Cap.6: Più a Nord Questo capitolo è stato redatto insieme da Susanna
Angeleri e Andrea Martocchia
NOTA PRELIMINARE
Come abbiamo spiegato nella Premessa
[p.17], in questa sede trascuriamo fatti e problematiche
relative alla Resistenza nel Nord-Est italiano. Nel seguito
ci addentriamo invece brevemente nelle vicende relative ad
altre regioni del Nord; per quanto riguarda la Toscana,
riprendiamo qui il filo interrotto nel Cap.1.
Sono tuttora in corso importanti ricerche (i cui primi
risultati sono consultabili su
questo sito) relativamente a questa regione ed in
particolare sui fuggiaschi dalle carceri di Firenze, San Gimignano, Pisa,
Volterra, che animarono formazioni come i “Lupi Neri”, la Brigata Garibaldi
d'Assalto XXIII-bis "Guido Boscaglia", la IIIa Brigata "Camicia
Rossa", la “Banda Armata
Maremmana”.
LA XXIII BRIGATA GARIBALDINA "PIO BORRI"
(... da p.200 ...) Uno dei due
fratelli sloveni [Bordon] cadde
ben presto, in località Caroni. Il 13-14 aprile 1944, nei
pressi di Caprese Michelangelo, nel corso di un vasto
rastrellamento da parte di ingenti forze fasciste, si accese
infatti un durissimo scontro a fuoco. A proteggere la ritirata
dei compagni rimase Dušan Bordon, studente e comandante del
reparto, insieme al russo Piotr Fesipović e al montenegrino
Luka Pelović. I primi due restarono uccisi subito, mentre
Pelović venne catturato e fucilato. Il reparto della GNR
subì 12 morti e 10 feriti.
(... da p.201 ...) Le
informazioni che qui riportiamo sul "Pio Borri" sono tratte da
un testo scritto nel dopoguerra da Antonio Curina. ((Curina 1957.)) Curina fu partigiano
nella zona col nome di battaglia "Bruno": nella Resistenza
ebbe responsabilità organizzative. Fu poi il primo sindaco di
Arezzo dopo la Liberazione, dal 16 luglio 1944, per il Partito
d’Azione. Nel suo resoconto, scritto come un diario dei fatti
avvenuti ad Arezzo e Provincia nell’inverno, primavera ed
estate del 1944, sono forniti due elenchi di “stranieri” nella
Pio Borri.
Da questa fonte evinciamo che del I Battaglione facevano parte
i seguenti ex prigionieri di guerra: ((L'elenco è stato da noi
corretto spec. attraverso il confronto con gli elenchi del
Sacrario di Sansepolcro.))
1)
Raček
Stefano - sloveno (("Recek" in [29]. ))
2) ? Valentino - sloveno
3) Skuli (evidentemente Škulj) Jože - sloveno
4) Firman Anton
- sloveno
5) ? Alois - sloveno ((Forse "Hag", cfr. [29].))
6) ? Miro - sloveno
7) Kovačič Jože - sloveno
8) Rovačič Slauk? - sloveno ((Kovačić Slavio (Slavko?)
secondo [29].
))
9) Ianoshi? Lado - sloveno ((Lanovski secondo [29].
))
10) Bajda Hermen - sloveno ((Hermann secondo [29].
))
11) Brjk Viljem - sloveno ((Bzik William secondo [29].
))
12) Bunder Karel - sloveno
13) ? Milan - sloveno ((Forse Paterlin (o Peterlin), cfr. [29].
))
14) Bordon Rado - sloveno
15) Bordon Dušan
((Abbiamo qui un anacronismo, poichè Bordon, ucciso come
abbiamo visto il 13/4, è elencato tra gli appartenenti al I
Battaglione della "Pio Borri", che secondo Curina 1957 fu costituito solo il
15/5... L'anacronismo è solo apparente in quanto la
costituzione del Battaglione il 15 maggio è meramente
formale: questi partigiani erano già attivi sotto altre
denominazioni (spesso le "bande" erano indicate
semplicemente con il nome del loro comandante). D'altronde
la natura "amebica" delle formazioni partigiane,
specialmente nelle fasi iniziali della Resistenza, è stata
da noi discussa anche relativamente ad altre zone (...): tale natura
era del connaturata al movimento, visto che questo aveva
avuto una nascita spontanea e fu costituito sempre solamente
da volontari.))
16) Bombač Jože - sloveno ((Già menzionato perchè ricordato
da Bukovac tra i suoi compagni di reclusione.))
