(english / italiano)

Stalin, il nazismo e la guerra

1) Stalin e la geopolitica del revisionismo storico (A. Naryashkin / FortRuss, 28.10.2015)
2) Stalin, il nazismo e la guerra (D. Losurdo – (da Stalin. Storia e critica di una leggenda nera, 2008)
3) La storia mai raccontata del Patto Molotov-Ribbentrop / Perché l’occidente odia Stalin? (Ekatarina Blinova / Sputnik)
4) The Day the West Likes to Forget: 30 September 1938 (M. Jabara Carley, VoltaireNet 25.9.2015)


Leggi anche / Also to read:

The Munich Agreement: West's Political Conspiracy Against Stalin? (Ekaterina Blinova, 1.10.2015)
By signing the Munich Agreement with Adolf Hitler on September, 30, 1938, major European powers, Britain and France signaled to Nazi Germany: 'Move East, and we won't harm you!' Professor Grover Carr Furr of Montclair State University told Sputnik...

The Munich Betrayal: How Western Powers 'Sold' Czechoslovakia to Hitler (Ekaterina Blinova, 26.9.2015)
The Munich Agreement of September 30, 1938, concluded by Europe's major powers with Adolf Hitler, allowed the Nazis to absorb parts of Czechoslovakia and hammered the final nail in the coffin of the concept of European collective security pushed ahead by the USSR, Canadian professor of history Michael Jabara Carley told Sputnik...

Robert Conquest, un anti-necrologio (di Grover Furr | mltoday.com - 11/08/2015)
Robert Conquest, probabilmente il maggior propagandista anti-comunista e anti-stalinista del XX secolo insieme a Leon Trotsky, è morto. Naturalmente, i media capitalisti sono ossequiosi e adulatori nei suoi confronti...

9 mai 1945 (Par Jacques Sapir, 4 mai 2015)
http://russeurope.hypotheses.org/3778
ITAL.: 9 maggio 1945

Il patto sovietico-tedesco di non aggressione: chi aiutò i nazisti? (Zinoviev Club, Oleg Nazarov – 4.5.2015)
Piu di 75 anni fa, il 23 agosto 1939, venne firmato uno dei più famosi documenti diplomatici nella storia dell'umanità, il Patto sovietico-tedesco di non aggressione...
http://it.sputniknews.com/mondo/20150504/339043.html
oppure https://it.groups.yahoo.com/neo/groups/crj-mailinglist/conversations/messages/8380


Due novità in libreria:

1) Stalin: Opere scelte - vol. I

2) Grover Furr: Kruschev mentì (Presentazione di Domenico Losurdo)

Napoli: Ed. La Città del Sole, 2015
Distribuzione Messaggerie Libri 
INFO: info@...


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ORIG.: Stalin and the geopolitics of historical revisionism (October 28, 2015 - Albert Naryshkin, PolitRussia)



