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STRATEGIA DELLA TENSIONE IN ISTRIA: LA STRAGE DI VERGAROLLA
di Claudia Cernigoi - settembre 2013
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LETTERA DELLA REDAZIONE A “IL PICCOLO”, 16 SETTEMBRE 2013:
Scriviamo in merito alle lettere pubblicate su “Il Piccolo” del 12 settembre scorso riguardanti la Conferenza Stampa che la nostra Redazione ha organizzato il 7 settembre a Trieste, per presentare il saggio recentemente apparso sul nostro sito internet intitolato “Strategia della tensione in Istria. La strage di Vergarolla”, alla presenza dell’autrice Claudia Cernigoi e della storica Alessandra Kersevan.
Non ci soffermiamo sull’intervento di Gianclaudio de Angelini che ha definito le nostre collaboratrici “famigerato duo negazionista Kersevan-Cernigoi”, espressione sulla quale le dirette interessate valuteranno se agire a termini di legge. Riteniamo più interessante la lettera di Renzo de’ Vidovich, presidente dell’Associazione dalmati italiani nel mondo delegazione di Trieste, che dopo avere definito Kersevan e Cernigoi “due note sostenitrici della propaganda titina”, usando un frasario che sembra riesumato pari pari dagli anni ’40, ha citato un articolo pubblicato nel giornale da lui diretto (“Il Dalmata”) in cui sono nominati alcuni presunti responsabili della strage di Vergarolla. È molto interessante quella citazione di de’ Vidovich, perché a pag. 64 del libro Top Secret, indicato come fonte, non si fa parola né dell’808° Battaglione di Controspionaggio da lui nominato (che, come spiegato nell’articolo di C. Cernigoi, dipendeva dal SIM, ma non faceva parte dei Carabinieri, benché molti agenti ed ufficiali fossero carabinieri, ed oltretutto, secondo il ricercatore Giuseppe Casarrubea, tale organismo sarebbe stato tra quelli controllati da James Jesus Angleton, il dirigente dell’OSS, poi CIA), né tantomeno vi sono riportati i nomi dei presunti responsabili trascritti da de’ Vidovich, i quali peraltro non sono menzionati in alcuna pagina di quel libro, a giudicare dall’Indice dei nomi.
Dunque, de’ Vidovich non può avere letto in Top Secret quanto ha scritto nella sua lettera. Le domande che si pongono allora sono: qual è la sua vera fonte? e perché non la cita correttamente?
Riteniamo peraltro che queste due lettere pubblicate da “Il Piccolo” – l’una inaccettabile per toni e per l’assenza di contenuti di merito, l’altra dai contenuti quantomeno strani, come testé spiegato – , così come il lungo articolo di Paolo Radivo, ripreso da “L’Arena di Pola”, eludano completamente le questioni poste dalle nostre collaboratrici in Conferenza Stampa. Questo è probabilmente anche la conseguenza della carenza di informazione da parte del vostro giornale, che nella cronaca di lunedì 9 settembre (a firma Ugo Salvini) non ha evidenziato quello che era l’oggetto della conferenza stampa (l’articolo su Vergarolla pubblicato nel nostro sito), preferendo presentare l’iniziativa - della quale esiste registrazione audio – come una mera polemica con la presidente Serracchiani, mentre le relatrici avevano subito chiarito che lo scopo dello studio non era fare un attacco politico a Serracchiani ma piuttosto fare un chiarimento storiografico su di una tragedia che viene ancora oggi strumentalizzata a scopi politici: tale intento ha evidentemente messo in agitazione i sostenitori di “verità conclamate” mai dimostrate che sembrano ispirarsi al goebbelsiano “ripeti cento volte una menzogna e diventerà una verità”.
Non ci soffermiamo sull’intervento di Gianclaudio de Angelini che ha definito le nostre collaboratrici “famigerato duo negazionista Kersevan-Cernigoi”, espressione sulla quale le dirette interessate valuteranno se agire a termini di legge. Riteniamo più interessante la lettera di Renzo de’ Vidovich, presidente dell’Associazione dalmati italiani nel mondo delegazione di Trieste, che dopo avere definito Kersevan e Cernigoi “due note sostenitrici della propaganda titina”, usando un frasario che sembra riesumato pari pari dagli anni ’40, ha citato un articolo pubblicato nel giornale da lui diretto (“Il Dalmata”) in cui sono nominati alcuni presunti responsabili della strage di Vergarolla. È molto interessante quella citazione di de’ Vidovich, perché a pag. 64 del libro Top Secret, indicato come fonte, non si fa parola né dell’808° Battaglione di Controspionaggio da lui nominato (che, come spiegato nell’articolo di C. Cernigoi, dipendeva dal SIM, ma non faceva parte dei Carabinieri, benché molti agenti ed ufficiali fossero carabinieri, ed oltretutto, secondo il ricercatore Giuseppe Casarrubea, tale organismo sarebbe stato tra quelli controllati da James Jesus Angleton, il dirigente dell’OSS, poi CIA), né tantomeno vi sono riportati i nomi dei presunti responsabili trascritti da de’ Vidovich, i quali peraltro non sono menzionati in alcuna pagina di quel libro, a giudicare dall’Indice dei nomi.
Dunque, de’ Vidovich non può avere letto in Top Secret quanto ha scritto nella sua lettera. Le domande che si pongono allora sono: qual è la sua vera fonte? e perché non la cita correttamente?
Riteniamo peraltro che queste due lettere pubblicate da “Il Piccolo” – l’una inaccettabile per toni e per l’assenza di contenuti di merito, l’altra dai contenuti quantomeno strani, come testé spiegato – , così come il lungo articolo di Paolo Radivo, ripreso da “L’Arena di Pola”, eludano completamente le questioni poste dalle nostre collaboratrici in Conferenza Stampa. Questo è probabilmente anche la conseguenza della carenza di informazione da parte del vostro giornale, che nella cronaca di lunedì 9 settembre (a firma Ugo Salvini) non ha evidenziato quello che era l’oggetto della conferenza stampa (l’articolo su Vergarolla pubblicato nel nostro sito), preferendo presentare l’iniziativa - della quale esiste registrazione audio – come una mera polemica con la presidente Serracchiani, mentre le relatrici avevano subito chiarito che lo scopo dello studio non era fare un attacco politico a Serracchiani ma piuttosto fare un chiarimento storiografico su di una tragedia che viene ancora oggi strumentalizzata a scopi politici: tale intento ha evidentemente messo in agitazione i sostenitori di “verità conclamate” mai dimostrate che sembrano ispirarsi al goebbelsiano “ripeti cento volte una menzogna e diventerà una verità”.
Chiediamo pertanto al Direttore de “il Piccolo” di pubblicare questa nostra nota esplicativa, sia per diritto di replica alle lettere di cui sopra, sia ai sensi dell’art. 8 della legge n. 47 d.d. 8/2/48, in quanto nell’articolo pubblicato risultano attribuite alle due relatrici affermazioni contrarie a verità.
La Redazione del sito www.diecifebbraio.info