I partigiani jugoslavi nella Resistenza italiana

Cap.6: Più a Nord

Questo capitolo è stato redatto insieme da Susanna Angeleri e Andrea Martocchia


NOTA PRELIMINARE


Come abbiamo spiegato nella Premessa [p.17], in questa sede trascuriamo fatti e problematiche relative alla Resistenza nel Nord-Est italiano. Nel seguito ci addentriamo invece brevemente nelle vicende relative ad altre regioni del Nord; per quanto riguarda la Toscana, riprendiamo qui il filo interrotto nel Cap.1. Sono tuttora in corso importanti ricerche (i cui primi risultati sono consultabili su questo sito) relativamente a questa regione ed in particolare sui fuggiaschi dalle carceri di Firenze, San Gimignano, Pisa, Volterra, che animarono formazioni come i “Lupi Neri”, la Brigata Garibaldi d'Assalto XXIII-bis "Guido Boscaglia", la IIIa Brigata "Camicia Rossa", la “Banda Armata Maremmana”.


LE VICENDE DEI "RENICCESI"



Floriano Sednech
Floriano Sednech (fonte)


Una testimonianza di un episodio accaduto presso Monte Mercole (Anghiari) ci è stata rilasciata da Emanuele Angeleri.



LA XXIII BRIGATA GARIBALDINA "PIO BORRI"



(... da p.200 ...)
Uno dei due fratelli sloveni [Bordon] cadde ben presto, in località Caroni. Il 13-14 aprile 1944, nei pressi di Caprese Michelangelo, nel corso di un vasto rastrellamento da parte di ingenti forze fasciste, si accese infatti un durissimo scontro a fuoco. A proteggere la ritirata dei compagni rimase Dušan Bordon, studente e comandante del reparto, insieme al russo Piotr Fesipović e al montenegrino Luka Pelović. I primi due restarono uccisi subito, mentre Pelović venne catturato e fucilato. Il reparto della GNR subì 12 morti e 10 feriti.


(... da p.201 ...) Le informazioni che qui riportiamo sul "Pio Borri" sono tratte da un testo scritto nel dopoguerra da Antonio Curina. ((Curina 1957.)) Curina fu partigiano nella zona col nome di battaglia "Bruno": nella Resistenza ebbe responsabilità organizzative. Fu poi il primo sindaco di Arezzo dopo la Liberazione, dal 16 luglio 1944, per il Partito d’Azione. Nel suo resoconto, scritto come un diario dei fatti avvenuti ad Arezzo e Provincia nell’inverno, primavera ed estate del 1944, sono forniti due elenchi di “stranieri” nella Pio Borri.
Da questa fonte evinciamo che del I Battaglione facevano parte i seguenti ex prigionieri di guerra: ((L'elenco è stato da noi corretto spec. attraverso il confronto con gli elenchi del Sacrario di Sansepolcro.))

1) Raček  Stefano - sloveno (("Recek" in [29]. ))
2) ? Valentino - sloveno
3) Skuli (evidentemente Škulj) Jože - sloveno
4) Firman Anton - sloveno
5) ? Alois - sloveno ((Forse "Hag", cfr.
[29].))
6) ? Miro - sloveno
7) Kovačič Jože - sloveno
8) Rovačič  Slauk? - sloveno ((Kovačić Slavio (Slavko?) secondo
[29]. ))
9) Ianoshi? Lado - sloveno ((Lanovski secondo
[29]. ))
10) Bajda Hermen - sloveno ((Hermann secondo
[29]. ))
11) Brjk Viljem - sloveno ((Bzik William secondo
[29]. ))
12) Bunder Karel - sloveno
13) ? Milan - sloveno ((Forse Paterlin (o Peterlin), cfr.
[29]. ))
14) Bordon Rado - sloveno
15) Bordon Dušan ((Abbiamo qui un anacronismo, poichè Bordon, ucciso come abbiamo visto il 13/4, è elencato tra gli appartenenti al I Battaglione della "Pio Borri", che secondo
Curina 1957
fu costituito solo il 15/5... L'anacronismo è solo apparente in quanto la costituzione del Battaglione il 15 maggio è meramente formale: questi partigiani erano già attivi sotto altre denominazioni (spesso le "bande" erano indicate semplicemente con il nome del loro comandante). D'altronde la natura "amebica" delle formazioni partigiane, specialmente nelle fasi iniziali della Resistenza, è stata da noi discussa anche relativamente ad altre zone (...): tale natura era del connaturata al movimento, visto che questo aveva avuto una nascita spontanea e fu costituito sempre solamente da volontari.))
16) Bombač Jože - sloveno ((Già menzionato perchè ricordato da Bukovac tra i suoi compagni di reclusione.))
17) Skelj Jože ((Da non confondere con il (3), cfr.
[29]. ))
18) Mihelič Franc - sloveno, risulta tra i caduti elencati nel Sacrario di Sansepolcro
19) Gostes Jože - sloveno
20) Vauter Jože - sloveno
21) Jerman Franc - sloveno
22) Campa (o Kampa o Čampa) Franc - sloveno
23) Sega ? - sloveno ((Sega Viktor secondo
[29]. ))
24) Malanar Julij - sloveno ((Malmar secondo
[29]. ))
25) Hacevar Henrih - sloveno ((Hocedar secondo
[29]. ))
26) Pierz Aloiz - sloveno
27) Spitelic o Spitelič ? - sloveno
28) ? Andrej - sloveno
29) ? Marke - sloveno
30) Pelovič Luka - sloveno [montenegrino? secondo http://memoria.provincia.ar.it/biografie/piotr_fesipovic.asp ] ((Morto come Bordon, vedi sopra.))
31) Vulović ? - montenegrino
32) Kofini (forse Kofinj) - serbo
33) Albin ? - polacco
34) Rudy Müller - tedesco ((Rudolph secondo
[29]. ))
35) Vasilj ? - russo
36) Kaprol Drago - "slavo" (probabilmente jugoslavo)
37) Peter ? - russo
38) Ivan ? - russo


