I partigiani jugoslavi nella Resistenza italiana

Cap.3: La Resistenza in provincia di Perugia e la Liberazione dell'Umbria


LA BRIGATA "GARIBALDI" NEI DINTORNI DI FOLIGNO E SPELLO



Cascina Radicosa
Alcuni fra i primi “ribelli” della futura Brigata “G. Garibaldi” in sosta presso la cascina Radicosa (da Fiore 2004, p.39):
<< Da sinistra nell’ordine della foto li identifichiamo, cercando di corredare la scheda con le notizie rinvenibili da documenti o testimonianze, affinché chi vuole possa farsi una cognizione dei componenti mediante i dati anagrafici e socioculturali:

Enrico Cimarelli ((
1917, Foligno; arruolato 22.9.1943, tenente, intendente di brigata)),
Eugenio Cucciarelli ((
1920, Fossato di Vico, studente di scienze economiche e commercio, sottotenente di fanteria; a. 22.9.1943, capitano, comandante di zona)),
un montenegrino
,
Antonio Salcito ((
1887, Casalnuovo Monterotaro (FG), tenente colonnello di fanteria; a. 30.9.1943, comandante di brigata, morto a Mauthausen)),
Mario Tardini ((1
917, Foligno, militare; a. 22.9.1943, tenente comandante di battaglione)),
Antero Cantarelli ((
1917, Foligno, maestro, sottotenente di complemento di Fanteria; a. 22.9.1943, maggiore comandante di brigata, ferito nel gennaio 1944 a Nocera Umbra e nel marzo 1945 a Casa Zanarda (Ravenna), "sancarlista")),
Mauro Antonini ((
1920, Foligno, civile; a. 22.9.1943, medico di brigata, già "sancarlista")),
Socrate Mattoli ((
1922, Foligno, civile, studente d'ingegneria; a. 22.9.1943, addetto alla radio della brigata)),
Spartaco Pattumi ((
1924, La Spezia, militare, a. 1.10.1943)) [...],
Asiago Cerretti ((
1918, Foligno, militare; a. 1.10.1943, sottotenente comandante Distaccamento)),
Fausto Franceschini ((
1924, Foligno, studente di giurisprudenza, militare; a. 22.9.1943, maggiore, vicecomandante di brigata, già "sancarlista")),
un montenegrino,
Adelio Fiore (avanti) ((
1920, Foligno, giocatore di calcio, militare; a. 22.9.1943, tenente, commissario politico di battaglione, "sancarlista")).

Non si vede Giacinto Cecconelli ((
1919, Manzano (UD), studente di giuri- sprudenza, sottotenente di Fanteria; a. 22.9.1943, maggiore, comandante di battaglione e di zona, vice comandante di brigata, "sancarlista")) che, se ben ricordo, sta fotografando. >> (da Fiore 2004, pp.36-38)


(...) Nell'ambito di questo processo si formalizza la strutturazione della brigata nei seguenti battaglioni: ((Fiore 2004 p.66 n.54, che cita come fonte primaria Arcamone 1972, pp.275-276. La conferenza di Cesi del 5 febbraio è menzionata come imminente da Ghini nella sua relazione di due giorni prima (Ghini 1944b).))
  1. "Comando": comandante ad interim Fausto Franceschini, ((Come comandanti "di brigata" sono indicati vari nomi nelle diverse fonti: essi possono corrispondere a fasi diverse - su cui non entriamo in dettaglio - ma è possibile che in qualche caso il riferimento sia piuttosto a comandanti di "squadre" della "Garibaldi" e non alla brigata nel suo insieme. Abbiamo visto già menzionati Antero Cantarelli (L.Ma. 1976) e Franco Lupidi (Zenoni 1996),  tra poco incontreremo Milan Tomović.)) comm. politico Balilla Morlupo;
  2. "Franco Ciri": comando dapprima Mario Tardini, poi Piero Donati (operante sulle montagne di Gualdo Tadino);
  3. "Goffredo Mameli": comandante Giacinto Cecconelli, comm. politico Adelio Fiore (operante nella zona di Nocera Umbra);
  4. "Angelo Morlupo": comandante Franco Lupidi (operante nella zona di monte Cavallo); si divise quasi immediatamente in due distaccamenti, uno al comando di Luciano Formica e l'altro del montenegrino Milan Tomović;
  5. "Ardito": comandante dapprima Alberto Albertini, poi Marcello Formica (operante nella zona tra Foligno e Campello).


