> http://194.153.174.196/balcani/bosnia/20010427201231860762.html
BOSNIA: PROCESSO TRAVNIK,TESTI RICONOSCONO COMANDANTE PARAGA
(ANSA) - TRAVNIK (BOSNIA-ERZEGOVINA), 27 APR - Per due volte l'uomo
seduto in prima fila tra due poliziotti viene invitato ad alzarsi, per
due volte nella piccola sala risuona la frase ''e' lui'': davanti al
tribunale di Travnik, Agostino Zanotti e Cristian Penocchio hanno
riconosciuto oggi in Hanefija Prijic, detto Paraga, il responsabile
della morte dei volontari di Cremona e Brescia Fabio Moreni, Guido
Puletti e Sergio Lana, l'uomo che il 29 maggio 1993 a Gornji Vakuf,
nella Bosnia centrale, ha dato l'ordine di sparare. In due estenuanti
testimonianze Zanotti e Penocchio, i sopravvissuti dell'eccidio di
Gornj Vakuf, hanno ricostruito minuto per minuto quei giorni: la
partenza da Spalato con un camion pieno di aiuti destinati ai musulmani
e ai croati di Zavidovici e con una jeep affittata in Croazia. ''Siamo
stati bloccati sulla strada tra Gornj Vakuf e Novi Travnik da un gruppo
di uomini armati e portati in una strada laterale - ha raccontato
Zanotti - erano aggressivi e minacciosi, ci hanno preso i passaporti, i
soldi, ci hanno strappato le catenine''. I cinque uomini vengono fatti
salire su un carretto trainato da un trattore e portati per un'ora in
una strada che sale verso la montagna. Alla guida della jeep c'e'
Paraga che a tutti appare come il capo, accanto una donna. Sono gli
unici in divisa, gli altri sono in abiti civili, o con qualche
indumento militare spaiato, ma tutti sono armati. ''In una specie di
radura ci fanno scendere e dopo un ordine di Paraga incominciamo a
inoltrarci in un bosco - ha continuato Penocchio - camminavamo in fila
indiana , noi cinque, un soldato dietro e un davanti, ci fermiamo
vicino ad una scarpata. Sino a quel momento non pensavo potessero
ucciderci, stavamo portando aiuti per la loro gente. Poi ho visto uno
dei soldati staccarsi da noi, ho sentito che caricava il kalashnikov e
ho capito: stavano per sparare''. Penocchio si butta nella scarpata,
Zanotti scappa dall'altra parte. Moreni, Puletti e Lana vengono uccisi.
Zanotti vaghera' per i boschi per un giorno e due notti terrorizzato,
dal cespuglio dove si e' nascosto nelle prime ore vedra' portare via il
corpo martoriato di Moreni, sentira' spari e urla di dolore. Fuggendo
all'alba trovera' anche il corpo senza vita di Puletti. Solo la sera
del 31 maggio, stremato, viene soccorso da soldati dell'esercito
bosniaco e nella base dell'Unprofor dove viene condotto ritrovera'
Zanotti. Saranno loro che permetteranno ai caschi blu di ritrovare i
corpi dei loro compagni. Ma Paraga ha continuato a negare ogni
responsabilita'. Durante l'interrogatorio continuato oggi ha detto
di ''non sapere'', ''di non aver visto niente, di non aver mai dato
l'ordine di sparare''. Ha dichiarato che ''quei due soldati che hanno
aperto il fuoco sono morti''. Ma alle domande, sempre piu' incalzanti
dei giudici, Zanotti e Penocchio hanno continuato a dire che, anche se
non capivano la lingua era chiaro che il capo era lui''. ''Il suo
comportamento, il tono della voce, l'atteggiamento di rispetto e di
sudditanza di tutti gli altri soldati indicavano in lui il comandante -
ha detto Zanotti''. ''E' a lui che i soldati consegnano i passaporti -
ha aggiunto Penocchio - lui esamina con attenzione la lista delle donne
e i bambini che dovevamo portare a Brescia, e' lui che dice una frase
prima che ci facciano segno di camminare verso il bosco''. Zanotti e
Penocchio con Eliana Poletti, sorella di Guido, sono rientrati questa
sera alla base del Msu a Butmir ospiti dei carabinieri che in questi
due giorni li hanno scortati a Travnik garantendo in ogni momento la
loro sicurezza. Ripartiranno domani per l'Italia accompagnati dal
sindaco di Brescia Paolo Corsini che ha voluto assistere all'apertura
del processo. ''L'eccidio di Gornj Vakuf e una ferita ancora aperta per
la citta' - ha spiegato - ero sindaco anche nel 1993, ho accolto io le
salme di Moreni, Puletti e Lana, ho voluto fare io il riconoscimento
per evitare ulteriore dolore alle famiglie, questo viaggio lo dovevo
alla loro memoria''. (ANSA). VD
27/04/2001 20:12
> http://194.153.174.196/balcani/bosnia/20010426192131859433.html
BOSNIA: PROCESSO TRAVNIK, PARAGA NEGA OGNI RESPONSABILITA'
(ANSA) - SARAJEVO, 26 APR - Con un lungo interrogatorio al 'comandante
Paraga' e' incominciato questa mattina a Travnik il processo per
l'eccidio dei tre volontari italiani, Fabio Moreni, Guido Puletti e
Sergio Lana, uccisi il 29 maggio 1993 nei pressi di Gornji Vakuf, nella
Bosnia centrale, mentre portavano aiuti alla popolazione in guerra.