Il II Battaglione della "Pio Borri", denominato "Favalto", nasce dalla fusione di vari nuclei partigiani sparsi nella zona montana compresa fra le rotabili Arezzo-Sansepolcro, Umbertide-Cortona e Castiglion Fiorentino - Arezzo. Il "Favalto" inizia operazioni di guerriglia nella zona compresa fra le strade che uniscono Arezzo, Palazzo del Pero,  Monterchi, Sansepolcro, Città di Castello, Trestina, Abbadia di Petroia, Morra, Cortona, Castiglion Fiorentino, Arezzo. Esso è così strutturato:

a) Compagnia comando “Palazzo del Pero” formata dal personale del comando di battaglione, dalla squadra volante, da squadre di ex prigionieri alleati, slavi e disertori nazifascisti, dal plotone guerriglieri nazionali, dalla centrale informazioni, dal campo prigionieri ed ospedaletto di Marzana;

b) Quattro compagnie di guerriglieri  e cioè:
1ª  compagnia “Favalto”
2ª  compagnia “Castiglion Fiorentino”
3ª  compagnia  “Morra”
4ª  compagnia   “Poggioni”

Del II Battaglione fanno parte i seguenti ex prigionieri di guerra:

1) Andolšek Andrea - "slavo" (probabilmente sloveno)
2) Corljak Marko - "slavo" ((Curljak secondo [29]. ))
3) Danfidew Nicola - russo
4) Doskiew Michele - russo
5) Polmikoff Nicola - russo
6) Kalincin Andrea - russo
7) Kasarin Nicola - russo
8) Klicević Leonardo - russo ((Klicović secondo [29]. ))
9) Konfino Nisim - "slavo" ((Nisin secondo [29]. ))
10) Pietucoff Timoff - russo
11) Stonko Francesco - "slavo" ((Stanko secondo [29]. ))
12) Stonko Maurinani - "slavo"
13) Peceli Pietro - ungherese
14) De Brandejus V. Ago - brasiliano
Sono elencati inoltre quattro inglesi.



I caduti presso Caroni del 13 aprile 1944 appartenevano al distaccamento "Lubiana" della "Pio Borri": furono uccisi mentre eroicamente coprivano la ritirata del resto del gruppo (circa 25).
Una lapide con basamento venne posta a memoria dei fatti dall'ANPI attorno al 1954 (cfr. foto della locandina della iniziativa di ripristino del dicembre 2023). Una volta che i resti dei tre furono traslati al Cimitero e Sacrario di Sansepolcro (1973) il monumento venne portato all'esterno probabilmente rompendosi: ne rimase solo la base mentre della lapide si perse memoria.
Fortunosamente ritrovata in pezzi pochi anni fa, la lapide è stata "restaurata" e riposizionata all'interno del piccolo cimitero di Caprese Michelangelo, seppur senza riunirla alla base per motivi tecnico-logistici, con accanto una targa esplicativa. (Segnalazione di Mirco Draghi che ringraziamo.)