17) Skelj Jože ((Da non confondere
con il (3), cfr. [29].
))
18) Mihelič Franc - sloveno, risulta tra i caduti elencati
nel Sacrario di Sansepolcro
19) Gostes Jože - sloveno
20) Vauter Jože - sloveno
21) Jerman Franc - sloveno
22) Campa (o Kampa o Čampa) Franc - sloveno
23) Sega ? - sloveno ((Sega Viktor secondo [29].
))
24) Malanar Julij - sloveno ((Malmar secondo [29].
))
25) Hacevar Henrih - sloveno ((Hocedar secondo [29].
))
26) Pierz Aloiz - sloveno
27) Spitelic o Spitelič ? - sloveno
28) ? Andrej - sloveno
29) ? Marke - sloveno
30) Pelovič Luka - sloveno [montenegrino? secondo
http://memoria.provincia.ar.it/biografie/piotr_fesipovic.asp
] ((Morto come Bordon, vedi sopra.))
31) Vulović ? - montenegrino
32) Kofini (forse Kofinj) - serbo
33) Albin ? - polacco
34) Rudy Müller - tedesco ((Rudolph secondo [29].
))
35) Vasilj ? - russo
36) Kaprol Drago - "slavo" (probabilmente jugoslavo)
37) Peter ? - russo
38) Ivan ? - russo
Il II Battaglione della "Pio Borri", denominato "Favalto",
nasce dalla fusione di vari nuclei partigiani sparsi nella
zona montana compresa fra le rotabili Arezzo-Sansepolcro,
Umbertide-Cortona e Castiglion Fiorentino - Arezzo. Il
"Favalto" inizia operazioni di guerriglia nella zona compresa
fra le strade che uniscono Arezzo, Palazzo del Pero,
Monterchi, Sansepolcro, Città di Castello, Trestina, Abbadia
di Petroia, Morra, Cortona, Castiglion Fiorentino, Arezzo.
Esso è così strutturato:
a) Compagnia comando “Palazzo del
Pero” formata dal personale del comando di
battaglione, dalla squadra volante, da squadre di ex prigionieri
alleati, slavi e disertori nazifascisti, dal plotone
guerriglieri nazionali, dalla centrale informazioni, dal campo
prigionieri ed ospedaletto di Marzana;
b) Quattro compagnie di guerriglieri e cioè: 1ª compagnia “Favalto” 2ª compagnia
“Castiglion Fiorentino” 3ª compagnia
“Morra” 4ª
compagnia “Poggioni”
Del II Battaglione fanno parte i seguenti ex prigionieri di
guerra:
1) Andolšek Andrea - "slavo" (probabilmente
sloveno)
2) Corljak Marko -
"slavo" ((Curljak secondo [29].
))
3) Danfidew Nicola -
russo
4) Doskiew Michele -
russo
5) Polmikoff Nicola -
russo
6) Kalincin Andrea -
russo
7) Kasarin Nicola -
russo
8) Klicević Leonardo -
russo ((Klicović secondo [29].
))
9) Konfino Nisim -
"slavo" ((Nisin secondo [29].
))
10) Pietucoff Timoff -
russo
11) Stonko Francesco -
"slavo" ((Stanko secondo [29].
))
12) Stonko Maurinani -
"slavo"
13) Peceli Pietro -
ungherese
14) De Brandejus V. Ago
- brasiliano Sono elencati inoltre quattro inglesi.
I caduti presso
Caroni del 13 aprile 1944 appartenevano al
distaccamento "Lubiana" della "Pio Borri": furono uccisi
mentre eroicamente coprivano la ritirata del resto del
gruppo (circa 25).
Una lapide con basamento venne posta a memoria dei fatti
dall'ANPI attorno al 1954 (cfr. foto della locandina della iniziativa di
ripristino del dicembre 2023). Una volta che i resti
dei tre furono traslati al Cimitero e Sacrario di
Sansepolcro (1973) il monumento venne portato all'esterno
probabilmente rompendosi: ne rimase solo la base mentre
della lapide si perse memoria.
Fortunosamente ritrovata in pezzi pochi anni fa, la lapide è
stata "restaurata" e riposizionata all'interno del piccolo
cimitero di Caprese Michelangelo, seppur senza riunirla alla
base per motivi tecnico-logistici, con accanto una targa
esplicativa. (Segnalazione di Mirco Draghi che ringraziamo.)