Stalin e la geopolitica del revisionismo storico

Albert Naryshkin, PolitRussia, 28 ottobre 2015 – Fort Russ

Tra pace e guerra: la questione Stalin
Non sarebbe superfluo ripetere che il mondo è oggi di fronte la minaccia di una grande guerra, ben oltre contraddizioni parrocchiali come Ucraina, Medio Oriente e periodiche incomprensioni nel Mar Cinese Meridionale. Come è noto, la guerra è la politica con altri mezzi. E la politica della guerra mondiale in qualsiasi momento, come nel nostro tempo, consiste nella massa critica di influenti attori globali che cessa di mantenere l’ordine mondiale stabilito. I giganti indeboliti non rinunciano ai propri privilegi e i nuovi arrivati che acquistano slancio non possono migliorare status ed autorità senza combattere.
Vecchie regole
Il problema, o meglio, il segno dei nostri tempi è che viviamo ancora nel mondo di Jalta-Potsdam, lo stesso mondo che i Paesi vincitori della seconda guerra mondiale hanno creato, le cui regole hanno scritto, e le cui frontiere letteralmente e in senso figurato hanno delineato. Quindi, puntano verso questo nuovo ordine mondiale. E’ vero che dopo che i sistemi coloniali inglese e francese furono smantellati, Unione Sovietica e Stati Uniti li ereditarono, ma il resto del mondo non è cambiato molto. Il sistema di Bretton Woods e il dollaro come valuta di riserva sono rimasti, insieme a parità nucleare, limitazione della sovranità di Giappone e Germania, e mantenimento da parte della Russia di uno status elevato, anche dopo il crollo dell’URSS. Germania e Giappone, tra le principali potenze mondiali, sono già stufe della situazione. Molti vorrebbero ridurre status e autorità della Russia, ma gli Stati Uniti vogliono essere ufficialmente i leader mondiali. De jure, per così dire, e non solo de facto. La situazione dell’Asia, liberata da colonialismo e drammaticamente ferita, è stata quasi ignorata nel vecchio sistema. Dopo la guerra per l’eredità dell’Unione Sovietica, i Paesi del Patto di Varsavia furono in guerra per le repubbliche ex-sovietiche. Così, nel 1997, l’Atto istitutivo sulle relazioni reciproche Russia-NATO, in cui i Paesi dell’alleanza dichiaravano di non avere alcuna intenzione di schierare grandi contingenti militari sul territorio dei nuovi membri dell’alleanza, fu firmato. Ma dopo il vertice del Galles nel 2014, la NATO ha deciso di non rispettarlo.
Sull’orlo della guerra
Una lunga lista di contraddizioni globali e regionali può essere stilata. In realtà, le parole “siamo sull’orlo della guerra” sono piuttosto riduttive della situazione reale. Il potenziale militare di Russia e Stati Uniti non ha precedenti nella storia del mondo, e ancora oggi ciò ci tiene “sulla soglia”, e in ogni caso la guerra è già da tempo iniziata, e mai finita. Tutta la nostra vita tranquilla è una vita di debiti. Tutto il nostro benessere è a credito. Ne consegue che il tributo sarà pagato da coloro che vogliono vedere il mondo così com’è, senza lenti rosa. Se le contraddizioni non vengono risolte, la guerra inizierà comunque, non dobbiamo pensare che qualcuno possa abbandonare i propri arsenali nucleari. In realtà, le esercitazioni della NATO sul territorio europeo in questo momento riguardano direttamente scenari di guerra con la Russia in questi Paesi. Leggendo queste righe e torcendosi le mani, si potrebbe esclamare: “Che sciocchezze! Beh, ‘inverno nucleare!’ Distruzione reciproca””. I militari in questo momento già lavorano sugli scenari reali di questa guerra, che “semplicemente non può scoppiare”. Tra l’altro, prima dell’inizio della seconda guerra mondiale, la maggior parte dei Paesi più forti aveva enormi scorte di armi chimiche, più efficaci di quelle attuali. E come sappiamo, semplicemente non furono utilizzate. Firmarono capitolazioni e si arresero all’occupazione, ma (queste armi) semplicemente non furono utilizzate. Non ne consegue che non saranno utilizzate le armi nucleari, ma a giudicare dall’esperienza storica, è possibile.
Il motivo
I risultati della seconda guerra mondiale furono alla base dell’ordine mondiale esistente, e coloro che cercano di distruggerlo sono coloro che di questo ordine mondiale non sono contenti, in un modo o nell’altro. Sì, parliamo della famigerata “revisione dei risultati della seconda guerra mondiale”, che tutto l'”occidente civilizzato” afferma incessantemente essere inaccettabile, e in ciò s’è impegnato costantemente negli ultimi venti anni. L’esperto di relazioni internazionali, il politologo Aleksej Fenenko, dice: “L’amministrazione Clinton ha proclamato il concetto dell'”espansione della democrazia”, l’accettazione dei Paesi ex-socialisti e delle repubbliche dell’ex-Unione Sovietica (tranne la Russia) nelle istituzioni transatlantiche comuni. Gli statunitensi, in tal modo, si assicurano i risultati geopolitici del crollo del Patto di Varsavia e dell’URSS. Questo fu sostenuto da un segmento dell’élite di quei Paesi che sostenevano il massimo distacco dalla Russia. Ecco perché la diplomazia statunitense chiude un occhio alla rinascita di movimenti nazionalisti e anche apertamente filo-fascisti negli Stati baltici, Ucraina e Georgia: per la Casa Bianca la cosa principale è ridurre l’influenza russa nell’ex-blocco sovietico“. In tale ragionamento ovvio c’è un’ulteriore verità: una nuova percezione della seconda guerra mondiale si assesta nella coscienza delle masse, in cui la Russia svolge il ruolo dell’aggressore, nonostante il fatto che fummo vittime di un’aggressione. S’insegna diligentemente che la guerra con l’Unione Sovietica e la collaborazione con l’esercito nazista in quella guerra furono buone e giuste. E’ lecito sfidare le sentenze dei processi di Norimberga e tenere parate dei veterani delle SS. L’occidente ha bisogno semplicemente di un motivo per ridurre lo status della Russia, giustamente meritato dai risultati della seconda guerra mondiale. Per farlo, le interpretazioni gesuitiche dei fatti storici e la menzogna totale, impregnate dal silenzio totale su molti lerci episodi della politica europea di questi anni, vengono diffuse. Ma il ruolo principale qui è la demonizzazione dell’URSS e di Stalin quale leader nel periodo precedente e successivo la guerra.
Come sono arrivati a paragonare Stalin e Hitler
Qui si arriva al punto chiave: l’era di Stalin e la valutazione degli eventi che ebbero luogo in quel momento. Abbiamo a lungo e con affetto creduto che fu proprio questo il nostro problema interno, valutando figure e fatti storici, traendo conclusioni, monumenti e nomi delle strade. Sembra che non valga neanche la pena di scriverne. Ma! La verità dietro le cose di solito è molto più interessante. Ecco cosa ha detto Aleksej Fenenko sulle conseguenze globali di tali decisioni: “La legittimità del moderno ordine mondiale è legata ai risultati della seconda guerra mondiale. Se i Paesi occidentali perseguono la politica di eliminare il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite nell’attuale composizione (e ci sono segni di ciò), allora è necessario crearne le basi ideologiche. Perché il tema dello stalinismo, anche se Stalin morì a metà del secolo scorso, è così popolare in occidente? Perché è la base per trasformare le Nazioni Unite. Se per un momento si ammette che “Stalin e Hitler erano ugualmente responsabili della guerra”, allora la questione viene immediatamente sollevata: cosa esattamente ci fa la Russia nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite? In Germania e in Giappone, credo, un’altra questione si pone, la mera questione dell’esistenza o meno dei confini organizzati dal solo Stalin“. E poi si trae tale conclusione dall’analisi politica del problema: “Qualcosa di molto simile già successe nella storia. Nel 19° secolo, non meno di una frattura fu causato dalla figura di Napoleone Bonaparte. L’imperatore battuto fu adorato e fortemente romanzato in Francia, Paese che volle rivedere i risultati del Congresso di Vienna del 1815. I movimenti nazionali idolatravano Bonaparte, tra cui, polacchi ungheresi irlandesi ed italiani che non avrebbero avuto la possibilità di creare i propri Stati senza nuovi fermenti in Europa. E viceversa le potenze vincitrici, Russia, Gran Bretagna e Austria, non gradivano Bonaparte. Il punto non era nemmeno Napoleone, ma piuttosto le controversie sulla necessità di rivedere i risultati del Congresso di Vienna. Oggi sentiamo un pericolo simile provenire dalle dispute sullo stalinismo e l’inizio della seconda guerra mondiale: non parliamo di Stalin in quanto tale, ma della trasformazione del Consiglio di sicurezza dell’ONU a svantaggio oggettivo della Russia”.
Diplomazia
Le relazioni internazionali contemporanee sono caratterizzate da un’attività senza precedenti dei principali attori nella dinamica vita attiva. Ciò è dimostrato da sorprendente impegno e, in altri casi, da incredibile flessibilità. Il punto è che nella maggior parte delle capitali non s’è dimenticato che tipo di “gioia” sia la guerra mondiale, e cercano di evitarla. Ciò distrugge vecchie alleanze e ne crea di nuove, del tutto inaspettate, come ad esempio la convergenza tra monarchie arabe e Mosca e il netto peggioramento delle loro relazioni con Washington. La famosa mossa in cui i capi di quattro di tali Stati non parteciparono a una cena pianificata con Obama, è più che eloquente. Mentre le guerre regionali già cominciano a diffondersi in molte parti del mondo, e i nostri “partner” d’oltremare sono troppo felici di soffiare sul fuoco, Europa continentale (il Regno Unito, a tal proposito, cessa di appartenere all’Europa), Medio Oriente e Asia cercano di uscire da questa situazione. Perché non iniziare a vendere il nostro petrolio in rubli? Perché non traduciamo i nostri calcoli in yuan cinese? Perché non lasciamo il Consiglio d’Europa? Perché non fare più stupide ma efficaci manovre populiste? Perché ognuno capisca che, da un lato gli Stati Uniti semplicemente non rinunciano a dollaro come moneta mondiale, sistema di Bretton Woods e predomino nel FMI e altre organizzazioni senza una guerra, una vera e propria guerra calda. Dall’altra tutti possono vedere che il corso oggettivo della storia mondale alimenta i problemi interni degli Stati Uniti, gradualmente minandone il potere e, quindi riducendo con il passare del tempo la capacità di scatenare una grande guerra a proprio vantaggio. In tale situazione, Stalin è molto più di un paio di capitoli di un libro di storia. I numeri della “destalinizzazione”, la “riabilitazione” e altre questioni che con insistenza ci vengono imposte dall’occidente vanno considerati non solo piccoli ritocchi sui temi per stabilire la verità storica, ma come i nostri “cari soci” pensano, sono l’arma più forte nel grande gioco geopolitico che con inaudita ferocia si svolge sul pianeta.