Per gentile concessione di Alvaro Tacchini, presidente dell’Istituto per la Storia Politica e Sociale “Venanzio Gabriotti”, autore di dettagliate ricerche sulla Resistenza nell'Alta Valle del Tevere e quindi in particolare sulla Brigata "Pio Borri" e sulla presenza, all'interno di questa, del "Distaccamento Lubiana" inquadrato nel I Battaglione, mostriamo di seguito tre preziose e toccanti immagini di Dušan Bordon:
IMG/BordonDusan.jpg  IMG/BordonDusan2.jpg  IMG/BordonDusan3.jpg
Le immagini – recuperate da Mirco Draghi su un sito internet sloveno ma apparentemente non più accessibili – con ogni evidenza devono essere appartenute a Rado Bordon, fratello di Dušan e come lui internato a Renicci e poi combattente nella Brigata, che nel dopoguerra diventerà noto come poeta, letterato e traduttore.
Nella foto a sinistra, un ritratto di Dušan. Nella foto centrale, i compagni gli rendono onore dopo la morte.
Poche settimane dopo, i partigiani uccisi e sepolti nel bosco vengono riesumati e ri-sepolti nel cimitero del paese locale: nella foto di sinistra si vede proprio il fratello Rado sulla tomba di Dušan.


Caprese Michelangelo, 13 aprile 2024: Inaugurazione del monumento ai partigiani caduti in combattimento DUŠAN BORDON e PIOTR FESIPOVIC
 


CON LA VIII BRIGATA GARIBALDI IN ROMAGNA




EMILIA, LOMBARDIA, PIEMONTE, LIGURIA ...


EMILIA-ROMAGNA

[p.206:] Ettore Troilo ebbe modo di scrivere:
[...] Eravamo entrati in collegamento con Stanislavo Roc [Roč? Rok?], che svolgeva servizio di informazioni sul fronte dove operava. Nei pressi della Casa San Martino [sul fiume Senio], una intera compagnia tedesca fu impegnata contro il II plotone della IV compagnia della Brigata “Maiella”, il cui comandante rimase seriamente ferito. In quella circostanza (gennaio 1945) allo jugoslavo venne affidato il comando, che assunse con alto spirito di valore e, con l’esempio e con l’azione, fece avanzare l’intero reparto contro numerose forze nemiche, sconfiggendole e conquistando un’importante posizione. Il suo petto è fregiato di una medaglia di bronzo al valor militare...

[p.209:] La nostra fonte (Franzini 1977) riporta (a p.84) la foto di una lapide nel cimitero di Castell’Arquato, presso Piacenza, recante il nome di un “partigiano slavo caduto” il 25/1/1945: Zdravković Stefano. I dati sulle altre province della Emilia-Romagna sono contenuti nello schema (tratto dalla stessa fonte) che riportiamo al sito internet www.partigianijugoslavi.it [ERRATA: lo schema non è riprodotto nel libro].

Schema dei
                    partigiani stranieri in Emilia


Nel 2022 è uscito un importante libro di Franco Sprega su "Giovanni lo slavo" (Ivan Grkavac), comandante partigiano nel Piacentino.
Una presentazione si è tenuta a Pontenure il 9/6/2022:
locandina Pontenure
                      090622

Intervista a Vinka Kitarović, staffetta partigiana a Bologna:



Bologna 5 maggio 2017, conferenza sui partigiani sovietici e jugoslavi in Emilia-Romagna (programma / locandina / evento facebook) – VIDEO della parte dedicata agli jugoslavi:


LIGURIA

(...) << Con le sue Divisioni il compagno "Miro" prese parte alla liberazione di Genova e ne fu Comandante della Piazza al termine del conflitto. Le formazioni di "Miro" fecero prigioniera una intera divisione tedesca di circa 26mila uomini e giunsero in città 8 giorni prima delle truppe alleate [nostra sottolineatura]. L'attacco di queste Divisioni garibaldine, guidate dal Comandante jugoslavo, ebbe inizio il 21 aprile e si concluse il giorno 25.
Anton Ukmar, per il suo eroismo, è stato decorato dell'Alta Onoreficenza americana "Stella di bronzo" ed eletto cittadino onorario di Genova. >> Il testo appena citato, tratto da una pubblicazione jugoslava, ((Bressan 1964, Cap.XXXII: Partigiani jugoslavi in Italia.)) è accompagnato da una fotografia presa durante la sfilata delle unità partigiane a Genova appena liberata, nella quale si vede Ukmar. Un ritratto più chiaro di Ukmar appare invece nell'opera enciclopedica diretta da Pietro Secchia: ((L.Ma. 1976.)) lo riproduciamo
[FOTO SOTTO] in questa pagina.


Anton Ukmar
Anton "Miro" Ukmar (L.Ma. 1976).


