Cap.3: La Resistenza in provincia di Perugia e
la Liberazione dell'Umbria
LA BRIGATA "GARIBALDI" NEI DINTORNI DI
FOLIGNO E SPELLO
Alcuni fra i primi “ribelli”
della futura Brigata “G. Garibaldi” in sosta presso la
cascina Radicosa (da Fiore
2004, p.39):
<< Da sinistra
nell’ordine della foto li identifichiamo, cercando di corredare la scheda
con le notizie rinvenibili da documenti o testimonianze,
affinché chi vuole possa farsi una cognizione dei
componenti mediante i dati anagrafici e socioculturali:
Enrico Cimarelli ((1917, Foligno; arruolato
22.9.1943, tenente, intendente di brigata)),
Eugenio Cucciarelli ((1920, Fossato di Vico,
studente di scienze economiche e commercio, sottotenente
di fanteria; a. 22.9.1943, capitano,
comandante di zona)),
un montenegrino,
Antonio Salcito ((1887, Casalnuovo
Monterotaro (FG), tenente colonnello di fanteria; a.
30.9.1943, comandante di brigata, morto a Mauthausen)),
Mario Tardini ((1917, Foligno, militare;
a. 22.9.1943, tenente comandante di battaglione)),
Antero Cantarelli ((1917, Foligno, maestro,
sottotenente di complemento di Fanteria; a. 22.9.1943,
maggiore comandante di brigata, ferito nel gennaio 1944 a
Nocera Umbra e nel marzo 1945 a Casa Zanarda (Ravenna),
"sancarlista")),
Mauro Antonini ((1920, Foligno, civile; a.
22.9.1943, medico di brigata, già "sancarlista")),
Socrate Mattoli ((1922, Foligno, civile,
studente d'ingegneria; a. 22.9.1943, addetto alla radio
della brigata)),
Spartaco Pattumi ((1924, La Spezia,
militare, a. 1.10.1943)) [...],
Asiago Cerretti ((1918, Foligno, militare;
a. 1.10.1943, sottotenente comandante Distaccamento)),
Fausto Franceschini ((1924, Foligno, studente
di giurisprudenza, militare; a. 22.9.1943, maggiore,
vicecomandante di brigata, già "sancarlista")),
un montenegrino,
Adelio Fiore (avanti) ((1920, Foligno, giocatore
di calcio, militare; a. 22.9.1943, tenente, commissario
politico di battaglione, "sancarlista")).
Non si vede Giacinto Cecconelli ((1919, Manzano (UD),
studente di giuri- sprudenza, sottotenente di Fanteria; a.
22.9.1943, maggiore, comandante di battaglione e di zona,
vice comandante di brigata, "sancarlista")) che, se ben ricordo, sta
fotografando. >> (da Fiore 2004,
pp.36-38)
(...) Nell'ambito di questo processo si formalizza
la strutturazione della brigata nei seguenti battaglioni: ((Fiore
2004 p.66 n.54, che cita come
fonte primaria Arcamone 1972,
pp.275-276. La conferenza di Cesi del 5 febbraio è menzionata
come imminente da Ghini nella sua relazione di due giorni
prima (Ghini 1944b).))
- "Comando": comandante ad
interim Fausto Franceschini, ((Come comandanti "di brigata"
sono indicati vari nomi nelle diverse fonti: essi possono
corrispondere a fasi diverse - su cui non entriamo in
dettaglio - ma è possibile che in qualche caso il
riferimento sia piuttosto a comandanti di "squadre" della
"Garibaldi" e non alla brigata nel suo insieme. Abbiamo
visto già menzionati Antero Cantarelli (L.Ma. 1976) e Franco Lupidi (Zenoni 1996), tra poco
incontreremo Milan Tomović.))
comm. politico Balilla Morlupo;
- "Franco Ciri": comando
dapprima Mario Tardini, poi Piero Donati (operante sulle
montagne di Gualdo Tadino);
- "Goffredo Mameli": comandante
Giacinto Cecconelli, comm. politico Adelio Fiore (operante
nella zona di Nocera Umbra);
- "Angelo Morlupo": comandante
Franco Lupidi (operante nella zona di monte Cavallo); si
divise quasi immediatamente in due distaccamenti, uno al comando di Luciano Formica e
l'altro del montenegrino Milan
Tomović;
- "Ardito": comandante dapprima
Alberto Albertini, poi Marcello Formica (operante
nella zona tra Foligno e Campello).