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora


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www.resistenze.org - cultura e memoria resistenti - storia - 15-09-09 - n. 286

 
Stalin, il nazismo e la guerra
 
di Domenico Losurdo
 
(da Stalin. Storia e critica di una leggenda nera, Carocci, Roma 2008)
 
Nella gara per giungere ad un compromesso o ad un’intesa col nuovo regime insediatosi a Berlino, Stalin arriva decisamente ultimo. E’ del 20 luglio 1933 il Concordato tra la Germania e la Santa Sede, che garantisce la fedeltà dei cattolici tedeschi al nuovo «governo formatosi in conformità alla Costituzione» (verfassungsmässig gebildete Regierung): un riconoscimento che avviene a poca distanza di tempo dal varo delle leggi eccezionali, col ricorso al terrore, e dall’emergere dello Stato razziale, con le prime misure a carico dei funzionari di «origine non ariana». Due settimane prima si era sciolto il partito cattolico del Zentrum, i cui militanti si erano impegnati a fornire «positiva collaborazione» al «fronte nazionale diretto dal signor Cancelliere del Reich» [1]. Per quanto riguarda il mondo protestante, non bisogna dimenticare che i Deutsche Christen si schierano a favore di Hitler già subito dopo il suo avvento al potere, e assumono tale posizione adattando il cristianesimo alle esigenze del Terzo Reich, rileggendo la Riforma protestante in chiave nazionalistica e persino razzistica, per teorizzare una Chiesa fusa con la «comunità popolare» tedesca e fondata sul «riconoscimento della diversità dei popoli e delle razze come un ordinamento voluto da Dio» [2].
 
A dar prova di analoga prontezza nel cercare i favori dei nuovi governanti è anche il movimento sionista. L’organo di quest’ultimo, la «Juedische Rundschau», rimasto sostanzialmente immune dall’ondata di divieti e di persecuzioni che colpisce la stampa tedesca subito dopo l’incendio del Reichstag, poche settimane dopo, il 7 aprile 1933, chiama sionisti e nazisti ad essere «onesti partner». Il tutto sfocia nel 1935 nell’accordo di «trasferimento» in Palestina di 20.000 ebrei, autorizzati a portare con sé quasi 30 milioni di dollari, con un forte impulso alla colonizzazione e al processo che avrebbe poi condotto alla formazione dello Stato di Israele [3]. Più tardi, reagendo all’accordo di «trasferimento», anche il gran muftì di Gerusalemme cerca di ingraziarsi Hitler. Passiamo ora ai partiti politici schierati all’opposizione. «Assai debole» è il discorso pronunciato dal deputato socialdemocratico Otto Wels, in occasione della seduta del Reichstag che concede poteri straordinari a Hitler [4]. A mettere in guardia e ad organizzare la resistenza contro la barbarie ormai al potere è in primo luogo il partito comunista e «staliniano».
 
Il 1935 è anche l’anno in cui viene stipulato l’accordo navale tra Gran Bretagna e Terzo Reich. Intervenendo dopo l’avvio di un febbrile riarmo e la reintroduzione in Germania del servizio militare obbligatorio, esso alimenta le speranze di Hitler di poter giungere ad un’intesa strategica col riconoscimento della preminenza navale della Gran Bretagna e il rispetto reciproco dei due grandi imperi «germanici»: quello britannico d’oltremare e quello continentale tedesco, da edificare con la colonizzazione dell’Est europeo e l’assoggettamento degli slavi. Giustamente si è parlato a tal proposito di «cinico atteggiamento» del governo di Londra, che dà l’impressione di avallare un programma infame, già enunciato a chiare lettere nel Mein Kampf [5]. Non stupiscono le crescenti preoccupazioni di Mosca, la forte irritazione di Parigi [6] e la gioia incontenibile di Hitler, che può così celebrare quello che egli definisce il suo «giorno più felice» [7].
 