Per gentile concessione di Alvaro
Tacchini, presidente dell’Istituto
per la Storia Politica e Sociale “Venanzio Gabriotti”,
autore di dettagliate ricerche sulla Resistenza
nell'Alta Valle del Tevere e quindi in particolare
sulla Brigata "Pio Borri" e sulla presenza, all'interno di
questa, del "Distaccamento Lubiana" inquadrato nel I
Battaglione, mostriamo di seguito tre preziose e
toccanti immagini di Dušan Bordon:
Le immagini – recuperate da Mirco Draghi su un sito internet
sloveno ma apparentemente non più accessibili – con ogni
evidenza devono essere appartenute a Rado Bordon,
fratello di Dušan e come lui internato a Renicci e poi
combattente nella Brigata, che nel dopoguerra diventerà noto
come poeta, letterato e traduttore.
Nella foto a sinistra, un ritratto di Dušan. Nella foto
centrale, i compagni gli rendono onore dopo la morte.
Poche settimane dopo, i partigiani uccisi e sepolti nel
bosco vengono riesumati e ri-sepolti nel cimitero del paese
locale: nella foto di sinistra si vede proprio il fratello
Rado sulla tomba di Dušan.
[...] Eravamo
entrati in collegamento con Stanislavo Roc [Roč? Rok?], che
svolgeva servizio di informazioni sul
fronte dove operava. Nei pressi della Casa San Martino
[sul fiume Senio], una intera compagnia
tedesca fu impegnata contro il II
plotone della IV compagnia della Brigata “Maiella”,
il cui comandante rimase seriamente
ferito. In quella circostanza (gennaio 1945) allo
jugoslavo venne affidato il comando, che assunse
con alto spirito di valore e, con l’esempio e con
l’azione, fece avanzare l’intero reparto contro numerose
forze nemiche, sconfiggendole e conquistando
un’importante posizione. Il suo petto è fregiato
di una medaglia di bronzo al valor militare...
[p.209:] La nostra fonte (Franzini 1977)
riporta (a p.84) la foto di una lapide nel cimitero di
Castell’Arquato, presso Piacenza, recante il nome di
un “partigiano slavo caduto” il 25/1/1945: Zdravković
Stefano. I dati sulle altre province della
Emilia-Romagna sono contenuti nello schema (tratto dalla stessa fonte) che
riportiamo al sito internet
www.partigianijugoslavi.it [ERRATA: lo schema non è
riprodotto nel libro].
Intervista a Vinka
Kitarović, staffetta partigiana a Bologna:
Bologna 5 maggio 2017,
conferenza sui partigiani sovietici e jugoslavi in
Emilia-Romagna (programma
/
locandina / evento
facebook) – VIDEO della parte dedicata agli
jugoslavi:
LIGURIA
(...) << Con le sue
Divisioni il compagno "Miro" prese parte alla
liberazione di Genova e ne fu Comandante della Piazza al
termine del conflitto. Le formazioni di "Miro" fecero
prigioniera una intera divisione tedesca di circa 26mila
uomini e giunsero in città 8 giorni prima delle truppe alleate
[nostra sottolineatura]. L'attacco di queste Divisioni
garibaldine, guidate dal Comandante jugoslavo, ebbe
inizio il 21 aprile e si concluse il giorno 25.
Anton Ukmar, per il suo eroismo, è stato decorato
dell'Alta Onoreficenza americana "Stella di bronzo" ed
eletto cittadino onorario di Genova. >>Il testo appena
citato, tratto da una pubblicazione jugoslava, ((Bressan 1964, Cap.XXXII: Partigiani jugoslavi in
Italia.))è
accompagnato da una
fotografia presa
durante la sfilata delle unità partigiane a
Genova appena liberata, nella quale si vede Ukmar. Un
ritratto più chiaro di Ukmar appare invece nell'opera
enciclopedica diretta da Pietro Secchia: ((L.Ma. 1976.)) lo riproduciamo [FOTO SOTTO] in questa pagina.
Partigiani jugoslavi erano anche presenti nella Brigata Muccini,
operante presso Sarzana, e furono coinvolti nella
vicenda dell'eroe tedesco Rudolf Jacobs. ((fonte: M. De
Luca, ricercatore storico per il soggetto del docufilm
di A. Giannarelli "Tradimento", trasmesso su Rai3 nel
40° della Liberazione, che cita anche un
libro ed un film in corso di
realizzazione sulla figura di Jacobs)) LOMBARDIA Giorgio
Marcandelli Presidente ANPI Dalmine ci segnala la
toccante vicenda di due ex prigionieri del campo di
concentramento PG 62 della Grumellina (Bergamo), che
dopo la fuga dal campo trovarono riparo presso la
famiglia Ghirardi in Val Serina (BG). Originari di
Mostar (attuale Bosnia-Erzegovina), i due erano serbi o
montenegrini ("non cattolici") già appartenenti
all'esercito della Jugoslavia monarchica.
