1. NATO E JUGOSLAVIA: come lo smantellamento del socialismo non sia
stato poi così pacifico (J. Catalinotto, WW News service, 6/6/2002)
2. "La RF di Jugoslavia e la NATO" (Vladislav Jovanovic, ex ministro
degli Esteri, Contributo per il Forum di Belgrado, 2 ottobre 2001)
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NATO E JUGOSLAVIA:
come lo smantellamento del socialismo non sia stato poi così pacifico
Di John Catalinotto
Workers World News Service, 6 June 2002
Quale la relazione tra la <<guerra senza fine al terrorismo>> di
Washington, l'espansione della Nato, e il cosiddetto processo per
crimini di guerra che si sta svolgendo in Olanda nei confronti di
Slobodan Milosevic?
Se non fosse stato per il viaggio europeo di Bush, è probabile che ci
si sarebbe dimenticato come l'alleanza militare della Nato sia ancora
attiva. Sebbene agli elementi più aggressivi dell'amministrazione Bush
sarebbe piaciuto evitare ogni consultazione con i propri alleati
atlantici, Washington mantiene ancora una strategia Nato.
Questa strategia mira al completamento di una nuova colonizzazione
dell'Europa Orientale e della vecchia Unione Sovietica. L'espansione
della Nato ha questo obiettivo mentre mantiene l'Europa Occidentale
legata a se come "senior partner" dell'imperialismo statunitense.
Gli analisti del Pentagono hanno reso pubblica tale strategia
lasciandosi sfuggire un documento ai media nel 1992. Questo documento,
pubblicato dal New York Times a marzo, dimostra chiaramente come
Washington cerchi di ottenere l'egemonia in ogni regione, e come abbia
intenzione di mettere in atto tale politica in Europa attraverso la
Nato.
La Jugoslavia è stato l'ultimo dei paesi ex-socialisti a resistere
all'espansione verso est della Nato. Gli Stati Uniti e la Nato hanno
bombardato il governo di Belgrado con l'obiettivo di occupare la
provincia del Kosovo nel 1999. Inoltre l'Occidente ha organizzato un
vero e proprio colpo di stato per rovesciare dal governo il Partito
Socialista nell'ottobre del 2000.
La penetrazione ad est della Nato
Nel 1991, gli Stati Uniti e la Nato non avevano basi in Europa
Orientale. Nel Balcani c'erano solamente le basi della Grecia, paese
membro della Nato. Nell'arco di dieci anni di guerre e sovvertimenti
contro la Repubblica Jugoslava, il Pentagono è riuscito a piazzare i
suoi militari in Bosnia, Kosovo, Macedonia, Albania, Croazia e
Bulgaria. L'Ungheria, la Repubblica Ceca e la Polonia divennero membri
della Nato giusto in tempo per prestare aiuto agli attacchi alla
Iugoslavia.
A partire da quella catastrofe, i regimi favorevoli al capitalismo di
tutti gli altri paesi che un tempo fecero parte del blocco sovietico -
con l'eccezione della Bielorussia - hanno chiesto a gran voce di
potersi congiungere all'alleanza imperialista.
Da novembre, la Nato può chiedere l'allargamento per la Slovenia,
l'Estonia, la Lettonia, la Lituania, la Romania, e in più, forse,
anche per la Slovacchia. Ne hanno fatto richiesta anche l'Albania, la
Macedonia e la Croazia, mentre l'Ucraina lo farà a luglio.
I leader di questi paesi sono ben felici di concedere all'imperialismo
occidentale quella sovranità ristretta che era rimasta loro dopo la
"globalizzazione" delle loro economie nazionali, ovvero dopo essere
state integrate dal mercato mondiale imperialista.
Considerano l'appartenenza alla Nato come una garanzia militare contro
sollevamenti di massa a favore del socialismo. Ma il loro già scarno
bilancio nazionale dovrà ora essere utilizzato per l'acquisto di
armamenti di fabbricazione statunitense invece che stanziare fondi per
la sanità, l'educazione ed il welfare.
La guerra americana all'Afghanistan e le nuove basi militari americane
in Uzbekistan, Tajikistan e Kyrgizstan sono stati dei passi di
ricolonizzazione dell'Asia Centrale e del Medio Oriente. In modo
simile, la guerra alla Jugoslavia e l'espansione della Nato ha
trasformato le vecchie repubbliche socialiste ed indipendenti in
neocolonie.
La Conferenza di Baghdad difende Milosevic
Dalla metà di febbraio, Slobodan Milosevic, che era presidente della
Jugoslavia quando quel paese cercava di resistere all'aggressione
degli Stati Uniti e della Nato, è sotto processo di fronte alla corte
dell'Aja, accusato di crimini di guerra e di genocidio durante le
guerre civili in Kosovo, Bosnia e Croazia.
Sebbene la corte pretenda d'essere imparziale, è stata istituita dalle
potenze Nato per processare solamente esponenti dalla vecchia
Jugoslavia per crimini di guerra. I crimini degli Stati Uniti e della
Nato rimangono opportunamente al di fuori della giurisdizione della
corte.
