RITORNO DALLA ZASTAVA DI KRAGUJEVAC
Viaggio del 19-22 dicembre 2003
(resoconto di viaggio a cura Gilberto Vlaic del gruppo ZASTAVA Trieste)

Questa relazione e’ suddivisa in cinque parti:
1) Introduzione
2) Materiale trasportato, cronaca del viaggio, assemblea con i
lavoratori
3) Il microprogetto artigianato
4) Stato attuale della Zastava
5) Informazioni generali e conclusioni

Introduzione

Vi inviamo un resoconto del viaggio appena concluso alla Zastava di
Kragujevac per consegnare le adozioni a distanza, fatto dal
Coordinamento Nazionale RSU, dal Gruppo Zastava di Trieste e dalla
Associazione SOS Jugoslavia di Torino..

Questo resoconto si lega alle altre relazioni scritte con cadenza
praticamente trimestrale.
Sono tutte reperibili su diversi siti, tra i quali

- il sito del coordinamento RSU, all’indirizzo:
http://www.ecn.org/coord.rsu/
seguendo il link: Solidarietà con i lavoratori della Jugoslavia:
http://www.ecn.org/coord.rsu/guerra.htm
dove sono anche descritte in dettaglio tutte le iniziative in corso, e
riportati i resoconti anche di altre associazioni; tra queste segnalo
come molto interessanti quelle di maggio 2003 a cura di ABC - Pace e
Solidarieta' di Roma, di luglio 2003 di ALJ Bologna, di ottobre 2003
di SOS Jugoslavia di Torino.

Questi resoconti sono presenti anche sul sito del Coordinamento
Nazionale per la Jugoslavia, all'indirizzo:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/messages
che contiene inoltre centinaia di articoli sulla situazione nei Balcani
difficilmente reperibili sulla stampa nazionale.





Materiale trasportato e cronaca del viaggio

Siamo partiti da Trieste venerdi’ 19 dicembre 2003 maggio alle 9 di
mattina, con un comodissimo pulmino a 9 posti mesoci a disposizione
gratuitamente dal Comune di Caneva (Pordenone).

La delegazione era formata da 7 persone: Enzo da Padova, Alessandro da
Fiumicello, Gabriella e Gilberto da Trieste, Enrico da Torino, Giorgio
da Sacile e Riccardo da San Vito al Tagliamento.

Avevamo complessivamente una ventina di valigie e scatole di vestiario
usato ed alcuni pacchi di regali alle famiglie jugoslave da parte delle
famiglie adottanti italiane. A completare il carico una ventina di
palloni e due sacche di cioccolatini, dono di una ragazza di Treviso,
distribuiti a piene mani durante le assemblee con i bambini


Inoltre portavamo come di consueto alcuni medicinali urgenti,
provenienti da un donatore privato, per il reparto sterile
dell'Ospedale pediatrico di Belgrado.

Le adozioni da distribuire erano 90, di cui ben 16 nuove, per un valore
complessivo di circa 14.000 euro, comprensivi di alcune centinaia di
euro come regali a singoli bambini. Le 16 adozioni nuove hanno queste
provenienze: 6 da Padova, 2 dal Coordinamento RSU, 2 da Trieste e 4 da
Torino.

L'associazione Most Za Beograd di Bari ci aveva chiesto inoltre di
distribuire per loro conto 157 adozioni per un totale di 15.900 euro.

Infine avevamo 264 euro frutto della vendita dei prodotti di uncinetto
di sei operaie licenziate e una delle ragazze adottate, che ci avevano
affidato i loro lavori in conto vendita a settembre scorso scorso,
all’interno del microprogetto artigianato.

Ricordiamo che le spese di viaggio sono state direttamente sostenute
dai partecipanti, senza alcuno storno dai fondi ricevuti per le quote
di adozione a distanza da distribuire in questa occasione (come del
resto in tutti i precedenti viaggi effettuati).

