I partigiani jugoslavi nella Resistenza italiana

Cap.8: Conclusioni


I: Legami e divisioni del dopoguerra



(...) Per spiegare il venir meno di gran parte della memoria resistenziale e delle relazioni che da quella lotta scaturirono non dobbiamo dimenticare, inoltre, le difficoltà che nell’Italia del dopoguerra incontrarono tutti i nostri partigiani – indipendentemente dal loro aver combattuto o meno al fianco degli jugoslavi sul nostro territorio. (...) Soprattutto arduo si rivelò, per i partigiani ed i loro discendenti, tentare di proseguire la carriera militare o entrare a far parte delle forze dell’ordine. Tanti partigiani dovettero emigrare – in Francia, Cecoslovacchia, eccetera – per non subire discriminazioni e persecuzioni relative ad episodi di guerra. (...)

Su questo argomento consigliamo la lettura di
Ponzani 2008, Recchioni 2011, Secchia 1949, Secchia 1977.


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Tito e Pertini nel corso di una cerimonia ufficiale, in Jugoslavia alla fine degli anni Settanta.


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Poldo Verbovšek a Pesaro nel 1965 (Tratto da Verbovšek 2009)


TESTIMONIANZE:

1999: Incontro in piazza


EVENTI:

1971: Raduno a Nikšić
i resoconti negli articoli apparsi su Panorama e Patria Indipendente negli anni 1971-1975

2009: Gemellaggio tra le ANPI di Spoleto e Gorizia



AUDIO: Su fratelli su compagni
canzone partigiana registrata dal Dischi del Sole negli anni '70 e cantata dall'ex partigiano Dante Bartolini "Tito" di Arrone.

E' interessante notare come la melodia sia la medesima di Po šumama i gorama. (segnalato da Nicola Zingarelli)


II: Il dilemma storiografico



(...) Un esempio concreto di questo, addirittura scolpito nel marmo, lo abbiamo a Sansepolcro, dove alla lapide descrittiva del Sacrario agli jugoslavi caduti ne è stata affiancata un'altra, in tempi recentissimi, a cura delle nuove autorità slovene, a specificare una differenza etnica tra partigiani. (...)

(...) Nell'Atto di morte di Mihajlo Dragašević [Dragošević?], riprodotto nell'opuscolo sul Sacrario di Prima Porta, è scritto: "montenegrino di razza ortodossa" (...)


Le opinioni espresse su Resistenza Insieme in occasione dello scoppio della guerra in Jugoslavia (prossimo inserimento)



III: Un lavoro da proseguire



Avevamo cominciato ad interessarci a questa storia negli ultimi anni, per esserne venuti a conoscenza in maniera pressoché casuale, nell'ambito delle nostre attività di solidarietà internazionalista e controinformazione sulla Jugoslavia e nell'ambito delle battaglie contro il revisionismo storico e la diffamazione della Resistenza, divenute purtroppo sempre più necessarie e frequenti.

È nato dunque il progetto Partigiani Jugoslavi in Appennino, in virtù del quale si è via via costituita una rete molto ampia di contatti e di collaborazioni - con storici professionisti, sezioni ANPI ed Istituti di Storia, appassionati conoscitori delle vicende in questione e testimoni dei fatti residenti in molte province italiane. Infatti se in un primo momento abbiamo cominciato a seguire le tracce degli Jugoslavi, in gran parte sloveni e montenegrini, che erano fuggiti dopo l’8 Settembre dal campo d’internamento di Colfiorito, nei pressi di Foligno, e da quello di Renicci nei pressi di Anghiari in provincia di Arezzo, subito ci siamo resi conto che la questione abbracciava un'area geografica ed assumeva contorni molto più vasti: tanto vasti che i risultati finali del nostro lavoro, esposti nelle pagine di questo libro, a noi stessi appaiono sorprendenti.

Nelle intenzioni del nostro progetto era un lavoro di ricerca e divulgazione al grande pubblico del contributo fornito alla Resistenza antifascista ed antinazista in Appennino da parte di quegli jugoslavi che fino all'8 Settembre 1943 erano internati nei campi di detenzione su territorio italiano. Essi animarono le primissime fasi della Lotta di Liberazione lungo  pressoché tutta la dorsale appenninica, dalla Toscana alle Puglie, con episodi rilevanti in particolare in Umbria e Marche.
Obiettivi prefissati erano dunque:
(a) una ricognizione completa delle fonti scritte, dei monumenti, delle fonti orali superstiti;
(b) la raccolta di documentazione audiovideo (interviste, foto delle lapidi e dei luoghi);
(c) la presentazione sintetica dei risultati attraverso: pagine internet, libro e DVD.
Il progetto Partigiani Jugoslavi in Appennino ha avuto qui una prima concretizzazione con questo volume, che è stato redatto nel 65.mo anniversario della Liberazione. Si tratta del frutto di un lavoro collettivo, possibile solo grazie al coinvolgimento e all'aiuto di alcuni storici professionisti; esso è cresciuto soprattutto grazie a una rete di contatti informali che si è via via allargata, tra protagonisti, testimoni e loro discendenti. La dinamica della raccolta di informazioni è stata giocoforza in gran parte casuale e ci ha portato a percorrere sentieri inaspettati. ((Si veda nei Ringraziamenti (alla sez. seguente).))

