POESIE, CANTI, ED
ALTRI TESTI
SULLA RESISTENZA PARTIGIANA
Il cippo
del cimitero di Mirogoj a Zagabria, che accoglie
le salme dei caduti della brigata "Italia"
Leggi anche:
La resa, la sconfitta e
la vittoria (Quello che dico... dico pure poco!)
(di Pietro Benedetti, ispirato a
Nello
Marignoli – PDF)
Partigia
Dove siete, partigia di tutte le valli,
Tarzan, Riccio, Sparviero, Saetta, Ulisse?
Molti dormono in tombe decorose,
quelli che restano hanno i capelli bianchi
e raccontano ai figli dei figli
come, al tempo remoto delle certezze,
hanno rotto l’assedio dei tedeschi
là dove adesso sale la seggiovia.
Alcuni comprano e vendono terreni,
altri rosicchiano la pensione dell’Inps
o si raggrinzano negli enti locali.
In piedi, vecchi: per noi non c’è congedo.
Ritroviamoci. Ritorniamo in montagna,
lenti, ansanti, con le ginocchia legate,
con molti inverni nel filo della schiena.
Il pendio del sentiero ci sarà duro,
ci sarà duro il giaciglio, duro il pane.
Ci guarderemo senza riconoscerci,
diffidenti l’uno dell’altro, queruli, ombrosi.
Come allora, staremo di sentinella
perché nell’alba non ci sorprenda il nemico.
Quale nemico? Ognuno è nemico di ognuno,
spaccato ognuno dalla sua propria frontiera,
la mano destra nemica della sinistra.
In piedi, vecchi, nemici di voi stessi:
La nostra guerra non è mai finita.
Primo Levi
PER UN PARTIGIANO CADUTO
Era nel buio l’ombra
a darti un volto,
o indistinta paura del domani?
Ma all’alba si partì,
cuore d’acciaio e muscoli di bronzo
sui campi seminati incontro a loro.
Battito breve di un’ala sul fossato:
una canzone ricoprì lo strappo
della tua carne, o mio fratello,
un canto lungo come il tuo cammino
per i sentieri chiari del futuro.
A darci luce il tuo sorriso valse,
quando la fronte sollevasti al sole,
per dirgli la tua pena e il tuo tormento.
Poi ricadesti: i fiori
sugli esili gambi pensierosi
bastarono a donarti una corona.
Giovanni Capuzzo
Partigiano toscano, poeta della Resistenza - fonte: Scintilla
Onlus
Noi del fascismo conosciam
le pene
Inno della divisione garibaldina
A. Gramsci in Albania
da
Canti della resistenza
italiana all’estero
[Testo di Mario Dacci-Musica di Tish Daija]
Noi del fascismo conosciam le
pene,
L’onte subite da noi lavorator.
Alfin spezzate le catene abbiam
Che sfruttavano ogni dì il
nostro lavor.
Contro il nemico barbaro e
crudele
Tutta l’Italia un dì si ribellò
E i partigiani stretti in forti
schiere
Han mostrato a tutto il mondo il
loro valor.
Partigiano va
Verso il tuo destin,
Il cammin della Patria sorgerà.
Dell’Italia la sorte abbiamo
nelle man,
Siamo arditi partigiani.
Combatteremo fino alla vittoria,
La nostra terra libera sarà,
Noi dell’Italia storia si farà,
Degli eroi il sangue
vendichiamo.
Siam Partigiani della nuova
Italia
Che un dì qui sui colli ancora
ritornerà,
L’Italia bella libera sarà,
Con la pace il lavor ritornerà.
Partigiano va
Verso il tuo destin.
Il cammin della Patria sorgerà.
Dell’Italia la sorte
Abbiamo nelle man,
Siamo arditi partigian.
