Succede in Croazia
1) Governo revoca contratti dipendenti pubblici (17/9)
2) La Chiesa esige 35 milioni di euro (1/10)
3) Bob Dylan ricorda lo sterminio ustascia e la pulizia etnica di Krajine e Slavonia Occidentale (1/10)
=== 1 ===
Croazia, governo revoca contratti dipendenti pubblici
Dopo il fallimento dei negoziati con i sindacati, il governo croato ha oggi unilateralmente revocato il contratto collettivo del lavoro per circa 180 mila dipendenti pubblici, aprendo la strada a tagli e risparmi necessari per mantenere la stabilità delle finanze pubbliche e di conseguenza il rating creditizio del Paese. Lo ha riferito il governo presieduto dal socialdemocratico Zoran Milanovic in un comunicato diffuso oggi a Zagabria.
A un referendum sindacale conclusosi ieri, il 90 per cento dei lavoratori nel settore pubblico (insegnanti, docenti universitari, medici, personale ospedaliero, operatori culturali) ha respinto l'offerta del governo di mantenere i salari base e tutti i posti di lavoro, ma di rinunciare alla tredicesima e a una serie di vari altri benefici che avrebbero ridotto i le loro buste paga del circa 10-15 per cento. La proposta era stata invece accettata tre mesi fa dai sindacati dei dipendenti statali (polizia, esercito, dogana, amministrazione pubblica) ed è già in vigore.
La rinuncia unilaterale a un contratto di lavoro nel settore pubblico è inaudita, e fino ad oggi impensabile, in Croazia, ma il governo sostiene di non aver avuto alta scelta. In passato, se le parti sociali non avessero riuscito a giungere a un accordo, i vecchi contratti, seppur formalmente scaduti, restavano in vigore indefinitamente. A fine anno il governo tenterà di rinegoziare i contratti, e in caso di fallimento, come è stato annunciato, ridurrà gli stipendi per risparmiare circa 100 milioni di euro e chiudere l'anno senza manovre finanziarie.
Negli ultimi mesi il tenore di vita in Croazia ha visto una notevole flessione dopo l'aumento dell'Iva (dal 23 al 25 per cento), dell'elettricità e del gas (del 20 per cento) e dei prezzi della benzina. Ad agosto, l'inflazione su base annuale ha raggiunto il 5 per cento, la crescita più forte dal 2009. Ora si teme una altro ciclo di carovita dovuto alla crescita dei prezzi dei generi alimentari a causa della devastante siccità che quest'anno ha colpito l'agricoltura del Paese e dei costi del riscaldamento.
(fonte AnsaMed 17 settembre 2012)
Dopo il fallimento dei negoziati con i sindacati, il governo croato ha oggi unilateralmente revocato il contratto collettivo del lavoro per circa 180 mila dipendenti pubblici, aprendo la strada a tagli e risparmi necessari per mantenere la stabilità delle finanze pubbliche e di conseguenza il rating creditizio del Paese. Lo ha riferito il governo presieduto dal socialdemocratico Zoran Milanovic in un comunicato diffuso oggi a Zagabria.
A un referendum sindacale conclusosi ieri, il 90 per cento dei lavoratori nel settore pubblico (insegnanti, docenti universitari, medici, personale ospedaliero, operatori culturali) ha respinto l'offerta del governo di mantenere i salari base e tutti i posti di lavoro, ma di rinunciare alla tredicesima e a una serie di vari altri benefici che avrebbero ridotto i le loro buste paga del circa 10-15 per cento. La proposta era stata invece accettata tre mesi fa dai sindacati dei dipendenti statali (polizia, esercito, dogana, amministrazione pubblica) ed è già in vigore.
La rinuncia unilaterale a un contratto di lavoro nel settore pubblico è inaudita, e fino ad oggi impensabile, in Croazia, ma il governo sostiene di non aver avuto alta scelta. In passato, se le parti sociali non avessero riuscito a giungere a un accordo, i vecchi contratti, seppur formalmente scaduti, restavano in vigore indefinitamente. A fine anno il governo tenterà di rinegoziare i contratti, e in caso di fallimento, come è stato annunciato, ridurrà gli stipendi per risparmiare circa 100 milioni di euro e chiudere l'anno senza manovre finanziarie.
Negli ultimi mesi il tenore di vita in Croazia ha visto una notevole flessione dopo l'aumento dell'Iva (dal 23 al 25 per cento), dell'elettricità e del gas (del 20 per cento) e dei prezzi della benzina. Ad agosto, l'inflazione su base annuale ha raggiunto il 5 per cento, la crescita più forte dal 2009. Ora si teme una altro ciclo di carovita dovuto alla crescita dei prezzi dei generi alimentari a causa della devastante siccità che quest'anno ha colpito l'agricoltura del Paese e dei costi del riscaldamento.