Siamo arrivati a Kragujevac alle 8 di sera, senza alcun problema
durante il viaggio e con passaggi rapidissimi alle frontiere da
attraversare.
Dopo lo scarico del furgone, cena con Rajka, dell'ufficio adozioni del
Sindacato Samostanli.

Il mattino del sabato abbiamo verificato le liste delle adozioni e
preparato le buste con il denaro.

Alla 11 di sabato assemblea con le famiglie dei bambini adottati da
Bari e distribuzione delle loro quote.
Pranzo a base di specialita' serbe con Rajka e Milja dell'ufficio
adozioni, Delko presidente del Samostanli ed un delegato della Zastava
camion.

Subito dopo pranzo abbiamo visitato il bellisssimo Parco della
Rimembranza di Kragujevac, dove il 21 ottobre 1941 furono sterminate
per rappresaglia dai nazisti 7300 persone, tra le quali 2500 operai
della Zastava e gli studenti del locale liceo, insieme ai loro
professori. Molti monumenti costruiti con pietre provenienti dalle
varie Repubbliche che costituivano la Repubblica Federativa Socialista
di Jugoslavia ricordano quell'eccidio. E' un luogo di straordinaria
intensita'.

Nel pomeriggio visita ad alcune famiglie e poi all'ospedale di
Kragujevac, dove ormai da due mesi e' ricoverata la bambina adottata da
Enzo.
Ci ha ricevuto una gentilissima dottoressa, che ci ha spiegato come il
suo reparto di pediatria, cosi' come del resto tutto l'ospedale, sia
privo di mezzi per carenza di strutture sanitarie, strumentazione e
medicinali. L'ospedale, molto pulito e complessivamente decoroso,
mostra i segni di una evidente poverta': infissi cadenti, mura
scrostate, illuminazione debolissima, bagni in condizioni di
manutenzione precaria.
Alla bambina adottata da Enzo e' stato diagnosticata una infezione da
stafilococco dopo piu' di un mese dal ricovero, per difficolta' nel
fare le analisi. Ha una forte carenza di ferro e di piastrine. Enzo
aveva portato con se' vitamine ed integratori, di cui l'ospedale e'
sprovvisto.
La madre, ex-collaudatrice della Zastava attualmente in cassa
integrazione, vende pesce fritto per un salario di 50 euro al mese in
un chiosco in un mercatino situato proprio all'ingresso della Zastava
camion e deve da sola provvedere a un altro figlio, essendo sparito il
padre.
La dottoressa ci ha spiegato che questa bambina dovrebbe, per poter
guarire, vivere in ambienti sani, senza umidita', arieggiati e
luminosi; inoltre deve passare un periodo in montagna e uno al mare.
Probabilmente riusciremo a garantire a questa bambina le cure che gli
sono necessarie, ma quante altre centinaia di bambini di Kragujevac
soffrono delle stesse patologie, o peggiori, e sono invisibili al resto
del mondo, senza aiuti ed abbandonati a se stessi?

Il mattino di domenica abbiamo distribuito le quote delle adozioni
delle nostre associazioni, in una atmosfera piu' festosa del solito per
la presenza di un piccolo pacchetto di biscotti e cioccolata per ogni
bambino.
La spesa per l'acquisto di questo piccolo regalo (320 euro) e' stata
per la maggior parte coperta dalla COOP di San Vito al Taglaimento.
Durante l’assemblea e a cui hanno partecipato alcune centinaia di
persone c’e’ stato il solito scambio di regali tra famiglie italiane e
jugoslave e viceversa.

Alla fine dell’assemblea abbiamo consegnato il ricavato della vendita
dei prodotti di artigianato nel periodo settembre-dicembre e prelevato
altro materiale in conto vendita.

Ottimo pranzo a casa di Tania e Rajko, vice-presidente Samostanli; qui
abbiamo raccolto i dati aggiornati sulla fabbrica e alcune informazioni
generali della situazione economica e sociale complessiva del Paese;
sono riportate di seguito.

