SABATO 16 GENNAIO 2016
GIORNATA NAZIONALE DI MOBILITAZIONE CONTRO LA GUERRA
MANIFESTAZIONI NAZIONALI a ROMA (Piazza Esquilino) e MILANO (Piazza San Babila)


Il Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia ONLUS aderisce ed invita ad aderire alle iniziative promosse nella giornata nazionale di mobilitazione indetta nel 25.mo Anniversario della aggressione occidentale e italiana contro l'Iraq, che fu momento topico dell'insanabile sfregio alla Costituzione repubblicana e prodromo di tutte le aggressioni successive, inclusa quella alla RF di Jugoslavia


1) INIZIATIVE IN TUTTA ITALIA VERSO IL 16 GENNAIO: ROVATO (BS), BOLOGNA, ROMA, TORINO, PISA...
2) TRIESTE, ROMA, MILANO... SABATO 16 GENNAIO: MOBILITAZIONE NAZIONALE CONTRO LA GUERRA
3) Il 16 gennaio le piazze gridino No alla guerra (Sergio Cararo)
4) Comunicato sul 25° Anniversario della Guerra del Golfo (Comitato promotore della campagna #NO GUERRA #NO NATO)


Vedi anche:

*** LUCIO MANISCO, DA NEW YORK PER SAMARCANDA IL 14 FEBBRAIO 1991
Un intervento del giornalista di Rai Tre che durante la Prima Guerra del Golfo per un verso godette di grande popolarità e per un altro verso suscitò furibonde polemiche a causa delle sue posizioni ritenute pregiudizialmente antiamericane e pacifiste...
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=UAqzDZggilY ***

A TUTTE LE ORGANIZZAZIONI CHE RIFIUTANO LA GUERRA,  GLI INTERVENTI MILITARI DEL GOVERNO ITALIANO, IL MERCATO DELLE ARMI (Campagna EUROSTOP, 5 dicembre 2015)

Roma 16 gennaio 2016 IN PIAZZA CONTRO LA GUERRA

SANZIONI ALLA SIRIA: LE MANI INSANGUINATE DELL'ITALIA (F. Santoianni, 25 dic 2015)
Il crimine delle sanzioni alla Siria: una catastrofe umanitaria che nessuno vi racconta mentre si spargono lacrime di coccodrillo sui profughi della guerra (alimentata anche dall’Italia) che muoiono davanti alle nostre coste...
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=eSrIjwVG5k0

La Notizia di Manlio Dinucci: 
BOTTI DI FINE ANNO: IL PIANO USA DI GUERRA NUCLEARE (29.12.2015)
LE 300 HIROSHIMA DELL’ITALIA (5.12.2015)
La potenza stimata delle nuove bombe nucleari Usa  B61-12, che stanno per essere schierate in Italia al posto delle B-61, equivale a quella di circa 300 bombe di Hiroshima 


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INIZIATIVE IN TUTTA ITALIA VERSO IL 16 GENNAIO:

*** ROVATO (BS), VENERDI' 8 GENNAIO
Assemblea NO guerra NO austerità

*** BOLOGNA, SABATO 9 GENNAIO 
ore 16.00, sala Quartiere Porto – Via dello Scalo 21
Assemblea cittadina
Prenotazioni pullman da Bologna: 349 492 5092 (Davide) - 328 66 75 326 (Letizia)

*** ROMA, MARTEDÌ 12 GENNAIO
Assemblea all'Università in preparazione della manifestazione del 16

*** TORINO, MARTEDÌ 12 GENNAIO
alle 17 presso il Campus Luigi Einaudi, Lungo Dora Siena 100, aula F3
Dibattito con Fulvio Scaglione (vicedirettore "Famiglia Cristiana"), Marco Santopadre (Contropiano.org). Introduce Piattaforma Eurostop Torino

*** PISA, MERCOLEDÌ 13 GENNAIO
alle 17:30 in Piazza XX settembre, di fronte al Comune di Pisa 
Presidio / Conferenza stampa 


