Nobel un corno

Nell'articolo che segue, Vladimiro Giacché giustamente stigmatizza la paradossale assegnazione del Premio Nobel per la Pace 2012 alla Unione Europea (sic). Premio che, peraltro, negli ultimi anni è stato assegnato a cani e porci ed è pertanto oramai del tutto screditato. 
Va aggiunto a quanto scrive Giacché che la responsabilità europea nello sfascio e nella carneficina jugoslava è proprio alla radice della vicenda, ed è ancora più grave: 
<< "L’accordo di Maastricht viene siglato pochi giorni prima che la Germania, violando le regole del gioco, imponga ai suoi partner il riconoscimento accelerato di Slovenia e Croazia. (...) La riunione decisiva si svolge a Bruxelles nella notte del 13 dicembre 1991, cioè due giorni dopo la firma del Trattato. Genscher annuncia che la Germania riconoscerà in ogni caso entro Natale Slovenia e Croazia, come annunciato pubblicamente da Kohl qualche giorno prima. Avendo partecipato a quella riunione, ricordo che la mia impressione è che francesi e tedeschi siano d’accordo a essere in disaccordo. Genscher e Dumas fanno il gioco delle parti, ma in realtà i francesi non hanno nessuna intenzione di bloccare i tedeschi. Devono mantenere una posizione di facciata (...) Van den Broek, presidente di turno, e io a nome dell’Italia cerchiamo di rabberciare una posizione comune, per evitare che l’Europa alla prima grande prova si spacchi. E ci riusciamo (...) rinviando di quattro settimane il riconoscimento europeo di Slovenia e Croazia (...) Che cosa sarebbe successo infatti, in caso di disaccordo? La Germania, il Belgio, la Danimarca e forse l’Italia avrebbero riconosciuto le due repubbliche, mentre gli altri sarebbero rimasti alla finestra, sancendo una spaccatura verticale fra i Dodici e permettendo alle varie parti ex jugoslave di giocarci gli uni contro gli altri. Maastricht sarebbe morto a due giorni dalla nascita." (Gianni De Michelis, La vera storia di Maastricht, in Limes n.3/1996). Il documento UE numero 1342, seconda parte, del 6/11/1992 indica al di là di ogni dubbio che a Maastricht l'unità europea era stata raggiunta proprio a scapito della Jugoslavia >>, in base al ricatto tedesco. 
Detto in maniera ancora più chiara: la Germania esplicitamente impose a Maastricht il riconoscimento della "indipendenza" slovena e croata come condizione per la sua rinuncia al marco ovvero per la trasformazione del marco tedesco in moneta unica continentale. 

(a cura di Andrea Martocchia. Sul tema di UE e Jugoslavia si rilegga anche l'intero articolo:
Nessuna Europa senza la Jugoslavia - articolo apparso su Marx21 / L'Ernesto n.3-4/2011

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Un premio per l’Unione che dimentica l’ex-Jugoslavia

Pubblicato da: Vladimiro Giacchè il 12 ottobre 2012 alle 01:52


Qualcuno, leggendo le notizie di agenzia sull’assegnazione del Premio Nobel per la Pace, deve aver pensato a un pesce d’aprile fuori stagione. Ma la notizia era vera: quest’anno il Premio Nobel per la Pace è stato assegnato all’Unione Europea.

Con questa motivazione: il ruolo giocato per oltre 6 decenni per la pace e la riconciliazione in Europa tra paesi che avevano combattuto le più sanguinose guerre tra loro. I più critici lo interpreteranno come un premio alla memoria, visto lo stato di progressiva disgregazione dell’Unione, a cominciare dall’Eurozona. Più probabilmente, si tratta di un premio d’incoraggiamento, viste le tensioni crescenti tra paesi europei. Come dire: cercatevi di comportarvi bene anche in futuro. Certo che parlare oggi di “fraternità tra le nazioni” a proposito dell’Unione Europea suona un po’ ironico.

Inteso come premio d’incoraggiamento, quello di quest’anno si porrebbe in continuità con il Nobel per la Pace attribuito anni fa – nella sorpresa generale – a Barack Obama. In quel caso, però, non funzionò molto bene: infatti il presidente degli Stati Uniti pochi mesi dopo l’assegnazione del premio pensò bene di raddoppiare gli effettivi dell’esercito statunitense in Afghanistan.

Ma al di là delle intenzioni c’è qualcos’altro, in questo premio, che lascia perplessi. Qualcosa che ha a che fare sia con la storia che con la geografia. In effetti, è difficile dimenticare le guerre sanguinose che hanno devastato negli anni Novanta la ex-Jugoslavia, paese – salvo errore – a tutti gli effetti europeo. E il fatto che l’Unione Europea giocò un ruolo tutt’altro che positivo in quella vicenda. Prima, col riconoscimento tedesco dell’autonomia della Croazia, che diede un contributo decisivo alla disgregazione della Jugoslavia e all’esplosione della polveriera balcanica. Poi, con le ripetute divisioni tra paesi europei nel corso delle trattative di pace (vedi Rambouillet). Infine, con i bombardamenti NATO (perdipiù in assenza di autorizzazione Onu), effettuati soprattutto su obiettivi civili, a Belgrado e in altre città.

Di tutto questo, nelle motivazioni del premio, ovviamente non c’è traccia.

Si salutano invece come aspetti positivi la prossima ammissione della Croazia nell’Unione, l’apertura di negoziati col Montenegro, e la concessione dello status di candidata all’ammissione per la Serbia, ritenendo che tutto ciò “rafforzi il processo di riconciliazione nei Balcani”. Processo che a dire il vero, sinora, in Kosovo e altrove, ben difficilmente può essere considerato un caso di successo. Ma a Oslo, evidentemente, la pensano in modo diverso.