Nel pomeriggio abbiamo visitato altre tre famiglie; infine abbiamo
sautato i nostri amici con la promessa di rivederci al prossimo viaggio
che si svolgera' durante un fine settimana di marzo.

Il mattino dopo a Belgrado abbiamo consegnato i farmaci all'ospedale
pediatrico di Belgrado; l’incontro con la dottoressa che dirige questo
reparto e’ stato come al solito estremamente toccante.
Abbiamo poi attraversato il viale delle ambasciate, che ospita tutta
una serie di ministeri completamente distrutti dai bombardamenti del
1999, e quindi siamo ripartiti per Trieste, dove siamo arrivati verso
le 8 di sera di lunedi' 22 dicembre.



Il microprogetto artigianato

Avevamo preso durante il viaggio di maggio scorso, su prezzi decisi
dalle donne di Kragujevac, una valigia intera di prodotti di
artigianato tessile, prodotti a uncinetto o ricamo da un gruppo di sei
operaie licenziate.

Durante le sagre e le feste estive a cui partecipiamo eravamo riusciti
a vendere tutto il materiale ricevuto, grazie soprattutto alla
caparbieta’ di Marvida del gruppo Zastava Trieste.
A settembre quindi si era deciso di continuare l'esperienza ed avevamo
riportato in Italia una ulteriore valigia di prodotti, che sono stati
solo parzialmente venduti.
In questo viaggio abbiamo prelevato quindi solo pochi pezzi.

In totale fino ad ora abbiamo consegnato alle donne 859 euro.

Si tratta di un salto di qualita' all'interno della campagna di
solidarieta'. Nel campo delle adozioni infatti c'e' inevitabilmente la
differenza tra chi da' e chi riceve; qui invece c'e' un rapporto
assolutamente paritario tra chi produce una merce e chi la compra. Puo'
essere l'inizio di una cooperativa femminile di lavoro artigiano.

Purtroppo la vendita di questi prodotti avviene nelle forme a noi
consuete, attraverso rapporti personali con gli acquirenti e quindi le
possibilita' sono scarse. Stiamo ancora verificando se e’ possibile
mettere in diretto contatto questo gruppo di donne con la rete dei
negozi del commercio equo e solidale, in modo da allargare le
possibilita’ di vendita.
Vi terremo informati dell’evoluzione del progetto.






Stato attuale della Zastava

Nelle relazioni dei nostri viaggi precedenti, a partire da ottobre
2002, sono state fornite ampie e dettagliate informazioni sulla
situazione occupazionale, salariale e sindacale dei lavoratori.
Gli indirizzi a cui ritrovare queste relazioni sono riportati
nell’introduzione di questo documento.

I dati non presenti nelle relazioni precedenti sono riportati di
seguito. Si tratta in pratica dei consuntivi per l'anno 2003.

Il salario medio dei 17.000 lavoratori occupati e' attualmente di
11.400 dinari; con il cambio attuale euro/dinaro salito a 67.5
significa 169 euro mensili.
L'ndennita' degli attuali 6680 operai in cassa integrazione e' rimasta
la stessa, pari al 45% del salario che percepirebbero se impegnati al
lavoro.

Per quanto riguarda Zastava automobili (4340 lavoratori impegnati) la
produzione prevista per il 2003 era inizialmente di 30.000 vetture; il
preventivo era stato abbassato a 20.000 auto in estate; il consuntivo
e' di 13.500 auto prodotte. Precedentemente ai bombardamenti la
produzione era di 220.000 vetture/anno.
Circa 5.000 auto sono bloccate nei piazzali della fabbrica per mancanza
di pezzi che ne permettano la totale finitura, soprattutto pompe olio e
benzina e arredi interni.
In Serbia vi sono circa 100 imprese legate alla Zastava, situate in 56
differenti citta', ma senza una reale integrazione produttiva. Inoltre
gli scarsi investimenti sono utilizzati per pagare stipendi pregressi.