Ancora più inquietante è il ruolo della Polonia. Com’è stato osservato, essa diventa «nel suo complesso subalterna alla politica tedesca» a partire dalla firma del patto decennale di non aggressione con la Germania il 26 gennaio 1934. L’anno dopo il ministro degli Esteri Beck dichiara al suo vice: «ci sono due formazioni politiche indubbiamente condannate a scomparire, l’Austria e la Cecoslovacchia» [8]. Chiara è la consonanza col programma di Hitler, e non si tratta solo di parole: «L’ultimatum col quale la Polonia chiedeva alla Cecoslovacchia la restituzione di Teschen indusse definitivamente Beneš, secondo quel che egli stesso raccontò, ad abbandonare ogni idea di opporsi alla sistemazione di Monaco. La Polonia era stata fino a quel momento uno sciacallo più utile per la Germania all’Est di quanto non lo fosse stata l’Italia nel Mediterraneo». La Conferenza di Monaco non segna la fine della collaborazione del governo di Varsavia col Terzo Reich: «Se veramente Hitler aspirava a metter piede in Ucraina, doveva passare per la Polonia; e nell’autunno del 1938 questa non sembrava affatto una fantasia politica» [9]. Sembra persino esserci l’incoraggiamento di Varsavia. Nel gennaio dell’anno successivo, nel corso di un colloquio con Hitler, Beck dichiara: la Polonia «non attribuisce alcun significato al cosiddetto sistema di sicurezza»[10].
 
Stalin ha tutte le ragioni per essere preoccupato o angosciato. Prima della Conferenza di Monaco l’ambasciatore statunitense in Francia, William C. Bullit, aveva osservato che l’importante era di isolare il «dispotismo asiatico», salvando la «civiltà europea» da una guerra fratricida. Dopo il trionfo conseguito da Hitler un diplomatico inglese aveva annotato sul suo diario: «Dall’essere un pugnale puntato contro il cuore della Germania, la Cecoslovacchia è ora rapidamente trasformata in un pugnale contro gli organi vitali della Russia» [11]. In occasione della crisi sfociata nella Conferenza di Monaco, l’Urss era stato l’unico paese a sfidare il Terzo Reich e a confermare il suo appoggio al governo di Praga, mettendo in stato d’allerta più di settanta divisioni. Successivamente, dopo lo smembramento della Cecoslovacchia completato dal Terzo Reich nel marzo 1939, Mosca aveva inoltrato una dura nota di protesta a Berlino [12]. Ben più “composta” era stata la reazione delle altre capitali. E dunque: gli aggressori nazifascisti avevano divorato successivamente l’Etiopia, la Spagna, la Cecoslovacchia, l’Albania e in Asia la Cina, grazie alla complicità diretta o alla passività delle potenze occidentali, inclini ad indirizzare verso il paese scaturito dalla rivoluzione d’ottobre le ulteriori ambizioni e mire espansionistiche del Terzo Reich; ad Est l’Unione sovietica avverte la pressione esercitata dal Giappone sulle frontiere orientali. Si profila così il pericolo di invasione e di guerra su due fronti: solo a questo punto che Mosca comincia a muoversi in direzione del patto di non aggressione con la Germania, prendendo atto del fallimento della politica dei fronti popolari.
 
Portata avanti da Stalin con convinzione e decisione, la politica dei fronti popolari era costata non poco. Essa aveva rafforzato l’opposizione e l’agitazione trotskista in particolare nelle colonie: che credibilità poteva avere un anticolonialismo che risparmiava – così suonava l’accusa – le principali potenze coloniali del tempo, per concentrare il fuoco su un paese, la Germania, che a Versailles aveva perso anche le poche colonie prima possedute? Soprattutto, per gli stessi popoli coloniali era difficile accettare la svolta. L’Inghilterra era largamente screditata. Nella primavera del 1919 essa non solo si era resa responsabile del massacro di Amritsar, che era costato la vita a centinaia di indiani inermi, ma aveva fatto ricorso a «pubbliche fustigazioni» e a una de-umanizzante punizione collettiva e una terribile umiliazione nazionale e razziale, con l’obbligo per gli abitanti della città «di doversi trascinare a quattro zampe per tornare a casa od uscirne» [13]. Più tardi, mentre divampa la seconda guerra mondiale, il governo imperiale reprime le manifestazioni indipendentiste, mitragliandole dall’alto con l’aviazione (infra, cap. VI, § 4). Sono gli anni in cui Gandhi afferma: «In India abbiamo un governo hitleriano, sia pure camuffato in termini più blandi». E ancora: «Hitler è stato “il peccato della Gran Bretagna”. Hitler è solo la risposta all’imperialismo britannico» [14]. Anzi, a guerra ormai conclusa, Gandhi si spingerà sino a rendere omaggio a Subhas Chandra Bose che, pur di conseguire l’indipendenza, aveva combattuto a fianco dell’Asse: «Subhas era un grande patriota e ha dato la vita per il bene del paese» [15].
 