Sul
distaccamento "Peko Dapčević"
(...) «Molti degli evasi di Colfiorito confluirono nella
Brigata partigiana “Garibaldi” della quale era comandante
[sic, ma forse si riferisce solo a un battaglione della
brigata] il maresciallo dei Carabinieri Lupidi Franco,
unitamente allo jugoslavo Kosta [sic] Vujović che ne era
Commissario politico.» ((Zenoni
1996, pp.74-75, segnalazione di D.R. Nardelli.
Secondo la stessa fonte Vujović sposò poi una donna di Monte
Bove, località nei Sibillini settentrionali: evidentemente è
la stessa partigiana della “Garibaldi” menzionata da Adelio
Fiore – «una brava sarta delle parti nostre, sposò un
montenegrino» (Fiore 2004
p.77).)) (...) I documenti a disposizione non permettono di
valutare con precisione il numero complessivo di partigiani
slavi facenti parte della brigata. Tuttavia visto che essi
confluirono in un unico distaccamento, in seguito divenuto battaglione
Peko Dapčević, è plausibile ipotizzare che la loro
presenza potesse oscillare tra le 40 e le 50 unità, valore che
costituiva il numero medio degli effettivi di un battaglione.»
((Bitti 1998 p.280,
e n.35 p.289.))
Non abbiamo conferma da altra fonte della costituzione formale
di un battaglione “slavo” all’interno della “Garibaldi” di
Foligno; sappiamo invece che con il nome di “Peko Dapčević” fu
designato piuttosto, in una fase relativamente tarda (da
inizio aprile 1944), uno dei distaccamenti di jugoslavi
formalmente afferente alla Brigata “Spartaco” delle Marche e
quindi forse è a questo il riferimento: il distaccamento
doveva sottostare al comando di Borislav “Boro” Mečikukić, con
Kosta Vujović come commissario politico.((Cfr. Mari 1964 p.74, che
però trascrive erroneamente Vrjović. Ma tale
formazione appare quantomeno collegata anche alla Brigata
“Gramsci”, visto che Mečikukić (come Gojko Davidović,
comandante l’intero battaglione in cui il distaccamento era
inquadrato: cfr. nel Cap.5 lo
schema della brigata “Spartaco” delle Marche) proveniva
dallo stesso ambito degli jugoslavi raccolti attorno a “Toso”
(cfr. Vujović 1975
cit. in Filipponi 1991,
n.d.c. p.436 n.29: ne riparleremo più avanti). Mečikukić era
stato internato a Pissignano: cfr. l’elenco pubblicato in Ivanović 2004b
(p.22) e la testimonianza di vita nel campo sempre in Ivanović 2004b a
p.39 (trad. in Nardelli
2007 p.68). Peko Dapčević, montenegrino
classe 1913, già combattente in Spagna e poi generale
dell’Esercito Popolare, era molto celebre tra i partigiani
jugoslavi prima ancora di diventare un protagonista della
liberazione di Belgrado. Ebbe anche un ruolo chiave nel
coordinamento con i battaglioni italiani in Jugoslavia, avendo
stipulato nell’ottobre 1943 la alleanza militare con il primo
generale della Divisione “Garibaldi”, Gian Battista Oxilia.
Nel dopoguerra fu proclamato “eroe popolare” e fu Capo di
Stato Maggiore dal 1953 al 1955. È morto nel 1999 (cfr. link
e varie fonti internet).))
Il distaccamento faceva base sul Monte
Cavallo dove inizialmente «si erano andati raccogliendo i
gruppi di Sava Nikolić – Pljevjaka e di Kosta Vujović.
Questi gruppi costituirono la compagnia di "Peko Dapčević"
che più tardi entrò a far parte del battaglione "Tito"». ((Dujović 1975a;
ivi e in Dujović 1975c
sono raccontate alcune azioni della formazione.))
Organico del distaccamento "Peko
Dapčević"
(indicato come Terzo distaccamento del btg.
"Tito" nella fonte: dattiloscritto in possesso
di Kosta Vujović, fotografato da Eric Gobetti a Podgorica,
agosto 2015 – per gentile concessione di E. Gobetti, che
ringraziamo. E' stato da noi ripristinato l'ordine
alfabetico)
- Babić Novak
- Babić Petar
- Bulajić Simo
- Bojičić Gojko +
- Crnojević Djuro
- Ćetković Pavle
- Ćojović Božo
- Čokorilo Vasika +
- Dapčević Božo
- Drljević Miloš
- Dučić Budimir ?