Uno si faceva chiamare "Elio", ma stando ad un
biglietto autografo riprodotto su L'Eco di Bergamo
(v. foto di seguito) il suo vero nome pare fosse Jovo
Radulović. Morì accidentalmente e fu sepolto nel
cimitero di Trafficanti, una frazione di Costa Serina.
In effetti ci risultano almeno cinque Radulović caduti
in Italia in quel periodo, dei quali un "RADULOVIĆ A.
Jovan" è effettivamente annoverato tra i dispersi al Sacrario
di Roma Prima Porta.
Dell'altro rifugiato con il tempo oltre a perdersi le
tracce si è dimenticato anche il nome; in paese
ricordano solo che aveva intenzione di far rimpatriare
la salma del compagno, tanto che una ventina di anni fa
fece ritorno in Val Serina con questa intenzione, ma non
trovò nessuno che gli sapesse dire dove era la salma di
"Elio". L'Eco di Bergamo
del 1 dicembre 2019? Qualcuno può aiutarci a
rintracciare i discendenti dei due ex prigionieri,
affinché "Elio" finalmente trovi sepoltura nella
sua terra?
Lo stesso Marcandelli ci ha trasmesso copia di un
documento custodito dall'Archivio dell'Istituto
Bergamasco per la Storia del Movimento di Liberazione,
intestato "Brigata Vittorio Veneto" e contenente
un "Elenco di partigiani appartenenti a Stati esteri che
prestarono servizio" nella Brigata. Vi compaiono dieci
jugoslavi, dei quali ben tre caduti:
VUCADIN CIOLIS, recte ?, di GURVAZ BLAZZE, recte
? classe 1912
DUSSIAN PESSC, recte Pešić? Dušan, di PARABAGO
GHILANE, recte Parabag? presso Gnjilane?, classe 1906
STAICO STACOVIC, recte Staković Stanko, di
STRASA GHILANE, recte ? presso Gnjilane?, classe 1906
JEFFICI GIOVANIS, recte ? Giovanni?, di WISS,
recte Vis/Lissa, classe 1914
MCLAGOVIC MILETA, recte ? Mileta, di GUBOSTA
CITTA' PEC, recte ? presso Peć, classe 1909
MASCIMOVIC MACUS, recte ? Makuc?, di Belgrado,
classe 1909
RACMANOVICH MICHELE, recte ? Mihajl?, di BELO
OSTRENCIA, recte ? ?, classe 1907 + OSSIAP CHRISTO, recte ? ?, di GRATTI
MARCOVIC (BOSNIA), recte ? ?, classe 1919 + MILANI DIMIC, recte Dimić Milan, di
GOSPICI-SELO, recte Gospić-Selo, classe 1914 + MILANI SODAR, recte Sodar? Milan, di GOSPICI-SELO, recte Gospić-Selo,
classe 1909
Ancora
relativamente alla zona del Bergamasco, segnaliamo la
vicenda del partigiano di origine italo-slovena Paolo/Pavlo Poduje
“Moicano” e la questione della strage di
Rovetta, trattate in Bendotti 2008
e nell'opuscolo Rovetta.
Anche se stanotte durasse cent'anni. Luka Nikić, sepolto a Lovere, fu fucilato il 22
dicembre 1943 assieme ad altri 12 compagni come
rappresaglia per un’azione partigiana compiuta il 29
novembre 1943.
Sfuggito dal campo
di prigionia di Grumello dopo l’8 Settembre,
Nikić si era legato al gruppo partigiano della Val
Calepio guidato da Eraldo Locardi.