Lapide ad ignominia
Lo
avrai
camerata Kesserling
il monumento che pretendi da
noi italiani
ma con che pietra si
costituirà
a deciderlo tocca a noi
non coi sassi affumicati
dei borghi inermi e straziati
dal tuo sterminio
non colla terra dei cimiteri
dove i nostri compagni
giovinetti
riposano in serenità.
Non colla neve inviolata delle
montagne
che per due inverni ti
sfidarono
non colla primavera di queste
valli
che ti videro fuggire
ma soltanto col silenzio dei
torturati
più duro di ogni macigno
soltanto con la roccia di
questo patto
giurato tra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità e non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del
mondo
su questre strade se vorrai
tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi collo stesso
impegno
popolo serrato intorno al
monumento
che si chiama
ORA E SEMPRE RESISTENZA
P. Calamandrei
Così giunsi ai giorni della
Resistenza
senza saperne nulla se non lo
stile:
fu stile tutta luce, memorabile
coscienza
di sole. Non poté mai sfiorire,
neanche per un istante, neanche
quando
l' Europa tremò nella più morta
vigilia.
Fuggimmo con le masserizie su un
carro
da Casarsa a un villaggio
perduto
tra rogge e viti: ed era pura
luce.
Mio fratello partì, in un
mattino muto
di marzo, su un treno,
clandestino,
la pistola in un libro: ed era
pura luce.
Visse a lungo sui monti, che
albeggiavano
quasi paradisiaci nel tetro
azzurrino
del piano friulano: ed era pura
luce.
Nella soffitta del casolare mia
madre
guardava sempre perdutamente
quei monti,
già conscia del destino: ed era
pura luce.
Coi pochi contadini intorno
vivevo una gloriosa vita di
perseguitato
dagli atroci editti: ed era pura
luce.
Venne il giorno della morte
e della libertà, il mondo
martoriato
si riconobbe nuovo nella
luce......
Quella luce era speranza di
giustizia:
non sapevo quale: la Giustizia.
La luce è sempre uguale ad altra
luce.
Poi variò: da luce diventò
incerta alba,
un'alba che cresceva, si
allargava
sopra i campi friulani, sulle
rogge.
Illuminava i braccianti che
lottavano.
Così l'alba nascente fu una luce
fuori dall'eternità dello
stile....
Nella storia la giustizia fu
coscienza
d'una umana divisione di
ricchezza,
e la speranza ebbe nuova luce.
Pier Paolo Pasolini
FESTA D'APRILE
I fascisti han capito,
se non son proprio tonti,
che siamo arrivati
alla resa dei conti!
Scendiamo giu' dai monti
a colpi di fucile!
Evviva i Partigiani!
E' festa d'Aprile!
(Canto Partigiano, inizi aprile 1945)
Dove vai, rasentando i muri
della città
sembri assorto in pensieri
lontani,
forse stai ricordando la tua
gioventù,
i tuoi vent'anni,
anche allora rasentavi i muri
imbracciando un fucile,
qualcuno vestito di nero voleva
impedirti di realizzare i tuoi sogni.
Qualcuno voleva impedirti
che altri uomini, altre donne,
altri bambini
vivessero in un mondo diverso
fatto di lavoro, di benessere,
di felicità
non so se oggi si possa dire
che tutto si sia realizzato..
ma i sogni restano
e quelli nessuno potrà
toglierteli
vecchio partigiano.
Pietro Tajetti "Mario"
ALLE FRONDE DEI SALICI
E come potevamo noi cantare
con il piede straniero sopra il
cuore,
fra i morti abbandonati nelle
piazze
sull’erba dura di ghiaccio, al
lamento
d’agnello dei fanciulli,
all’urlo nero
della madre che andava incontro
al figlio
crocifisso sul palo del
telegrafo ?
Alle fronde dei salici, per
voto,
anche le nostre cetre erano
appese,
oscillavano lievi al triste
vento.
(Salvatore Quasimodo, “Giorno dopo giorno”, 1947)
AI QUINDICI DI PIAZZALE LORETO
Esposito, Fiorani, Fogagnolo,
Casiraghi, chi siete ? Voi nomi,
ombre ?
