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A te genitore del pilota dei caccia bombardieri
una poesia di Rada Rajic
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Il genitore e' una scelta, una responsabilita',
una classe, una categoria, un destino,
con lo scopo di procreare
un genitore e' un'industria biologica,
un forno da dove vengono sfornati
dai nostri campi i nostri figli.
Carne della nostra carne,
sangue del nostro sangue,
amore del nostro amore.

Tuo figlio, uomo di nascita
ma assassino di mestiere,
anche stanotte e' andato a lavorare.
Bagliori rossi, i colori della morte:
i missili, la firma di chi vuole
da tuo figlio sempre di piu'.
Non hai paura, genitore dell'assassino,
dei nostri figli?
Lo vedi partire
ma puo' tornare
nell'interno buio di una bara.

Tuo figlio, schiavo del dollaro,
e' maledettamente ingannato
di essere utile,
di essere un buon samaritano.
Quando lo vedi rincasare,
come ti senti tu padre di un assassino?
Gli chiedi se e' stanco
dopo una dura notte di lavoro,
se ha fatto bene il suo dovere,
se ha fame, se ha sete,
perche' di certo il sangue
dei bambini innocenti di Belgrado,
Surdulica, Nis e Novi Sad
non lo ha dissetato.

Che sia maledetta la guerra,
la malattia del nostro destino.
Io ho parole di comprensione
per te,
genitore dell'assassino,
ed ho il cuore pieno di perdono
per tuo figlio.
Mi sforzo di odiarti ma non ci riesco,
e non vorrei essere nei tuoi panni.
Ma tu, hai mai pensato,
hai mai pregato per i nostri figli?
Dove stanno le tue preghiere?
Hai mai pensato a me,
un genitore al quale hanno amputato l'anima?

Noi siamo vittime del tuo figlio,
uomo di nascita ma pilota dei caccia bombardieri,
un mestiere vecchio quanto la malvagita'
del dollaro; a lui dico:
Vieni in Serbia,
non vigliaccamente via cielo
ma scendi: sei nato per camminare,
non per volare.
Lascia gli spazi celesti agli uccelli:
tu sei un uomo, vieni a piedi.
Chiedici se abbiamo fame di vita,
voglia di sorridere.
Non ho che la preghiera e le lacrime da scambiare
con i missili di tuo figlio,
uomo di nascita,
ma pilota di mestiere.

Quanto ha guadagnato?
Mentre il suo conto in banca cresce,
sulle tombe dei nostri figli
l'erba e' gia' da tagliare.
Perdonami genitore umiliato, genitore ingannato,
di questa mia condanna
tinta di rabbia, di ferite profonde,
di dolore impotente, ma i miei missili
sono le lacrime, le preghiere
ed il dolore immenso.

Mentre cammino per la strada
ho le lacrime che mi scivolano
lungo la gola nell'anima trafitta.
Bevo le mie lacrime
e grido: Pace, la vendetta non e' per l'uomo,
figlio di Dio,
disubbidiente di mestiere,
ma per le pagine dei dizionari abbandonati
all'oblio delle biblioteche vecchie di sapienza.
Abbi cura di tuo figlio,
genitore di destino, di scelta
e di responsabilita'.
Se un giorno la strada ti porta in Serbia,
non essere titubante, passa a casa mia,
ma non dimenticare un fiore
per le tombe dei nostri figli.

La stagione della vita
non finisce con la morte.
Le anime dei nostri figli
si espandono dalla mia bocca
sui vostri cammini,
non abbiate paura.
Le parole di un poeta
non sono niente altro
che benedizione.
C'era una volta la parola,
battito della verita'!

Perdonatemi per il perdono agli uccelli
di ferro,
che hanno sfidato la vita
sopra il cielo di Belgrado,
simbolo di una citta'
sacrificata in onore dei signori
di Wall Street,
degli eterni dei.
E credimi: io non so piangere
le lacrime piangono da sole.
Ho sopportato per tante settimane
questo vulcano di parole,
ma oggi la lava e' scoppiata
per dirti che i vulcani
non dormono mai.


Rada Rajic




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