Barletta
(4 luglio 1970, prog. Dušan Džamonja) partigiani slavi morti nell'Italia meridionale, dov'erano giunti, per lo piů feriti, dopo i combattimenti affrontati al di lŕ dell'Adriatico Gonars (10 dicembre 1973) internati jugoslavi caduti, morti, dispersi nel territorio di Gonars, Padova, Treviso, Udine, Chiusaforte Sansepolcro (15 dicembre 1973, prog. Jovan Kratohvil) jugoslavi Caduti, Morti e Dispersi nel Territorio dell’Italia Settentrionale e Centrale (esclusi i circondari di Trieste, di Gorizia e di Roma, e delle isole del mare Tirreno) (*) Roma, Cimitero di Prima Porta (22 settembre 1978, prog. Ljubomir Denković e Sava Subotin) caduti nelle province del Lazio e nelle isole del mar Tirreno Ponza, Pianosa e Elba (*) Torino, Cimitero Monumentale dei Partigiani (*) Cairo Montenotte (provincia di Savona) (*) Acquasanta Terme (provincia di Ascoli Piceno) ((Vedi alla fine del Cap.4.)) (*) Castell'Arquato (provincia di Piacenza) (*) Cavalese (provincia di Trento) (*) Lovere (provincia di Bergamo) (*) Ceregnano (provincia di Rovigo) (*) Il totale delle salme effettivamente presenti nelle sole localitŕ indicate con l'asterisco č di 505. A causa delle ripetizioni dei nomi registrati come morti e come dispersi nei vari monumenti non riportiamo qui la somma complessiva dei caduti su territorio italiano, che ricordiamo č stata valutata in "non meno di 2310 Caduti". (("Resistenza Unita" del Luglio-Agosto 1970, p.8.)) Presumibilmente una parte dei dispersi furono deportati in Germania. |
ricorda 825 morti e 463 dispersi per un totale di 1288 persone (1326 secondo [13]) ricorda oltre 1400 persone (rif. [13]) di cui 453 morti (Capogreco 2004 p.257) custodisce 446 spoglie (circa 200 giŕ presenti in zona: 22 a Sansepolcro + 107 in due cimiteri vicini del Comune di Anghiari (rif. [13]) ) su 749 nominativi di morti e registra ulteriori 1086 dispersi (rif. [13]), per un totale di totale circa 1800 nominativi 61 morti di cui 25 salme presenti: - 10 da Pianosa, via Sansepolcro - 10 dal Verano di cui 4 ignoti (la maggior parte č invece rimasta nell’ossario comune del Verano) - 3 di Ponza - 1 di Bergamo - 1 di Ravenna e 43 dispersi totale 104 dieci Partigiani jugoslavi tre internati jugoslavi diciassette partigiani jugoslavi un partigiano jugoslavo; un partigiano jugoslavo; un partigiano jugoslavo; un partigiano jugoslavo. |
Il
Monumento-Memoriale di SANSEPOLCRO (provincia di Arezzo) Repubblica Italiana Agli jugoslavi caduti, morti e scomparsi lontano dalla loro Patria nella Guerra di Liberazione 1941-1945 NEL SEGNO DELLA PIŮ GRANDE RICONOSCENZA La Repubblica Federativa Socialista di Jugoslavia 1973 |
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IL MEMORIALE DI SANSEPOLCRO La solenne inaugurazione del Sacrario Memoriale di Sansepolcro del 15 dicembre 1973, segue le celebrazioni simili tenute a Barletta, 4 luglio 1970 (dove il Sacrario Memoriale č stato eretto a ricordo di 1326 Jugoslavi Caduti, Morti e Dispersi nell’Italia Meridionale tra il 1941 e il ‘45), e a Gonars il 10 dicembre di quest’anno (1973). Questo Sacrario Memoriale custodisce il ricordo di oltre 1400 internati jugoslavi Caduti, Morti, Dispersi nel territorio di Gonars, Padova, Treviso, Udine, Chiusaforte. Nel Sacrario Memoriale di Sansepolcro, avranno il loro riposo perpetuo le spoglie mortali di 446 dei 1800 jugoslavi Caduti, Morti e Dispersi durante la Guerra di Liberazione