Hanefija Prijic, 38 anni, che si era sempre avvalso della facolta' di
non rispondere, oggi ha accettato di sottoporsi al lungo interrogatorio
della pubblica accusa. E come ha fatto in precedenza, ha continuato a
negare di aver mai dato l'ordine di sparare contro i tre uomini. ''Ero
sul posto, ho sentito degli spari - ha ammesso - ma non ho mai dato
l'ordine di uccidere, anzi avrei aiutato i volontari''. ''Nella zona -
ha aggiunto - operavano altre unita' oltre la mia''. Prima dell'inizio
dell'interrogatorio, Prijic ha letto e consegnato alla corte un
memoriale nel quale ricorda la sua attivita' durante la guerra (1992-
95). ''E' stata una lughissima udienza, ma Paraga non ha affatto
convinto ne' noi ne' la pubblica accusa - ha dichiarato all'Ansa
l'avvocato Lorenzo Trucco che rappresenta le famiglie delle vittime -
la sua e' stata un'esposizione piena di lacune e di
contraddizioni''. ''Si dilungava in dettagli irrilevanti - ha detto
l'avvocato Trucco - ma e' stato evasivo e poco puntuale sui punti
centrali della vicenda''. ''Aveva un atteggiamento molto freddo e
rispondeva come farebbe un soldato - ha aggiunto - e dava l'impressione
di essere li' per caso''. Prijic, peraltro, e' una figura controversa.
Tornato in Bosnia alla viglia della guerra, dopo aver lavorato per
alcuni anni in Germania, anche se musulmano si iscrive al partito
nazionalista croato (Hdz), espone la bandiera e la foto dell'allora
presidente della Croazia Franjo Tudjman sulla sua casa nel villaggio di
Voljice, presso Gornji Vakuf. Proprio per questo si guadagna
l'appellativo di 'Paraga', nome del leader di un partito dell'estrema
destra di Zagabria. A quel punto tra il 1992 e la primavera del 1993 si
tratta di un soprannome bonario, perche' fino ad allora croati e
musulmani combattevano insieme contro le truppe serbe. Quando inizia la
guerra nella guerra, come viene definito il conflitto croato-musulmano,
Hanefija Prijic, ovviamente e' nelle fila delle truppe musulmane,
portando, pero', sul berretto la mezzaluna e non i gigli, insegne
dell'esercito di Sarajevo. Questo particolare fara' dire allora ai
comandi dell'Unprofor che si trattava di truppe irregolari. Smobilitato
alla fine della guerra, Prijic ritorna nel suo villaggio dove da allora
vive con la moglie e sei figli senza un lavoro fisso. Ha tentato senza
molta fortuna la carriera politica candidandosi al consiglio comunale.
La storia dei tre volontari uccisi rimane un caso unico nelle pur
tragiche vicende della guerra in Bosnia. I volontari che portavano
aiuti venivano bloccati, derubati, rapinati oppure sono rimasti vittime
di combattimenti in corso. I tre italiani, invece, furono uccisi
deliberatamente, come hanno raccontato i due volontari sopravvissuti,
Agostino Zanotti e Christian Penocchio, che domani testimonieranno
davanti alla corte di Tarvnik.(ANSA). VD
26/04/2001 19:21
> http://194.153.174.196/balcani/bosnia/20010425165331857953.html
BOSNIA: UCCISIONE VOLONTARI ITALIANI,DOMANI SI APRE PROCESSO
(ANSA) - SARAJEVO, 25 APR - Si apre domani a Travnik, nella Bosnia
centrale, il processo per l'eccidio dei tre volontari bresciani, Fabio
Moreni, Guido Puletti e Sergio Lana, sequestrati assieme ad altri due
compagni e uccisi il 23 maggio 1993 nei pressi di Gornji Vakuf, mentre
portavano aiuti umanitari alla popolazione di Vitez e Zavidovici.
L'imputato e' Hanefija Prijic detto Paraga, che durante la guerra in
Bosnia (1992-95) comandava una formazione locale bosniaca e che i due
sopravvissuti, Christian Penocchio e Agostino Zanotti, chiamati a
testimoniare, hanno riconosciuto come responsabile dell'uccisione dei
loro compagni.
Ci sono voluti otto anni per arrivare a questo primo processo. Dopo
un'iniziativa mai conclusa della procura militare bosniaca durante la
guerra (1992-95) e una richiesta d'arresto per Paraga da parte della
Procura di Brescia arenatasi per motivi procedurali, la magistratura
ordinaria bosniaca ha aperto un'inchiesta nell'autunno del 1999, quando
Penocchio e Zanotti tornarono in Bosnia per deporre davanti a un
giudice istruttore.