- Djaković Petar
- Djonović Stevo
- Drljević Branko
- Gajević Vojin
- Gluščević Radomir
- Hadživuković Danilo
- Hadživuković Maksim
- Hajduković Dušan
- Ivanović Dino
- Ivanović Vojo
- Jovićević Jovan – Komandir
II Voda
- Jovićević Milan – Komandir
I Voda
- Jovović Mihailo
- Kadić Milan
- Kadić Vlado
- Kustudić Marko +
- Knežević Branko +
- Knežević Jagoš
- Knežević Jovan
- Kovačević Dušan
- Kovačević Vojo
- Krečković Ilija
- Ljutica Nikola
- Matić Dušan +
- Mečikukić Borislav – Boro,
Komandir
- Mihaljević Ilija
- Mitrović Dušan
- Mitrović Nikola
- Mitrović Uglješa
- Mitrović Vlado ?
- Mrvošević Radomir +
- Muhadinović Duda
- Nedenica Blažo
- Nenezić Kosta
- Nikolić Dušan
- Nikolić Nikola
- Nikolić Veljko
- Nikolić Savo – Komandir
III Voda
- Pejović Djiordjije – Djole
- Petanović Mihailo – Mujo
- Peruničić Živko
- Pušonja Vukola
- Radojević Ščepan
- Rutešić Miroslav
- Tešović Djuro
- Vojvodić Milutin
- Vujičić Ilija
- Vujičić Vaso
- Vujović Kosta – Komesar
- Vukašević Branko
- Zindović Mihajlo
MILAN TOMOVIĆ,
EROE DELL'UMBRIA
(il testo che
segue è tratto dal
blog
di ANPI Perugia)
Milan Tomović nasce nel villaggio di Donja Ržanica vicino a
Berane nel 1921.
Il padre Radisav è un ricco industriale, che con lo scoppiare
della guerra decide di trasferirsi negli Stati Uniti, cosa che
Milan criticherà severamente, mentre la madre Ljubica resterà
a fianco dei suoi sei figli, tutti partigiani.
Nel 1925 la famiglia Tomović si trasferisce a Brezojevica, villaggio vicino Plav
(nord-est del Montenegro).
Milan consegue il diploma presso la Scuola di Grammatica di
Berane poco prima della guerra, risultando essere il miglior
allievo della sua annata.
Nel 1940 entra a far parte della Lega
della
gioventù comunista jugoslava
(SKOJ) partecipando attivamente, il 13 luglio 1941, in
coincidenza dell’anniversario dell’Indipendenza del 1878, alla
prima rivolta popolare in Europa, contro l’occupazione
italiana, che porta alla liberazione di ampi settori del
Montenegro.
Nella primavera del 1942 Milan viene arrestato vicino a Berane
e tradotto nel campo albanese di Tepa, nei pressi di Scutari.
Nel settembre dello stesso anno viene trasferito in Italia,
nel campo
di
Colfiorito.
Fugge dal campo il 22 settembre insieme agli altri internati
montenegrini e si nasconde a Foligno protetto da una suora
antifascista e antinazista.
Qui entra in contatto con un gruppo partigiano di Spello
di cui diviene presto il comandante, che opererà nella zona
del Subasio e lungo la Statale 75, da Foligno ad Assisi. Ad
assegnargli tale comando è direttamente Mario
Angelucci , uno spellano, membro della giunta militare
del Comitato
di
Liberazione Nazionale (CLN).
A fine dicembre 1943 Tomović viene ricoverato per tubercolosi, malattia che già
sapeva di avere ma che teneva nascosta per paura che questa
fosse vista, dagli altri partigiani, come un impedimento a
combattere.
Verso la prima metà di giugno 1944, pochi giorni prima che
giungessero gli Alleati a liberare Foligno e Spello, il
Comandante con la sua brigata stava preparando un piano per
liberare, dal campo di concentramento di Campello
[Pissignano], i civili italiani catturati durante i vari
rastrellamenti e pronti per essere deportati in Germania.