della Jugoslavia (1941 – 45) nel Territorio dell’Italia Settentrionale e Centrale, esclusi i circondari di Trieste, di Gorizia e di Roma, e delle isole del mare Tirreno. La scelta della localitŕ, nella quale č stato eretto il Sacrario Memoriale di Sansepolcro non č stata casuale. Proprio qui nel cimitero locale per ben tre decenni hanno riposato le salme di 22 cittadini jugoslavi Caduti e Morti, mentre in due cimiteri vicini del Comune di Anghiari si trovavano sepolti 107 internati jugoslavi morti nel campo di concentramento di Renicci nel periodo 1942 – 43. Il campo di Renicci (e precisamente Campo di concentramento internati civili di Renicci, n° 97) si trovava fra Sansepolcro e Anghiari, a 430 metri sul livello del mare. Le prime baracche furono costruite nel 1943, quando nel campo giunsero i primi deportati provenienti da Gonars, ai quali se ne aggiunsero altri provenienti da Padova, dalle Regioni Meridionali e da altre localitŕ d’Italia. Esso fu eretto in un bosco di querce sulla riva del Tevere. Durante l’estate, in questo territorio, a causa di una forte siccitŕ, le condizioni di vita nel campo, dove si trovavano fino a 8.000 internati (dai 12 ai 60 anni di etŕ), giŕ di per sč difficili, peggiorarono sensibilmente. Gli Sloveni provenienti dalla cosiddetta Ljubljanska Prokrajina erano i piů numerosi. Seguivano i Croati provenienti dalla Dalmazia ed altri di origine diversa. Il campo fu smobilitato alla metŕ di settembre del 1943, ed i prigionieri si dispersero in direzioni diverse cercando chi di guadagnare le frontiere della patria, chi di unirsi al Movimento italiano della Resistenza. Gli uni e gli altri furono ben accetti sia da parte della popolazione, sia da parte delle organizzazioni del Movimento di Resistenza. Tuttavia, parecchie centinaia caddero nella rete dei rastrellamenti, operati dagli hitleriani nei pressi di Bologna, per essere poi convogliati ai campi di lavoro in Germania. Giŕ fino al settembre 1943, gli internati, i deportati, i prigionieri politici e di guerra jugoslavi godettero, nella maggior parte dei casi, di una larga simpatia spesso tradotta in forme di aiuto concreto, da parte di un numero non indifferente di uomini e donne di ogni etŕ e condizione sociale, fra i quali accanto ai medici e ai sacerdoti non mancarono nemmeno gli avvocati. A cominciare poi dalla fine del 1943, fino alla completa liberazione dell’Italia , nelle sofferenze e nelle gioie comuni si sviluppň la fratellanza di lotta fra gli italiani e gli jugoslavi appartenenti al Movimento di Resistenza. Spesso jugoslavi e italiani caddero insieme nella lotta e vennero sepolti in fosse comuni. Fu questa una fratellanza di lotta, nata nei giorni dolorosi della guerra, che contenne anche un monito per le generazioni future, perchč venisse coltivata l’amicizia e la collaborazione fra i due popoli vicini. In molte cittŕ italiane, nelle piazze e agli incroci piů importanti sono state poste lapidi ricordo, come ad esempio a Teramo, Sarnano, Cantiano, Pergola, Arcevia, Fabriano ecc. Tuttavia, ancora piů prezioso č il ricordo imperituro nel cuore degli italiani delle parole e delle azioni dei compagni jugoslavi che sopportarono orgogliosamente prove diverse nella lotta contro il nemico comune Di essi in Italia si parla con rispetto e le loro tombe sono state custodite con profonda pietŕ per ben 30 anni. Gli jugoslavi superstiti che, durante la guerra