In conclusione: non era stato facile per l’Urss far passare l’idea che, nonostante le apparenze, anche per i popoli delle colonie il pericolo principale era pur sempre costituito dalla coalizione nazi-fascista, dall’asse Germania-Giappone-Italia, e in particolare dal Terzo Reich, deciso a riprendere e radicalizzare la tradizione coloniale, facendo ricorso anche a mezzi estremi. Per paesi come l’Inghilterra e la Francia la politica dei fronti popolari comportava dei costi assai più ridotti, e tuttavia essi l’avevano sabotata. A questo punto l’Urss non aveva altra scelta che l’intesa con la Germania, una mossa che è stata definita come «un’improvvisazione dell’ultimo minuto, drammatica», a cui Mosca fa ricorso in mancanza di altre alternative, «all’immediata vigilia di una nuova guerra europea» [16].
 
Si verifica così una svolta, che viene in genere valutata con lo sguardo rivolto esclusivamente all’Europa. Ma non c’è motivo per ignorare le ripercussioni in Asia. Mao Zedong esprime la sua soddisfazione: «Il patto rappresenta un colpo per il Giappone e un aiuto per la Cina», in quanto «dà maggiori possibilità all’Unione sovietica» di appoggiare «la resistenza della Cina contro il Giappone» [17]. Proprio per questa ragione il governo giapponese considera «proditorio e imperdonabile» il comportamento di Berlino [18]. In effetti, assai consistente è il flusso di armi e munizioni russe in direzione della Cina. Ben diverso è l’atteggiamento dell’Occidente:
 
«E’ una macchia nel gran libro della storia l’indifferenza con la quale l’Europa e l’America, mostrando di non avere chiara nozione della realtà, si astennero dal compiere spontaneamente il minimo sforzo per sbarrare la strada ai fascisti di Tokyo; non solo, ma quel che è peggio, gli Stati Uniti continuarono a inviare in Giappone petrolio e benzina fin quasi al grande attacco a Pearl Harbor»[19].
 
Lasciamo ora da parte l’Asia per concentrarci sull’Europa. La diffidenza reciproca tra Unione sovietica e Terzo Reich e la preparazione di entrambi allo scontro frontale non sono mai dileguate neppure durante i mesi del patto di non aggressione. Ancora prima della firma, parlando con l’alto commissario della Società delle nazioni a Danziga, Hitler charisce:
 
«Tutto ciò che io intraprendo è rivolto contro la Russia. Se l’Occidente è troppo stupido e cieco per capirlo, sarò costretto a raggiungere un’intesa con i Russi e a battere poi l’Occidente, in modo che dopo la sua sconfitta io possa rivolgermi contro l’Unione sovietica con tutte le forze da me riunite» [20].
 
A giudicare da questo brano, obiettivo costante del Führer è la costruzione di un’alleanza occidentale a guida tedesca per l’abbattimento dell’Unione sovietica; se questa alleanza non si riesce a stipulare con un’intesa preventiva, allora non resta che imporla ai partner recalcitranti dopo averli sconfitti; l’intesa transitoria con Mosca è solo un espediente per conseguire la vittoria e realizzare in tal modo l’alleanza occidentale necessaria per la definitiva resa dei conti col bolscevismo. Il patto di non aggressione è strumentale al conseguimento dell’obiettivo principale e permanente del Terzo Reich, che scatena l’operazione Barbarossa presentandola come una crociata per l’Europa alla quale sono chiamati a contribuire e in effetti contribuiscono, in varia misura e con risorse umane o materiali, paesi e popoli europei.
 

[1] Ruge, Schumann 1977, p. 50. 
[2] In Kupisch 1965, pp. 256-58. 
[3] Losurdo 2007, cap. V, § 1. 
[4] Hitler 1965, p. 238 (così si esprime il curatore). 
[5] Shirer 1974, p. 453. 
[6] Baumont 1969, p. 161. 
[7] Riportato in Goebbels 1992, p. 867 (nota 22 del curatore). 
[8] Baumont 1969, pp. 92-93 e 281. 
[9] Taylor 1996, p. 259. 
[10] Wolkogonow 1989, p. 468. 
[11] In Gardner 1993, pp. 36 e 44. 
[12] Wolkogonow 1989, pp. 465 e 460. 
[13] Brecher 1965, pp. 89-90. 
[14] Gandhi 1969-2001, vol. 80, p. 200 (Answers to Questions, 25 aprile 1941) e vol. 86, p. 223 (intervista a Ralph Coniston dell’aprile 1945). 
[15] Gandhi 1969-2001, vol. 98, p. 293. 
[16] Roberts 2006, p. 5. 
[17] Mao Zedong 1969-75, vol. 2, pp. 271 e 275. 
[18] Coox 1990, pp. 898 e 900. 
[19] Romein 1969, p. 261. 
[20] In Nolte 1987, pp. 313-14.


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ORIG.: Untold Story of Molotov-Ribbentrop Pact (23.08.2015 – Ekaterina Blinova)
The Molotov-Ribbentrop pact, inked by the USSR and Nazi Germany on August 23, 1939, is now used by Western "experts" and mainstream media to accuse the Soviet Union of "colluding" with Hitler and "betraying" his would be French and British allies, but evidence suggests otherwise...
http://sputniknews.com/politics/20150823/1026098760/molotov-ribbentrop-pact-untold-story.html


https://aurorasito.wordpress.com/2015/09/01/la-storia-mai-raccontata-del-patto-molotov-ribbentrop/

La storia mai raccontata del Patto Molotov-Ribbentrop


EKATERINA BLINOVA SPUTNIK, 25/08/2015
Il patto Molotov-Ribbentrop, firmato da Unione Sovietica e Germania nazista il 23 agosto 1939, è ora utilizzato da “esperti” e media occidentali er accusare l’Unione Sovietica di “collusione” con Hitler e “tradimento” degli alleati francese e inglesi, ma le prove suggeriscono il contrario.