Su Anton "Miro" Ukmar, Grga "Boro" Čupić e Krešimir Stojanović si veda l'articolo apparso su Panorama del 15 febbraio 1972, n.3, pp.10-11


Partigiani jugoslavi erano anche presenti nella Brigata Muccini, operante presso Sarzana, e furono coinvolti nella vicenda dell'eroe tedesco Rudolf Jacobs. ((fonte: M. De Luca, ricercatore storico per il soggetto del docufilm di A. Giannarelli "Tradimento", trasmesso su Rai3 nel 40° della Liberazione, che cita anche un libro ed un film in corso di realizzazione sulla figura di Jacobs))

LOMBARDIA


Giorgio Marcandelli Presidente ANPI Dalmine ci segnala la toccante vicenda di due ex prigionieri del campo di concentramento PG 62 della Grumellina (Bergamo), che dopo la fuga dal campo trovarono riparo presso la famiglia Ghirardi in Val Serina (BG). Originari di Mostar (attuale Bosnia-Erzegovina), i due erano serbi o montenegrini ("non cattolici") già appartenenti all'esercito della Jugoslavia monarchica.
Uno si faceva chiamare "Elio", ma stando ad un biglietto autografo riprodotto su L'Eco di Bergamo (v. foto di seguito) il suo vero nome pare fosse Jovo Radulović. Morì accidentalmente e fu sepolto nel cimitero di Trafficanti, una frazione di Costa Serina. In effetti ci risultano almeno cinque Radulović caduti in Italia in quel periodo, dei quali un "RADULOVIĆ A. Jovan" è effettivamente annoverato tra i dispersi al Sacrario di Roma Prima Porta.
Dell'altro rifugiato con il tempo oltre a perdersi le tracce si è dimenticato anche il nome; in paese ricordano solo che aveva intenzione di far rimpatriare la salma del compagno, tanto che una ventina di anni fa fece ritorno in Val Serina con questa intenzione, ma non trovò nessuno che gli sapesse dire dove era la salma di "Elio".
IMG/LEcoBG.jpg
L'Eco di Bergamo del 1 dicembre 2019?

Qualcuno può aiutarci a rintracciare i discendenti dei due ex prigionieri, affinché "Elio" finalmente trovi sepoltura nella sua terra? 


Lo stesso Marcandelli ci ha trasmesso copia di un documento custodito dall'Archivio dell'Istituto Bergamasco per la Storia del Movimento di Liberazione, intestato "Brigata Vittorio Veneto" e contenente un "Elenco di partigiani appartenenti a Stati esteri che prestarono servizio" nella Brigata. Vi compaiono dieci jugoslavi, dei quali ben tre caduti:

VUCADIN CIOLIS, recte ?, di GURVAZ BLAZZE, recte ? classe 1912
DUSSIAN PESSC, recte Pešić? Dušan, di PARABAGO GHILANE, recte Parabag? presso Gnjilane?, classe 1906
STAICO STACOVIC, recte Staković Stanko, di STRASA GHILANE, recte ? presso Gnjilane?, classe 1906
JEFFICI GIOVANIS, recte ? Giovanni?, di WISS, recte Vis/Lissa, classe 1914
MCLAGOVIC MILETA, recte ? Mileta, di GUBOSTA CITTA' PEC, recte ? presso Peć, classe 1909
MASCIMOVIC MACUS, recte ? Makuc?, di Belgrado, classe 1909
RACMANOVICH MICHELE, recte ? Mihajl?, di BELO OSTRENCIA, recte ? ?, classe 1907
+ OSSIAP CHRISTO, recte ? ?, di GRATTI MARCOVIC (BOSNIA), recte ? ?, classe 1919
+ MILANI DIMIC, recte Dimić Milan, di GOSPICI-SELO, recte Gospić-Selo, classe 1914
+ MILANI SODAR, recte Sodar? Milan,
di GOSPICI-SELO, recte Gospić-Selo, classe 1909
 

Ancora relativamente alla zona del Bergamasco, segnaliamo la vicenda del partigiano di origine italo-slovena Paolo/Pavlo Poduje “Moicano” e la questione della strage di Rovetta, trattate in
Bendotti 2008 e nell'opuscolo Rovetta. Anche se stanotte durasse cent'anni.