L'ipotesi di importare motori Peugeot e' definitivamente tramontata,
cosi' come si e' definitivamente rivelata un bluff l'ipotesi del
faccendiere americano Briklin di comperare l'intera fabbirca.
Da notare che la FIAT, partner della Zastava sia nella profuzione di
auto che di camion, mantiene attivi i suoi crediti in modo da
scoraggiare qualunque eventuale acquirente.

La legge che ha liberalizzato l'importazione di auto usate ha permesso
in due anni e mezzo l'importazione di circa 200.000 pezzi. I prezzi
medi sono dell'ordine dei 5.500 euro (per esempio una Brava del 99 con
80.000 Km.) a fronte di un prezzo non inferiore ai 6.000 euro per il
modello piu' tipico della Zastava, la Florida.


Zastava camion (1560 operai) aveva una produzione programmata di 70
camion al mese, a consuntivo ne sono stati prodotti 40 al mese

La fabbrica restera' ferma ora er due mesi per mancanza di
riscaldamento.


Alcune curiosita'.

Ricordiamo che dopo il 5 ottobre 2000 (elezioni che portarono al
governo la DOS e Kustuniza alla presidenza della Repubblica), vi fu
tutto un fiorire di piccoli sindacati, emanazioni delle varie anime
della DOS, tra i quali il più attivo è l’ASNS Nevavisni (Associazione
dei sindacati Indipendenti) di chiara ispirazione filogovernativa; il
segretario generale e’ l’attuale ministro del lavoro. Attualmente ASNS
si e' trasformato in partito politico con il nome di Partito Laburista
e sara' presente come tale alle elezioni politiche di domenica prossima
28 dicembre 2003.

L'altro piccolo sindacato presente in Zastava, il Nesavisnost
(Indipendenza) ha firmato un accordo elettorale con l'ex movimento
studentesco OTPOR, che si e' trasformato in partito e non ha mai negato
i propri legami con la CIA e con George Soros.

A Kragujevac citta' sono state al momento privatizzate 4 imprese per
complessivi 500 lavoratori; in tutti e quattro i casi siono state
acquistate dagli ex-direttori.




Informazioni generali e conclusioni


Come conclusione di questo resoconto riporto la

Intevista a Rusica Milosavljevic
ex Segretaria Sindacato Samostalni Zastava Kragujevac

rilasciata a Enrico della Associazione SOS Jugoslavia di Torino nel
novembre scorso.


Serbia: non si intravede la fine della crisi

Per molti rappresenta probabilmente una sorpresa il fatto che la nostra
economia continua a trovarsi in uno stato di profonda recessione, le
cui conseguenze sopportiamo con sempre maggiore difficoltà, sia perché
la crisi dura da molto tempo, sia perché di essa non si intravede la
fine.

E’ stato un approccio evidentemente sbagliato pensare che la
stabilizzazione e la liberalizzazione a livello macroeconomico, così
come un veloce processo di privatizzazione, avrebbero risolto tutti i
problemi. Purtroppo gli euforici annunci di riforme, così come le
grandi promesse di un miglioramento del livello di vita, non si sono
realizzati.
Nemmeno nel terzo anno [dal colpo di Stato del 5 ottobre 2000] delle
annunciate riforme l’economia si è messa in moto. I risultati economici
sono decisamente negativi e né i cittadini né gli operatori economici
possono più sostenere la terapia – shock neoliberale. La produzione
industriale per i primi sette mesi ha avuto un crollo del 3,5%, quella
agricola una recessione del 10%, il deficit del commercio estero per
gli scorsi 30 mesi ha raggiunto i 9,215 miliardi di dollari, il nostro
debito pubblico alla fine di agosto ha toccato i 13,5 miliardi di
dollari, siamo caduti in uno stato di schiavitù da indebitamento e
l’economia stagnante non sarà in grado di far fronte a impegni che
hanno superato la somma della produzione nazionale lorda.