La settima sessione del Comitato di Controllo e di Coordinamento della
Conferenza di Baghdad, svoltasi dal 7 al 9 maggio, ha prodotto non
solo delle dichiarazioni in condanna della globalizzazione ma ha anche
difeso Milosevic contro questa corte. La Conferenza si componeva di
160 rappresentanti di 90 partiti politici ed organizzazioni da più di
40 paesi, inclusi tutti gli stati arabi.
Ciò che rende questo dato interessante è che mentre Milosevic è stato
accusato soprattutto per crimini contro le popolazioni musulmane del
Kosovo e della Bosnia, queste accuse non hanno confuso i
rappresentanti di paesi che sono per la maggior parte musulmani.
La conferenza ha adottato una dichiarazione che afferma di <<non
riconoscere la legalità del tribunale perché politicamente motivato ed
illegalmente costituito>>, che solamente la popolazione Jugoslava è
competente per giudicare una qualsiasi questione concernente la
Jugoslavia, e che <<il presidente Milosevic dovrebbe essere
immediatamente rilasciato dalla detenzione illegale.>>
In un'altra conferenza, tenuta dallo European Peace Forum ad Atene dal
17 al 19 maggio, i partecipanti di 20 paesi hanno riconosciuto come il
processo a Milosevic fosse stato non solo un attacco individuale ma
anche un attacco rivolto ad <<un individuo, che, per numerose ragioni,
è divenuto il simbolo della resistenza alla bellicoso politica Nato
d'interferenza negli affari interni della Jugoslavia e alla guerra
della Nato.>>
Secondo questa coalizione pacifista: <<Agli occhi della Nato, questa
guerra sarà vinta, e sarà compiuto anche lo smembramento della
Jugoslavia, solamente se e quando questo simbolo sarà discreditato.>>
Milosevic si difende da solo
In altre parole, gli Stati Uniti e la Nato hanno progettato all'Aja un
processo-vetrina per screditare e punire Milosevic, e con ciò
screditare l'intera resistenza jugoslava. Ma Milosevic li ha sorpresi.
Si è rifiutato di riconoscere l'autorità della corte e sta imbastendo
una dura difesa politica e legale.
Nella sua dichiarazione iniziale, in febbraio, il leader Jugoslavo ha
rovesciato politicamente contro la Nato le sue accuse. Ha illustrato
l'attività disgregativa dell'imperialismo tedesco nel riconoscere ed
incitare quegli elementi che tentavano di separarsi dalla Jugoslavia,
fomentando così la guerra civile. Ha poi descritto come gli Stati
Uniti abbiano infine guidato la Nato in una guerra criminale che ha
significato 78 giorni di bombardamento ad alta tecnologia alle
infrastruttura nazionali ed ucciso o ferito migliaia di civili.
L'accusa ha presentato in seguito dei testimoni che hanno cercato di
dimostrare la colpevolezza di Milosevic per crimini di guerra. Il
quotidiano italiano Il Manifesto ha riportato il 27 febbraio che
attraverso il suo controinterrogatorio Milosevic ha screditato cinque
testimoni nelle prime due settimane del processo.
Milosevic ha continuato a sfidare tutti i testimoni nel suo
controinterrogatorio. Alcuni hanno dovuto ritrattare le proprie
dichiarazioni. Altri hanno dovuto ammettere d'essere legati a gruppi
come l'UCK (l'Esercito di Liberazione del Kosovo) che ha combattuto
duramente contro l'autorità con armi fornite dagli Stati Uniti e dalla
Germania.
Durante tutto questo, il Partito Socialista di Serbia non era più nel
potere. Milosevic preparava la sua difesa in una cella di 3 metri per
4,5 con l'unico supporto di una linea telefonica incerta.
Ciononostante è stato capace di preparare la difesa grazie ad un
forte appoggio fornito da ricercatori ed esperti in Serbia che
simpatizzavano con la sua resistenza, se non sostenevano direttamente
la sua politica. Già questo è stato un segnale che all'interno della
Jugoslavia lo spirito di resistenza all'imperialismo non è scomparso.
Perfino i suoi nemici politici sono stati costretti a riconoscere nei
media che Milosevic stava ottenendo solidarietà ed aiuto, specialmente
in Serbia, ma anche dovunque i suoi argomenti hanno ottenuto
visibilità. Un articolo del primo marzo sul San Francisco Chronicle
che <<i serbi che seguono il processo dicono che Milosevic stia
vincendo.>>
Con uno staff di 1100 uomini e tutto il potere della Nato a sostegno,
gli accusatori del Tribunale Internazionale per i crimini
nell'ex-Jugoslavia dell'Aja, finora non sono stati capaci di
costringere Milosevic sulla difensiva. Di fronte a questa situazione,
i media hanno semplicemente smesso di aggiornare sull'andamento del
processo. Sui giornali statunitensi apparirà al massimo una volta alla
settimana. È un processo-vetrina senza la vetrina, perché solo in
pochi potrebbero convincersi della colpevolezza di Milosevic.
L'unico articolo recente di una certa importanza, scritto il 30 maggio
sul New Yorker da Joseph Lelyveld, ex-direttore esecutivo del New York
Times, era un evidente attacco a Milosevic. Lelyveld accusava l'ex
presidente Jugoslavo d'"intimorire" i testimoni, nonostante fosse
totalmente privo di potere reale.