di liberazione, si trovavano in Italia come internati o come fuggiaschi dalle prigioni e dai campi di concentramento o come appartenenti al Movimento di Resistenza, conservano un ricordo indelebile, innanzitutto del gran numero dei contadini italiani che, nonostante il costante pericolo delle rappresaglie naziste, offrirono loro ospitalitŕ fraterna, dividendo con loro l’ultimo pezzo di pane e l’unica tazza di latte. Proprio per questo essi hanno rinnovato i legami di amicizia stretta nei gioni di guerra, approfondendoli con quelle visite reciproche che nel dopoguerra hanno contribuito notevolmente allo sviluppo dei rapporti tra l’Italia e i Popoli della Jugoslavia. Gli elenchi degli jugoslavi, caduti, morti e Scomparsi sono stati verificati sul posto nel corso del 1972, nei comuni e nelle direzioni dei cimiteri civici, oltre che in una trentina di archivi delle prigioni dell’Italia Settentrionale e Centrale. A questa complessa ricerca un contributo prezioso e altruistico č stato offerto dal colonnello dell’Artiglieria sig. Antonio Fossati, presidente della Delegazione italiana, specialmente all’operazione di controllo degli elenchi e di ritrovamento degli ignoti jugoslavi caduti e morti. Un analogo riconoscimento č doveroso anche nei confronti dei rappresentanti del Commissariato Generale Onoranze Caduti in Guerra sigg. Cristiforo Costabile, Ugo Rossi e Mario Pischiotta, i quali con la collaborazione da loro offerta al lavoro di esumazione delle spoglie mortali degli jugoslavi caduti e morti, svoltosi nei mesi di luglio agosto a.c., hanno dato un contributo importante al successo completo di questo lavoro delicato, penoso e anche umano. Siccome le Autoritŕ locali italiane, le Organizzazioni dei Combattenti e la popolazione avevano giŕ provveduto ad innalzare degni monumenti a perenne ricordo dei propri e dei combattenti jugoslavi, internati, caduti e morti, Partigiani ed altri cittadini jugoslavi continueranno a riposare lŕ dove erano stati deposti insieme con i loro Compagni italiani in localitŕ come:
L’idea del progetto č stata elaborata dallo scultore accademico Jovan Kratohvil di Beograd ed i lavori di costruzione sono stati eseguiti da aziende italiane. La mappa delle localitŕ del sacrificio degli antifascisti jugoslavi in Italia centrale, tratta dall'opuscolo di presentazione del Sacrario di Sansepolcro (rif. [13]). I triangoli rossi rappresentano i luoghi di sepoltura di jugoslavi morti o uccisi nel conflitto, quelli verdi rappresentano localitŕ di sparizione. Fonte: [13] |
sinistra alto: NESTALI (scomparsi) sinistra centro sinistra basso |
portale sinistra alto:
PALI I
UMRLI (caduti e morti)
portale destra alto portale sinistra centro portale destra centro portale sinistra basso portale destra basso |
destra alto: NESTALI (scomparsi) destra centro destra basso |
Num.
d'ordine [REDNI BROJ] -
Cognome [PREZIME] -
Nome [IME] - Num.
urna [BROJ URNA] -
(Annotazioni) [NAPOMENE] -
Lettera iniziale [PRVO
PISMO]
Ignoti
|
NESTALI
(Dispersi) Num.
d'ordine
- Cognome - Nome - (Annotazioni) - Lettera
iniziale
Ignoti
|
Sulle sepolture degli internati nei cimiteri di Micciano, Anghiari e Sansepolcro si vedano gli articoli apparsi su Panorama e Patria Indipendente nel 1971
ed in particolare gli elenchi dei sepolti a Micciano, pubblicati su Patria Indipendente del 12 dicembre 1971 e su Panorama del 31 dicembre 1971 e del 15 gennaio 1972.
