IL LAPSUS


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QUEL LAPSUS DI BERLUSCONI SULLA GUERRA

Editoriale del 24 gennaio

Siamo sicuri che lo rivedremo anche su Blob, ma quel lapsus scappato
a Berlusconi nell'incontro con i giornalisti, sfuggito in un
telegiornale e prontamente occultato dagli altri, rivela pubblicamente
la situazione nella plancia di comando del nostro paese alla vigilia
della guerra.

Con la faccia tetra dei giorni peggiori, Berlusconi ha dichiarato
che "l'Italia si muoverà nella crisi in Medio oriente secondo le
risoluzioni....degli Stati Uniti", poi, il suggerimento a mezza bocca
di uno dei consiglieri lo ha corretto sussurandogli "dell'ONU,
dell'ONU". E qui il premier si è ripreso parlando di un lapsus
freudiano, anzi di un lapsus e basta.

L'incidente psico-politico e la faccia di Berlusconi, privata del
suo sorriso stampato e perenne, escono dalla società dell'immagine ed
entrano nella storia.

Sulla guerra contro l'Iraq, il gioco si sta facendo duro.
L'opposizione franco-tedesca, capace di portarsi dietro la Cina e di
condizionare la Russia dichiara al mondo che la competizione globale
tra Europa e Stati Uniti è ormai palese e non più latente come negli
ultimi cinque anni. Le ambizioni a fare dell'Europa una superpotenza
globale capace di riequilibrare la supremazia mondiale statunitense
sono ormai esplicitate.

Gli Stati Uniti reagiscono rabbiosamente e fanno la lista dei loro
alleati: Gran Bretagna, Canada, Australia, Spagna e Italia ed infine
lasciano trapelare la loro ipoteca politica sui paesi dell'Europa
dell'Est che Bruxelles ha voluto nell'Unione Europea e che Washington
ha imposto di far entrare nella NATO.

Si capiscono meglio adesso le divergenze emerse al vertice NATO di
Praga, lo scontro sull'ingresso della Turchia nell'Unione Europea, i
titoli dell'International Herald Tribune che dichiaravano gli Stati
Uniti come il vero vincitore dell'allargamento a est dell'Unione
Europea.

La situazione internazionale è dunque molto critica. In questa
polarizzazione che attiene alla competizione globale che ha ormai
sostituito la globalizzazione degli anni '90, l'Italia appare
nuovamente terra di frontiera e lacerata al proprio interno.

Il governo Berlusconi fa professione di filo americanismo mentre
gran parte dell'establishment economico e politico spinge per entrare
nel nucleo duro della superpotenza europea. L'aggressione militare
contro l'Iraq e la collocazione operativa dell'Italia in questa
guerra, avranno conseguenze assai più profonde di quanto fino ad oggi
si era riusciti ad immaginare.

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