Luka Nikić, sepolto a Lovere, fu fucilato il 22 dicembre 1943 assieme ad altri 12 compagni come rappresaglia per un’azione partigiana compiuta il 29 novembre 1943.
Sfuggito dal campo di prigionia di Grumello dopo l’8 Settembre, Nikić si era legato al gruppo partigiano della Val Calepio guidato da Eraldo Locardi.
Dal sacrificio dei "Tredici Martiri di Lovere" nacque la 53ª Brigata Garibaldi, che prese il loro nome. La vicenda è stata raccontata ad esempio dal partigiano Giuseppe Brighenti “Brach” nel suo racconto Il partigiano Bibi. ((fonte))
IMG_sma/lovere.jpg
((fonte dell'immagine))


Non distante da Lovere, precisamente a Lumezzane, in provincia di Brescia, il 13/1/2013 è stato inaugurato un monumento al partigiano Giuseppe Verginella, che nonostante il nome italianizzato era di origine slovena, proveniente dalla località di Križ / Santa Croce di Trieste. Di seguito una immagine dell'inaugurazione del monumento da parte del pres. ANPI di Lumezzane (si veda anche la locandina dell'evento - PDF. Segnalazione di Gino Ferri, che ringraziamo):
Targa per
                      Verginella a Lumezzane (BS)


Davide Boni ci segnala che a Forno d'Ono (frazione di Pertica Bassa in provincia di Brescia / zona della Vallesabbia, immediatamente alle spalle di Salò) esiste un Museo della Resistenza completamente "decorato con opere pittoriche di un pittore ex partigiano jugoslavo che militò durante la Resistenza nelle Formazioni delle Fiamme Verdi: Dimitrije Paramendić". Si tratta di 120 quadri che richiamano l'esperienza della Resistenza.
Paramendić risulta essere stato effettivamente il fondatore del Museo, istituito tra il 1972 e il 1974, che contiene anche molti cimeli delle Brigate Perlasca e Matteotti e reperti di cultura locale.
Dimitrije Paramendić, insegnante, pittore e scultore, fuggì dalla detenzione presso la caserma di Vestone l’8 settembre del 1943 e si salvò grazie all’aiuto della popolazione di Pertica.
Per maggiori informazioni si vedano i link: 1, 2, 3, 4


PIEMONTE /1: NEL CANAVESE


Claretta Coda, storica esperta del carattere internazionale della Resistenza in Piemonte e spec. nelle valli del Canavese, ci ha fatto pervenire (gennaio 2021) il suo saggio:
SERBO-SLAVI IN CANAVESE (1941-1945) [PDF, 1,6MB].

Esso è dedicato alla presenza in Canavese di ex militari dell'esercito jugoslavo, fatti prigionieri con l'occupazione italiana della Jugoslavia e internati soprattutto nel campo per prigionieri di guerra PG 127 di Locana (Torino). Si trattava in prevalenza di serbi o comunque di soldati fedeli alla monarchia Karadjordjević – perciò nella documentazione d'archivio sono chiamati di solito "serbo-slavi", benché ci siano evidenze della presenza anche di appartenenti alle altre nazionalità jugoslave (ad es. Bradac – sloveno, Dabanović – montenegrino, Mijagić – "turco", Altaraz – ebreo, ...).
I "serbo-slavi" si distinsero in almeno due battaglie importanti della Resistenza in zona: quella del Monte Soglio, nel dicembre del 1943, e quella di Ceresole Reale nell'estate 1944 (cfr. anche Coda 2019).
Oltre alle immagini contenute nel saggio, l'Autrice ci ha gentilmente reso disponibili anche le seguenti:

Una
                      poesia dal quaderno di Veliša Dabanović
Una poesia dal quaderno di Veliša Dabanović

Collocazione della lapide a Forno
                          Canavese
Collocazione della lapide a Forno Canavese


La lapide apposta nel 2018 alle ex
                          "Casermette" di Locana
La lapide apposta il 25/4/2018 alle ex "Casermette" di Locana (PG 127)

Da "La Voce del
                                    Canavese" del 18/5/2018  Da "La Voce
                                    del Canavese" del 18/5/2018
Da "La Voce del Canavese" del 18/5/2018

Documento archivio
                                              Comune di Forno Canavese
Certificazione dei caduti di Monte Soglio – dall'archivio del Comune di Forno Canavese

Elenco
                                                          degli
                                                          jugoslavi
                                                          presenti alla
                                                          battaglia di
                                                          Ceresole
Elenco degli jugoslavi presenti alla battaglia di Ceresole – dall'archivio Novascone di Cuorgné



Tra i caduti jugoslavi citati nel saggio di Claretta Coda compare anche Boris Bradac, sloveno di Trieste, fucilato a Rocca Canavese (Torino) il 26 marzo 1945. A lui è dedicata la sezione ANPI di Chivasso (Torino). Nelle foto che seguono, una medaglia commemorativa e una immagine dei funerali di Bradac ((fonte)):