Eventi:
31 ottobre 2012: Omaggio ai Caduti, a cura del Comune di Sansepolcro e dell'ANPI locale
(fonte: E. Calchetti)
Sul Sacrario di Sansepolcro segnaliamo l'articolo di Gianni Galleri apparso il 01/12/2023 sul sito Meridiano13
15--21 dicembre 2023: 50.mo anniversario della inaugurazione del Sacrario jugoslavo di Sansepolcro (AR). Commemorazione, mostra e ripristino lapide ai caduti
In occasione della ricorrenza dei 50 anni dall'inaugurazione del Sacrario degli Slavi nella cittŕ di Sansepolcro,
il Museo e Biblioteca della Resistenza assieme ad ANPI invitano tutti a partecipare alle celebrazioni per l'anniversario.
Ricordano inoltre che la mostra a Palazzo Pretorio, patrocinata dal Comune di Sansepolcro, rimane aperta fino al giorno 21 Dicembre.
Programma venerdě 15 Dicembre 2023:
ore 15:30 Commemorazione con le autoritŕ presso il Sacrario degli Slavi (Cimitero Comunale di Sansepolcro)
ore 16:30 Inaugurazione mostra dedicata al 50esimo anniversario, presso Palazzo Pretorio, Comune di Sansepolcro
Interverranno:
Pietro Mariani (laureando Politecnico di Milano): "I Sacrari Jugoslavi in Italia"
Prof. Alvaro Tacchini, Storico: "Le bande Slave nella lotta di Resistenza locale. Partigiani altotiberini nei Balcani"
evento FB
Sabato 16 dicembre 2023 a Caprese Michelangelo sarŕ ripristinata la lapide ai tre caduti del "Lubiana" il 13/4/1944 (un russo e due sloveni successivamente traslati nel Sacrario).
testo dall'opuscolo:
Il Memoriale di
Roma – la cui solenne inaugurazione ha avuto
luogo il 22 settembre 1978 - comprende i
caduti nelle province del Lazio e nelle isole
del mar Tirreno Ponza, Pianosa e Elba.
Ė stato eretto a ricordo di un centinaio di prigionieri di guerra jugoslavi, internati e detenuti politici deportati in vari modi dalla Jugoslavia durante la guerra di Liberazione, la maggior parte dei quali moriva per le difficili condizioni di vita nei campi di internamento e nelle carceri. Nella cripta del Sacrario hanno trovato l’eterno riposo le spoglie di 25 combattenti jugoslavi, la maggior parte dei quali č perň rimasta nell’ossario comune. Infatti, ad esempio, per quanto riguarda i 18 jugoslavi che erano stati deportati nell’isola di Ponza sono state trovate solamente le tracce di quattro; in altre localitŕ la situazione č simile. Ancora: secondo la Sentenza del Tribunale di guerra, sono stati giustiziati a Bravetta 9 detenuti politici il 26 giugno 1942, mentre altri 6 sarebbero stati giustiziati nell’autunno del 1942 (il 24 ottobre e il 10 novembre). Purtroppo non sono mai state trovate le loro spoglie, il Sacrario perň custodisce il ricordo di questi combattenti con i loro nomi incisi sulla lapide. Cosě, in base all’accordo stipulato tra il Governo Italiano ed il Governo Jugoslavo il 15 aprile 1964, si č concluso l’importante accertamento sul numero totale di cittadini jugoslavi che appartennero al movimento di liberazione e che rimasero per sempre sul suolo italiano. Dopo il controllo in loco, č stata eseguita l’opera di riesumazione, identificazione e concentrazione delle loro spoglie in alcuni sacrari alla memoria. Esistono inoltre singoli cimiteri dei combattenti jugoslavi a Torino, Acquasanta Terme (Ascoli Piceno), Cairo Montenotte (Savona), Castell'Arquato (Piacenza), Cavalese (Trento), Lovere (Bergamo), Ceregnano (Rovigo), oltre a questi ci sono altri cimiteri singoli in particolare nella zona di Trieste e Gorizia, nonchč lungo la frontiera italo-jugoslava. Dopo il Memoriale a Barletta, Gonars e Sansepolcro, s’innalza anche questo monumento nella cittŕ eterna di Roma, a perenne ricordo dei combattenti jugoslavi, che negli anni 1941- 1945 lottavano per la libertŕ, amicizia e collaborazione dei popoli delle coste adriatiche, nonchč a ricordo dei combattenti caduti nelle guerre precedenti. Nel corso di questi ultimi anni, gli elenchi sono stati verificati sul posto, in base alle denunce dei parenti, della letteratura esistente, del materiale archivistico offerto alla delegazione jugoslava da parte italiana. A questa complessa ricerca un generoso contributo č stato offerto dal locale Commissariato generale per le onoranze ai caduti di guerra. Un quadro piů completo sulla sorte dei detenuti politici ed internati si ebbe dopo la ricerca del materiale archivistico nel carcere di “Regina Coeli” a Roma e quello dell’isola di Pianosa. Gli elenchi sono stati verificati e accertati attraverso i dati personali, gli atti di decesso, dove sono sepolti e dove si trovano le loro spoglie, con annotazione che durante gli ultimi trentanni un numero rilevante di queste č stato trasportato nell’ossario comune, oppure si č perduta ogni traccia. L’opera di riesumazione a Pianosa č stata eseguita il 14 giugno 1977. Tutte le foto di Pianosa sono state scattate quel giorno da Ivan Pavičevac, oggi presidente del Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia - onlus, che partecipň alla giornata di esumazioni, e riprodotte nel documento [12] Le spoglie
ritrovate dei dieci detenuti politici ed
internati jugoslavi sono state temporaneamente
trasportate a Sansepolcro, e poi, verso la
metŕ di settembre, per essere definitivamente
seppellite nella cripta di questo
Sacrario.
Il lavoro di riesumazione nel cimitero del Verano [presso il Sacrario Militare] č stato eseguito il 9 giugno 1977, e in tale occasione sono state trovate spoglie di dieci combattenti jugoslavi dei quali quattro ignoti. Infine verso la metŕ di giugno dall’isola di Ponza sono arrivate le spoglie dei tre internati jugoslavi e sono state deposte nella cappella del Verano, dove si trovavano giŕ le spoglie di un prigioniero di guerra (riesumate nel cimitero di Bergamo), nonchč di un altro, le cui spoglie sono state riesumate nel cimitero di Ravenna. Autori del monumento sono Ljubomir Denković scultore e Sava Subotin architetto di Novi Sad, l’esecuzione dell’opera č stata curata da Fiorenzo Pecorelli di Sansepolcro, con l’assistenza dei Proff. Martines padre e figlio architetti di Roma. I sopraintendenti dei lavori di costruzione Nada Matović della ditta Modul di Novi Beograd e Dragutin Arsenović architetto di Belgrado, nonchč il geometra Oreste Caramanica per la Direzione delle pompe funebri e cimiteri di Roma. Anche questo monumento testimonia l’eroismo degli appartenenti al movimento di liberazione popolare, del loro patriottismo e internazionalismo e del loro messaggio atto a sviluppare reciproco rispetto e fiducia tra popoli vicini sulle sponde dell’Adriatico. Sopra: le cassette che contengono i resti dei caduti nel Sacrario di Prima Porta; sotto: Atto di morte di Mihajlo Dragašević (Dragošević secondo gli elenchi sulle lapidi e in rif. [12]) LEGENDA
(a) deceduto a Ponza (b) fucilato a Forte Bravetta, cfr. piů avanti al Quadro sinottico (c) deceduto a Pianosa (d) un'urna con questo nome č presente a Sansepolcro (*) resti identificati nelle 25 cassette poste nel Sacrario |
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MORTI E CADUTI
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DISPERSI
