> http://www.lernesto.it/6-00/Losurdo.htm

La democrazia coma valore universale

(articolo apparso su "L'Ernesto", 6/2000 - stralci)

(...)
La Jugoslavia dalla guerra al colpo di Stato

A questo punto, per misurare appieno la profondit� dell�abisso in cui
questi compagni sono caduti, conviene soffermarsi sul significato della
vicenda che si � verificata in Jugoslavia. Interroghiamoci
preliminarmente sulla natura reale delle forze politiche che hanno
conseguito la vittoria. Alla vigilia delle elezioni �La Stampa� dava la
parola ad un �oppositore serbo� che esprimeva tutta la sua ripugnanza
per la presenza massiccia di immigrati cinesi: si tratta di un piano
di �inquinamento etnico�, messo in atto dal solito, diabolico Milosevic
(in Zaccaria, 2000).
Ma vediamo ora chi ha preso il posto di Milosevic. Appena divenuto
presidente, Kostunica si � affrettato a presentare il suo biglietto da
visita con una dichiarazione assai eloquente: �La distorsione della
societ� � iniziata non con Milosevic ma con la vittoria dei comunisti
56 anni fa� (Erlanger, 2000 a).
Dunque, la fonte di tutti i mali della Jugoslavia sarebbe da
individuare in Tito, il leader della Resistenza antifascista. Eppure,
il movimento di liberazione aveva messo fine agli anni caratterizzati
dall�aggressione e dalle infamie del nazismo, dall�occupazione e dallo
smembramento del paese, dai massacri su larga scala, dai veri e propri
genocidi che nella Croazia di Pavelic e degli ustascia si erano
abbattuti sui serbi, sugli ebrei e sui rom. La morte di Tito e il
crollo del campo socialista ci hanno fatto assistere ad una sorta di
replay: di nuovo l�occupazione militare e lo smembramento del paese, di
nuovo gli odi e i massacri tra le diverse nazionalit� ed etnie. In
mezzo a queste due tragedie si colloca il periodo titoista: sono gli
anni in cui la Jugoslavia gode di una pacifica convivenza e di una
relativa tranquillit� e, sul piano internazionale, di un notevole
prestigio come leader dei paesi non allineati. Ebbene, � proprio questa
felice parentesi a riempire d�orrore Kustonica! In quanto a
revisionismo storico e a pulsioni razziste l�ex-opposizione serba, ora
al potere, pu� dare lezioni a Haider�
Ma vediamo in che modo si � verificata la svolta. Nei giorni e nelle
settimane che precedono le elezioni, la stampa americana riferisce
compiaciuta delle difficolt� che incontra Milosevic nello svolgimento
della campagna elettorale: �Timoroso di essere assassinato, il
cinquantottenne presidente appare raramente in pubblico e solo per
pronunciare dinanzi ai suoi seguaci brevi discorsi sui mali del
fascismo� (Smith, 2000). Non si tratta di preoccupazioni immaginarie.
Almeno per quanto riguarda i paesi pi� deboli, ogni leader sgradito a
Washington, che si tratti di Castro, Gheddafi o Saddam Hussein, sa che
deve guardarsi quotidianamente e in ogni istante della giornata, dalle
trame e dai tentativi di assassinio orchestrati dalla Cia. D�altro
canto, proprio in Jugoslavia, a partire dalla fine dei bombardamenti
aerei, si sono verificati attentati ed esecuzioni misteriose. A gettare
un fascio di luce su questo mistero provvede un altro giornalista
statunitense: non ci sar� pace nei Balcani �sino a quando. Milosevic
non viene o corrotto o sconfitto o trascinato via dal potere in una
bara� (Hoagland, 2000).
Al �criminale di guerra� ricercato dal �tribunale internazionale� al
servizio di Washington viene offerto persino un mucchio di denaro,
oltre alla libert�, a condizione, s�intende, che si pieghi alla volont�
dei padroni del mondo. Diversamente� Al di l� di singole personalit�, �
un intero popolo ad essere tenuto sotto tiro, e non solo per la
minaccia della continuazione ad oltranza di un embargo
devastatore: �gli Stati Uniti mandavano una portaerei in Adriatico
pochi giorni prima del voto, quasi fossero gi� pronti al peggio�
(Biloslavo, 2000).
Non mancavano per� le lusinghe. Se avesse votato in modo politicamente
corretto, il popolo jugoslavo sarebbe stato liberato dall�embargo, dal
pericolo di morire di fame e di freddo; anzi, sarebbe stato
generosamente aiutato a sanare le rovine e le ferite inferte dagli
stessi che adesso si atteggiavano a salvatori inviati dal cielo.
E, tuttavia, per pesanti e infami che fossero, ricatti e minacce non
sono bastati da soli a far trionfare la volont� della Nato. Ci voleva
una �rivoluzione�. Cerchiamo di ricostruirla affidandoci esclusivamente
a giornali e riviste di provata fede anticomunista e atlantica.
Cominciamo con un quotidiano italiano ultrareazionario che, proprio per
questo, non sente il bisogno di un minimo di pudore. Gi� il titolo � di
una chiarezza sfrontata: �Cos� l�America in poco tempo ha inventato
l�anti-Slobodan�. Ma vediamo per esteso il contenuto (si tenga presente
che si tratta di un articolo apparso prima ancora della consacrazione
formale del trionfo di Kostunica):
�Sullo sfondo della rivolta che rischia di travolgere il regime di
Slobodan Milosevic, non pu� passare inosservata un�abile operazione di
pressioni e interferenze, gestita dagli Stati Uniti. Washington aveva
gi� speso 20 miliardi di lire, in dollari sonanti, per sollecitare le
infruttuose manifestazioni di protesta dello scorso anno e fonti
americane confermano che negli ultimi mesi sono stati stanziati altri
70 miliardi di lire. Prima che il Dos, il cartello dei 17 partiti anti-
Milosevic, partorisse il candidato vincente delle presidenziali, i suoi
leader, a cominciare da Zoran Dijindjic, venivano ripetutamente
chiamati a rapporto dagli occidentali in Montenegro, Ungheria o
addirittura a Londra. Grazie a questi vertici � scaturito il fiume di
contante, spesso giunto in Serbia con valigie trasportate da spalloni
provenienti da Romania e Ungheria. Le mazzette di dollari sono servite
ad acquistare fax, computer e fotocopiatrici per la propaganda [�] A
tutto ci� va aggiunto il sistema di trasmissioni radio indipendenti,
messo in piedi per circondare la Serbia�.
Sia chiaro. L�accerchiamento messo in atto ai danni della Jugoslavia va
ben al di l� della radiofonia. � sempre il medesimo quotidiano
fascistoide a riferire compiaciuto: �Nessuno ha preso in considerazione
le disperate denunce del ministro dell�Informazione serbo, Goran Matic,
convinto che agenti della Nato, �con indosso divise dell�esercito
federale, si infiltrino nel nostro Paese, per far pensare che i soldati
sono dalla parte di chi vuole organizzare tumulti��. Pi� in ombra, ma
pronta a intervenire in ogni momento � gi� schierata, come sappiamo, la
forza aereo-navale degli Usa (Biloslavo, 2000).
Come si vede, la campagna elettorale a favore di Kostunica � davvero
poderosa. Se poi, nonostante tutto dovesse fallire, nessuno a
Washington o in altre capitali della Nato pensa di attenersi alle