Lelyveld scrisse che il generale statunitense Wesley Clark stava
considerando di presentarsi come testimone al processo e "sembrava che
si divertisse alla prospettiva d'essere controinterrogato da
Milosevic." Chiunque abbia letto il libro di Clark, "Modern Warfare",
sa che vi si ammette praticamente la natura coloniale della guerra
intrapresa dalla Nato contro la Jugoslavia e che lo scopo dei
bombardamenti era d'intimidire i civili ed obbligarli alla resa.
Molte persone che si sono opposte all'aggressione statunitense e Nato
alla Jugoslavia sperano probabilmente che il generale Clark rispetti
la sua promessa. Così, almeno per una volta, un vero criminale di
guerra siederà davanti alla corte. Sarà anche l'occasione per
dimostrare come la guerra mondiale di Bush sia la continuazione
dell'aggressione di Clinton alla Jugoslavia.
Workers World, 55 W. 17 St., NY, NY 10011 ww@...
Traduzione italiana di fokista@...
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Vladislav Jovanovic, ex ministro degli Esteri
"La RF di Jugoslavia e la NATO"
Contributo per il Forum di Belgrado, sul tema "La RFJ e
l'Organizzazione politica e militare nordatlantica",
2 ottobre 2001 (testo finora inedito).
Cercherò di essere breve e concreto, senza ripetere quello che gli
stimati relatori hanno già detto.
In primo luogo, la NATO di oggi non è la stessa che e' stata finora.
Prima la Nato era un'alleanza difensiva, oggi la NATO è un'alleanza
politico-militare offensiva, e come è stato esplicitamente detto a
Washington, il suo compito è di difendere i valori e gli interessi dei
paesi sviluppati occidentali in tutto il mondo dove essi sono
minacciati. Perciò non dobbiamo avere illusioni sul fatto che entrando
in questa alleanza finiremmo soltanto sotto un ombrello difensivo.
Entrando in essa diventiamo contemporaneamente mercenari che, secondo
il suo volere e desiderio, l'America usa in tutto il mondo come vuole.
Secondo : la adesione alla Partnership per la pace sembra essere per
tutti un fatto compiuto. Ma si tratta di un atto compiuto dietro le
quinte dall'attuale governo, non soltanto contro i nostri interessi
nazionali ma anche contro la volonta' dei propri elettori. Una
decisione cosi importante come l'adesione alla Partnership per la pace
deve avere il consenso degli elettori. Tutti i paesi che hanno aderito
alla Partnership hanno organizzato un referendum. Il Governo ufficiale
non nomina nemmeno questa possibilità. Non c'e' un diritto
discrezionale perché il governo ufficiale decida in merito, ma lo
deve fare tutto il paese. D'altra parte è vero che ci troviamo
circondati da nemici, che la stessa NATO ci ha circondato con la rete
della Partnership, oppure con i suoi membri. Ma è anche vero che noi
non siamo come gli altri paesi che hanno bussato alle porte della NATO
per far parte della Partnership. Noi siamo la grande vittima della
NATO e la NATO è nostro grande debitore. La NATO ha espropriato una
parte storica del nostro paese - la regione del Kosovo e Metohija. Ci
ha praticamente escluso dalla sovranità su di essa e noi abbiamo il
dovere di riprenderla. La NATO ha il dovere di risarcire i danni
materiali che ha causato coi bombardamenti sulla Jugoslavia. La NATO
non ci tratta ancora alla pari. Non soltanto perché ci ha bombardato e
distrutto, e neanche perché ci ha sottratto di fatto la sovranità sul
Kosovo, ma perché continuamente ci ricatta con un elenco di richieste
e condizioni. Alcuni giorni fa la NATO ha risposto alla nostra
richiesta per la Partnership dicendo che una delle condizioni per
farne parte è sottrarre ogni sostegno ai serbi della Bosnia ed
Erzegovina. Questo significa che li dobbiamo abbandonare perché la
NATO possa obbligarli a far parte della Bosnia ed Erzegovina
unitaria. Perciò noi assolutamente non dobbiamo chiedere per primi di
far parte della Partnership. Altrimenti noi automaticamente perdiamo
la nostra vera forza, la superiorità morale che abbiamo come vittime
di una aggressione illegale, e ci collochiamo invece in una posizione
politica d'inferiorita'. In altre parole accetteremmo di trattare, a
condizioni ingiuste, per entrare a far parte della Partnership. Perciò
dobbiamo attendere che sia la NATO ad invitarci, sullo stesso piano
degli altri paesi nella regione. Il Governo ha fatto uno sbaglio di
metodo perché ha accettato di parlare a condizioni impari per entrare
a far parte della Partnership per la pace, ed in particolare perche'
ha bussato per primo alla porta della NATO.
La Macedonia dimostra che aderire alla Partnership per la pace non
soltanto non significa essere difesi dal pericolo estraneo, ma puo'
significare essere sottoposti ad un pericolo che proviene
dall'interno. La NATO ha difeso la Macedonia dalla Jugoslavia durante
l'aggressione ma non l'ha difesa dal pericolo terrorista -
separatista interno. Anzi l'ha istigato, legando cosi le mani alla
Macedonia che non puo' importare armi dall'estero fintantoché durano
gli scontri con i terroristi.