L'atto in cui il direttore del carcere di Pianosa, dott. Massimo Masone, certifica l'identitŕ dei morti e sepolti a Pianosa nel periodo aprile 1941- maggio 1945 (da doc. [12]) |
Elenco
degli jugoslavi uccisi in azioni armate o dalla
repressione dopo l'8 Settembre ((Dunque a
tutti gli effetti appartenenti al movimento
partigiano sulla Penisola, essendo ricordati come
tali su monumenti e/o per i quali conosciamo i
nomi e abbiamo trovato riscontro delle circostanze
della morte e/o della sepoltura. Questo elenco č
concepito per una stima "minima" o conservativa
degli jugoslavi morti per il loro ruolo nella
Resistenza italiana dopo l'8 Settembre.)) ABRUZZO
Altri
caduti in circostanze varie, elencati
sulla lapide
di Teramo:
LAZIO LIGURIA LOMBARDIA ANCONA
Massacrati
a Quintodecimo di Acquasanta Terme
(cfr. Cap.4):
Uccisi a Collefrattale di Acquasanta Terme (cfr. Cap.4, spec. sul "memoriale di Guido De Julius". Secondo Ivanović 2007 furono uccisi in localitŕ Ferone; č anche incerto se la data di morte sia l'11/3, come riportato sulle lapidi, o il 17/4: vedi la discussione nel testo):
Ucciso ad Arola di Acquasanta Terme:
PIEMONTE
Sepolti
nel Cimitero di Torino:
TRENTINO - ALTO ADIGE VENETO Caduti
indicati sulla lapide a
Forca di Cerro, prob. tutti
appartenenti alla brigata "Gramsci"
dell'Umbria: ((Sulla stessa lapide
compaiono anche Dušan
Matić, Dušan Labović e Krsto
Leković, che elenchiamo altrove.))
Caduti
indicati sulla lapide della
piazza di Foligno: ((Compaiono
sulla stessa lapide i seguenti nomi che
elenchiamo altrove (cfr. spec. i caduti nelle
Marche): "Goiko X" (Bojičić Gojko "Bojicje"),
"Matic X" (Matić Dušan, oppure Svetozar),
Knežević Branko, "Rustovic Marco" (e/o
Gustović, secondo il documento riportato in Ivanović 2000a,
pp.230 e 252, ma potrebbe essere semplicemente
Kustudić Marko), "Vassika" (Čokorilo,
cfr. supra),
"Franco X", ed altri 3 "partigiani
ignoti" che potrebbero essere jugoslavi,
almeno qualcuno di loro. Compare inoltre un
Karl,
chiaramente straniero ma difficilmente
jugoslavo.))
Altri
caduti in Umbria (o comuni limitrofi, ma
comunque appartenenti alle formazioni della
Resistenza umbra):
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Elenco integrativo
con gli uccisi dopo l'8 Settembre in circostanze
non confermate o morti per cause diverse nonché
degli uccisi dalla repressione ma prima dell'8
Settembre ((Questo elenco č concepito come integrativo
del precedente ovvero ai fini di una stima piů
completa degli jugoslavi morti in Italia in
circostanze legate alla lotta antifascista.)) ABRUZZO Morti sul Gran
Sasso (cfr. Cap.4):
LAZIO
LIGURIA
LOMBARDIA MARCHE
Ancora dall'elenco fornito da Dino Renato Nardelli, cfr. supra ((Com.priv. a partire dalle fonti: Ivanović 2004b pp.338-352, Casadidio 1966 pp.325–330.))
PIEMONTE Nel Cimitero monumentale sono sepolti ancora partigiani ignoti, tra i quali potrebbero esserci altri jugoslavi. TOSCANA TRENTINO - ALTO ADIGE
VENETO
UMBRIA
NB. Il totale dei caduti jugoslavi della "Gramsci" č valutato nel numero di 13 in Filipponi 1991 (pp.455-456); tuttavia secondo Bogdan Pešić i caduti del "Tito" furono "una trentina" (cfr. Pilepić 1971, pp.381-386, riportato in conclusione del nostro Cap.3). Il conteggio di questo nostro secondo elenco, essenzialmente basato sui passi del Diario di Filipponi, fornisce la cifra di 18 morti: probabilmente un buon numero tra questi sono tra gli elencati con nome e cognome nel primo elenco (nn. d'ordine 86-95) |
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aggiornamento di questa pagina: 1 luglio 2024
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