Sul distaccamento "Peko Dapčević"
(...) «Molti degli evasi di Colfiorito confluirono nella Brigata partigiana “Garibaldi” della quale era comandante [sic, ma forse si riferisce solo a un battaglione della brigata] il maresciallo dei Carabinieri Lupidi Franco, unitamente allo jugoslavo Kosta [sic] Vujović che ne era Commissario politico.» ((Zenoni 1996, pp.74-75, segnalazione di D.R. Nardelli. Secondo la stessa fonte Vujović sposò poi una donna di Monte Bove, località nei Sibillini settentrionali: evidentemente è la stessa partigiana della “Garibaldi” menzionata da Adelio Fiore – «una brava sarta delle parti nostre, sposò un montenegrino» (Fiore 2004 p.77).)) (...) I documenti a disposizione non permettono di valutare con precisione il numero complessivo di partigiani slavi facenti parte della brigata. Tuttavia visto che essi confluirono in un unico distaccamento, in seguito divenuto battaglione Peko Dapčević, è plausibile ipotizzare che la loro presenza potesse oscillare tra le 40 e le 50 unità, valore che costituiva il numero medio degli effettivi di un battaglione.» ((Bitti 1998 p.280, e n.35 p.289.))
Non abbiamo conferma da altra fonte della costituzione formale di un battaglione “slavo” all’interno della “Garibaldi” di Foligno; sappiamo invece che con il nome di “Peko Dapčević” fu designato piuttosto, in una fase relativamente tarda (da inizio aprile 1944), uno dei distaccamenti di jugoslavi formalmente afferente alla Brigata “Spartaco” delle Marche e quindi forse è a questo il riferimento: il distaccamento doveva sottostare al comando di Borislav “Boro” Mečikukić, con Kosta Vujović come commissario politico.((Cfr. Mari 1964 p.74, che però trascrive erroneamente Vrjović. Ma tale formazione appare quantomeno collegata anche alla Brigata “Gramsci”, visto che Mečikukić (come Gojko Davidović, comandante l’intero battaglione in cui il distaccamento era inquadrato: cfr. nel Cap.5 lo schema della brigata “Spartaco” delle Marche) proveniva dallo stesso ambito degli jugoslavi raccolti attorno a “Toso” (cfr. Vujović 1975 cit. in Filipponi 1991, n.d.c. p.436 n.29: ne riparleremo più avanti). Mečikukić era stato internato a Pissignano: cfr. l’elenco pubblicato in Ivanović 2004b (p.22) e la testimonianza di vita nel campo sempre in Ivanović 2004b a p.39 (trad. in Nardelli 2007 p.68). Peko Dapčević, montenegrino classe 1913, già combattente in Spagna e poi generale dell’Esercito Popolare, era molto celebre tra i partigiani jugoslavi prima ancora di diventare un protagonista della liberazione di Belgrado. Ebbe anche un ruolo chiave nel coordinamento con i battaglioni italiani in Jugoslavia, avendo stipulato nell’ottobre 1943 la alleanza militare con il primo generale della Divisione “Garibaldi”, Gian Battista Oxilia. Nel dopoguerra fu proclamato “eroe popolare” e fu Capo di Stato Maggiore dal 1953 al 1955. È morto nel 1999 (cfr. link e varie fonti internet).))

Il distaccamento faceva base sul Monte Cavallo dove inizialmente «si erano andati raccogliendo i gruppi di Sava Nikolić – Pljevjaka e di Kosta Vujović. Questi gruppi costituirono la compagnia di "Peko Dapčević" che più tardi entrò a far parte del battaglione "Tito"». ((Dujović 1975a; ivi e in Dujović 1975c sono raccontate alcune azioni della formazione.))