Il 23 agosto 1939 Unione Sovietica e Germania nazista stipularono un trattato di non aggressione, noto anche come patto Molotov-Ribbentrop; il documento fa scattare ancora un aspro dibattito spingendo l’occidente ad accusare l’URSS di “collusione” con Hitler alla vigilia della seconda guerra mondiale. Inoltre, dal 2008, questo giorno viene segnato nei Paesi europei come “Giornata europea di commemorazione delle vittime dello stalinismo e del nazismo”. “E’ un evento annuale (23 agosto), atteso con ansia dai propagandisti russofobi occidentali, per ricordarci del ruolo iniquo sovietico nell’avviare la seconda guerra mondiale. Oggi, naturalmente, quando i media dicono “sovietico”, vogliono che si pensi alla Russia e al suo presidente Vladimir Putin. I “giornalisti occidentali non sanno decidersi su Putin: a volte è un altro Hitler, a volte un altro Stalin“, dice il professor Michael Jabara Carley dell’Università di Montreal in un articolo per Strategic Culture Foundation. Curiosamente, “esperti” e mass media occidentali tacciono sul fatto che la maggior parte delle potenze europee firmò trattati simili con Adolf Hitler prima dell’Unione Sovietica.
La Grande Alleanza che non ci fu
Ad esempio, la Polonia, “vittima” dichiarata del patto di non aggressione sovietico-germanico, firmò un patto di non aggressione con la Germania nazista il 26 gennaio 1934. “Negli anni ’30 la Polonia ebbe un ruolo cruciale. Era una semi-dittatura di estrema destra, antisemita e vicina al fascismo. Nel 1934, mentre l’URSS lanciava l’allarme su Hitler, la Polonia firmava il patto di non aggressione con Berlino. Chi ha pugnalato alla schiena chi?” Carley si chiede retoricamente. Accusando l’URSS di prendersi territori della “Polonia” (quando alcun Stato polacco esisteva più dopo l’invasione tedesca del 1° settembre, 1939) alcuni storici occidentali ancora dimostrano una peculiare forma di amnesia, dimenticando che questi territori, Ucraina e Bielorussia occidentali, furono annessi dalla Polonia durante la guerra sovietico-polacca (1919-1921). La guerra fu scatenata unilateralmente da Varsavia contro l’URSS lacerata e devastata dalla guerra civile. In generale, l’URSS si riprese il suo territorio, con l’eccezione di un frammento di Bucovina, preso da altri attori europei durante il caos della rivoluzione del 1917 e della guerra civile del 1920, osserva la storica, politica e diplomatica russa Natalija Naroshnitskaja nel suo libro “Chi stavamo combattendo e per cosa”. “Fino al 1939, la Polonia fece di tutto per sabotare gli sforzi sovietici per costruire un’alleanza antinazista, basata sulla coalizione antitedesca della Prima Guerra Mondiale tra Francia, Gran Bretagna, Italia e dal 1917 Stati Uniti… Nel 1934-1935, quando l’Unione Sovietica cercò un patto di mutua assistenza con la Francia, la Polonia tentò di ostacolarla“, ha sottolineato Carley. E Gran Bretagna e Francia? Sorprendentemente, negli anni ’30 né Londra, né Parigi si affrettarono ad unirsi alla coalizione anti-tedesca dell’URSS. Carley sottolinea il fatto che Maksim Litvinov, il commissario sovietico per gli Affari Esteri sostenuto dal leader sovietico Josif Stalin, “per primo concepì la ‘Grande Alleanza’ contro Hitler“. Tuttavia “la coalizione di Litvinov divenne la grande alleanza che non ci fu“.
Congiurando con Hitler: le élites europee si affidano ai nazisti
Gli storici concordano sul fatto che le élite conservatrici europee vedevano in Adolf Hitler un “male” minore della Russia sovietica. Inoltre, secondo l’economista statunitense Guido Giacomo Preparata, per le istituzioni inglesi e statunitensi il nazismo era una forza trainante in grado di smantellare l’Unione Sovietica, finendo ciò che fu avviato dalla prima guerra mondiale, la completa dissoluzione dell’ex-impero russo. “A Churchill, (Stanley) Baldwin (primo ministro del Regno Unito) così riassunse nel luglio 1936: ‘Se c’è una lotta in Europa da fare, vedrei i bolscevichi (bolscevichi) e nazisti farla'”, ha scritto Preparata nel suo libro “Congiurando con Hitler: come Gran Bretagna e USA crearono il Terzo Reich“. Nel frattempo, le élite europee e statunitensi non erano solo disposte a creare eventuali alleanze contro l’Unione Sovietica, ma anche finanziarono l’economia della Germania nazista, favorendo la costruzione della macchina da guerra nazista. La prestigiosa industria bellica inglese Vickers-Armstrong fornì armi pesanti a Berlino, mentre le aziende statunitensi Pratt&WhitneyDouglasBendix Aviation, per citarne solo alcune, rifornirono aziende tedesche, BMW, Siemens e altre, di brevetti, segreti militari e avanzati motori aerei, sottolinea Preparata.
Il tradimento di Monaco del 1938