Il piano non viene portato a termine per il sopraggiungere di
una crisi cardiaca. Lo porteranno, clandestinamente, prima
all’ospedale di Foligno e poi a quello di Perugia, dove
morirà, nel padiglione del professor Riccitelli che lo stava
ospitando e proteggendo sotto falso nome.
Viene sepolto nel cimitero di Perugia, successivamente le sue
ossa vengono portate nell’ossario comune di Sansepolcro.
Fonti:
Biblioteca Nazionale del Montenegro
Un
Montenegrino
sul Subasio [25]
Antifascismo e Resistenza nella provincia di Perugia [32]
Si ringrazia la professoressa Tatiana Krizman,
collaboratrice dell’Istituto regionale per la
storia del movimento di liberazione nel Friuli Venezia
Giulia, per la traduzione dei testi
fonte: http://anpiperugia.noblogs.org/post/2010/11/27/milan-tomovic/
La figura di Tomović è oggetto della narrazione
fatta in due video – VIDEO I e VIDEO II – curati nel 2020 dalla
Sezione ANPI di Perugia che ne porta il nome. Il testo è
ricavato dalla toccante testimonianza di Enzo Rossi (da: Antifascismo
e Resistenza nella Provincia di Perugia, su "Cittadino e
Provincia", Gruppo III, Anno V Giugno 1975,
Amministrazione Provinciale di Perugia, 1975).
SUI
MONTI
ATTORNO A FOLIGNO
IN ROSSO:
Bande con presenza di Montenegrini, Sloveni e Croati.
IN BLU: Campi di
internamento e di lavoro per civili slavi in Umbria
(1942-1943).
Mappa tratta da [09] - Rielaborazione
storiografica di Dino Renato Nardelli - Grafica di
Matteo Berlenga
Precisazioni sulle uccisioni
nazifasciste in zona Cesi (Serravalle MC):
Il monumento che sorge all'incrocio di Cesi lungo la SP51
consta di due lapidi:
1) una riporta i nomi di Conversini Domenico, Paolini
Adriano, Presenzini Alpinolo e Sfasciotti Agelio
"fucilati dai nazifascisti il 14/3/1944". << Il
monumento è stato eretto nel punto esatto dove furono
fucilati i partigiani. In realtà le persone fatte
prigioniere dalle truppe nazifasciste sembra fossero più
di trenta e solo grazie all'intervento della marchesa
Barugi di Foligno e di un gruppo di donne di Cesi non
furono uccise tutte. Da quanto scritto nel "rapporto di un
testimone" di Costantini Giuseppe, i partigiani catturati
avevano la manica della giacca strappata, in modo da
essere riconosciuti tra i prigionieri. L'ordine della
fucilazione fu dato dal prefetto Armando Rocchi
>> ((fonte)).
Secondo don Raniero Seri ((attuale parroco di Serravalle e
Dignano e all'epoca bambino residente a Acquapagana –
testimonianza da noi raccolta il 30/12/2015)) i nazifascisti
erano guidati da Carnevali Mario. Uno dei quattro fucilati
fu catturato in quanto indossava la mimetica, ma era un
semplice pastore. Don Maurizio Mauri, all'epoca parroco di
Cesi e incaricato di impartire l'estrema unzione, resosi
conto dell'errore cercò di temporeggiare, ma fu inutile.
Lo stesso giorno però furono uccisi in località Costa di
Cesi anche i montenegrini Knežević Branko e Kustudić
Marko ((fonte: Foligno
1944 e accluso "1° Elenco dei Patrioti della
Brigata "G. Garibaldi" caduti ...")).
2) Sull'altra lapide sono leggibili gli stessi nomi più
quelli di altre due vittime dei nazifascisti: Consoli
Nazareno e Salvatori Mario. Questi ultimi non
furono uccisi in loco né nella stessa occasione, bensì il 7
aprile 1944 poco distante, alle pendici nord del Monte
Trella, dove si apre la Piana di Colfiorito, pressoché
esattamente dove corre l'attuale confine amministrativo
regionale. Lì sorge un altro monumento a loro
dedicato:
Nelle
prime due fotografie si vedono Italo Fittajoli,
partigiano e sindaco di Foligno dopo la Liberazione,
morto nel 1966, e un ancor molto giovane Marcello
Formica, già comandante del battaglione "Ardito"
della "Garibaldi" di Foligno, rendere omaggio presso la
pietra dedicata a Consoli e Salvatori – la quale funge
attualmente da basamento di una lapide realizzata a cura
delle famiglie dei caduti.