Organico del distaccamento "Peko Dapčević"
(indicato come Terzo distaccamento del btg. "Tito" nella fonte: dattiloscritto in possesso di Kosta Vujović, fotografato da Eric Gobetti a Podgorica, agosto 2015 – per gentile concessione di E. Gobetti, che ringraziamo. E' stato da noi ripristinato l'ordine alfabetico)
  1. Babić Novak
  2. Babić Petar
  3. Bulajić Simo
  4. Bojičić Gojko  +
  5. Crnojević Djuro
  6. Ćetković Pavle
  7. Ćojović Božo
  8. Čokorilo Vasika  +
  9. Dapčević Božo
  10. Drljević Miloš
  11. Dučić Budimir  ?
  12. Djaković Petar
  13. Djonović Stevo
  14. Drljević Branko
  15. Gajević Vojin
  16. Gluščević Radomir
  17. Hadživuković Danilo
  18. Hadživuković Maksim
  19. Hajduković Dušan
  20. Ivanović Dino
  21. Ivanović Vojo
  22. Jovićević Jovan – Komandir II Voda
  23. Jovićević Milan – Komandir I Voda
  24. Jovović Mihailo
  25. Kadić Milan
  26. Kadić Vlado
  27. Kustudić Marko  +
  28. Knežević Branko  +
  29. Knežević Jagoš
  30. Knežević Jovan
  31. Kovačević Dušan
  32. Kovačević Vojo
  33. Krečković Ilija
  34. Ljutica Nikola
  35. Matić Dušan  +
  36. Mečikukić Borislav – Boro, Komandir
  37. Mihaljević Ilija
  38. Mitrović Dušan
  39. Mitrović Nikola
  40. Mitrović Uglješa
  41. Mitrović Vlado  ?
  42. Mrvošević Radomir  +
  43. Muhadinović Duda
  44. Nedenica Blažo
  45. Nenezić Kosta
  46. Nikolić Dušan
  47. Nikolić Nikola
  48. Nikolić Veljko
  49. Nikolić Savo – Komandir III Voda
  50. Pejović Djiordjije – Djole
  51. Petanović Mihailo – Mujo
  52. Peruničić Živko
  53. Pušonja Vukola
  54. Radojević Ščepan
  55. Rutešić Miroslav
  56. Tešović Djuro
  57. Vojvodić Milutin
  58. Vujičić Ilija
  59. Vujičić Vaso
  60. Vujović Kosta – Komesar
  61. Vukašević Branko
  62. Zindović Mihajlo


MILAN TOMOVIĆ, EROE DELL'UMBRIA



(il testo che segue è tratto dal blog di ANPI Perugia)

Milan Tomović nasce nel villaggio di Donja Ržanica vicino a Berane nel 1921.
Il padre Radisav è un ricco industriale, che con lo scoppiare della guerra decide di trasferirsi negli Stati Uniti, cosa che Milan criticherà severamente, mentre la madre Ljubica resterà a fianco dei suoi sei figli, tutti partigiani.
Nel 1925 la famiglia Tomovi
ć si trasferisce a Brezojevica, villaggio vicino Plav (nord-est del Montenegro).
Milan consegue il diploma presso la Scuola di Grammatica di Berane poco prima della guerra, risultando essere il miglior allievo della sua annata.
Nel 1940 entra a far parte della Lega della gioventù comunista jugoslava (SKOJ) partecipando attivamente, il 13 luglio 1941, in coincidenza dell’anniversario dell’Indipendenza del 1878, alla prima rivolta popolare in Europa, contro l’occupazione italiana, che porta alla liberazione di ampi settori del Montenegro.
Nella primavera del 1942 Milan viene arrestato vicino a Berane e tradotto nel campo albanese di Tepa, nei pressi di Scutari. Nel settembre dello stesso anno viene trasferito in Italia, nel campo di Colfiorito.
Fugge dal campo il 22 settembre insieme agli altri internati montenegrini e si nasconde a Foligno protetto da una suora antifascista e antinazista.
Qui entra in contatto con un gruppo partigiano di Spello di cui diviene presto il comandante, che opererà nella zona del Subasio e lungo la Statale 75, da Foligno ad Assisi. Ad assegnargli tale comando è direttamente Mario Angelucci , uno spellano, membro della giunta militare del Comitato di Liberazione Nazionale (CLN).
A fine dicembre 1943 Tomovi
ć viene ricoverato per tubercolosi, malattia che già sapeva di avere ma che teneva nascosta per paura che questa fosse vista, dagli altri partigiani, come un impedimento a combattere.
Verso la prima metà di giugno 1944, pochi giorni prima che giungessero gli Alleati a liberare Foligno e Spello, il Comandante con la sua brigata stava preparando un piano per liberare, dal campo di concentramento di Campello [Pissignano], i civili italiani catturati durante i vari rastrellamenti e pronti per essere deportati in Germania.
Il piano non viene portato a termine per il sopraggiungere di una crisi cardiaca. Lo porteranno, clandestinamente, prima all’ospedale di Foligno e poi a quello di Perugia, dove morirà, nel padiglione del professor Riccitelli che lo stava ospitando e proteggendo sotto falso nome.
Viene sepolto nel cimitero di Perugia, successivamente le sue ossa vengono portate nell’ossario comune di Sansepolcro.