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TRIESTE, sabato 16 gennaio 2016
alle ore 16 

Manifestazione in concomitanza con le manifestazioni nazionali contro le guerre di Roma e Milano


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ROMA e MILANO, 16 GENNAIO 2016 

MANIFESTIAMO CONTRO LA GUERRA E LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA PER I DIRITTI DEI POPOLI E PER LA DEMOCRAZIA

25 ANNI DI GUERRA SONO DAVVERO TROPPI ORA BASTA!

BISOGNA FINALMENTE RISPETTARE L'ARTICOLO 11 DELLA COSTITUZIONE, L'ITALIA RIPUDI LA GUERRA E LE POLITICHE NEOCOLONIALI.

ESSERE NEUTRALI NELLA GUERRA E CONTRO LA GUERRA È IL SOLO MODO DI AGIRE PER FAR FINIRE LA GUERRA 

VOGLIAMO:

- Il ritiro immediato delle truppe e l'annullamento di tutte le missioni militari italiane in scenari di guerra. La cancellazione dell'acquisto degli F35 il taglio delle spese militari la fine dello sporco commercio delle armi.

- La fine degli interventi militari, dei bombardamenti, dell'ingerenza esterna e dell'ipocrita esportazione della democrazia. Invece della concorrenza tra i bombardieri è necessario un confronto politico che porti ad un accordo tra tutti gli stati coinvolti nella guerra in Medio Oriente, Solo così si isola è sconfigge il terrorismo Isis.

- La fine della NATO che non ha più alcuna giustificazione se non in una logica perversa di guerra mondiale e in ogni caso l'uscita da essa dell'Italia.

- La fine della politica coloniale d'Israele , la restituzione dei territori occupati a un stato libero di Palestina. L'autodeterminazione per il popolo curdo.

- Accoglienza e dignità per i rifugiati e i migranti.

PIATTAFORMA SOCIALE EUROSTOP

Per adesione individuali scrivere a
eurostop.it@...



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Il 16 gennaio le piazze gridino No alla guerra

di Sergio Cararo, 3 Gennaio 2016

Il prossimo 16 gennaio, una giornata di manifestazioni a livello nazionale ricorderà l’inizio di quella che possiamo definire come “La Guerra dei Trent’anni”.  La prima Guerra del Golfo con i bombardamenti sull’Iraq del 16 gennaio 1991, indica infatti l’apertura di quel Vaso di Pandora della guerra che si manifesta ormai con una escalation di cui è difficile – e allo stesso tempo inquietante – prevedere una conclusione. 

La convocazione della giornata di mobilitazione nazionale contro la guerra si è rivelata opportuna davanti al totale e assurdo vuoto di iniziativa politica su questo terreno (a parte le manifestazioni di Napoli, Firenze, Trapani, Capo Teulada).  Di fronte ad una escalation che ogni giorno può presentare il “casus belli” scatenante,  abbiamo visto ex attivisti del movimento pacifista diventati nel frattempo ministri della difesa o altissimi responsabili della sicurezza europea; una parte della sinistra che ha letteralmente sfarfallato di fronte a quanto accadeva in Libia e Siria, ostinandosi a leggere come rivolte popolari quelle che si sono rivelate ben presto come interventi di “regime change” da parte delle potenze imperialiste; un governo italiano che gioca sul consueto doppio binario della “cautela” sul piano bellico ma su atti concreti di coinvolgimento militare nei teatri di guerra (armi all’Arabia Saudita, invio di soldati in Iraq, flotta davanti alle coste libiche, sanzioni a Siria e Russia). Era tempo dunque che un pezzo di questo paese riprendesse la parola e le piazze per riaffermare quel concetto semplice e importante che dice basta guerre, le guerre sono le vostre ma i morti sono sempre i nostri.

