una nave impavesata
di bianco col celeste,
Trieste.
Una rosa in un bicchiere,
due gerani al davanzale,
Trieste floreale.
Canzoni antiche da osteria,
di vino, donne e nostalgia,
Trieste mia .
Foto di gruppo a Miramare
in divisa da marina,
Trieste in cartolina
e i tuoi vecchi in riva al mare,
una sirena per sognare, 
Trieste.
Trieste valzerina,
allegra e boreale,
Trieste imperiale,
favorita del sultano
e dell'imperatore,
Trieste, l'amore.

Come una donna non trovata,
perduta e poi cercata,
Trieste ritrovata,
tricolore a primavera,
bandiera di frontiera,
Trieste bersagliera.
Speranza rifiorita
e subito tradita,
Trieste ferita.
Romana e repubblicana,
vendi cara la sottana,
se devi essere italiana.

Allegra e valzerina,
Trieste imperiale,
favorita del sultano
e dell'imperatore,
Trieste, l'amore.

Speranza rifiorita
e subito tradita,
Trieste ferita.