Fonti:
Biblioteca Nazionale del Montenegro
Un Montenegrino sul Subasio [25]
Antifascismo e Resistenza nella provincia di Perugia [32]
Si ringrazia la professoressa Tatiana Krizman, collaboratrice dell’Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione nel Friuli Venezia Giulia, per la traduzione dei testi


Milan Tomovic
fonte: http://anpiperugia.noblogs.org/post/2010/11/27/milan-tomovic/


La figura di Tomović è oggetto della narrazione fatta in due video – VIDEO I e VIDEO II – curati nel 2020 dalla Sezione ANPI di Perugia che ne porta il nome. Il testo è ricavato dalla toccante testimonianza di Enzo Rossi (da: Antifascismo e Resistenza nella Provincia di Perugia, su "Cittadino e Provincia", Gruppo III, Anno V Giugno 1975, Amministrazione Provinciale di Perugia, 1975).


SUI MONTI ATTORNO A FOLIGNO



Le formazioni operanti in Umbria

IN ROSSO: Bande con presenza di Montenegrini, Sloveni e Croati.
IN BLU: Campi di internamento e di lavoro per civili slavi in Umbria (1942-1943).
Mappa tratta da [09] - Rielaborazione storiografica di Dino Renato Nardelli - Grafica di Matteo Berlenga


Precisazioni sulle uccisioni nazifasciste in zona Cesi (Serravalle MC):

Il monumento che sorge all'incrocio di Cesi lungo la SP51 consta di due lapidi:

1) una riporta i nomi di Conversini Domenico, Paolini Adriano, Presenzini Alpinolo e Sfasciotti Agelio "fucilati dai nazifascisti il 14/3/1944". << Il monumento è stato eretto nel punto esatto dove furono fucilati i partigiani. In realtà le persone fatte prigioniere dalle truppe nazifasciste sembra fossero più di trenta e solo grazie all'intervento della marchesa Barugi di Foligno e di un gruppo di donne di Cesi non furono uccise tutte. Da quanto scritto nel "rapporto di un testimone" di Costantini Giuseppe, i partigiani catturati avevano la manica della giacca strappata, in modo da essere riconosciuti tra i prigionieri. L'ordine della fucilazione fu dato dal prefetto Armando Rocchi >> ((fonte)). Secondo don Raniero Seri ((attuale parroco di Serravalle e Dignano e all'epoca bambino residente a Acquapagana – testimonianza da noi raccolta il 30/12/2015)) i nazifascisti erano guidati da Carnevali Mario. Uno dei quattro fucilati fu catturato in quanto indossava la mimetica, ma era un semplice pastore. Don Maurizio Mauri, all'epoca parroco di Cesi e incaricato di impartire l'estrema unzione, resosi conto dell'errore cercò di temporeggiare, ma fu inutile.