Alla presa di responsabilità di chi ha rotto gli indugi ed ha convocato le manifestazioni del 16 gennaio, non potevano mancare i consueti “ lamenti delle vedove”,  eterni assegnatari di mutande al resto del mondo che riescono a leggere le motivazioni della mobilitazione del 16 gennaio in modi diametralmente opposti (troppo filo russo-siriana o troppo anti russa-siriana, piattaforma troppo generica o piattaforma troppo escludente etc. etc.). Per chi ha memoria del recente passato non c’è da meravigliarsi. Meraviglia invece questo soffermarsi sulle righe e sulle sfumature piuttosto che sulla posta in gioco e l’urgenza di far entrare in campo un pezzo di società – ancora minoritario per ora – che dichiari pubblicamente il proprio No alla guerra e all’attacco alla democrazia che ne deriva in tutti i paesi coinvolti. 

La guerra del XXI Secolo oggi sta devastando la Siria, l’Iraq e la Libia, ha prodotto morti e macerie in Ucraina, prima ancora aveva devastato Jugoslavia, Cecenia, Afghanistan e l’Iraq, sollecita tensioni ricorrenti in Asia. Non sono state vissute come guerre nelle agende politiche o nell’opinione pubblica occidentali, ma paesi come la Somalia, il Sudan, le repubbliche africane sono stati destabilizzati e tribalizzaie con l’intervento militare decisivo delle potenze neocoloniali – dalla Francia agli Usa, dalla Gran Bretagna all’Italia.

La Guerra dei Trent’anni cominciata dagli Usa usciti egemoni e vittoriosi nel 1991 dallo scontro globale con l’Urss, è oggi uno scenario agente che conformerà più o meno bruscamente anche il mondo che abbiamo conosciuto, anche in una Europa che molti si ostinano ad assolvere come mera esecutrice delle manovre statunitensi riducendone così le responsabilità e i pericoli che ne derivano.

Sullo sfondo di una competizione globale, feroce e a tutto campo, tra le maggiori potenze  imperialiste o non ancora tali come il polo islamico costituitosi intorno alla petromonarchia saudita, la guerra sta uscendo dalla narrazione storica o dalla testimonianza diretta delle vecchie generazioni, per entrare di prepotenza dentro l’attualità e la vita quotidiana. In molti avevano ritenuto di poter rimuovere questo scenario limitandosi ad osservare il suo manifestarsi in paesi lontani. Non erano bastate le stragi di Madrid e Londra negli anni scorsi,  ci sono volute quelle più recenti di Parigi per strappare il velo dagli occhi e far capire che se anche gli stati europei portano la guerra in giro per il mondo, prima o poi qualcuno la guerra te la restituisce anche dentro casa. La risposta dei governi non è la fuoriuscita dalle guerre e dagli interventi in cui sono coinvolti ma lo stato d’emergenza e l’aumento delle spese militari.

Meglio dunque che qualcuno cominci a denunciarlo nelle piazze piuttosto che correre come criceti sulla ruota rimanendo sempre fermi.  Altre iniziative potranno seguire,  crescere e qualificarsi successivamente al 16 gennaio. La giornata di mobilitazione offre finalmente una cornice di mobilitazione No War che ognuno potrà declinare con i propri contenuti. Riteniamo che questo possa e debba essere l’auspicio di chi scenderà in piazza il 16 gennaio, per gridare già da ora: basta con la guerra.

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COMUNICATO SUL 25° ANNIVERSARIO DELLA GUERRA DEL GOLFO

Comitato promotore della campagna #NO GUERRA #NO NATO

19 dic 2015 — Venticinque anni fa, nelle prime ore del 17 gennaio 1991, iniziava nel Golfo Persico l’operazione «Tempesta del deserto», la guerra contro l’Iraq che apriva la fase storica che stiamo vivendo.
Questa guerra, preparata e provocata da Washington con la politica del «divide et impera», veniva lanciata nel momento in cui, dopo il crollo del Muro di Berlino, stavano per dissolversi il Patto di Varsavia e la stessa Unione Sovietica. Approfittando della crisi del campo avversario, gli Stati Uniti rafforzavano con la guerra la loro presenza militare e influenza politica nell’area strategica del Golfo. 