IMG/bradac_medaglia.jpg IMG_sma/bradac_funerali.jpg

Velizar – o piuttosto Veliša, se trattasi dello stesso partigiano ricordato al Sacrario di SansepolcroDabanović, inumato al Cimitero di Torino, garibaldino della 46.ma Brigata, II Divisione Garibaldi, "ufficiale jugoslavo", era nato il 7/4/1922 a Podgorica (Montenegro). Cadde eroicamente il 15/9/1944 sulle alture di Fé (Ceres, Valli di Lanzo) nel contrattacco contro i nazifascisti per la riconquista della località, come ricordato sul retro della fotografia che riportiamo di seguito ((fonte: Archivio fotografico del Centro di documentazione di Storia contemporanea e della Resistenza "Nicola Grosa" di Lanzo Torinese, faldone dedicato a Vottero Fin Tino. Segnalazione di Mimmo Antonietti, collaboratore dello stesso Centro, che ringraziamo.))

IMG_sma/dabanovic.jpg


PIEMONTE /2: ISLAFRAN

Sulla brigata italo-slavo-francese ISLAFRAN – classificata poi come 212^ Brigata Garibaldi "Maruffi" – si veda l'omonimo libro di Ezio Zubbini. La foto seguente, tratta dalla pagina facebook curata dall'Autore, immortala il distaccamento slavo-russo "Katjuscia" della brigata:
IMG/islafran_slavorussi.jpg

Altre foto, una sintesi dei contenuti del libro, e l'annuncio di un documentario di Maurizio Bongioanni tratto dal libro, nel bell'articolo di Roberto di Caro "Islafran, l'incredibile storia della Resistenza censurata" (su L'Espresso online del 23 aprile 2018). Aggiornamento luglio 2018 – il documentario è adesso visibile online:




Torino 27 settembre 2016, presentazione del libro ISLAFRAN di Ezio Zubbini (locandina / evento facebook)


ALTRE VICENDE TOSCANE



SULLA FORMAZIONE "LUPI NERI" COMANDATA DA LANCIOTTO BALLERINI:

A Valibona, piccola borgata del comune di Calenzano, posta alle pendici del Monte Maggiore, nella notte tra il 2 e il 3 gennaio 1944 ha luogo il primo esempio di Resistenza militare in Toscana: una battaglia combattuta tra la formazione partigiana d'assalto dei "Lupi neri", che aveva trovato rifugio nel fienile del Lastrucci, ed i fascisti repubblichini di Prato, dalla Legione Muti, le camicie nere ed i carabinieri dei comuni limitrofi.

Tra i 17 partigiani, comandati dalla futura Medaglia d'Oro Lanciotto Ballerini, erano presenti gli jugoslavi Tommaso (Toma?) Bertović, di Belgrado - ventenne, ex prigioniero jugoslavo scappato dal carcere dopo l'8 settembre 1943,
viene catturato e seviziato; evaso dal carcere delle Murate di Firenze si era riunito ai partigiani a Monte Morello; sarebbe poi caduto nel corso della liberazione di Firenze ((fonte: F. Conti, pres. sez. ANPI "Lanciotto Ballerini" di Campi Bisenzio)) - e Antonio (Ante? Antun?) "Toni" Petrović - di Ogulin (Croazia), classe 1925, riuscì a sfuggire all’accerchiamento e si aggregò ai partigiani pratesi della zona di Galciana.
Tra gli altri, Ballerini è ucciso; in 9 riescono a sfuggire ai nazifascisti. ((fonte1 fonte2 fonte3 Patria Indipendente, 23 febbraio 2003))


SULLA BRIGATA GARIBALDI "GUIDO BOSCAGLIA":

Sulla presenza di jugoslavi nella Brigata Garibaldi d'Assalto XXIII-bis "Guido Boscaglia" - operante tra Massa Marittima, Siena, Colle Val d'Elsa e Pisa - P. Fornaciari ci informa che sono reperibili informazioni dalle fonti Martufi 1980 e Merlo 2003. Riprendiamo in effetti la testimonianza di Alfredo Merlo "Biondo":

"Ricordo che incontrai subito quattro slavi, solo uno parlava italiano; egli si dimostrò di grandissimo livello politico e cuturale; con lui stabilii un legame di amicizia ferreo, che ho tenuto fino a che non è morto e successivamente con la moglie. Gli altri dopo la Liberazione non li ho più visti e non perchè non li abbia cercati. Ho avuto solo notizie epistolari da Matteo e dai familiari di uno dei tre slavi che, dopo essere ritornato in Jugoslavia, si era arruolato tra i partigiani di Tito e morì al fronte." ((Merlo 2003))