Soncini, Principato, spente
epigrafi,
voi, Del Riccio, Temolo,
Vertemati,
Gasparini ? Foglie d’un albero
di sangue, Galimberti, Ragni,
voi,
Bravin, Mastrodomenico, Poletti
?
O caro sangue nostro che non
sporca
la terra, sangue che inizia la
terra
nell’ora dei moschetti. Sulle
spalle
le vostre piaghe di piombo ci
umiliano :
troppo tempo passò. Ricade morte
da bocche funebri, chiedono
morte
le bandiere straniere sulle
porte
ancora delle vostre case. Temono
da voi la morte, credendosi
vivi.
La nostra non è guardia di
tristezza,
non è veglia di lacrime alle
tombe:
la morte non dà ombra quando è
vita
(Salvatore Quasimodo, “Il falso e vero verde” 1949-1955)
O ISTRIA CARA (ROSSA UNA
STELLA)
O ISTRIA CARA
OPPRESSA E INSANGUINATA,
ANCHE LA VITA
TI ABBIAMO NOI DONATA.
PRENDI IL FUCILE
E VATTENE ALLA GUERRA,
SCACCIA IL NEMICO,
REDIMI LA TUA TERRA
AVANTI UNITI,
CROATI ED ITALIANI,
NELLA CERTEZZA
DI UN PIU' BEL DOMANI.
ALLA VITTORIA
IL POPOLO AVANZA UNITO,
PERCHE' LO GUIDA
IL MARESCIALLO TITO.
I NOSTRI OCCHI
SON FISSI ALLA VITTORIA:
NOI INIZIEREMO
LA NOSTRA NUOVA STORIA
LA' SUL QUARNERO C'E' FIUME
CHE IN ANSIA ATTENDE
IL PARTIGIANO
CHE IN ARMI LA DIFENDE.
VILE TEDESCO,
SCAPPA BEN LONTANO,
ARRIVA IL QUARTO
BATTAGLIONE ITALIANO.
*ROSSA UNA STELLA
SBOCCIATA E' COME UN FIORE
NEL CIELO BIANO
DEL NOSTRO TRICOLORE.*
CANE FASCISTA,
CHE SERVI GLI OPPRESSORI,
PER TE SARANNO
PRESTO GRAN DOLORI!
Sette
fratelli come sette olmi,
alti robusti come una piantata.
I poeti non sanno i loro nomi,
si sono chiusi a doppia mandata :
sul loro cuore si ammucchia la polvere
e ci vanno i pulcini a razzolare.
I libri di scuola si tappano le orecchie.
Quei sette nomi scritti con il fuoco
brucerebbero le paginette
dove dormono imbalsamate
le vecchie favolette
approvate dal ministero.
Ma tu mio popolo, tu che la polvere
ti scuoti di dosso
per camminare leggero,
tu che nel cuore lasci entrare il vento
e non temi che sbattano le imposte,
piantali nel tuo cuore
i loro nomi come sette olmi :
Gelindo,
Antenore,
Aldo,
Ovidio,
Ferdinando,
Agostino,
Ettore ?
Nessuno avrà un più bel libro di storia,
il tuo sangue sarà il loro poeta
dalle vive parole,
con te crescerà
la loro leggenda
come cresce una vigna d'Emilia
aggrappata ai suoi olmi
con i grappoli colmi
di sole.
Gianni Rodari -
Compagni fratelli Cervi - 1955
=== * ===
P A R T I G I
A N I !
Una iniziativa internazionale
ed internazionalista
nel 60.esimo anniversario della
Liberazione dal nazifascismo
https://www.cnj.it/PARTIGIANI/index.htm
Per contatti: PARTIGIANI! c/o
CNJ,
C.P. 252 Bologna Centro,
I-40124 BOLOGNA (BO) - ITALIA
partigiani7maggio @ tiscali.it
=== * ===