Lo stesso giorno però furono uccisi in località Costa di Cesi anche i montenegrini Knežević Branko e Kustudić Marko ((fonte: Foligno 1944 e accluso "1° Elenco dei Patrioti della Brigata "G. Garibaldi" caduti ...")).


2) Sull'altra lapide sono leggibili gli stessi nomi più quelli di altre due vittime dei nazifascisti: Consoli Nazareno e Salvatori Mario. Questi ultimi non furono uccisi in loco né nella stessa occasione, bensì il 7 aprile 1944 poco distante, alle pendici nord del Monte Trella, dove si apre la Piana di Colfiorito, pressoché esattamente dove corre l'attuale confine amministrativo regionale. Lì sorge un altro monumento a loro dedicato:

IMG_sma/Cesi/fittajoli_vuj2002p374.jpg 
IMG_sma/Cesi/fittajoli.jpg  IMG_sma/Cesi/pietra.jpg  IMG_sma/Cesi/pietra_2015.jpg
Nelle prime due fotografie si vedono Italo Fittajoli, partigiano e sindaco di Foligno dopo la Liberazione, morto nel 1966, e un ancor molto giovane Marcello Formica, già comandante del battaglione "Ardito" della "Garibaldi" di Foligno, rendere omaggio presso la pietra dedicata a Consoli e Salvatori – la quale funge attualmente da basamento di una lapide realizzata a cura delle famiglie dei caduti.
Fonti delle immagini, sopra da sinistra:
Vujović 2002 p.374 (che riporta l'erronea descrizione: "Ogni anno per Pasqua presso i ruderi della chiesa della Romita ci si incontra e si ricordano i partigiani caduti..."); ANPI Foligno; nostre riprese 30/12/2015; sotto: nostre riprese 30/12/2015.
IMG_sma/Cesi/pietra1.jpg  IMG_sma/Cesi/pietra2.jpg  IMG_sma/Cesi/pietra3.jpg   IMG_sma/Cesi/pietra4.jpg

Sempre in base ai ricordi di don Raniero Seri, uno o due altri jugoslavi sarebbero morti in altra occasione non lontano, in località Fiume di Pieve Torina.

Sulla lapide del Sacrario Partigiano del Cimitero di Foligno sono riportati i nomi di soli due caduti in quelle vicende: Paolini Adriano e Presenzini Alpinolo. Tutti i nomi sono invece riportati sulla lapide apposta sulla facciata del municipio di Foligno.


[p.101:] «Nelle feste natalizie [del 1943] giunse a Collecroce [presso Nocera Umbra, e precisamente nella] parrocchia di Mosciano, il primo nucleo di partigiani armati, costituito da sei slavi, tra cui il Capitano Thomas Iovanovic [Tomas Jovanović] di Priština (Serbia) e l’Ispettore delle Poste Montenegrine Arsene Miyovic [Arsenije Mijović] di Peč.» «I sei erano di passaggio, ma sia perché bloccati dalla neve sia per invito della popolazione (che con molto sacrificio, ma anche con entusiasmo, vedendo in essi un’avanguardia dei liberatori, forniva loro vitto e alloggio), vi restarono fino all’ultimo, compiendo frequenti visite nelle frazioni vicine, sempre da tutti benevolmente accolti, attratti dalle loro gentili maniere, commossi per i loro casi infinitamente pietosi, con la distruzione delle loro famiglie. [...] I rapporti con la popolazione erano cordialissimi a Forcatura e Laverino[ERRATA: non "Lavorino"] Ma proprio a Laverino Jovanović e Mijović furono uccisi dai fascisti il martedì di Pasqua, 11 aprile 1944. «Uno fu scannato come un maiale. Ci sono dei responsabili, ma io non lo so. Questi due si erano allontanati da Collecroce prima del rastrellamento, ma non so per quale motivo.» [fonti: Guerra 1975 p.94 e Rondelli 2004a p.55]
Secondo testimonianze orali raccolte tra la gente del posto nell'estate 2010, i due furono catturati sulla strada al limitare del bosco dirimpetto a Laverino. Mijović, detto "Pizzetto" per la sua barba, morì sul posto, mentre Jovanović fu portato poco distante, in località Laverinello, e lì ucciso.