Dal sacrificio dei "Tredici Martiri di Lovere" nacque
la 53ª Brigata Garibaldi, che prese il loro nome. La
vicenda è stata raccontata ad esempio dal partigiano
Giuseppe Brighenti “Brach” nel suo racconto Il
partigiano Bibi. ((fonte))
((fonte
dell'immagine))
Non distante da Lovere,
precisamente a Lumezzane, in provincia di Brescia, il
13/1/2013 è stato inaugurato un monumento al
partigiano Giuseppe Verginella, che nonostante
il nome italianizzato era di origine slovena,
proveniente dalla località di Križ / Santa Croce di
Trieste. Di seguito una immagine dell'inaugurazione
del monumento da parte del pres. ANPI di Lumezzane (si
veda anche la locandina
dell'evento - PDF. Segnalazione di Gino Ferri,
che ringraziamo):
Davide Boni ci segnala che a Forno d'Ono (frazione
di Pertica Bassa in provincia di Brescia / zona
della Vallesabbia, immediatamente alle spalle di Salò)
esiste un Museo della Resistenza completamente
"decorato con opere pittoriche di un pittore ex
partigiano jugoslavo che militò durante la
Resistenza nelle Formazioni delle Fiamme Verdi: Dimitrije
Paramendić". Si tratta di 120 quadri che
richiamano l'esperienza della Resistenza.
Paramendić risulta essere stato effettivamente il
fondatore del Museo, istituito tra il 1972 e il 1974,
che contiene anche molti cimeli delle Brigate Perlasca
e Matteotti e reperti di cultura locale.
Dimitrije Paramendić, insegnante, pittore e scultore,
fuggì dalla detenzione presso la caserma di Vestone
l’8 settembre del 1943 e si salvò grazie all’aiuto
della popolazione di Pertica.
Per maggiori informazioni si vedano i link: 1,
2,
3,
4
PIEMONTE /1: NEL CANAVESE
Claretta Coda, storica
esperta del carattere internazionale della
Resistenza in Piemonte e spec. nelle valli del
Canavese,
ci ha fatto pervenire (gennaio 2021) il suo saggio: SERBO-SLAVI
IN CANAVESE (1941-1945) [PDF, 1,6MB].
Esso è dedicato alla presenza in Canavese di ex
militari dell'esercito jugoslavo, fatti prigionieri
con l'occupazione italiana della Jugoslavia e
internati soprattutto nel campo
per prigionieri di guerra PG 127 di Locana
(Torino). Si trattava in prevalenza di
serbi o comunque di soldati fedeli alla monarchia
Karadjordjević – perciò nella documentazione
d'archivio sono chiamati di solito "serbo-slavi",
benché ci siano evidenze della presenza anche di
appartenenti alle altre nazionalità jugoslave (ad es.
Bradac – sloveno, Dabanović – montenegrino, Mijagić –
"turco", Altaraz – ebreo, ...).
I "serbo-slavi" si distinsero in almeno due battaglie
importanti della Resistenza in zona: quella del Monte
Soglio, nel dicembre del 1943, e quella di Ceresole
Reale nell'estate 1944 (cfr. anche Coda 2019).
Oltre alle immagini contenute nel saggio, l'Autrice ci
ha gentilmente reso disponibili anche le seguenti:
Una poesia dal quaderno di Veliša Dabanović
Collocazione della lapide a Forno Canavese
La lapide apposta il 25/4/2018 alle ex
"Casermette" di Locana (PG 127)
Da "La Voce del Canavese" del
18/5/2018
Certificazione dei caduti di Monte
Soglio – dall'archivio del Comune di
Forno Canavese
Elenco degli
jugoslavi presenti
alla battaglia di
Ceresole –
dall'archivio
Novascone di
Cuorgné
Tra
i caduti jugoslavi citati nel saggio di Claretta Coda
compare anche Boris Bradac,
sloveno di Trieste, fucilato a Rocca Canavese
(Torino) il 26 marzo 1945. A lui è dedicata la sezione
ANPI di Chivasso (Torino). Nelle foto che
seguono, una medaglia commemorativa e una immagine dei
funerali di Bradac ((fonte)):
Velizar – o piuttosto Veliša, se
trattasi dello stesso partigiano ricordato al
Sacrario di Sansepolcro – Dabanović,
inumato al Cimitero di Torino, garibaldino della 46.ma
Brigata, II Divisione Garibaldi, "ufficiale
jugoslavo", era nato il 7/4/1922 a Podgorica
(Montenegro). Cadde eroicamente il 15/9/1944 sulle
alture di Fé (Ceres, Valli di Lanzo) nel contrattacco
contro i nazifascisti per la riconquista della
località, come ricordato sul retro della fotografia
che riportiamo di seguito ((fonte: Archivio
fotografico del Centro di documentazione di Storia
contemporanea e della Resistenza "Nicola Grosa"
di Lanzo Torinese, faldone dedicato a Vottero Fin
Tino. Segnalazione di Mimmo Antonietti, collaboratore
dello stesso Centro, che ringraziamo.))