Prijic, che dopo la guerra viveva nel suo paese Voljice presso Travnik
e negava un qualsiasi coinvolgimento nell'eccidio dei volontari
italiani, e' stato arrestato un anno dopo, lo scorso 6 ottobre, con
l'accusa di ''crimini di guerra ai danni di civili''.
''Noi riteniamo - ha detto all'Ansa il procuratore di Travnik Marinko
Jurcevic - di avere tutte le prove per farlo dichiarare
colpevole''. ''Per essere precisi - ha aggiunto - non abbiamo le prove
che Prijic abbia sparato personalmente, e' accusato di aver dato
l'ordine, a voce, di sparare''.
Le due persone che hanno materialmente falciato di colpi le tre vittime
sono latitanti. Per il primo che ha sparato ci sono indizi che sia in
Canada e la procura ha chiesto informazioni, ma ''dalle autorita'
canadesi - ha detto Jurcevic - non abbiamo mai ottenuto alcuna
risposta''. Prijic, intanto, da quando e' stato arrestato, si e'
avvalso della facolta' di non rispondere.
Una settimana fa dall'Italia e' arrivata a Travnik una richiesta di
estradizione per Prijic, ma il tribunale rispondera' negativamente
perche' la legge bosniaca non prevede l'estradizione di un proprio
cittadino. ''Processi di questo genere - secondo il procuratore -
possono richiedere anche 4-5 mesi, ci sono 18 testimoni da ascoltare,
ma l'inchiesta e' stata lunga e dettagliata, le prove ci sono e
percio' - ha detto - mi aspetto che si arrivi alla sentenza in un paio
di mesi''. Per assistere all'apertura del processo, oltre a Zanotti e
Penocchio chiamati a testimoniare, arriveranno oggi in Bosnia il
sindaco di Brescia Paolo Corsini, alcuni familiari delle vittime e
diversi rappresentanti delle associazioni di volontariato bresciane.
(ANSA). COR*VD
25/04/2001 16:53
---
Data: 15/05/2001 09:54
Da: Ilario Salucci
Oggetto: processo in Bosnia
cari compagni,
volevo informarvi che lo scorso 26 aprile e' iniziato a Travnik - in
Bosnia - il processo contro Hanefija Prijic "Paraga" responsabile
dell'uccisione di tre volontari in Bosnia centrale il 29 maggio 1993,
tra cui il compagno Guido Puletti.
Hanefija Prijic "Paraga" era al tempo ufficiale dell'Esercito di
Bosnia Erzegovina, al comando di un battaglione (circa 400
uomini), e godette di solide coperture per i crimini che commise.
Ancora oggi - pur risultando ufficialmente disoccupato e
nullatenente - ha come avvocato della difesa un personaggio tra i
piu' famosi in Bosnia (e' l'avvocata che difende regolarmente
ministri e uomini d'affari coinvolti in scandali per corruzione, ecc.).
Finora tutti i testimoni dell'accusa hanno ritrattato in aula.
Le autorita' italiane fanno sostanzialmente ostruzionismo alla
ricerca della verita' e della giustizia.
Di seguito vi allego un appello che come Associazione Guido
Puletti abbiamo fatto al termine della prima sessione del processo.
La prossima sessione inizia il prossimo 21 maggio. Chi volesse
informazioni puo' rivolgersi a me all'indirizzo salucci@...
Ringraziandovi dell'interessamento,
Ilario Salucci
-
APPELLO DELL�ASSOCIAZIONE GUIDO PULETTI DEL
12 MAGGIO 2001
Il fatto che �Paraga� sia stato arrestato e venga processato in
Bosnia e� di enorme importanza. Se il valore democratico di un
paese si misura anche dalla sua volonta� di perseguire i propri
criminali di guerra, il valore democratico bosniaco odierno e�
ben maggiore di quello che fu dell�Italia all�uscita della seconda
guerra mondiale, quando non vennero ne� perseguiti, ne�
estradati, ne� processati i criminali di guerra italiani ricercati dalla
Jugoslavia, dall�Albania, dalla Grecia, ecc. Esprimiamo quindi la
nostra profonda gratitudine ai PM Marinko Jurcevic e Behaija
Krnjic, a tutta la Procura di Travnik e in generale alle autorita�
bosniache.
Il Tribunale di Travnik sta giudicando �Paraga� in condizioni
processualmente molto difficili. L�accusa aveva a proprio
sostegno una serie di testimonianze che sono state tutte - senza
eccezioni - ritrattate in aula. E� piu� che plausibile pensare a
pressioni e intimidazioni fatte sui testimoni prima dell�apertura del
processo, come e� emerso da alcune di queste deposizioni.
Nella zona dove opero� �Paraga� la cappa di omerta� e�
tangibile e facilmente verificabile. Se questo processo si basera�
solo su queste testimonianze, la sua conclusione e� facilmente
prevedibile. La Procura di Travnik ha richiesto ai vari attori
interni e internazionali presenti nella zona la documentazione in
loro possesso - ma ha ottenuto solo rifiuti. Parte di questa
documentazione puo� essere facilmente fornita dalle autorita�
italiane. L�andamento del processo di Travnik dipendera� in
modo sostanziale dalla volonta� di queste autorita� di fornirla.