Sui fatti drammatici della Romita di Monte Cavallo si veda la pagina dedicata ../IMG_sma/MonteCavallo/20150906_171622_2_bestshot.jpg


Sulla strada tra Torgiano e Deruta si trova un cippo commemorativo della Brigata Leoni, operante in zona; su un lato sono riportati, tra i nomi dei caduti, anche due nomi  jugoslavi: Marijan Tomšić (fucilato nel giugno 1944 a Villa Bacicchi, le sue spoglie sono nel Sacrario di Sansepolcro) e Milan Karnović (in Bovini 1972 risulta piuttosto un Kamović).
IMG_sma/cippo_leoni.jpg
(Fonte: N. Zingarelli / http://www.pietredellamemoria.it/pietre/cippo-commemorativo-brigata-leoni/)



COMINCIA LA LIBERAZIONE DELL'UMBRIA



[p.103-104:] I battaglioni “Tito” passarono, tra l’altro, attraverso una generale ristrutturazione organizzativa. Secondo Vlado Vujović, i partigiani jugoslavi, sovietici e italiani dei due battaglioni, comandati da “Toso” e “Bora”, erano adesso “parecchie centinaia”; a comandare le squadre si alternavano Nikola Borić, Ivan Gobac (“Ivica”), Gojko Davidović e Boro Mečikukić, mentre commissari politici erano Albert Atijas, Veljko Cerina e lo stesso Vlado Vujović. Intendenti erano Franc Krasovec e Gojko Perović [ERRATA: non "Pesović"]. La squadra sovietica era comandata dal “capitano” Alioscia.

Battaglione Tito[cod.bat.tito003]
Partigiani jugoslavi e italiani dei battaglioni "Tito" (da Bitti 2010).


L'immagine sopra è stata evidentemente ripresa nella primavera 1944 nello stesso luogo - e forse nella stessa circostanza - in cui sono state scattate le fotografie pubblicate in copertina, nel Cap.2, nonché quelle che riproduciamo di seguito. Tutte queste foto sarebbero state scattate presso il quartier generale di Usigni o altra località nell'attuale Comune di Poggiodomo (PG - fonte: Bitti 2010) oppure nel Comune di Monteleone di Spoleto (PG - secondo un appunto vergato a mano su una foto nella sede ANPI Terni): la località esatta non è stata ancora individuata.

Batt. Tito copertina[cod.bat.tito000]
Sopra: dalla copertina. Sono riconoscibili:
accucciati da sinistra, il secondo è Gojko Perović (cfr. altra), il quarto è lo stesso con gillet chiaro in altra foto;
in piedi da sinistra: il secondo è Jakob.


IMG_sma/cod.bat.tito001.jpg[cod.bat.tito001]
Dal Cap.2: in primo piano Marta Pahor e Franc Krasovec (da rif. [09]). Anche in: BCT, Comune di Terni, Pinacoteca Comunale, Mostra sulla Resistenza a Terni 1920-1944, Palazzo Manassei 28 aprile - 15 maggio 1973, b.111 (Pubbl. in Bitti 2010).
IMG_sma/cod.bat.tito002.jpg[cod.bat.tito002]
Dal Cap.2: Gojko Davidović e "Ivica" Gobac (tratto da [09]).


IMG_sma/batt_tito_1.jpg
[cod.bat.tito004]
Sopra e sotto: altre due fotografie evidentemente scattate nello stesso luogo e nella stessa occasione (fonte BCT, Comune di Terni, Pinacoteca Comunale, Mostra sulla Resistenza a Terni 1920-1944, Palazzo Manassei 28 aprile - 15 maggio 1973, sopra: b.113; sotto: b.111. Pubbl. in Bitti 2010).
Sopra sono riconoscibili: accucciati da sinistra, il sesto è Gojko Perović (cfr. altra), il settimo è lo stesso con gillet chiaro di altra foto;
in piedi  da destra: il quinto è Vlado Vujović.