Merlo riporta quindi stralci dalle lettere inviategli "dai compagni slavi nel corso degli anni dopo la fine della lotta partigiana", in particolare dal "compagno Nate Alić ‘Matteo’" (Split 16.II.1959) e "dal compagno Frano Boroje ‘Dante’" (da Split, datata 16.X.1947, e da Dubrovnik, datata 17.III.1980). Quest'ultimo tra l'altro ricorda i suoi trasferimenti tra le carceri italiane durante la guerra:

"Kopar [Capodistria], Trieste, Venezia, Bologna [...] fino a carcere di Pisa dove sono stato secretario di comitato di Partito in carcere, mentre su l’organizzazione ero il commissario politico. Nostra organizzazione militare nel carcere (Pisa) era quattro departi (scuadre) e stata molto conspirativa perchè si preparava per fugire dal prigione. Abbiamo avuto e vincoli con Partito comunista italiano verso compagno FRATTINI (mi pare che era secretario di comitato provinciale di Toscana) anche carcerato in carcere a Pisa 8.9.1943 in vigiglia di capitulazione fascismo, abbiamo dissarmato le guardie di prigione, scapato con il compagno Frattini per le foreste fra Pisa e Lucca (dietro S. Giuliano Terme) e con tanti pertutbazioni [perturbazioni = peregrinazioni, traversie] per una decina di giorni sono arrivato in un campamento di partigiani nelle foreste di Massa Marittima dove era comandante ca. [il compagno] Chirici [Mario] e poi sono arrivato nel campamento della 23^ Brigata d’assalto Garibaldi dove era comandante compagno Bargagna. In questa brigata ero nominato capo di prima squadra nella prima compagnia dove era comandante dott. Giorgio Stoppa."

Proprio nel "gruppo Stoppa" Merlo aveva incontrato gli jugoslavi per la prima volta:

"C’erano inoltre quattro slavi ‘Dante’ (Frano Boroje), laureato; seppi il suo vero nome soltanto dopo la guerra, perchè ci scambiammo delle lettere; ‘Matteo’  (Nate Alić): non so cosa facesse nella vita civile, però seppi che dopo il passaggio del fronte, rientrò in Jugoslavia e divenne ufficiale dell’esercito slavo; era il più rude, il più convinto e determinato dal punto di vista politico. ‘Miro’ (Miroslav Pescara): un uomo piccolo molto taciturno, di professione marinaio, svolgeva servizio su un battello che navigava sul Danubio. C’era anche ‘Mile’ (Milenko Roman), un ragazzone molto alto e sempre allegro con una faccia molto giovanile. (Mile morì in seguito durante la Resistenza in Jugoslavia).
Dei quattro slavi soltanto ‘Dante’ parlava in italiano
[...] la mente politica più interessante, più preparata era ‘Dante’, che impartiva gli indirizzi di carattere politico sia a noi italiani sia agli slavi.”
((Merlo 2003 p.55))

Secondo lo stesso Alfredo Merlo (testimonianza orale raccolta da G. Angeli nel novembre 2011) dopo l'8 settembre anche un folto gruppo di slavi reclusi nel carcere di Volterra e da lì fuggiti si aggregarono ad alcuni distaccamenti della Brigata Boscaglia. Analogamente, "transitarono" nella formazione di Merlo (ma solo per pochissimo tempo e molti mesi dopo) alcuni jugoslavi che assieme ad altre decine di prigionieri politici erano stati liberati dal carcere di San Gimignano grazie all'azione partigiana compiuta il 10 giugno 1944 (vedi oltre). L'elenco di questi ultimi ((Fonte: Pasqualetti 1993 pp.191-192)) riporta 72 nominativi tra cui molti stranieri (greci o ciprioti, anglosassoni, eccetera) ed in particolare (da noi traslitterati e riordinati alfabeticamente):
Arsenyrvic Dranislvac (Arsenijević Branislavac?)
Babović Milipov
Bosković Branko
Bosković Sveltko (Svjetko?)
Droloniaka (sic) Radomir
Gubevinić Pavle
Knesevic Luibo (Knežević Ljubo)
Lazarenić Milija
Martović Milesov [forse Matović Milisav Milovana, già garibaldino in Spagna, ferito sull'Ebro, partecipante all'insurrezione di Luglio 1941 in Montenegro e detenuto anche ad Arezzo (fonte: Andrea Giuseppini, com.priv. 22.8.2020)]
Petrović Mirko
Popović Miloran (Milorad?)
Radascievic Radascia (Radašević Radaša o Radoš)
Strugar Vaso
Tomasfevic (Tomašević?) Laso
Trufunoric Nilo (Trifunović Milo?)
Vuesic (Vuješi
ć?) Rajko