Per quanto riguarda la documentazione dell�Esercito della
Bosnia Erzegovina, la Procura di Travnik l�ha piu� volte
richiesta, e si e� sentita rispondere che era stata persa. Invece il
12 febbraio 2001 sono emersi tre smilzi documenti, forniti dal
Ministero della Difesa bosniaco: quindi le carte dell�Esercito non
sono andate perse. La tipologia di questi documentazione fa
ritenere che altri documenti, di ben diverso valore, siano ancora
inaccessibili, chiusi negli archivi del Ministero della Difesa.
Le autorita� italiane possono invece ottenere e rendere
disponibile la documentazione prodotta nel giugno 1993 dalle
forze delle Nazioni Unite presenti in zona, dalla Missione di
Monitoraggio dell�allora Comunita� Europea, e i risultati
dell�esame autoptico effettuato a Spalato il 3 giugno 1993.
La Missione di Monitoraggio della Comunita� Europea non
aveva compiti investigativi in Bosnia, ma raccoglieva informazioni
a largo raggio successivamente messe a disposizione dei
Ministeri degli Esteri dei vari paesi. Sui fatti del 29 maggio 1993
vennero stilati cinque rapporti. Il Ministero degli Esteri italiano ha
da otto anni questa documentazione: sarebbe ora di renderla
pubblica. L�attuale Missione di Monitoraggio dell�Unione
Europea si e� dichiarata disponibile a fornire tutto cio� che e� in
suo possesso su richiesta della Procura bresciana. E� essenziale
che la Procura bresciana consegni quanto prima questi rapporti
al Tribunale di Travnik.
La missione delle Nazioni Unite in Bosnia (Unprofor) aveva
invece anche compiti investigativi, ed era in modo significativo
presente in zona con un contingente inglese. I suoi rapporti, i
risultati delle sue commissioni d�inchiesta, sono depositati dal
1995 a New York. Pensiamo che le autorita� italiane, tramite
l�ambasciatore presso l�ONU, possano ottenere senza difficolta�
questi documenti. Da quello che sappiamo non sono mai stati
richiesti: oggi non c�e� piu� tempo da perdere.
La Procura di Travnik ha ottenuto dei significativi stralci
dell�esame autoptico effettuato a Spalato il 3 giugno 1993, da
cui risultano contraddizioni ed incongruenze con l�esame
autoptico effettuato a Brescia il 5 giugno 1993. E� essenziale che
le autorita� diplomatiche italiane ottengano copia completa
dell�autopsia effettuata in Croazia per poter raffrontare in modo
approfondito i due esami.
Il processo di Travnik dipendera� in modo significativo
dall�acquisizione di tutto questo materiale. Finora la Procura
bresciana non ha collaborato con il Tribunale di Travnik: il PM
Chiappani ha dichiarato al Giornale di Brescia il 24 aprile scorso
che �abbiamo fatto tradurre tutti gli atti a nostra disposizione e li
abbiamo trasmessi ai giudici di Travnik� questo lo abbiamo
fatto con una disponibilita� piena�. Se la disponibilita� della
Procura bresciana si misurasse in modo definitivo da questa
dichiarazione avremmo un quadro ben fosco: il PM Krnjic
Behaija ha dichiarato alla stampa il 27 aprile di non aver ottenuto
un solo foglio dalla Procura bresciana. Questo risulta anche in
modo inequivocabile dagli atti del processo. Gli unici atti
provenienti dall�Italia sono stati trasmessi dagli avvocati delle
parti lese (autopsia effettuata a Brescia e videocassetta che ritrae
Paraga nel 1992).
Le autorita� italiane hanno fatto ben poco per questo processo.
In specifico l�Ambasciata italiana a Sarajevo non ha mostrato
particolare interesse, inviando una propria funzionaria per una
sola udienza. Non ci risulta che siano stati tentati passi come
quello di costituzione di parte civile da parte dello Stato italiano.
L�unica figura istituzionale che ha avuto a cuore questa vicenda
e� stato il sindaco di Brescia, Paolo Corsini, che e� stato
presente al processo.
Il processo a Travnik riprendera� il 21 maggio. Fino alla
conclusione della parte dibattimentale e� possibile per il PM
produrre nuova documentazione. Rimangono pochissimi giorni.
Quanto non e� stato fatto in questi otto anni e� necessario che
venga fatto ora. La Procura bresciana e le autorita� del
Ministero degli Esteri possono e devono fare il possibile per
acquisire e rendere nuova documentazione e fornire quella gia� in
loro possesso. Se non lo faranno avranno il ben poco invidiabile
merito di aver salvato �Paraga�.
Associazione Guido Puletti
(dalla lista pck-yugoslavia@...)