IMG_sma/batt_tito_2.jpg[cod.bat.tito005]


IMG_sma/krivokapic_perovic.jpg
[cod.bat.tito006]
"Il più coraggioso mitragliatore del battaglione 'Tito' Mirko Krivokapić con Gojko Perović" - sic in calce alla foto riprodotta in BCT, Comune di Terni, Pinacoteca Comunale, Mostra sulla Resistenza a Terni 1920-1944, Palazzo Manassei 28 aprile - 15 maggio 1973, b.111 (Pubbl. in Bitti 2010).


Truppa a Norcia
Truppe partigiane schierate a Norcia, di fronte alla Chiesa della Madonna Addolorata, oggi Piazza S. Forti (fonte: [09]). In FISUC l'immagine è descritta come il battaglione "Tito" che lascia la città dopo la Liberazione (Laković 2010)
[cod.bat.tito041]


IMG_sma/cod.bat.tito080.jpg[cod.bat.tito080]
I partigiani del "Tito" davanti alla Rocca di Spoleto (?) subito dopo la Liberazione (fonte BCT, Comune di Terni, Pinacoteca Comunale, Mostra sulla Resistenza a Terni 1920-1944, Palazzo Manassei 28 aprile - 15 maggio 1973, b.113. Pubbl. in Bitti 2010).


Lapide a Foligno
La lapide apposta sul municipio di Foligno


QUESTA LAPIDE RICORDA I FRATELLI JUGOSLAVI
CADUTI FRA QUESTI MONTI BOSCOSI E LE VERDI
VALLATE NELLA LOTTA CONTRO IL BARBARO
OPPRESSORE NAZIFASCISTA

MILAN KOVACEVIC
PETAR CUROVIC
DUSAN LABOVIC
VIKTOR BOLAFIO
KRSTO LEKOVIC
DUSAN MATIC
ISIDOR
MILAN LJUBIC
IVAN KOS
JURE LAVRIC
KERSTNER
ALBIN VOVK

E TUTTI GLI ALTRI RIMASTI SCONOSCIUTI

PIÙ CHE L'ODIO E LA VENDETTA

CONTRO LE JENE ANCORA INSANGUINATE
DAL BUIO CUPO DELLA MORTE
RIFULGE SPLENDENTE L'AURORA
DI UN LUNGO GIORNO D'AMORE...

SPOLETO 16 GIUGNO 1972  

Lapide a Forca
                      di Cerro
Forca di Cerro, presso Spoleto (PG): lapide per i partigiani jugoslavi caduti in Valnerina (Umbria). Vedi in Appendice per il riscontro sui nomi.


VIDEO: la lapide di Forca di Cerro (1', 1.7 MB, formato MPEG-4, no audio. Riprese effettuate il 18/8/2006 da AM)

VIDEO: "La pavoncella becca sul prato. Antifascismo e Resistenza in Umbria dal 25 luglio alla Liberazione" (RAI/TRG Umbria, 1995)
Raccomandiamo la visione del documentario, solo recentemente reso disponibile online, anche perché si tratta probabilmente dell'unica produzione RAI in cui sia esplicitamente, e correttamente, menzionato il ruolo dei combattenti jugoslavi nella nostra Resistenza (si veda soprattutto da 36'48'' a 39'50'').


22 luglio 2009: Srake Pojejo v Forca di Cerro - Spomenik padlim Jugoslovanskim partizanom


Lapide a Cascia
La lapide apposta il 7 giugno 2014 in piazza G. Garibaldi a Cascia, al civico 24, presso l'ex Albergo Italia, già comando militare partigiano


settembre 2014: Deposizione di fiori al monumento a Terni / Polaganja cveća na spomenik u Ternijama


JUGOSLAVI_IN_ITALIA/IMG/lapide-norcia-1.jpg
La lapide scoperta il 18 giugno 2016 (ma pronta dal 2014) presso gli Uffici CGIL in Via Anicia a Norcia, a ricordo del Territorio Libero e della Liberazione



Ultimo aggiornamento di questa pagina: 31 agosto 2020
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