PIEMONTE /2:
ISLAFRAN
Sulla brigata italo-slavo-francese ISLAFRAN
– classificata poi come 212^ Brigata
Garibaldi "Maruffi" – si veda l'omonimo libro di
Ezio Zubbini. La foto seguente,
tratta dalla pagina
facebook curata dall'Autore,
immortala il distaccamento slavo-russo
"Katjuscia" della brigata:
Altre foto, una sintesi dei contenuti del
libro, e l'annuncio di un documentario
di Maurizio Bongioanni tratto dal
libro, nel bell'articolo
di Roberto di Caro "Islafran,
l'incredibile storia della Resistenza
censurata" (su L'Espresso
online del 23 aprile 2018). Aggiornamento
luglio 2018 – il documentario è
adesso visibile online:
ALTRE VICENDE
TOSCANE SULLA FORMAZIONE
"LUPI NERI" COMANDATA DA LANCIOTTO BALLERINI:
A Valibona, piccola borgata del comune di
Calenzano, posta alle pendici del Monte Maggiore,
nella notte tra il 2 e il 3 gennaio 1944 ha luogo
il primo esempio di Resistenza militare in
Toscana: una battaglia combattuta tra la formazione
partigiana d'assalto dei "Lupi neri", che
aveva trovato rifugio nel fienile del Lastrucci,
ed i fascisti repubblichini di Prato, dalla
Legione Muti, le camicie nere ed i carabinieri dei
comuni limitrofi. Tra i 17
partigiani, comandati dalla futura Medaglia d'Oro
Lanciotto Ballerini, erano presenti gli jugoslavi
Tommaso (Toma?)
Bertović, di Belgrado - ventenne, ex
prigioniero jugoslavo scappato dal carcere dopo
l'8 settembre 1943, viene catturato e
seviziato; evaso dal carcere delle Murate di Firenze si era riunito ai partigiani a Monte
Morello; sarebbe poi caduto nel corso della
liberazione di Firenze ((fonte: F. Conti, pres.
sez. ANPI "Lanciotto Ballerini" di Campi
Bisenzio)) - e Antonio
(Ante? Antun?) "Toni" Petrović - di Ogulin
(Croazia), classe 1925, riuscì a sfuggire
all’accerchiamento e si aggregò ai partigiani
pratesi della zona di Galciana.
Tra gli altri, Ballerini è ucciso; in 9 riescono a
sfuggire ai nazifascisti. ((fonte1fonte2fonte3Patria Indipendente,
23 febbraio 2003))
SULLA BRIGATA
GARIBALDI "GUIDO BOSCAGLIA":
Sulla presenza di jugoslavi nella Brigata Garibaldi
d'Assalto XXIII-bis "Guido Boscaglia"
- operante tra Massa Marittima, Siena, Colle Val
d'Elsa e Pisa - P. Fornaciari ci informa che sono
reperibili informazioni dalle fonti Martufi 1980
e Merlo 2003. Riprendiamo in
effetti la testimonianza di Alfredo Merlo "Biondo":
"Ricordo che incontrai subito quattro slavi,
solo uno parlava italiano; egli si dimostrò di
grandissimo livello politico e cuturale; con lui
stabilii un legame di amicizia ferreo, che ho
tenuto fino a che non è morto e successivamente
con la moglie. Gli altri dopo la Liberazione non
li ho più visti e non perchè non li abbia
cercati. Ho avuto solo notizie epistolari da Matteo
e dai familiari di uno dei tre slavi che, dopo
essere ritornato in Jugoslavia, si era arruolato
tra i partigiani di Tito e morì al fronte." ((Merlo 2003))
Merlo riporta quindi stralci dalle
lettere inviategli "dai compagni slavi nel corso degli anni
dopo la fine della lotta partigiana", in
particolare dal "compagno Nate Alić ‘Matteo’"
(Split 16.II.1959) e
"dal compagno Frano Boroje
‘Dante’" (da Split, datata
16.X.1947, e da Dubrovnik, datata
17.III.1980). Quest'ultimo tra l'altro ricorda
i suoi trasferimenti tra le carceri italiane
durante la guerra:
"Kopar
[Capodistria], Trieste, Venezia, Bologna
[...] fino
a carcere
di Pisa dove sono stato
secretario di comitato di Partito in
carcere, mentre su l’organizzazione ero
il commissario politico. Nostra
organizzazione militare nel carcere
(Pisa) era quattro departi (scuadre) e
stata molto conspirativa perchè si
preparava per fugire dal prigione.