---
Questa lista e' provvisoriamente curata da componenti della
ASSEMBLEA ANTIMPERIALISTA (ex Coord. Naz. "La Jugoslavia Vivra'"):
> http://www.tuttinlotta.org
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BOSNIA: PROCESSO TRAVNIK,TESTI RICONOSCONO COMANDANTE PARAGA
(ANSA) - TRAVNIK (BOSNIA-ERZEGOVINA), 27 APR - Per due volte l'uomo
seduto in prima fila tra due poliziotti viene invitato ad alzarsi, per
due volte nella piccola sala risuona la frase ''e' lui'': davanti al
tribunale di Travnik, Agostino Zanotti e Cristian Penocchio hanno
riconosciuto oggi in Hanefija Prijic, detto Paraga, il responsabile
della morte dei volontari di Cremona e Brescia Fabio Moreni, Guido
Puletti e Sergio Lana, l'uomo che il 29 maggio 1993 a Gornji Vakuf,
nella Bosnia centrale, ha dato l'ordine di sparare. In due estenuanti
testimonianze Zanotti e Penocchio, i sopravvissuti dell'eccidio di
Gornj Vakuf, hanno ricostruito minuto per minuto quei giorni: la
partenza da Spalato con un camion pieno di aiuti destinati ai musulmani
e ai croati di Zavidovici e con una jeep affittata in Croazia. ''Siamo
stati bloccati sulla strada tra Gornj Vakuf e Novi Travnik da un gruppo
di uomini armati e portati in una strada laterale - ha raccontato
Zanotti - erano aggressivi e minacciosi, ci hanno preso i passaporti, i
soldi, ci hanno strappato le catenine''. I cinque uomini vengono fatti
salire su un carretto trainato da un trattore e portati per un'ora in
una strada che sale verso la montagna. Alla guida della jeep c'e'
Paraga che a tutti appare come il capo, accanto una donna. Sono gli
unici in divisa, gli altri sono in abiti civili, o con qualche
indumento militare spaiato, ma tutti sono armati. ''In una specie di
radura ci fanno scendere e dopo un ordine di Paraga incominciamo a
inoltrarci in un bosco - ha continuato Penocchio - camminavamo in fila
indiana , noi cinque, un soldato dietro e un davanti, ci fermiamo
vicino ad una scarpata. Sino a quel momento non pensavo potessero
ucciderci, stavamo portando aiuti per la loro gente. Poi ho visto uno
dei soldati staccarsi da noi, ho sentito che caricava il kalashnikov e
ho capito: stavano per sparare''. Penocchio si butta nella scarpata,
Zanotti scappa dall'altra parte. Moreni, Puletti e Lana vengono uccisi.
Zanotti vaghera' per i boschi per un giorno e due notti terrorizzato,
dal cespuglio dove si e' nascosto nelle prime ore vedra' portare via il
corpo martoriato di Moreni, sentira' spari e urla di dolore. Fuggendo
all'alba trovera' anche il corpo senza vita di Puletti. Solo la sera
del 31 maggio, stremato, viene soccorso da soldati dell'esercito
bosniaco e nella base dell'Unprofor dove viene condotto ritrovera'
Zanotti. Saranno loro che permetteranno ai caschi blu di ritrovare i
corpi dei loro compagni. Ma Paraga ha continuato a negare ogni
responsabilita'. Durante l'interrogatorio continuato oggi ha detto
di ''non sapere'', ''di non aver visto niente, di non aver mai dato
l'ordine di sparare''. Ha dichiarato che ''quei due soldati che hanno
aperto il fuoco sono morti''. Ma alle domande, sempre piu' incalzanti
dei giudici, Zanotti e Penocchio hanno continuato a dire che, anche se
non capivano la lingua era chiaro che il capo era lui''. ''Il suo
comportamento, il tono della voce, l'atteggiamento di rispetto e di
sudditanza di tutti gli altri soldati indicavano in lui il comandante -
ha detto Zanotti''. ''E' a lui che i soldati consegnano i passaporti -
ha aggiunto Penocchio - lui esamina con attenzione la lista delle donne
e i bambini che dovevamo portare a Brescia, e' lui che dice una frase
prima che ci facciano segno di camminare verso il bosco''. Zanotti e
Penocchio con Eliana Poletti, sorella di Guido, sono rientrati questa
sera alla base del Msu a Butmir ospiti dei carabinieri che in questi
due giorni li hanno scortati a Travnik garantendo in ogni momento la
loro sicurezza. Ripartiranno domani per l'Italia accompagnati dal
sindaco di Brescia Paolo Corsini che ha voluto assistere all'apertura
del processo. ''L'eccidio di Gornj Vakuf e una ferita ancora aperta per
la citta' - ha spiegato - ero sindaco anche nel 1993, ho accolto io le
salme di Moreni, Puletti e Lana, ho voluto fare io il riconoscimento
per evitare ulteriore dolore alle famiglie, questo viaggio lo dovevo
alla loro memoria''. (ANSA). VD
27/04/2001 20:12
> http://194.153.174.196/balcani/bosnia/20010426192131859433.html
BOSNIA: PROCESSO TRAVNIK, PARAGA NEGA OGNI RESPONSABILITA'
(ANSA) - SARAJEVO, 26 APR - Con un lungo interrogatorio al 'comandante
Paraga' e' incominciato questa mattina a Travnik il processo per
l'eccidio dei tre volontari italiani, Fabio Moreni, Guido Puletti e
Sergio Lana, uccisi il 29 maggio 1993 nei pressi di Gornji Vakuf, nella
Bosnia centrale, mentre portavano aiuti alla popolazione in guerra.