Conclusione di tale gioco fu l’accordo di Monaco firmato dalle maggiori potenze d’Europa (Gran Bretagna, Germania, Francia, Italia) escludendo Unione Sovietica e Cecoslovacchia, il 30 settembre 1938, permettendo alla Germania nazista di annettersi le regioni di confine settentrionali e occidentali della Cecoslovacchia. Imbarazzanti i documenti d’archivio inglesi pubblicati nel 2013 che denuncino come il Regno Unito non solo tradì la Cecoslovacchia, consentendo a Hitler d’invaderla, ma anche come volontariamente consegnò 9 milioni di dollari d’oro appartenenti alla Cecoslovacchia alla Germania nazista. I lingotti d’oro cecoslovacchi furono immediatamente inviati a Hitler nel marzo 1939, quando prese Praga. Il tradimento di Monaco di Baviera del 29-30 settembre 1938 è la data effettiva dell’inizio della seconda guerra mondiale, dice il direttore del Centro per gli Studi russi dell’Università di Lettere di Mosca e storico e pubblicista dell’Istituto di analisi dei sistemi strategici Andrej Fursov, citando la lettera di Churchill al maggiore Ewal von Kleist, membro del gruppo della resistenza tedesco ed emissario dello Stato Maggiore tedesco, poco prima dell’occupazione di Hitler della Cecoslovacchia: “Sono sicuro che la violazione della frontiera cecoslovacca di eserciti e aerei tedeschi porterà a una nuova guerra mondiale… Tale guerra, una volta iniziata, verrebbe combattuta come l’ultima (prima guerra mondiale) ad oltranza, e va considerato non ciò che potrebbe accadere nei primi mesi, ma dove saremo tutti alla fine del terzo o quarto anno“. E non è tutto. Per quanto incredibile possa sembrare, il governo inglese in realtà impedì un complotto contro Adolf Hitler nel 1938. Un gruppo di alti ufficiali tedeschi programmava di arrestare Hitler al momento di ordinare l’attacco alla Cecoslovacchia. Inspiegabilmente, la dirigenza politica inglese non solo rifiutò di aiutare la resistenza, ma ne rovinò i piani. Nel suo saggio “Il nostro miglior cambio di regime del 1938: Chamberlain ‘perse il treno’?“, l’autore inglese Michael McMenamin narra: “non c’è dubbio storico che la resistenza tedesca abbia ripetutamente avvertito gli inglesi sull’intenzione di Hitler di invadere la Cecoslovacchia nel settembre 1938… In risposta, tuttavia, il governo Chamberlain fece ogni passo diplomatico possibile… minando l’opposizione a Hitler“. Qualunque sia la motivazione di Chamberlain, invece di allarmare sull’aggressione di Hitler all’Europa, il 28 settembre 1939 “propose al (Fuhrer) una conferenza tra Gran Bretagna, Germania, Cecoslovacchia, Francia e Italia in cui Chamberlain assicurò Hitler che la Germania poteva ‘avere tutte le risorse essenziali senza guerra e senza indugio'”, scrive McMenamin citando documenti ufficiali e aggiungendo che Chamberlain chiuse un occhio sul fatto che la Germania escludesse la Cecoslovacchia dalla conferenza. Dopo che le quattro potenze decisero di accettare l’occupazione tedesca di Sudeti della Cecoslovacchia, prima di qualsiasi plebiscito e costringendo i cechi ad accettarla, Chamberlain e Hitler firmarono l’accordo di non aggressione anglo-tedesca, sottolinea l’autore. È interessante notare che, narra il professor Carley, durante la crisi cecoslovacca la Polonia (l’aspirante “vittima” del patto Molotov-Ribbentrop) si chiese se “Hitler ottiene i territori dei Sudeti, la Polonia dovrebbe avere il distretto di Teschen (in Cecoslovacchia). In altre parole, se Hitler si prende il bottino, noi polacchi ne vogliono uno“. Quindi, chi colluse con chi? Chi erano i traditori?
Perché l’occidente demonizza il patto Molotov-Ribbentrop?
Secondo Andrej Fursov, a Monaco di Baviera le quattro potenze crearono un “blocco proto-NATO” contro l’URSS. Il complesso industriale della Cecoslovacchia doveva facilitare la crescita della potenza militare tedesca e garantirne la capacità di scatenare una grande guerra contro i “bolscevichi” in Oriente, al fine di estendere il Lebensraum tedesco. E le élite europee erano interessate a tale guerra, che avrebbe esaurito Germania e Russia. Alla luce di ciò, l’unica mossa per minare questo piano e rimandarne la realizzazione fu concludere un simile patto di non aggressione tra URSS e Germania. Inoltre, il ritardo aiutò l’Unione Sovietica ad accumulare risorse al fronte per l’invasione inevitabile da occidente. Michael Jabara Carley cita Winston Churchill, allora Primo Lord dell’Ammiragliato, che disse il 1° ottobre 1939, in un’intervista all’emittente nazionale inglese, che l’azione sovietica “era chiaramente necessaria per la sicurezza della Russia contro la minaccia nazista“. Perché allora l’occidente fa ogni sforzo per demonizzare il trattato di non aggressione sovietico-tedesco, il patto Molotov-Ribbentrop? Il professor Carley nota che sia un vano tentativo di banalizzare i gravi errori nell’Europa degli anni ’30, vale a dire l’incapacità (o non volontà?) di arrestare l’avanzata della Germania nazista e di creare un’alleanza anti-hitleriana nei primi anni ’30. “Oggi i governi occidentali e i giornalisti da essi ‘ispirati’, se si possono chiamare giornalisti, non si badano agli argomenti ‘tendenziosi’ quando si tratta d’infangare la Federazione Russa. Tutto è permesso. Dovremmo lasciarli equiparare il ruolo di URSS e Germania nazista nell’avvio della seconda guerra mondiale? Certamente no. Fu Hitler che voleva la guerra, e francesi e inglesi, in particolare questi ultimi, più volte ne furono strumento rifiutando le proposte sovietiche sulla sicurezza collettiva e spingendo la Francia a fare lo stesso“, osserva il professor Carley.