Dopo gli attacchi terroristici contro gli USA, tutti i paesi membri
della NATO si sono dovuti sottomettere all'art. 5 della Alleanza,
secondo il quale un attacco all'America e' contemporaneamente un
attacco a tutti loro. I Paesi membri sono automaticamente entrati in
allerta militare contro un non identificato nemico dell'America, che
sicuramente sarà individuato nell'Afganistan e forse in qualche altro
Stato. Se l'America lo chiede, i membri dell'Alleanza dovranno dare ad
essa l'aiuto militare.
Se un domani entriamo a far parte della NATO, dovremo seguire gli USA
e tutti gli altri nella guerra. Non dimentichiamo che i pericoli ora
per la NATO sono al di fuori dell'area europea. L'Afganistan non è nel
centro dell'attenzione soltanto a causa del terrorismo ma innanzitutto
per ragioni economiche. E' stato scoperto un grande giacimento di
petrolio e metano nell'est del Turkmenistan, e si progettano
l'oleodotto e il gasdotto che dovrebbero attraversare l'ovest
dell'Afganistan e il sud del Pakistan. Per realizzare ciò l'Afganistan
deve essere sotto controllo politicamente e militarmente, proprio come
è stato per la Jugoslavia quando è stata bombardata per poter essere
poi controllata.
Se entriamo nella NATO, dobbiamo sapere che saremo usati secondo la
volonta' altrui e questo non soltanto nelle vicinanze bensi', se
servira', anche nel bacino del Caspio, ed un domani forse anche
contro la Cina, o in qualche altro luogo. E' questo il nostro
interesse nazionale ?
Tutto questo sarebbe chiarito e giustificato in base a tutta la nostra
storia ? Siamo mai stati, noi, corpo di spedizione per gli altri ? E'
successo soltanto due volte. Marko Kraljevic [eroe popolare] dovette
combattere per i turchi, ed il despota Stefan Lazarevic dovette
combattere per il sultano Bajasit sotto l'Angora, perche' erano
vassalli. Noi, per fortuna, non siamo vassalli, ma ci stiamo
adoperando per diventarlo molto presto, ed ho paura che ad alcune
persone farebbe comodo di piu' se lo fossimo anziche' no. Noi non
dobbiamo ignorare che la NATO e' un dato di fatto politico-militare
enorme, in Europa e nel mondo, e particolarmente nella nostra regione.
Non dobbiamo trascurare questo nella politica corrente per il lungo
termine. E' difficile poter dire "no" a tutte le richieste e
pressioni della NATO e dell'America. Ma possiamo rispondere "si,
pero'", e far rimbalzare le pressioni da noi verso di loro. Noi siamo
per la NATO, ma quale NATO ? Siamo per una NATO europea, oppure per
una Europa della NATO ? Noi siamo per una NATO europea. Noi siamo per
un sistema di sicurezza continentale, nel quale tutti gli Stati
dell'Europa debbano essere sullo stesso piano e garantiti nella loro
sicurezza. Una simile NATO europea non rappresenterebbe una minaccia
verso gli Stati e verso i popoli delle altre regioni. La attuale NATO
invece rappresenta questo. Questo e' scritto sulla bandiera di
Washington. Non dobbiamo ingannarci.
Se dessimo una tale risposta, ci difenderemmo meglio dalle pressioni e
dalle contestazioni di chi dice che non vogliamo la NATO. In questo
caso, potremmo contare su di una alleanza attiva con Ucraina, Russia,
ed altri che vogliono ottenere la migliore risposta possibile dalla
NATO, e cioe' che essa garantisca uguale sicurezza a tutti in Europa,
e non "uguale per alcuni, e non per altri"... In questo modo potremmo
realizzare uno spazio di manovra ed acquisire il tempo necessario a
migliorare la nostra posizione in relazione alla NATO, che e' adesso
molto sfavorevole.
Non e' vero che essere membri dell'Unione Europea significhi essere
anche membri della NATO. Ci sono quattro o cinque membri dell'Unione
Europea che non pensano a diventare membri della NATO, ma si sentono
egualmente sicuri. L'Irlanda, la Finlandia, la Svezia, l'Austria, la
Svizzera sono fuori della NATO. Noi non siamo come loro, perche'
siamo stati bombardati, perche' ci e' stata sottratta una parte del
territorio, perche' continuano a ricattarci. Pero' dalla nostra
parte abbiamo il fattore morale. E' questa la nostra grande carta,
che dovremmo giocare, sulla quale potremmo contare per ottenere
comprensione e sostegno dagli altri. Se proprio dobbiamo in qualche
modo rappacificarci con l'America, e nell'attesa che la NATO diventi
europea, e' meglio che lo facciamo tramite un accordo bilaterale,
come lo fece la Spagna ai tempi di Franco, accordo tramite il quale
guadagnare tempo e tranquillizzare anche questa grande potenza, e nel
frattempo, insieme alla Russia, lottare per una NATO europea.
stato poi così pacifico (J. Catalinotto, WW News service, 6/6/2002)
2. "La RF di Jugoslavia e la NATO" (Vladislav Jovanovic, ex ministro
degli Esteri, Contributo per il Forum di Belgrado, 2 ottobre 2001)
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NATO E JUGOSLAVIA:
come lo smantellamento del socialismo non sia stato poi così pacifico
Di John Catalinotto
Workers World News Service, 6 June 2002
Quale la relazione tra la <<guerra senza fine al terrorismo>> di
Washington, l'espansione della Nato, e il cosiddetto processo per
crimini di guerra che si sta svolgendo in Olanda nei confronti di
Slobodan Milosevic?