La coalizione internazionale, formata da Washington, inviava nel Golfo una forza di 750 mila uomini, di cui il 70 per cento statunitensi, agli ordini di un generale Usa. Per 43 giorni, l’aviazione statunitense e alleata effettuava, con 2800 aerei, oltre 110 mila sortite, sganciando 250 mila bombe, tra cui quelle a grappolo che rilasciavano oltre 10 milioni di submunizioni. Partecipavano ai bombardamenti, insieme a quelle statunitensi, forze aeree e navali britanniche, francesi, italiane, greche, spagnole, portoghesi, belghe, olandesi, danesi, norvegesi e canadesi. Il 23 febbraio le truppe della coalizione, comprendenti oltre mezzo milione di soldati, lanciavano l’offensiva terrestre. Essa terminava il 28 febbraio con un «cessate-il-fuoco temporaneo» proclamato dal presidente Bush. 

La guerra del Golfo fu la prima guerra a cui partecipava sotto comando Usa la Repubblica italiana, violando l’articolo 11, uno dei principi fondamentali della propria Costituzione. I caccia Tornado dell’aeronautica italiana effettuarono 226 sortite, bombardando gli obiettivi indicati dal comando statunitense. 

Nessuno sa con esattezza quanti furono i morti iracheni nella guerra del 1991: sicuramente centinaia di migliaia, per circa la metà civili. Ufficiali statunitensi confermavano che migliaia di soldati iracheni erano stati sepolti vivi nelle trincee con carri armati trasformati in bulldozer. Alla guerra seguiva l’embargo, che provocava nella popolazione più vittime della guerra: oltre un milione, tra cui circa la metà bambini. 

Subito dopo la guerra del Golfo, gli Stati Uniti lanciavano ad avversari e alleati un inequivocabile messaggio: «Gli Stati Uniti rimangono il solo Stato con una forza, una portata e un'influenza in ogni dimensione – politica, economica e militare – realmente globali. Non esiste alcun sostituto alla leadership americana» (Strategia della sicurezza nazionale degli Stati Uniti, agosto 1991).

La Nato, pur non partecipando ufficialmente in quanto tale alla guerra del Golfo, metteva a disposizione sue forze e strutture per le operazioni militari. Pochi mesi dopo, nel novembre 1991, il Consiglio Atlantico varava, sulla base della guerra del Golfo, il «nuovo concetto strategico dell'Alleanza». Nello stesso anno in Italia veniva varato il «nuovo modello di difesa» che, stravolgendo la Costituzione, indicava quale missione delle forze armate «la tutela degli interessi nazionali ovunque sia necessario». 

Nasceva così con la guerra del Golfo la strategia che ha guidato le successive guerre sotto comando Usa – contro la Jugoslavia nel 1999, l’Afghanistan nel 2001, l’Iraq nel 2003, la Libia nel 2011, la Siria dal 2013 – accompagnate nello stesso quadro strategico dalle guerre di Israele contro il Libano e Gaza, della Turchia contro i curdi del Pkk, dell’Arabia Saudita contro lo Yemen, dalla formazione dell’Isis e altri gruppi terroristi funzionali alla strategia Usa/Nato, dall’uso di forze neonaziste per il colpo di stato in Ucraina funzionale alla nuova guerra fredda e al rilancio della corsa agli armamenti nucleari. 

Su tale sfondo il Comitato No Guerra No Nato ricorda la guerra del Golfo di 25 anni fa, nel massimo spirito unitario e allo stesso tempo nella massima chiarezza sul significato di tale ricorrenza, chiamando a intensificare la campagna per l’uscita dell’Italia dalla Nato, per una Italia sovrana e neutrale, per la formazione del più ampio fronte interno e internazionale contro il sistema di guerra, per la piena sovranità e indipendenza dei popoli.

Comitato No Guerra No Nato