Hanefija Prijic, 38 anni, che si era sempre avvalso della facolta' di
non rispondere, oggi ha accettato di sottoporsi al lungo interrogatorio
della pubblica accusa. E come ha fatto in precedenza, ha continuato a
negare di aver mai dato l'ordine di sparare contro i tre uomini. ''Ero
sul posto, ho sentito degli spari - ha ammesso - ma non ho mai dato
l'ordine di uccidere, anzi avrei aiutato i volontari''. ''Nella zona -
ha aggiunto - operavano altre unita' oltre la mia''. Prima dell'inizio
dell'interrogatorio, Prijic ha letto e consegnato alla corte un
memoriale nel quale ricorda la sua attivita' durante la guerra (1992-
95). ''E' stata una lughissima udienza, ma Paraga non ha affatto
convinto ne' noi ne' la pubblica accusa - ha dichiarato all'Ansa
l'avvocato Lorenzo Trucco che rappresenta le famiglie delle vittime -
la sua e' stata un'esposizione piena di lacune e di
contraddizioni''. ''Si dilungava in dettagli irrilevanti - ha detto
l'avvocato Trucco - ma e' stato evasivo e poco puntuale sui punti
centrali della vicenda''. ''Aveva un atteggiamento molto freddo e
rispondeva come farebbe un soldato - ha aggiunto - e dava l'impressione
di essere li' per caso''. Prijic, peraltro, e' una figura controversa.
Tornato in Bosnia alla viglia della guerra, dopo aver lavorato per
alcuni anni in Germania, anche se musulmano si iscrive al partito
nazionalista croato (Hdz), espone la bandiera e la foto dell'allora
presidente della Croazia Franjo Tudjman sulla sua casa nel villaggio di
Voljice, presso Gornji Vakuf. Proprio per questo si guadagna
l'appellativo di 'Paraga', nome del leader di un partito dell'estrema
destra di Zagabria. A quel punto tra il 1992 e la primavera del 1993 si
tratta di un soprannome bonario, perche' fino ad allora croati e
musulmani combattevano insieme contro le truppe serbe. Quando inizia la
guerra nella guerra, come viene definito il conflitto croato-musulmano,
Hanefija Prijic, ovviamente e' nelle fila delle truppe musulmane,
portando, pero', sul berretto la mezzaluna e non i gigli, insegne
dell'esercito di Sarajevo. Questo particolare fara' dire allora ai
comandi dell'Unprofor che si trattava di truppe irregolari. Smobilitato
alla fine della guerra, Prijic ritorna nel suo villaggio dove da allora
vive con la moglie e sei figli senza un lavoro fisso. Ha tentato senza
molta fortuna la carriera politica candidandosi al consiglio comunale.
La storia dei tre volontari uccisi rimane un caso unico nelle pur
tragiche vicende della guerra in Bosnia. I volontari che portavano
aiuti venivano bloccati, derubati, rapinati oppure sono rimasti vittime
di combattimenti in corso. I tre italiani, invece, furono uccisi
deliberatamente, come hanno raccontato i due volontari sopravvissuti,
Agostino Zanotti e Christian Penocchio, che domani testimonieranno
davanti alla corte di Tarvnik.(ANSA). VD
26/04/2001 19:21
> http://194.153.174.196/balcani/bosnia/20010425165331857953.html
BOSNIA: UCCISIONE VOLONTARI ITALIANI,DOMANI SI APRE PROCESSO
(ANSA) - SARAJEVO, 25 APR - Si apre domani a Travnik, nella Bosnia
centrale, il processo per l'eccidio dei tre volontari bresciani, Fabio
Moreni, Guido Puletti e Sergio Lana, sequestrati assieme ad altri due
compagni e uccisi il 23 maggio 1993 nei pressi di Gornji Vakuf, mentre
portavano aiuti umanitari alla popolazione di Vitez e Zavidovici.
L'imputato e' Hanefija Prijic detto Paraga, che durante la guerra in
Bosnia (1992-95) comandava una formazione locale bosniaca e che i due
sopravvissuti, Christian Penocchio e Agostino Zanotti, chiamati a
testimoniare, hanno riconosciuto come responsabile dell'uccisione dei
loro compagni.
Ci sono voluti otto anni per arrivare a questo primo processo. Dopo
un'iniziativa mai conclusa della procura militare bosniaca durante la
guerra (1992-95) e una richiesta d'arresto per Paraga da parte della
Procura di Brescia arenatasi per motivi procedurali, la magistratura
ordinaria bosniaca ha aperto un'inchiesta nell'autunno del 1999, quando
Penocchio e Zanotti tornarono in Bosnia per deporre davanti a un
giudice istruttore.