Se non fosse stato per il viaggio europeo di Bush, è probabile che ci
si sarebbe dimenticato come l'alleanza militare della Nato sia ancora
attiva. Sebbene agli elementi più aggressivi dell'amministrazione Bush
sarebbe piaciuto evitare ogni consultazione con i propri alleati
atlantici, Washington mantiene ancora una strategia Nato.
Questa strategia mira al completamento di una nuova colonizzazione
dell'Europa Orientale e della vecchia Unione Sovietica. L'espansione
della Nato ha questo obiettivo mentre mantiene l'Europa Occidentale
legata a se come "senior partner" dell'imperialismo statunitense.
Gli analisti del Pentagono hanno reso pubblica tale strategia
lasciandosi sfuggire un documento ai media nel 1992. Questo documento,
pubblicato dal New York Times a marzo, dimostra chiaramente come
Washington cerchi di ottenere l'egemonia in ogni regione, e come abbia
intenzione di mettere in atto tale politica in Europa attraverso la
Nato.
La Jugoslavia è stato l'ultimo dei paesi ex-socialisti a resistere
all'espansione verso est della Nato. Gli Stati Uniti e la Nato hanno
bombardato il governo di Belgrado con l'obiettivo di occupare la
provincia del Kosovo nel 1999. Inoltre l'Occidente ha organizzato un
vero e proprio colpo di stato per rovesciare dal governo il Partito
Socialista nell'ottobre del 2000.
La penetrazione ad est della Nato
Nel 1991, gli Stati Uniti e la Nato non avevano basi in Europa
Orientale. Nel Balcani c'erano solamente le basi della Grecia, paese
membro della Nato. Nell'arco di dieci anni di guerre e sovvertimenti
contro la Repubblica Jugoslava, il Pentagono è riuscito a piazzare i
suoi militari in Bosnia, Kosovo, Macedonia, Albania, Croazia e
Bulgaria. L'Ungheria, la Repubblica Ceca e la Polonia divennero membri
della Nato giusto in tempo per prestare aiuto agli attacchi alla
Iugoslavia.
A partire da quella catastrofe, i regimi favorevoli al capitalismo di
tutti gli altri paesi che un tempo fecero parte del blocco sovietico -
con l'eccezione della Bielorussia - hanno chiesto a gran voce di
potersi congiungere all'alleanza imperialista.
Da novembre, la Nato può chiedere l'allargamento per la Slovenia,
l'Estonia, la Lettonia, la Lituania, la Romania, e in più, forse,
anche per la Slovacchia. Ne hanno fatto richiesta anche l'Albania, la
Macedonia e la Croazia, mentre l'Ucraina lo farà a luglio.
I leader di questi paesi sono ben felici di concedere all'imperialismo
occidentale quella sovranità ristretta che era rimasta loro dopo la
"globalizzazione" delle loro economie nazionali, ovvero dopo essere
state integrate dal mercato mondiale imperialista.
Considerano l'appartenenza alla Nato come una garanzia militare contro
sollevamenti di massa a favore del socialismo. Ma il loro già scarno
bilancio nazionale dovrà ora essere utilizzato per l'acquisto di
armamenti di fabbricazione statunitense invece che stanziare fondi per
la sanità, l'educazione ed il welfare.
La guerra americana all'Afghanistan e le nuove basi militari americane
in Uzbekistan, Tajikistan e Kyrgizstan sono stati dei passi di
ricolonizzazione dell'Asia Centrale e del Medio Oriente. In modo
simile, la guerra alla Jugoslavia e l'espansione della Nato ha
trasformato le vecchie repubbliche socialiste ed indipendenti in
neocolonie.
La Conferenza di Baghdad difende Milosevic
Dalla metà di febbraio, Slobodan Milosevic, che era presidente della
Jugoslavia quando quel paese cercava di resistere all'aggressione
degli Stati Uniti e della Nato, è sotto processo di fronte alla corte
dell'Aja, accusato di crimini di guerra e di genocidio durante le
guerre civili in Kosovo, Bosnia e Croazia.
Sebbene la corte pretenda d'essere imparziale, è stata istituita dalle
potenze Nato per processare solamente esponenti dalla vecchia
Jugoslavia per crimini di guerra. I crimini degli Stati Uniti e della
Nato rimangono opportunamente al di fuori della giurisdizione della
corte.