regole del gioco e alla democrazia formale. Sempre la medesima fonte
finora utilizzata aggiunge: �Il Sunday Times ha rivelato che una
squadra delle Sas, i corpi speciali britannici, si sarebbe appena
ritirata dal Montenegro dove stava addestrando la polizia
indipendentista�, in previsione di una secessione e di una rivolta
contro Belgrado. Ad ogni buon conto, cifre enormi sono state gi�
stanziate �per il prossimo anno se il regime di Belgrado sar� ancora in
piedi�. Milosevic, l�uomo che ha osato sfidare la Nato, deve comunque
uscire di scena, e al pi� presto possibile.
I dollari (o le sterline o i marchi), che corrono a fiumi,
servono �pure a finanziare sofisticati sondaggi d�opinione realizzati
dalla stessa societ� utilizzata da Bill Clinton�. Deve far riflettere
l�aggettivo utilizzato. Si parla qui di sondaggi non gi� laboriosi
ma �sofisticati�, miranti come sono a diffondere nell�opinione pubblica
la persuasione che il risultato � gi� scontato: �A poche ore dalla
chiusura delle urne Kostunica � stato indicato come il vincitore, ma
stonava che soprattutto inglesi e americani lo abbiano subito
considerato un fatto compiuto�. Ad avere perplessit�, a
mostrarsi �reticente� � lo stesso �professore� chiamato dalla Nato a
divenire �nuovo capo dello Stato jugoslavo�. Ed ecco allora
le �pressioni su Kostunica per autoproclamarsi presidente�, tanto pi�
che � scontato �l�immediato riconoscimento internazionale� (Biloslavo,
2000).
� a questo punto che, a chiudere definitivamente la partita,
intervengono le manifestazioni e le violenze di piazza. Diamo ora la
parola a due giornali americani: �Uno sguardo attento alla rivolta
rivela una pianificazione che include una scelta accurata degli
obiettivi, la penetrazione del sistema segreto di trasmissioni della
polizia, il reclutamento di muscolosi ma disaffezionati ufficiali di
polizia e paracadutisti fuori servizio nonch� l�invio di un
rappresentante a Budapest per informare il governo USA� (Erlanger and
Cohen, 2000).
L�uomo forte della situazione, particolarmente caro a Washington, �
Dijindjic che, alla vigilia della rivolta, s�incontra �con l�ex-capo
della polizia segreta�. Ed ecco che ufficiali con importanti posizioni
di potere passano all�opposizione �democratica�. E, ben s�intende,
operano questo mutamento di campo non gi� per inseguire nobili ideali,
ma, come rivelano fonti ben informate, per realizzare obiettivi ben pi�
corposi: �Per salvare le loro vite. E il loro denaro, s� un bel po� di
denaro. Forse anche per garantirsi la libert�� (Ash, 2000, p. 13).
Dunque, l�opera di persuasione sa ben intrecciare ricatti, minacce e
corruzione. Il tutto, per citare questa volta il quotidiano fascistoide
italiano, secondo un �copione� ben preciso (Biloslavo, 2000). E che pu�
essere ancora di grande utilit�. La prossima tappa � la Bielorussia:
annuncia trionfalmente il �Washington Post�, che gi� dichiara truccate
e non valide elezioni che dovessero riconfermare al potere l�attuale
gruppo dirigente (Chiesa, 2000). � un gruppo dirigente tanto pi�
sgradito agli Usa per aver condannato a suo tempo la guerra contro la
Jugoslavia. Non � solo alle porte della Bielorussia che bussa
la �rivoluzione democratica� orchestrata dalla Nato: �Se ci� � potuto
accadere in Serbia, perch� non dovrebbe accadere in Birmania? E perch�
no a Cuba?� (Ash, 2000, p. 14).