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

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ORIG.: Who Controls the Past Controls the Future: Why Does West Hate Stalin? (25.08.2015 – Ekaterina Blinova)
On August 23 Europe marked a so-called "European Day of Remembrance for Victims of Stalinism and Nazism" coinciding with the date of the signing of the Molotov-Ribbentrop Pact; one of the purposes of this "day of remembrance" is to equate Stalin with Hitler, the USSR with Nazi Germany, Professor Grover Carr Furr told Sputnik...
http://sputniknews.com/politics/20150825/1026165590/why-does-west-hate-stalin.html


http://sputniknews.com/politics/20150825/1026165590/why-does-west-hate-stalin.html

Perché l’occidente odia Stalin?

EKATERINA BLINOVA SPUTNIK 25/08/2015

Il 23 agosto l’Europa ha imposto la cosiddetta “Giornata europea di commemorazione delle vittime dello stalinismo e del nazismo”, in coincidenza con la data della firma del patto Molotov-Ribbentrop; scopo di tale “giorno della memoria” è equiparare Stalin a Hitler, l’URSS alla Germania nazista, dice a Sputnik il Professor Grover Carr Furr. Attaccando e stigmatizzando l’Unione Sovietica, Stati Uniti ed alleati della NATO puntano alla Russia di oggi e alla sua leadership, che non è disposta ad inchinarsi all’occidente; in ogni caso, l’Unione Sovietica non ha mai fatto nulla di lontanamente paragonabile a ciò che i principali Paesi occidentali hanno fatto nel secolo scorso, Stati Uniti e NATO furono di gran lunga le potenze più aggressive e criminali nel mondo dalla Seconda Guerra Mondiale, dice lo storico statunitense Professor Grover Carr Furr della Montclair State University, a Sputnik. Illogica per quanto può sembrare, nonostante l’Unione Sovietica sia crollata decenni fa, la macchina della propaganda occidentale continua a diffamare la Russia sovietica; prima lo storico anglo-statunitense Robert Conquest e poi lo studioso statunitense Timothy Snyder hanno contribuito molto alla propaganda antisovietica e antirussa. “Perché c’è tanto odio verso Stalin e il comunismo? L’anticomunismo perché il comunismo è l’antitesi del capitalismo. E l’antistalinismo perché il periodo di Stalin dell’URSS fu il periodo in cui il movimento comunista mondiale agì molto bene. Inoltre, vi è antistalinismo e anticomunismo davanti per via delle atrocità del capitalismo e dell’imperialismo nel 20° secolo, che continuano ancor oggi“, ha osservato il Professor Furr.
Guerra fredda: gli storici occidentali dell’intelligence service
Il professore ha sottolineato che lo storico Robert Conquest (autore de “Il Grande Terrore: le purghe di Stalin negli anni ’30” deceduto il 3 agosto 2015) aveva lavorato per l’Information Research Department (IRD) inglese dalla creazione al 1956. L’IRD, originariamente chiamato Communist Information Bureau, fu fondato nel 1947, quando la guerra fredda iniziò. “Il compito principale era combattere l’influenza comunista nel mondo diffondendo storie tramite politici, giornalisti e altri in grado d’influenzare l’opinione pubblica”, ha spiegato il Professor Furr. Il lavoro di Conquest era contribuire alla cosiddetta “storia nera” dell’Unione Sovietica, ha osservato il professore, “in altre parole, diffondere storie false tra giornalisti e altri in grado d’influenzare l’opinione pubblica”. “Il suo libro Il Grande Terrore, testo anticomunista sul tema della lotta di potere in Unione Sovietica nel 1937, in realtà lo compilò quando lavorava per i servizi segreti. Il libro fu pubblicato con l’aiuto dell’IRD. La terza edizione fu opera della Praeger Press che pubblicava testi provenienti dalla CIA“, ha sottolineato il Professor Furr, che osserva che oggi Conquest rimane una delle più importanti fonti sull’Unione Sovietica degli storici anticomunisti e russofobi. La propaganda era mascherata da borsa di studio contro l’URSS e coordinata dai servizi segreti anglostatunitensi. Furr nota che Conquest riceveva periodicamente pesanti critiche da eminenti studiosi occidentali, che l’accusavano di “falsificazioni consapevoli” sull’Unione Sovietica. Infatti Conquest usò qualsiasi fonte ostile a Stalin e all’URSS, chiudendo un occhio sul fatto se fosse affidabile o meno. Inutile dire che lo storico anglo-statunitense Robert Conquest ha molti “seguaci”, soprattutto oggi, quando le relazioni russo-occidentali sono peggiorate enormemente. La palese falsificazione della storia è uno strumento tradizionale della guerra fredda che viene rivitalizzato. “Chi controlla il passato controlla il futuro. Chi controlla il presente controlla il passato“, come George Orwell scrisse nel suo famoso libro “1984”. Non sorprende, però, che il discorso storico occidentale sia attualmente invaso dai miti politicizzati su URSS e Josif Stalin. Uno di coloro che infangano la Russia sovietica è Timothy Snyder, professore di Storia di Yale e autore di Bloodlands. Come Conquest, è un celebre autore occidentale lodato da liberali e destra statunitensi. Attaccando Stalin, Snyder cerca di convincere i lettori che Hitler non fosse peggiore, ma in un certo senso “migliore” del leader sovietico. Snyder si spinge a suggerire che “per assassinare degli ebrei (Olocausto), … Adolf Hitler dipendesse da Stalin (e dai suoi metodi)”, come il Professor David A. Bell ha osservato nella sua recente revisione di “Terra Nera” di Snyder per National Interest. Sorprendentemente, Snyder segue le orme di Conquest, il suo racconto si basa su fonti controverse, voci, semi-verità sempre ostili all’URSS, come il professor Furr ha denunciato nel suo libro “Bugie di sangue: la prova che ogni accusa contro Josif Stalin e l’Unione Sovietica su Bloodlands di Timothy Snyder è falsa“.
Patto Molotov-Ribbentrop: verità e bugie
La storia del patto Molotov-Ribbentrop del 1939 narrato da Snyder e altri storici anticomunisti è anche piena di presupposti errati. “Dicono che nel trattato Unione Sovietica e Germania nazista decisero di dividersi l’Europa. Questo è falso. Il trattato, in una clausola segreta, assegnava la Polonia orientale alla ‘sfera d’influenza sovietica’. Questo significava che quando l�

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