La settima sessione del Comitato di Controllo e di Coordinamento della
Conferenza di Baghdad, svoltasi dal 7 al 9 maggio, ha prodotto non
solo delle dichiarazioni in condanna della globalizzazione ma ha anche
difeso Milosevic contro questa corte. La Conferenza si componeva di
160 rappresentanti di 90 partiti politici ed organizzazioni da più di
40 paesi, inclusi tutti gli stati arabi.
Ciò che rende questo dato interessante è che mentre Milosevic è stato
accusato soprattutto per crimini contro le popolazioni musulmane del
Kosovo e della Bosnia, queste accuse non hanno confuso i
rappresentanti di paesi che sono per la maggior parte musulmani.
La conferenza ha adottato una dichiarazione che afferma di <<non
riconoscere la legalità del tribunale perché politicamente motivato ed
illegalmente costituito>>, che solamente la popolazione Jugoslava è
competente per giudicare una qualsiasi questione concernente la
Jugoslavia, e che <<il presidente Milosevic dovrebbe essere
immediatamente rilasciato dalla detenzione illegale.>>
In un'altra conferenza, tenuta dallo European Peace Forum ad Atene dal
17 al 19 maggio, i partecipanti di 20 paesi hanno riconosciuto come il
processo a Milosevic fosse stato non solo un attacco individuale ma
anche un attacco rivolto ad <<un individuo, che, per numerose ragioni,
è divenuto il simbolo della resistenza alla bellicoso politica Nato
d'interferenza negli affari interni della Jugoslavia e alla guerra
della Nato.>>
Secondo questa coalizione pacifista: <<Agli occhi della Nato, questa
guerra sarà vinta, e sarà compiuto anche lo smembramento della
Jugoslavia, solamente se e quando questo simbolo sarà discreditato.>>
Milosevic si difende da solo
In altre parole, gli Stati Uniti e la Nato hanno progettato all'Aja un
processo-vetrina per screditare e punire Milosevic, e con ciò
screditare l'intera resistenza jugoslava. Ma Milosevic li ha sorpresi.
Si è rifiutato di riconoscere l'autorità della corte e sta imbastendo
una dura difesa politica e legale.
Nella sua dichiarazione iniziale, in febbraio, il leader Jugoslavo ha
rovesciato politicamente contro la Nato le sue accuse. Ha illustrato
l'attività disgregativa dell'imperialismo tedesco nel riconoscere ed
incitare quegli elementi che tentavano di separarsi dalla Jugoslavia,
fomentando così la guerra civile. Ha poi descritto come gli Stati
Uniti abbiano infine guidato la Nato in una guerra criminale che ha
significato 78 giorni di bombardamento ad alta tecnologia alle
infrastruttura nazionali ed ucciso o ferito migliaia di civili.
L'accusa ha presentato in seguito dei testimoni che hanno cercato di
dimostrare la colpevolezza di Milosevic per crimini di guerra. Il
quotidiano italiano Il Manifesto ha riportato il 27 febbraio che
attraverso il suo controinterrogatorio Milosevic ha screditato cinque
testimoni nelle prime due settimane del processo.
Milosevic ha continuato a sfidare tutti i testimoni nel suo
controinterrogatorio. Alcuni hanno dovuto ritrattare le proprie
dichiarazioni. Altri hanno dovuto ammettere d'essere legati a gruppi
come l'UCK (l'Esercito di Liberazione del Kosovo) che ha combattuto
duramente contro l'autorità con armi fornite dagli Stati Uniti e dalla
Germania.
Durante tutto questo, il Partito Socialista di Serbia non era più nel
potere. Milosevic preparava la sua difesa in una cella di 3 metri per
4,5 con l'unico supporto di una linea telefonica incerta.
Ciononostante è stato capace di preparare la difesa grazie ad un
forte appoggio fornito da ricercatori ed esperti in Serbia che
simpatizzavano con la sua resistenza, se non sostenevano direttamente
la sua politica. Già questo è stato un segnale che all'interno della
Jugoslavia lo spirito di resistenza all'imperialismo non è scomparso.
Perfino i suoi nemici politici sono stati costretti a riconoscere nei
media che Milosevic stava ottenendo solidarietà ed aiuto, specialmente
in Serbia, ma anche dovunque i suoi argomenti hanno ottenuto
visibilità. Un articolo del primo marzo sul San Francisco Chronicle
che <<i serbi che seguono il processo dicono che Milosevic stia
vincendo.>>
Con uno staff di 1100 uomini e tutto il potere della Nato a sostegno,
gli accusatori del Tribunale Internazionale per i crimini
nell'ex-Jugoslavia dell'Aja, finora non sono stati capaci di
costringere Milosevic sulla difensiva. Di fronte a questa situazione,
i media hanno semplicemente smesso di aggiornare sull'andamento del
processo. Sui giornali statunitensi apparirà al massimo una volta alla
settimana. È un processo-vetrina senza la vetrina, perché solo in
pochi potrebbero convincersi della colpevolezza di Milosevic.
L'unico articolo recente di una certa importanza, scritto il 30 maggio
sul New Yorker da Joseph Lelyveld, ex-direttore esecutivo del New York
Times, era un evidente attacco a Milosevic. Lelyveld accusava l'ex
presidente Jugoslavo d'"intimorire" i testimoni, nonostante fosse
totalmente privo di potere reale.