Al libro è collegata una sezione internet accessibile all'indirizzo:

http://www.partigianijugoslavi.it

contenente in particolare:
- tutta la documentazione fotografica qui presentata, più quella che non abbiamo potuto includere nel libro spec. riguardante lapidi e luoghi della memoria;
- le tabelle riportate in questo volume, con integrazioni, aggiunte e collegamenti ipertestuali;
- gli elenchi dei caduti e dei dispersi riportati sui Sacrari e nella letteratura che abbiamo reperito;
- elenchi di jugoslavi combattenti in formazioni operanti su territorio italiano;
- richiami completi e continuamente aggiornati dell'apparato bibliografico e sitografico (internet) sul tema; estratti della documentazione multimediale che abbiamo raccolto (video/audio);
- segnalazioni di iniziative collegate alla tematica, include ovviamente le presentazioni pubbliche di questo stesso libro.

Per il futuro ci ripromettiamo non solamente di arricchire tale repertorio in internet, ma anche di pubblicizzare in forma opportuna (pubblicazioni DVD, eventi multimediali...) la documentazione audiovisiva raccolta. ((Tutto questo materiale è naturalmente a disposizione per le auspicate ricerche e iniziative di sensibilizzazione organizzate da soggetti terzi quali gli Istituti di storia del movimento di Liberazione, le delegazioni ANPI, il Forum delle Associazioni antifasciste e partigiane dell'Adriatico (cfr. n.40), eccetera.))
Ovviamente per la prosecuzione di questo lavoro potrebbero ancora rivelarsi preziosi i contributi di chiunque abbia informazioni o documentazione inedita da fornire. La nostra esperienza di ricerca di questi mesi ci dice che potrebbero essere sparpagliate per numerose località dell'Italia, soprattutto centrale ma non solo, numerose altre testimonianze: lapidi, sepolture o ex sepolture, fotografie e documenti vari, il cui reperimento sarà possibile solamente grazie all'iniziativa di chiunque fosse a conoscenza di queste tracce, nessuno escluso. Invitiamo pertanto a contattarci all'indirizzo:

partigiani7maggio @ tiscali.it

Quello che è scaturito dalla nostra indagine è un quadro molto ampio, eppure ancora ben lungi dall'essere completo. È un quadro da approfondire ma già per tanti versi sorprendente. Le conclusioni che abbiamo tratto nelle precedenti sezioni certamente confermano le nostre motivazioni iniziali:
- la conoscenza e l’approfondimento storiografico di vicende oggi note in maniera solo frammentaria e solo in ambito specialistico;
- la divulgazione e rivalutazione della comune lotta dei partigiani jugoslavi ed italiani su entrambe le sponde dell’Adriatico, a fronte di tendenze revisionistiche che puntano a presentare la Lotta di Liberazione in termini esclusivamente nazionali o addirittura nazionalistici;
- la promozione dei valori della fratellanza tra i popoli e della pace.

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L'oblio calato negli scorsi decenni su questa vicenda ha ragioni innumerevoli, che abbiamo cercato di analizzare nella sezione precedente. Tali ragioni sono di carattere sostanzialmente politico, nel senso più ampio: esse riguardano sia direttamente i rapporti tra i popoli e gli Stati, sia la ideologia , cioè la visione di se stessi e della propria storia, di cui i popoli e gli Stati si fanno via via depositari a seconda delle loro mutevoli vicende.

Crediamo che la presa di coscienza di questo "buco nero" della storia italiana abbia proprio ora un senso ed una utilità speciali. Ci sembra infatti di avere messo in risalto, con questa ricerca, quel carattere internazionalista che fu anche della Resistenza italiana, oltrechè – ma questa era cosa già più nota, anche se abbastanza trascurata anch'essa - della parallela Lotta Popolare di Liberazione in Jugoslavia, a cui centinaia di migliaia di italiani (soprattutto ex militari delle truppe di occupazione) presero parte concretamente. I fatti qui presentati contraddicono le narrazioni revisionistiche che tendono a presentare la Lotta di Liberazione in Europa in termini meramente nazionali quando non addirittura nazionalistici.
In ogni caso, il vuoto storiografico, nel quale noi siamo intervenuti apponendo il nostro enorme “punto interrogativo”, deve essere finalmente oggetto di una riflessione collettiva e di serie, anche se talora assai scomode, considerazioni storiche e politiche.


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Ultimo aggiornamento di questa pagina: 24 maggio 2016
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