Abbiamo avuto e vincoli con Partito
comunista italiano verso compagno
FRATTINI (mi pare che era secretario di
comitato provinciale di Toscana) anche
carcerato in carcere a Pisa 8.9.1943 in
vigiglia di capitulazione fascismo,
abbiamo dissarmato le guardie di
prigione, scapato con il compagno
Frattini per le foreste fra Pisa e Lucca
(dietro S. Giuliano Terme) e con tanti
pertutbazioni [perturbazioni
= peregrinazioni, traversie] per una
decina di giorni sono arrivato in un
campamento di partigiani nelle foreste
di Massa Marittima dove era comandante
ca. [il compagno] Chirici [Mario] e poi sono
arrivato nel campamento della 23^
Brigata d’assalto Garibaldi dove era
comandante compagno Bargagna. In questa
brigata ero nominato capo di prima
squadra nella prima compagnia dove era
comandante dott. Giorgio Stoppa."
Proprio nel "gruppo Stoppa"
Merlo aveva incontrato gli jugoslavi
per la prima volta:
"C’erano
inoltre quattro slavi ‘Dante’ (Frano
Boroje), laureato; seppi il suo vero nome
soltanto dopo la guerra, perchè ci
scambiammo delle lettere; ‘Matteo’
(Nate Alić): non so cosa facesse nella
vita civile, però seppi che dopo il
passaggio del fronte, rientrò in
Jugoslavia e divenne ufficiale
dell’esercito slavo; era il più rude, il
più convinto e determinato dal punto di
vista politico. ‘Miro’ (Miroslav Pescara):
un uomo piccolo molto taciturno, di
professione marinaio, svolgeva servizio su
un battello che navigava sul Danubio.
C’era anche ‘Mile’ (Milenko Roman), un
ragazzone molto alto e sempre allegro con
una faccia molto giovanile. (Mile morì in
seguito durante la Resistenza in
Jugoslavia).
Dei quattro slavi soltanto ‘Dante’ parlava
in italiano [...] la mente
politica più interessante, più preparata
era ‘Dante’, che impartiva gli indirizzi
di carattere politico sia a noi italiani
sia agli slavi.” ((Merlo 2003 p.55))
Secondo lo
stesso Alfredo Merlo (testimonianza orale raccolta
da G. Angeli nel novembre 2011) dopo l'8 settembre
anche un folto gruppo di slavi reclusi nel carcere di Volterra
e da lì fuggiti si aggregarono ad alcuni
distaccamenti della Brigata Boscaglia. Analogamente,
"transitarono" nella formazione di Merlo (ma solo
per pochissimo tempo e molti mesi dopo) alcuni
jugoslavi che assieme ad altre decine di prigionieri
politici erano stati liberati dal carcere di San
Gimignano grazie all'azione partigiana
compiuta il 10 giugno 1944 (vedi oltre).
L'elenco di questi ultimi ((Fonte: Pasqualetti 1993
pp.191-192)) riporta 72 nominativi tra cui molti
stranieri (greci o ciprioti, anglosassoni, eccetera)
ed in particolare (da noi traslitterati e riordinati
alfabeticamente):
Arsenyrvic
Dranislvac (Arsenijević
Branislavac?)
Babović
Milipov
Bosković Branko
Bosković
Sveltko (Svjetko?)
Droloniaka (sic)
Radomir
Gubevinić
Pavle
Knesevic Luibo
(Knežević Ljubo)
Lazarenić
Milija
Martović
Milesov [forse Matović
Milisav Milovana, già garibaldino in
Spagna, ferito sull'Ebro, partecipante
all'insurrezione di Luglio 1941 in Montenegro
e detenuto anche ad Arezzo (fonte: Andrea
Giuseppini, com.priv. 22.8.2020)]
Petrović
Mirko
Popović
Miloran (Milorad?)
Radascievic Radascia
(Radašević
Radaša o Radoš)
Strugar Vaso
Tomasfevic (Tomašević?)
Laso
Trufunoric Nilo
(Trifunović Milo?)
Vuesic (Vuješić?)