Lelyveld scrisse che il generale statunitense Wesley Clark stava
considerando di presentarsi come testimone al processo e "sembrava che
si divertisse alla prospettiva d'essere controinterrogato da
Milosevic." Chiunque abbia letto il libro di Clark, "Modern Warfare",
sa che vi si ammette praticamente la natura coloniale della guerra
intrapresa dalla Nato contro la Jugoslavia e che lo scopo dei
bombardamenti era d'intimidire i civili ed obbligarli alla resa.
Molte persone che si sono opposte all'aggressione statunitense e Nato
alla Jugoslavia sperano probabilmente che il generale Clark rispetti
la sua promessa. Così, almeno per una volta, un vero criminale di
guerra siederà davanti alla corte. Sarà anche l'occasione per
dimostrare come la guerra mondiale di Bush sia la continuazione
dell'aggressione di Clinton alla Jugoslavia.
Workers World, 55 W. 17 St., NY, NY 10011 ww@...
Traduzione italiana di fokista@...
===2===
Vladislav Jovanovic, ex ministro degli Esteri
"La RF di Jugoslavia e la NATO"
Contributo per il Forum di Belgrado, sul tema "La RFJ e
l'Organizzazione politica e militare nordatlantica",
2 ottobre 2001 (testo finora inedito).
Cercherò di essere breve e concreto, senza ripetere quello che gli
stimati relatori hanno già detto.
In primo luogo, la NATO di oggi non è la stessa che e' stata finora.
Prima la Nato era un'alleanza difensiva, oggi la NATO è un'alleanza
politico-militare offensiva, e come è stato esplicitamente detto a
Washington, il suo compito è di difendere i valori e gli interessi dei
paesi sviluppati occidentali in tutto il mondo dove essi sono
minacciati. Perciò non dobbiamo avere illusioni sul fatto che entrando
in questa alleanza finiremmo soltanto sotto un ombrello difensivo.
Entrando in essa diventiamo contemporaneamente mercenari che, secondo
il suo volere e desiderio, l'America usa in tutto il mondo come vuole.
Secondo : la adesione alla Partnership per la pace sembra essere per
tutti un fatto compiuto. Ma si tratta di un atto compiuto dietro le
quinte dall'attuale governo, non soltanto contro i nostri interessi
nazionali ma anche contro la volonta' dei propri elettori. Una
decisione cosi importante come l'adesione alla Partnership per la pace
deve avere il consenso degli elettori. Tutti i paesi che hanno aderito
alla Partnership hanno organizzato un referendum. Il Governo ufficiale
non nomina nemmeno questa possibilità. Non c'e' un diritto
discrezionale perché il governo ufficiale decida in merito, ma lo
deve fare tutto il paese. D'altra parte è vero che ci troviamo
circondati da nemici, che la stessa NATO ci ha circondato con la rete
della Partnership, oppure con i suoi membri. Ma è anche vero che noi
non siamo come gli altri paesi che hanno bussato alle porte della NATO
per far parte della Partnership. Noi siamo la grande vittima della
NATO e la NATO è nostro grande debitore. La NATO ha espropriato una
parte storica del nostro paese - la regione del Kosovo e Metohija. Ci
ha praticamente escluso dalla sovranità su di essa e noi abbiamo il
dovere di riprenderla. La NATO ha il dovere di risarcire i danni
materiali che ha causato coi bombardamenti sulla Jugoslavia. La NATO
non ci tratta ancora alla pari. Non soltanto perché ci ha bombardato e
distrutto, e neanche perché ci ha sottratto di fatto la sovranità sul
Kosovo, ma perché continuamente ci ricatta con un elenco di richieste
e condizioni. Alcuni giorni fa la NATO ha risposto alla nostra
richiesta per la Partnership dicendo che una delle condizioni per
farne parte è sottrarre ogni sostegno ai serbi della Bosnia ed
Erzegovina. Questo significa che li dobbiamo abbandonare perché la
NATO possa obbligarli a far parte della Bosnia ed Erzegovina
unitaria. Perciò noi assolutamente non dobbiamo chiedere per primi di
far parte della Partnership. Altrimenti noi automaticamente perdiamo
la nostra vera forza, la superiorità morale che abbiamo come vittime
di una aggressione illegale, e ci collochiamo invece in una posizione
politica d'inferiorita'. In altre parole accetteremmo di trattare, a
condizioni ingiuste, per entrare a far parte della Partnership. Perciò
dobbiamo attendere che sia la NATO ad invitarci, sullo stesso piano
degli altri paesi nella regione. Il Governo ha fatto uno sbaglio di
metodo perché ha accettato di parlare a condizioni impari per entrare
a far parte della Partnership per la pace, ed in particolare perche'
ha bussato per primo alla porta della NATO.
La Macedonia dimostra che aderire alla Partnership per la pace non
soltanto non significa essere difesi dal pericolo estraneo, ma puo'
significare essere sottoposti ad un pericolo che proviene
dall'interno. La NATO ha difeso la Macedonia dalla Jugoslavia durante
l'aggressione ma non l'ha difesa dal pericolo terrorista -
separatista interno. Anzi l'ha istigato, legando cosi le mani alla
Macedonia che non puo' importare armi dall'estero fintantoché durano
gli scontri con i terroristi.