Su una popolazione totale di 10.5 milioniSono disoccupate 968.250
persone, 1.282.049 sono occupate e lavorano in media 3,5 ore, e 194.779
lavoratori lo scorso mese [ottobre 2003] non hanno ricevuto lo
stipendio.


Lo sfruttamento dele capacita' produttive

Lo sfruttamento delle capacità produttive è inferiore al 40 per cento,
e l’80 per cento delle attrezzature è antiquato. Il tasso di crescita
economica anche quest’anno difficilmente supererà l’uno per cento, e
secondo il calcolo degli esperti ci saranno necessari 30 anni per
raggiungere il livello del 1989. In particolare 34.208 imprese devono
cadere in fallimento, ed altri 468.000 lavoratori rimanere senza
impiego. Secondo le ricerche degli esperti, il 74 per cento dei
cittadini vive con una quota compresa tra l’uno e i due dollari al
giorno, e di essi il 32% si trova in uno stato di povertà grave. Sulla
Serbia incombe un’esplosione sociale simile a quella avvenuta in
Argentina, lodata dai burocrati internazionali per dieci anni, finché
non è avvenuto il tracollo economico. Al posto di uno sviluppo
economico abbiamo ottenuto una recessione da transizione, una drastica
caduta degli standard di vita, la crescita dei debiti e del deficit ed
un’economia non liquida.

Lo stato dell’economia è drammatico. Le ricerche mostrano che solo il
17,7 per cento dei giovani vuole rimanere in patria, gli altri vogliono
andarsene. Gli esperti continuano ad avvertire che è l’ultimo periodo
utile per poter compiere qualcosa di più serio nel cambiamento di
questo stato. Detto in gergo sportivo, quando i risultati non arrivano
bisogna cambiare la squadra e il gioco; significa che bisogna portare a
termine due elementi chiave, cioè cambiare il concetto di riforma e
cambiare le persone.

Purtroppo in questo momento non c’è né la possibilità né la voglia di
muoversi in questo senso, o perlomeno di raggiungere un consenso
nazionale su una propria strada alle riforme, che costruirebbero un
sistema economico volto ad uno sviluppo in cui con la privatizzazione
si arriverebbe ad una liquidazione delle sostanze. La scena politica
cupa e molto instabile è quotidianamente aggravata da controversie tra
i partiti, da un lavoro esacerbato del parlamento, da scandali
ministeriali, da frequenti scioperi dei lavoratori a causa
dell’illegale attuazione della privatizzazione; è un ambiente che non
permette alla forze politiche progressiste di preparare una svolta più
radicale nella qualità delle riforme e dello sviluppo economico.

E mentre le parti politiche e i sindacati patteggiano reciprocamente il
profitto della propria esistenza, continua lo sfacelo economico, e di
questa crisi non si vede la fine.

Kragujevac, novembre 2003

Trad. a cura di Elisa Marengo





La Classe lavoratrice jugoslava è oggi in condizioni di oggettiva
debolezza e deve fare i conti con la necessità di una ricostruzione
post-bombardamenti che ha ormai da due anni assunto una chiara
direttrice iper-liberista.
Lo Stato, governato da una coalizione di centro destra e fortemente
allettato e subordinato alle promesse di aiuto occidentali, ha lasciato
al libero mercato ogni decisione. Così i prezzi aumentano, le scuole e
la sanità diventano prestazioni disponibili solo per i più ricchi, le
fabbriche, le zone industriali sono all’asta di profittatori
occidentali che comprano tutto a prezzi bassi e ponendo condizioni di
lavoro inaccettabili.


Le famiglie che aiutiamo materialmente esprimono la loro gratitudine
per questi aiuti che sono indispensabili, ma altra loro preoccupazione
e’ di non rimanere soli, abbandonati ed invisibili al resto del mondo.

Dobbiamo intensificare i nostri sforzi affinche’ giunga a loro la
nostra solidarieta’ e fratellanza materiale e politica.