(fonte AnsaMed 17 settembre 2012)
=== 2 ===
La Chiesa esige 35 milioni dalla Croazia
Mauro Manzin
da Il Piccolo del 1 ottobre 2012
da Il Piccolo del 1 ottobre 2012
La Chiesa cattolica croata presenta il conto al governo di Zagabria. Un credito di 35 milioni di euro di cui ora chiede il saldo. E lo ha fatto in modo esplicito durante un incontro con il ministro delle Finanze Slavko Linic. Poche parole ma incisive: «La Chiesa vanta un debito nei confronti dello Stato croato, vogliamo i nostri 35 milioni di euro». Il contenzioso risale agli inizi dello scorso decennio a causa di alcune interpretazioni discordanti tra le parti relativamente ai finanziamenti dello Stato croato alla Chiesa. Alla fine la Croazia ha riconosciuto l’esistenza del debito a favore della Chiesa e questa ha rinunciato agli interessi di mora.
La soluzione definitiva del problema si è trascinata per anni, ma ora le autorità ecclesiali hanno presentato il conto. Perché proprio adesso Kaptol (la collina su cui sorge la cattedrale di Zagabria) chiede la liquidazione del debito? La crisi economica è globale e quindi tocca anche le finanze della Chiesa in Croazia. La quale, peraltro, deve sopportare le spese milionarie accese per la ristrutturazione della sede dell’arcidiocesi della capitale, spese che sono state oggetto di pesanti critiche da parte degli stessi fedeli di Santa romana ecclesia del Paese ex jugoslavo, e poi ci sono da ripianare i conti relativi alla recente visita di Papa Benedetto XVI in Croazia. Ma c’è di più.
Il prossimo mese di novembre il premier croato Zoran Milanovic (centrosinistra) sarà ricevuto in udienza dal Pontefice a Roma ed è chiaro che presentarsi al Santo Padre, o meglio, al segretario di Stato cardinale Tarciso Bertone, senza aver prima staccato l’assegno a favore dell’arcidiocesi di Zagabria, sarebbe alquanto imbarazzante. Il governo, come era da aspettarsi, ha espresso la volontà di ripagare il proprio debito e le modalità del pagamento saranno discusse in una prossima riunione tra le parti. Il ministro Linic e il capo della tesoreria di Stato, Miljenko Ficor hanno però spiegato al presidente della Conferenza episcopale croata, monsignor Marin Srakic e al cardinale Josip Božanic che la situazione delle casse dello Stato croato è tragica. In effetti la Chiesa dal 2009 a oggi, sempre a causa della crisi, ha rinunciato a 7 milioni di euro all’anno sui 43 milioni che lo Stato sempre annualmente deve versare nelle casse ecclesiali in base agli accordi vigenti tra Stato croato e Chiesa (leggi Vaticano). Un altro tema scottante, questo, che sarà sul tavolo della discussione tra Milanovic e Bertone. Un tavolo che vedrà quale convitato di pietra la questione del monastero di Daila in Istria.
La soluzione definitiva del problema si è trascinata per anni, ma ora le autorità ecclesiali hanno presentato il conto. Perché proprio adesso Kaptol (la collina su cui sorge la cattedrale di Zagabria) chiede la liquidazione del debito? La crisi economica è globale e quindi tocca anche le finanze della Chiesa in Croazia. La quale, peraltro, deve sopportare le spese milionarie accese per la ristrutturazione della sede dell’arcidiocesi della capitale, spese che sono state oggetto di pesanti critiche da parte degli stessi fedeli di Santa romana ecclesia del Paese ex jugoslavo, e poi ci sono da ripianare i conti relativi alla recente visita di Papa Benedetto XVI in Croazia. Ma c’è di più.
Il prossimo mese di novembre il premier croato Zoran Milanovic (centrosinistra) sarà ricevuto in udienza dal Pontefice a Roma ed è chiaro che presentarsi al Santo Padre, o meglio, al segretario di Stato cardinale Tarciso Bertone, senza aver prima staccato l’assegno a favore dell’arcidiocesi di Zagabria, sarebbe alquanto imbarazzante. Il governo, come era da aspettarsi, ha espresso la volontà di ripagare il proprio debito e le modalità del pagamento saranno discusse in una prossima riunione tra le parti. Il ministro Linic e il capo della tesoreria di Stato, Miljenko Ficor hanno però spiegato al presidente della Conferenza episcopale croata, monsignor Marin Srakic e al cardinale Josip Božanic che la situazione delle casse dello Stato croato è tragica. In effetti la Chiesa dal 2009 a oggi, sempre a causa della crisi, ha rinunciato a 7 milioni di euro all’anno sui 43 milioni che lo Stato sempre annualmente deve versare nelle casse ecclesiali in base agli accordi vigenti tra Stato croato e Chiesa (leggi Vaticano). Un altro tema scottante, questo, che sarà sul tavolo della discussione tra Milanovic e Bertone. Un tavolo che vedrà quale convitato di pietra la questione del monastero di Daila in Istria.
=== 3 ===
Zagabria offesa “scomunica” Bob Dylan
Stefano Giantin
da Il Piccolo del 1 ottobre 2012
Saranno state forse parole poco ponderate, trasportate come da un soffio di vento a migliaia di chilometri di distanza. Sono volate rapidamente sopra l’Oceano, dagli Usa alla Croazia, aprendo un “casus belli” che sta facendo discutere. Il “colpevole”, uno dei più grandi cantautori americani, Bob Dylan. La “vittima”, un’intera nazione, la Croazia.