Dopo gli attacchi terroristici contro gli USA, tutti i paesi membri
della NATO si sono dovuti sottomettere all'art. 5 della Alleanza,
secondo il quale un attacco all'America e' contemporaneamente un
attacco a tutti loro. I Paesi membri sono automaticamente entrati in
allerta militare contro un non identificato nemico dell'America, che
sicuramente sarà individuato nell'Afganistan e forse in qualche altro
Stato. Se l'America lo chiede, i membri dell'Alleanza dovranno dare ad
essa l'aiuto militare.
Se un domani entriamo a far parte della NATO, dovremo seguire gli USA
e tutti gli altri nella guerra. Non dimentichiamo che i pericoli ora
per la NATO sono al di fuori dell'area europea. L'Afganistan non è nel
centro dell'attenzione soltanto a causa del terrorismo ma innanzitutto
per ragioni economiche. E' stato scoperto un grande giacimento di
petrolio e metano nell'est del Turkmenistan, e si progettano
l'oleodotto e il gasdotto che dovrebbero attraversare l'ovest
dell'Afganistan e il sud del Pakistan. Per realizzare ciò l'Afganistan
deve essere sotto controllo politicamente e militarmente, proprio come
è stato per la Jugoslavia quando è stata bombardata per poter essere
poi controllata.
Se entriamo nella NATO, dobbiamo sapere che saremo usati secondo la
volonta' altrui e questo non soltanto nelle vicinanze bensi', se
servira', anche nel bacino del Caspio, ed un domani forse anche
contro la Cina, o in qualche altro luogo. E' questo il nostro
interesse nazionale ?
Tutto questo sarebbe chiarito e giustificato in base a tutta la nostra
storia ? Siamo mai stati, noi, corpo di spedizione per gli altri ? E'
successo soltanto due volte. Marko Kraljevic [eroe popolare] dovette
combattere per i turchi, ed il despota Stefan Lazarevic dovette
combattere per il sultano Bajasit sotto l'Angora, perche' erano
vassalli. Noi, per fortuna, non siamo vassalli, ma ci stiamo
adoperando per diventarlo molto presto, ed ho paura che ad alcune
persone farebbe comodo di piu' se lo fossimo anziche' no. Noi non
dobbiamo ignorare che la NATO e' un dato di fatto politico-militare
enorme, in Europa e nel mondo, e particolarmente nella nostra regione.
Non dobbiamo trascurare questo nella politica corrente per il lungo
termine. E' difficile poter dire "no" a tutte le richieste e
pressioni della NATO e dell'America. Ma possiamo rispondere "si,
pero'", e far rimbalzare le pressioni da noi verso di loro. Noi siamo
per la NATO, ma quale NATO ? Siamo per una NATO europea, oppure per
una Europa della NATO ? Noi siamo per una NATO europea. Noi siamo per
un sistema di sicurezza continentale, nel quale tutti gli Stati
dell'Europa debbano essere sullo stesso piano e garantiti nella loro
sicurezza. Una simile NATO europea non rappresenterebbe una minaccia
verso gli Stati e verso i popoli delle altre regioni. La attuale NATO
invece rappresenta questo. Questo e' scritto sulla bandiera di
Washington. Non dobbiamo ingannarci.
Se dessimo una tale risposta, ci difenderemmo meglio dalle pressioni e
dalle contestazioni di chi dice che non vogliamo la NATO. In questo
caso, potremmo contare su di una alleanza attiva con Ucraina, Russia,
ed altri che vogliono ottenere la migliore risposta possibile dalla
NATO, e cioe' che essa garantisca uguale sicurezza a tutti in Europa,
e non "uguale per alcuni, e non per altri"... In questo modo potremmo
realizzare uno spazio di manovra ed acquisire il tempo necessario a
migliorare la nostra posizione in relazione alla NATO, che e' adesso
molto sfavorevole.
Non e' vero che essere membri dell'Unione Europea significhi essere
anche membri della NATO. Ci sono quattro o cinque membri dell'Unione
Europea che non pensano a diventare membri della NATO, ma si sentono
egualmente sicuri. L'Irlanda, la Finlandia, la Svezia, l'Austria, la
Svizzera sono fuori della NATO. Noi non siamo come loro, perche'
siamo stati bombardati, perche' ci e' stata sottratta una parte del
territorio, perche' continuano a ricattarci. Pero' dalla nostra
parte abbiamo il fattore morale. E' questa la nostra grande carta,
che dovremmo giocare, sulla quale potremmo contare per ottenere
comprensione e sostegno dagli altri. Se proprio dobbiamo in qualche
modo rappacificarci con l'America, e nell'attesa che la NATO diventi
europea, e' meglio che lo facciamo tramite un accordo bilaterale,
come lo fece la Spagna ai tempi di Franco, accordo tramite il quale
guadagnare tempo e tranquillizzare anche questa grande potenza, e nel
frattempo, insieme alla Russia, lottare per una NATO europea.