Prijic, che dopo la guerra viveva nel suo paese Voljice presso Travnik
e negava un qualsiasi coinvolgimento nell'eccidio dei volontari
italiani, e' stato arrestato un anno dopo, lo scorso 6 ottobre, con
l'accusa di ''crimini di guerra ai danni di civili''.
''Noi riteniamo - ha detto all'Ansa il procuratore di Travnik Marinko
Jurcevic - di avere tutte le prove per farlo dichiarare
colpevole''. ''Per essere precisi - ha aggiunto - non abbiamo le prove
che Prijic abbia sparato personalmente, e' accusato di aver dato
l'ordine, a voce, di sparare''.
Le due persone che hanno materialmente falciato di colpi le tre vittime
sono latitanti. Per il primo che ha sparato ci sono indizi che sia in
Canada e la procura ha chiesto informazioni, ma ''dalle autorita'
canadesi - ha detto Jurcevic - non abbiamo mai ottenuto alcuna
risposta''. Prijic, intanto, da quando e' stato arrestato, si e'
avvalso della facolta' di non rispondere.
Una settimana fa dall'Italia e' arrivata a Travnik una richiesta di
estradizione per Prijic, ma il tribunale rispondera' negativamente
perche' la legge bosniaca non prevede l'estradizione di un proprio
cittadino. ''Processi di questo genere - secondo il procuratore -
possono richiedere anche 4-5 mesi, ci sono 18 testimoni da ascoltare,
ma l'inchiesta e' stata lunga e dettagliata, le prove ci sono e
percio' - ha detto - mi aspetto che si arrivi alla sentenza in un paio
di mesi''. Per assistere all'apertura del processo, oltre a Zanotti e
Penocchio chiamati a testimoniare, arriveranno oggi in Bosnia il
sindaco di Brescia Paolo Corsini, alcuni familiari delle vittime e
diversi rappresentanti delle associazioni di volontariato bresciane.
(ANSA). COR*VD
25/04/2001 16:53
---
Data: 15/05/2001 09:54
Da: Ilario Salucci
Oggetto: processo in Bosnia
cari compagni,
volevo informarvi che lo scorso 26 aprile e' iniziato a Travnik - in
Bosnia - il processo contro Hanefija Prijic "Paraga" responsabile
dell'uccisione di tre volontari in Bosnia centrale il 29 maggio 1993,
tra cui il compagno Guido Puletti.
Hanefija Prijic "Paraga" era al tempo ufficiale dell'Esercito di
Bosnia Erzegovina, al comando di un battaglione (circa 400
uomini), e godette di solide coperture per i crimini che commise.
Ancora oggi - pur risultando ufficialmente disoccupato e
nullatenente - ha come avvocato della difesa un personaggio tra i
piu' famosi in Bosnia (e' l'avvocata che difende regolarmente
ministri e uomini d'affari coinvolti in scandali per corruzione, ecc.).
Finora tutti i testimoni dell'accusa hanno ritrattato in aula.
Le autorita' italiane fanno sostanzialmente ostruzionismo alla
ricerca della verita' e della giustizia.
Di seguito vi allego un appello che come Associazione Guido
Puletti abbiamo fatto al termine della prima sessione del processo.
La prossima sessione inizia il prossimo 21 maggio. Chi volesse
informazioni puo' rivolgersi a me all'indirizzo salucci@...
Ringraziandovi dell'interessamento,
Ilario Salucci
-
APPELLO DELL�ASSOCIAZIONE GUIDO PULETTI DEL
12 MAGGIO 2001
Il fatto che �Paraga� sia stato arrestato e venga processato in
Bosnia e� di enorme importanza. Se il valore democratico di un
paese si misura anche dalla sua volonta� di perseguire i propri
criminali di guerra, il valore democratico bosniaco odierno e�
ben maggiore di quello che fu dell�Italia all�uscita della seconda
guerra mondiale, quando non vennero ne� perseguiti, ne�
estradati, ne� processati i criminali di guerra italiani ricercati dalla
Jugoslavia, dall�Albania, dalla Grecia, ecc. Esprimiamo quindi la
nostra profonda gratitudine ai PM Marinko Jurcevic e Behaija
Krnjic, a tutta la Procura di Travnik e in generale alle autorita�
bosniache.
Il Tribunale di Travnik sta giudicando �Paraga� in condizioni
processualmente molto difficili. L�accusa aveva a proprio
sostegno una serie di testimonianze che sono state tutte - senza
eccezioni - ritrattate in aula. E� piu� che plausibile pensare a
pressioni e intimidazioni fatte sui testimoni prima dell�apertura del
processo, come e� emerso da alcune di queste deposizioni.