La vicenda prende il via con l’uscita nelle edicole, il 27 settembre, dell’edizione Usa del mensile “Rolling Stone”, la bibbia della musica americana. In copertina, un primo piano di Dylan. Una foto che annuncia un’intervista esclusiva, in cui il cantante parla di tutto, a ruota libera. Riferimenti all’ultimo disco, “Tempest”, elucubrazioni sul potere delle note, espressioni di rimpianto per «i più semplici» anni Cinquanta, l’amore fraterno per Bruce Springsteen. E poi, da pagina 48, l’inizio di una tortuosa divagazione storica.
Dylan parte dalla Guerra civile, «quattro anni di saccheggi e omicidi alla maniera americana», per arrivare al tema della schiavitù, che ancora oggi avrebbe un’influenza pesante sulla società Usa. C’è ancora gente che si odia «per il differente colore della pelle», spiega il cantante. Che sale poi di tono. «I neri – si legge nell’intervista – sanno che alcuni bianchi non avrebbero voluto abbandonare la schiavitù». «Se uno ha del sangue schiavista o del Ku Klux Klan, i neri lo sentono», ha poi assicurato Dylan. Come i neri, anche gli «ebrei percepiscono il sangue nazista», ha aggiunto il cantante.
Ma non è solo un fatto circoscritto a neri ed ebrei. Pure «i serbi possono avvertire il sangue croato», ha assicurato Dylan, senza specificare a che cosa esattamente si riferisse, se ai crimini compiuti dal regime ustascia o ad altri fatti. Comunque possa venir letto il paragone tra croati, nazisti e Ku Klux Klan, il Paese balcanico non l’ha presa bene. Il famoso cantante croato Miso Kovac si è chiesto perché Dylan «deve filosofeggiare su fatti che non conosce». «Non sei una leggenda, Elvis Presley lo era», lo ha poi attaccato.
Radio Split ha invece replicato all’infelice uscita del cantautore cancellando dalla sua programmazione il singolo “Duquesne Whistle”, come ha annunciato la stampa nazionale. Per ora, da Oltreoceano, Dylan non ha reagito alla protesta registrata in Croazia. Ma di certo, se non arriveranno le scuse, difficile aspettarsi un bis del grande concerto di Bob a Zagabria, due anni fa.
da Il Piccolo del 1 ottobre 2012
Saranno state forse parole poco ponderate, trasportate come da un soffio di vento a migliaia di chilometri di distanza. Sono volate rapidamente sopra l’Oceano, dagli Usa alla Croazia, aprendo un “casus belli” che sta facendo discutere. Il “colpevole”, uno dei più grandi cantautori americani, Bob Dylan. La “vittima”, un’intera nazione, la Croazia.
La vicenda prende il via con l’uscita nelle edicole, il 27 settembre, dell’edizione Usa del mensile “Rolling Stone”, la bibbia della musica americana. In copertina, un primo piano di Dylan. Una foto che annuncia un’intervista esclusiva, in cui il cantante parla di tutto, a ruota libera. Riferimenti all’ultimo disco, “Tempest”, elucubrazioni sul potere delle note, espressioni di rimpianto per «i più semplici» anni Cinquanta, l’amore fraterno per Bruce Springsteen. E poi, da pagina 48, l’inizio di una tortuosa divagazione storica.
Dylan parte dalla Guerra civile, «quattro anni di saccheggi e omicidi alla maniera americana», per arrivare al tema della schiavitù, che ancora oggi avrebbe un’influenza pesante sulla società Usa. C’è ancora gente che si odia «per il differente colore della pelle», spiega il cantante. Che sale poi di tono. «I neri – si legge nell’intervista – sanno che alcuni bianchi non avrebbero voluto abbandonare la schiavitù». «Se uno ha del sangue schiavista o del Ku Klux Klan, i neri lo sentono», ha poi assicurato Dylan. Come i neri, anche gli «ebrei percepiscono il sangue nazista», ha aggiunto il cantante.
Ma non è solo un fatto circoscritto a neri ed ebrei. Pure «i serbi possono avvertire il sangue croato», ha assicurato Dylan, senza specificare a che cosa esattamente si riferisse, se ai crimini compiuti dal regime ustascia o ad altri fatti. Comunque possa venir letto il paragone tra croati, nazisti e Ku Klux Klan, il Paese balcanico non l’ha presa bene. Il famoso cantante croato Miso Kovac si è chiesto perché Dylan «deve filosofeggiare su fatti che non conosce». «Non sei una leggenda, Elvis Presley lo era», lo ha poi attaccato.
Radio Split ha invece replicato all’infelice uscita del cantautore cancellando dalla sua programmazione il singolo “Duquesne Whistle”, come ha annunciato la stampa nazionale. Per ora, da Oltreoceano, Dylan non ha reagito alla protesta registrata in Croazia. Ma di certo, se non arriveranno le scuse, difficile aspettarsi un bis del grande concerto di Bob a Zagabria, due anni fa.