Fonti delle immagini, sopra da sinistra: Vujović 2002
p.374 (che riporta l'erronea descrizione: "Ogni
anno per Pasqua presso i ruderi
della chiesa della Romita ci si incontra e si
ricordano i partigiani caduti..."); ANPI
Foligno; nostre riprese 30/12/2015; sotto: nostre
riprese 30/12/2015.
Sempre in base ai ricordi di don Raniero Seri, uno o due
altri jugoslavi sarebbero morti in altra occasione non
lontano, in località Fiume di Pieve Torina.
Sulla lapide del Sacrario Partigiano del Cimitero di
Foligno sono riportati i nomi di soli due caduti in
quelle vicende: Paolini Adriano e Presenzini Alpinolo. Tutti
i nomi sono invece riportati sulla lapide apposta sulla facciata del
municipio di Foligno.
[p.101:] «Nelle
feste natalizie [del 1943] giunse a Collecroce [presso Nocera Umbra, e precisamente
nella] parrocchia di Mosciano, il primo nucleo di
partigiani armati, costituito da sei slavi, tra cui il
Capitano Thomas Iovanovic [Tomas Jovanović] di Priština
(Serbia) e l’Ispettore delle Poste Montenegrine Arsene
Miyovic [Arsenije Mijović] di Peč.» «I sei erano di
passaggio, ma sia perché bloccati dalla neve sia per
invito della popolazione (che con molto sacrificio, ma
anche con entusiasmo, vedendo in essi un’avanguardia dei
liberatori, forniva loro vitto e alloggio), vi restarono
fino all’ultimo, compiendo frequenti visite nelle frazioni
vicine, sempre da tutti benevolmente accolti, attratti
dalle loro gentili maniere, commossi per i loro casi
infinitamente pietosi, con la distruzione delle loro
famiglie. [...] I rapporti con la popolazione erano
cordialissimi a Forcatura e Laverino.» [ERRATA: non "Lavorino"] Ma proprio a Laverino Jovanović e Mijović
furono uccisi dai fascisti il martedì di Pasqua, 11 aprile
1944. «Uno fu scannato come un maiale. Ci sono dei
responsabili, ma io non lo so. Questi due si erano
allontanati da Collecroce prima del rastrellamento, ma non
so per quale motivo.» [fonti: Guerra 1975
p.94 e Rondelli
2004a p.55]
Secondo testimonianze orali raccolte tra la gente del
posto nell'estate 2010, i due furono catturati sulla
strada al limitare del bosco dirimpetto a Laverino.
Mijović, detto "Pizzetto" per la sua barba, morì sul
posto, mentre Jovanović fu portato poco distante, in
località Laverinello, e lì ucciso.
Sui fatti drammatici della
Romita di Monte Cavallo si veda la pagina dedicata
Sulla strada tra Torgiano e Deruta
si trova un cippo commemorativo della Brigata Leoni,
operante in zona; su un lato sono riportati, tra i nomi dei
caduti, anche due nomi jugoslavi: Marijan Tomšić
(fucilato nel giugno 1944 a Villa Bacicchi, le sue spoglie
sono nel Sacrario di Sansepolcro) e Milan Karnović
(in Bovini 1972 risulta piuttosto un Kamović).
(Fonte: N. Zingarelli / http://www.pietredellamemoria.it/pietre/cippo-commemorativo-brigata-leoni/)
COMINCIA LA LIBERAZIONE DELL'UMBRIA
[p.103-104:] I battaglioni
“Tito” passarono, tra l’altro, attraverso una generale
ristrutturazione organizzativa. Secondo Vlado Vujović, i
partigiani jugoslavi, sovietici e italiani dei due
battaglioni, comandati da “Toso” e “Bora”, erano adesso
“parecchie centinaia”; a comandare le squadre si alternavano
Nikola Borić, Ivan Gobac (“Ivica”), Gojko Davidović e Boro
Mečikukić, mentre commissari politici erano Albert Atijas,
Veljko Cerina e lo stesso Vlado Vujović. Intendenti erano
Franc Krasovec e Gojko Perović [ERRATA:
non "Pesović"]. La squadra sovietica era comandata
dal “capitano” Alioscia.
[cod.bat.tito003]
Partigiani jugoslavi e
italiani dei battaglioni "Tito" (da Bitti 2010).