Nella zona dove opero� �Paraga� la cappa di omerta� e�
tangibile e facilmente verificabile. Se questo processo si basera�
solo su queste testimonianze, la sua conclusione e� facilmente
prevedibile. La Procura di Travnik ha richiesto ai vari attori
interni e internazionali presenti nella zona la documentazione in
loro possesso - ma ha ottenuto solo rifiuti. Parte di questa
documentazione puo� essere facilmente fornita dalle autorita�
italiane. L�andamento del processo di Travnik dipendera� in
modo sostanziale dalla volonta� di queste autorita� di fornirla.
Per quanto riguarda la documentazione dell�Esercito della
Bosnia Erzegovina, la Procura di Travnik l�ha piu� volte
richiesta, e si e� sentita rispondere che era stata persa. Invece il
12 febbraio 2001 sono emersi tre smilzi documenti, forniti dal
Ministero della Difesa bosniaco: quindi le carte dell�Esercito non
sono andate perse. La tipologia di questi documentazione fa
ritenere che altri documenti, di ben diverso valore, siano ancora
inaccessibili, chiusi negli archivi del Ministero della Difesa.
Le autorita� italiane possono invece ottenere e rendere
disponibile la documentazione prodotta nel giugno 1993 dalle
forze delle Nazioni Unite presenti in zona, dalla Missione di
Monitoraggio dell�allora Comunita� Europea, e i risultati
dell�esame autoptico effettuato a Spalato il 3 giugno 1993.
La Missione di Monitoraggio della Comunita� Europea non
aveva compiti investigativi in Bosnia, ma raccoglieva informazioni
a largo raggio successivamente messe a disposizione dei
Ministeri degli Esteri dei vari paesi. Sui fatti del 29 maggio 1993
vennero stilati cinque rapporti. Il Ministero degli Esteri italiano ha
da otto anni questa documentazione: sarebbe ora di renderla
pubblica. L�attuale Missione di Monitoraggio dell�Unione
Europea si e� dichiarata disponibile a fornire tutto cio� che e� in
suo possesso su richiesta della Procura bresciana. E� essenziale
che la Procura bresciana consegni quanto prima questi rapporti
al Tribunale di Travnik.
La missione delle Nazioni Unite in Bosnia (Unprofor) aveva
invece anche compiti investigativi, ed era in modo significativo
presente in zona con un contingente inglese. I suoi rapporti, i
risultati delle sue commissioni d�inchiesta, sono depositati dal
1995 a New York. Pensiamo che le autorita� italiane, tramite
l�ambasciatore presso l�ONU, possano ottenere senza difficolta�
questi documenti. Da quello che sappiamo non sono mai stati
richiesti: oggi non c�e� piu� tempo da perdere.
La Procura di Travnik ha ottenuto dei significativi stralci
dell�esame autoptico effettuato a Spalato il 3 giugno 1993, da
cui risultano contraddizioni ed incongruenze con l�esame
autoptico effettuato a Brescia il 5 giugno 1993. E� essenziale che
le autorita� diplomatiche italiane ottengano copia completa
dell�autopsia effettuata in Croazia per poter raffrontare in modo
approfondito i due esami.
Il processo di Travnik dipendera� in modo significativo
dall�acquisizione di tutto questo materiale. Finora la Procura
bresciana non ha collaborato con il Tribunale di Travnik: il PM
Chiappani ha dichiarato al Giornale di Brescia il 24 aprile scorso
che �abbiamo fatto tradurre tutti gli atti a nostra disposizione e li
abbiamo trasmessi ai giudici di Travnik� questo lo abbiamo
fatto con una disponibilita� piena�. Se la disponibilita� della
Procura bresciana si misurasse in modo definitivo da questa
dichiarazione avremmo un quadro ben fosco: il PM Krnjic
Behaija ha dichiarato alla stampa il 27 aprile di non aver ottenuto
un solo foglio dalla Procura bresciana. Questo risulta anche in
modo inequivocabile dagli atti del processo. Gli unici atti
provenienti dall�Italia sono stati trasmessi dagli avvocati delle
parti lese (autopsia effettuata a Brescia e videocassetta che ritrae
Paraga nel 1992).
Le autorita� italiane hanno fatto ben poco per questo processo.
In specifico l�Ambasciata italiana a Sarajevo non ha mostrato
particolare interesse, inviando una propria funzionaria per una
sola udienza. Non ci risulta che siano stati tentati passi come
quello di costituzione di parte civile da parte dello Stato italiano.
L�unica figura istituzionale che ha avuto a cuore questa vicenda
e� stato il sindaco di Brescia, Paolo Corsini, che e� stato
presente al processo.
Il processo a Travnik riprendera� il 21 maggio. Fino alla
conclusione della parte dibattimentale e� possibile per il PM
produrre nuova documentazione. Rimangono pochissimi giorni.
Quanto non e� stato fatto in questi otto anni e� necessario che
venga fatto ora. La Procura bresciana e le autorita� del
Ministero degli Esteri possono e devono fare il possibile per
acquisire e rendere nuova documentazione e fornire quella gia� in
loro possesso. Se non lo faranno avranno il ben poco invidiabile
merito di aver salvato �Paraga�.
Associazione Guido Puletti
(dalla lista pck-yugoslavia@...)
---
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