Il Comando della "Boscaglia" si installò nelle macchie del comune di Radicondoli. In questa zona, il 26 giugno1944 operavano i tedeschi, che annotarono: ''Ricognizione sulle bande nella zona di Radicondoli. Nel corso di questa azione è stato catturato un prigioniero, un bandito serbo [sic] appartenente ad una sorta di comando di formazione per la lotta partigiana.'' ((Fonte tedesca:  3^ Divisione di Granatieri corazzati - 3^ Compagnia del 3° Battaglione del Genio - reperita da Aldo Montalti.))
Apparentemente in data 3.7.1944 la Brigata "continuava ad avere contatti con il comandante [statunitense] residente a Montieri [GR] e chiedeva istruzioni a proposito dei 19 jugoslavi che erano nella brigata e per i quali le autorità americane presero provvedimenti abbastanza rapidi facendoli partire con i prigionieri russi''. ((Fonte: Aldo Montalti, sulla base di appunti del ricercatore storico Carlo Groppi di Castelnuovo di Val di Cecina (già sindaco dello stesso Comune).))


SULLA FUGA DAL CARCERE DI SAN GIMIGNANO

Efrem Bazzani ci segnala (9.7.2020) che sui numeri 1-3 (in realtà un unico volume monografico sulla resistenza in Val d'Elsa) del Gennaio-Dicembre 1968 (anni LXXIV-LXXVI; serie 189-197) del periodico "Miscellanea Storica della Valdelsa" vi sono due testimonianze sulla presenza di prigionieri politici nel carcere e sulla evasione del 10.6.1944: la prima di Antonio Pesenti (detenuto dal Maggio '43 al 4 Settembre dello stesso anno – da confrontare anche con Pesenti 1972), l'altra di Balilla Giglioli (riproduzione di un articolo pubblicato su "Patria Indipendente" il 18 Aprile 1955). In entrambe le testimonianze è attestata la presenza di prigionieri slavi nel carcere.


SULLA III BRIGATA "CAMICIA ROSSA":

La presenza jugoslava negli organici della IIIa Brigata "Camicia Rossa" (comandante capitano Chirici Mario, operante nel triangolo Massa Marittima - Suvereto - Golfo di Follonica) appare confermata da una testimonianza scritta e autografata del partigiano Mauro Tanzini, oggi deceduto, che, in proposito, afferma testualmente: "il giorno del rastrellamento [del Frassine, comune di Monterotondo Marittimo (GR) dove furono trucidati 5 partigiani che, feriti e a munizioni finite, si erano arresi] del 16 febbraio 1944 [la formazione partigiana] aveva un organico di 65 elementi [seguono i nomi delle località toscane di provenienza ...] e 8 prigionieri fuggiti dai campi di prigionia tedeschi: 1 inglese, 3 slavi, 4 russi". Nello stesso senso va la testimonianza orale del partigiano Luigi Tartagli "Gigi" che ha recentemente (gennaio 2012) dichiarato che, nell'ultimissimo periodo di operatività della Brigata, anche degli slavi erano con lui nella formazione. Non molti, ma presenti: fuggivano alla spicciolata dalle squadre dei lavoranti militarizzati (probabilmente la "Todt") e si rifugiavano alla macchia, unendosi ai partigiani.
La Brigata si sciolse a fine giugno 1944, dopo la liberazione della zona. A posteriori - e all'insaputa di molti partigiani che la componevano! - essa fu indicata come parte del "VII Gruppo Bande" comandato dal colonnello Adalberto Croci, una formazione badogliana che dunque, in quanto tale, poco aveva a che spartire con l'orientamento maggioritario nella "Camicia Rossa". Dagli elenchi in nostro possesso si desume l'inquadramento nella "Camicia Rossa" di molti stranieri, soprattutto sovietici ed almeno sei polacchi; non c'è invece modo di riconoscere gli jugoslavi a partire dai nomi elencati. ((Fonte: Aldo Montalti, che ringraziamo))


SULLA "BANDA ARMATA MAREMMANA":

In un elenco della "Banda Armata Maremmana"
(B.A.M.), operante nel Sud-Est della provincia di Grosseto (fino a Manciano e Sorano) si trovano nomi trascritti i seguenti nomi ((Fonte: Aldo Montalti, che ringraziamo)):
KREBIC ANDREA  Banda Armata Maremmana
( B.A.M. ) - GR Partig. Combattente Iugoslavia  dal 06/03/1944 al 25/06/1944
MARECIK FRANCESCO  Banda Armata Maremmana ( B.A.M. ) - GR Partig. Combattente Iugoslavia  dal 06/03/1944 al 25/06/1944



Ultimo aggiornamento di questa pagina: 4 maggio 2022
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I partigiani jugoslavi nella Resistenza italiana