L'immagine
sopra
è stata evidentemente ripresa nella primavera 1944 nello
stesso luogo - e forse nella stessa circostanza - in cui
sono state scattate le fotografie pubblicate in copertina, nel Cap.2, nonché quelle che
riproduciamo di seguito. Tutte queste foto
sarebbero state scattate presso il quartier generale di
Usigni o altra località nell'attuale Comune di Poggiodomo
(PG - fonte: Bitti 2010) oppure nel
Comune di Monteleone di Spoleto (PG - secondo un appunto vergato a mano su
una foto nella sede ANPI Terni): la località esatta non è
stata ancora individuata.
[cod.bat.tito000]
Sopra: dalla copertina. Sono riconoscibili:
accucciati da sinistra, il secondo è Gojko Perović (cfr. altra), il quarto è lo
stesso con gillet chiaro in
altra foto;
in piedi da sinistra: il secondo è Jakob.
[cod.bat.tito001]
Dal Cap.2: in
primo piano Marta Pahor e Franc Krasovec (da rif.
[09]).
Anche in: BCT, Comune di Terni,
Pinacoteca Comunale, Mostra sulla Resistenza a Terni
1920-1944, Palazzo Manassei 28 aprile - 15 maggio 1973,
b.111 (Pubbl. in Bitti
2010).
[cod.bat.tito002]
Dal Cap.2: Gojko Davidović e "Ivica" Gobac (tratto da [09]).
[cod.bat.tito004]
Sopra
e
sotto: altre due fotografie evidentemente scattate nello
stesso luogo e nella stessa occasione (fonte BCT,
Comune di Terni, Pinacoteca Comunale, Mostra sulla
Resistenza a Terni 1920-1944, Palazzo Manassei 28 aprile
- 15 maggio 1973, sopra: b.113; sotto: b.111. Pubbl.
in Bitti 2010).
Sopra sono riconoscibili: accucciati da sinistra, il sesto
è Gojko Perović (cfr. altra),
il settimo è lo stesso con gillet chiaro di altra foto;
in piedi da destra: il quinto è Vlado Vujović.
[cod.bat.tito005]
[cod.bat.tito006]
"Il più coraggioso
mitragliatore del battaglione 'Tito' Mirko Krivokapić
con Gojko Perović" - sic in calce alla foto
riprodotta in BCT,
Comune di Terni, Pinacoteca Comunale, Mostra sulla
Resistenza a Terni 1920-1944, Palazzo Manassei 28 aprile
- 15 maggio 1973, b.111 (Pubbl. in Bitti 2010).
Truppe
partigiane schierate a Norcia, di fronte alla Chiesa della
Madonna Addolorata, oggi Piazza S. Forti (fonte: [09]). In
FISUC l'immagine è descritta come il battaglione "Tito"
che lascia la città dopo la Liberazione (Laković 2010)
[cod.bat.tito041]
[cod.bat.tito080]
I partigiani del "Tito"
davanti alla Rocca di Spoleto (?) subito dopo la
Liberazione (fonte BCT, Comune di Terni, Pinacoteca
Comunale, Mostra sulla Resistenza a Terni 1920-1944,
Palazzo Manassei 28 aprile - 15 maggio 1973, b.113. Pubbl.
in Bitti 2010).
La lapide apposta sul municipio
di Foligno
QUESTA
LAPIDE
RICORDA
I FRATELLI JUGOSLAVI
CADUTI FRA QUESTI MONTI BOSCOSI E LE VERDI
VALLATE NELLA LOTTA CONTRO IL BARBARO
OPPRESSORE NAZIFASCISTA
PETAR
CUROVIC
DUSAN LABOVIC
VIKTOR BOLAFIO
KRSTO LEKOVIC
DUSAN MATIC |
ISIDOR
MILAN LJUBIC
IVAN KOS
JURE LAVRIC
KERSTNER
ALBIN VOVK |
E TUTTI GLI ALTRI
RIMASTI SCONOSCIUTI
PIÙ CHE L'ODIO E LA VENDETTA
CONTRO LE
JENE ANCORA INSANGUINATE
DAL BUIO
CUPO DELLA MORTE
RIFULGE
SPLENDENTE L'AURORA
DI UN LUNGO
GIORNO D'AMORE...
SPOLETO 16 GIUGNO
1972
|
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Ultimo aggiornamento di
questa pagina: 31
agosto 2020
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@ tiscali.it