La lotta per la democrazia e il punto di vista de il Manifesto

Negli stessi giorni in cui i servizi segreti occidentali celebravano i
loro trionfi a Belgrado, il manifesto, nel suo supplemento mensile,
riproduceva un articolo di Le Monde diplomatique, che riferiva della
recente divulgazione di un rapporto della Cia sul colpo di Stato, da
essa organizzato e perpetrato, in collaborazione coi servizi segreti
britannici, nell�Iran del 1953.
Il 4 aprile di quell�anno �la sezione della Cia di Teheran riceve un
milione di dollari destinati �a far cadere Mossadeq con qualunque
mezzo��, ma, preferibilmente, �in modo �quasi legale��. Ed ecco allora
dispiegarsi le diverse tappe dell�operazione. Innanzitutto, �
necessario procedere ad un�opera di corruzione su larga scala: �Alla
fine di maggio del 1953, la sezione della Cia � autorizzata a investire
circa 11.000 dollari a settimana per assicurarsi la cooperazione dei
parlamentari�; fondi cospicui giungono anche ai �capi religiosi�. A
questo punto pu� iniziare la �campagna di stampa contro Mossadeq�, che
risulta tanto pi� efficace per il fatto di essere intrecciata
con �azioni clandestine� e attentati, talvolta attribuiti alla sinistra
in modo da aggravare il clima di incertezza e di confusione. Per farla
breve, l�opera di sgretolamento della base sociale di consenso del
governo Mossadeq, colpevole di aver pestato i piedi alle compagnie
petrolifere anglo-americane, sfocia in violente manifestazioni di
piazza che si concludono con la presa di possesso �delle stazioni radio
e di altri punti chiave�. Secondo la definizione contenuta nel rapporto
della Cia, si tratta di manifestazioni �semi-spontanee� (Gasiorowski,
2000); di �spontaneit� organizzata� parla invece l��International
Herald Tribune� a proposito della �rivolta� contro Milosevic (Erlanger
and Cohen, 2000).
Non c�� dubbio: siamo in presenza di un �copione� ben collaudato. Ma
allora come spiegare gli applausi tributati ai golpisti di Belgrado da
parte del manifesto? Come � potuto accadere che una certa sinistra
abbia celebrato come protagonista di una rivoluzione democratica quel
Kostunica che la stampa statunitense definisce ora come
il �beneficiario dello sforzo occidentale e americano di indebolire ed
estromettere l�ex presidente Slobodan Milosevic�? (Erlanger, 2000 b)
Si potrebbe dire che forse ha inciso negativamente la mancanza di
informazioni. In realt�, anche a voler fare totale astrazione dalle
trame di cui pure ha dato notizia la stampa internazionale, un fatto
era comunque sotto gli occhi di tutti: le elezioni presidenziali a
Belgrado si sono svolte sotto la minaccia di intervento militare della
Nato e col ricatto di prolungamento a tempo indeterminato dell�embargo.
Almeno nei comunisti italiani, tutto ci� avrebbero dovuto suscitare
ricordi familiari. La lupara, o la minaccia della lupara, ha talvolta
punteggiato le campagne elettorali della mafia in Sicilia; ma non
bisogna dimenticare neppure i pacchi di spaghetti o le scarpe che, a
Napoli, Achille Lauro prometteva agli elettori fedeli di erogare ed
erogava in effetti, ma con una sequenza assai raffinata: in caso di
risultato politicamente corretto, alla scarpa del piede destro avrebbe
fatto seguito la scarpa del piede sinistro. In occasione della recente
campagna elettorale in Jugoslavia, i vari Clinton Chirac, Schr�der,
Amato hanno realizzato un�impresa straordinaria: sono riusciti ad
essere nello stesso tempo gli spietati capi mafiosi e i generosi
corruttori e benefattori della situazione. E questa sorta di Giano
bifronte, col volto di Tot� Riina da un lato e quello di Achille Lauro
dall�altro, ha saputo incantare buona parte della sinistra italiana!
Come ha potuto verificarsi questa bancarotta intellettuale e morale?
Abbiamo visto prestigiosi ma�tres � penser del manifesto condannare
Togliatti per il suo �democratismo� e il suo attaccamento
alla �Costituzione� e allo �Stato di diritto�: � di qui che bisogna
prendere le mosse per comprendere la persistente sordit� che una certa
sinistra rivela per le �forme�? In realt�, nel frattempo, il manifesto
ha cambiato posizione in modo radicale. Eccolo ora alla testa della
campagna per l�universalizzazione dello Stato di diritto e del governo
della legge, contro ogni violazione dei diritti dell�uomo. Ma l�assenza
di un qualsiasi bilancio autocritico si fa sentire in modo assai
negativo. Solo cos� riesco a spiegarmi il paradosso per cui questi
compagni, mentre da un lato guardano con benevolenza ai golpisti di
Belgrado, dall�altro, con lo zelo tipico dei neofiti, giungono persino
a rimproverare alla borghesia internazionale un�eccessiva timidezza
nella lotta contro i misfatti attribuiti ai comunisti cinesi!
(...)

Alla luce di tutto ci�, a Milosevic bisogna rivolgere una critica
direttamente contrapposta a quella a lui di solito rivolta. Ha peccato
di ingenuit� �democratica�. Non si � reso conto che, nelle attuali
condizioni, data la strapotenza economica, militare e multimediale
dell�imperialismo, anche in assenza di un colpo di Stato vero e proprio
come quello che si � verificato in Jugoslavia, non sono possibili
elezioni realmente libere nei paesi di volta in volta presi di mira
dall�aspirante sovrano planetario di Washington. E prima di Milosevic
hanno peccato di ingenuit� �democratica� i dirigenti del Nicaragua
sandinista. Come potevano essere libere elezioni svoltesi mentre il
popolo nicaraguense continuava ad aver puntato alla gola il coltello
dell�embargo e della minaccia della ripresa dell�aggressione su larga
scala?
� probabile che da queste mie conclusioni si ritraggano inorridite le
anime belle della sinistra occidentale. In Italia, rimproverano
giustamente a Berlusconi di cancellare la par condicio e quindi di
svuotare di senso la competizione elettorale, ma non si rendono conto
che Berlusconi � un angioletto rispetto al Riina-Lauro che siede alla
Casa Bianca e che dispone di un potere e d� prova di una prepotenza
infinitamente maggiori. (...)

---

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