Rajko
Il
Comando della "Boscaglia" si installò nelle
macchie del comune di Radicondoli. In questa zona,
il 26 giugno1944 operavano i tedeschi, che
annotarono: ''Ricognizione
sulle bande nella zona di Radicondoli. Nel corso
di questa azione è stato catturato un
prigioniero, un bandito serbo [sic] appartenente
ad una sorta di comando di formazione per la
lotta partigiana.'' ((Fonte
tedesca: 3^ Divisione di Granatieri
corazzati - 3^ Compagnia del 3° Battaglione del
Genio - reperita daAldo
Montalti.)) Apparentemente
in data 3.7.1944 la Brigata "continuava ad avere
contatti con il comandante [statunitense] residente a
Montieri [GR] e chiedeva istruzioni a proposito dei
19 jugoslavi
che erano nella brigata e per i quali le
autorità americane presero provvedimenti
abbastanza rapidi facendoli partire con i
prigionieri russi''. ((Fonte: Aldo
Montalti, sulla base di
appunti del ricercatore storico Carlo Groppi di
Castelnuovo di Val di Cecina (già sindaco dello
stesso Comune).))
SULLA FUGA DAL CARCERE DI SAN GIMIGNANO
Efrem Bazzani
ci segnala (9.7.2020) che sui numeri 1-3 (in
realtà un unico volume monografico sulla
resistenza in Val d'Elsa) del Gennaio-Dicembre
1968 (anni LXXIV-LXXVI; serie 189-197) del
periodico "Miscellanea Storica della Valdelsa"
vi sono due testimonianze sulla presenza di
prigionieri politici nel carcere e sulla
evasione del 10.6.1944: la prima di Antonio
Pesenti (detenuto dal Maggio '43 al 4 Settembre
dello stesso anno – da confrontare anche con Pesenti 1972),
l'altra di Balilla Giglioli (riproduzione di un
articolo pubblicato su "Patria Indipendente" il
18 Aprile 1955). In entrambe le testimonianze è
attestata la presenza di prigionieri slavi nel
carcere.
SULLA III BRIGATA "CAMICIA ROSSA":
La presenza jugoslava negli organici della
IIIa Brigata
"Camicia Rossa" (comandante capitano
Chirici Mario, operante nel triangolo Massa
Marittima - Suvereto - Golfo di Follonica) appare
confermata da una testimonianza scritta e
autografata del partigiano Mauro Tanzini, oggi
deceduto, che, in proposito, afferma testualmente:
"il giorno del
rastrellamento [del Frassine, comune di
Monterotondo Marittimo (GR) dove furono trucidati
5 partigiani che, feriti e a munizioni finite, si
erano arresi] del
16 febbraio 1944 [la formazione
partigiana] aveva
un organico di 65 elementi [seguono i
nomi delle località toscane di provenienza ...] e 8 prigionieri
fuggiti dai campi di prigionia tedeschi: 1
inglese, 3
slavi, 4 russi". Nello stesso
senso va la testimonianza orale del partigiano
Luigi Tartagli "Gigi" che ha recentemente
(gennaio 2012) dichiarato che,
nell'ultimissimo periodo di operatività della
Brigata, anche degli slavi erano con lui nella
formazione. Non molti, ma presenti: fuggivano
alla spicciolata dalle squadre dei lavoranti
militarizzati (probabilmente la "Todt") e si
rifugiavano alla macchia, unendosi ai
partigiani. La Brigata si
sciolse a fine giugno 1944, dopo la
liberazione della zona. A posteriori - e
all'insaputa di molti partigiani che la
componevano! - essa fu indicata come parte del
"VII Gruppo Bande" comandato dal colonnello
Adalberto Croci, una formazione badogliana che
dunque, in quanto tale, poco aveva a che
spartire con l'orientamento maggioritario
nella "Camicia Rossa". Dagli elenchi
in nostro possesso si desume l'inquadramento
nella "Camicia Rossa" di molti stranieri,
soprattutto sovietici ed almeno sei polacchi;
non c'è invece modo di riconoscere gli
jugoslavi a partire dai nomi elencati.
((Fonte: Aldo
Montalti, che ringraziamo))
SULLA "BANDA ARMATA MAREMMANA":
In un
elenco della "Banda
Armata Maremmana" (B.A.M.), operante
nel Sud-Est della provincia di Grosseto (fino
a Manciano e Sorano) si trovano nomi
trascritti i seguenti nomi ((Fonte: Aldo
Montalti, che ringraziamo)): KREBIC
ANDREA Banda Armata Maremmana ( B.A.M. ) - GR Partig.
Combattente Iugoslavia dal 06/03/1944 al
25/06/1944 MARECIK
FRANCESCO Banda Armata Maremmana (
B.A.M. ) - GR Partig. Combattente
Iugoslavia dal 06/03/1944 al 25/06/1944
Ultimo aggiornamento di questa pagina: 4 maggio 2022
Scriveteci
all'indirizzo
partigiani7maggio @ tiscali.it